Dossier vittime

2025 Mediterraneo – Primo semestre

Sono 5.268 i migranti morti o dispersi nel 2024 sulle vie di fuga verso l’Europa: 252 lungo le rotte di terra e 5.016 inghiottiti dal mare. Una media terribile di 14,4 vite spezzate al giorno. La stessa del 2023, quando si sono contate 5.271 vittime, in pratica lo stesso numero, ma a fronte di molti più arrivi: 278.232 rispetto ai 208.968 dell’anno appena concluso. E infatti il tasso di mortalità è aumentato enormemente: un morto ogni 39,6 migranti arrivati nel 2024 contro uno ogni 52,7 nel 2023. Al centro di questa crescita spaventosa sono le rotte spagnole del Mediterraneo occidentale e Atlantico e quella italiana del Mediterraneo centrale. Nel tentativo di raggiungere le Canarie, la Penisola Iberica o le Baleari sono scomparse 3.130 persone, quasi ottocento in più dell’anno precedente (2.331), con un indice di mortalità di uno a 19,6, superiore di quasi quattro punti a quello dell’anno prima (23,5). Risulta tuttavia in notevole aumento, sulle rotte spagnole, anche il numero degli arrivi: 12,4 per cento in più. In Italia, di contro, il numero degli sbarchi è crollato: il 58 per cento in meno (66.317 rispetto ai 156.735 registrati nel 2023). Eppure il tasso di mortalità risulta più che raddoppiato: uno ogni 39,2 arrivi contro l’uno ogni 79,8 calcolato per il 2023 pari a un totale di 1.696 vittime contro 1.965. E’ un dato che fa riflettere. Il 2024 è l’anno in cui, attraverso tutta una serie di decreti, l’Italia ha moltiplicato e reso ancora più stringenti le misure di chiusura e respingimento, peraltro già durissime in precedenza, nei confronti di profughi e migranti, mentre è stata contemporaneamente esasperata la “guerra” contro le navi delle Ong, che sono le uniche a organizzare soccorsi sistematici in mare e risultano testimoni preziose di quanto accade veramente sulle vie di fuga verso l’Europa. Al di là della diminuzione in cifre assolute (269 morti o dispersi in meno, ma al netto del destino orrendo a cui vengono condannati i profughi/migranti catturati e riconsegnati a inferni come quelli della Libia o della Tunisia, ad esempio) questo dimostra ancora una volta che alzare “muri” è una scelta che uccide. Perché i muri non fermano i flussi dei profughi/migranti. Al massimo li deviano verso altre rotte, come dimostrano i forti aumenti di arrivi registrati nel 2024 in Spagna e in Grecia a fronte del calo in Italia. E moltiplicano i rischi per i disperati che, in fuga da realtà terribili, bussano in cerca di aiuto alle porte della Fortezza Europa. Scegliere di fermare ad ogni costo questa umanità allo stremo è come alimentare una “fabbrica della morte”. Ma le prospettive per il 2025 non sono migliori…

Mauritania-Spagna (Nouakchott-Tenerife), 1 gennaio 2025

Due migranti morti durante la traversata atlantica dalla Mauritania alle Canarie. Erano su un cayuco partito dalla zona di Nouakchott con a bordo 71 persone e rimasto in mare una settimana circa prima di arrivare nelle acque dell’isola di Tenerife, dove è approdato verso le dieci del mattino di Capodanno, sulla spiaggia di Las Galletas. E’ il primo barcone di migranti che ha raggiunto la Spagna nel 2025. Subito dopo lo sbarco è intervenuta la Croce Rossa per assistere decine di persone ormai allo stremo. E’ in questa fase che sono stati scoperti i cadaveri di due giovani, morti di freddo e di sfinimento almeno uno o due giorni prima dell’arrivo a Tenerife. Le salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale.

(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, Agenzia Efe)

Bielorussia-Polonia (Grodno-Sokolka), 2 gennaio 2025

Un migrante subsahariano è morto di freddo e sfinimento al confine tra la Bielorussia e la Polonia, nella zona di Bialystok, dopo essere stato bloccato e respinto, insieme a 4 compagni, dalla polizia polacca. E’ accaduto la notte tra il primo e il 2 gennaio ma la notizia è venuta alla luce solo alla fine del mese grazie al rapporto periodico dell’associazione We Are Monitoring, che ha raccolto la testimonianza di Bakari, uno dei quattro che erano con la vittima. “La notte del primo gennaio – ha riferito Bakari – abbiamo lasciato in cinque la città di Grodno in Bielorussia per andare in Polonia. Circa 20 minuti dopo aver scalato la rete lungo il confine bielorusso siamo arrivati a un ruscello. Dall’altra parte una barriera di filo spinato segnava l’inizio del confine polacco. Abbiamo attraversato il ruscello, con l’acqua che ci arrivava alle braccia, cercando poi di superare il filo spinato. Ci siamo riusciti tutti ma subito sono scattate le sirene d’allarme e sono arrivate le guardie di frontiera. Siamo fuggiti nel fitto della foresta e non ci hanno trovato fino a quando sono arrivate alcune pattuglie con i cani poliziotto che hanno fiutato le nostre orme. Quando ci hanno trovati eravamo tutti bagnati, con i vestiti zuppi addosso. Appena ci hanno fermato le guardie ci hanno chiesto in inglese da dove venivamo. Ognuno di noi ha dichiarato la propria nazionalità.  Ancora pochi minuti e hanno iniziato a picchiarci, poi ci hanno condotti a un varco e spinti dalla parte bielorussa dopo aver distrutto i nostri cellulari. A quel punto siamo dovuti tornare verso Grodno. Per strada ha cominciato a nevicare. Uno dei miei compagni camminava a più gli stivali li aveva persi attraversando il ruscello. Siamo andati avanti per almeno due ore. Lui continuava a camminare scalzo, poi i suoi piedi si sono gonfiati. Uno in particolare. Ha cercato di resistere ma poi à crollato a terra ed ha cominciato a sanguinare copiosamente dal naso. Abbiamo cercato di aiutarlo rimanendogli vicini, ma eravamo anche noi debolissimi, ormai allo stremo. Poi ha perso conoscenza e non si è più riavuto…”.

(Fonte: Grupa Granica)      

Libia (Jebel Al Awainat, Kufra), 2 gennaio 2025

Un profugo sudanese è rimasto ucciso in un incidente nel Sahara a sud di Kufra. Era con altri migranti su un pick-up che, proveniente da sud, lungo una pista che sale dalla frontiera, è finito fuori strada nei pressi del villaggio di Jebel Al Awainat. Trasportato in gravi condizioni dalla Mezzaluna Rossa all’ospedale Martyr Atiya Al Kaseh di Kufra, è morto poche ore dopo il ricovero. E’ stato identificato dalla polizia come Mutaz Allah Mahmoud Khater, di 44 anni. Presso lo stesso ospedale sono stati ricoverati altri due giovani sudanesi feriti nell’incidente.

(Fonte: Libya Review)

Algeria-Spagna (Tlemcen, Orano), 3 gennaio 2025

Quattro giovani algerini sono scomparsi nel Mediterraneo tentando di raggiungere la Penisola Iberica dalla costa a ovest di Orano. Tutti originari di Tlemcen, una città dell’interno distante una sessantina di chilometri dal litorale, si erano imbarcati il primo gennaio su un piccolo zodiac nero dotato di un motore da 30 cavalli. Le loro tracce si sono perse subito dopo la partenza, fino a quando, il 3 gennaio, è stato trovato in mare il corpo di uno di loro. Nessuna traccia degli altri tre.

Aggiornamento 4 gennaio. Nel pomeriggio di sabato 4 gennaio il mare ha trascinato sulla spiaggia di Henin, a ovest di Orano, il corpo di uno dei tre harraga dispersi. Per il recupero sono intervenute la Protezione Civile e la Mezzaluna Rossa.

(Fonte: Ong Cipimd. Aggiornamento: Ong Cipimd)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 4 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato verso le 12,30 nelle acque di Ceuta, a sud della penisola di Santa Catalina che delimita l’area del porto. Per il recupero è intervenuta una squadra del gruppo sommozzatori della Guardia Civil (Geas), che ha poi trasferito la salma nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. Si tratta di un giovane sui vent’anni, che indossava una muta da sub di colore nero e rosso e che, oltre a munirsi di pinne, si era procurato un galleggiante verde per aiutarsi nella traversata dal Marocco verso il territorio spagnolo. A giudicare dal punto in cui è stato trovato ormai senza vita, il giovane deve aver preso il largo da una spiaggia di Castillejos, per attraversare la linea di frontiera all’altezza del Tarajal, probabilmente durante la burrasca di fine dicembre, nella convinzione che in quelle difficili condizioni meteo sarebbe stato più facile eludere la sorveglianza sui due lati del confine.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Tunisia (Sfax campo km 19), 6 gennaio 2025

Un giovane gambiano è morto nel campo “spontaneo” organizzato dai migranti tra gli oliveti al km 19 della strada che da Sfax conduce verso Chebba. Si chiamava Ousainou Fall e veniva da Brufut, un piccolo centro sulla costa atlantica 25 chilometri circa a sud ovest di Banjul. Arrivato da mesi in Tunisia, non essendo riuscito a imbarcarsi verso l’Europa, aveva trovato un rifugio precario nel campo, dove si è ammalato. I disagi e la mancanza di cure ne hanno in breve tempo aggravato le condizioni. In particolare, c’è stato un peggioramento tra dicembre e gennaio, anche a causa del freddo e del maltempo. Nel pomeriggio di lunedì 6 gennaio ha perso conoscenza e non si è più ripreso. Poche ore dopo il suo corpo è stato rimosso dalla polizia e trasferito nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa della sepoltura. L’organizzazione Ebrima ha riferito che nel campo ci sono numerosi altri migranti malati.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)

Algeria-Spagna (Ain Al Turk), 6 gennaio 2025

I cadaveri di 4 migranti sono stati gettati dal mare in diversi punti del litorale algerino tra Ain Al Turk e Haran, meno di 20 chilometri a ovest di Orano. Recuperati da una squadra della Protezione civile, sono stati trasferiti nell’obitorio di Ain Al Turk a disposizione della magistratura per le indagini. Secondo alcune notizie non confermate potrebbe trattarsi di giovani originari di Biskra, una piccola città del retroterra di Algeri, distante oltre 800 chilometri da Ain Al Turk. Le autorità algerine non hanno fornito informazioni sulla provenienza, almeno possibile, delle quattro salme. Dal 2 gennaio, tuttavia, non si ha più notizia di una barca in fibra blu, motore da 40 cavalli, vsalpata per la Penisola Iberica (verosimilmente Almeria) dalla costa di Ain Temouchent, , spiaggia di Bzgar, meno di 70 chilometri a sud ovest di Ain Al Turk. A bordo c’erano 8 harraga. La loro scomparsa è stata segnalata dalla Ong Cipimd il 5 gennaio. In base allo stato di decomposizione delle salme, i tempi presumibili della morte dei quattro giovani potrebbero coincidere con quelli di un eventuale naufragio della barca dispersa.

Aggiornamento 12 gennaio. La totale mancanza di notizie a dieci giorni dalla scomparsa ha indotto a ritenere che la barca salpata da Ain Temouchent il 2 gennaio sia naufragata e che i cadaveri affiorati sul litorale di Ain Al Turk il 6 gennaio siano quelli di 4 degli 8 harraga che erano a bordo. Gli altri 4 naufraghi andrebbero considerati dispersi.

Aggiornamento 14 febbraio. Secondo un rapporto di Alarm Phone pubblicato il 14 febbraio, sono 9 i corpi trovati sulla costa di Tlemcen, tra Ain Al Turk e Haran: 2 il 5 gennaio, e altri 7 tra i giorni 6 e 7 gennaio sulla spiaggia di Madag. Sempre Alarm Phone segnala, inoltre, che risultano naufragate due barche partite il primo gennaio: una da Tlemcen con 6 persone e l’altra da Mostaganem con a bordo, si presume, almeno una decina di harraga, tra cui una donna con i suoi 4 bambini. Ammesso che la barca in vetroresina blu segnalata dalla Ong spagnola Cipimd sia la stessa indicata in partenza da Tlemcen da Alarm Phone (a cui risultano però 6 anziché 8 persone a bordo), ci sarebbero non meno di una quindicina di vittime (6 dispersi e 9 cadaveri recuperati tra cui 2 identificati che erano sulla barca salpata da Mostaganem): 6/7 in più di quelle già note. Ovviamente il bilancio sarebbe ancora più pesante se le barche scomparse sono tre e non due.  

(Fonte: Ong Cipimd. Aggiornamenti; Ong Cipimd e Alarm Phone)

Libia-Italia (Sirte), 6 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare su una spiaggia dei sobborghi di Sirte, a circa 7 chilometri dal centro urbano. Segnalato da alcuni abitanti del posto, dopo un sopralluogo della polizia è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa e trasferito nell’obitorio del Sina Hospital a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione o per stabilirne la provenienza. L’avanzato grado di degrado induce a credere che l’uomo sia annegato diversi giorni prima del ritrovamento mentre tentava di raggiungere l’Italia e che poi le correnti ne abbiano trasportato la salma sino alla costa del golfo di Sirte.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Cipro Sud (Potamia), 6 gennaio 2024

Un pachistano ventiquattrenne è stato ucciso in una sparatoria nel tentativo di attraversare il confine tra Cipro Nord e Cipro Sud. Il giovane era su una delle tre macchine con a bordo diversi migranti incappate in un posto di blocco della polizia poco dopo aver attraversato la buffer zone, la zona cuscinetto istituita dall’Onu tra il territorio della repubblica turco-cipriota e quello della repubblica greco-cipriota che fa parte dell’Unione Europea. I tre “passatori” che erano alla guida, anziché fermarsi all’alt, hanno accelerato e alcuni agenti della guardia di frontiera hanno fatto fuoco, colpendo il ragazzo alla schiena. Pur avendo un ferito a bordo l’autista ha continuato ad allontanarsi, riuscendo a dileguarsi. Il giovane è morto durante la fuga. Il cadavere è stato trovato alcune ore dopo a bordo della macchina, una vettura presa a noleggio a Cipro Nord, abbandonata nei pressi di Potamia, 20 chilometri a sud di Nicosia e a breve distanza dalla linea di confine. L’identificazione della vittima è stata possibile grazie ai documenti trovati in una tasca degli abiti. La polizia ha giustificato la sparatoria asserendo che una delle tre macchine dei “passatori” aveva speronato una vettura di servizio, rischiando di travolgere alcuni agenti. Ha aggiunto che in ogni caso gli agenti avevano cercato di colpire le gomme e non gli occupanti della vettura. Poco più di una settimana dopo, tra il 14 e il 15 gennaio, sono stati individuati i presunti “passatori”, tre cittadini turco ciprioti dello stesso nucleo familiare, contro i quali è stato emesso un mandato di cattura: Atilla Alaslan 22 anni, Coskun Alaslan 31 anni, Halil Alaslan 62 anni. E’ stato inoltre arrestato un giovane camerunense, Alain Martia Tehantchoul, che era su una delle tre auto.

(Fonte: Cyprus Mail, En.philenews)

Turchia-Grecia (Rodi), 7 gennaio 2024

Due migranti morti in un naufragio, nelle prime ore del mattino, nelle acque di Rodi. Erano su un barcone che, salpato prima dell’alba dalla costa della Turchia con a bordo 65 profughi in fuga da Afghanistan, Siria, Iran ed Egitto, ha raggiunto la costa nord orientale dell’isola. Stava accostando quando, all’altezza della baia di Ladiko, 15 chilometri a sud di Rodi città, si è capovolto ed è affondato. Per i soccorsi sono intervenute unità della Guardia Costiera greca, imbarcazioni private e una squadra di sommozzatori, che hanno tratto in salvo 63 naufraghi e recuperato due corpi ormai senza vita. Le salme e i superstiti sono stati sbarcati nel porto di Rodi. Le ricerche per eventuali dispersi si sono protratte per l’intera giornata.

(Fonte: Efsyn, Ekathimerini)   

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 8 gennaio 2025

Saad Ouasif, un ventiduenne di Casablanca, è scomparso nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Le sue tracce si perdono il 22 dicembre 2024 quando ha confidato a un amico che stava per andare a Castillejos, la città marocchina poco a sud dell’enclave spagnola, per aggirare via mare la linea di frontiera. Non avendo più ricevuto notizie è stato questo stesso amico ad avvertire la famiglia, che era all’oscuro dell’intenzione di Saad di fuggire in Spagna. Rimaste senza esito le ricerche effettuate dai familiari, mercoledì 8 gennaio la sorella maggiore, Oumaina, ha deciso di lanciare un appello attraverso la redazione del quotidiano El Faro de Ceuta. Secondo quanto ha dichiarato la giovane, Saad viveva con la madre e la zia a Casablanca, dove lavorava come vigilante alle dipendenze di una società privata di sicurezza ma evidentemente non era soddisfatto: la famiglia e gli amici ritengono che volesse raggiungere Ceuta per costruirsi un futuro migliore. Oumaina, la sorella, ha chiesto al quotidiano di pubblicare anche alcune foto di Saad, nella speranza di facilitare le ricerche, ma non ha saputo precisare nemmeno come fosse vestito quando si è allontanato da Casablanca.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 8 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato nelle acque della baia di Ceuta all’altezza del litorale del Sarchal, sulla costa meridionale della penisola di Santa Catalina. L’allarme è stato lanciato da alcuni passanti, che hanno avvertito la Guardia Civil. Il recupero si è rivelato piuttosto complicato perché la salma era finita tra le rocce di una scogliera dove la navigazione è complicata e pericolosa. L’intervento è stato effettuato da una unità speciale e da una squadra del gruppo sommozzatori, che ha poi trasferito il cadavere nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. A giudicare dall’avanzato stato di degrado della salma, la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione: si sa solo che dovrebbe trattarsi di un uomo sui vent’anni di età, con indosso un paio di pantaloni lunghi e una camicia bianca. Stando al punto in cui il mare ha trascinato il corpo, il ragazzo deve aver tentato di entrare a Ceuta aggirando il valico del Tarajal da Castillejos.

(Fonte: El Faro de Ceuta)  

Bulgaria (Burgas), 9 gennaio 2025

Tre ragazzi egiziani sono morti di freddo e sfinimento in Bulgaria, in una zona boscosa tra Burgas e il confine con la Turchia. Le autorità bulgare, informate del loro stato di estremo pericolo, non sono intervenute. Una nuova tragedia provocata dalla politica di totale chiusura e respingimento adottata dagli Stati Ue che si è verificata alla fine di dicembre 2024 ma è venuta alla luce solo una decina di giorni dopo, il 9 gennaio 2025, grazie alla denuncia di due organizzazioni che monitorano da anni la rotta balcanica e cercano di aiutare i migranti, No Name Kitchen (Nnk) e il Collettivo Alto Vicentino. I tre ragazzi – hanno riferito Nnk e il Collettivo – sono stati individuati da una squadra di volontari il 27 dicembre. Erano già in condizioni critiche, bloccati nella neve a sud di Burgas, a qualche decina di chilometri dalla linea di frontiera. Immediata la segnalazione al numero 112 bulgaro per le emergenze, contattato più volte, con la comunicazione esatta delle coordinate Gps per poterli rintracciare e soccorrere il più rapidamente possibile. Ma nessuno si è mosso. “Le autorità bulgare hanno ignorato e chiamate e la polizia di frontiera ha impedito alle squadre di soccorso di raggiungere i tre in pericolo, bloccandone i veicoli”, ha accusato Nnk. Solo dopo oltre 24 ore, il giorno dopo, i volontari, inclusi alcuni italiani, sono riusciti a passare, individuando “un primo minore morto”. “Il corpo era circondato da orme di stivali e di zampe di cane”, hanno specificato i soccorritori, suggerendo che la polizia bulgara aveva trovato il corpo decidendo però “di non dare assistenza o comunque di non recuperarlo”. Qualche ora più tardi, a non grande distanza, è stato trovato il secondo corpo. Il 30 dicembre, “57 ore dopo la prima richiesta di soccorso”, infine, è stato scoperto il terzo cadavere, “dilaniato dagli animali”. Alcuni esponenti del Collettivo Alto Vicentino, fermati dalla polizia di frontiera, hanno aggiunto altri particolari: “Oltre a numerose intimidazioni – ha scritto su Facebook Simone Ziro, uno dei tre fermati – la polizia ci ha costretto a camminare di notte al gelo per ore ed ha ordinato a uno dei soccorritori di caricarsi sulle spalle uno dei corpi senza vita, mentre gli altri sono stati gettati nel bagagliaio di un’auto di servizio”.

(Fonte: Il Piccolo)

Algeria-Spagna (Maiorca e Formentera), 7-10 gennaio 2025

I cadaveri di tre uomini sono affiorati nelle acque delle Baleari tra il 7 e il 10 gennaio: 1 a Maiorca e 2 a Formentera. Quello trovato a Maiorca, un giovane presumibilmente subsahariano, è stato avvistato da un pescatore subacqueo, verso le 11,30 di venerdì 10 gennaio, circa 50 metri al largo della spiaggia di S’Arenal de Llucamajor, circa 50 chilometri a sud ovest di Maiorca. Per il recupero è intervenuta una squadra del gruppo sommozzatori della Guardia Civil (Geas), che lo ha trasferito nell’obitorio dell’isola. A giudicare dallo stato di degrado, è rimasto in acqua più di una settimana. Secondo la polizia potrebbe esserci un collegamento con una barca vuota che il mare ha gettato su una spiaggia di Formentera il 6 gennaio. I due cadaveri di Formentera erano all’altezza della spiaggia di Cavall d’en Borras, sulla costa nord orientale dell’isola. Segnalati da un turista intorno alle 13,30 di mercoledì 7, sono stati recuperati nel pomeriggio. Si tratta di due uomini di giovane età, non identificati. Dall’autopsia è emerso che sono morti per annegamento circa una settimana prima del ritrovamento. Dalla fine di dicembre risultano scomparse due barche partite dall’Algeria sulla rotta per le Baleari con decine di persone.

(Fonte: Diario de Maiorca, Ong Cipimd, Europa Press, Diario de Formentera).     

Marocco-Spagna (Khemisset-Castillejos-Ceuta), 11 gennaio 2024

Uno studente diciassettenne marocchino è annegato nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Un coetaneo è stato salvato in extremis dalla polizia marocchina. I due ragazzi, originari di Khemisset, una città dell’interno situata 250 chilometri a sud di Ceuta, hanno tentato l’impresa senza avvisare le famiglie. Sono arrivati insieme in pullman da Khemisset a Castillejos con l’intenzione di aggirare via mare il valico del Tarajal ed approdare in territorio spagnolo. I genitori di entrambi, quando si sono accorti della loro assenza, ne hanno denunciato la scomparsa ma i due hanno preso il largo a nuoto quando le ricerche stavano ancora iniziando. Le condizioni del mare non erano buone e i due, spinti dalla forte corrente verso sud, si sono trovati presto in difficoltà. I soccorsi sono arrivati in tempo solo per uno dei due. Il corpo ormai senza vita del ragazzo diciassettenne è stato trovato poco più tardi e trasferito presso l’obitorio dell’ospedale di Tetouan. La magistratura ne ha disposto l’autopsia nel contesto dell’indagine aperta per appurare eventuali responsabilità di altre persone.

(Fonte: El Faro de Ceuta)       

Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 11-12 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è stato depositato dal mare ai piedi di una scogliera a Sorman, vicino a Zawiya, circa 60 di chilometri a ovest di Tripoli. Su indicazione della polizia, avvisata da abitanti del posto, lo ha recuperato una squadra della Mezzaluna Rossa, trasferendolo poi nell’obitorio dell’ospedale di zona, a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi per poterlo identificare ma appare scontato che si tratti della vittima di un naufragio sulla rotta tra Zawiya e Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Italia (Ventimiglia), 12 gennaio 2025

Un profugo eritreo è stato trovato morto tra gli scogli del litorale di Ponte San Ludoviso, 7,6 chilometri a ovest di Ventimiglia e a poche decine di metri dal valico di frontiera con la Francia. Aveva una ferita alla testa ma i carabinieri hanno subito escluso un’aggressione o comunque un’azione violenta. Si ritiene che sia caduto tra le rocce o che sia morto tentando di arrivare a nuoto oltreconfine e che poi la corrente e le onde lo abbiano scaraventato violentemente contro la scogliera. Quando al fatto che indossasse solo una felpa e la biancheria intima si può spiegare sempre con l’azione del mare. Inizialmente sconosciuto, è stato identificato mercoledì 15 gennaio. Si chiamava Yonas, aveva 26 anni ed era arrivato a Ventimiglia con la speranza di raggiungere la Francia. Alcuni amici e gruppi di attivisti che operano tra l’Italia e la Francia, hanno riferito che era scomparso da venerdì e, quando hanno saputo che era morto, hanno contattato la famiglia in Eritrea per procedere al riconoscimento ufficiale. La salma, per volontà dei familiari, è stata sepolta a Ventimiglia.

(Fonte: Rainews, Agenzia Ansa, Gruppo Comunicazione Eritrea, Riviera News, Il Giornale del Piemonte)

Libia-Italia (Tobruk), 14 gennaio 2024

Il cadavere di un migrante è stato gettato dal mare su una spiaggia di Tobruk, in Cirenaica, poco più di 120 chilometri dal confine con l’Egitto. Lo segnala, specificando che il ritrovamento risale al giorno 9) il rapporto settimanale 5-11 gennaio dell’Ufficio Oim in Libia (pubblicato martedì 14 gennaio) in aggiunta ai due corpi trovati a Sirte e a Sorman (note 6 e 11-12 gennaio). Per il recupero è intervenuta la Mezzaluna Rossa, che ha poi trasferito la salma nell’obitorio di un ospedale di Tobruk. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione. Si ritiene che l’uomo sia annegato tentando di raggiungere l’Europa sulla rotta per l’Italia o per la Grecia.

(Fonte: Rapporto Oim 5-11 gennaio)   

Algeria-Spagna (Formentera), 15 gennaio 2025

Il corpo di un migrante è affiorato nelle acque di Formentera, nelle Baleari. E’ stato trovato mercoledì 15 gennaio all’altezza di Playa de Sa Torreta, nel municipio di S’Espalmador, sulla costa nord-est dell’isola, a poco più di due chilometri dalla spiaggia di Cavall d’en Borras dove mercoledì 7 sono stati recuperati altri due cadaveri. Tenendo conto anche di quello trovato il 10 gennaio a Maiorca (nota del 7-10 gennaio) risultano 4 i cadaveri portati dal mare alle Baleari tra il 7 e il 15 gennaio: i tre di Formentera, in particolare, tutti sullo stesso tratto di litorale. L’ipotesi più accreditata è che almeno i tre di Formentera (ma forse anche il quarto trovato a Maiorca) vengano da una barca data per dispersa pochi giorni dopo la partenza, avvenuta il 29 dicembre da Tipaza, circa 70 chilometri a ovest di Algeri, sulla rotta delle Baleari. Tenendo conto che a bordo c’erano 18 persone (9 uomini, 4 donne e 5 minorenni), oltre ad almeno 3 vittime (ma forse 4) di cui è stato recuperato il corpo, va calcolato un minimo di 14 dispersi se non 15 nel caso la vittima di Maiorca non provenga dallo stesso naufragio, tanto più che risulta dispersa un’altra barca partita per le Baleari il 31 dicembre da Boumerdes (47 chilomeri a est di Algeri) con 26 persone. In ogni caso, 18 vittime e nessun superstite.

(Fonte: Ong Cipimd, Ultima Hora)

Mauritania-Marocco-Spagna (Nouakchott-Dakhla), 15-16 gennaio 2025

Almeno 50 migranti sono annegati sulla rotta tra la Mauritania e le Canarie. Erano su un grosso cayuco salpato il 2 gennaio dalla costa di Nouakchott con a bordo un minimo di 86 persone, 66 delle quali profughi pakistani. Il primo appello di ricerca, in mancanza di qualsiasi tipo di contatto dopo quasi 10 giorni, è stato lanciato tra il 12 e il 13 gennaio dalla piattaforma di soccorso Alarm Phone e dalla Ong Caminando Fronteras che, avvertite da alcuni familiari, hanno diramato Sos sia alle autorità spagnole che marocchine. Ancora nulla fino a giovedì 16 gennaio quando Caminando Fronteras ha saputo che il barcone è affondato a 13 giorni dalla partenza, dopo oltre 800 dei 1.300 chilometri circa di traversata, all’altezza della costa di Dakhla, nel Sahara Occidentale. Per i soccorsi è intervenuta la Marina marocchina, che è riuscita a trarre in salvo solo 36 naufraghi, di cui 22 pakistani, incluso un adolescente.

Aggiornamento 17 gennaio: recuperati 14 corpi. Alarm Phone conferma che i superstiti sono soltanto 36 ma riferisce che sulla barca alla deriva sono stati trovati 14 corpi, poi recuperati dalla Marina marocchina e sbarcati a Dakhla. Buona parte delle vittime, dunque, sarebbero morte durante il viaggio per ipotermia e sfinimento e non annegate.

(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Alarm Phone, El Diario, Canarias 7, La Provincia, Agenzia Ansa, Avvenire, Europa Press. Aggiornamento: Alarm Phone)

Libia-Italia (Gargaresc, Tripoli), 15-16 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare fino a pochi metri da una spiaggia di Gargaresch (Qarqarsh), 10 chilometri circa a ovest di Tripoli. E’ il tratto di litorale, fino a Zawiya e Sabratha, da cui sono più frequenti le partenze delle barche di migranti sulla rotta per Lampedusa. Su segnalazione della polizia, allertata da alcuni abitanti del posto, è intervenuta per il recupero una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa delle decisioni della magistratura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Turchia-Grecia (Kusadasi-Samo), 17 gennaio 2025

Sette vittime (3 cadaveri recuperati e 4 migranti dispersi) su un gommone con 39 persone a bordo intercettato dalla Guardia Costiera nell’Egeo. Il battello, partito alle prime luci del mattino dalla costa del distretto di Kusadasi puntando verso l’isola di Samo, è stato avvistato da una motovedetta turca in servizio di perlustrazione, che ha cominciato ad accostare. Da bordo hanno ignorato l’ordine di fermarsi, continuando la rotta verso Samo e poi – secondo quanto hanno riferito le autorità turche – quando l’unità militare li stava per raggiungere molti si sono gettati in mare, forse nel tentativo di sottrarsi comunque al fermo. Poco dopo il gommone è stato bloccato e sono cominciate le ricerche dei migranti in acqua. Complessivamente, tra quelle ancora a bordo e quelle in mare, sono state recuperate 32 persone, poi sbarcate nel porto di Kusadasi. Nelle ore successive la Guardia Costiera ha trovato tre cadaveri. Nessuna traccia degli altri 4 migranti.

(Fonte: Aegean Boat Report, Daijiworld Media Network, Iikha.com, Pune News)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 17 gennaio 2025

Il mare ha trascinato il cadavere di un giovane sconosciuto sulla spiaggia di Estihaat, in Marocco, nel municipio di Chefchauen, circa 100 chilometri a sud di Ceuta. Nonostante la distanza dalla linea di frontiera, non ci sono dubbi che si tratta di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere a nuoto il territorio spagnolo partendo da una spiaggia di Castillejos e aggirando via mare il confine all’altezza del valico del Tarajal. La burrasca e le forti correnti dei primi giorni di gennaio hanno poi trascinato la salma molto più a sud, fino alla spiaggia dove è stata segnalata da alcuni abitanti del posto e recuperata dalla Protezione Civile per trasferirla nell’obitorio dell’ospedale Mohamed V di Chefchauen, in attesa della conclusione dell’inchiesta aperta dalla Gendarmeria Reale e delle decisioni della magistratura. Lo stato di degrado piuttosto avanzato conferma che la morte risale a parecchi giorni prima del ritrovamento e che il cadavere è rimasto a lungo in acqua. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia (Agedabia, Cirenaica), 17-18 gennaio 2025

Un giovane profugo somalo, Abdul Jabbar, è morto pochi giorni dopo essere stato rilasciato da un lager di trafficanti per le conseguenze delle torture subite durante la detenzione. Arrivato in Libia, il ragazzo era stato catturato insieme alla sorella nella zona di Agedabia, circa 100 chilometri a sud di Bengasi, in Cirenaica. Una prigionia feroce dalla quale sia lui che la sorella sono usciti verosimilmente solo dopo che la famiglia è riuscita a pagare il riscatto preteso dai trafficanti. Tornati in libertà, i due fratelli hanno chiesto aiuto al Servizio Immigrazione di Agedabia, che li ha fatti ricoverare entrambi in ospedale ed ha cercato di mettersi in contatto con la loro famiglia in Somalia. Abdul era il più grave: ormai allo stremo delle forze, non è riuscito a riprendersi nonostante le cure dei medici. Sabato 18 è stato sepolto nel cimitero islamico della città.

(Fonte: sito web Tarik Lamloun, giornalista)

Turchia-Grecia (Simy), 18 gennaio 2025

Il corpo di un migrante in avanzato stato di de composizione è affiorato in mare a breve distanza dalla spiaggia in fondo alla baia di Agios Georgios, sulla costa orientale dell’isola di Symi, nell’Egeo. Segnalato da un abitante del posto, è stato recuperato dalla polizia e trasferito nell’obitorio dell’Ospedale Generale di Rodi. Si tratta di un uomo alto circa un metro e 75, con indosso pantaloni jeans, due camicie e scarpe da ginnastica. A giudicare dalle condizioni di degrado, il cadavere è rimasto a lungo in acqua e la morte deve risalire a diversi giorni prima del ritrovamento. Si ritiene che possa essere la vittima del naufragio di una barca proveniente dalla Turchia forse avvenuto nelle acque tra Symi e Rodi o magari in prossimità proprio di Rodi, distante poco più di 40 chilometri, e poi trascinato dalle correnti fino a Symi.

(Fonte: Aegean Boat Report)

Algeria (Adrar), 18 gennaio 2025

Tredici migranti subsahariani sono rimasti uccisi e diversi altri feriti in un incidente avvenuto in Algeria nei pressi di Adrar, una città dell’interno distante circa 700 chilometri dalla linea di confine con il Niger e più di 1.300 dalla costa mediterranea. Erano sul piano di carico di un pick-up Toyota che, proveniente da sud lungo la statale che sale dal confine, si è scontrato con un camion e, probabilmente dopo essere carambolato contro un altro autocarro, è finito fuori strada, ribaltandosi. La notizia è emersa solo due giorni dopo, lunedì 20 gennaio, attraverso la Ong Refugees in Libya, che ha pubblicato anche un breve filmato nel quale si vedono almeno 7 cadaveri tra i rottami del pick-up o distesi sull’asfalto e sul terreno ai margini della carreggiata. I feriti sono stati trasferiti negli ospedali di zona. Vincent Cochetel, operatore dell’Unhcr, riprendendo la notizia, ha fatto notare come le vittime sulle “vie di terra” dei migranti siano numerose ma molto meno “visibili” di quelle in mare ed ha sottolineato come sia molto difficile la situazione dei richiedenti asilo in Algeria.

(Fonte: Ong Refugees in Libya, sito web Vincent Cochetel)

Libia (Abu Salim, Tripoli), 20 gennaio 2025

Un ragazzo somalo di 17 anni, Muhammad Abdul Qadir, è morto nella casa di fortuna dove si era rifugiato insieme ad altri profughi ad Abu Salim, il sobborgo della zona meridionale di Tripoli noto in particolare per la presenza di un grosso centro di detenzione. Arrivato in Libia fuggendo dalla Somalia, si era rivolto alla Commissione Unhcr per i rifugiati che, trattandosi di un minorenne, non ha esitato a iscriverlo nel registro dei richiedenti asilo. Sperava così di poter essere inserito in uno dei canali umanitari periodici verso l’Europa ma questa via, che pure aveva suscitato grandi speranze, si è rivelata molto inferiore alle attese e negli ultimi anni si è quasi chiusa del tutto. Non è noto se abbia tentato anche di imbarcarsi in maniera irregolare. Sta di fatto che è rimasto intrappolato a Tripoli, trovando un alloggio sia pure precario con alcuni compagni. Da qualche mese si era ammalato e, in mancanza di cure adeguate, non si è più ripreso: è morto nella notte di lunedì 20 gennaio e, come ha scritto il giornalista indipendente Tarik Lamloun, nonostante le insistenze degli amici e del padrone di casa, nessuna, tra le autorità libiche, voleva prendersi cura nemmeno di trasferire il corpo in un cimitero.

(Fonte: sito web Tarik Lamloun giornalista)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 21 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato nelle acque della baia di Ceuta all’altezza della spiaggia del Recinto, sul versante meridionale della penisola che delimita l’area portuale. Segnalato da alcuni passanti che lo avevano visto dalla riva, è stato recuperato da una squadra del gruppo sommozzatori della Guardia Civil (Geas), che lo ha trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. Si tratta di un uomo, in apparenza abbastanza giovane, che indossava una muta da sub e pinne. Si ritiene che abbia tentato di approdare a Ceuta, partendo da una delle spiagge di Castillejos, nel fine settimana e fino a lunedì 20, quando decine di giovani sono stati soccorsi nelle acque di Ceuta e altrettanti intercettati dalla polizia marocchina prima del valico del Tarajal. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia-Italia (Sabratha), 21 gennaio 2025

Il mare ha portato il corpo senza vita di un migrante a Talil Beach, una spiaggia situata circa 8 chilometri a ovest di Sabratha e oltre 80 da Tripoli. Si tratta di un ragazzo con indosso una tuta e una maglia scure, con guanti neri e scarpe da ginnastica bianche. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. Quando alcuni abitanti del luogo lo hanno trovato, il cadavere era a pochi metri dalla battigia, quasi lambito dalle onde e semi-sepolto dalla sabbia accumulata dalla burrasca dei giorni precedenti. Per il recupero, su segnalazione della polizia, è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha poi trasferito la salma presso l’obitorio dell’ospedale locale, a disposizione della magistratura. Il litorale di Sabratha è uno dei punti di partenza più frequenti delle “spedizioni” verso Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Mauritania-Spagna (Nouakchott-El Hierro), 22 gennaio 2025

Un giovane migrante subsahariano è morto durante la traversata dalla Mauritania alle Canarie. Era su un grosso cayuco che, salpato dalla costa di Nouakchott con 68 persone, è arrivato nelle acque di El Hierro dopo almeno 6 giorni di navigazione ed è stato localizzato poco dopo le 7,30 del mattino 3 chilometri a sud di La Restiga. Scattato l’allarme, lo hanno raggiunto la salvamar Adhara del Salvamento Maritimo e una unità della Croce Rossa, che lo hanno scortato in porto. Subito dopo l’arrivo, tra le 8 e le 8,30, è iniziato lo sbarco ed è in questa fase che è stato scoperto a bordo il cadavere del giovane. I compagni hanno riferito che era morto almeno un giorno prima, molto probabilmente di sfinimento e di ipotermia. La salma è stata trasferita nell’obitorio dell’ospedale. Parecchi degli altri migranti hanno avuto bisogno di cure mediche.

(Fonte: El Diario, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras)  

Marocco Spagna (Castillejos-Ceuta), 22 gennaio 2025

Tre ragazzi marocchini (uno minorenne) sono scomparsi nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto da una spiaggia di Castillejos. Sono Saeed Karara, 24 anni, di Agadir; Abdel Ilah Ayyad, di Castillejos; Khalid Koulikha, 17 anni, di Tetouan. Si tratta di tre episodi distinti, avvenuti in tempi e circostanze diverse fra il 5 e il 19 gennaio ma venuti alla luce quasi contemporaneamente in seguito all’appello di ricerca lanciato dai familiari attraverso la redazione del quotidiano El Faro de Ceuta.

Saeed Karara è il primo di cui si sono perse le tracce. Secondo quanto ha riferito la famiglia, si è allontanato da casa il 12 dicembre 2024 dicendo di aver trovato lavoro a Casablanca. L’ultimo contatto risale al 5 gennaio quando, a quanto pare, ha raggiunto Tetouan e poi da qui Castillejos per tentare la traversata fino all’enclave spagnola insieme ad un amico. Non si sa esattamente in quale giorno ma venerdì 17 gennaio il mare ha depositato su una spiaggia a circa 100 chilometri a sud di Ceuta il cadavere del ragazzo che era con lui e si teme che sia morto anche Saeed nelle stesse circostanze.

Abdel Ilah Ayyad è scomparso da sabato 18 gennaio, un giorno nel quale si sono contati decine di tentativi di traversata via mare dalla zona del Tarajal, in condizioni meteo difficili, con mare molto mosso e forti correnti. La famiglia ha precisato che, quando se ne è andato da casa, indossava scarpe grigie, un berretto nero e una tuta da ginnastica scura. Da quel momento, nonostante le ricerche, non ne hanno saputo più nulla: di sicuro non risulta arrivato a Ceuta ma neanche che sia rientrato in Marocco o sia tra i tanti ragazzi intercettati dalla gendarmeria marocchina nel fine settimana.

Khalid Koulikha: di lui si sa che è partito da Tetouan per Castillejos verso venerdì 17 o sabato 18 gennaio e che poi ha preso il largo nelle prime ore di domenica 19 dalla spiaggia del Tarajal con l’intento di approdare oltreconfine sul versante spagnolo. Da allora sono stati persi tutti i contatti: lui non si è fatto sentire e le ricerche condotte da familiari e amici a Ceuta e in Marocco non hanno dato alcun esito. Aggiornamento 24 gennaio. Poco più di un giorno dopo l’appello lanciato dai familiari attraverso El Faro de Ceuta, il corpo di Khalid è stato trovato sul litorale di Azla, 50 chilometri a sud di Ceuta, dove è stato trascinato dalle forti correnti della burrasca da nord-ovest che ha investito tutta quella fascia di costa nel week-end. Recuperato dalla Mezzaluna Rossa, è stato riconosciuto venerdì 24 gennaio dal padre nell’obitorio dell’ospedale di zona.

(Fonte: El Faro de Ceuta. Aggiornamento: El Faro de Ceuta)    

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 23 gennaio 2025

Due ragazzi marocchini risultano dispersi nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto dalla zona di Castillejos. Sono Ayman Ziwan, di Tetouan, 40 chilometri a sud di Ceuta; e Hamza Amraoui, 22 anni, di Chefchaouen, una città del Rif, distante un centinaio di chilometri da Ceuta. La scomparsa risale per entrambi a sabato 18 gennaio ma si tratta di due episodi distinti dei quali, avvenuti in circostanze diverse, si è avuta notizia solo dopo che le famiglie hanno lanciato un appello di ricerca alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta. Ayman Ziwan sembra che abbia cercato di attraversare il confine vicino all’area del Rincon. I familiari non hanno saputo dire se fosse da solo o con degli amici. Pare che indossasse un costume da bagno lungo. L’unica cosa certa è che non se ne è saputo più nulla dalle prime ore di sabato 18. Si sa per certo, invece, che Hamza Amraoui ha tentato l’impresa con un piccolo gruppo di amici (qualcuno del suo stesso quartiere, Aim Haouz) che sono riusciti ad approdare nell’enclave spagnola. E sarebbero stati proprio gli amici, non vedendolo arrivare, a dare per primi l’allarme, avvertendo la famiglia. Tutte le ricerche successive non hanno dato esito.

(Fonte: El Faro de Ceuta)   

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 24 gennaio 2025

La Guardia Civil, nel corso della mattinata, ha recuperato nelle acque di Ceuta i cadaveri di due migranti. Si tratta sicuramente di due delle decine che hanno tentato la traversata da Castillejos dall’inizio di gennaio e, in particolare, tra venerdì 17 e lunedì 20, mentre infuriava una grossa burrasca. Sono stati trovati entrambi a sud della penisola di Santa Catalina, a non grande distanza l’uno dall’altro, ma devono essere annegati in due episodi distinti, avvenuti in tempi e circostanze diverse. Il primo cadavere è stato segnalato da una telefonata al 112, il numero unico per le emergenze. Era incagliato a 9 metri di profondità: per portarlo a riva è intervenuta una squadra del gruppo sommozzatori (Geas). A giudicare dallo stato di degrado è rimasto in acqua per almeno una settimana. L’altro corpo è affiorato alcune ore dopo, più vicino alla costa del primo. Sia la Guardia Civil che il Salvamento Maritimo hanno fatto notare che i due cadaveri erano nel tratto di mare dove tra sabato 18 e lunedì 20 sono stati effettuati numerosi interventi di soccorso a giovani marocchini e algerini arrivati a nuoto dalla zona del Tarajal e non hanno scluso che possano esserci state altre vittime.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 25 gennaio 2025

Due migranti marocchini risultano scomparsi da sabato 18 gennaio nel tentativo di raggiungere Ceuta. Si tratta di Brahim Boudakkou, 26 anni, e El M’Fedal M’Saudes, 42 anni, originario di Tetouan. Con loro salgono a 5 i migranti marocchini di cui è stata denunciata la scomparsa da sabato 18. Gli altri (note del 22 e 23 gennaio: ndr) sono Abdel Ilah Ayyad 26 anni; Ayman Ziwan, di Tetouan, il quale, a quanto dicono i familiari, conosceva El M’Fedal M’Saudes; Hamza Amroui, 22 anni, che a sua volta conosceva sia Ayman che El M’Fedal. Appare evidente, dunque, che i cinque scomparsi hanno tentato tutti insieme di arrivare a Ceuta partendo da Castillejos: non a nuoto, però, ma su una barca. Sia alla famigla di Brahim che a quella di El M’Fedal, infatti, risulta che i loro congiunti si fossero accordati per un passaggio in barca oltre la frontiera tra il Marocco e Ceuta, fino a una delle spiagge al di là del valico del Tarajal. Non a caso Brahim – hanno aggiunto – indossava abiti normali, inclusa una giacca nera, chiaramente non adatti a una traversata a nuoto. Sempre secondo i familiari di Brahim, anzi, a bordo ci sarebbero state ben 17 persone. Il sospetto della polizia spagnola è, allora, che il “passatore” non si sia avvicinato alla riva per lo sbarco ma, nel timore di essere intercettato, abbia costretto i migranti a gettarsi in mare al largo della penisola di Santa Catalina, nelle acque in cui proprio sabato, in piena burrasca, sono stati soccorsi e salvati da unità della Guardia Civil e del Salvamento Maritimo 9 giovani marocchini e dove, secondo gli stessi soccorritori, non è escluso ce ne fossero altri, purtroppo scomparsi prima di poter essere raggiunti. E proprio al largo della penisola di Santa Catalina venerdì 24 gennaio sono stati trovati 2 cadaveri che, a giudicare dallo stato di conservazione, erano in acqua da almeno 7 giorni e la cui identificazione non è stata possibile al momento del recupero proprio a causa delle forti condizioni di degrado. Potrebbe trattarsi dunque di una tragedia nella quale delle 17 persone a bordo della barca salpata da Castillejos se ne sono salvate solo 9 mentre 8 risultano disperse, tenendo conto però che 2 di queste 8 potrebbero essere i migranti di cui è stato recuperato il cadavere venerdì 24 gennaio.

Aggiornamento 28 gennaio: un altro disperso. I cadaveri dei due giovani recuperati nelle acque della penisola di Santa Catalina sono stati sepolti nel cimitero di Sidi Embark, a Ceuta, tombe 5.082 e 5.083. Non sono emersi elementi per poterli identificare. Se, come appare molto probabile, facevano parte del gruppo di 17 partiti da Castillejos con una barca sabato 18 gennaio, considerando il numero di persone tratte in salvo (9), dei dispersi segnalati dalle famiglie (5) e appunto dei 2 di cui sarebbe stato trovato il corpo, va considerato un altro disperso, per numero totale 8 vittime tra dispersi (6) e morti accertati (2).

Aggiornamento 5 marzo. Uno dei due cadaveri trovati nelle acque a sud della penisola di Santa Catalina e sepolto nel cimitero di Sidi Embarek è quello di Hamza Amraoui, la cui scomparsa è stata segnalata dai familiari il 22 gennaio al quotidiano El Faro de Ceuta (nota del 23 gennaio) dopo essersi rivolti sia alle autorità marocchine che a quelle spagnole. E’ stato identificato attraverso l’esame del Dna.  

(Fonte: El Faro de Ceuta, Aggiornamenti: El Faro de Ceuta)

Senegal-Spagna (Saint Louis – Canarie), 25 gennaio 2025

Tre migranti morti su un cayuco rimasto in mare più di dieci giorni prima di arrivare alle Canarie dal Senegal. Del barcone, salpato l’undici gennaio, a quanto pare dalla zona di Saint Louis, si sono perse le tracce poco dopo la partenza. Il primo allarme è stato lanciato venerdì 17 gennaio dalla piattaforma di soccorso Alarm Phone che, contattata da familiari delle persone a bordo, ha lanciato un Sos di ricerca lungo la presumibile rotta (circa 1.500 chilometri) tra il nord del Senegal e l’arcipelago spagnolo. Non ci sono stati riscontri così come senza esito sono rimasti gli appelli lanciati nei giorni successivi. Nel pomeriggio di sabato 25 gennaio, poi, Alarm Phone ha comunicato di aver appreso che il cayuco, con decine di persone a bordo, era riuscito ad arrivare alle Canarie ma che durante la navigazione 3 dei migranti erano morti, presumibilmente di freddo ed esaurimento fisico.

(Fonte: Alarm Phone)

Mauritania-Canarie-Caraibi (Mayaro, Trinidad-Tobago), 25-26 gennaio 2025

Non meno di 30/35 vittime su un cayuco partito dalla Mauritania verso le Canarie ma finito dopo oltre un mese, forse due, nelle acque di Trinidad e Tobago, nei Caraibi, dopo aver attraversato l’Atlantico. Il barcone è stato avvistato nel primo pomeriggio di sabato 25 gennaio circa 57 chilometri a sud est di Trinidad. A dare l’allarme, verso le 14,20, sono stati alcuni lavoratori della piattaforma petrolifera Cassia, gestita dalla Bp, che hanno avvertito la Guardia Costiera. Una motovedetta ha raggiunto la zona e, insieme ad altre unità, ha individuato il cayuco e predisposto le operazioni di recupero. A bordo, come testimoniano alcune foto scattate come documentazione, si scorgevano almeno 5 corpi e dallo scafo giungeva un fortissimo odore di decomposizione. “Gli interventi per mettere in sicurezza l’imbarcazione – ha riferito il tenente di vascello Khadija Lamy, portavoce della Guardia Costiera – si sono rivelati molto difficili perché lo scafo era in condizioni estremamente fragili”. Senza contare il mare agitato e in via di peggioramento. Alle 12,45 di domenica l’equipaggio della motovedetta è riuscito finalmente ad agganciare il cayuco con un cavo di traino, per rimorchiarlo verso Trinidad. Durante la navigazione, però, al largo di Mayaro, probabilmente a causa del peggioramento meteo e della fragilità del fasciame, l’aggancio ha ceduto e il barcone è andato alla deriva. “Nonostante tutti gli sforzi di ricerca – ha dichiarato sempre Lamy – non siamo riusciti a ritrovare la piroga che si presume sia affondata a causa del suo grave stato di deterioramento”. A indurre a credere che si tratti di un cayuco partito dalla Mauritania è la struttura della barca, che aveva tutte le caratteristiche (dal tipo di scafo e fasciame al colore bianco, senza i vivaci colori o disegni ornamentali tipici del Senegal) dei barconi da pesca delle marinerie di Nouakchott o Nouadibou, praticamente identico a un altro barcone proveniente appunto dalla Mauritania, intercettato dalla Guardia Costiera di Trinidad nel 2021 con numerosi cadaveri a bordo, tutti in stato di estremo degrado come i 5 corpi visti e fotografati sabato 25 gennaio. Si ritiene che, come nel 2021, il cayuco, salpato verso le Canarie, abbia perso l’orientamento o sia rimasto in panne per qualche motivo durante la rotta (lunga circa 1.300 chilometri fino alle Canarie da Noaukchott e quasi mille da Nouadibou) e che poi, catturato dalle correnti atlantiche, sia stato trascinato fino ai Caraibi. Un percorso di uno o due mesi durante il quale tutte le persone a bordo sono morte. Quanto al numero delle vittime, su barconi di quella stazza in media vengono caricate da 30 a 40 persone: i cadaveri di 5 erano ancora a bordo al momento dell’avvistamento, le altre, verosimilmente non meno di 25/30, devono essersi perse nell’Atlantico durante le terribili settimane passate alla deriva.

(Fonte: Trinidad e Tobado Guardian, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, News Day, Trinidad Express, Canarias Ahora, Canarias7, Txema Santana)

Libia-Italia (Zuwara-Lampedusa), 26 gennaio 2025

Due migranti scomparsi in mare e 2 cadaveri recuperati in un naufragio nel Mediterraneo a sud ovest di Lampedusa. Tre delle vittime sono bambini: 3 fratellini originari del Camerun. Erano su una barca partita con 21 persone da Zuwara, in Libia, 100 chilometri a ovest di Tripoli, e affondata alcune ore dopo a circa 53 miglia dalle Pelagie, acque internazionali della zona Sar maltese. La prima ad accorgersi dell’emergenza e ad accorrere per i soccorsi sul posto (34°36’ Nord e 12°44’ Est) è stata la nave ong Sea Punks, che ha recuperato 17 naufraghi e 2 cadaveri. Due dei superstiti erano in condizioni critiche e, su disposizione della centrale operativa di La Valletta, che avvertita dalla Sea Punks ha assunto il coordinamento di tutte le operazioni, sono stati trasferiti in elicottero a Malta: una donna in avanzato stato di gravidanza e un naufrago con forti sintomi di annegamento. I momenti più strazianti del soccorso sono stati raccontati a Sergio Scandura, di Radio Radicale, dal comandante della Sea Punks Arturo Centore, con un passato nella Guardia Costiera: “Una madre si è salvata ma ha perso i suoi tre figli: uno è morto tra le braccia del nostro medico che stava cercando di rianimarlo, uno era ormai senza vita quando è stato trovato e recuperato in mare, l’altro risulta disperso. E’ stato terribile…”. Contemporaneamente all’invio dell’elicottero, la centrale Mrcc di Malta ha mobilitato la motovedetta Cp322 della Guardia Costiera italiana, che ha raggiunto la Sea Punk e preso a bordo i 15 superstiti rimasti oltre alle salme dei due bambini per sbarcarli a Lampedusa, dove è arrivata intorno alle 20. Senza esito le ricerche dei 2 dispersi, condotte dalla stessa Sea Punk e dalla Cp322. Dei 15 condotti a Lampedusa, 14 vengono dal Camerun e 1 dalla Nigeria.

(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, Agrigentonotizie, Ansa, Tg La 7, Rainews, Il Giornale di Sicilia)

Tunisia (Sfax), 26 gennaio 2025

Un migrante senegalese – Hassan Barry, 27 anni – è morto per mancanza di cure mediche in uno dei campi improvvisati dove si era rifugiato pochi chilometri a nord di Sfax. “Si era ammalto – hanno riferito alcuni compagni e in pochi giorni si è aggravato rapidamente. Aveva bisogno urgente di cure. Abbiamo contattato sia la polizia che il servizio ambulanze di Sfax per cercare di farlo ricoverare in ospedale ma nessuno è intervenuto. Molte delle nostre chiamate sono rimaste addirittura senza risposta”. La Ong Refugees in Tunisia sta ora cercando la famiglia del ragazzo in Senegal ed ha denunciato come già diverse altre volte è accaduto che dei migranti siano morti nei campi a nord di Sfax per mancanza o addirittura il rifiuto di cure mediche.

(Fonte: Refugees in Tunisia, Refugees in Libya)

Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 26 gennaio 2025

Nel corso di una operazione di blocco di una barca di migranti al largo di Zawiya, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli, la Guardia Costiera libica ha recuperato in mare il corpo senza vita di un bambino. Dopo lo sbarco, avvenuto dopo il tramonto a Marssa Dalla, 4 chilometri a nord est di Zawiya, la salma è stata affidata alla Mezzaluna Rossa, che la ha trasferita nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa delle decisioni della magistratura. Poche ore prima sempre la Mezzaluna Rossa, su disposizione dell’ufficio della Procura, aveva sepolto nel cimitero di Sorman i cadaveri di 11 migranti recuperati in mare dalla Guardia Costiera nei giorni precedenti. Appare scontato che deve esserci stato un naufragio sulla rotta per Lampedusa con un numero imprecisato di morti e dispersi ma del quale dalle autorità libiche non sono state comunicate notizie.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Tunisia (Sfax, campo Km 36), 26 gennaio 2025

Una migrante proveniente dalla Sierra Leone – Fatmata Kamara, 25 anni – è morta, sfinita e malata, in uno dei campi improvvisati a nord di Sfax. La giovane era arrivata in Tunisia insieme al marito, Abubakarr Turay, come tappa verso l’Europa. I due sono riusciti a imbarcarsi ma, intercettati in mare dalla Guardia Costiera tunisina, sono stati riportati indietro e poi, una volta a terra, li hanno divisi. Abubakarr, catturato dalla polizia, è stato deportato a sud, verso il deserto, dove è rimasto per diversi giorni, fino a quando ha trovato il modo di fuggire e di tornare verso Sfax ma era sfinito e, secondo alcuni amici, non più in grado di badare a se stesso. Per questo quegli amici hanno prima cercato di contattare Fatmata al campo del Km 36 e poi, non trovandola, di farlo ricoverare nell’ospedale governativo. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Quando un parente ne ha chiesto notizia a un medico gli è stato risposto che era stato inviato all’ospedale di Sfax ma anche qui non si è riusciti ad averne notizie. Nel frattempo si era ammalata anche Fatmata, da poco più di un mese in stato di gravidanza. Le sue condizioni sono peggiorate rapidamente e non si è più ripresa: è morta verso le 21 di domenica 26 gennaio senza aver notizie di Abubakarr che, secondo le assicurazioni date dai medici dell’ospedale di zona, dovrebbe essere ricoverato a Sfax ma con il quale parenti e amici non sono riusciti a mettersi in contatto.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)  

Libia-Italia (El Agheila, Brega Cirenaica), 27 gennaio 2025

I cadaveri di 5 migranti sono affiorati in mare, a breve distanza dalla riva, sul litorale di El Agheila, in fondo al golfo di Sirte, una cinquantina di chilometri a ovest di Brega e circa 250 a sud di Bengasi.  Si tratta sicuramente delle vittime di un naufragio che, stando allo stato di conservazione delle salme, sembra avvenuto sulla rotta verso l’Italia o Malta poche ore prima del ritrovamento. Lo conferma il fatto che almeno uno dei corpi era tenuto a galla da camere d’aria per auto usate come salvagente. Secondo notizie non confermate sarebbero stati trovati anche dei rottami presumibilmente di una imbarcazione. Per il recupero delle salme sono intervenuti il Dipartimento di polizia e il Servizio Ambulanze di Brega, che le ha trasferite nell’obitorio dell’ospedale di zona. Le autorità libiche hanno dato notizia solo delle operazioni di recupero, senza aggiungere nulla sul naufragio, ma appare evidente che devono esserci numerose altre vittime scomparse in mare.

Aggiornamento 27-29 gennaio. Altri 13 cadaveri: totale almeno 18 vittime. Tra la tarda serata di lunedì 27 e la giornata di martedì 28 sono stati recuperati nelle acque o sulle spiagge di El Agheila altri 13 cadaveri: 2 poche ore dopo la scoperta dei primi 5 e altri 11 il giorno successivo. Per alcuni è stata possibile l’identificazione grazie ai documenti trovati negli abiti: si tratta di giovani bengalesi che cercavano di raggiungere l’Europa. Resta imprecisato il numero dei dispersi del naufragio e, dunque, del numero totale delle vittime.

Aggiornamento 3 febbraio. Almeno 54 vittime, recuperati 23 cadaveri. Sono 54 le vittime del naufragio fantasma scoperto solo dopo che, a partire dal 26-27 gennaio, sono state trovate le prime salme sul litorale di El Agheila. Lo ha comunicato l’ambasciatore bengalese in Libia, Abul Hasnat, sulla base di una serie di accertamenti condotti quando la Mezzaluna Rossa ha comunicato che con tutta probabilità le salme recuperate appartenevano a migranti provenienti dal Bangladesh. Stando alla ricostruzione della tragedia, fatta anche attraverso le testimonianze di alcuni familiari delle persone a bordo, la barca è partita il 25 gennaio dalla costa di Brega, in Cirenaica. A bordo erano in 56. Il naufragio è avvenuto poche ore dopo, non molto lontano dalla costa. “Due sole delle persone a bordo si sono salvate – ha detto l’ambasciatore – Sono entrambe in stato critico e si trovano nell’unità di terapia intensiva di un ospedale, sotto la sorveglianza della polizia, ma non siamo riusciti a sapere esattamente dove”. Le vittime, dunque, sono 54. In particolare, 31 dispersi e 23 cadaveri recuperati. Alle 18 salme trovate tra il 26 e il 28 gennaio, se ne sono aggiunte altre 5 tra il 29 e il 30. Dopo il nulla osta del Procuratore, sono state tutte sepolte a cura della Mezzaluna Rossa nel cimitero di Agedabia (Ajdabiya), a 40 chilometri da Brega.     

(Fonte: Migrant Rescue Watch. Aggiornamento 27-29 gennaio: Migrant Rescue Watch. Aggiornamento 3 febbraio: The Daily Star, Bangi News, Migrant Rescue Watch)

Libia-Malta-Italia (Bengasi-Sar Malta), 27-28 gennaio 2025

Due morti, entrambi minorenni, a bordo di una barca di migranti in fuga dalla Libia rimasta alla deriva per quasi 5 giorni nel Mediterraneo centrale. Erano insieme ad altri 23 migranti partiti da Bengasi, in Cirenaica, tra il 23 e il 24 gennaio. Il primo Sos è stato lanciato lunedì 27 da Alarm Phone a cui era arrivata una richiesta di aiuto partita da qualcuno a bordo della barca stessa. Nel dispaccio si diceva che la situazione era drammatica, che lo scafo stava imbarcando acqua e che due ragazzi erano già morti. La Ong si è messa subito in contatto sia con una nave commerciale che era in zona sia con la centrale operativa Mrcc di La Valletta, che ha assunto il coordinamento delle operazioni, ordinando al cargo avvertito da Alarm Phone di monitorare la situazione, con l’intesa di intervenire in caso di necessità, e inviando sul posto, circa 200 miglia a sud di Malta, una motovedetta della Marina. Il contatto con la barca alla deriva è avvenuto la sera di lunedì 27: sono stati recuperati 23 migranti ancora in vita (uno in gravi condizioni e privo di conoscenza) e i due cadaveri. Sia i 23 superstiti che le salme sono stati sbarcati nel porto di La Valletta.

(Fonte: Alarm Phone, News Book Malta, Maltatoday)

Libia-Malta (zona Sar maltese e La Valletta), 28-29 gennaio 2025

E’ morta poche ore dopo il ricovero a La Valletta una bimba di sette anni soccorsa dall’equipaggio della Ocean Viking nella zona Sar maltese e trasferita in condizioni critiche a Malta con un elicottero della Marina. La piccola era con la madre e la sorellina su una barca partita dalla Libia con 92 migranti e intercettata martedì 28 gennaio dalla nave della Ong Sos Mediterranee che aveva già a bordo 22 naufraghi recuperati da un’altra barca. Quando i soccorritori l’hanno portata sulla Ocean Viking era priva di conoscenza e poco dopo il suo cuore ha cessato di battere. L’equipe medica della Ong è riuscita a rianimarla dopo 45 minuti di massaggio e appena ha ripreso conoscenza un elicottero fatto arrivare da Malta l’ha portata in un ospedale di La Valletta, prelevando anche la madre e la sorella. Le speranze di tenerla in vita si sono spente però durante la notte tra martedì 28 e mercoledì 29 gennaio. “Questa tragedia – ha commentato il portavoce della Ong – ha colpito profondamente il team Ocean Viking e tutta l’organizzazione. Questa ennesima morte rappresenta l’orrore assoluto a cui assistiamo nel Mediterraneo centrale: bambini, donne e uomini muoiono in mare, vittime di un abbandono che è voluto. La loro morte è la diretta conseguenza di decisioni politiche, leggi e un sistema che non tiene conto del loro destino”.

(Fonte: Ong Sos Mediterranee, Agenzia Ansa, Il Fatto Quotidiano)

Algeria-Spagna (Mostaganem), 29 gennaio 2025

Diciotto vittime (un cadavere recuperato e 17 migranti dispersi) in un naufragio al largo dell’Algeria, sulla rotta per la Penisola Iberica. Soltanto 4 i superstiti. La barca era partita da Mostaganem, circa 80 chilometri a est di Orano. Dotata di un motore da 300 cavalli, sarebbe dovuta arrivare in poche ore e invece se ne sono perse le tracce fino a quando, nella mattinata di mercoledì 29 gennaio, si è saputo che era affondata e che per i soccorsi era intervenuta una unità della Marina algerina. Inizialmente non si sono avute notizie precise sul numero delle eventuali vittime. Si sapeva per certo che c’erano almeno 2 superstiti, ricoverati in un ospedale in Algeria. La Ong spagnola Cipimd è riuscita in serata a definire un quadro più esatto e completo della tragedia: ci sono 17 dispersi ed i servizi di salvataggio algerini hanno recuperato in mare un cadavere e 4 harraga ancora in vita, tutti giovani provenienti da varie località dell’Algeria. Di tre dei sopravvissuti si è saputa anche l’identità: un ragazzo di 16 anni, Mustafa Amrawi, ricoverato in ospedale, Benffoda Abdelrazak ed Halim.

Aggiornamento 8 febbraio: altri 2 corpi. A una settimana dal naufragio il mare ha restituito sulla spiaggia di Tipaza i corpi di due degli harraga dispersi. Recuperati dalla Protezione Civile, sono stati trasferiti nell’obitorio dell’ospedale locale. Uno è stato identificato: si tratta di Abdelkader Mouri, un giovane algerino. Nessuna traccia degli altri 15 dispersi

(Fonte: Ong Cipimd. Aggiornamento: Ong Cipimd)

Mauritania-Spagna-Caraibi (Nevis-St Kitts), 29-30 gennaio 2025

Un cayuco con a bordo 19 cadaveri di migranti subsahariani è arrivato fino ai Caraibi dalla Mauritania, percorrendo oltre 8.500 chilometri. C’è da credere che altrettanti migranti siano scomparsi in mare durante la lunghissima, lenta traversata dell’Atlantico: una tragedia analoga a quella scoperta una settimana prima a Trinidad-Tobago, sempre nei Caraibi ma 1.200 chilometri più a sud. Ad avvistare il barcone, tra le isole Nevis e St Kitts (San Cristobal), è stato, intorno alle 11 di mercoledì 29 gennaio, l’equipaggio di una imbarcazione privata, che ha dato l’allarme alla Guardia Costiera di Nevis. Dalla base di St Kitts è stata mobilitata una motovedetta che ha raggiunto e agganciato il cayuco con un cavo di traino per rimorchiarlo fino al porto di San Cristobal. Una volta a terra, nella giornata di giovedì 30 si è constatato che le salme non erano 13 (come era emerso da una prima ispezione sommaria dello scafo in mare) ma 19, tutte in uno stato di degrado molto avanzato, a testimonianza che devono essere rimaste nell’Atlantico per decine di giorni. Immediata la conclusione, anche in base alla struttura e ai colori dello scafo, tipico delle barche da pesca in uso in Mauritania, che doveva trattarsi di un cayuco salpato dalla costa occidentale dell’Africa sulla rotta per le Canarie ma che, per una qualche ragione, è rimasto in balia dell’oceano fino a quando, catturato dalle correnti atlantiche, è stato trascinato alla deriva nelle acque dei Caraibi. Una traversata che, in quelle condizioni, non può essere durata meno di un mese e mezzo e che si è trasformata in una lunga, terribile agonia per tutte le persone che erano a bordo. Una ulteriore, definitiva conferma di questa ipotesi, subito formulata dalla polizia, si è avuta dai passaporti maliani rinvenuti tra gli abiti di alcune delle vittime. Proprio partendo da questi documenti la magistratura e la polizia di Nevis hanno preso contatto con le autorità sia del Mali che della Mauritania per ricostruire la tragedia fin dal momento in cui il cayuco è partito verso le Canarie. Quanto al numero delle vittime, c’è da considerare che su un barcone di quelle dimensioni generalmente vengono caricati non meno di una quarantina di migranti. Da qui la conclusione che, oltre ai 19 corpi recuperati, ci siano numerosi altri migranti morti di sete e di stenti in pieno Oceano e via via affidati al mare dai compagni. E’ verosimile ipotizzare, in tutto, almeno 35 vite spezzate. Notizie più precise potrebbero emergere dalle autorità maliane e mauritane interessate dalla magistratura di Nives.

(Fonte: The St.Kitts Time, Helena Maleno Caminando Fronteras, Our Today, The Guardian, Loop News, Associated Press, St. Vincent Times, Cbs News, Ebrima Migrants Situation, El Diario, Canarias7)     

Marocco-Spagna (Chefchaouen-Ceuta), 30 gennaio 2025   

Un ragazzo marocchino, Abderrahim Ajnaou, è scomparso tentando di arrivare a Ceuta. Le sue tracce, come ha denunciato la famiglia, si perdono sabato 18 gennaio quando, arrivato a Castillejos da Chefchaouen, oltre 100 chilometri più a sud, sarebbe partito da una spiaggia al valico del Tarajal per approdare oltre la linea di frontiera. I parenti e gli amici non erano al corrente delle sue intenzioni e dunque hanno potuto fornire solo pochi elementi per la ricerca: hanno detto che indossava una giacca gialla, jeans, scarpe da ginnastica e un cappello blu scuro, ma non hanno saputo dire neanche se fosse da solo o con qualche amico. Sabato 18, mentre infuriava una burrasca nella zona, sono stati numerosissimi i tentativi di raggiungere Ceuta. In particolare quello del gruppo di 17 ragazzi con una barca dalla quale il “passatore” li avrebbe costretti a calarsi in acqua a grande distanza dalla riva, di fronte alla penisola di Santa Catalina, dove poi la Guardia Civil ha recuperato 9 naufraghi e, una settimana dopo, ha trovato 2 cadaveri, mentre sono stati segnalati, dalle rispettive famiglie, almeno 5 dispersi. Non ci sono elementi per ritenere che Abderrahim fosse con questo gruppo. D’altra parte la barca e il “passatore” non sono stati individuati né si è mai potuto stabilire neanche in via approssimativa quanti altri giovani abbiano invece tentato la traversata a nuoto ritenendo che la burrasca avrebbe allentato le misure di sorveglianza lungo la linea di confine.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia (Majdul, Muzuq Sahara), 30 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trovato nel deserto nei pressi di Majdul, nella municipalità di Murzuq, a sud di Sabha. Era sepolto a fior di terra nella sabbia lungo uno degli itinerari che dal confine con il Niger portano verso il nodo di Sabha. Per il recupero sono intervenute una pattuglia della polizia di Murzuq e una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha trasferito la salma nell’obitorio del Taraghin Hospital, in attesa delle decisioni della Procura. Non sono emersi elementi per l’identificazione né per stabilirne la provenienza.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia (Kufra), 2 febbraio 2025

La polizia e una squadra del servizio sanitario d’emergenza con una ambulanza hanno recuperato i corpi di due migranti trovati nel deserto a sud di Kufra. Erano ai margini di una pista che arriva dal confine sudanese, molti chilometri più a sud. Si ritiene che, entrati in Libia dal Sudan, siano morti durante il tragitto verso Kufra o che, forse caduti dal pick-up su cui viaggiavano, siano stati abbandonati a morire nel Sahara. Le salme, dopo un primo sommario esame sul posto, sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale di Kufra a disposizione della magistratura per le indagini. Non sono emersi elementi per poterle identificare.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Algeria-Spagna (Formentera, Baleari), 3 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato all’altezza della spiaggia di S’Alga, sulla costa settentrionale dell’isola di Formentera, nelle Baleari. Segnalato da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato da una squadra del Gruppo Attività Subacquee della Guardia Civil (Geas) e trasferito nell’obitorio dell’ospedale. A giudicare dallo stato di degrado molto avanzato, è rimasto molto a lungo in acqua prima di essere trovato. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. Dall’inizio di gennaio, è il quarto cadavere trascinato dal mare in quel tratto di costa dell’isola: 2 sono stati trovati il giorno 7 all’altezza della spiaggia Cavall d’en Borras e il terzo il giorno 15 all’altezza della spiaggia di Sa Torreta. Tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio si sono perse le tracce di due barche partite dall’Algeria sulla rotta della Baleari con decine di persone a bordo. E’ verosimile che ci sia un collegamento con il ritrovamento progressivo dei 4 cadaveri a Formentera.

(Fonte: Telecinco, Infobae, Europa Press, Formentera News)  

Libia (Lahrach, municipalità di Al Wahat), 3 febbraio 2025 

Una pattuglia di polizia in servizio di perlustrazione nel deserto ha trovato il corpo di un migrante nei pressi di Lahrach, nella municipalità di Al Wahat, circa 50 chilometri a est di Gialo e quasi 300 a sud di Agedabia, sulla costa cirenaica. I resti ormai scheletriti erano semisepolti nella sabbia. Non sono stati trovati elementi utili per poterlo identificare. L’uomo, proveniente da sud, forse da Kufra, deve aver tentato di raggiungere il Mediterraneo per imbarcarsi verso l’Europa. Forse è caduto dal pick-up su cui viaggiava e, abbandonato lungo la pista, si è perso nel deserto ed è morto di sete. Poi il suo corpo è stato coperto da un lieve strato di sabbia ed è rimasto nascosto fino a quando, in parte riaffiorato, è stato scoperto dalla polizia. Dopo i primi accertamenti sul posto, i resti sono stati recuperati dalla Mezzaluna Rossa e portati ad Al Wahat.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Zawiya), 4 febbraio 2025

Due migranti dispersi al largo di Zawiya, presumibilmente durante una serie di operazioni di blocco di barche dirette verso Lampedusa da parte della Guardia Costiera di Tripoli. Ne dà notizia il rapporto relativo alla settimana che va da lunedì 26 gennaio a sabato primo febbraio pubblicato dall’ufficio Oim di Tripoli martedì 4 febbraio. Nel dossier il riferimento ai due dispersi è collegato al fermo di 210 migranti (176 uomini, 34 donne, 10 bambini) che, intercettati in mare, sono stati poi sbarcati a Zawiya. Non vengono tuttavia forniti particolari sulle circostanze in cui i due sono scomparsi né, più in generale, sull’intera operazione di blocco che, verosimilmente, a giudicare dal numero delle persone riportate in Libia, deve aver interessato più barche.

(Fonte: Rapporto Oim Libia 26 gennaio – 1 febbraio)

Marocco-Spagna (Larache-Castillejos-Ceuta), 4 febbraio 2025

Due giovanissimi marocchini – Marwan di 15 anni e Imad di 13, entrambi residenti a Larache, sulla costa atlantica – risultano dispersi nel tentativo di arrivare a Ceuta. Secondo quanto hanno riferito i familiari, che ne hanno denunciato la scomparsa e si sono rivolti per un appello di ricerca alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta, i due, all’insaputa dei genitori, si sono allontanati da casa insieme al fratello di Marwan e a un’altra coppia di fratelli. Respinti dall’autista di un pullman che non li ha fatti salire a causa della loro giovanissima età, hanno trovato un passaggio su un’auto per raggiungere Tetouan, meno di 50 chilometri a sud di Ceuta. Da qui si sono diretti a Castillejos, la città marocchina più vicina all’enclave spagnola, sempre insieme al fratello di Marwan e agli altri 2 ragazzini. Così risulta, almeno, da informazioni raccolte sul posto, sia a Tetouan che a Castillejos, Il tentativo di traversata risale a domenica 2 1 febbraio, poco dopo l’alba. Indossavano tutti una muta da sub che si erano procurati nei giorni precedenti, a dimostrazione che seguivano un piano preparato per tempo. Poco dopo che sono entrati in mare, in condizioni meteo molto difficili, il gruppo si è diviso. I due fratelli amici di Marwan hanno deciso di rientrare sulla costa Marocchina e sono stati loro per primi a dare l’allarme, avvertendo le famiglie di Marwan e Imad. Gli altri si sono persi di vista. Il fratello maggiore di Marwan è stato salvato dopo oltre cinque ore e non è stato in grado di mettersi in contatto con i genitori. Marwan e Iman sono scomparsi poco dopo aver iniziato la traversata e di loro non si è avuta più notizia. Appena informata la famiglia di Marwan si è rivolta alle autorità marocchine. Quasi contemporaneamente è arrivata la denuncia dei genitori di Imad. Le ricerche non hanno dato esito né in Marocco né a Ceuta. Tra domenica 2 e martedì 4 febbraio numerosi altri adolescenti, incluse alcune ragazzine, hanno tentato la traversata da Castillejos. Una decina sono stati raggiunti e tratti in salvo dalla Guardia Civil spagnola nelle acque di Ceuta e almeno altrettanti sono stati recuperati dalla polizia marocchina, ma si teme che possano esserci altri dispersi.

(Fonte: El Faro de Ceuta edizioni 4 e 6 febbraio)

Libia-Italia (Sabratha), 4 febbraio 2025

La Mezzaluna Rossa, su segnalazione della polizia, ha recuperato il cadavere di un migrante trascinato dal mare sulla battigia della spiaggia di Sabratha all’altezza dell’abitato urbano. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. A giudicare dallo stato di degrado, è rimasto in acqua per diversi giorni e si ritiene che provenga da un naufragio sulla rotta per Lampedusa, tanto più che la costa di Sabratha è uno dei principali punti d’imbarco delle “spedizioni” di migranti verso l’Italia. Dalla spiaggia il cadavere è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale in attesa delle decisioni della magistratura per l’inumazione.

(Fonte: Migrant Rescue Watch).

Mauritania-Spagna (Nouadhibou-Canarie), 4-5 febbraio

I cadaveri di 9 migranti, vittime di un naufragio, sono stati sepolti nel cimitero di Noadhibu, in Mauritania, 480 chilometri a nord di Nouakchott, la capitale. Secondo quanto hanno riferito le autorità locali, i 9 corpi erano stati recuperati in mare, al largo di Nouadhibou, qualche giorno prima della cerimonia di inumazione. Le stesse autorità hanno precisato che si tratta di migranti che erano a bordo di una barca diretta verso le Canarie, senza però fornire alcun particolare sulle circostanze della tragedia, sulla zona di partenza, sul numero almeno approssimativo delle persone a bordo e, dunque, delle vittime. A giudicare da quanti migranti vengono caricati in media sui cayucos che salpano dalla Mauritania per l’arcipelago spagnolo, comunque, c’è da ritenere che tra morti e dispersi ci siano state diverse decine di vittime. Nulla anche sulla nazionalità dei 9 giovani sepolti a Nouadhibou, ma il fatto che alla cerimonia abbiano preso parte rappresentanti consolari del Mali e del Senegal induce a credere che si tratti appunto di maliani e senegalesi.

(Fonte: El Diario, Cridem, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras).

Libia (Kufra), 4-5 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato trovato nel deserto alla periferia di Kufra. La squadra del servizio ambulanze, intervenuta nella serata di martedì 4 febbraio per recuperarlo, lo ha trasferito, su indicazione della polizia, nell’obitorio dell’ospedale locale, in attesa del completamento delle indagini e del nulla osta della magistratura per l’inumazione. A giudicare dallo stato di degrado rilevato nei primi accertamenti sul posto, la morte non dovrebbe risalire a molto tempo prima del ritrovamento. Non è chiaro se l’uomo sia morto nell’ultima fase del viaggio dal confine con il Sudan verso Kufra o a Kufra stessa dopo l’arrivo e poi trasportato e abbandonato nel deserto.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Tunisia-Algeria-Italia (Jijel), 4-5 febbraio 2023

Undici vittime su una barca rimasta per diversi giorni alla deriva prima di rovesciarsi ed essere intercettata al largo dell’Algeria. L’allarme è stato dato da una nave commerciale che, diretta verso il porto di Djen Djen, ha avvistato il relitto in mare ad alcune miglia da Jijel, nell’Algeria orientale, 320 chilometri a est di Algeri. Per i primi soccorsi e il recupero è intervenuta una motovedetta della Guardia Costiera, che ha preso a bordo 5 naufraghi ancora in vita e 6 cadaveri, facendo rotta poi verso il porto di Djen Djen, nel comune di Taher, meno di 15 chilometri a est di Jijel. Subito dopo lo sbarco i superstiti, tutti allo stremo, sono stati trasportati negli ospedali di Taher e Jijel e i cadaveri divisi tra gli obitori degli stessi ospedali. Dai primi accertamenti è emerso che a bordo della barca c’erano 16 persone, 14 uomini e 2 donne, tutti profughi somali. Ne consegue che sono da considerare 5 dispersi, per un totale di 11 vittime. Secondo la polizia, la barca sarebbe partita dalla Libia o più verosimilmente dalla Tunisia diretta verso l’Italia ma, bloccata in mare da una qualche ragione, è rimasta in balia delle correnti che l’hanno trascinata ad ovest, fino alle coste orientali algerine. Una odissea durata giorni durante la quale 11 dei 16 giovani somali sono morti: 6 trovati a bordo del relitto e 5 scomparsi in mare.

(Fonte: Ong Cipimd, Le Matin d’Algerie)

Spagna (Almeria), 5 febbraio 2025

Un harraga algerino di 39 anni, Hamado Hourari, è stato travolto e ucciso da un’auto poco dopo essere sbarcato in Spagna. L’uomo, arrivato sulla costa di Almeria con una lancia phantom insieme a diversi altri migranti algerini, si è subito allontanato dalla spiaggia, incamminandosi sulla strada nazionale 341 che sale verso nord est lungo il mare quando, nel territorio municipale di Vera, un’auto lo ha investito in pieno. L’incidente è avvenuto a pochi minuti di distanza dalla telefonata che l’uomo aveva fatto alla famiglia per rassicurarla di essere sbarcato in Spagna senza problemi. Quando sono arrivati i soccorsi era ormai morto. La salma è stata trasferita nell’obitorio dell’ospedale di Almeria, dove alcuni giorni dopo c’è stato il riconoscimento ufficiale da parte dei familiari.

(Fonte: Ong Cipimd)         

Libia-Italia (Abu Kammash-Lampedusa), 6 febbraio 2025

Due migranti sono morti subito dopo lo sbarco a Lampedusa. Facevano parte di un gruppo di 44 tra bengalesi, egiziani, pakistani e marocchini che, salpati verso le 22 di mercoledì 5 febbraio da Abu Kammash (circa 40 chilometri a ovest di Zuwara, al confine tra Libia e Tunisia), sono arrivati nel pomeriggio di giovedì 6 sulla costa sud dell’isola, sbarcando sulla spiaggia dei Conigli, circa 5 chilometri dal porto. Appena a terra, 42 (tra cui una donna) hanno risalito il sentiero fino alla strada che percorre l’isola da est a ovest e conduce al centro abitato. Si erano appena messi in cammino quando sono stati intercettati da una pattuglia di polizia la quale, avvertita dello sbarco, stava raggiungendo la spiaggia dei Conigli. Alla vista degli agenti hanno subito segnalato che due loro compagni stavano molto male ed erano rimasti indietro. Sulla base di queste indicazioni poco dopo la pattuglia ha trovato uno dei due migranti disteso sulla sabbia, ormai morto, e lungo il sentiero il secondo che, privo di conoscenza e in evidente stato di ipotermia, è stato trasferito d’urgenza al poliambulatorio con un’ambulanza della Croce Rossa ma è spirato mentre i medici gli stavano prestando le prime cure. Più tardi i vigili del fuoco hanno rimosso il cadavere dalla spiaggia, portandolo nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana a disposizione della magistratura. La barca è stata sequestrata. I superstiti, alloggiati all’hot spot di Contrada Imbriacola, hanno detto di aver pagato 3.500 dollari a testa per la traversata.

(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, La Sicilia, Repubblica, Corriere della Sera)    

Libia (Jikharra distretto Al Wahat Sahara), 5-7 febbraio 2025

I corpi di 19 migranti sconosciuti sono stati trovati in due fosse comuni e una singola scavate nel terreno di una fattoria alla periferia di Jikharra, nel distretto di Al Wahat, in Cirenaica, una quarantina di chilometri a est di Augila sulla strada che proseguendo verso nord per 250 chilometri arriva alla costa mediterranea all’altezza di Agedabia, sponda est del golfo di Sirte. Tutte e tre le fosse sono state scavate sommariamente nella sabbia, a poca distanza l’una dall’altra, nei pressi di un palmeto. Inizialmente, il 5 febbraio, ne sono state trovate due, con un totale di 18 cadaveri: 14 nella prima e 4 nella seconda. L’indomani è stata scoperta la terza con un solo cadavere. Per il recupero delle salme è intervenuta la Mezzaluna Rossa che le ha poi trasferite ad Al Wahat in attesa della conclusione delle indagini. La polizia non ha dubbi che si tratti di migranti, ma non ha specificato come le tre tombe siano state scoperte: se per una segnalazione, ad esempio, o magari perché, essendo a fior di terra, il vento potrebbe aver fatto riemergere alcuni resti. Sui corpi sono stati trovati segni di violenza e per parecchi anche colpi di arma da fuoco, a dimostrazione che i 29 migranti sono morti per i maltrattamenti subiti o sono stati uccisi, magari per rappresaglia o come “monito” per gli altri. La Procura ha aperto un’inchiesta, affidando le indagini alla polizia locale. C’è il fondato sospetto che la fattoria dove sono state scavate le tre tombe fosse una prigione gestita da trafficanti di uomini, come altre scoperte in aree semidesertiche della zona: l’ultima intorno alla metà di gennaio a sud di Bengasi con 263 detenuti subsahariani.

(Fonte: Migrant Rescue Watch, sito web giornalista Tarik Lamloun, Ong Refugees in Libya, Ebrima Migrants Situation)

Algeria-Italia (costa di Al Azzaba), 7 febbraio 2025

Il mare ha depositato i cadaveri di due migranti in due punti diversi della costa del distretto di Al Azzaba, nell’Algeria orientale, circa 450 chilometri a est di Algeri. Per il recupero, dopo un sopralluogo della polizia, sono intervenute squadre della Protezione Civile, che hanno trasferito le salme nell’obitorio dell’ospedale di zona a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione e se ne ignora la provenienza. L’unica cosa certa, stando all’avanzato stato di degrado delle salme, è che i due devono essere morti molto prima del ritrovamento in un naufragio avvenuto sulla rotta verso l’Europa: da questa costa gli harraga puntano generalmente verso la Sardegna, più vicina delle Baleari e a maggior ragione della Penisola Iberica.

(Fonte: Ong Cipimd Spagna)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 7 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare sulla scogliera di punta Almina, ai piedi dell’altura della Sirena, nelle acque di Ceuta. Lo hanno avvistato verso le 18,30 alcuni passanti, che hanno avvertito la Guardia Civil. Per il recupero è inizialmente partita una unità del servizio marittimo che però non ha potuto accostare a causa degli scogli e delle condizioni del mare. E’ intervenuta allora una squadra del servizio subacqueo (Geas), assistita da agenti a terra sulla scogliera. Subito dopo il corpo è stato trasferito al porto dei pescatori e da qui, verso le 20,30, dopo un primo esame sulla banchina del molo, all’obitorio dell’istituto di medicina legale. Si tratta di un uomo giovane, che indossava pantaloni e camicia, un abbigliamento che induce a ritenere che non abbia tentato la traversata a nuoto ma sia stato portato in barca da Castillejos, in Marocco, fino alla baia di Ceuta e poi costretto a scendere in mare piuttosto lontano dalla riva. La Procura ha aperto un’inchiesta.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia (Zawiya), 7 febbraio 2025

Un giovane richiedente asilo fuggito dalla zona anglofona del Cameroon e in attesa di poter lasciare la Libia è stato ucciso a colpi di Kalashnikov a Zawiya, a ovest di Tripoli. Stando alla ricostruzione del delitto fatta da un testimone all’organizzazione Ebrima Migrants Situation, si sarebbe trattato di un vero e proprio agguato. L’uomo, uscito da un supermercato, stava rientrando verso le 20 nell’alloggio che si era procurato, insieme alla sua compagna, nei sobborghi della città. I killer, due libici, lo aspettavano sotto casa: appena lo hanno visto hanno sparato a bruciapelo, dileguandosi poi rapidamente prima che qualcuno potesse intervenire. Raggiunto da più colpi, è stato portato nell’ospedale di zona, dove è morto per le ferite e, pare, per dissanguamento.

(Fonte: Organizzazione Ebrima Migrants Situation, Ong Refugees in Libya)

Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 7-8 febbraio 2025

Alcune squadre della Mezzaluna Rossa, su segnalazione della Direzione di Sicurezza, hanno recuperato i corpi di 10 migranti sconosciuti nelle acque di Zawiya, all’altezza del faro di Marssa Della, 50 chilometri a ovest di Tripoli, uno dei punti più frequenti d’imbarco verso Lampedusa. Si tratta, con ogni evidenza, di vittime di un naufragio ma le autorità libiche non hanno fornito alcun dettaglio sul numero delle persone a bordo della barca, sulla loro identità o sulle cause della tragedia. C’è da credere che, se non fossero affiorati quei 10 corpi, il naufragio sarebbe rimasto “fantasma”, come è già accaduto in vari casi in passato. Appare scontato, comunque, che devono esserci numerosi dispersi. Le salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa del completamento delle procedure per l’eventuale identificazione e l’inumazione.

Aggiornamento 10 febbraio. Almeno 26 vittime: 12 cadaveri e 14 dispersi. Sono in tutto almeno 26 le vittime del naufragio scoperto quando sono stati trovati i corpi di 10 migranti al largo di Zawiya: sarebbero da calcolare altri 2 cadaveri e non meno di 14 dispersi. In gran parte pakistani. E’ quanto emerge dagli accertamenti condotti da funzionari dell’ambasciata del Pakistan a Tripoli, che hanno raggiunto l’ospedale di Zawiya per identificare le salme recuperate in mare dalla Mezzaluna Rossa. Il bilancio potrebbe essere tuttavia ancora più pesante perché non è chiaro il numero dei dispersi. Secondo quanto è stato appurato, il barcone naufragato aveva preso il largo dal litorale della stessa Zawiya, presumibilmente il 6 febbraio. I migranti a bordo erano almeno 65, in maggioranza pakistani. Le autorità libiche non hanno fornito informazioni sulle circostanze e le cause. Il rapporto settimanale Oim Libya 2-8 febbraio segnala però, il giorno 6, al largo di Zawiya, il recupero in mare di 12 corpi e 14 dispersi che verosimilmente, non risultando altri naufragi, dovrebbero essere collegati a quello della barca con i pakistani. Non è da escludere tuttavia che non ci siano stati superstiti e che le vittime siano dunque ben 65 tra morti accertati e dispersi.

Aggiornamento 12 febbraio. Confermate 26 vittime: 16 morti e 10 dispersi. L’ambasciata pakistana ha precisato il bilancio finale del naufragio. A bordo della barca c’erano 63 (e non 65) persone, tutte provenienti dal Pakistan. I superstiti sono 37 di cui 33 presi in custodia dalla polizia libica e uno ricoverato in gravi condizioni. I cadaveri recuperati sono saliti a 16 e i dispersi risultano dunque 10. Il ministero degli esteri ha pubblicato i nomi di tutte le vittime. La maggior parte sono originario della provincia di Kurram, nella regione nord occidentale di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan, sconvolta da anni da scontri tra diverse fazioni politiche e claniche che hanno provocato migliaia di morti e, per di più, una delle zone più povere del paese.

(Fonte: Libyan Red Crescent, Infomigrant, Migrant Rescue Watch, Libya Review. Aggiornamento 10 febbraio: Migrant Rescue Watc, documenti ambasciata Pakistan in Libia, Libya Observer. Aggiornamento 12 febbraio: Associated Press, Infomigrants, Rapporto e documentazione ambasciata in Libia)

Algeria-Spagna (Mostaganem e Tizi Ouzou), 8 febbraio 2025

Il mare ha depositato i cadaveri di due migranti sulla costa dell’Algeria centrale. La distanza tra i luoghi dei ritrovamenti e soprattutto la differenza molto marcata dello stato di conservazione fanno ritenere che si tratti di due casi non collegati tra di loro se non dal fatto che verosimilmente le due vittime stavano cercando di raggiungere le Baleari, partendo però in tempi e da luoghi diversi. Il primo è stato trovato su una spiaggia della provincia di Mostaganem, circa 340 chilometri a ovest di Algeri. Le condizioni del corpo inducono a credere che è rimasto in acqua per mesi. L’altro cadavere è stato recuperato nella provincia di Tizi Ozou, un centinaio di chilometri a est di Algeri e quasi 450 da Mostaganem. A giudicare dalle condizioni di degrado, la morte dovrebbe risalire a pochi giorni prima del ritrovamento.  La Protezione Civile ha trasferito le salme nell’obitorio degli ospedali di zona.

(Fonte: Ong spagnola Cipimd)

Libia (Kufra), 9 febbraio 2025

I corpi di 28 migranti sono stati trovati in una fossa comune 130 chilometri a nord est di Kufra, il nodo su cui confluiscono le piste che attraverso il Sahara arrivano dal confine con il Sudan e con il Ciad. La scoperta è stata fatta in seguito a una operazione di polizia condotta dal Dipartimento Anti Immigrazione con il supporto di un reparto dell’esercito e che ha portato alla scoperta di una base di trafficanti dove erano detenuti 76 eritrei, somali ed etiopi, con la cattura di tre dei sequestratori, tra cui un libico. A guidare gli agenti sul luogo della fossa sarebbe stato proprio uno degli arrestati. Le prime informazioni parlavano di un numero molto più elevato di cadaveri, forse addirittura una settantina, ma l’ufficio della Procura Generale, che conduce l’inchiesta, ha poi precisato che le vittime accertate sono 28. Le salme sono state trasferite nell’obitorio di Kufra per l’esame autoptico. Gli inquirenti si sono detti convinti che il lager era gestito da una grossa banda, riferendo che sono in corso le indagini per identificarli anche con l’aiuto delle testimonianze dei migranti liberati.

Aggiornamento 13 febbraio. Altri 11 cadaveri: totale 39. Nell’area poco a nord di Kufra, dove in pieno deserto sono state individuate 55 tra fosse comuni e tombe alcune squadre della Mezzaluna Rossa hanno scoperto e recuperato altre 11 salme di migranti. Dopo un primo esame sul posto, i cadaveri sono stati trasferiti nell’obitorio di Kufra, a disposizione della Procura Generale che conduce le indagini. Le ricerche sono continuate. Secondo gli inquirenti è molto probabile che si arriverà a un totale di 79 vittime come hanno denunciato i prigionieri che la polizia è riuscita a liberare da quella che era con tutta evidenza una base-prigione dei trafficanti di uomini.

Aggiornamento 14-16 febbraio. Altri 20 cadaveri: totale 59. I cadaveri di altri 20 migranti subsahariani sono stati trovati in due fasi (prima 12 e poi 8) nelle 55 fosse individuate. Le ricerche non sono ancora finite, tanto più che i migranti detenuti nel lager hanno riferito che sono spariti almeno 79 loro compagni. Alcuni, in particolare, hanno precisato, di essere rimasti prigionieri per circa 400 giorni in condizioni terribili. La polizia intanto ha arrestato un altro libico sospettato di far parte della banda.

Aggiornamento 17 febbraio. Altri 5 cadaveri: totale 64. Altri 5 cadaveri sono stati recuperati nelle fosse trovate a nord est di Kufra. Le autorità libiche, d’intesa con la Procura Generale che conduce le indagini, hanno deciso di seppellire tutte le vittime nel luogo dove sono state trovate, in tombe numerate costruite appositamente nel deserto. Per le operazioni di recupera, prelievo del Dna, ecc. è stata costituito un centro medico d’emergenza in collegamento con l’ospedale di Kufra.    

(Fonte: Migrant Rescue Watch, Libyan Review, sito web Tarik Lamloun, Anadolu Agency, Libya Observer, Avvenire. Aggiornamento 13 febbraio: Reuters, Migrant Rescue Watch, Libya Review, Infomigrants. Aggiornamento 14-16 febraio: Migrant Rescue Watch, Tarik Lamloun, Libva Observer.Aggiornamento 17 febbraio: Tarik Lamloun, Migrant Rescue Watch)

Libia-Tunisia-Italia (Marina di Palma), 9 febbraio 2025

I cadaveri di tre migranti sono stati avvistati in mare al largo di Marina di Palma, 27 chilometri a sud est di Porto Empedocle e di Agrigento. L’allarme è scattato quando è stato trovato un barcone lungo circa 8 metri spinto a riva dalle onde e dalle correnti all’altezza della zona del porto. Inizialmente si è pensato a uno sbarco fantasma avvenuto prima o poco dopo l’alba e che tutti i migranti a bordo si fossero allontanati subito dopo aver toccato terra per non essere intercettati dalla polizia. Nel corso del pomeriggio, però, sono stati avvistati nel mare agitato prima uno e poi altri due corpi senza vita, con ogni evidenza collegati a quel barcone, non si sa con precisione se partito dalla Tunisia o dalla Libia. E’ così iniziata una operazione di ricerca sistematica per recuperare le tre salme ed eventuali dispersi rimaste però senza esito. Unità della Guardia Costiera, della Finanza e della polizia sono tornate in mare anche lunedì fino al tramonto.

(Fonte: Agrigentonotizie, Live Sicilia, News Sicilia, Il Giornale di Sicilia)

Mauritania-Spagna (Nouakchott-El Hierro), 12 febbraio 2025

Tre migranti morti (un cadavere recuperato e 2 scomparsi in mare) in un naufragio nelle acque di El Hierro, la più occidentale delle Canarie. Erano con altri 75 migranti su un cayuco salpato dalla Mauritania, zona di Nouakchott, e rimasto per diversi giorni in pieno Atlantico. La tragedia è avvenuta poco prima dell’alba, quando stavano quasi per arrivare, meno di 20 chilometri a sud dell’isola. Mentre la salvamar Adhara, partita dal porto di La Restinga, si accingeva alle operazioni di soccorso, molti sul cayuco si sono spostati d’istinto sul lato da cui la vedevano arrivare e lo scafo, sbilanciato, si è quasi rovesciato, scaraventando in acqua circa 50 persone. Sono state tutte recuperate tranne tre: di uno dei dispersi poco dopo è stato trovato il corpo ormai senza vita, mentre non si è trovata traccia degli altri due. Tra i superstiti uno, preso a bordo dalla Adhara, era in gravi condizioni tanto da dover essere trasferito d’urgenza in elicottero in un centro ospedaliero di Tenerife. Allo sbarco a El Hierro anche altri 8 sono stati ricoverati. Le ricerche dei dispersi si sono protratte senza esito per tutta la giornata. Tra i 75 portati in salvo ci sono 10 donne e un bebè.

(Fonte: Hlena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, Canarias7, Europa Press, Cridem)     

Algeria-Spagna (Tipaza), 12-13 febbraio 2025

Diciotto morti su una barca scomparsa in mare sulla rotta tra l’Algeria e le Baleari. Non ci sono superstiti. La partenza risale al 29 dicembre 2024, dalla costa di Tipaza, nell’Algeria centrale, 70 chilometri a ovest di Algeri. I 18 a bordo contavano di arrivare alle Baleari nel giro di due o tre giorni al massimo e invece se ne sono perse le tracce. La piattaforma di soccorso Alarm Phone, contattata dai familiari, ne ha segnalato la scomparsa il 3 gennaio, lanciando poi nuovi appelli di ricerca dei giorni successivi. Tutti senza risposta. La conferma della tragedia è arrivata tra il 12 e il 13 febbraio, quando si è avuta conferma che i corpi portati dal mare il 22 gennaio sulla spiaggia di Bejaia, 220 chilometri a est di Algeri, appartengono a due harraga che facevano parte del gruppo salpato da Tipaza circa due settimane prima. Gli altri 16 sono stati dichiarati dispersi.

(Fonte: Alarm Phone)

Algeria-Spagna (costa tra Boumerdes e Annaba), 13 febbraio 2025

Un rapporto della piattaforma di soccorso Alarm Phone pubblicato il 13 febbraio segnala che tra il 5 e il 23 gennaio sono stati recuperati 21 cadaveri in varie località degli oltre mille chilometri di costa algerina tra Ain Temouchen (provincia di Tlemcen,, 70 km a ovest di Orano) e  Annababa, nella zona orientale. Nove sono quelli trovati tra il 5 e il 7 sulla spiaggia di Madagh e trasferiti nell’obitorio dell’ospedale Ain Turk ad Orano (nota del 6 gennaio: ndr); gli altri 12 più a est, nel tratto di 500 chilometri circa tra Bouerdes (45 km a est di Algeri) e Annaba (Bona): 2 a Jiel il 7 gennaio; altri 2 a Jiel e 1 a Skikda il 18; 1 a Boumerdes il 19; 3 (di cui un uomo di giovane età e 2 donne) il 18 di nuovo a Jiel e ad Annaba; 2 a Bejaja il giorno 22 e infine ancora 1 ad Annaba il 23 gennaio. Tenendo conto che i due recuperati a Bejaja sono ricollegabili al naufragio della barca salpata il 29 dicembre 2024 da Tipaza (nota del 12-13 gennaio: ndr) e che altri 3 trovati a Jiel (18 e 20 gennaio) si è accertato che erano a bordo della barca naufragata al largo di Cap Djinet, meno di 30 chilometri a nord est di Boumerdes (nota del 30 dicembre 2024: ndr), resta imprecisata la provenienza degli ultimi 7. E’ verosimile che, di questi 7, siano ricollegabili al naufragio di Cap Djinet, pur non essendo stati identificati, anche quello trovato a Boumerdes e gli altri 3 di Jiel. Deve invece trattarsi di vittime di altri naufragi imprecisati i 3 morti trovati uno a Skikda (460 chilometri a est di Boumerdes) e due ad Annaba (altri 50 chilometri più a est).

(Fonte: Alarm Phone rapporto 13 febbraio)  

Algeria-Spagna (costa tra Boumerdes e Annaba), 13 febbraio 2025

Un rapporto della piattaforma di soccorso Alarm Phone pubblicato il 13 febbraio segnala che tra il 5 e il 23 gennaio sono stati recuperati 21 cadaveri in varie località degli oltre mille chilometri di costa algerina tra Ain Temouchen (provincia di Tlemcen,, 70 km a ovest di Orano) e  Annababa, nella zona orientale. Nove sono quelli trovati tra il 5 e il 7 sulla spiaggia di Madagh e trasferiti nell’obitorio dell’ospedale Ain Turk ad Orano (nota del 6 gennaio: ndr); gli altri 12 più a est, nel tratto di 500 chilometri circa tra Boumerdes (45 km a est di Algeri) e Annaba (Bona): 2 a Jiel il 7 gennaio; altri 2 a Jiel e 1 a Skikda il 18; 1 a Boumerdes il 19; 3 (di cui un uomo di giovane età e 2 donne) il 18 di nuovo a Jiel e ad Annaba; 2 a Bejaja il giorno 22 e infine ancora 1 ad Annaba il 23 gennaio. Tenendo conto che i due recuperati a Bejaja sono ricollegabili al naufragio della barca salpata il 29 dicembre 2024 da Tipaza (nota del 12-13 gennaio: ndr) e che altri 3 trovati a Jiel (18 e 20 gennaio) si è accertato che erano a bordo della barca naufragata al largo di Cap Djinet, meno di 30 chilometri a nord est di Boumerdes (nota del 30 dicembre 2024: ndr), resta imprecisata la provenienza degli ultimi 7. E’ verosimile che, di questi 7, siano ricollegabili al naufragio di Cap Djinet, pur non essendo stati identificati, anche quello trovato a Boumerdes e gli altri 3 di Jiel. Devono invece essere vittime di altri naufragi imprecisati i 3 morti trovati uno a Skikda (460 chilometri a est di Boumerdes) e due ad Annaba (altri 50 chilometri più a est e a poco più di un centinaio dalla frontiera con la Tunisia).

(Fonte: Alarm Phone rapporto 13 febbraio)

Algeria-Spagna (costa di Tlemcen),15 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato nelle acque del litorale della provincia di Tlemcen, a sud ovest di Orano, nell’Algeria occidentale. Per il recupero è intervenuta una squadra della Protezione Civile, che ha poi trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa delle disposizioni della magistratura. Non sono emersi elementi per stabilirne la provenienza ma non sembrano esserci dubbi che sia la vittima di un naufragio sulla rotta verso la Penisola Iberica. Da questo tratto di costa in genere le barche degli harraga salpano puntando sull’Andalusia.

(Fonte: Ong Cipimd)

Libia (Tripoli), 15 febbraio 2025

Un ragazzo etiope, Azia Husen, 18 anni, originario della regione oromo, è morto a Tripoli dove era rimasto intrappolato nel suo tentativo di raggiungere l’Europa. Arrivato in Libia ormai da mesi senza riuscire a imbarcarsi, aveva trovato un alloggio di fortuna nei sobborghi di Tripoli insieme ad altri migranti. Secondo i compagni ha avuto un malore improvviso ed è morto nel giro di appena un’ora

(Fonte: Ong Refugees in Libya)

Algeria-Italia (Mostaganem-Cartagena), 15 febbraio 2025

Tre harraga algerini morti in un naufragio tra l’Algeria e la Spagna. La barca, uno scafo in vetroresina con un motore fuoribordo da 40 cavalli, era partita dal litorale di Mostaganem, circa 80 chilometri a est di Orano, puntando sull’Andalusa. La tragedia è avvenuta 50 chilometri al largo di Cartagena. Quando i soccorritori sono giunti sul posto tre dei dieci naufraghi erano ormai annegati. Gli altri 7 sono stati tratti in salvo e sbarcati a Cartagena insieme alle salme delle vittime. La notizia del naufragio è stata data dai superstiti, che si sono messi in contatto con le famiglie, avvertendo anche quelle dei tre compagni annegati.

(Fonte: Ong Cipimd)

Algeria-Spagna (Aguilas, Murcia), 17 febbraio 2025

Un giovane algerino è annegato dopo essere stato costretto dagli scafisti a gettarsi in mare per raggiungere la riva, in Spagna, sulla costa di Aguilas, a sud ovest di Murcia. Sulla barca, partita la sera di domenica 16 febbraio, c’erano 24 migranti e due scafisti. Alle prime luci dell’alba è arrivata all’altezza della spiaggia del Rafal, 12 chilometri a est di Aguilas, ma anziché approdare i due scafisti hanno preteso che i migranti (tra cui 6 minori) scendessero in acqua per arrivare a terra a nuoto. Non sono valse a nulla le proteste. La spiaggia distava da 15 a 20 metri ma in un tratto di acque piuttosto profonde e molti si sono trovati subito in difficoltà. A far scattare l’allarme sono state alcune persone che avevano notato buona parte dei migranti sulla spiaggia. Quando sono arrivate le prime pattuglie della polizia sull’arenile c’erano 19 migranti, tutti allo stremo delle forze. Uno, in particolare, un uomo di giovane età, era privo di conoscenza e non dava quasi segno di vita. Un’equipe medica del servizio d’emergenza ha cercato di rianimarlo ma non si è ripreso. In un primo tempo si è pensato a un naufragio. Quello che era invece accaduto è emerso nelle ore successive dai racconti degli stessi migranti. Le ricerche in mare, scattate subito dopo il primo allarme, sono comunque continuate fino al pomeriggio perché si temeva che ci fossero dei dispersi. Sono state interrotte solo quando, a terra, sono stati intercettati i 5 migranti che mancavano. Nel corso della giornata sono stati individuati e arrestati i due scafisti.

(Fonte: Ong Cipimd, Europa Press)

Libia (Al Harsha), 17 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trovato in un’area sterrata nei pressi di Abu Shamata, a sud di Al Harsha, non lontano da Zawiya. Segnalato alla polizia da alcuni abitanti della zona, è stato recuperato e trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Zawiya dalla Mezzaluna Rossa. Non sono emersi elementi per poterlo identificare né per stabilirne la provenienza. A giudicare dallo stato di degrado, la morte deve risalire a diversi giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Mali-Algeria (Tilemsi regione di Gao), 17-18 febbraio 2025

Venti migranti, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi mentre cercavano di arrivare clandestinamente in Algeria dal Mali, in un attacco condotto – secondo fonti locali – da miliziani del gruppo Wagner e da soldati dell’esercito nazionale maliano. Erano su due pick up che, partiti dalla zona di Gao, stavano attraversando il deserto verso nord, fino al posto di confine, per proseguire poi fino alla costa. L’attacco è stato condotto lungo la strada nella provincia di Tilemsi. “Nella prima macchina – ha riferito un uomo di Gao – sono morti tutti. Anche mio cugino, che era alla guida”. L’esercito maliano, contattato dall’agenzia France Press, non ha rilasciato dichiarazioni. Una fonte militare, tuttavia, ha riferito che è stata aperta un’indagine, ammettendo così di fatto la strage, pur avendo voluto precisare che “l’esercito non ha ucciso nessuno”. La conferma, del resto, è venuta da un rappresentante del governo regionale di Gao: Quello che è successo – ha detto alla France Press – è molto grave. Tutti quelli che sono stati uccisi erano civili: in totale, nei due veicoli, almeno 20 morti”. Ancora più pesante il bilancio riferito da un esponente del Fronte per la liberazione dell’Azawad, il gruppo autonomista ribelle al governo di Bamako: non meno di 24 persone, incluse donne e bambini.

Aggiornamento 22 febbraio: 24 le vittime. Sono 24 – come aveva denunciato il Fronte dell’Azawad – i migranti uccisi nell’assalto a due pick up diretti verso il confine con l’Algeria. Lo ha confermato il comando dell’esercito maliano annunciando di aver aperto un’inchiesta sulla strage. Sono emersi anche alcuni particolari in più su quanto è accaduto: uno dei due furgoni assaliti si è incendiato e tutte le persone a bordo sono morte, l’altro è riuscito a fuggire con alcuni superstiti.

(Fonte: Ebrima Migrant Situation, News Central, The Voice of America, Le matin d’Algerie. Aggiornamento: Al Jazeera)

Marocco-Spagna (Rincon-Ceuta), 18 febbraio 2025

Due ragazzi marocchini sono scomparsi nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Uno si chiama Ahmed En Ali, 17 anni; dell’altro non si conosce l’identità. Le loro tracce si perdono martedì 11 febbraio quando, arrivati a Castillejos da Rincon, un centro a meno di trenta chilometri di distanza in direzione sud lungo la costa, hanno preso il largo insieme a un amico, con indosso solo un costume da bagno. Ed è stato proprio questo terzo ragazzo a dare l’allarme: arrivato a Ceuta portandosi al largo e aggirando la lunga scogliera antemurale al varco del Tarajal, ha telefonato subito alla famiglia di Ahmed, avvertendo che durante la traversata aveva perso di vista i due amici e non sapeva che fine avessero fatto. I genitori di Ahmed si sono attivati rivolgendosi alle autorità marocchine e poi anche alla Guardia Civil di Ceuta. Dopo giorni di ricerca senza risultati martedì 28, a una settimana dalla scomparsa, si sono rivolti per un appello alla redazione del Faro de Ceuta, oltre che alla organizzazione No Name Kitchen, diffondendo anche una foto di Ahmed nella speranza che possa facilitare un eventuale riconoscimento.

(Fonte: El Faro de Cauta)

Marocco-Spagna (Al Hoceima), 19 febbraio 2025

Il corpo di un migrante sconosciuto è affiorato nelle acque del litorale di Al Hoceima, nel Marocco settentrionale, circa 130 chilometri a ovest di Nador e dell’enclave spagnola di Melilla. Ad avvistarlo, circa 4 miglia al largo del promontorio di Sidi Abet, è stato l’equipaggio di un peschereccio, che ha avvertito la Guardia Costiera. Per il recupero è intervenuta una squadra del soccorso marittimo, che ha poi trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale regionale di Ajdir. A giudicare dal forte stato di degrado il cadavere è rimasto in acqua molto a lungo prima del ritrovamento. Ciò ha indotto a ritenere che l’uomo sia morto in un naufragio avvenuto da più di qualche settimana. La stampa locale ha evidenziato come in questo stesso tratto di mare non siano infrequenti gli avvistamenti di cadaveri di migranti sconosciuti al largo o che finiscono impigliati nelle reti dei pescherecci della zona.

(Fonte: Nadorcity.com)

Turchia-Grecia (Kusadasi-Samo), 19-20 febbraio 2025

Sei migranti morti nel naufragio di un gommone nell’Egeo tra la Turchia e l’isola greca di Samo. Il battello aveva preso il largo dalla costa di Kusadasi in piena notte. A bordo c’erano 33 persone, tra cui diversi bambini e alcune donne. La tragedia è avvenuta poco dopo la partenza. Erano le 4,03 quando la centrale di soccorso di Kusadasi ha ricevuto il primo Sos. Nel dispaccio si diceva che il gommone si stava sgonfiando e lo scafo imbarcava acqua rapidamente. La Guardia Costiera turca ha mobilitato quattro motovedette che, giunte sul posto, hanno tratto in salvo 20 persone che erano aggrappate al relitto del canotto e recuperato 7 naufraghi che cercavano di tenersi a galla in mare. Nelle ricerche successive, in cui è intervenuto anche un elicottero militare, sono stati individuati e recuperati 6 cadaveri, tutti poi trasferiti nell’obitorio dell’ospedale di Kusadasi. Le autorità turche non hanno fornito informazioni sulla nazionalità delle 33 persone a bordo del gommone.

(Fonte: Aegean Boat Report)

Italia (Lampedusa), 22 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato in mare al largo di Lampedusa. Segnalato da una imbarcazione privata, è stato recuperato da una motovedetta della Guardia Costiera e, dopo una prima ispezione sulla banchina del porto, trasferito nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana. Se ne ignora la provenienza ma appare evidente che si tratta di un migrante che ha perso la vita durante una delle traversate verso le Pelagie. A giudicare dallo stato di degrado molto avanzato della salma, la morte dell’uomo risale a molto tempo prima del ritrovamento.

(Fonte: Agrigentonotizie)

Algeria-Spagna (Ain Taya-Ibiza), 22 febbraio 2025

Cinque migranti morti (una donna e 4 uomini) su una barca intercettata a nord est di Ibiza. L’allarme è scattato nel primo pomeriggio di sabato 22 quando l’imbarcazione è stata avvistata alla deriva diverse miglia al largo dell’isola. Una salvamar del Salvamento Maritimo la ha raggiunta intorno alle 15,30 trovando a bordo 19 persone, che ha recuperato e sbarcato a Ibiza, dove sei di loro sono state poi ricoverate per un forte stato di ipotermia e disidratazione. E’ stato a questo punto che, dal racconto dei superstiti, si è scoperto che c’erano anche delle vittime. La barca era partita il 17 febbraio dal litorale di Ain Taya, poco più di 30 chilometri a est di Algeri, puntando verso le Baleari. A bordo erano in 24, tutti di origine somala. Durante la navigazione devono aver perso la rotta o forse c’è stata un’avaria al motore. Sta di fatto che sono rimasti in balia del Mediterraneo fino a quando, avvistati casualmente, sono stati soccorsi dal Salvamento Maritimo. Un calvario di cinque giorni durante i quali cinque del gruppo, caduti fuoribordo a causa del mare molto mosso, sono scomparsi tra le onde senza che i compagni riuscissero a recuperarli. Non è stata organizzata una operazione per la ricerca delle salme perché i superstiti non hanno saputo indicare in quale tratto di mare è avvenuta la tragedia.

(Fonte: Ong Cipimd, Ebrima Migrants Situation, Europa Press)

Turchia-Grecia (Lesbo), 23 febbraio 2025

Una giovane donna afghana è morta su un gommone durante la traversata tra la Turchia e l’isola greca di Samo, nell’Egeo. Faceva parte di un gruppo di profughi partiti prima dell’alba dalla costa turca compresa tra Gomec e Dikili  Lo sbarco è avvenuto alle prime luci ma nessuno si è accorto di nulla fino a quando la polizia è stata informata che sulla costa sud-orientale dell’isola, nei pressi di Agias Fokas, 40 chilometri a sud di Lesbo, c’erano almeno 18 migranti arrivati da non molto. Alcune pattuglie hanno intercettato il gruppo poco dopo. Dalle dichiarazioni degli stessi migranti è poi emerso che una di loro era morta mentre erano ancora in mare. Il corpo ormai senza vita è stato trovato sul fondo del gommone arenato sulla spiaggia e trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Mytilene per le indagini. Non essendo state trovate sulla salma ferite o segni di violenza, le autorità greche hanno riferito, in attesa dell’autopsia, che a causare la morte deve essere stato un malore, forse dovuto al freddo e all’esaurimento fisico. I 18 superstiti sono stati trasferiti nel centro accoglienza di Kara Tepe.

(Fonte: Aegean Boat Report, Ana Mpa, Ekathimerini)   

Algeria-Spagna (Orano), 24 febbraio 2025

Dodici migranti sono scomparsi in un naufragio “fantasma” sulla rotta tra l’Algeria e la Penisola Iberica. Erano su una barca salpata il 30 dicembre 2024 dalla costa algerina occidentale, a quanto pare nella zona di Orano, puntando verosimilmente verso Almeria. Le loro tracce si sono perse poco dopo la partenza. Il primo allarme è stato lanciato qualche giorno dopo da familiari di alcune delle persone a bordo. Alarm Phone ha lanciato il primo appello il 6 gennaio. Le ricerche condotte subito dopo non hanno dato esito ma i familiari dei 12 migranti scomparsi hanno continuato ad attivarsi. A quasi due mesi di distanza, il 24 febbraio, un nuovo dispaccio di Alarm Phone ha confermato che di quella barca non si sa più nulla: sia le autorità spagnole che quelle algerine hanno ribadito di non averla trovata e nessuno dei 12 a bordo si è messo in contatto con la famiglia o gli amici. Tutto lascia credere, dunque, che ci sia stato un nuovo naufragio “fantasma” senza alcun superstite

(Fonte: Alarm Phone)

Etiopia (Addis Abeba), 25 febbraio 2025

Cinque profughi eritrei sono morti in Etiopia, dove si era provvisoriamente interrotta la loro fuga verso l’Europa a causa della mancanza del denaro necessario e di una serie di misure restrittive introdotte dal Governo: tre uccisi dalla polizia in un tentativo di evasione dopo essere stati bloccati come “clandestini” e due precipitando da una finestra mentre cercavano di sottrarsi a un arresto. “Sono due episodi distinti, avvenuti entrambi ad Addis Abeba ma a distanza di una quindicina di giorni l’uno dall’altro. L’uno e l’altro, però, sono la conseguenza diretta del clima pesante che si è fatto strada in tutto il paese contro la nostra comunità dopo che il Governo, a partire dalla fine del 2020, quando è iniziata la guerra in Tigray, ha praticamente smantellato la politica di accoglienza condotta per anni nei confronti di tutti i nostri rifugiati”, hanno riferito alcuni rappresentanti della diaspora eritrea in Etiopia e in Italia. Le due tragedie risalgono al mese di gennaio ma sono emerse solo diverse settimane dopo, anche in seguito ad alcune iniziative rivolte sia al Governo etiope che alla direzione centrale dell’Unhcr a Ginevra da parte della diaspora in Europa. Il tentativo di evasione, secondo quanto è stato denunciato, è avvenuto nel carcere di Lafto intorno al 20-21 gennaio. Per contrastarlo gli agenti di guardia non avrebbero esitato a sparare ad altezza d’uomo, colpendo almeno una decina di persone. Le vittime sono un ragazzo di 16 anni, Hanibal Solomun, originario di Damba Mich, che voleva raggiungere il fratello Mussié in Olanda, Ataklti Iseyas di circa vent’anni e un terzo giovane di cui le autorità non hanno comunicato l’identità. Il primo è morto il giorno stesso della sparatoria e gli altri due in ospedale, per le ferite riportate, alcuni giorni dopo. “I loro corpi – hanno riferito sempre rappresentanti della diaspora – sono nell’obitorio dell’ospedale San Pietro. Speriamo che vengano consegnati al più presto alle famiglie in Eritrea”. Un paio di settimane prima avevano perso la vita gli altri due ragazzi, entrambi privi dello status di rifugiati o richiedenti asilo a causa delle nuove restrizioni governative. Erano nella casa che avevano trovato in un quartiere dove vivono numerosi altri eritrei quando sono stati sorpresi da un’irruzione della polizia. Chiuse le vie di fuga attraverso le scale, presidiate da numerosi agenti, hanno cercato di calarsi da una finestra, a diversi metri d’altezza, ma sono precipitati al suolo uno dopo l’altro. Gravemente feriti, li hanno portati in ospedale ma non ce l’hanno fatta a riprendersi. “Hanno tentato quella fuga così rischiosa – ha dichiarato un eritreo esule in Italia – perché temevano che in seguito all’arresto sarebbero stati rimpatriati in Eritrea”.

(Fonte: Coordinamento Eritrea Democratica)

Egitto (Solloum e Matrouh), 25 febbraio 2025

I corpi di tre migranti sono stati trovati su una barca alla deriva intercettata al largo di Matrouh, nell’Egitto occidentale, 220 chilometri circa a est del confine con la Libia. Per il recupero del natante è intervenuta la Guardia Costiera egiziana che ha fatto poi trasferire le salme nell’obitorio dell’ospedale di Matrouh. Due dei tre uomini sono stati identificati grazie ai documenti trovati tra gli abiti: sono Safir Mustafà Taraz, pakistano, e Mohammed Murad, bengalese. Sconosciuta l’identità del terzo. Stando agli accertamenti condotti dalla polizia la barca risulta partita dal litorale di Solloum, a una decina di chilometri dalla frontiera libica. Date le dimensioni dello scafo, a bordo dovevano esserci decine di persone: verosimilmente migranti asiatici di varie nazionalità dei quali si è persa traccia. Nel contesto degli accertamenti sono state interessate sia l’ambasciata del Pakistan che quella del Bangladesh. Secondo i primi elementi c’è da ritenere che la barca, diretta verso l’Europa, abbia perso la rotta o subito un guasto al motore, rimanendo per giorni alla deriva nel Mediterraneo centrale.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)   

Libia-Italia (Lampedusa), 28 febbraio 2025

Due giovani morti e una donna in condizioni critiche su una barca con una quarantina di migranti intercettata a sud ovest di Lampedusa. Il natante, salpato da Saabratha, sulla costa a ovest di Tripoli, deve essere rimasto a lungo in mare prima di essere avvistato 43 miglia al largo di Lampedusa. Per i soccorsi è stata mobilitata una motovedetta della Guardia Costiera il cui equipaggio, poco dopo il primo contatto, ha scoperto che sulla barca c’erano due cadaveri ed ha saputo dagli altri naufraghi che una donna aveva perso conoscenza ormai da tempo e non dava quasi segno di vita. Il rientro a Lampedusa è stato così accelerato al massimo mentre sul molo Favarolo è stata messa in allarme l’equipe medica dell’ambulatorio ed è stata fatta arrivare un’ambulanza.

Aggiornamento 9 marzo. Sono stati identificati i due migranti trovati senza vita sul barcone: si tratta di due giovanissimi egiziani, un sedicenne di Fayum e un diciassettenne di Assiut. Sono morti entrambi per le gravi ustioni dovute al contatto prolungato con la miscela di benzina e acqua di mare sul fondo dello scafo.

(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Il Giornale di Sicilia, La Sicilia, Live Sicilia, Repubblica. Aggiornamento: Ahram Online)

Mauritania-Spagna (Nouakchott-Canarie), 28 febbraio 2025

E’ scomparso nell’Atlantico un cayuco salpato dalla Mauritania, zona di Nouakchott, sulla rotta per le Canarie nelle prime ore del 15 febbraio. A bordo d’erano almeno 60 migranti subsahariani. Il primo Sos è stato lanciato alle 20,30 del 24 febbraio, nove giorni dopo la partenza, dalla piattaforma di soccorso Alarm Phone che, dopo aver cercato invano di contattare il barcone, ha informato le autorità marocchine e spagnole, sollecitando una operazione di ricerca lungo la rotta presumibile. Gli appelli si sono ripetuti nei giorni successivi. Sia la Spagna che il Marocco hanno aderto all’appello ma le ricerche non hanno dato esito finché, in mancanza di qualsiasi traccia, sono state sospese. Venerdì 28 febbraio, alle 12,47, Alarm Phone ha diffuso un nuovo comunicato nel quale si informa che il cayuco non è stato trovato e che, a distanza ormai di 15 giorni da quando ha lasciato la Mauritania, c’è da ritenere che sia naufragato. Un nuovo “naufragio fantasma” senza superstiti.

(Fonte: Alarm Phone)  

Libia-Italia (Sar Malta piattaforma Miskar), 1-3 marzo 2025

Un giovane è morto sulla rotta per Lampedusa all’altezza della piattaforma gas di Miskar, al largo della Tunisia ma nelle acque internazionali della zona Sar maltese. Era su uno zodiac salpato dalla costa occidentale libica, zona di Zuwara. A bordo, oltre a lui, c’eranosuo fratello e altri 31 migranti subsahariani costretti da un’avaria ad attraccare e a rifugiarsi sulla piattaforma. L’emergenza è stata scoperta dopo che i naufraghi, nella giornata di sabato primo marzo, sono riusciti a contattare la centrale operativa di Alarm Phone, segnalando di trovarsi, abbandonati a se stessi, all’aperto, senza cibo né acqua e senza nulla per ripararsi dal freddo. In un secondo messaggio hanno aggiunto che uno di loro era morto e altri erano ormai allo stremo. Nelle ore successive Sea Bird, l’aereo da ricognizione della Ong Sea Watch, ha confermato di aver avvistato lo zodiac assicurato da una fune a uno dei piloni e decine di persone ammassate nella parte inferiore della Miskar, a pochi metri dall’acqua, ma che non c’era traccia di interventi di soccorso. Alarm Phone ha lanciato ripetuti Sos sia a Malta che all’Italia e alla Tunisia, oltre che a una nave mercantile che era nelle vicinanze. Nessuno si è mosso. La situazione è stata sbloccata lunedì 3 marzo dalla Aurora, la nave per gli interventi rapidi della Ong Sea Watch che, partita da Lampedusa, ha raggiunto la piattaforma e preso a bordo i 32 naufraghi. Il cadavere del ragazzo non è stato recuperato. E’ stato il fratello a raccontare come è morto: “E’ scivolato ed ha battuto con violenza la testa mentre cercavamo di arrampicarci sulla piattaforma. Poi è caduto in acqua. Forse aveva perso i sensi. Era buio e non siamo riusciti a salvarlo”.

(Fonte: Alarm Phone, Sea Watch, Ebrima Migrants Situation)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 1-3 marzo 2025

Almeno 6 migranti sono scomparsi in mare, tra il primo e il 3 marzo, in tempi e circostanze diversi, tentando di raggiungere Ceuta dal Marocco aggirando a nuoto la linea di frontiera all’altezza del varco del Tarajal. Solo 2 cadaveri sono stati recuperati. L’allerta nella fascia di confine è scattato già dalla tarda serata di venerdì 28 febbraio, quando sul versante marocchino sono stati notati numerosi giovani che, da soli o a piccoli gruppi, cercavano di prendere il largo dalla spiaggia marocchina del Tarajal, eludendo la vigilanza della polizia. La prima vittima è stata trovata la mattina di sabato 1 marzo: un giovane dell’età apparente di 19/20 anni che ormai senza vita flottava trascinato dalla corrente nelle acque della baia di Ceuta. Sul corpo, recuperato dalla salvamar Atria del Salvamento Maritimo e trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale, non sono stati trovati elementi per poterlo identificare. Si sa solo che è sicuramente di origine maghrebina e che indossava un costume da bagno lungo di colore scuro. Il dispositivo di soccorso predisposto dalla Guardia Civil era ancora attivo quando è arrivata la segnalazione della scomparsa di un algerino, Ishaq Djaidja, di 26 anni. Secondo quanto è stato riferito alla redazione del Faro de Ceuta, il giovane si è allontanato dalla spiaggia del Tarajal intorno alle 5 del mattino di sabato. Indossava un costume da bagno nero ed era da solo. Da quel momento nessuno lo ha più visto.

Il gruppo di Martil. Tre delle vittime sono minorenni di un gruppo di cinque amici che hanno tentato insieme la traversata la notte di venerdì 28 febbraio dopo aver raggiunto Castillejos da Martil, un centro costiero situato circa 40 chilometri a sud di Ceuta. Il primo allarme sulla sorte di questi 5 amici è stato lanciato lunedì 3 marzo dalla famiglia di uno di loro, Walid El Grini, appena quindicenne, preoccupata dall’assenza del loro ragazzo e dalla notizie che arrivavano dalla frontiera, inclusa quella del ritrovamento del corpo di un ragazzo su una spiaggia di Castillejos. Dalle indagini condotte dopo questa segnalazione è emerso che uno del gruppo era riuscito a raggiungere Ceuta, uno era rientrato in Marocco ed uno era il minorenne trascinato dal mare sul litorale di Castillejos. Nessuna traccia, invece, di Walid e del quinto ragazzo, Mohamed Chakra, di 16 anni. Nessuno dei cinque aveva informato i familiari dell’intenzione di raggiungere la Spagna attraverso Ceuta. La salma recuperata a Castillejos è stata consegnata alla famiglia e sepolta nel cimitero di Martil.

Il giovane di Kenitra. La sesta vittima è Mohamed Jout, 23 anni, di Kenitra, una città sulla costa atlantica del Marocco, circa 270 chilometri a sud di Ceuta. La sua scomparsa è stata segnalata dai genitori il 3 marzo ma il suo tentativo di raggiungere Ceuta deve risalire ad almeno tre giorni prima, le primissime ore di sabato 1 marzo, sempre dalla spiaggia del Tarajal sul versante di Castillejos. Si sa per certo che indossava una muta da sub e pinne e che preparava per tempo l’impresa. Se ne sono perse le tracce dal momento stesso che ha preso il largo.

Aggiornamento 15 marzo. Il corpo di Ishaq Djaidja è stato recuperato sul litorale di M’diq, in Marocco, 28 chilometri a sud di Ceuta, e consegnato alla famiglia il 15 marzo per il rimpatrio e la sepoltura in Algeria.

(Fonte: El Faro de Ceuta, Nadorcity.com. Aggiornamento: El Faro de Ceuta)

Algeria-Spagna (Maiorca), 4 marzo 2025

Il cadavere di un migrante con indosso un giubbotto di salvataggio è stato trascinato dal mare sulla spiaggia di Son Moll, sulla costa maiorchina occidentale, nella zona di Cala Rajada, circa 40 chilometri a ovest di Maiorca. A trovarlo, verso le 7,30, sono stati alcuni passanti. Dopo un primo sopralluogo, la Guardia Civil ha provveduto al recupero. L’avanzato stato di decomposizione dimostra che la salma è rimasta a lungo in acqua prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione ma si ritiene che si tratti di un migrante morto tentando di arrivare alle Baleari dalla costa dell’Algeria centrale.

(Fonte: Diario de Mallorca, Europa Press,Ong Cipimd, Ultima Hora, Ib3n)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 5 marzo 2025

Non si hanno più notizie di Mohamed Bakkali, un marocchino di 33 anni residente a Tetouan che ha tentato di raggiungere Ceuta a nuoto. La sua scomparsa è stata segnalata dai familiari il 5 marzo alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta ma risale all’alba di sabato 1 marzo, in concomitanza di numerosi altri tentativi di arrivare nell’enclave spagnola via mare da Castillejos. Non si sa se abbia preso il largo da solo o con qualcun altro. E’ la settima vittima segnalata dal primo marzo (nota 1-3 marzo) e la polizia, date le condizioni del mare, non esclude ce ne siano altre.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Tunisia (Sfax,campo km 19), 5 marzo 2025

Daddy Jallow, un migrante gambiano di vent’anni, è morto nella baraccopoli del Km 19, a nord di Sfax, dove aveva trovato rifugio dopo essere rimasto intrappolato in Tunisia tentando di raggiungere l’Europa. Veniva da Sukuta, una ventina id chilometri a sud ovest di Banijul. I compagni hanno riferito che si era ammalato e, in mancanza di cure adeguate, è peggiorato rapidamente. La sera di martedì 4 marzo ha avuto un malore e non si è più ripreso: ha perso conoscenza ed è morto intorno alle 3 del mattino di mercoledì 5 marzo.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)     

Algeria-Spagna (Malaga), 5-6 marzo 2025

Sulla spiaggia di Fuengirola, circa 35 chilometri a sud est di Malaga, è affiorato il cadavere di un migrante sconosciuto con indosso una muta da sub. A dare l’allarme, verso le 20,30, è stato un abitante della zona che ha avvertito la centrale del servizio emergenza 112. Poco dopo sul posto sono giunte squadre sia della polizia nazionale che locale. Il recupero si è rivelato difficoltoso anche perché il corpo, privo della testa, era in uno stato di decomposizione molto avanzato. Stando agli accertamenti si tratterebbe comunque di un uomo piuttosto giovane, morto sicuramente molti giorni prima del ritrovamento tentando di raggiungere la Spagna, presumibilmente dalle coste dell’Algeria centrale. E’ stata disposta un’autopsia, tanto più che il corpo è decapitato. La scomparsa della testa tuttavia potrebbe essere una conseguenza del processo di saponificazione che ha deteriorato i tessuti. L’unica speranza di poterlo identificare può essere il risultato dell’esame del Dna.

(Fonte: Abc de Malaga, Europa Press, Ong Cipimd)

Algeria-Spagna (Minorca e Formentera), 6 marzo 2025

Il mare ha depositato i corpi di 3 migranti sulle spiagge delle Baleari, 2 a Formentera a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro, e uno a Minorca. A Formentera, dove a partire dall’inizio di gennaio sono in tutto 5 i cadaveri di migranti recuperati sulle spiagge o in prossimità della costa, l’ultimo è affiorato la mattina di giovedì 6 marzo all’altezza della spiaggia di Llevant, nel parco nazionale di Ses Salines, nella parte settentrionale dell’isola. A scoprirlo, verso le 12,30, è stato un passante che ha avvertito la polizia. Si tratta di un uomo apparentemente giovane, ma non sono emersi elementi per poterlo identificare, anche a causa dello stato di degrado molto avanzato. L’altro cadavere, con indosso tutti i vestiti, è stato invece trovato il 18 febbraio di fronte alla spiaggia di San Tomas, nel municipio di Es Migjorn, 6 chilometri circa a sud est del centro di Formentera, sulla costa meridionale. La scoperta del cadavere a Minorca risale al 3 marzo: tenuto a fior d’acqua da un salvagente arancione, il corpo è stato trascinato dalla marea di fronte a Playa Tornas sulla costa meridionale dell’isola, dove verso le 11,30 di lunedì 3 marzo è stato visto a pochi metri dalla riva da una persona che camminava lungo la spiaggia e che ha immediatamente avvertito il servizio emergenza 112. Poco dopo la polizia ha provveduto al recupero della salma, che è stata trasferita nell’obitorio del centro medico Ciutadella per l’autopsia. Secondo la polizia non ci sono dubbi che si tratta di migranti salpati dall’Algeria nel tentativo di raggiungere la Spagna: la rotta delle Baleari ha registrato un forte incremento di arrivi a partire dagli ultimi mesi del 2024.

(Fonte: Diario de Formentera, Europa Press, Ong Cipimd, Menorca Info)

Senegal-Canarie (Sangomar, Dakar), 7 marzo 2025

Un migrante è morto al largo di Sangomar, in Senegal, durante le operazioni di soccorso a un cayuco sulla rotta per le Canarie. Il barcone era partito dalla costa a sud di Dakar con a bordo 232 migranti, tra cui numerose donne e ragazzi minorenni. Doppiato il promontorio di Dakar, secondo quanto ha riferito la Dirpa (la direzione per l’informazione delle forze armate), ci sono state difficoltà che hanno indotto a lanciare una richiesta di aiuto. Dalla base di Dakar della Marina è stata mobilitata la motovedetta Taouay. Durante i soccorsi – ha dichiarato sempre la Dirpa – una delle persone a bordo, già ferita e fortemente debilitata, è morta. Non sono stati forniti particolari sulle cause e le circostanze precise della morte: il comunicato si limita a precisare che anche altri migranti erano in precarie condizioni fisiche.

(Fonte: Dakaractu.com. Ebrima Migrants Situation)

Senegal-Capo Verde (rotta delle Canarie), 7 marzo 2025

Un cayuco con a bordo i cadaveri di 9 migranti è stato trovato da una nave mercantile alla deriva, in pieno Atlantico, a sud dell’arcipelago di Capo Verde. Stando alle dimensioni dello scafo c’è da ritenere che si siano imbarcate molte più persone ma non sono emersi elementi per stabilire quante né il luogo preciso da cui il barcone ha preso il largo. E’ verosimile che sia partito dal Senegal. In ogni caso Alarm Pohe, dopo aver riferito la notizia della tragedia sul suo sito web, ha sollecitato un’inchiesta o quanto meno un intervento della Guardia Costiera senegalese per identificare le vittime e ricostruire quanto è accaduto. Tutto lascia pensare che il cayuco abbia perso la rotta o sia magari finito alla deriva per un guasto al motore e che poi, ormai ingovernabile e trascinato dalle correnti atlantiche verso ovest, sia finito nelle acque capoverdiane, come è già accaduto in altri casi in passato. “Stiamo cercando diversi convogli da gennaio – ha riferito Helena Maleno della Ong Caminando Fronteras – Stiamo verificando le informazioni con le famiglie dei dispersi e con le autorità competenti. Nelle ultime settimane le imbarcazioni di migranti si stanno allontanando molto dalle coste africane per raggiungere le Canarie in modo da sfuggire alla maggiore sorveglianza lungo il litorale e nelel acque più sottocosta. Si tratta di una pratica molto pericolosa, poiché i cayucos sovraccarichi non sono adatti a navigare in alto mare”. C’è da credere che sia accaduto lo stesso con il barcone trovato a sud di Capo Verde. A giudicare dallo stato di degrado dei cadaveri sicuramente è rimasto in mare molto a lungo. Resta imprecisato il numero complessivo delle vittime.

Aggiornamento 15 marzo: almeno 14 le vittime. Sono almeno 14 (5 in più di quelli segnalati inizialmente) i cadaveri individuati a bordo del cayuco. E’ quanto è emerso da accertamenti successivi alla prima segnalazione, ma a distanza di otto giorni dal primo avvistamento il barcone era ancora alla deriva. A causa delle condizioni di maltempo e del mare molto mosso la nave che lo ha avvistato e lanciato l’allarme non è riuscita a recuperarlo mentre la centrale Mrcc di Capo Verde ha riferito agli operatori di Alarm Phone che per poter intervenire aveva bisogno di una localizzazione più precisa. Sempre imprecisato il numero dei dispersi.

(Fonte: Alarm Phone, Infomigrants. Aggiornamento: Alarm Phone)

Algeria-Spagna (Cala Deià, Maiorca), 8 marzo 2025

Il corpo di un migrante è affiorato nelle acque di Maiorca al largo di Cala Deià, sulla costa settentrionale dell’isola. Ad avvistarlo, verso le 9, mentre flottava ad alcune decine di metri dalla riva, è stato un pescatore, che ha subito avvisato la Guardia Civil. Per il recupero è intervenuta una motovedetta della stessa Guardia Civil, che ha sbarcato la salma a Port de Soller, facendola poi trasferire nell’obitorio dell’ospedale di Maiorca. Si tratta di un giovane di età compresa tra i 17 e i 20 anni, molto probabilmente algerino. A giudicare dallo stato di degrado la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento. Dall’inizio dell’anno sono una decina i cadaveri di migranti portati dal mare alle Baleari. Secondo la polizia sono vittime di più naufragi. E d’altra parte si ha notizia della scomparsa di almeno due barche partite dall’Algeria sulla rotta per le Baleari.

(Fonte: Ultima Hora, Ong Cipimd)

Libia-Italia (Zawiya), 8 marzo 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato sul litorale di Zawiya, circa cento chilometri a ovest di Tripoli, nella zona di Spanish Port. Segnalato alla polizia da alcuni residenti, è stato recuperato da una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa del nulla osta della magistratura per l’inumazione. Si ritiene che l’uomo sia annegato tentando di raggiungere Lampedusa. La morte deve risalire a diversi giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia (Ash Shuwayrif), 8-9 marzo 2025

Nel corso di un servizio di perlustrazione nel deserto una pattuglia di polizia ha trovato il cadavere di un migrante subsahariano, 30 chilometri a sud di Ash Shuwayrif. La sabbia aveva quasi ricoperto la salma e, a giudicare dal forte stato di degrado, la morte deve risalire a diversi giorni prima del ritrovamento. Per il recupero è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa che, su disposizione del procuratore, la ha trasferita nell’obitorio dell’ospedale di Ash Shuwayrif per il completamento delle indagini. Si ritiene che l’uomo sia stato abbandonato dai trafficanti magari dopo essere caduto da un pick-up diretto verso la costa. Non sono emersi elementi per l’identificazione.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Marocco-Spagna (Larache-Castillejos-Ceuta), 9 marzo 2025

Un ragazzo marocchino – Yahya Bakkali, 16 anni – è scomparso in mare nel tentativo di raggiungere Ceuta. Residente a Larache, circa 90 chilometri a sud di Tangeri e 150 chilometri da Ceuta, ha raggiunto Castillejos nella giornata di giovedì 6 marzo e nelle prime ore dell’indomani, venerdì 7, ha preso il largo dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal, per aggirare a nuoto la linea di confine con l’enclave spagnola, nonostante le pessime condizioni del mare, con forti correnti e onde violente. Da quel momento nessuno lo ha più visto. L’allarme per la sua assenza è stato lanciato dalla madre che non sapeva dell’intenzione di Yahya di andarsene a Ceuta e che si è rivolta anche alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta. Quando è uscito di casa aveva con sé il cellulare e indossava una tuta sportiva scura, ma è probabile che si sia procurato una muta da sub all’insaputa della madre. La donna ha cercato ripetutamente di telefonare ma il cellulare di Yahya risulta irraggiungibile.

(Fonte: El Faro de Ceuta)  

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 10 marzo 2025

Tre migranti morti (una ragazza e due bambini) in un naufragio sulla rotta per Lampedusa dal litorale di Sfax, Tunisia. La tragedia è stata ricostruita da quattro superstiti, due giovani coppie di gambiani che, rientrati domenica notte 9 marzo a Sfax, nel sobborgo di Zitouns, si sono rivolti alla organizzazione Ebrima Migrants Situation. La barca è partita la notte tra venerdì 7 e sabato 8 marzo intorno alle 3, da una spiaggia situata all’altezza del campo Km 25, a nord di Sfax. “Abbiamo navigato per quasi 23 ore – hanno riferito i quattro – Quando eravamo ormai a poche decine di chilometri da Lampedusa lo scafo ha cominciato a imbarcare acqua e si è rovesciato. Nelle vicinanze c’era un peschereccio tunisino che non ci ha prestato alcun aiuto. Anzi, quando alcuni di noi si sono avvicinati e hanno tentato di aggrapparsi per issarsi a bordo sono stati colpiti con un lungo bastone. E’ stato in questa fase che sono scomparsi in mare un ragazzo gambiano e 2 bambini. Solo più tardi quei pescatori ci hanno soccorso ed è arrivata anche la Guardia Costiera tunisina alla quale ci hanno consegnato. Poi, allo sbarco, 32 uomini del gruppo sono stati fermati dalla polizia, spogliati quasi di tutto e fatti salire con le mani legate dietro la schiena su un autobus. Non sappiamo dove li abbiano portati”. La ragazza annegata veniva dal Gambia: si chiamava Sana Camata.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)

Tunisia (Campo km 32 Sfax), 10 marzo 2025

Un giovane gambiano, Omar Jassey, originario di Brikama, una trentina id chilometri a sud di Banjul, è morto nella baraccopoli improvvisata da centinaia di migranti intrappolati in Tunisia al chilometro 32 a nord di Sfax. Le circostanze della morte non sono chiare. Di religione islamica, Omar stava rispettando il Ramadam. La sera di domenica ha rotto il digiuno e si è preparato il the nell’alloggio di fortuna in cui viveva in attesa di trovare la possibilità di imbarcarsi. Dopo un po’, quando era ormai notte, è uscito e, a quanto pare, ha avuto un malore ed è caduto. Più tardi lo hanno trovato esanime e non si è più ripreso.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)    

Marocco-Spagna (Casablanca-Castillejos-Ceuta) 10-11 marzo

Due marocchini appena quindicenni di Casablanca, Zakaria e Aymen, risultano dispersi dopo essersi allontanati da casa per raggiungere Ceuta. La loro scomparsa è stata segnalata dai genitori alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta il 10 marzo ma risale ad almeno una settimana prima. Oltre che le autorità marocchine e spagnole, sono state informate una Ong di Tangeri che si occupa dei diritti dei bambini e l’organizzazione No Name Kitchen. Entrambe hanno lanciato vari appelli di ricerca, specialmente per la zona del Marocco settentrionale e la frontiera del Rarajal, nei pressi di Castillejos. Si ritiene che, come numerosi altri giovani marocchini, possano aver tentato la traversata fino a Ceuta, aggirando la barriera frangiflutti del Tarajal, durante la burrasca che ha investito la zona verso venerdì 7 marzo e nei giorni successivi, contando sul fatto che le pessime condizioni meteo avrebbero rallentato la vigilanza da parte della polizia sui due lati della frontiera.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Tunisia (Sfax), 10-11 marzo 2025

Una ragazza originaria della Sierra Leone, Isatu Juma (“Lucy”) è morta in Tunisia “per non aver ricevuto cure mediche adeguate”. Lo affermano altri migranti che hanno cercato di assisterla. Arrivata e bloccata da tempo in Tunisia, la giovane aveva trovato rifugio nei sobborghi di Sfax. Quando si è ammalata – secondo quanto è stato riferito alla organizzazione Ebrima e alla Ong Refugees in Libya – solo alcuni amici si sono presi cura di lei fino a quando, ormai in gravi condizioni, sono riusciti a farla accogliere nell’ospedale di Tunisi, ma non si è più ripresa: è morta una settimana dopo il ricovero.

(Fonte: Ong Refugees in Libya, Ebrima Migrants Situation)

Marocco-Spagna (Martil-Castillejos-Ceuta), 11 marzo 2025

Mohamed El Fallous, uno studente marocchino di 17 anni, risulta disperso nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. E’ di Martil, la stessa città sulla costa 40 chilometri a sud di Ceuta di Walid El Grini e Mohamed Chakra, i due adolescenti la cui scomparsa è stata denunciata all’inizio di marzo (nota 1-3 marzo: ndr), ed è verosimile che abbia tentato la traversata insieme a loro ed altri ragazzi della zona, partendo dal versante di Castillejos della spiaggia del Tarajal. La famiglia, che non sapeva nulla della sua intenzione di raggiungere l’enclave spagnola, non è stata in grado di presentare la denuncia di scomparsa alle autorità spagnole perché non può entrare a Ceuta e si è rivolta allora per un appello di ricerca alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta, consegnando anche una foto nella speranza di facilitare le ricerche.

(Fonte: El Faro de Ceuta)      

Mauritania-Canarie (Nouakchott), 12 marzo 2025

Undici migranti scomparsi in mare dopo essere partiti dal litorale di Nouakchott, in Mauritania, e 90 sequestrati, sempre a Nouakchott, da una organizzazione di trafficanti. Lo ha denunciato alla polizia e all’ufficio Oim in Mauritania Ebrima Migrants Situation, contattata da alcuni dei prigionieri. Le 90 persone sequestrate (tra cui donne, bambini e ragazzi minorenni) – ha riferito l’organizzazione, diffondendo in rete il contenuto della sua denuncia – sono detenute in tre diverse “case” nella zona di Nouakchott, vicino al Grande Mercato. La banda di trafficanti sarebbe capeggiata da un giovane con passaporto keniota (del quale nella denuncia si fa nome e cognome), che ha preteso “ingenti somme di denaro promettendo il trasferimento in Europa in barca”. E ancora: “I prigionieri sono rinchiusi in stanze di sei metri dalle quali è impossibile andarsene. Molti sono malati. Tutti i tentativi di negoziare in rilascio sono stati ignorati”. Per impedire ogni tentativo di fuga a guardia delle tre prigioni ci sono uomini armati. In questo contesto, pochi giorni prima che alcuni giovani di nazionalità gambiana riuscissero a contattare Ebrima, 11 dei sequestrati sono stati imbarcati su un cayuco insieme a numerose altre persone. Del barcone non si sa più nulla: se ne è persa ogni traccia sulla rotta per le Canarie. Non è noto quanti altri migranti siano scomparsi nell’Atlantico insieme agli 11 imbarcati dai trafficanti guidati dal giovane keniota. “Dopo aver sentito parlare di questa tragedia molti degli altri prigionieri non vogliono più rischiare il viaggio illegale verso l’Europa ma i trafficanti non li lasciano andare: sono intrappolati senza alcun modo di fuggire e tornare a casa”, segnala Ebrima, aggiungendo che il capo dell’organizzazione “ha operato anche in Somalia, in Kenya e in Etiopia”.

(Fonte: Organizzazione Ebrima Migrants Situation)

Mauritania-Marocco-Canarie (Dakhla), 12 marzo 2025

Settantadue migranti morti su un cayuco rimasto alla deriva per 20 giorni nell’Atlantico. Solo 13 i superstiti, soccorsi quando erano ormai allo stremo da un peschereccio marocchino. Il barcone, partito dalla Mauritania, puntava sulle Canarie, probabilmente l’isola di El Hierro. Durante la navigazione ha perso la rotta o forse è stato bloccato da un guasto al motore. Sta di fatto che se ne è persa ogni traccia per tre settimane: non risultano né chiamate di soccorso né tantomeno ricerche. Tre settimane durante le quali gli 85 a bordo hanno cominciato a morire di sete e di stenti. I loro cadaveri sono stati via via affidati al mare. L’agonia si è conclusa solo quando, tra martedì 11 e mercoledì 12 marzo il cayuco è stato avvistato casualmente in pieno Atlantico, ben 300 miglia al largo della costa meridionale del Sahara Occidentale, da un peschereccio marocchino, che ha preso a bordo gli unici 13 sopravvissuti, dirigendo poi sul porto di Dakhla. Allo sbarco tutti i superstiti sono stati ricoverati in ospedale in gravi condizioni per ipotermia, disidratazione e sfinimento fisico.

(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Ebrima Migrants Situation)

Libia (Sabratha), 12-13 marzo 2025

Un giovane profugo sudanese, Ibrahim Adam, è stato ucciso dalla polizia nel contesto di una serie di raid contro i migranti condotti in diverse città della Libia, con numerosi arresti. Arrivato di recente dal Sudan per sfuggire alla guerra civile che ha causato migliaia di morti e milioni di profughi o sfollati, Ibrahim aveva trovato un alloggio insieme ad alcuni compagni nella periferia di Sabratha, 75 chilometri a ovest di Tripoli, una delle zone del litorale dove i migranti si concentrano di più perché da qui sono frequenti gli imbarchi sulla rotta per Lampedusa. La notte di mercoledì 12 era in casa quando c’è stato un blitz della polizia nel quartiere dove abitava. Molti hanno cercato di fuggire per sottrarsi all’arresto e al rischio di una espulsione forzata. Gli agenti non hanno esitato a sparare ed uno dei proiettili ha raggiunto Ibrahim alla testa, uccidendolo quasi all’istante.

(Fonte: Refugees in Libya, sito web Tarik Lamloun, Libya Review)

Tunisia (Sfax, campo km 19), 13 marzo 2025

Una giovane della Sierra Leone, Kadija, è morta nel campo km 19 a nord di Sfax dove aveva trovato rifugio insieme a centinaia di altri dopo le restrizioni e le continue violenze che si sono registrate in Tunisia contro i migranti subsahariani. Anche lei sperava in un imbarco verso l’Italia che non le è mai stato possibile. La vita precaria nella tendopoli l’avrebbe fortemente debilitata. Alcuni amici hanno riferito che stava male ma non ricevuto alcuna assistenza medica. La notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 marzo ha avuto un malore e non si è più ripresa: è morta nelle prime ore del mattino. E’ la seconda ragazza della Sierra Leone a morire nel giro di due giorni.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)

Marocco-Spagna (Belyounech-Ceuta), 13 marzo 2025

Un giovane marocchino è scomparso in mare nelle acque di Ceuta, nei pressi del varco di Benzù, al confine settentrionale dell’enclave spagnola. E’ uno delle decine di migranti che nella giornata di giovedì 13 marzo hanno tentato di attraversare il confine via mare contando che la forte burrasca avrebbe rallentato le misure di vigilanza sui due lati della frontiera. La maggior parte ha scelto la zona nord, partendo dalle spiagge di Belyounech (Belliones), altri quella sud, dal varco del Tarajal, nei pressi di Castillejos. Una trentina ci sono riusciti, anche con l’aiuto delle squadre sommozzatori della Guardia Civil (Geas) che sono intervenuti ripetutamente per soccorsi in mare. Molti sono stati costretti a rientrare in Marocco, specie nella zona del Tarajal, dove si è mobilitata la polizia marocchina. L’allarme per il giovane scomparso è stato lanciato da alcune persone che dalla spiaggia lo hanno visto in gravi difficoltà ed hanno avvertito la Guardia Civil. Prima però che una pattuglia potesse intervenire il ragazzo è stato travolto dalle onde ed è sparito sott’acqua. Nessuno lo ha visto riemergere. Gli specialisti del Geas lo hanno cercato fino a sera sia in mare che lungo la costa senza trovarlo. I testimoni dicono che sicuramente non è rientrato sulla riva marocchina e d’altra parte è sicuro che non è riuscito ad approdare a Ceuta. Un dispaccio di ricerca è stato comunque diramato dalla polizia spagnola anche in Marocco. Non se ne conosce l’identità né se abbia tentato l’impresa da solo.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 14 marzo 2025

Un migrante sconosciuto è scomparso in mare tentando di raggiungere Ceuta a nuoto nelle primissime ore del mattino. Ha preso il largo dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal, all’altezza del quartiere Ceramica di Castillejos mentre era in corso una violenta burrasca, con onde violente, pioggia e forti correnti. Un abitante del posto lo ha visto in gravi difficoltà e, oltre a dare l’allarme, ha documentato la tragedia che si stava compiendo con un filmato. Nelle immagini non si vede molto ma si odono distintamente le grida di aiuto e le invocazioni ad Allah. Poi più niente. “Sembra che stia lottando per i suoi ultimi istanti”, è il commento in arabo inserito dall’autore del video a corredo delle immagini. Le ricerche non hanno dato esito: nessuna traccia dello sconosciuto né sulla costa marocchina né tantomeno a Ceuta. Il video è stato condiviso sul web con vari gruppi, profili social e movimenti che si occupano di immigrazione per documentare come molti giovani marocchini siano disposti a rischiare la morte nella speranza di conquistarsi una vita dignitosa e un futuro migliore.

(Fonte: El Faro de Ceuta, Nadorcity.com)

Algeria-Spagna (Palma de Maiorca), 14 marzo 2025

Il corpo di una giovane donna subsahariana è affiorato in mare al largo della costa meridionale di Maiorca. Ad avvistarlo, nel tardo pomeriggio, è stato l’equipaggio di una barca da diporto: flottava tra le onde, senza giubbotto di salvataggio, a circa un miglio dalla riva all’altezza di Can Pastilla, meno di 9 chilometri a est di Palma. Per il recupero è intervenuta una squadra del gruppo speciale attività subacquee (Geas) della Guardia Civil, che ha sbarcato il cadavere nel porto di Palma, trasferendolo poi, verso le 19, nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. A giudicare dallo stato di degrado molto avanzato la salma è rimasta in acqua a lungo. Non sono stati trovati documenti o altri indizi utili per l’identificazione ma appare evidente che si tratta di una migrante annegata tentando di arrivare in Spagna dall’Algeria, così come i circa dieci cadaveri trovati dall’inizio dell’anno alle Baleari, provenienti presumibilmente da più naufragi.

Aggiornamento 19 marzo. La vittima è stata identificata: si tratta della giovane somala caduta in mare insieme a 4 uomini dalla barca partita dall’Algeria e rimasta alla deriva oltre 5 giorni prima di essere trovata e soccorsa nelle acque delle Baleari il 22 febbraio. Il riconoscimento ufficiale è stato effettuato da un parente che, in contatto con la Ong Cipimd (specializzata nella ricerca dei migranti morti o dispersi), è giunto a Maiorca appositamente dopo aver appreso del ritrovamento del cadavere.

(Fonte: Europa Press, Ong Cipimd, Ultima Hora. Aggiornamento: Ong Cipimd)

Marocco-Spagna (Belyounech-Ceuta), 14 marzo 2025

Due ragazzi, entrambi sedicenni, sono scomparsi cercando di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco aggirando la frontiera al varco di Benzù. Sono partiti entrambi da una spiaggia di Belyounech (Beliones) ma in giorni e circostanze diverse. Il primo è Mohamed El Bouti, residente a Mars el Kebir, un centinaio di chilometri a sud di Tangeri e poco più di 160 da Ceuta. La sua scomparsa risale a domenica 9 marzo quando è arrivato a Belyounech e insieme a un amico ha tentato la traversata. Una volta al largo i due ragazzi si sono persi di vista. L’amico è riuscito ad approdare a Ceuta e non vedendo arrivare anche Mohamed dopo un po’ ha avvertito la sua famiglia. A casa non sapevano nulla della sua intenzione di emigrare in Spagna e non sono stati in grado neanche di precisare che abiti indossava quando si è allontanato da Mars el Kebir e se aveva una muta da sub quando è entrato in mare. Il secondo ragazzo, Omar, è di Belyounech ed è scomparso da giovedì, quando nella zona infuriava una violenta tempesta e le condizioni del mare erano proibitive. Era con almeno due amici, che sono rientrati in Marocco. Di lui, invece, non si è saputo più nulla. Di sicuro non è tra i circa 30 migranti tratti in salvo dalla Guardia Civil e comunque a Ceuta non è mai arrivato. I familiari, che erano all’oscuro delle sue intenzioni, hanno lanciato un appello di ricerca attraverso la redazione del quotidiano El Faro de Ceuta, specificando che quando è uscito di casa Omar indossava una maglia di colore blu.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia-Italia (Zawiya), 14-15 marzo 2025

I cadaveri di 4 migranti sconosciuti sono affiorati a breve distanza dalla riva, nelle acque di Zawiya, 46 chilometri a ovest di Tripoli. I primi 3 sono stati avvistati nel pomeriggio di venerdì 14 marzo. Segnalati alla polizia da alcuni abitanti del posto, li hai recuperati in serata una squadra della Mezzaluna Rossa, che li ha poi trasferiti nell’obitorio dell’ospedale di zona, in attesa delle indagini e delle disposizioni della magistratura. Il quarto è emerso alcune ore più tardi. Per il recupero è intervenuta di nuovo la Mezzaluyna Rossa. Appare evidente che siano annegati in un naufragio sulla rotta per Lampedusa ed è presumibile che ci sia un numero imprecisato di dispersi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch, Libya Review, Libyas Observer, Tarik Lamloun)

Tunisia (Sfax), 14-15 marzo 2025

Un ragazzo guineano, Mamoud, è stato ucciso a coltellate mentre rientrava nella tendopoli del km 19, a nord di Sfax. Poco prima, a quanto pare, aveva accompagnato in un centro medico una donna che aveva bisogno di una visita e di assistenza. Era quasi arrivato al campo quando, lungo la strada, verso le 12, è stato assalito da più persone. Secondo gli amici, un gruppo di teppisti tunisini ma, secondo altre fonti, da altri giovani che lo hanno bloccato e pretendevano del denaro per lasciarlo andare. Ferito gravemente è stramazzato a terra ed è morto poco dopo. Quando si è saputo della sua fine dai campi km 19 e lm 30 sono accorsi numerosi altri migranti che hanno tentato di dare la caccia agli aggressori.

(Fonte: Refugees in Tunisia, Alarm Phone Sahara, Ebrima Migrants Situation)

Marocco (Tiznit), 15 marzo 2025

Una giovane subsahariana e la sua bambina sono rimaste uccise nell’incendio che si è sviluppato prima dell’alba notte nel grande campo che ospita centinaia di migranti nei pressi di Tiznit, 95 chilometri circa a sud di Agadir, 560 da Casablanca e 650 da Rabat. Il fuoco si è sviluppato rapidamente, investendo decine di tende e capanne costruite alla meglio. La donna e sua figlia, probabilmente sorprese nel sonno, non sono riuscite a fuggire: rimaste intrappolate tra le fiamme, sono morte prima che qualcuno potesse soccorrerle. Numerose altre persone sono rimaste intossicate o hanno riportato ustioni anche piuttosto gravi e 34 tende sono andate distrutte prima che si riuscisse a circoscrivere e a domare il fuoco. Non è chiaro come l’incendio sia nato e si sia sviluppato. La magistratura ha aperto un’inchiesta e lunedì 17 un uomo è stato arrestato. Al di là delle cause specifiche, tuttavia, molti hanno chiamato in causa le condizioni stesse del campo, che è una struttura improvvisata (a quanto pare in una ex area militare), sorta al di fuori del controllo statale, sovraffollata, con alloggi di fortuna e senza alcun requisito di sicurezza. Proprio queste condizioni probabilmente hanno favorito il diffondersi molto rapido delle fiamme, che non ha lasciato scampo alla donna, alla sua bambina e a quanti si trovavano nella zona raggiunta dal fuoco. I numerosi feriti sono stati ricoverati negli ospedali di Agadir e Tiznit.

(Fonte: Morocco World News, Hebapress, Ong Association Marocaine)

Algeria-Spagna (rotta delle Baleari), 15 marzo 2025

Non si ha più notizia di una barca salpata dalla costa dell’Algeria centrale sulla rotta per le Baleari la mattina del 20 febbraio. A bordo c’erano 22 persone che, a ormai quattro settimane dalla partenza, risultano disperse. Il primo allarme è stato lanciato la mattina del 2 marzo dalla piattaforma Alarm Phone che, contattata da alcuni familiari dei migranti dispersi, ha interessato sia le autorità algerine che quelle spagnole. Le ricerche non hanno dato esito. Non è da escludere che la scomparsa di questa barca sia da ricollegare almeno in parte ai cadaveri (o parti di cadaveri) di migranti recuperati nei primi giorni di marzo nelle acque delle Baleari.

(Fonte: Alarm Phone, El Diario de Mallorca, Ong Cipimd)

Libia-Italia (piattaforma petrolifera Zawiya), 15-16 marzo 2025

Due migranti sono scomparsi in mare cadendo da un gommone alla deriva non lontano dalla piattaforma petrolifera in acqua internazionali di fronte alla costa tra Zawiya e Zuwara, a ovest di Tripoli. Altri 65 sono stati tratti in salvo dall’equipaggio del Nadir, il veliero della Ong tedesca Resqship. L’allarme è scattato la sera di sabato 15 marzo, quando il Nadir, rispondendo a un Sos che segnalava un’emergenza nella zona Sar maltese al largo della Libia, ha intercettato un gommone ormai ingovernabile, quasi completamente inondato da una miscela di acqua e carburante, con il motore fuori uso e non più in grado di reggere il mare, tanto più che le condizioni meteo erano segnalate in peggioramento. L’operazione di soccorso, dunque, si è presentata subito estremamente complessa e rischiosa. Per di più, prima che il Nadir potesse raggiungerlo, dal canotto, sballottato da onde violente, sono cadute in mare numerose persone. L’equipaggio di Resqship è riuscito a recuperarle quasi tutte, incluse quelle rimaste aggrappate al relitto, ma due dei naufraghi sono scomparsi in mare e non sono stati più trovati. Persa ogni speranza di trovare i dispersi, il Nadir ha fatto rotta su Lampedusa, dove è arrivato domenica sera.

(Fonte: Ong Resqship, Ebrima Migrants Situation)

Algeria-Spagna (Maiorca, Baleari), 17 marzo 2025

Il corpo di un migrante in forte stato di degrado è affiorato a pochi metri dalla riva di fronte a Playa de Palma, meno di 12 chilometri a sud est di Palma de Maiorca, sul versante sud dell’isola dove sono stati trovati nei giorni precedenti altri resti umani. L’allarme è stato dato in mattinata da alcune persone che erano sulla spiaggia ed hanno avvertito la polizia. Poco dopo è intervenuta la Guardia Civil, che ha provveduto al recupero. A giudicare dalle condizioni della salma, ridotta quasi a uno scheletro, la morte risale a molti giorni prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi per arrivare a una identificazione ma non ci sono dubbi che si tratti di un migrante annegato tentando di arrivare alle Baleari dall’Algeria.

(Fonte: Diario de Mallorca, Europa Press, Ong Cipimd)

Siria-Cipro (Tartous-Cape Greco), 17 marzo 2025

Due soli superstiti su una barca con oltre 20 profughi siriani proveniente dalla Siria e affondata al largo della costa meridionale di Cipro. Sette i cadaveri recuperati mentre risultano disperse almeno 12 persone. Verosimilmente 14, per un totale di 21 vittime. La barca aveva preso il largo sabato 15 marzo dalla zona di Tartous, poche decine di chilometri a nord del confine con il Libano e 60 da Tripoli. L’emergenza è scattata nella serata di sabato quando la barca si trovava 25 miglia a sud-est di Cape Greco, al largo del golfo di Larnaka, sulla costa meridionale di Cipro. Il primo Sos è stato lanciato dalla piattaforma di Alarm Phone che, contattata da qualcuna delle persone a bordo o da loro familiari, ha allertato la centrale operativa della Guardia Costiera cipriota. Secondo il dispaccio ricevuto dalla Ong, lo scafo era ormai alla deriva, ingovernabile, e a bordo c’erano 23 persone. Le ricerche si sono protratte fino alla mattina di lunedì 17 quando una motovedetta ha avvistato il relitto rovesciato e recuperato due naufraghi ancora in vita. Nelle ore successive sono stati trovati 7 cadaveri. Le ricerche degli altri 12 si sono protratte per l’intera giornata di lunedì e sono proseguite martedì 18 ma senza alcun esito.

(Fonte: Agenzia Reuters, Cyprus Mail, Alarm Phone, Aegean Boat Report, Alfanews, Newsbreak, Ekathimerini) 

Tunisia-Italia (Sfax), 17 marzo 2025

Quaranta vittime (18 cadaveri recuperati e 22 migranti dispersi) in un naufragio poco al largo di Sfax, sulla rotta per Lampedusa. Erano su una barca salpata dal litorale a nord di Sfax, all’altezza del campo Km 19 verso le 18 di sabato 15 marzo. La tragedia è avvenuta meno di due ore dopo, poco prima delle 20: lo scafo si è rovesciato ed è affondato senza lasciare scampo alla maggior parte delle 47 persone a bordo. I soccorsi sono arrivati, a quanto pare, solo la mattina di domenica 16, quando per la maggior parte dei naufraghi era ormai troppo tardi. La notizia della tragedia si è diffusa solo lunedì 17, grazie alla organizzazione Ebrima Migrants Situation, che è stata contattata da alcuni migranti del campo Km 19. Le autorità tunisine si sono limitate a riferire che nel corso di una serie di operazioni condotte tra il 15 e il 17 marzo la Guardia costiera aveva recuperato 18 cadaveri e bloccato numerose barche cariche di migranti sulla rotta per Lampedusa, costringendo a rientrare in Tunisia 612 persone. Nessun dettaglio in merito alle circostanze del naufragio con decine di vittime.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation, Reuters, Tap News Agency, La Presse Tunisia)

Algeria-Spagna (Maiorca), 17-18 marzo 2025

Il cadavere di un altro migrante è affiorato la sera di lunedì 17 marzo nelle acque di Maiorca. Il mare lo ha depositato sulla battigia della spiaggia di Cala Mesquida, sul versante est dell’isola, a poco più di 80 chilometri da Palma. Lo stato di decomposizione molto avanzato fa ritenere che sia rimasto in acqua molto a lungo prima del ritrovamento, come gli ultimi trovati, sempre alle Baleari, a Maiorca o a Formentera. Per il recupero è intervenuta una squadra della Croce Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Palma. Indossava un giubbotto di salvataggio ma non aveva indosso documenti. Si rafforza l’ipotesi di un naufragio fantasma sulla rotta tra l’Algeria e l’arcipelago, tenendo conto anche che si è persa ogni notizia di almeno due barche salpate dalla costa algerina centrale.

(Fonte: Diario de Maiorac, Europa Press, Ong Cipimd)        

Mauritania-Marocco-Spagna (Nouadhibou-Dakhla), 18 marzo 2025

Almeno 7 morti su un grosso cayuco alla deriva in pieno Atlantico. Partito intorno al 9 marzo da Nouadhibou, nel nord della Mauritania, il barcone puntava su una delle Canarie, verosimilmente El Hierro, scegliendo la rotta più al largo, in modo da sfuggire alla vigilanza della polizia più sotto costa, ma deve aver perso l’orientamento o forse un problema al motore lo ha lasciato in balia del mare. Ha vagato così nell’Atlantico per 9 giorni, trascinato dalle correnti, fino a quando è stato intercettato da una motovedetta della Marina marocchina al largo di Dakhla, sulla costa del Sahara Occidentale, circa 450 chilometri a nord del litorale di Noadhibou da cui era salpato. Quasi tutte le circa 200 persone a bordo erano ormai allo stremo e al momento del trasbordo, sul fondo dello scafo, sono stati trovati i cadaveri di 7 migranti, morti di stenti e di freddo. Sia le salme che i superstiti sono stati sbarcati a Dakhla.

(Fonte: Helena Maleno Caminando Fronteras, Ebrima Migrant Situation)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampione, Lampedusa), 18-19 marzo

Quarantasei vittime (6 cadaveri recuperati e 40 migranti dispersi) su un gommone intercettato nelle acque dell’isolotto di Lampione, a sud ovest di Lampedusa. Solo 10 i superstiti. La tragedia, secondo quanto hanno riferito i superstiti, si è svolta in più fasi. Partito dal litorale a nord di Sfax, in Tunisia, la notte di domenica 16, dopo poche ore di navigazione, nella giornata di lunedì 17, il gommone si è trovato in gravi difficoltà oltre che per un’avaria che stava sgonfiando una delle camere stagne, soprattutto a causa del mare molto mosso: sballottati dalle onde, alcuni dei 56 a bordo sono caduti in acqua, a più riprese, e sono scomparsi. Il natante, sempre più sgonfio, ha comunque continuato la rotta fino ad arrivare, nella serata di martedì 18, al largo di Lampione, dove è naufragato. Nel frattempo si erano mosse da Lampedusa la motovedetta Cp 324 della Guardia Costiera e la V 1302 della Guardia di Finanza, che ormai nel buio hanno tratto in salvo 10 naufraghi e recuperato 6 cadaveri. In nottata i superstiti sono stati sbarcati al molo Favarolo insieme alle salme (tutte di giovani uomini), poi trasferite nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana. I dieci sopravvissuti (6 uomini e 4 donne) non hanno saputo precisare quanti loro compagni sono annegati nella prima fase della tragedia né se si trovavano nelle tunisine o in quelle internazionali della zona Sar maltese. Le ricerche nelle acque di Lampione sono comunque continuate per tutta la giornata di mercoledì 19 marzo mentre sono stati inviati dispacci di allerta sia alle autorità tunisine che a quelle maltesi per esplorare e monitorare l’area della rotta seguita presumibilmente dal gommone.

(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Il Post, Il Giornale di Sicilia)      

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 19 marzo 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato nelle acque della baia di Ceuta. Ad avvistarlo in serata, mentre flottava alcune decine di metri al largo della scogliera che delimita la spiaggia Giovanni XXIII, sono state diverse persone. Appena la segnalazione è giunta alla polizia è stata incaricata del recupero una unità di sommozzatori del Geas che ha lo ha trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. Non sono stati trovati documenti o altri elementi utili per l’identificazione e per di più lo stato di degrado molto avanzato della salma rende ancora più difficile un eventuale riconoscimento. Forse l’unica possibilità di dare un nome a quell’uomo è l’esame del Dna che è stato disposto dalla magistratura insieme all’autopsia. L’unico dato certo è che la morte risale a parecchio tempo prima del ritrovamento e che, a giudicare dal punto in cui la salma è stata portata dal mare, la vittima deve aver preso il largo dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal, poco a nord di Castillejos.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Mauritania-Canarie (Atlantico a 350 miglia dal Brasile), 20 marzo 2025

I cadaveri di almeno 10 migranti sono stati scoperti a bordo di un cayuco alla deriva in pieno Atlantico, circa 350 miglia al largo delle coste brasiliane. Ad avvistare il barcone è stato l’equipaggio di un piccolo veliero in crociera dal porto di Tazacorte, nelle Canarie, al Brasile. Avvistato casualmente a distanza il barcone, i crocieristi si sono avvicinati fino ad affiancarlo, scoprendo che a bordo, stesi sul fondo, c’erano 10 corpi senza vita. Tutt’intorno alle salme, giubbotti di salvataggio, mantelle impermeabili, numerose taniche vuote che dovevano essere servite per la scorta di carburante. Non risulta che sulla fiancata ci fossero sigle da cui risalire alla provenienza ma, a giudicare dai colori bianco e azzurro e dalle caratteristiche dello scafo, costruito in vetroresina, c’è da ritenere che si tratti di uno dei barconi tradizionalmente usati in Mauritania per la pesca costiera ma sempre più spesso riconvertiti per il trasporto di migranti fino alle Canarie. L’equipaggio del veliero ha tentato di recuperarlo, agganciandolo e prendendolo a rimorchio, con l’intenzione di trascinarlo in Brasile ma, essendo la loro una barca a vela, con solo un piccolo motore ausiliario, l’operazione si è rivelata impossibile. Da qui la decisione di documentare con un filmato la scoperta e di avvertire le autorità brasiliane, comunicando il punto esatto in cui si trovava il barcone prima di lasciarlo di nuovo alla deriva, in modo da facilitarne la ricerca e il ritrovamento per recuperare i 10 cadaveri. A giudicare dallo stato di degrado delle salme, il cayuco sembra essere rimasto alla deriva per almeno un mese. Salpato dalla Mauritania, deve aver perso la rotta o forse c’è stata un’avaria al motore e lo scafo, ormai ingovernabile, è stato catturato dalle correnti atlantiche e trascinato sempre più a ovest, fino ad arrivare a 350 miglia dalle coste nord orientali del Brasile. Si ritiene che inizialmente a bordo, insieme ai 10 di cui è stato trovato il corpo, ci fossero numerosi altri migranti. A giudicare dalle dimensioni dello scafo, simili a quelle del cayuco trovato verso la fine di gennaio nelle acque di Trinidad e Tobago, non meno di 30-35 persone. Oltre ai 10 morti accertati, dunque, si possono ipotizzare almeno una ventina di dispersi, per un totale di una trentina di vittime.

(Fonte: Canarias Ahora, Helena Maleno Ong Caminandio Fronteras)             

Libia (Zawiya), 20 marzo 2025

Il cadavere di un migrante è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa nei sobborghi di Zawiya, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli. A segnalarlo alla polizia, in una zona detta “Spanish Area”, sono stati alcuni abitanti del posto. Tra gli abiti non sono stati trovati documenti o altri elementi utili per l’identificazione e si ignorano le circostanze in cui lo sconosciuto è morto. Su disposizione della Procura, dopo un primo esame sul posto, è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa del completamento delle procedure per l’inumazione.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Tunisia (El Amra), 21-22 marzo 2025

Un migrante liberiano, che tutti chiamavano Zola, è morto in circostanze misteriose nei pressi di El Amra, una trentina di chilometri a nord di Sfax, sulla strada che conduce a Chebba. Il giovane, nella giornata di venerdì 21 marzo si era recato nella tendopoliorganizzata dai migranti vicino al Km 30 per incontrare altri ragazzi liberiani rimasti bloccati in Tunisia come lui. Prima di sera si è avviato verso la casa di fortuna che si era procurato, più a nord, percorrendo a piedi la strada che corre parallela alla costa. Da quel momento nessuno lo ha più visto. Nelle prime ore del mattino di sabato 22 gli amici sono stati avvisati da una telefonata che era stato trovato esanime al chilometro 36, al margine della carreggiata. “Ci siamo precipitati sul posto – Siamo arrivati che era ancora vivo. Abbiamo chiamato la polizia, che lo ha fatto trasportare in ospedale, ma meno di mezz’ora dopo ci hanno detto che era morto. Dalle sue tasche, quando lo abbiamo raggiunto, mancavano tutti i soldi che aveva mentre abbiamo ritrovato il suo cellulare. Sul suo corpo non abbiamo notato segni di violenza e non ci risulta che fosse malato. Allora, come è morto Zola?”

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)   

Turchia-Grecia (Farmakonisi), 22-23 marzo 2025

Un morto e due bambini in condizioni critichein un gruppo di migranti afghani che, secondo quanto riferito dalla Guardia Costiera greca, sono stati costretti a gettarsi in mare al largo della piccola isola di Farmakonisi, Egeo sud-orientale, distante appena 10 chilometri dalle coste turche del distretto di Didim. L’allarme è scattato nella serata di sabato 22 marzo, quando la Marina greca ha avvistato “un motoscafo sospetto con passeggeri stranieri” in rotta dalla Turchia verso Farmakonisi. Ne è nato un inseguimento – si legge nel rapporto delle autorità greche – durante il quale, mentre si avvicinava alla costa dell’isola, l’uomo al timone del motoscafo sospetto “ha gettato in acqua tre migranti e poi costretto tutti gli altri a saltare fuoribordo, in modo da poter fuggire immediatamente verso la Turchia e sottrarsi all’arresto”. Per recuperare i naufraghi, dalla vicina isola di Leros e dalla stessa Farmakonisi sono state mobilitate tre motovedette e una scialuppa di salvataggio, che hanno operato per le ricerche con la collaborazione di un elicottero militare. Sedici dei migranti sono riusciti a raggiungere la riva da soli, prima dell’arrivo dei soccorsi, mentre tre, un uomo e due bambini, sono stati recuperati in mare privi di conoscenza e trasferiti all’ospedale di Leros. L’uomo è morto poco dopo mentre i due bambini, dopo le prime cure, sono stati trasportati, insieme a un terzo bambino, in una clinica pediatrica di Atene. Gli altri 15 superstiti, dopo aver passato la notte nella caserma del presidio militare di Farmakonisi, sono stati trasferiti a Leros. Interrotte durante la notte, le ricerche di eventuali dispersi sono riprese nelle prime ore di domenica 23 marzo.

(Fonte: Efsyn, Ekathimerini, Aegean Boat Report, Infomigrants)

Marocco-Spagna (Ceuta), 23 marzo 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato in mare oltre 10 miglia al largo di Ceuta. Segnalato dall’equipaggio di una barca privata, è stato recuperato dalla Atria, una salvamar della base ceutina del Salvamento Maritimo, che lo ha poi sbarcato sul molo Espana, dove erano in attesa agenti della polizia giudiziaria e della Guardia Civil per gli accertamenti iniziali, prima del trasferimento nell’obitorio dell’istituto di medicina legale per l’autopsia. Si tratta di un giovane maghrebino con indosso una muta da sub di colore azzurro. A giudicare dallo stato di conservazione, il corpo era in acqua da poche ore. Su questa base si ritiene che sia uno dei tanti ragazzi che hanno tentato la traversata a nuoto dal Marocco a Ceuta nel fine settimana, tra venerdì 21 e sabato 22.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Algeria (deserto del Sahara), 23 marzo 2025

Una ragazza della Sierra Leone, Sylvia, poco più che ventenne, è morta nel Sud dell’Algeria mentre tentava di attraversare il deserto del Sahara per raggiungere la costa. Era insieme a un piccolo gruppo di altri migranti. Secondo il racconto dei compagni, Sylvia ha avuto un malore, probabilmente a causa della fatica e del caldo, e non si è più ripresa. Collassata e priva di conoscenza, hanno cercato di soccorrerla al meglio ma ogni tentativo di rianimarla si è rivelato inutile. “Aveva affrontato questo viaggio pieno di difficoltà inimmaginabili in cerca di speranza e di una vita migliore”, hanno riferito i compagni, diffondendo sul web la sua foto per conservarne la memoria.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation, Post di Jah Snr)

Algeria-Spagna (rotta delle Baleari), 23 marzo 2025

Dal primo gennaio al 23 marzo 2025 sulla rotta tra l’Algeria e le Baleari risultano disperse 6 barche con a bordo complessivamente 85 migranti, per la maggior parte subsahariani ma anche diversi algerini: naufragi fantasma senza superstiti. E’ quanto emerge dagli accertamenti condotti dalla Ong Caminando Fronteras e dalla Croce Rossa, sulla base essenzialmente di contatti e informazioni ricevute da familiari delle vittime. Tutto lascia credere – come sostengono sia la Ong sia la Cri – che ci sia un collegamento diretto tra questi naufragi e la quindicina di cadaveri affiorati nelle acque delle Baleari (in particolare Formentera e Maiorca) tra l’inizio di gennaio e la prima metà di marzo. Ovvero, che questi 15 cadaveri appartengono a migranti che erano a bordo di qualcuna delle barche scomparse. Di alcuni di questi naufragi fantasma questo dossier ha già tenuto conto: ad esempio quello con 18 vittime (nota del 12-13 febbraio) di una barca partita da Tipaza o quello di una barca salpata da Boumerdes registrato il 16 marzo con 22 vittime. A queste 40 vittime vanno aggiunti la quindicina di cadaveri recuperati alle Baleari e verosimilmente altri 8/10 affiorati nelle acque dell’Algeria centrale, la costa da cui partono le “spedizioni” per le Baleari. In tutto, circa 65 vittime. Tenendo conto che sono invece 85 i “desaparecidos” segnalati da Caminando Fronteras e dalla Croce Rossa, nel dossier va registrata almeno un’altra ventina di dispersi. Tra i casi da segnalare, in particolare, quello di una barca partita da Boumerdes il 31 dicembre e scomparsa nel nulla con 26 persone. La prima segnalazione fu fatta da Alarm Phone il 3 gennaio. Senza esito le ricerche.

(Fonte: Europa Press Baleares)

Marocco-Spagna (Carboneras, Almeria), 25 marzo 2025      

Un migrante maghrebino sui trent’anni e annegato poco prima di approdare sul litorale di Almeria. Era su una barca salpata presumibilmente dal Marocco con altri 22 migranti e arrivata intorno alle 12,30 a Playa de los Muertos, 9 chilometri a sud di Carboneras e poco più di 60 a est di Almeria. Non è chiaro se, ad alcune decine di metri dalla riva, sia caduto in acqua o sia stato costretto a calarsi fuoribordo come stavano per fare i suoi compagni, spinti da chi era ai comandi di quella che potrebbe essere una delle cosiddette “patere taxi” che scaricano in fretta i passeggeri per poi fuggire rapidamente. La manovra è stata però notata da diverse persone che erano sulla spiaggia e che hanno subito avvertito il numero d’emergenza 112. In pochi minuti sono arrivate a Playa de los Muertos diverse pattuglie della polizia locale, della Guardia Civil e della Protezione Civile, che hanno fermato i 22 migranti appena sbarcati e recuperato in mare il corpo esanime della vittima. Appena a riva l’equipe medica di un’ambulanza ha tentato invano una rianimazione in extremis. Il cadavere è stato trasferito nell’obitorio di Carboneras per l’autopsia mentre la Guardia Civil ha preso in consegna i 22 sbarcati, conducendoli al centro di accoglienza per stranieri in funzione vicino al porto peschereccio di Almeria.

(Fonte: Europa Press, Ong Cipimd)      

Libia (Zillah), 25 marzo 2025

Almeno 10 migranti sono stati uccisi sotto tortura in un lager di trafficanti scoperto dalla polizia nella zona di Zillah, in pieno deserto, 760 chilometri a sud est di Tripoli. L’operazione delle forze di sicurezza è scattata dopo che in un checkpoint della polizia militare, alla periferia della città, sono stati intercettati alcuni giovani subsahariani che hanno riferito di essere riusciti a fuggire da una vicina prigione organizzata da una banda di “mercanti di uomini” che li avevano sequestrati, insieme a decine di altri disperati, pretendendo un riscatto di migliaia di dollari per rilasciarli. Seguendo le loro indicazioni la magistratura e i servizi investigativi hanno organizzato un blitz nel lager che non ha lasciato scampo ai quattro trafficanti che in quel momento lo custodivano. Le indagini successive condotte dalla Procura Generale hanno confermato il racconto dei migranti fuggiti. Nel lager, ha riferito il vice procuratore, erano detenuti 164 migranti sottoposti a continui maltrattamenti e torture, come è emerso anche da alcuni video sequestrati nel lager stesso o inviati a familiari delle vittime per indurli a pagare rapidamente il riscatto. La cifra pretesa era di 10 mila dollari e oltre. Grazie alle testimonianze delle vittime e ad ulteriori accertamenti si è scoperto, infine, che non meno di 10 prigionieri sono morti in seguito alle lesioni subite o direttamente durante le torture stesse. I loro corpi sono stati sepolti nel deserto. Poco più di un mese prima, sempre a Zillah, era stato scoperto un altro lager di trafficanti, con 82 prigionieri, custoditi da due trafficanti arrestati prima che riuscissero a fuggire.

(Fonte: Organized Crime and Corruption Reporting Project, Migrant Rescue Watch, Refugees in Libya, Libya Observer, Libya Herald)

Marocco-Spagna (Almeria), 26-27 marzo 2025

Un migrante maghrebino di circa 25 anni è annegato dopo essere stato costretto a gettarsi in mare a qualche decina di metri dalla riva dagli scafisti. Era su un motoscafo veloce che, arrivato presumibilmente dal Marocco sulla costa di Aguamarga, 65 chilometri a est di Almeria, ha accostato di fronte a Cala de Enmedio, nel parco naturale di Cabo de Gata e che dopo pochi minuti, fatti scendere in acqua tutti i passeggeri, si è dileguato verso il largo. Almeno due dei migranti si sono subito trovati in difficoltà ed hanno raggiunto la riva solo grazie all’aiuto degli altri.  Informato dello sbarco, il servizio d’emergenza 112 ha inviato sul posto diverse pattuglie di polizia che, quando sono arrivate sulla spiaggia, hanno trovato sei migranti che cercavano di assistere i due compagni. Uno dei due, in particolare, appariva in condizioni critiche ed è stato trasferito in elicottero all’ospedale di Torregardenas, ad Almeria, dove è morto poche ore dopo. L’altro, ricoverato sempre a Torregardenas, si è progressivamente ripreso. A bordo del motoscafo, oltre a quelli trovati a Cala de Enmedio, c’erano sicuramente numerosi altri migranti che però sono fuggiti prima dell’arrivo della polizia e non sono stati ritrovati.

(Fonte: Europa Press, Ong Cipimd)