Dossier vittime

2025 Mediterraneo – Primo semestre

Sono 5.268 i migranti morti o dispersi nel 2024 sulle vie di fuga verso l’Europa: 252 lungo le rotte di terra e 5.016 inghiottiti dal mare. Una media terribile di 14,4 vite spezzate al giorno. La stessa del 2023, quando si sono contate 5.271 vittime, in pratica lo stesso numero, ma a fronte di molti più arrivi: 278.232 rispetto ai 208.968 dell’anno appena concluso. E infatti il tasso di mortalità è aumentato enormemente: un morto ogni 39,6 migranti arrivati nel 2024 contro uno ogni 52,7 nel 2023. Al centro di questa crescita spaventosa sono le rotte spagnole del Mediterraneo occidentale e Atlantico e quella italiana del Mediterraneo centrale. Nel tentativo di raggiungere le Canarie, la Penisola Iberica o le Baleari sono scomparse 3.130 persone, quasi ottocento in più dell’anno precedente (2.331), con un indice di mortalità di uno a 19,6, superiore di quasi quattro punti a quello dell’anno prima (23,5). Risulta tuttavia in notevole aumento, sulle rotte spagnole, anche il numero degli arrivi: 12,4 per cento in più. In Italia, di contro, il numero degli sbarchi è crollato: il 58 per cento in meno (66.317 rispetto ai 156.735 registrati nel 2023). Eppure il tasso di mortalità risulta più che raddoppiato: uno ogni 39,2 arrivi contro l’uno ogni 79,8 calcolato per il 2023 pari a un totale di 1.696 vittime contro 1.965. E’ un dato che fa riflettere. Il 2024 è l’anno in cui, attraverso tutta una serie di decreti, l’Italia ha moltiplicato e reso ancora più stringenti le misure di chiusura e respingimento, peraltro già durissime in precedenza, nei confronti di profughi e migranti, mentre è stata contemporaneamente esasperata la “guerra” contro le navi delle Ong, che sono le uniche a organizzare soccorsi sistematici in mare e risultano testimoni preziose di quanto accade veramente sulle vie di fuga verso l’Europa. Al di là della diminuzione in cifre assolute (269 morti o dispersi in meno, ma al netto del destino orrendo a cui vengono condannati i profughi/migranti catturati e riconsegnati a inferni come quelli della Libia o della Tunisia, ad esempio) questo dimostra ancora una volta che alzare “muri” è una scelta che uccide. Perché i muri non fermano i flussi dei profughi/migranti. Al massimo li deviano verso altre rotte, come dimostrano i forti aumenti di arrivi registrati nel 2024 in Spagna e in Grecia a fronte del calo in Italia. E moltiplicano i rischi per i disperati che, in fuga da realtà terribili, bussano in cerca di aiuto alle porte della Fortezza Europa. Scegliere di fermare ad ogni costo questa umanità allo stremo è come alimentare una “fabbrica della morte”. Ma le prospettive per il 2025 non sono migliori…

Mauritania-Spagna (Nouakchott-Tenerife), 1 gennaio 2025

Due migranti morti durante la traversata atlantica dalla Mauritania alle Canarie. Erano su un cayuco partito dalla zona di Nouakchott con a bordo 71 persone e rimasto in mare una settimana circa prima di arrivare nelle acque dell’isola di Tenerife, dove è approdato verso le dieci del mattino di Capodanno, sulla spiaggia di Las Galletas. E’ il primo barcone di migranti che ha raggiunto la Spagna nel 2025. Subito dopo lo sbarco è intervenuta la Croce Rossa per assistere decine di persone ormai allo stremo. E’ in questa fase che sono stati scoperti i cadaveri di due giovani, morti di freddo e di sfinimento almeno uno o due giorni prima dell’arrivo a Tenerife. Le salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale.

(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, Agenzia Efe)

Bielorussia-Polonia (Grodno-Sokolka), 2 gennaio 2025

Un migrante subsahariano è morto di freddo e sfinimento al confine tra la Bielorussia e la Polonia, nella zona di Bialystok, dopo essere stato bloccato e respinto, insieme a 4 compagni, dalla polizia polacca. E’ accaduto la notte tra il primo e il 2 gennaio ma la notizia è venuta alla luce solo alla fine del mese grazie al rapporto periodico dell’associazione We Are Monitoring, che ha raccolto la testimonianza di Bakari, uno dei quattro che erano con la vittima. “La notte del primo gennaio – ha riferito Bakari – abbiamo lasciato in cinque la città di Grodno in Bielorussia per andare in Polonia. Circa 20 minuti dopo aver scalato la rete lungo il confine bielorusso siamo arrivati a un ruscello. Dall’altra parte una barriera di filo spinato segnava l’inizio del confine polacco. Abbiamo attraversato il ruscello, con l’acqua che ci arrivava alle braccia, cercando poi di superare il filo spinato. Ci siamo riusciti tutti ma subito sono scattate le sirene d’allarme e sono arrivate le guardie di frontiera. Siamo fuggiti nel fitto della foresta e non ci hanno trovato fino a quando sono arrivate alcune pattuglie con i cani poliziotto che hanno fiutato le nostre orme. Quando ci hanno trovati eravamo tutti bagnati, con i vestiti zuppi addosso. Appena ci hanno fermato le guardie ci hanno chiesto in inglese da dove venivamo. Ognuno di noi ha dichiarato la propria nazionalità.  Ancora pochi minuti e hanno iniziato a picchiarci, poi ci hanno condotti a un varco e spinti dalla parte bielorussa dopo aver distrutto i nostri cellulari. A quel punto siamo dovuti tornare verso Grodno. Per strada ha cominciato a nevicare. Uno dei miei compagni camminava a più gli stivali li aveva persi attraversando il ruscello. Siamo andati avanti per almeno due ore. Lui continuava a camminare scalzo, poi i suoi piedi si sono gonfiati. Uno in particolare. Ha cercato di resistere ma poi à crollato a terra ed ha cominciato a sanguinare copiosamente dal naso. Abbiamo cercato di aiutarlo rimanendogli vicini, ma eravamo anche noi debolissimi, ormai allo stremo. Poi ha perso conoscenza e non si è più riavuto…”.

(Fonte: Grupa Granica)      

Libia (Jebel Al Awainat, Kufra), 2 gennaio 2025

Un profugo sudanese è rimasto ucciso in un incidente nel Sahara a sud di Kufra. Era con altri migranti su un pick-up che, proveniente da sud, lungo una pista che sale dalla frontiera, è finito fuori strada nei pressi del villaggio di Jebel Al Awainat. Trasportato in gravi condizioni dalla Mezzaluna Rossa all’ospedale Martyr Atiya Al Kaseh di Kufra, è morto poche ore dopo il ricovero. E’ stato identificato dalla polizia come Mutaz Allah Mahmoud Khater, di 44 anni. Presso lo stesso ospedale sono stati ricoverati altri due giovani sudanesi feriti nell’incidente.

(Fonte: Libya Review)

Algeria-Spagna (Tlemcen, Orano), 3 gennaio 2025

Quattro giovani algerini sono scomparsi nel Mediterraneo tentando di raggiungere la Penisola Iberica dalla costa a ovest di Orano. Tutti originari di Tlemcen, una città dell’interno distante una sessantina di chilometri dal litorale, si erano imbarcati il primo gennaio su un piccolo zodiac nero dotato di un motore da 30 cavalli. Le loro tracce si sono perse subito dopo la partenza, fino a quando, il 3 gennaio, è stato trovato in mare il corpo di uno di loro. Nessuna traccia degli altri tre.

Aggiornamento 4 gennaio. Nel pomeriggio di sabato 4 gennaio il mare ha trascinato sulla spiaggia di Henin, a ovest di Orano, il corpo di uno dei tre harraga dispersi. Per il recupero sono intervenute la Protezione Civile e la Mezzaluna Rossa.

(Fonte: Ong Cipimd. Aggiornamento: Ong Cipimd)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 4 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato verso le 12,30 nelle acque di Ceuta, a sud della penisola di Santa Catalina che delimita l’area del porto. Per il recupero è intervenuta una squadra del gruppo sommozzatori della Guardia Civil (Geas), che ha poi trasferito la salma nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. Si tratta di un giovane sui vent’anni, che indossava una muta da sub di colore nero e rosso e che, oltre a munirsi di pinne, si era procurato un galleggiante verde per aiutarsi nella traversata dal Marocco verso il territorio spagnolo. A giudicare dal punto in cui è stato trovato ormai senza vita, il giovane deve aver preso il largo da una spiaggia di Castillejos, per attraversare la linea di frontiera all’altezza del Tarajal, probabilmente durante la burrasca di fine dicembre, nella convinzione che in quelle difficili condizioni meteo sarebbe stato più facile eludere la sorveglianza sui due lati del confine.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Tunisia (Sfax campo km 19), 6 gennaio 2025

Un giovane gambiano è morto nel campo “spontaneo” organizzato dai migranti tra gli oliveti al km 19 della strada che da Sfax conduce verso Chebba. Si chiamava Ousainou Fall e veniva da Brufut, un piccolo centro sulla costa atlantica 25 chilometri circa a sud ovest di Banjul. Arrivato da mesi in Tunisia, non essendo riuscito a imbarcarsi verso l’Europa, aveva trovato un rifugio precario nel campo, dove si è ammalato. I disagi e la mancanza di cure ne hanno in breve tempo aggravato le condizioni. In particolare, c’è stato un peggioramento tra dicembre e gennaio, anche a causa del freddo e del maltempo. Nel pomeriggio di lunedì 6 gennaio ha perso conoscenza e non si è più ripreso. Poche ore dopo il suo corpo è stato rimosso dalla polizia e trasferito nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa della sepoltura. L’organizzazione Ebrima ha riferito che nel campo ci sono numerosi altri migranti malati.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)

Algeria-Spagna (Ain Al Turk), 6 gennaio 2025

I cadaveri di 4 migranti sono stati gettati dal mare in diversi punti del litorale algerino tra Ain Al Turk e Haran, meno di 20 chilometri a ovest di Orano. Recuperati da una squadra della Protezione civile, sono stati trasferiti nell’obitorio di Ain Al Turk a disposizione della magistratura per le indagini. Secondo alcune notizie non confermate potrebbe trattarsi di giovani originari di Biskra, una piccola città del retroterra di Algeri, distante oltre 800 chilometri da Ain Al Turk. Le autorità algerine non hanno fornito informazioni sulla provenienza, almeno possibile, delle quattro salme. Dal 2 gennaio, tuttavia, non si ha più notizia di una barca in fibra blu, motore da 40 cavalli, vsalpata per la Penisola Iberica (verosimilmente Almeria) dalla costa di Ain Temouchent, , spiaggia di Bzgar, meno di 70 chilometri a sud ovest di Ain Al Turk. A bordo c’erano 8 harraga. La loro scomparsa è stata segnalata dalla Ong Cipimd il 5 gennaio. In base allo stato di decomposizione delle salme, i tempi presumibili della morte dei quattro giovani potrebbero coincidere con quelli di un eventuale naufragio della barca dispersa.

Aggiornamento 12 gennaio. La totale mancanza di notizie a dieci giorni dalla scomparsa ha indotto a ritenere che la barca salpata da Ain Temouchent il 2 gennaio sia naufragata e che i cadaveri affiorati sul litorale di Ain Al Turk il 6 gennaio siano quelli di 4 degli 8 harraga che erano a bordo. Gli altri 4 naufraghi andrebbero considerati dispersi.

Aggiornamento 14 febbraio. Secondo un rapporto di Alarm Phone pubblicato il 14 febbraio, sono 9 i corpi trovati sulla costa di Tlemcen, tra Ain Al Turk e Haran: 2 il 5 gennaio, e altri 7 tra i giorni 6 e 7 gennaio sulla spiaggia di Madag. Sempre Alarm Phone segnala, inoltre, che risultano naufragate due barche partite il primo gennaio: una da Tlemcen con 6 persone e l’altra da Mostaganem con a bordo, si presume, almeno una decina di harraga, tra cui una donna con i suoi 4 bambini. Ammesso che la barca in vetroresina blu segnalata dalla Ong spagnola Cipimd sia la stessa indicata in partenza da Tlemcen da Alarm Phone (a cui risultano però 6 anziché 8 persone a bordo), ci sarebbero non meno di una quindicina di vittime (6 dispersi e 9 cadaveri recuperati tra cui 2 identificati che erano sulla barca salpata da Mostaganem): 6/7 in più di quelle già note. Ovviamente il bilancio sarebbe ancora più pesante se le barche scomparse sono tre e non due.  

(Fonte: Ong Cipimd. Aggiornamenti; Ong Cipimd e Alarm Phone)

Libia-Italia (Sirte), 6 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare su una spiaggia dei sobborghi di Sirte, a circa 7 chilometri dal centro urbano. Segnalato da alcuni abitanti del posto, dopo un sopralluogo della polizia è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa e trasferito nell’obitorio del Sina Hospital a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione o per stabilirne la provenienza. L’avanzato grado di degrado induce a credere che l’uomo sia annegato diversi giorni prima del ritrovamento mentre tentava di raggiungere l’Italia e che poi le correnti ne abbiano trasportato la salma sino alla costa del golfo di Sirte.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Cipro Sud (Potamia), 6 gennaio 2024

Un pachistano ventiquattrenne è stato ucciso in una sparatoria nel tentativo di attraversare il confine tra Cipro Nord e Cipro Sud. Il giovane era su una delle tre macchine con a bordo diversi migranti incappate in un posto di blocco della polizia poco dopo aver attraversato la buffer zone, la zona cuscinetto istituita dall’Onu tra il territorio della repubblica turco-cipriota e quello della repubblica greco-cipriota che fa parte dell’Unione Europea. I tre “passatori” che erano alla guida, anziché fermarsi all’alt, hanno accelerato e alcuni agenti della guardia di frontiera hanno fatto fuoco, colpendo il ragazzo alla schiena. Pur avendo un ferito a bordo l’autista ha continuato ad allontanarsi, riuscendo a dileguarsi. Il giovane è morto durante la fuga. Il cadavere è stato trovato alcune ore dopo a bordo della macchina, una vettura presa a noleggio a Cipro Nord, abbandonata nei pressi di Potamia, 20 chilometri a sud di Nicosia e a breve distanza dalla linea di confine. L’identificazione della vittima è stata possibile grazie ai documenti trovati in una tasca degli abiti. La polizia ha giustificato la sparatoria asserendo che una delle tre macchine dei “passatori” aveva speronato una vettura di servizio, rischiando di travolgere alcuni agenti. Ha aggiunto che in ogni caso gli agenti avevano cercato di colpire le gomme e non gli occupanti della vettura. Poco più di una settimana dopo, tra il 14 e il 15 gennaio, sono stati individuati i presunti “passatori”, tre cittadini turco ciprioti dello stesso nucleo familiare, contro i quali è stato emesso un mandato di cattura: Atilla Alaslan 22 anni, Coskun Alaslan 31 anni, Halil Alaslan 62 anni. E’ stato inoltre arrestato un giovane camerunense, Alain Martia Tehantchoul, che era su una delle tre auto.

(Fonte: Cyprus Mail, En.philenews)

Turchia-Grecia (Rodi), 7 gennaio 2024

Due migranti morti in un naufragio, nelle prime ore del mattino, nelle acque di Rodi. Erano su un barcone che, salpato prima dell’alba dalla costa della Turchia con a bordo 65 profughi in fuga da Afghanistan, Siria, Iran ed Egitto, ha raggiunto la costa nord orientale dell’isola. Stava accostando quando, all’altezza della baia di Ladiko, 15 chilometri a sud di Rodi città, si è capovolto ed è affondato. Per i soccorsi sono intervenute unità della Guardia Costiera greca, imbarcazioni private e una squadra di sommozzatori, che hanno tratto in salvo 63 naufraghi e recuperato due corpi ormai senza vita. Le salme e i superstiti sono stati sbarcati nel porto di Rodi. Le ricerche per eventuali dispersi si sono protratte per l’intera giornata.

(Fonte: Efsyn, Ekathimerini)   

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 8 gennaio 2025

Saad Ouasif, un ventiduenne di Casablanca, è scomparso nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Le sue tracce si perdono il 22 dicembre 2024 quando ha confidato a un amico che stava per andare a Castillejos, la città marocchina poco a sud dell’enclave spagnola, per aggirare via mare la linea di frontiera. Non avendo più ricevuto notizie è stato questo stesso amico ad avvertire la famiglia, che era all’oscuro dell’intenzione di Saad di fuggire in Spagna. Rimaste senza esito le ricerche effettuate dai familiari, mercoledì 8 gennaio la sorella maggiore, Oumaina, ha deciso di lanciare un appello attraverso la redazione del quotidiano El Faro de Ceuta. Secondo quanto ha dichiarato la giovane, Saad viveva con la madre e la zia a Casablanca, dove lavorava come vigilante alle dipendenze di una società privata di sicurezza ma evidentemente non era soddisfatto: la famiglia e gli amici ritengono che volesse raggiungere Ceuta per costruirsi un futuro migliore. Oumaina, la sorella, ha chiesto al quotidiano di pubblicare anche alcune foto di Saad, nella speranza di facilitare le ricerche, ma non ha saputo precisare nemmeno come fosse vestito quando si è allontanato da Casablanca.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 8 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato nelle acque della baia di Ceuta all’altezza del litorale del Sarchal, sulla costa meridionale della penisola di Santa Catalina. L’allarme è stato lanciato da alcuni passanti, che hanno avvertito la Guardia Civil. Il recupero si è rivelato piuttosto complicato perché la salma era finita tra le rocce di una scogliera dove la navigazione è complicata e pericolosa. L’intervento è stato effettuato da una unità speciale e da una squadra del gruppo sommozzatori, che ha poi trasferito il cadavere nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. A giudicare dall’avanzato stato di degrado della salma, la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione: si sa solo che dovrebbe trattarsi di un uomo sui vent’anni di età, con indosso un paio di pantaloni lunghi e una camicia bianca. Stando al punto in cui il mare ha trascinato il corpo, il ragazzo deve aver tentato di entrare a Ceuta aggirando il valico del Tarajal da Castillejos.

(Fonte: El Faro de Ceuta)  

Bulgaria (Burgas), 9 gennaio 2025

Tre ragazzi egiziani sono morti di freddo e sfinimento in Bulgaria, in una zona boscosa tra Burgas e il confine con la Turchia. Le autorità bulgare, informate del loro stato di estremo pericolo, non sono intervenute. Una nuova tragedia provocata dalla politica di totale chiusura e respingimento adottata dagli Stati Ue che si è verificata alla fine di dicembre 2024 ma è venuta alla luce solo una decina di giorni dopo, il 9 gennaio 2025, grazie alla denuncia di due organizzazioni che monitorano da anni la rotta balcanica e cercano di aiutare i migranti, No Name Kitchen (Nnk) e il Collettivo Alto Vicentino. I tre ragazzi – hanno riferito Nnk e il Collettivo – sono stati individuati da una squadra di volontari il 27 dicembre. Erano già in condizioni critiche, bloccati nella neve a sud di Burgas, a qualche decina di chilometri dalla linea di frontiera. Immediata la segnalazione al numero 112 bulgaro per le emergenze, contattato più volte, con la comunicazione esatta delle coordinate Gps per poterli rintracciare e soccorrere il più rapidamente possibile. Ma nessuno si è mosso. “Le autorità bulgare hanno ignorato e chiamate e la polizia di frontiera ha impedito alle squadre di soccorso di raggiungere i tre in pericolo, bloccandone i veicoli”, ha accusato Nnk. Solo dopo oltre 24 ore, il giorno dopo, i volontari, inclusi alcuni italiani, sono riusciti a passare, individuando “un primo minore morto”. “Il corpo era circondato da orme di stivali e di zampe di cane”, hanno specificato i soccorritori, suggerendo che la polizia bulgara aveva trovato il corpo decidendo però “di non dare assistenza o comunque di non recuperarlo”. Qualche ora più tardi, a non grande distanza, è stato trovato il secondo corpo. Il 30 dicembre, “57 ore dopo la prima richiesta di soccorso”, infine, è stato scoperto il terzo cadavere, “dilaniato dagli animali”. Alcuni esponenti del Collettivo Alto Vicentino, fermati dalla polizia di frontiera, hanno aggiunto altri particolari: “Oltre a numerose intimidazioni – ha scritto su Facebook Simone Ziro, uno dei tre fermati – la polizia ci ha costretto a camminare di notte al gelo per ore ed ha ordinato a uno dei soccorritori di caricarsi sulle spalle uno dei corpi senza vita, mentre gli altri sono stati gettati nel bagagliaio di un’auto di servizio”.

(Fonte: Il Piccolo)

Algeria-Spagna (Maiorca e Formentera), 7-10 gennaio 2025

I cadaveri di tre uomini sono affiorati nelle acque delle Baleari tra il 7 e il 10 gennaio: 1 a Maiorca e 2 a Formentera. Quello trovato a Maiorca, un giovane presumibilmente subsahariano, è stato avvistato da un pescatore subacqueo, verso le 11,30 di venerdì 10 gennaio, circa 50 metri al largo della spiaggia di S’Arenal de Llucamajor, circa 50 chilometri a sud ovest di Maiorca. Per il recupero è intervenuta una squadra del gruppo sommozzatori della Guardia Civil (Geas), che lo ha trasferito nell’obitorio dell’isola. A giudicare dallo stato di degrado, è rimasto in acqua più di una settimana. Secondo la polizia potrebbe esserci un collegamento con una barca vuota che il mare ha gettato su una spiaggia di Formentera il 6 gennaio. I due cadaveri di Formentera erano all’altezza della spiaggia di Cavall d’en Borras, sulla costa nord orientale dell’isola. Segnalati da un turista intorno alle 13,30 di mercoledì 7, sono stati recuperati nel pomeriggio. Si tratta di due uomini di giovane età, non identificati. Dall’autopsia è emerso che sono morti per annegamento circa una settimana prima del ritrovamento. Dalla fine di dicembre risultano scomparse due barche partite dall’Algeria sulla rotta per le Baleari con decine di persone.

(Fonte: Diario de Maiorca, Ong Cipimd, Europa Press, Diario de Formentera).     

Marocco-Spagna (Khemisset-Castillejos-Ceuta), 11 gennaio 2024

Uno studente diciassettenne marocchino è annegato nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Un coetaneo è stato salvato in extremis dalla polizia marocchina. I due ragazzi, originari di Khemisset, una città dell’interno situata 250 chilometri a sud di Ceuta, hanno tentato l’impresa senza avvisare le famiglie. Sono arrivati insieme in pullman da Khemisset a Castillejos con l’intenzione di aggirare via mare il valico del Tarajal ed approdare in territorio spagnolo. I genitori di entrambi, quando si sono accorti della loro assenza, ne hanno denunciato la scomparsa ma i due hanno preso il largo a nuoto quando le ricerche stavano ancora iniziando. Le condizioni del mare non erano buone e i due, spinti dalla forte corrente verso sud, si sono trovati presto in difficoltà. I soccorsi sono arrivati in tempo solo per uno dei due. Il corpo ormai senza vita del ragazzo diciassettenne è stato trovato poco più tardi e trasferito presso l’obitorio dell’ospedale di Tetouan. La magistratura ne ha disposto l’autopsia nel contesto dell’indagine aperta per appurare eventuali responsabilità di altre persone.

(Fonte: El Faro de Ceuta)       

Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 11-12 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è stato depositato dal mare ai piedi di una scogliera a Sorman, vicino a Zawiya, circa 60 di chilometri a ovest di Tripoli. Su indicazione della polizia, avvisata da abitanti del posto, lo ha recuperato una squadra della Mezzaluna Rossa, trasferendolo poi nell’obitorio dell’ospedale di zona, a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi per poterlo identificare ma appare scontato che si tratti della vittima di un naufragio sulla rotta tra Zawiya e Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Italia (Ventimiglia), 12 gennaio 2025

Un profugo eritreo è stato trovato morto tra gli scogli del litorale di Ponte San Ludoviso, 7,6 chilometri a ovest di Ventimiglia e a poche decine di metri dal valico di frontiera con la Francia. Aveva una ferita alla testa ma i carabinieri hanno subito escluso un’aggressione o comunque un’azione violenta. Si ritiene che sia caduto tra le rocce o che sia morto tentando di arrivare a nuoto oltreconfine e che poi la corrente e le onde lo abbiano scaraventato violentemente contro la scogliera. Quando al fatto che indossasse solo una felpa e la biancheria intima si può spiegare sempre con l’azione del mare. Inizialmente sconosciuto, è stato identificato mercoledì 15 gennaio. Si chiamava Yonas, aveva 26 anni ed era arrivato a Ventimiglia con la speranza di raggiungere la Francia. Alcuni amici e gruppi di attivisti che operano tra l’Italia e la Francia, hanno riferito che era scomparso da venerdì e, quando hanno saputo che era morto, hanno contattato la famiglia in Eritrea per procedere al riconoscimento ufficiale. La salma, per volontà dei familiari, è stata sepolta a Ventimiglia.

(Fonte: Rainews, Agenzia Ansa, Gruppo Comunicazione Eritrea, Riviera News, Il Giornale del Piemonte)

Libia-Grecia (Tobruk), 14 gennaio 2024

Il cadavere di un migrante è stato gettato dal mare su una spiaggia di Tobruk, in Cirenaica, poco più di 120 chilometri dal confine con l’Egitto. Lo segnala, specificando che il ritrovamento risale al giorno 9) il rapporto settimanale 5-11 gennaio dell’Ufficio Oim in Libia (pubblicato martedì 14 gennaio) in aggiunta ai due corpi trovati a Sirte e a Sorman (note 6 e 11-12 gennaio). Per il recupero è intervenuta la Mezzaluna Rossa, che ha poi trasferito la salma nell’obitorio di un ospedale di Tobruk. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione. Si ritiene che l’uomo sia annegato tentando di raggiungere l’Europa sulla rotta per l’Italia o per la Grecia.

(Fonte: Rapporto Oim 5-11 gennaio)   

Algeria-Spagna (Formentera), 15 gennaio 2025

Il corpo di un migrante è affiorato nelle acque di Formentera, nelle Baleari. E’ stato trovato mercoledì 15 gennaio all’altezza di Playa de Sa Torreta, nel municipio di S’Espalmador, sulla costa nord-est dell’isola, a poco più di due chilometri dalla spiaggia di Cavall d’en Borras dove mercoledì 7 sono stati recuperati altri due cadaveri. Tenendo conto anche di quello trovato il 10 gennaio a Maiorca (nota del 7-10 gennaio) risultano 4 i cadaveri portati dal mare alle Baleari tra il 7 e il 15 gennaio: i tre di Formentera, in particolare, tutti sullo stesso tratto di litorale. L’ipotesi più accreditata è che almeno i tre di Formentera (ma forse anche il quarto trovato a Maiorca) vengano da una barca data per dispersa pochi giorni dopo la partenza, avvenuta il 29 dicembre da Tipaza, circa 70 chilometri a ovest di Algeri, sulla rotta delle Baleari. Tenendo conto che a bordo c’erano 18 persone (9 uomini, 4 donne e 5 minorenni), oltre ad almeno 3 vittime (ma forse 4) di cui è stato recuperato il corpo, va calcolato un minimo di 14 dispersi se non 15 nel caso la vittima di Maiorca non provenga dallo stesso naufragio, tanto più che risulta dispersa un’altra barca partita per le Baleari il 31 dicembre da Boumerdes (47 chilomeri a est di Algeri) con 26 persone. In ogni caso, 18 vittime e nessun superstite.

(Fonte: Ong Cipimd, Ultima Hora)

Mauritania-Marocco-Spagna (Nouakchott-Dakhla), 15-16 gennaio 2025

Almeno 50 migranti sono annegati sulla rotta tra la Mauritania e le Canarie. Erano su un grosso cayuco salpato il 2 gennaio dalla costa di Nouakchott con a bordo un minimo di 86 persone, 66 delle quali profughi pakistani. Il primo appello di ricerca, in mancanza di qualsiasi tipo di contatto dopo quasi 10 giorni, è stato lanciato tra il 12 e il 13 gennaio dalla piattaforma di soccorso Alarm Phone e dalla Ong Caminando Fronteras che, avvertite da alcuni familiari, hanno diramato Sos sia alle autorità spagnole che marocchine. Ancora nulla fino a giovedì 16 gennaio quando Caminando Fronteras ha saputo che il barcone è affondato a 13 giorni dalla partenza, dopo oltre 800 dei 1.300 chilometri circa di traversata, all’altezza della costa di Dakhla, nel Sahara Occidentale. Per i soccorsi è intervenuta la Marina marocchina, che è riuscita a trarre in salvo solo 36 naufraghi, di cui 22 pakistani, incluso un adolescente.

Aggiornamento 17 gennaio: recuperati 14 corpi. Alarm Phone conferma che i superstiti sono soltanto 36 ma riferisce che sulla barca alla deriva sono stati trovati 14 corpi, poi recuperati dalla Marina marocchina e sbarcati a Dakhla. Buona parte delle vittime, dunque, sarebbero morte durante il viaggio per ipotermia e sfinimento e non annegate.

(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Alarm Phone, El Diario, Canarias 7, La Provincia, Agenzia Ansa, Avvenire, Europa Press. Aggiornamento: Alarm Phone)

Libia-Italia (Gargaresc, Tripoli), 15-16 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare fino a pochi metri da una spiaggia di Gargaresch (Qarqarsh), 10 chilometri circa a ovest di Tripoli. E’ il tratto di litorale, fino a Zawiya e Sabratha, da cui sono più frequenti le partenze delle barche di migranti sulla rotta per Lampedusa. Su segnalazione della polizia, allertata da alcuni abitanti del posto, è intervenuta per il recupero una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa delle decisioni della magistratura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Turchia-Grecia (Kusadasi-Samo), 17 gennaio 2025

Sette vittime (3 cadaveri recuperati e 4 migranti dispersi) su un gommone con 39 persone a bordo intercettato dalla Guardia Costiera nell’Egeo. Il battello, partito alle prime luci del mattino dalla costa del distretto di Kusadasi puntando verso l’isola di Samo, è stato avvistato da una motovedetta turca in servizio di perlustrazione, che ha cominciato ad accostare. Da bordo hanno ignorato l’ordine di fermarsi, continuando la rotta verso Samo e poi – secondo quanto hanno riferito le autorità turche – quando l’unità militare li stava per raggiungere molti si sono gettati in mare, forse nel tentativo di sottrarsi comunque al fermo. Poco dopo il gommone è stato bloccato e sono cominciate le ricerche dei migranti in acqua. Complessivamente, tra quelle ancora a bordo e quelle in mare, sono state recuperate 32 persone, poi sbarcate nel porto di Kusadasi. Nelle ore successive la Guardia Costiera ha trovato tre cadaveri. Nessuna traccia degli altri 4 migranti.

(Fonte: Aegean Boat Report, Daijiworld Media Network, Iikha.com, Pune News)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 17 gennaio 2025

Il mare ha trascinato il cadavere di un giovane sconosciuto sulla spiaggia di Estihaat, in Marocco, nel municipio di Chefchauen, circa 100 chilometri a sud di Ceuta. Nonostante la distanza dalla linea di frontiera, non ci sono dubbi che si tratta di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere a nuoto il territorio spagnolo partendo da una spiaggia di Castillejos e aggirando via mare il confine all’altezza del valico del Tarajal. La burrasca e le forti correnti dei primi giorni di gennaio hanno poi trascinato la salma molto più a sud, fino alla spiaggia dove è stata segnalata da alcuni abitanti del posto e recuperata dalla Protezione Civile per trasferirla nell’obitorio dell’ospedale Mohamed V di Chefchauen, in attesa della conclusione dell’inchiesta aperta dalla Gendarmeria Reale e delle decisioni della magistratura. Lo stato di degrado piuttosto avanzato conferma che la morte risale a parecchi giorni prima del ritrovamento e che il cadavere è rimasto a lungo in acqua. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia (Agedabia, Cirenaica), 17-18 gennaio 2025

Un giovane profugo somalo, Abdul Jabbar, è morto pochi giorni dopo essere stato rilasciato da un lager di trafficanti per le conseguenze delle torture subite durante la detenzione. Arrivato in Libia, il ragazzo era stato catturato insieme alla sorella nella zona di Agedabia, circa 100 chilometri a sud di Bengasi, in Cirenaica. Una prigionia feroce dalla quale sia lui che la sorella sono usciti verosimilmente solo dopo che la famiglia è riuscita a pagare il riscatto preteso dai trafficanti. Tornati in libertà, i due fratelli hanno chiesto aiuto al Servizio Immigrazione di Agedabia, che li ha fatti ricoverare entrambi in ospedale ed ha cercato di mettersi in contatto con la loro famiglia in Somalia. Abdul era il più grave: ormai allo stremo delle forze, non è riuscito a riprendersi nonostante le cure dei medici. Sabato 18 è stato sepolto nel cimitero islamico della città.

(Fonte: sito web Tarik Lamloun, giornalista)

Turchia-Grecia (Simy), 18 gennaio 2025

Il corpo di un migrante in avanzato stato di de composizione è affiorato in mare a breve distanza dalla spiaggia in fondo alla baia di Agios Georgios, sulla costa orientale dell’isola di Symi, nell’Egeo. Segnalato da un abitante del posto, è stato recuperato dalla polizia e trasferito nell’obitorio dell’Ospedale Generale di Rodi. Si tratta di un uomo alto circa un metro e 75, con indosso pantaloni jeans, due camicie e scarpe da ginnastica. A giudicare dalle condizioni di degrado, il cadavere è rimasto a lungo in acqua e la morte deve risalire a diversi giorni prima del ritrovamento. Si ritiene che possa essere la vittima del naufragio di una barca proveniente dalla Turchia forse avvenuto nelle acque tra Symi e Rodi o magari in prossimità proprio di Rodi, distante poco più di 40 chilometri, e poi trascinato dalle correnti fino a Symi.

(Fonte: Aegean Boat Report)

Algeria (Adrar), 18 gennaio 2025

Tredici migranti subsahariani sono rimasti uccisi e diversi altri feriti in un incidente avvenuto in Algeria nei pressi di Adrar, una città dell’interno distante circa 700 chilometri dalla linea di confine con il Niger e più di 1.300 dalla costa mediterranea. Erano sul piano di carico di un pick-up Toyota che, proveniente da sud lungo la statale che sale dal confine, si è scontrato con un camion e, probabilmente dopo essere carambolato contro un altro autocarro, è finito fuori strada, ribaltandosi. La notizia è emersa solo due giorni dopo, lunedì 20 gennaio, attraverso la Ong Refugees in Libya, che ha pubblicato anche un breve filmato nel quale si vedono almeno 7 cadaveri tra i rottami del pick-up o distesi sull’asfalto e sul terreno ai margini della carreggiata. I feriti sono stati trasferiti negli ospedali di zona. Vincent Cochetel, operatore dell’Unhcr, riprendendo la notizia, ha fatto notare come le vittime sulle “vie di terra” dei migranti siano numerose ma molto meno “visibili” di quelle in mare ed ha sottolineato come sia molto difficile la situazione dei richiedenti asilo in Algeria.

(Fonte: Ong Refugees in Libya, sito web Vincent Cochetel)

Libia (Abu Salim, Tripoli), 20 gennaio 2025

Un ragazzo somalo di 17 anni, Muhammad Abdul Qadir, è morto nella casa di fortuna dove si era rifugiato insieme ad altri profughi ad Abu Salim, il sobborgo della zona meridionale di Tripoli noto in particolare per la presenza di un grosso centro di detenzione. Arrivato in Libia fuggendo dalla Somalia, si era rivolto alla Commissione Unhcr per i rifugiati che, trattandosi di un minorenne, non ha esitato a iscriverlo nel registro dei richiedenti asilo. Sperava così di poter essere inserito in uno dei canali umanitari periodici verso l’Europa ma questa via, che pure aveva suscitato grandi speranze, si è rivelata molto inferiore alle attese e negli ultimi anni si è quasi chiusa del tutto. Non è noto se abbia tentato anche di imbarcarsi in maniera irregolare. Sta di fatto che è rimasto intrappolato a Tripoli, trovando un alloggio sia pure precario con alcuni compagni. Da qualche mese si era ammalato e, in mancanza di cure adeguate, non si è più ripreso: è morto nella notte di lunedì 20 gennaio e, come ha scritto il giornalista indipendente Tarik Lamloun, nonostante le insistenze degli amici e del padrone di casa, nessuna, tra le autorità libiche, voleva prendersi cura nemmeno di trasferire il corpo in un cimitero.

(Fonte: sito web Tarik Lamloun giornalista)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 21 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato nelle acque della baia di Ceuta all’altezza della spiaggia del Recinto, sul versante meridionale della penisola che delimita l’area portuale. Segnalato da alcuni passanti che lo avevano visto dalla riva, è stato recuperato da una squadra del gruppo sommozzatori della Guardia Civil (Geas), che lo ha trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. Si tratta di un uomo, in apparenza abbastanza giovane, che indossava una muta da sub e pinne. Si ritiene che abbia tentato di approdare a Ceuta, partendo da una delle spiagge di Castillejos, nel fine settimana e fino a lunedì 20, quando decine di giovani sono stati soccorsi nelle acque di Ceuta e altrettanti intercettati dalla polizia marocchina prima del valico del Tarajal. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia-Italia (Sabratha), 21 gennaio 2025

Il mare ha portato il corpo senza vita di un migrante a Talil Beach, una spiaggia situata circa 8 chilometri a ovest di Sabratha e oltre 80 da Tripoli. Si tratta di un ragazzo con indosso una tuta e una maglia scure, con guanti neri e scarpe da ginnastica bianche. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. Quando alcuni abitanti del luogo lo hanno trovato, il cadavere era a pochi metri dalla battigia, quasi lambito dalle onde e semi-sepolto dalla sabbia accumulata dalla burrasca dei giorni precedenti. Per il recupero, su segnalazione della polizia, è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha poi trasferito la salma presso l’obitorio dell’ospedale locale, a disposizione della magistratura. Il litorale di Sabratha è uno dei punti di partenza più frequenti delle “spedizioni” verso Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Mauritania-Spagna (Nouakchott-El Hierro), 22 gennaio 2025

Un giovane migrante subsahariano è morto durante la traversata dalla Mauritania alle Canarie. Era su un grosso cayuco che, salpato dalla costa di Nouakchott con 68 persone, è arrivato nelle acque di El Hierro dopo almeno 6 giorni di navigazione ed è stato localizzato poco dopo le 7,30 del mattino 3 chilometri a sud di La Restiga. Scattato l’allarme, lo hanno raggiunto la salvamar Adhara del Salvamento Maritimo e una unità della Croce Rossa, che lo hanno scortato in porto. Subito dopo l’arrivo, tra le 8 e le 8,30, è iniziato lo sbarco ed è in questa fase che è stato scoperto a bordo il cadavere del giovane. I compagni hanno riferito che era morto almeno un giorno prima, molto probabilmente di sfinimento e di ipotermia. La salma è stata trasferita nell’obitorio dell’ospedale. Parecchi degli altri migranti hanno avuto bisogno di cure mediche.

(Fonte: El Diario, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras)  

Marocco Spagna (Castillejos-Ceuta), 22 gennaio 2025

Tre ragazzi marocchini (uno minorenne) sono scomparsi nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto da una spiaggia di Castillejos. Sono Saeed Karara, 24 anni, di Agadir; Abdel Ilah Ayyad, di Castillejos; Khalid Koulikha, 17 anni, di Tetouan. Si tratta di tre episodi distinti, avvenuti in tempi e circostanze diverse fra il 5 e il 19 gennaio ma venuti alla luce quasi contemporaneamente in seguito all’appello di ricerca lanciato dai familiari attraverso la redazione del quotidiano El Faro de Ceuta.

Saeed Karara è il primo di cui si sono perse le tracce. Secondo quanto ha riferito la famiglia, si è allontanato da casa il 12 dicembre 2024 dicendo di aver trovato lavoro a Casablanca. L’ultimo contatto risale al 5 gennaio quando, a quanto pare, ha raggiunto Tetouan e poi da qui Castillejos per tentare la traversata fino all’enclave spagnola insieme ad un amico. Non si sa esattamente in quale giorno ma venerdì 17 gennaio il mare ha depositato su una spiaggia a circa 100 chilometri a sud di Ceuta il cadavere del ragazzo che era con lui e si teme che sia morto anche Saeed nelle stesse circostanze.

Abdel Ilah Ayyad è scomparso da sabato 18 gennaio, un giorno nel quale si sono contati decine di tentativi di traversata via mare dalla zona del Tarajal, in condizioni meteo difficili, con mare molto mosso e forti correnti. La famiglia ha precisato che, quando se ne è andato da casa, indossava scarpe grigie, un berretto nero e una tuta da ginnastica scura. Da quel momento, nonostante le ricerche, non ne hanno saputo più nulla: di sicuro non risulta arrivato a Ceuta ma neanche che sia rientrato in Marocco o sia tra i tanti ragazzi intercettati dalla gendarmeria marocchina nel fine settimana.

Khalid Koulikha: di lui si sa che è partito da Tetouan per Castillejos verso venerdì 17 o sabato 18 gennaio e che poi ha preso il largo nelle prime ore di domenica 19 dalla spiaggia del Tarajal con l’intento di approdare oltreconfine sul versante spagnolo. Da allora sono stati persi tutti i contatti: lui non si è fatto sentire e le ricerche condotte da familiari e amici a Ceuta e in Marocco non hanno dato alcun esito. Aggiornamento 24 gennaio. Poco più di un giorno dopo l’appello lanciato dai familiari attraverso El Faro de Ceuta, il corpo di Khalid è stato trovato sul litorale di Azla, 50 chilometri a sud di Ceuta, dove è stato trascinato dalle forti correnti della burrasca da nord-ovest che ha investito tutta quella fascia di costa nel week-end. Recuperato dalla Mezzaluna Rossa, è stato riconosciuto venerdì 24 gennaio dal padre nell’obitorio dell’ospedale di zona.

(Fonte: El Faro de Ceuta. Aggiornamento: El Faro de Ceuta)    

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 23 gennaio 2025

Due ragazzi marocchini risultano dispersi nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto dalla zona di Castillejos. Sono Ayman Ziwan, di Tetouan, 40 chilometri a sud di Ceuta; e Hamza Amraoui, 22 anni, di Chefchaouen, una città del Rif, distante un centinaio di chilometri da Ceuta. La scomparsa risale per entrambi a sabato 18 gennaio ma si tratta di due episodi distinti dei quali, avvenuti in circostanze diverse, si è avuta notizia solo dopo che le famiglie hanno lanciato un appello di ricerca alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta. Ayman Ziwan sembra che abbia cercato di attraversare il confine vicino all’area del Rincon. I familiari non hanno saputo dire se fosse da solo o con degli amici. Pare che indossasse un costume da bagno lungo. L’unica cosa certa è che non se ne è saputo più nulla dalle prime ore di sabato 18. Si sa per certo, invece, che Hamza Amraoui ha tentato l’impresa con un piccolo gruppo di amici (qualcuno del suo stesso quartiere, Aim Haouz) che sono riusciti ad approdare nell’enclave spagnola. E sarebbero stati proprio gli amici, non vedendolo arrivare, a dare per primi l’allarme, avvertendo la famiglia. Tutte le ricerche successive non hanno dato esito.

(Fonte: El Faro de Ceuta)   

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 24 gennaio 2025

La Guardia Civil, nel corso della mattinata, ha recuperato nelle acque di Ceuta i cadaveri di due migranti. Si tratta sicuramente di due delle decine che hanno tentato la traversata da Castillejos dall’inizio di gennaio e, in particolare, tra venerdì 17 e lunedì 20, mentre infuriava una grossa burrasca. Sono stati trovati entrambi a sud della penisola di Santa Catalina, a non grande distanza l’uno dall’altro, ma devono essere annegati in due episodi distinti, avvenuti in tempi e circostanze diverse. Il primo cadavere è stato segnalato da una telefonata al 112, il numero unico per le emergenze. Era incagliato a 9 metri di profondità: per portarlo a riva è intervenuta una squadra del gruppo sommozzatori (Geas). A giudicare dallo stato di degrado è rimasto in acqua per almeno una settimana. L’altro corpo è affiorato alcune ore dopo, più vicino alla costa del primo. Sia la Guardia Civil che il Salvamento Maritimo hanno fatto notare che i due cadaveri erano nel tratto di mare dove tra sabato 18 e lunedì 20 sono stati effettuati numerosi interventi di soccorso a giovani marocchini e algerini arrivati a nuoto dalla zona del Tarajal e non hanno scluso che possano esserci state altre vittime.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 25 gennaio 2025

Due migranti marocchini risultano scomparsi da sabato 18 gennaio nel tentativo di raggiungere Ceuta. Si tratta di Brahim Boudakkou, 26 anni, e El M’Fedal M’Saudes, 42 anni, originario di Tetouan. Con loro salgono a 5 i migranti marocchini di cui è stata denunciata la scomparsa da sabato 18. Gli altri (note del 22 e 23 gennaio: ndr) sono Abdel Ilah Ayyad 26 anni; Ayman Ziwan, di Tetouan, il quale, a quanto dicono i familiari, conosceva El M’Fedal M’Saudes; Hamza Amroui, 22 anni, che a sua volta conosceva sia Ayman che El M’Fedal. Appare evidente, dunque, che i cinque scomparsi hanno tentato tutti insieme di arrivare a Ceuta partendo da Castillejos: non a nuoto, però, ma su una barca. Sia alla famigla di Brahim che a quella di El M’Fedal, infatti, risulta che i loro congiunti si fossero accordati per un passaggio in barca oltre la frontiera tra il Marocco e Ceuta, fino a una delle spiagge al di là del valico del Tarajal. Non a caso Brahim – hanno aggiunto – indossava abiti normali, inclusa una giacca nera, chiaramente non adatti a una traversata a nuoto. Sempre secondo i familiari di Brahim, anzi, a bordo ci sarebbero state ben 17 persone. Il sospetto della polizia spagnola è, allora, che il “passatore” non si sia avvicinato alla riva per lo sbarco ma, nel timore di essere intercettato, abbia costretto i migranti a gettarsi in mare al largo della penisola di Santa Catalina, nelle acque in cui proprio sabato, in piena burrasca, sono stati soccorsi e salvati da unità della Guardia Civil e del Salvamento Maritimo 9 giovani marocchini e dove, secondo gli stessi soccorritori, non è escluso ce ne fossero altri, purtroppo scomparsi prima di poter essere raggiunti. E proprio al largo della penisola di Santa Catalina venerdì 24 gennaio sono stati trovati 2 cadaveri che, a giudicare dallo stato di conservazione, erano in acqua da almeno 7 giorni e la cui identificazione non è stata possibile al momento del recupero proprio a causa delle forti condizioni di degrado. Potrebbe trattarsi dunque di una tragedia nella quale delle 17 persone a bordo della barca salpata da Castillejos se ne sono salvate solo 9 mentre 8 risultano disperse, tenendo conto però che 2 di queste 8 potrebbero essere i migranti di cui è stato recuperato il cadavere venerdì 24 gennaio.

Aggiornamento 28 gennaio: un altro disperso. I cadaveri dei due giovani recuperati nelle acque della penisola di Santa Catalina sono stati sepolti nel cimitero di Sidi Embark, a Ceuta, tombe 5.082 e 5.083. Non sono emersi elementi per poterli identificare. Se, come appare molto probabile, facevano parte del gruppo di 17 partiti da Castillejos con una barca sabato 18 gennaio, considerando il numero di persone tratte in salvo (9), dei dispersi segnalati dalle famiglie (5) e appunto dei 2 di cui sarebbe stato trovato il corpo, va considerato un altro disperso, per numero totale 8 vittime tra dispersi (6) e morti accertati (2).

Aggiornamento 5 marzo. Uno dei due cadaveri trovati nelle acque a sud della penisola di Santa Catalina e sepolto nel cimitero di Sidi Embarek è quello di Hamza Amraoui, la cui scomparsa è stata segnalata dai familiari il 22 gennaio al quotidiano El Faro de Ceuta (nota del 23 gennaio) dopo essersi rivolti sia alle autorità marocchine che a quelle spagnole. E’ stato identificato attraverso l’esame del Dna.  

(Fonte: El Faro de Ceuta, Aggiornamenti: El Faro de Ceuta)

Senegal-Spagna (Saint Louis – Canarie), 25 gennaio 2025

Tre migranti morti su un cayuco rimasto in mare più di dieci giorni prima di arrivare alle Canarie dal Senegal. Del barcone, salpato l’undici gennaio, a quanto pare dalla zona di Saint Louis, si sono perse le tracce poco dopo la partenza. Il primo allarme è stato lanciato venerdì 17 gennaio dalla piattaforma di soccorso Alarm Phone che, contattata da familiari delle persone a bordo, ha lanciato un Sos di ricerca lungo la presumibile rotta (circa 1.500 chilometri) tra il nord del Senegal e l’arcipelago spagnolo. Non ci sono stati riscontri così come senza esito sono rimasti gli appelli lanciati nei giorni successivi. Nel pomeriggio di sabato 25 gennaio, poi, Alarm Phone ha comunicato di aver appreso che il cayuco, con decine di persone a bordo, era riuscito ad arrivare alle Canarie ma che durante la navigazione 3 dei migranti erano morti, presumibilmente di freddo ed esaurimento fisico.

(Fonte: Alarm Phone)

Mauritania-Canarie-Caraibi (Mayaro, Trinidad-Tobago), 25-26 gennaio 2025

Non meno di 30/35 vittime su un cayuco partito dalla Mauritania verso le Canarie ma finito dopo oltre un mese, forse due, nelle acque di Trinidad e Tobago, nei Caraibi, dopo aver attraversato l’Atlantico. Il barcone è stato avvistato nel primo pomeriggio di sabato 25 gennaio circa 57 chilometri a sud est di Trinidad. A dare l’allarme, verso le 14,20, sono stati alcuni lavoratori della piattaforma petrolifera Cassia, gestita dalla Bp, che hanno avvertito la Guardia Costiera. Una motovedetta ha raggiunto la zona e, insieme ad altre unità, ha individuato il cayuco e predisposto le operazioni di recupero. A bordo, come testimoniano alcune foto scattate come documentazione, si scorgevano almeno 5 corpi e dallo scafo giungeva un fortissimo odore di decomposizione. “Gli interventi per mettere in sicurezza l’imbarcazione – ha riferito il tenente di vascello Khadija Lamy, portavoce della Guardia Costiera – si sono rivelati molto difficili perché lo scafo era in condizioni estremamente fragili”. Senza contare il mare agitato e in via di peggioramento. Alle 12,45 di domenica l’equipaggio della motovedetta è riuscito finalmente ad agganciare il cayuco con un cavo di traino, per rimorchiarlo verso Trinidad. Durante la navigazione, però, al largo di Mayaro, probabilmente a causa del peggioramento meteo e della fragilità del fasciame, l’aggancio ha ceduto e il barcone è andato alla deriva. “Nonostante tutti gli sforzi di ricerca – ha dichiarato sempre Lamy – non siamo riusciti a ritrovare la piroga che si presume sia affondata a causa del suo grave stato di deterioramento”. A indurre a credere che si tratti di un cayuco partito dalla Mauritania è la struttura della barca, che aveva tutte le caratteristiche (dal tipo di scafo e fasciame al colore bianco, senza i vivaci colori o disegni ornamentali tipici del Senegal) dei barconi da pesca delle marinerie di Nouakchott o Nouadibou, praticamente identico a un altro barcone proveniente appunto dalla Mauritania, intercettato dalla Guardia Costiera di Trinidad nel 2021 con numerosi cadaveri a bordo, tutti in stato di estremo degrado come i 5 corpi visti e fotografati sabato 25 gennaio. Si ritiene che, come nel 2021, il cayuco, salpato verso le Canarie, abbia perso l’orientamento o sia rimasto in panne per qualche motivo durante la rotta (lunga circa 1.300 chilometri fino alle Canarie da Noaukchott e quasi mille da Nouadibou) e che poi, catturato dalle correnti atlantiche, sia stato trascinato fino ai Caraibi. Un percorso di uno o due mesi durante il quale tutte le persone a bordo sono morte. Quanto al numero delle vittime, su barconi di quella stazza in media vengono caricate da 30 a 40 persone: i cadaveri di 5 erano ancora a bordo al momento dell’avvistamento, le altre, verosimilmente non meno di 25/30, devono essersi perse nell’Atlantico durante le terribili settimane passate alla deriva.

(Fonte: Trinidad e Tobado Guardian, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, News Day, Trinidad Express, Canarias Ahora, Canarias7, Txema Santana)

Libia-Italia (Zuwara-Lampedusa), 26 gennaio 2025

Due migranti scomparsi in mare e 2 cadaveri recuperati in un naufragio nel Mediterraneo a sud ovest di Lampedusa. Tre delle vittime sono bambini: 3 fratellini originari del Camerun. Erano su una barca partita con 21 persone da Zuwara, in Libia, 100 chilometri a ovest di Tripoli, e affondata alcune ore dopo a circa 53 miglia dalle Pelagie, acque internazionali della zona Sar maltese. La prima ad accorgersi dell’emergenza e ad accorrere per i soccorsi sul posto (34°36’ Nord e 12°44’ Est) è stata la nave ong Sea Punks, che ha recuperato 17 naufraghi e 2 cadaveri. Due dei superstiti erano in condizioni critiche e, su disposizione della centrale operativa di La Valletta, che avvertita dalla Sea Punks ha assunto il coordinamento di tutte le operazioni, sono stati trasferiti in elicottero a Malta: una donna in avanzato stato di gravidanza e un naufrago con forti sintomi di annegamento. I momenti più strazianti del soccorso sono stati raccontati a Sergio Scandura, di Radio Radicale, dal comandante della Sea Punks Arturo Centore, con un passato nella Guardia Costiera: “Una madre si è salvata ma ha perso i suoi tre figli: uno è morto tra le braccia del nostro medico che stava cercando di rianimarlo, uno era ormai senza vita quando è stato trovato e recuperato in mare, l’altro risulta disperso. E’ stato terribile…”. Contemporaneamente all’invio dell’elicottero, la centrale Mrcc di Malta ha mobilitato la motovedetta Cp322 della Guardia Costiera italiana, che ha raggiunto la Sea Punk e preso a bordo i 15 superstiti rimasti oltre alle salme dei due bambini per sbarcarli a Lampedusa, dove è arrivata intorno alle 20. Senza esito le ricerche dei 2 dispersi, condotte dalla stessa Sea Punk e dalla Cp322. Dei 15 condotti a Lampedusa, 14 vengono dal Camerun e 1 dalla Nigeria.

(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, Agrigentonotizie, Ansa, Tg La 7, Rainews, Il Giornale di Sicilia)

Tunisia (Sfax), 26 gennaio 2025

Un migrante senegalese – Hassan Barry, 27 anni – è morto per mancanza di cure mediche in uno dei campi improvvisati dove si era rifugiato pochi chilometri a nord di Sfax. “Si era ammalto – hanno riferito alcuni compagni e in pochi giorni si è aggravato rapidamente. Aveva bisogno urgente di cure. Abbiamo contattato sia la polizia che il servizio ambulanze di Sfax per cercare di farlo ricoverare in ospedale ma nessuno è intervenuto. Molte delle nostre chiamate sono rimaste addirittura senza risposta”. La Ong Refugees in Tunisia sta ora cercando la famiglia del ragazzo in Senegal ed ha denunciato come già diverse altre volte è accaduto che dei migranti siano morti nei campi a nord di Sfax per mancanza o addirittura il rifiuto di cure mediche.

(Fonte: Refugees in Tunisia, Refugees in Libya)

Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 26 gennaio 2025

Nel corso di una operazione di blocco di una barca di migranti al largo di Zawiya, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli, la Guardia Costiera libica ha recuperato in mare il corpo senza vita di un bambino. Dopo lo sbarco, avvenuto dopo il tramonto a Marssa Dalla, 4 chilometri a nord est di Zawiya, la salma è stata affidata alla Mezzaluna Rossa, che la ha trasferita nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa delle decisioni della magistratura. Poche ore prima sempre la Mezzaluna Rossa, su disposizione dell’ufficio della Procura, aveva sepolto nel cimitero di Sorman i cadaveri di 11 migranti recuperati in mare dalla Guardia Costiera nei giorni precedenti. Appare scontato che deve esserci stato un naufragio sulla rotta per Lampedusa con un numero imprecisato di morti e dispersi ma del quale dalle autorità libiche non sono state comunicate notizie.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Tunisia (Sfax, campo Km 36), 26 gennaio 2025

Una migrante proveniente dalla Sierra Leone – Fatmata Kamara, 25 anni – è morta, sfinita e malata, in uno dei campi improvvisati a nord di Sfax. La giovane era arrivata in Tunisia insieme al marito, Abubakarr Turay, come tappa verso l’Europa. I due sono riusciti a imbarcarsi ma, intercettati in mare dalla Guardia Costiera tunisina, sono stati riportati indietro e poi, una volta a terra, li hanno divisi. Abubakarr, catturato dalla polizia, è stato deportato a sud, verso il deserto, dove è rimasto per diversi giorni, fino a quando ha trovato il modo di fuggire e di tornare verso Sfax ma era sfinito e, secondo alcuni amici, non più in grado di badare a se stesso. Per questo quegli amici hanno prima cercato di contattare Fatmata al campo del Km 36 e poi, non trovandola, di farlo ricoverare nell’ospedale governativo. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Quando un parente ne ha chiesto notizia a un medico gli è stato risposto che era stato inviato all’ospedale di Sfax ma anche qui non si è riusciti ad averne notizie. Nel frattempo si era ammalata anche Fatmata, da poco più di un mese in stato di gravidanza. Le sue condizioni sono peggiorate rapidamente e non si è più ripresa: è morta verso le 21 di domenica 26 gennaio senza aver notizie di Abubakarr che, secondo le assicurazioni date dai medici dell’ospedale di zona, dovrebbe essere ricoverato a Sfax ma con il quale parenti e amici non sono riusciti a mettersi in contatto.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)  

Libia-Italia (El Agheila, Brega Cirenaica), 27 gennaio 2025

I cadaveri di 5 migranti sono affiorati in mare, a breve distanza dalla riva, sul litorale di El Agheila, in fondo al golfo di Sirte, una cinquantina di chilometri a ovest di Brega e circa 250 a sud di Bengasi.  Si tratta sicuramente delle vittime di un naufragio che, stando allo stato di conservazione delle salme, sembra avvenuto sulla rotta verso l’Italia o Malta poche ore prima del ritrovamento. Lo conferma il fatto che almeno uno dei corpi era tenuto a galla da camere d’aria per auto usate come salvagente. Secondo notizie non confermate sarebbero stati trovati anche dei rottami presumibilmente di una imbarcazione. Per il recupero delle salme sono intervenuti il Dipartimento di polizia e il Servizio Ambulanze di Brega, che le ha trasferite nell’obitorio dell’ospedale di zona. Le autorità libiche hanno dato notizia solo delle operazioni di recupero, senza aggiungere nulla sul naufragio, ma appare evidente che devono esserci numerose altre vittime scomparse in mare.

Aggiornamento 27-29 gennaio. Altri 13 cadaveri: totale almeno 18 vittime. Tra la tarda serata di lunedì 27 e la giornata di martedì 28 sono stati recuperati nelle acque o sulle spiagge di El Agheila altri 13 cadaveri: 2 poche ore dopo la scoperta dei primi 5 e altri 11 il giorno successivo. Per alcuni è stata possibile l’identificazione grazie ai documenti trovati negli abiti: si tratta di giovani bengalesi che cercavano di raggiungere l’Europa. Resta imprecisato il numero dei dispersi del naufragio e, dunque, del numero totale delle vittime.

Aggiornamento 3 febbraio. Almeno 54 vittime, recuperati 23 cadaveri. Sono 54 le vittime del naufragio fantasma scoperto solo dopo che, a partire dal 26-27 gennaio, sono state trovate le prime salme sul litorale di El Agheila. Lo ha comunicato l’ambasciatore bengalese in Libia, Abul Hasnat, sulla base di una serie di accertamenti condotti quando la Mezzaluna Rossa ha comunicato che con tutta probabilità le salme recuperate appartenevano a migranti provenienti dal Bangladesh. Stando alla ricostruzione della tragedia, fatta anche attraverso le testimonianze di alcuni familiari delle persone a bordo, la barca è partita il 25 gennaio dalla costa di Brega, in Cirenaica. A bordo erano in 56. Il naufragio è avvenuto poche ore dopo, non molto lontano dalla costa. “Due sole delle persone a bordo si sono salvate – ha detto l’ambasciatore – Sono entrambe in stato critico e si trovano nell’unità di terapia intensiva di un ospedale, sotto la sorveglianza della polizia, ma non siamo riusciti a sapere esattamente dove”. Le vittime, dunque, sono 54. In particolare, 31 dispersi e 23 cadaveri recuperati. Alle 18 salme trovate tra il 26 e il 28 gennaio, se ne sono aggiunte altre 5 tra il 29 e il 30. Dopo il nulla osta del Procuratore, sono state tutte sepolte a cura della Mezzaluna Rossa nel cimitero di Agedabia (Ajdabiya), a 40 chilometri da Brega.     

(Fonte: Migrant Rescue Watch. Aggiornamento 27-29 gennaio: Migrant Rescue Watch. Aggiornamento 3 febbraio: The Daily Star, Bangi News, Migrant Rescue Watch)

Libia-Malta-Italia (Bengasi-Sar Malta), 27-28 gennaio 2025

Due morti, entrambi minorenni, a bordo di una barca di migranti in fuga dalla Libia rimasta alla deriva per quasi 5 giorni nel Mediterraneo centrale. Erano insieme ad altri 23 migranti partiti da Bengasi, in Cirenaica, tra il 23 e il 24 gennaio. Il primo Sos è stato lanciato lunedì 27 da Alarm Phone a cui era arrivata una richiesta di aiuto partita da qualcuno a bordo della barca stessa. Nel dispaccio si diceva che la situazione era drammatica, che lo scafo stava imbarcando acqua e che due ragazzi erano già morti. La Ong si è messa subito in contatto sia con una nave commerciale che era in zona sia con la centrale operativa Mrcc di La Valletta, che ha assunto il coordinamento delle operazioni, ordinando al cargo avvertito da Alarm Phone di monitorare la situazione, con l’intesa di intervenire in caso di necessità, e inviando sul posto, circa 200 miglia a sud di Malta, una motovedetta della Marina. Il contatto con la barca alla deriva è avvenuto la sera di lunedì 27: sono stati recuperati 23 migranti ancora in vita (uno in gravi condizioni e privo di conoscenza) e i due cadaveri. Sia i 23 superstiti che le salme sono stati sbarcati nel porto di La Valletta.

(Fonte: Alarm Phone, News Book Malta, Maltatoday)

Libia-Malta (zona Sar maltese e La Valletta), 28-29 gennaio 2025

E’ morta poche ore dopo il ricovero a La Valletta una bimba di sette anni soccorsa dall’equipaggio della Ocean Viking nella zona Sar maltese e trasferita in condizioni critiche a Malta con un elicottero della Marina. La piccola era con la madre e la sorellina su una barca partita dalla Libia con 92 migranti e intercettata martedì 28 gennaio dalla nave della Ong Sos Mediterranee che aveva già a bordo 22 naufraghi recuperati da un’altra barca. Quando i soccorritori l’hanno portata sulla Ocean Viking era priva di conoscenza e poco dopo il suo cuore ha cessato di battere. L’equipe medica della Ong è riuscita a rianimarla dopo 45 minuti di massaggio e appena ha ripreso conoscenza un elicottero fatto arrivare da Malta l’ha portata in un ospedale di La Valletta, prelevando anche la madre e la sorella. Le speranze di tenerla in vita si sono spente però durante la notte tra martedì 28 e mercoledì 29 gennaio. “Questa tragedia – ha commentato il portavoce della Ong – ha colpito profondamente il team Ocean Viking e tutta l’organizzazione. Questa ennesima morte rappresenta l’orrore assoluto a cui assistiamo nel Mediterraneo centrale: bambini, donne e uomini muoiono in mare, vittime di un abbandono che è voluto. La loro morte è la diretta conseguenza di decisioni politiche, leggi e un sistema che non tiene conto del loro destino”.

(Fonte: Ong Sos Mediterranee, Agenzia Ansa, Il Fatto Quotidiano)

Algeria-Spagna (Mostaganem), 29 gennaio 2025

Diciotto vittime (un cadavere recuperato e 17 migranti dispersi) in un naufragio al largo dell’Algeria, sulla rotta per la Penisola Iberica. Soltanto 4 i superstiti. La barca era partita da Mostaganem, circa 80 chilometri a est di Orano. Dotata di un motore da 300 cavalli, sarebbe dovuta arrivare in poche ore e invece se ne sono perse le tracce fino a quando, nella mattinata di mercoledì 29 gennaio, si è saputo che era affondata e che per i soccorsi era intervenuta una unità della Marina algerina. Inizialmente non si sono avute notizie precise sul numero delle eventuali vittime. Si sapeva per certo che c’erano almeno 2 superstiti, ricoverati in un ospedale in Algeria. La Ong spagnola Cipimd è riuscita in serata a definire un quadro più esatto e completo della tragedia: ci sono 17 dispersi ed i servizi di salvataggio algerini hanno recuperato in mare un cadavere e 4 harraga ancora in vita, tutti giovani provenienti da varie località dell’Algeria. Di tre dei sopravvissuti si è saputa anche l’identità: un ragazzo di 16 anni, Mustafa Amrawi, ricoverato in ospedale, Benffoda Abdelrazak ed Halim.

Aggiornamento 8 febbraio: altri 2 corpi. A una settimana dal naufragio il mare ha restituito sulla spiaggia di Tipaza i corpi di due degli harraga dispersi. Recuperati dalla Protezione Civile, sono stati trasferiti nell’obitorio dell’ospedale locale. Uno è stato identificato: si tratta di Abdelkader Mouri, un giovane algerino. Nessuna traccia degli altri 15 dispersi

(Fonte: Ong Cipimd. Aggiornamento: Ong Cipimd)

Mauritania-Spagna-Caraibi (Nevis-St Kitts), 29-30 gennaio 2025

Un cayuco con a bordo 19 cadaveri di migranti subsahariani è arrivato fino ai Caraibi dalla Mauritania, percorrendo oltre 8.500 chilometri. C’è da credere che altrettanti migranti siano scomparsi in mare durante la lunghissima, lenta traversata dell’Atlantico: una tragedia analoga a quella scoperta una settimana prima a Trinidad-Tobago, sempre nei Caraibi ma 1.200 chilometri più a sud. Ad avvistare il barcone, tra le isole Nevis e St Kitts (San Cristobal), è stato, intorno alle 11 di mercoledì 29 gennaio, l’equipaggio di una imbarcazione privata, che ha dato l’allarme alla Guardia Costiera di Nevis. Dalla base di St Kitts è stata mobilitata una motovedetta che ha raggiunto e agganciato il cayuco con un cavo di traino per rimorchiarlo fino al porto di San Cristobal. Una volta a terra, nella giornata di giovedì 30 si è constatato che le salme non erano 13 (come era emerso da una prima ispezione sommaria dello scafo in mare) ma 19, tutte in uno stato di degrado molto avanzato, a testimonianza che devono essere rimaste nell’Atlantico per decine di giorni. Immediata la conclusione, anche in base alla struttura e ai colori dello scafo, tipico delle barche da pesca in uso in Mauritania, che doveva trattarsi di un cayuco salpato dalla costa occidentale dell’Africa sulla rotta per le Canarie ma che, per una qualche ragione, è rimasto in balia dell’oceano fino a quando, catturato dalle correnti atlantiche, è stato trascinato alla deriva nelle acque dei Caraibi. Una traversata che, in quelle condizioni, non può essere durata meno di un mese e mezzo e che si è trasformata in una lunga, terribile agonia per tutte le persone che erano a bordo. Una ulteriore, definitiva conferma di questa ipotesi, subito formulata dalla polizia, si è avuta dai passaporti maliani rinvenuti tra gli abiti di alcune delle vittime. Proprio partendo da questi documenti la magistratura e la polizia di Nevis hanno preso contatto con le autorità sia del Mali che della Mauritania per ricostruire la tragedia fin dal momento in cui il cayuco è partito verso le Canarie. Quanto al numero delle vittime, c’è da considerare che su un barcone di quelle dimensioni generalmente vengono caricati non meno di una quarantina di migranti. Da qui la conclusione che, oltre ai 19 corpi recuperati, ci siano numerosi altri migranti morti di sete e di stenti in pieno Oceano e via via affidati al mare dai compagni. E’ verosimile ipotizzare, in tutto, almeno 35 vite spezzate. Notizie più precise potrebbero emergere dalle autorità maliane e mauritane interessate dalla magistratura di Nives.

(Fonte: The St.Kitts Time, Helena Maleno Caminando Fronteras, Our Today, The Guardian, Loop News, Associated Press, St. Vincent Times, Cbs News, Ebrima Migrants Situation, El Diario, Canarias7)     

Marocco-Spagna (Chefchaouen-Ceuta), 30 gennaio 2025   

Un ragazzo marocchino, Abderrahim Ajnaou, è scomparso tentando di arrivare a Ceuta. Le sue tracce, come ha denunciato la famiglia, si perdono sabato 18 gennaio quando, arrivato a Castillejos da Chefchaouen, oltre 100 chilometri più a sud, sarebbe partito da una spiaggia al valico del Tarajal per approdare oltre la linea di frontiera. I parenti e gli amici non erano al corrente delle sue intenzioni e dunque hanno potuto fornire solo pochi elementi per la ricerca: hanno detto che indossava una giacca gialla, jeans, scarpe da ginnastica e un cappello blu scuro, ma non hanno saputo dire neanche se fosse da solo o con qualche amico. Sabato 18, mentre infuriava una burrasca nella zona, sono stati numerosissimi i tentativi di raggiungere Ceuta. In particolare quello del gruppo di 17 ragazzi con una barca dalla quale il “passatore” li avrebbe costretti a calarsi in acqua a grande distanza dalla riva, di fronte alla penisola di Santa Catalina, dove poi la Guardia Civil ha recuperato 9 naufraghi e, una settimana dopo, ha trovato 2 cadaveri, mentre sono stati segnalati, dalle rispettive famiglie, almeno 5 dispersi. Non ci sono elementi per ritenere che Abderrahim fosse con questo gruppo. D’altra parte la barca e il “passatore” non sono stati individuati né si è mai potuto stabilire neanche in via approssimativa quanti altri giovani abbiano invece tentato la traversata a nuoto ritenendo che la burrasca avrebbe allentato le misure di sorveglianza lungo la linea di confine.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia (Majdul, Muzuq Sahara), 30 gennaio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trovato nel deserto nei pressi di Majdul, nella municipalità di Murzuq, a sud di Sabha. Era sepolto a fior di terra nella sabbia lungo uno degli itinerari che dal confine con il Niger portano verso il nodo di Sabha. Per il recupero sono intervenute una pattuglia della polizia di Murzuq e una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha trasferito la salma nell’obitorio del Taraghin Hospital, in attesa delle decisioni della Procura. Non sono emersi elementi per l’identificazione né per stabilirne la provenienza.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia (Kufra), 2 febbraio 2025

La polizia e una squadra del servizio sanitario d’emergenza con una ambulanza hanno recuperato i corpi di due migranti trovati nel deserto a sud di Kufra. Erano ai margini di una pista che arriva dal confine sudanese, molti chilometri più a sud. Si ritiene che, entrati in Libia dal Sudan, siano morti durante il tragitto verso Kufra o che, forse caduti dal pick-up su cui viaggiavano, siano stati abbandonati a morire nel Sahara. Le salme, dopo un primo sommario esame sul posto, sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale di Kufra a disposizione della magistratura per le indagini. Non sono emersi elementi per poterle identificare.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Algeria-Spagna (Formentera, Baleari), 3 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato all’altezza della spiaggia di S’Alga, sulla costa settentrionale dell’isola di Formentera, nelle Baleari. Segnalato da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato da una squadra del Gruppo Attività Subacquee della Guardia Civil (Geas) e trasferito nell’obitorio dell’ospedale. A giudicare dallo stato di degrado molto avanzato, è rimasto molto a lungo in acqua prima di essere trovato. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. Dall’inizio di gennaio, è il quarto cadavere trascinato dal mare in quel tratto di costa dell’isola: 2 sono stati trovati il giorno 7 all’altezza della spiaggia Cavall d’en Borras e il terzo il giorno 15 all’altezza della spiaggia di Sa Torreta. Tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio si sono perse le tracce di due barche partite dall’Algeria sulla rotta della Baleari con decine di persone a bordo. E’ verosimile che ci sia un collegamento con il ritrovamento progressivo dei 4 cadaveri a Formentera.

(Fonte: Telecinco, Infobae, Europa Press, Formentera News)  

Libia (Lahrach, municipalità di Al Wahat), 3 febbraio 2025 

Una pattuglia di polizia in servizio di perlustrazione nel deserto ha trovato il corpo di un migrante nei pressi di Lahrach, nella municipalità di Al Wahat, circa 50 chilometri a est di Gialo e quasi 300 a sud di Agedabia, sulla costa cirenaica. I resti ormai scheletriti erano semisepolti nella sabbia. Non sono stati trovati elementi utili per poterlo identificare. L’uomo, proveniente da sud, forse da Kufra, deve aver tentato di raggiungere il Mediterraneo per imbarcarsi verso l’Europa. Forse è caduto dal pick-up su cui viaggiava e, abbandonato lungo la pista, si è perso nel deserto ed è morto di sete. Poi il suo corpo è stato coperto da un lieve strato di sabbia ed è rimasto nascosto fino a quando, in parte riaffiorato, è stato scoperto dalla polizia. Dopo i primi accertamenti sul posto, i resti sono stati recuperati dalla Mezzaluna Rossa e portati ad Al Wahat.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Zawiya), 4 febbraio 2025

Due migranti dispersi al largo di Zawiya, presumibilmente durante una serie di operazioni di blocco di barche dirette verso Lampedusa da parte della Guardia Costiera di Tripoli. Ne dà notizia il rapporto relativo alla settimana che va da lunedì 26 gennaio a sabato primo febbraio pubblicato dall’ufficio Oim di Tripoli martedì 4 febbraio. Nel dossier il riferimento ai due dispersi è collegato al fermo di 210 migranti (176 uomini, 34 donne, 10 bambini) che, intercettati in mare, sono stati poi sbarcati a Zawiya. Non vengono tuttavia forniti particolari sulle circostanze in cui i due sono scomparsi né, più in generale, sull’intera operazione di blocco che, verosimilmente, a giudicare dal numero delle persone riportate in Libia, deve aver interessato più barche.

(Fonte: Rapporto Oim Libia 26 gennaio – 1 febbraio)

Marocco-Spagna (Larache-Castillejos-Ceuta), 4 febbraio 2025

Due giovanissimi marocchini – Marwan di 15 anni e Imad di 13, entrambi residenti a Larache, sulla costa atlantica – risultano dispersi nel tentativo di arrivare a Ceuta. Secondo quanto hanno riferito i familiari, che ne hanno denunciato la scomparsa e si sono rivolti per un appello di ricerca alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta, i due, all’insaputa dei genitori, si sono allontanati da casa insieme al fratello di Marwan e a un’altra coppia di fratelli. Respinti dall’autista di un pullman che non li ha fatti salire a causa della loro giovanissima età, hanno trovato un passaggio su un’auto per raggiungere Tetouan, meno di 50 chilometri a sud di Ceuta. Da qui si sono diretti a Castillejos, la città marocchina più vicina all’enclave spagnola, sempre insieme al fratello di Marwan e agli altri 2 ragazzini. Così risulta, almeno, da informazioni raccolte sul posto, sia a Tetouan che a Castillejos, Il tentativo di traversata risale a domenica 2 1 febbraio, poco dopo l’alba. Indossavano tutti una muta da sub che si erano procurati nei giorni precedenti, a dimostrazione che seguivano un piano preparato per tempo. Poco dopo che sono entrati in mare, in condizioni meteo molto difficili, il gruppo si è diviso. I due fratelli amici di Marwan hanno deciso di rientrare sulla costa Marocchina e sono stati loro per primi a dare l’allarme, avvertendo le famiglie di Marwan e Imad. Gli altri si sono persi di vista. Il fratello maggiore di Marwan è stato salvato dopo oltre cinque ore e non è stato in grado di mettersi in contatto con i genitori. Marwan e Iman sono scomparsi poco dopo aver iniziato la traversata e di loro non si è avuta più notizia. Appena informata la famiglia di Marwan si è rivolta alle autorità marocchine. Quasi contemporaneamente è arrivata la denuncia dei genitori di Imad. Le ricerche non hanno dato esito né in Marocco né a Ceuta. Tra domenica 2 e martedì 4 febbraio numerosi altri adolescenti, incluse alcune ragazzine, hanno tentato la traversata da Castillejos. Una decina sono stati raggiunti e tratti in salvo dalla Guardia Civil spagnola nelle acque di Ceuta e almeno altrettanti sono stati recuperati dalla polizia marocchina, ma si teme che possano esserci altri dispersi.

(Fonte: El Faro de Ceuta edizioni 4 e 6 febbraio)

Libia-Italia (Sabratha), 4 febbraio 2025

La Mezzaluna Rossa, su segnalazione della polizia, ha recuperato il cadavere di un migrante trascinato dal mare sulla battigia della spiaggia di Sabratha all’altezza dell’abitato urbano. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. A giudicare dallo stato di degrado, è rimasto in acqua per diversi giorni e si ritiene che provenga da un naufragio sulla rotta per Lampedusa, tanto più che la costa di Sabratha è uno dei principali punti d’imbarco delle “spedizioni” di migranti verso l’Italia. Dalla spiaggia il cadavere è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale in attesa delle decisioni della magistratura per l’inumazione.

(Fonte: Migrant Rescue Watch).

Mauritania-Spagna (Nouadhibou-Canarie), 4-5 febbraio

I cadaveri di 9 migranti, vittime di un naufragio, sono stati sepolti nel cimitero di Noadhibu, in Mauritania, 480 chilometri a nord di Nouakchott, la capitale. Secondo quanto hanno riferito le autorità locali, i 9 corpi erano stati recuperati in mare, al largo di Nouadhibou, qualche giorno prima della cerimonia di inumazione. Le stesse autorità hanno precisato che si tratta di migranti che erano a bordo di una barca diretta verso le Canarie, senza però fornire alcun particolare sulle circostanze della tragedia, sulla zona di partenza, sul numero almeno approssimativo delle persone a bordo e, dunque, delle vittime. A giudicare da quanti migranti vengono caricati in media sui cayucos che salpano dalla Mauritania per l’arcipelago spagnolo, comunque, c’è da ritenere che tra morti e dispersi ci siano state diverse decine di vittime. Nulla anche sulla nazionalità dei 9 giovani sepolti a Nouadhibou, ma il fatto che alla cerimonia abbiano preso parte rappresentanti consolari del Mali e del Senegal induce a credere che si tratti appunto di maliani e senegalesi.

(Fonte: El Diario, Cridem, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras).

Libia (Kufra), 4-5 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato trovato nel deserto alla periferia di Kufra. La squadra del servizio ambulanze, intervenuta nella serata di martedì 4 febbraio per recuperarlo, lo ha trasferito, su indicazione della polizia, nell’obitorio dell’ospedale locale, in attesa del completamento delle indagini e del nulla osta della magistratura per l’inumazione. A giudicare dallo stato di degrado rilevato nei primi accertamenti sul posto, la morte non dovrebbe risalire a molto tempo prima del ritrovamento. Non è chiaro se l’uomo sia morto nell’ultima fase del viaggio dal confine con il Sudan verso Kufra o a Kufra stessa dopo l’arrivo e poi trasportato e abbandonato nel deserto.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Tunisia-Algeria-Italia (Jijel), 4-5 febbraio 2023

Undici vittime su una barca rimasta per diversi giorni alla deriva prima di rovesciarsi ed essere intercettata al largo dell’Algeria. L’allarme è stato dato da una nave commerciale che, diretta verso il porto di Djen Djen, ha avvistato il relitto in mare ad alcune miglia da Jijel, nell’Algeria orientale, 320 chilometri a est di Algeri. Per i primi soccorsi e il recupero è intervenuta una motovedetta della Guardia Costiera, che ha preso a bordo 5 naufraghi ancora in vita e 6 cadaveri, facendo rotta poi verso il porto di Djen Djen, nel comune di Taher, meno di 15 chilometri a est di Jijel. Subito dopo lo sbarco i superstiti, tutti allo stremo, sono stati trasportati negli ospedali di Taher e Jijel e i cadaveri divisi tra gli obitori degli stessi ospedali. Dai primi accertamenti è emerso che a bordo della barca c’erano 16 persone, 14 uomini e 2 donne, tutti profughi somali. Ne consegue che sono da considerare 5 dispersi, per un totale di 11 vittime. Secondo la polizia, la barca sarebbe partita dalla Libia o più verosimilmente dalla Tunisia diretta verso l’Italia ma, bloccata in mare da una qualche ragione, è rimasta in balia delle correnti che l’hanno trascinata ad ovest, fino alle coste orientali algerine. Una odissea durata giorni durante la quale 11 dei 16 giovani somali sono morti: 6 trovati a bordo del relitto e 5 scomparsi in mare.

(Fonte: Ong Cipimd, Le Matin d’Algerie)

Spagna (Almeria), 5 febbraio 2025

Un harraga algerino di 39 anni, Hamado Hourari, è stato travolto e ucciso da un’auto poco dopo essere sbarcato in Spagna. L’uomo, arrivato sulla costa di Almeria con una lancia phantom insieme a diversi altri migranti algerini, si è subito allontanato dalla spiaggia, incamminandosi sulla strada nazionale 341 che sale verso nord est lungo il mare quando, nel territorio municipale di Vera, un’auto lo ha investito in pieno. L’incidente è avvenuto a pochi minuti di distanza dalla telefonata che l’uomo aveva fatto alla famiglia per rassicurarla di essere sbarcato in Spagna senza problemi. Quando sono arrivati i soccorsi era ormai morto. La salma è stata trasferita nell’obitorio dell’ospedale di Almeria, dove alcuni giorni dopo c’è stato il riconoscimento ufficiale da parte dei familiari.

(Fonte: Ong Cipimd)         

Libia-Italia (Abu Kammash-Lampedusa), 6 febbraio 2025

Due migranti sono morti subito dopo lo sbarco a Lampedusa. Facevano parte di un gruppo di 44 tra bengalesi, egiziani, pakistani e marocchini che, salpati verso le 22 di mercoledì 5 febbraio da Abu Kammash (circa 40 chilometri a ovest di Zuwara, al confine tra Libia e Tunisia), sono arrivati nel pomeriggio di giovedì 6 sulla costa sud dell’isola, sbarcando sulla spiaggia dei Conigli, circa 5 chilometri dal porto. Appena a terra, 42 (tra cui una donna) hanno risalito il sentiero fino alla strada che percorre l’isola da est a ovest e conduce al centro abitato. Si erano appena messi in cammino quando sono stati intercettati da una pattuglia di polizia la quale, avvertita dello sbarco, stava raggiungendo la spiaggia dei Conigli. Alla vista degli agenti hanno subito segnalato che due loro compagni stavano molto male ed erano rimasti indietro. Sulla base di queste indicazioni poco dopo la pattuglia ha trovato uno dei due migranti disteso sulla sabbia, ormai morto, e lungo il sentiero il secondo che, privo di conoscenza e in evidente stato di ipotermia, è stato trasferito d’urgenza al poliambulatorio con un’ambulanza della Croce Rossa ma è spirato mentre i medici gli stavano prestando le prime cure. Più tardi i vigili del fuoco hanno rimosso il cadavere dalla spiaggia, portandolo nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana a disposizione della magistratura. La barca è stata sequestrata. I superstiti, alloggiati all’hot spot di Contrada Imbriacola, hanno detto di aver pagato 3.500 dollari a testa per la traversata.

(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, La Sicilia, Repubblica, Corriere della Sera)    

Libia (Jikharra distretto Al Wahat Sahara), 5-7 febbraio 2025

I corpi di 19 migranti sconosciuti sono stati trovati in due fosse comuni e una singola scavate nel terreno di una fattoria alla periferia di Jikharra, nel distretto di Al Wahat, in Cirenaica, una quarantina di chilometri a est di Augila sulla strada che proseguendo verso nord per 250 chilometri arriva alla costa mediterranea all’altezza di Agedabia, sponda est del golfo di Sirte. Tutte e tre le fosse sono state scavate sommariamente nella sabbia, a poca distanza l’una dall’altra, nei pressi di un palmeto. Inizialmente, il 5 febbraio, ne sono state trovate due, con un totale di 18 cadaveri: 14 nella prima e 4 nella seconda. L’indomani è stata scoperta la terza con un solo cadavere. Per il recupero delle salme è intervenuta la Mezzaluna Rossa che le ha poi trasferite ad Al Wahat in attesa della conclusione delle indagini. La polizia non ha dubbi che si tratti di migranti, ma non ha specificato come le tre tombe siano state scoperte: se per una segnalazione, ad esempio, o magari perché, essendo a fior di terra, il vento potrebbe aver fatto riemergere alcuni resti. Sui corpi sono stati trovati segni di violenza e per parecchi anche colpi di arma da fuoco, a dimostrazione che i 19 migranti sono morti per i maltrattamenti subiti o sono stati uccisi, magari per rappresaglia o come “monito” per gli altri. La Procura ha aperto un’inchiesta, affidando le indagini alla polizia locale. C’è il fondato sospetto che la fattoria dove sono state scavate le tre tombe fosse una prigione gestita da trafficanti di uomini, come altre scoperte in aree semidesertiche della zona: l’ultima intorno alla metà di gennaio a sud di Bengasi con 263 detenuti subsahariani.

(Fonte: Migrant Rescue Watch, sito web giornalista Tarik Lamloun, Ong Refugees in Libya, Ebrima Migrants Situation)

Algeria-Italia (costa di Al Azzaba), 7 febbraio 2025

Il mare ha depositato i cadaveri di due migranti in due punti diversi della costa del distretto di Al Azzaba, nell’Algeria orientale, circa 450 chilometri a est di Algeri. Per il recupero, dopo un sopralluogo della polizia, sono intervenute squadre della Protezione Civile, che hanno trasferito le salme nell’obitorio dell’ospedale di zona a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione e se ne ignora la provenienza. L’unica cosa certa, stando all’avanzato stato di degrado delle salme, è che i due devono essere morti molto prima del ritrovamento in un naufragio avvenuto sulla rotta verso l’Europa: da questa costa gli harraga puntano generalmente verso la Sardegna, più vicina delle Baleari e a maggior ragione della Penisola Iberica.

(Fonte: Ong Cipimd Spagna)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 7 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare sulla scogliera di punta Almina, ai piedi dell’altura della Sirena, nelle acque di Ceuta. Lo hanno avvistato verso le 18,30 alcuni passanti, che hanno avvertito la Guardia Civil. Per il recupero è inizialmente partita una unità del servizio marittimo che però non ha potuto accostare a causa degli scogli e delle condizioni del mare. E’ intervenuta allora una squadra del servizio subacqueo (Geas), assistita da agenti a terra sulla scogliera. Subito dopo il corpo è stato trasferito al porto dei pescatori e da qui, verso le 20,30, dopo un primo esame sulla banchina del molo, all’obitorio dell’istituto di medicina legale. Si tratta di un uomo giovane, che indossava pantaloni e camicia, un abbigliamento che induce a ritenere che non abbia tentato la traversata a nuoto ma sia stato portato in barca da Castillejos, in Marocco, fino alla baia di Ceuta e poi costretto a scendere in mare piuttosto lontano dalla riva. La Procura ha aperto un’inchiesta.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia (Zawiya), 7 febbraio 2025

Un giovane richiedente asilo fuggito dalla zona anglofona del Cameroon e in attesa di poter lasciare la Libia è stato ucciso a colpi di Kalashnikov a Zawiya, a ovest di Tripoli. Stando alla ricostruzione del delitto fatta da un testimone all’organizzazione Ebrima Migrants Situation, si sarebbe trattato di un vero e proprio agguato. L’uomo, uscito da un supermercato, stava rientrando verso le 20 nell’alloggio che si era procurato, insieme alla sua compagna, nei sobborghi della città. I killer, due libici, lo aspettavano sotto casa: appena lo hanno visto hanno sparato a bruciapelo, dileguandosi poi rapidamente prima che qualcuno potesse intervenire. Raggiunto da più colpi, è stato portato nell’ospedale di zona, dove è morto per le ferite e, pare, per dissanguamento.

(Fonte: Organizzazione Ebrima Migrants Situation, Ong Refugees in Libya)

Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 7-8 febbraio 2025

Alcune squadre della Mezzaluna Rossa, su segnalazione della Direzione di Sicurezza, hanno recuperato i corpi di 10 migranti sconosciuti nelle acque di Zawiya, all’altezza del faro di Marssa Della, 50 chilometri a ovest di Tripoli, uno dei punti più frequenti d’imbarco verso Lampedusa. Si tratta, con ogni evidenza, di vittime di un naufragio ma le autorità libiche non hanno fornito alcun dettaglio sul numero delle persone a bordo della barca, sulla loro identità o sulle cause della tragedia. C’è da credere che, se non fossero affiorati quei 10 corpi, il naufragio sarebbe rimasto “fantasma”, come è già accaduto in vari casi in passato. Appare scontato, comunque, che devono esserci numerosi dispersi. Le salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa del completamento delle procedure per l’eventuale identificazione e l’inumazione.

Aggiornamento 10 febbraio. Almeno 26 vittime: 12 cadaveri e 14 dispersi. Sono in tutto almeno 26 le vittime del naufragio scoperto quando sono stati trovati i corpi di 10 migranti al largo di Zawiya: sarebbero da calcolare altri 2 cadaveri e non meno di 14 dispersi. In gran parte pakistani. E’ quanto emerge dagli accertamenti condotti da funzionari dell’ambasciata del Pakistan a Tripoli, che hanno raggiunto l’ospedale di Zawiya per identificare le salme recuperate in mare dalla Mezzaluna Rossa. Il bilancio potrebbe essere tuttavia ancora più pesante perché non è chiaro il numero dei dispersi. Secondo quanto è stato appurato, il barcone naufragato aveva preso il largo dal litorale della stessa Zawiya, presumibilmente il 6 febbraio. I migranti a bordo erano almeno 65, in maggioranza pakistani. Le autorità libiche non hanno fornito informazioni sulle circostanze e le cause. Il rapporto settimanale Oim Libya 2-8 febbraio segnala però, il giorno 6, al largo di Zawiya, il recupero in mare di 12 corpi e 14 dispersi che verosimilmente, non risultando altri naufragi, dovrebbero essere collegati a quello della barca con i pakistani. Non è da escludere tuttavia che non ci siano stati superstiti e che le vittime siano dunque ben 65 tra morti accertati e dispersi.

Aggiornamento 12 febbraio. Confermate 26 vittime: 16 morti e 10 dispersi. L’ambasciata pakistana ha precisato il bilancio finale del naufragio. A bordo della barca c’erano 63 (e non 65) persone, tutte provenienti dal Pakistan. I superstiti sono 37 di cui 33 presi in custodia dalla polizia libica e uno ricoverato in gravi condizioni. I cadaveri recuperati sono saliti a 16 e i dispersi risultano dunque 10. Il ministero degli esteri ha pubblicato i nomi di tutte le vittime. La maggior parte sono originario della provincia di Kurram, nella regione nord occidentale di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan, sconvolta da anni da scontri tra diverse fazioni politiche e claniche che hanno provocato migliaia di morti e, per di più, una delle zone più povere del paese.

(Fonte: Libyan Red Crescent, Infomigrant, Migrant Rescue Watch, Libya Review. Aggiornamento 10 febbraio: Migrant Rescue Watc, documenti ambasciata Pakistan in Libia, Libya Observer. Aggiornamento 12 febbraio: Associated Press, Infomigrants, Rapporto e documentazione ambasciata in Libia)

Algeria-Spagna (Mostaganem e Tizi Ouzou), 8 febbraio 2025

Il mare ha depositato i cadaveri di due migranti sulla costa dell’Algeria centrale. La distanza tra i luoghi dei ritrovamenti e soprattutto la differenza molto marcata dello stato di conservazione fanno ritenere che si tratti di due casi non collegati tra di loro se non dal fatto che verosimilmente le due vittime stavano cercando di raggiungere le Baleari, partendo però in tempi e da luoghi diversi. Il primo è stato trovato su una spiaggia della provincia di Mostaganem, circa 340 chilometri a ovest di Algeri. Le condizioni del corpo inducono a credere che è rimasto in acqua per mesi. L’altro cadavere è stato recuperato nella provincia di Tizi Ozou, un centinaio di chilometri a est di Algeri e quasi 450 da Mostaganem. A giudicare dalle condizioni di degrado, la morte dovrebbe risalire a pochi giorni prima del ritrovamento.  La Protezione Civile ha trasferito le salme nell’obitorio degli ospedali di zona.

(Fonte: Ong spagnola Cipimd)

Libia (Kufra), 9 febbraio 2025

I corpi di 28 migranti sono stati trovati in una fossa comune 130 chilometri a nord est di Kufra, il nodo su cui confluiscono le piste che attraverso il Sahara arrivano dal confine con il Sudan e con il Ciad. La scoperta è stata fatta in seguito a una operazione di polizia condotta dal Dipartimento Anti Immigrazione con il supporto di un reparto dell’esercito e che ha portato alla scoperta di una base di trafficanti dove erano detenuti 76 eritrei, somali ed etiopi, con la cattura di tre dei sequestratori, tra cui un libico. A guidare gli agenti sul luogo della fossa sarebbe stato proprio uno degli arrestati. Le prime informazioni parlavano di un numero molto più elevato di cadaveri, forse addirittura una settantina, ma l’ufficio della Procura Generale, che conduce l’inchiesta, ha poi precisato che le vittime accertate sono 28. Le salme sono state trasferite nell’obitorio di Kufra per l’esame autoptico. Gli inquirenti si sono detti convinti che il lager era gestito da una grossa banda, riferendo che sono in corso le indagini per identificarli anche con l’aiuto delle testimonianze dei migranti liberati.

Aggiornamento 13 febbraio. Altri 11 cadaveri: totale 39. Nell’area poco a nord di Kufra, dove in pieno deserto sono state individuate 55 tra fosse comuni e tombe alcune squadre della Mezzaluna Rossa hanno scoperto e recuperato altre 11 salme di migranti. Dopo un primo esame sul posto, i cadaveri sono stati trasferiti nell’obitorio di Kufra, a disposizione della Procura Generale che conduce le indagini. Le ricerche sono continuate. Secondo gli inquirenti è molto probabile che si arriverà a un totale di 79 vittime come hanno denunciato i prigionieri che la polizia è riuscita a liberare da quella che era con tutta evidenza una base-prigione dei trafficanti di uomini.

Aggiornamento 14-16 febbraio. Altri 20 cadaveri: totale 59. I cadaveri di altri 20 migranti subsahariani sono stati trovati in due fasi (prima 12 e poi 8) nelle 55 fosse individuate. Le ricerche non sono ancora finite, tanto più che i migranti detenuti nel lager hanno riferito che sono spariti almeno 79 loro compagni. Alcuni, in particolare, hanno precisato, di essere rimasti prigionieri per circa 400 giorni in condizioni terribili. La polizia intanto ha arrestato un altro libico sospettato di far parte della banda.

Aggiornamento 17 febbraio. Altri 5 cadaveri: totale 64. Altri 5 cadaveri sono stati recuperati nelle fosse trovate a nord est di Kufra. Le autorità libiche, d’intesa con la Procura Generale che conduce le indagini, hanno deciso di seppellire tutte le vittime nel luogo dove sono state trovate, in tombe numerate costruite appositamente nel deserto. Per le operazioni di recupera, prelievo del Dna, ecc. è stata costituito un centro medico d’emergenza in collegamento con l’ospedale di Kufra.    

(Fonte: Migrant Rescue Watch, Libyan Review, sito web Tarik Lamloun, Anadolu Agency, Libya Observer, Avvenire. Aggiornamento 13 febbraio: Reuters, Migrant Rescue Watch, Libya Review, Infomigrants. Aggiornamento 14-16 febraio: Migrant Rescue Watch, Tarik Lamloun, Libva Observer.Aggiornamento 17 febbraio: Tarik Lamloun, Migrant Rescue Watch)

Libia-Tunisia-Italia (Marina di Palma), 9 febbraio 2025

I cadaveri di tre migranti sono stati avvistati in mare al largo di Marina di Palma, 27 chilometri a sud est di Porto Empedocle e di Agrigento. L’allarme è scattato quando è stato trovato un barcone lungo circa 8 metri spinto a riva dalle onde e dalle correnti all’altezza della zona del porto. Inizialmente si è pensato a uno sbarco fantasma avvenuto prima o poco dopo l’alba e che tutti i migranti a bordo si fossero allontanati subito dopo aver toccato terra per non essere intercettati dalla polizia. Nel corso del pomeriggio, però, sono stati avvistati nel mare agitato prima uno e poi altri due corpi senza vita, con ogni evidenza collegati a quel barcone, non si sa con precisione se partito dalla Tunisia o dalla Libia. E’ così iniziata una operazione di ricerca sistematica per recuperare le tre salme ed eventuali dispersi rimaste però senza esito. Unità della Guardia Costiera, della Finanza e della polizia sono tornate in mare anche lunedì fino al tramonto.

(Fonte: Agrigentonotizie, Live Sicilia, News Sicilia, Il Giornale di Sicilia)

Mauritania-Spagna (Nouakchott-El Hierro), 12 febbraio 2025

Tre migranti morti (un cadavere recuperato e 2 scomparsi in mare) in un naufragio nelle acque di El Hierro, la più occidentale delle Canarie. Erano con altri 75 migranti su un cayuco salpato dalla Mauritania, zona di Nouakchott, e rimasto per diversi giorni in pieno Atlantico. La tragedia è avvenuta poco prima dell’alba, quando stavano quasi per arrivare, meno di 20 chilometri a sud dell’isola. Mentre la salvamar Adhara, partita dal porto di La Restinga, si accingeva alle operazioni di soccorso, molti sul cayuco si sono spostati d’istinto sul lato da cui la vedevano arrivare e lo scafo, sbilanciato, si è quasi rovesciato, scaraventando in acqua circa 50 persone. Sono state tutte recuperate tranne tre: di uno dei dispersi poco dopo è stato trovato il corpo ormai senza vita, mentre non si è trovata traccia degli altri due. Tra i superstiti uno, preso a bordo dalla Adhara, era in gravi condizioni tanto da dover essere trasferito d’urgenza in elicottero in un centro ospedaliero di Tenerife. Allo sbarco a El Hierro anche altri 8 sono stati ricoverati. Le ricerche dei dispersi si sono protratte senza esito per tutta la giornata. Tra i 75 portati in salvo ci sono 10 donne e un bebè.

(Fonte: Hlena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, Canarias7, Europa Press, Cridem)     

Algeria-Spagna (Tipaza), 12-13 febbraio 2025

Diciotto morti su una barca scomparsa in mare sulla rotta tra l’Algeria e le Baleari. Non ci sono superstiti. La partenza risale al 29 dicembre 2024, dalla costa di Tipaza, nell’Algeria centrale, 70 chilometri a ovest di Algeri. I 18 a bordo contavano di arrivare alle Baleari nel giro di due o tre giorni al massimo e invece se ne sono perse le tracce. La piattaforma di soccorso Alarm Phone, contattata dai familiari, ne ha segnalato la scomparsa il 3 gennaio, lanciando poi nuovi appelli di ricerca dei giorni successivi. Tutti senza risposta. La conferma della tragedia è arrivata tra il 12 e il 13 febbraio, quando si è avuta conferma che i corpi portati dal mare il 22 gennaio sulla spiaggia di Bejaia, 220 chilometri a est di Algeri, appartengono a due harraga che facevano parte del gruppo salpato da Tipaza circa due settimane prima. Gli altri 16 sono stati dichiarati dispersi.

(Fonte: Alarm Phone)

Algeria-Spagna (costa tra Boumerdes e Annaba), 13 febbraio 2025

Un rapporto della piattaforma di soccorso Alarm Phone pubblicato il 13 febbraio segnala che tra il 5 e il 23 gennaio sono stati recuperati 21 cadaveri in varie località degli oltre mille chilometri di costa algerina tra Ain Temouchen (provincia di Tlemcen,, 70 km a ovest di Orano) e  Annababa, nella zona orientale. Nove sono quelli trovati tra il 5 e il 7 sulla spiaggia di Madagh e trasferiti nell’obitorio dell’ospedale Ain Turk ad Orano (nota del 6 gennaio: ndr); gli altri 12 più a est, nel tratto di 500 chilometri circa tra Bouerdes (45 km a est di Algeri) e Annaba (Bona): 2 a Jiel il 7 gennaio; altri 2 a Jiel e 1 a Skikda il 18; 1 a Boumerdes il 19; 3 (di cui un uomo di giovane età e 2 donne) il 18 di nuovo a Jiel e ad Annaba; 2 a Bejaja il giorno 22 e infine ancora 1 ad Annaba il 23 gennaio. Tenendo conto che i due recuperati a Bejaja sono ricollegabili al naufragio della barca salpata il 29 dicembre 2024 da Tipaza (nota del 12-13 gennaio: ndr) e che altri 3 trovati a Jiel (18 e 20 gennaio) si è accertato che erano a bordo della barca naufragata al largo di Cap Djinet, meno di 30 chilometri a nord est di Boumerdes (nota del 30 dicembre 2024: ndr), resta imprecisata la provenienza degli ultimi 7. E’ verosimile che, di questi 7, siano ricollegabili al naufragio di Cap Djinet, pur non essendo stati identificati, anche quello trovato a Boumerdes e gli altri 3 di Jiel. Deve invece trattarsi di vittime di altri naufragi imprecisati i 3 morti trovati uno a Skikda (460 chilometri a est di Boumerdes) e due ad Annaba (altri 50 chilometri più a est).

(Fonte: Alarm Phone rapporto 13 febbraio)  

Algeria-Spagna (costa tra Boumerdes e Annaba), 13 febbraio 2025

Un rapporto della piattaforma di soccorso Alarm Phone pubblicato il 13 febbraio segnala che tra il 5 e il 23 gennaio sono stati recuperati 21 cadaveri in varie località degli oltre mille chilometri di costa algerina tra Ain Temouchen (provincia di Tlemcen,, 70 km a ovest di Orano) e  Annababa, nella zona orientale. Nove sono quelli trovati tra il 5 e il 7 sulla spiaggia di Madagh e trasferiti nell’obitorio dell’ospedale Ain Turk ad Orano (nota del 6 gennaio: ndr); gli altri 12 più a est, nel tratto di 500 chilometri circa tra Boumerdes (45 km a est di Algeri) e Annaba (Bona): 2 a Jiel il 7 gennaio; altri 2 a Jiel e 1 a Skikda il 18; 1 a Boumerdes il 19; 3 (di cui un uomo di giovane età e 2 donne) il 18 di nuovo a Jiel e ad Annaba; 2 a Bejaja il giorno 22 e infine ancora 1 ad Annaba il 23 gennaio. Tenendo conto che i due recuperati a Bejaja sono ricollegabili al naufragio della barca salpata il 29 dicembre 2024 da Tipaza (nota del 12-13 gennaio: ndr) e che altri 3 trovati a Jiel (18 e 20 gennaio) si è accertato che erano a bordo della barca naufragata al largo di Cap Djinet, meno di 30 chilometri a nord est di Boumerdes (nota del 30 dicembre 2024: ndr), resta imprecisata la provenienza degli ultimi 7. E’ verosimile che, di questi 7, siano ricollegabili al naufragio di Cap Djinet, pur non essendo stati identificati, anche quello trovato a Boumerdes e gli altri 3 di Jiel. Devono invece essere vittime di altri naufragi imprecisati i 3 morti trovati uno a Skikda (460 chilometri a est di Boumerdes) e due ad Annaba (altri 50 chilometri più a est e a poco più di un centinaio dalla frontiera con la Tunisia).

(Fonte: Alarm Phone rapporto 13 febbraio)

Algeria-Spagna (costa di Tlemcen),15 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato nelle acque del litorale della provincia di Tlemcen, a sud ovest di Orano, nell’Algeria occidentale. Per il recupero è intervenuta una squadra della Protezione Civile, che ha poi trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa delle disposizioni della magistratura. Non sono emersi elementi per stabilirne la provenienza ma non sembrano esserci dubbi che sia la vittima di un naufragio sulla rotta verso la Penisola Iberica. Da questo tratto di costa in genere le barche degli harraga salpano puntando sull’Andalusia.

(Fonte: Ong Cipimd)

Libia (Tripoli), 15 febbraio 2025

Un ragazzo etiope, Azia Husen, 18 anni, originario della regione oromo, è morto a Tripoli dove era rimasto intrappolato nel suo tentativo di raggiungere l’Europa. Arrivato in Libia ormai da mesi senza riuscire a imbarcarsi, aveva trovato un alloggio di fortuna nei sobborghi di Tripoli insieme ad altri migranti. Secondo i compagni ha avuto un malore improvviso ed è morto nel giro di appena un’ora

(Fonte: Ong Refugees in Libya)

Algeria-Italia (Mostaganem-Cartagena), 15 febbraio 2025

Tre harraga algerini morti in un naufragio tra l’Algeria e la Spagna. La barca, uno scafo in vetroresina con un motore fuoribordo da 40 cavalli, era partita dal litorale di Mostaganem, circa 80 chilometri a est di Orano, puntando sull’Andalusa. La tragedia è avvenuta 50 chilometri al largo di Cartagena. Quando i soccorritori sono giunti sul posto tre dei dieci naufraghi erano ormai annegati. Gli altri 7 sono stati tratti in salvo e sbarcati a Cartagena insieme alle salme delle vittime. La notizia del naufragio è stata data dai superstiti, che si sono messi in contatto con le famiglie, avvertendo anche quelle dei tre compagni annegati.

(Fonte: Ong Cipimd)

Algeria-Spagna (Aguilas, Murcia), 17 febbraio 2025

Un giovane algerino è annegato dopo essere stato costretto dagli scafisti a gettarsi in mare per raggiungere la riva, in Spagna, sulla costa di Aguilas, a sud ovest di Murcia. Sulla barca, partita la sera di domenica 16 febbraio, c’erano 24 migranti e due scafisti. Alle prime luci dell’alba è arrivata all’altezza della spiaggia del Rafal, 12 chilometri a est di Aguilas, ma anziché approdare i due scafisti hanno preteso che i migranti (tra cui 6 minori) scendessero in acqua per arrivare a terra a nuoto. Non sono valse a nulla le proteste. La spiaggia distava da 15 a 20 metri ma in un tratto di acque piuttosto profonde e molti si sono trovati subito in difficoltà. A far scattare l’allarme sono state alcune persone che avevano notato buona parte dei migranti sulla spiaggia. Quando sono arrivate le prime pattuglie della polizia sull’arenile c’erano 19 migranti, tutti allo stremo delle forze. Uno, in particolare, un uomo di giovane età, era privo di conoscenza e non dava quasi segno di vita. Un’equipe medica del servizio d’emergenza ha cercato di rianimarlo ma non si è ripreso. In un primo tempo si è pensato a un naufragio. Quello che era invece accaduto è emerso nelle ore successive dai racconti degli stessi migranti. Le ricerche in mare, scattate subito dopo il primo allarme, sono comunque continuate fino al pomeriggio perché si temeva che ci fossero dei dispersi. Sono state interrotte solo quando, a terra, sono stati intercettati i 5 migranti che mancavano. Nel corso della giornata sono stati individuati e arrestati i due scafisti.

(Fonte: Ong Cipimd, Europa Press)

Libia (Al Harsha), 17 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trovato in un’area sterrata nei pressi di Abu Shamata, a sud di Al Harsha, non lontano da Zawiya. Segnalato alla polizia da alcuni abitanti della zona, è stato recuperato e trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Zawiya dalla Mezzaluna Rossa. Non sono emersi elementi per poterlo identificare né per stabilirne la provenienza. A giudicare dallo stato di degrado, la morte deve risalire a diversi giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Mali-Algeria (Tilemsi regione di Gao), 17-18 febbraio 2025

Venti migranti, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi mentre cercavano di arrivare clandestinamente in Algeria dal Mali, in un attacco condotto – secondo fonti locali – da miliziani del gruppo Wagner e da soldati dell’esercito nazionale maliano. Erano su due pick up che, partiti dalla zona di Gao, stavano attraversando il deserto verso nord, fino al posto di confine, per proseguire poi fino alla costa. L’attacco è stato condotto lungo la strada nella provincia di Tilemsi. “Nella prima macchina – ha riferito un uomo di Gao – sono morti tutti. Anche mio cugino, che era alla guida”. L’esercito maliano, contattato dall’agenzia France Press, non ha rilasciato dichiarazioni. Una fonte militare, tuttavia, ha riferito che è stata aperta un’indagine, ammettendo così di fatto la strage, pur avendo voluto precisare che “l’esercito non ha ucciso nessuno”. La conferma, del resto, è venuta da un rappresentante del governo regionale di Gao: Quello che è successo – ha detto alla France Press – è molto grave. Tutti quelli che sono stati uccisi erano civili: in totale, nei due veicoli, almeno 20 morti”. Ancora più pesante il bilancio riferito da un esponente del Fronte per la liberazione dell’Azawad, il gruppo autonomista ribelle al governo di Bamako: non meno di 24 persone, incluse donne e bambini.

Aggiornamento 22 febbraio: 24 le vittime. Sono 24 – come aveva denunciato il Fronte dell’Azawad – i migranti uccisi nell’assalto a due pick up diretti verso il confine con l’Algeria. Lo ha confermato il comando dell’esercito maliano annunciando di aver aperto un’inchiesta sulla strage. Sono emersi anche alcuni particolari in più su quanto è accaduto: uno dei due furgoni assaliti si è incendiato e tutte le persone a bordo sono morte, l’altro è riuscito a fuggire con alcuni superstiti.

(Fonte: Ebrima Migrant Situation, News Central, The Voice of America, Le matin d’Algerie. Aggiornamento: Al Jazeera)

Marocco-Spagna (Rincon-Ceuta), 18 febbraio 2025

Due ragazzi marocchini sono scomparsi nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Uno si chiama Ahmed En Ali, 17 anni; dell’altro non si conosce l’identità. Le loro tracce si perdono martedì 11 febbraio quando, arrivati a Castillejos da Rincon, un centro a meno di trenta chilometri di distanza in direzione sud lungo la costa, hanno preso il largo insieme a un amico, con indosso solo un costume da bagno. Ed è stato proprio questo terzo ragazzo a dare l’allarme: arrivato a Ceuta portandosi al largo e aggirando la lunga scogliera antemurale al varco del Tarajal, ha telefonato subito alla famiglia di Ahmed, avvertendo che durante la traversata aveva perso di vista i due amici e non sapeva che fine avessero fatto. I genitori di Ahmed si sono attivati rivolgendosi alle autorità marocchine e poi anche alla Guardia Civil di Ceuta. Dopo giorni di ricerca senza risultati martedì 28, a una settimana dalla scomparsa, si sono rivolti per un appello alla redazione del Faro de Ceuta, oltre che alla organizzazione No Name Kitchen, diffondendo anche una foto di Ahmed nella speranza che possa facilitare un eventuale riconoscimento.

(Fonte: El Faro de Cauta)

Marocco-Spagna (Al Hoceima), 19 febbraio 2025

Il corpo di un migrante sconosciuto è affiorato nelle acque del litorale di Al Hoceima, nel Marocco settentrionale, circa 130 chilometri a ovest di Nador e dell’enclave spagnola di Melilla. Ad avvistarlo, circa 4 miglia al largo del promontorio di Sidi Abet, è stato l’equipaggio di un peschereccio, che ha avvertito la Guardia Costiera. Per il recupero è intervenuta una squadra del soccorso marittimo, che ha poi trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale regionale di Ajdir. A giudicare dal forte stato di degrado il cadavere è rimasto in acqua molto a lungo prima del ritrovamento. Ciò ha indotto a ritenere che l’uomo sia morto in un naufragio avvenuto da più di qualche settimana. La stampa locale ha evidenziato come in questo stesso tratto di mare non siano infrequenti gli avvistamenti di cadaveri di migranti sconosciuti al largo o che finiscono impigliati nelle reti dei pescherecci della zona.

(Fonte: Nadorcity.com)

Turchia-Grecia (Kusadasi-Samo), 19-20 febbraio 2025

Sei migranti morti nel naufragio di un gommone nell’Egeo tra la Turchia e l’isola greca di Samo. Il battello aveva preso il largo dalla costa di Kusadasi in piena notte. A bordo c’erano 33 persone, tra cui diversi bambini e alcune donne. La tragedia è avvenuta poco dopo la partenza. Erano le 4,03 quando la centrale di soccorso di Kusadasi ha ricevuto il primo Sos. Nel dispaccio si diceva che il gommone si stava sgonfiando e lo scafo imbarcava acqua rapidamente. La Guardia Costiera turca ha mobilitato quattro motovedette che, giunte sul posto, hanno tratto in salvo 20 persone che erano aggrappate al relitto del canotto e recuperato 7 naufraghi che cercavano di tenersi a galla in mare. Nelle ricerche successive, in cui è intervenuto anche un elicottero militare, sono stati individuati e recuperati 6 cadaveri, tutti poi trasferiti nell’obitorio dell’ospedale di Kusadasi. Le autorità turche non hanno fornito informazioni sulla nazionalità delle 33 persone a bordo del gommone.

(Fonte: Aegean Boat Report)

Italia (Lampedusa), 22 febbraio 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato in mare al largo di Lampedusa. Segnalato da una imbarcazione privata, è stato recuperato da una motovedetta della Guardia Costiera e, dopo una prima ispezione sulla banchina del porto, trasferito nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana. Se ne ignora la provenienza ma appare evidente che si tratta di un migrante che ha perso la vita durante una delle traversate verso le Pelagie. A giudicare dallo stato di degrado molto avanzato della salma, la morte dell’uomo risale a molto tempo prima del ritrovamento.

(Fonte: Agrigentonotizie)

Algeria-Spagna (Ain Taya-Ibiza), 22 febbraio 2025

Cinque migranti morti (una donna e 4 uomini) su una barca intercettata a nord est di Ibiza. L’allarme è scattato nel primo pomeriggio di sabato 22 quando l’imbarcazione è stata avvistata alla deriva diverse miglia al largo dell’isola. Una salvamar del Salvamento Maritimo la ha raggiunta intorno alle 15,30 trovando a bordo 19 persone, che ha recuperato e sbarcato a Ibiza, dove sei di loro sono state poi ricoverate per un forte stato di ipotermia e disidratazione. E’ stato a questo punto che, dal racconto dei superstiti, si è scoperto che c’erano anche delle vittime. La barca era partita il 17 febbraio dal litorale di Ain Taya, poco più di 30 chilometri a est di Algeri, puntando verso le Baleari. A bordo erano in 24, tutti di origine somala. Durante la navigazione devono aver perso la rotta o forse c’è stata un’avaria al motore. Sta di fatto che sono rimasti in balia del Mediterraneo fino a quando, avvistati casualmente, sono stati soccorsi dal Salvamento Maritimo. Un calvario di cinque giorni durante i quali cinque del gruppo, caduti fuoribordo a causa del mare molto mosso, sono scomparsi tra le onde senza che i compagni riuscissero a recuperarli. Non è stata organizzata una operazione per la ricerca delle salme perché i superstiti non hanno saputo indicare in quale tratto di mare è avvenuta la tragedia.

(Fonte: Ong Cipimd, Ebrima Migrants Situation, Europa Press)

Turchia-Grecia (Lesbo), 23 febbraio 2025

Una giovane donna afghana è morta su un gommone durante la traversata tra la Turchia e l’isola greca di Samo, nell’Egeo. Faceva parte di un gruppo di profughi partiti prima dell’alba dalla costa turca compresa tra Gomec e Dikili  Lo sbarco è avvenuto alle prime luci ma nessuno si è accorto di nulla fino a quando la polizia è stata informata che sulla costa sud-orientale dell’isola, nei pressi di Agias Fokas, 40 chilometri a sud di Lesbo, c’erano almeno 18 migranti arrivati da non molto. Alcune pattuglie hanno intercettato il gruppo poco dopo. Dalle dichiarazioni degli stessi migranti è poi emerso che una di loro era morta mentre erano ancora in mare. Il corpo ormai senza vita è stato trovato sul fondo del gommone arenato sulla spiaggia e trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Mytilene per le indagini. Non essendo state trovate sulla salma ferite o segni di violenza, le autorità greche hanno riferito, in attesa dell’autopsia, che a causare la morte deve essere stato un malore, forse dovuto al freddo e all’esaurimento fisico. I 18 superstiti sono stati trasferiti nel centro accoglienza di Kara Tepe.

(Fonte: Aegean Boat Report, Ana Mpa, Ekathimerini)   

Algeria-Spagna (Orano), 24 febbraio 2025

Dodici migranti sono scomparsi in un naufragio “fantasma” sulla rotta tra l’Algeria e la Penisola Iberica. Erano su una barca salpata il 30 dicembre 2024 dalla costa algerina occidentale, a quanto pare nella zona di Orano, puntando verosimilmente verso Almeria. Le loro tracce si sono perse poco dopo la partenza. Il primo allarme è stato lanciato qualche giorno dopo da familiari di alcune delle persone a bordo. Alarm Phone ha lanciato il primo appello il 6 gennaio. Le ricerche condotte subito dopo non hanno dato esito ma i familiari dei 12 migranti scomparsi hanno continuato ad attivarsi. A quasi due mesi di distanza, il 24 febbraio, un nuovo dispaccio di Alarm Phone ha confermato che di quella barca non si sa più nulla: sia le autorità spagnole che quelle algerine hanno ribadito di non averla trovata e nessuno dei 12 a bordo si è messo in contatto con la famiglia o gli amici. Tutto lascia credere, dunque, che ci sia stato un nuovo naufragio “fantasma” senza alcun superstite

(Fonte: Alarm Phone)

Etiopia (Addis Abeba), 25 febbraio 2025

Cinque profughi eritrei sono morti in Etiopia, dove si era provvisoriamente interrotta la loro fuga verso l’Europa a causa della mancanza del denaro necessario e di una serie di misure restrittive introdotte dal Governo: tre uccisi dalla polizia in un tentativo di evasione dopo essere stati bloccati come “clandestini” e due precipitando da una finestra mentre cercavano di sottrarsi a un arresto. “Sono due episodi distinti, avvenuti entrambi ad Addis Abeba ma a distanza di una quindicina di giorni l’uno dall’altro. L’uno e l’altro, però, sono la conseguenza diretta del clima pesante che si è fatto strada in tutto il paese contro la nostra comunità dopo che il Governo, a partire dalla fine del 2020, quando è iniziata la guerra in Tigray, ha praticamente smantellato la politica di accoglienza condotta per anni nei confronti di tutti i nostri rifugiati”, hanno riferito alcuni rappresentanti della diaspora eritrea in Etiopia e in Italia. Le due tragedie risalgono al mese di gennaio ma sono emerse solo diverse settimane dopo, anche in seguito ad alcune iniziative rivolte sia al Governo etiope che alla direzione centrale dell’Unhcr a Ginevra da parte della diaspora in Europa. Il tentativo di evasione, secondo quanto è stato denunciato, è avvenuto nel carcere di Lafto intorno al 20-21 gennaio. Per contrastarlo gli agenti di guardia non avrebbero esitato a sparare ad altezza d’uomo, colpendo almeno una decina di persone. Le vittime sono un ragazzo di 16 anni, Hanibal Solomun, originario di Damba Mich, che voleva raggiungere il fratello Mussié in Olanda, Ataklti Iseyas di circa vent’anni e un terzo giovane di cui le autorità non hanno comunicato l’identità. Il primo è morto il giorno stesso della sparatoria e gli altri due in ospedale, per le ferite riportate, alcuni giorni dopo. “I loro corpi – hanno riferito sempre rappresentanti della diaspora – sono nell’obitorio dell’ospedale San Pietro. Speriamo che vengano consegnati al più presto alle famiglie in Eritrea”. Un paio di settimane prima avevano perso la vita gli altri due ragazzi, entrambi privi dello status di rifugiati o richiedenti asilo a causa delle nuove restrizioni governative. Erano nella casa che avevano trovato in un quartiere dove vivono numerosi altri eritrei quando sono stati sorpresi da un’irruzione della polizia. Chiuse le vie di fuga attraverso le scale, presidiate da numerosi agenti, hanno cercato di calarsi da una finestra, a diversi metri d’altezza, ma sono precipitati al suolo uno dopo l’altro. Gravemente feriti, li hanno portati in ospedale ma non ce l’hanno fatta a riprendersi. “Hanno tentato quella fuga così rischiosa – ha dichiarato un eritreo esule in Italia – perché temevano che in seguito all’arresto sarebbero stati rimpatriati in Eritrea”.

(Fonte: Coordinamento Eritrea Democratica)

Egitto (Solloum e Matrouh), 25 febbraio 2025

I corpi di tre migranti sono stati trovati su una barca alla deriva intercettata al largo di Matrouh, nell’Egitto occidentale, 220 chilometri circa a est del confine con la Libia. Per il recupero del natante è intervenuta la Guardia Costiera egiziana che ha fatto poi trasferire le salme nell’obitorio dell’ospedale di Matrouh. Due dei tre uomini sono stati identificati grazie ai documenti trovati tra gli abiti: sono Safir Mustafà Taraz, pakistano, e Mohammed Murad, bengalese. Sconosciuta l’identità del terzo. Stando agli accertamenti condotti dalla polizia la barca risulta partita dal litorale di Solloum, a una decina di chilometri dalla frontiera libica. Date le dimensioni dello scafo, a bordo dovevano esserci decine di persone: verosimilmente migranti asiatici di varie nazionalità dei quali si è persa traccia. Nel contesto degli accertamenti sono state interessate sia l’ambasciata del Pakistan che quella del Bangladesh. Secondo i primi elementi c’è da ritenere che la barca, diretta verso l’Europa, abbia perso la rotta o subito un guasto al motore, rimanendo per giorni alla deriva nel Mediterraneo centrale.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)   

Libia-Italia (Lampedusa), 28 febbraio 2025

Due giovani morti e una donna in condizioni critiche su una barca con una quarantina di migranti intercettata a sud ovest di Lampedusa. Il natante, salpato da Saabratha, sulla costa a ovest di Tripoli, deve essere rimasto a lungo in mare prima di essere avvistato 43 miglia al largo di Lampedusa. Per i soccorsi è stata mobilitata una motovedetta della Guardia Costiera il cui equipaggio, poco dopo il primo contatto, ha scoperto che sulla barca c’erano due cadaveri ed ha saputo dagli altri naufraghi che una donna aveva perso conoscenza ormai da tempo e non dava quasi segno di vita. Il rientro a Lampedusa è stato così accelerato al massimo mentre sul molo Favarolo è stata messa in allarme l’equipe medica dell’ambulatorio ed è stata fatta arrivare un’ambulanza.

Aggiornamento 9 marzo. Sono stati identificati i due migranti trovati senza vita sul barcone: si tratta di due giovanissimi egiziani, un sedicenne di Fayum e un diciassettenne di Assiut. Sono morti entrambi per le gravi ustioni dovute al contatto prolungato con la miscela di benzina e acqua di mare sul fondo dello scafo.

(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Il Giornale di Sicilia, La Sicilia, Live Sicilia, Repubblica. Aggiornamento: Ahram Online)

Mauritania-Spagna (Nouakchott-Canarie), 28 febbraio 2025

E’ scomparso nell’Atlantico un cayuco salpato dalla Mauritania, zona di Nouakchott, sulla rotta per le Canarie nelle prime ore del 15 febbraio. A bordo d’erano almeno 60 migranti subsahariani. Il primo Sos è stato lanciato alle 20,30 del 24 febbraio, nove giorni dopo la partenza, dalla piattaforma di soccorso Alarm Phone che, dopo aver cercato invano di contattare il barcone, ha informato le autorità marocchine e spagnole, sollecitando una operazione di ricerca lungo la rotta presumibile. Gli appelli si sono ripetuti nei giorni successivi. Sia la Spagna che il Marocco hanno aderto all’appello ma le ricerche non hanno dato esito finché, in mancanza di qualsiasi traccia, sono state sospese. Venerdì 28 febbraio, alle 12,47, Alarm Phone ha diffuso un nuovo comunicato nel quale si informa che il cayuco non è stato trovato e che, a distanza ormai di 15 giorni da quando ha lasciato la Mauritania, c’è da ritenere che sia naufragato. Un nuovo “naufragio fantasma” senza superstiti.

(Fonte: Alarm Phone)  

Libia-Italia (Sar Malta piattaforma Miskar), 1-3 marzo 2025

Un giovane è morto sulla rotta per Lampedusa all’altezza della piattaforma gas di Miskar, al largo della Tunisia ma nelle acque internazionali della zona Sar maltese. Era su uno zodiac salpato dalla costa occidentale libica, zona di Zuwara. A bordo, oltre a lui, c’eranosuo fratello e altri 31 migranti subsahariani costretti da un’avaria ad attraccare e a rifugiarsi sulla piattaforma. L’emergenza è stata scoperta dopo che i naufraghi, nella giornata di sabato primo marzo, sono riusciti a contattare la centrale operativa di Alarm Phone, segnalando di trovarsi, abbandonati a se stessi, all’aperto, senza cibo né acqua e senza nulla per ripararsi dal freddo. In un secondo messaggio hanno aggiunto che uno di loro era morto e altri erano ormai allo stremo. Nelle ore successive Sea Bird, l’aereo da ricognizione della Ong Sea Watch, ha confermato di aver avvistato lo zodiac assicurato da una fune a uno dei piloni e decine di persone ammassate nella parte inferiore della Miskar, a pochi metri dall’acqua, ma che non c’era traccia di interventi di soccorso. Alarm Phone ha lanciato ripetuti Sos sia a Malta che all’Italia e alla Tunisia, oltre che a una nave mercantile che era nelle vicinanze. Nessuno si è mosso. La situazione è stata sbloccata lunedì 3 marzo dalla Aurora, la nave per gli interventi rapidi della Ong Sea Watch che, partita da Lampedusa, ha raggiunto la piattaforma e preso a bordo i 32 naufraghi. Il cadavere del ragazzo non è stato recuperato. E’ stato il fratello a raccontare come è morto: “E’ scivolato ed ha battuto con violenza la testa mentre cercavamo di arrampicarci sulla piattaforma. Poi è caduto in acqua. Forse aveva perso i sensi. Era buio e non siamo riusciti a salvarlo”.

(Fonte: Alarm Phone, Sea Watch, Ebrima Migrants Situation)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 1-3 marzo 2025

Almeno 6 migranti sono scomparsi in mare, tra il primo e il 3 marzo, in tempi e circostanze diversi, tentando di raggiungere Ceuta dal Marocco aggirando a nuoto la linea di frontiera all’altezza del varco del Tarajal. Solo 2 cadaveri sono stati recuperati. L’allerta nella fascia di confine è scattato già dalla tarda serata di venerdì 28 febbraio, quando sul versante marocchino sono stati notati numerosi giovani che, da soli o a piccoli gruppi, cercavano di prendere il largo dalla spiaggia marocchina del Tarajal, eludendo la vigilanza della polizia. La prima vittima è stata trovata la mattina di sabato 1 marzo: un giovane dell’età apparente di 19/20 anni che ormai senza vita flottava trascinato dalla corrente nelle acque della baia di Ceuta. Sul corpo, recuperato dalla salvamar Atria del Salvamento Maritimo e trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale, non sono stati trovati elementi per poterlo identificare. Si sa solo che è sicuramente di origine maghrebina e che indossava un costume da bagno lungo di colore scuro. Il dispositivo di soccorso predisposto dalla Guardia Civil era ancora attivo quando è arrivata la segnalazione della scomparsa di un algerino, Ishaq Djaidja, di 26 anni. Secondo quanto è stato riferito alla redazione del Faro de Ceuta, il giovane si è allontanato dalla spiaggia del Tarajal intorno alle 5 del mattino di sabato. Indossava un costume da bagno nero ed era da solo. Da quel momento nessuno lo ha più visto.

Il gruppo di Martil. Tre delle vittime sono minorenni di un gruppo di cinque amici che hanno tentato insieme la traversata la notte di venerdì 28 febbraio dopo aver raggiunto Castillejos da Martil, un centro costiero situato circa 40 chilometri a sud di Ceuta. Il primo allarme sulla sorte di questi 5 amici è stato lanciato lunedì 3 marzo dalla famiglia di uno di loro, Walid El Grini, appena quindicenne, preoccupata dall’assenza del loro ragazzo e dalla notizie che arrivavano dalla frontiera, inclusa quella del ritrovamento del corpo di un ragazzo su una spiaggia di Castillejos. Dalle indagini condotte dopo questa segnalazione è emerso che uno del gruppo era riuscito a raggiungere Ceuta, uno era rientrato in Marocco ed uno era il minorenne trascinato dal mare sul litorale di Castillejos. Nessuna traccia, invece, di Walid e del quinto ragazzo, Mohamed Chakra, di 16 anni. Nessuno dei cinque aveva informato i familiari dell’intenzione di raggiungere la Spagna attraverso Ceuta. La salma recuperata a Castillejos è stata consegnata alla famiglia e sepolta nel cimitero di Martil.

Il giovane di Kenitra. La sesta vittima è Mohamed Jout, 23 anni, di Kenitra, una città sulla costa atlantica del Marocco, circa 270 chilometri a sud di Ceuta. La sua scomparsa è stata segnalata dai genitori il 3 marzo ma il suo tentativo di raggiungere Ceuta deve risalire ad almeno tre giorni prima, le primissime ore di sabato 1 marzo, sempre dalla spiaggia del Tarajal sul versante di Castillejos. Si sa per certo che indossava una muta da sub e pinne e che preparava per tempo l’impresa. Se ne sono perse le tracce dal momento stesso che ha preso il largo.

Aggiornamento 15 marzo. Il corpo di Ishaq Djaidja è stato recuperato sul litorale di M’diq, in Marocco, 28 chilometri a sud di Ceuta, e consegnato alla famiglia il 15 marzo per il rimpatrio e la sepoltura in Algeria.

(Fonte: El Faro de Ceuta, Nadorcity.com. Aggiornamento: El Faro de Ceuta)

Algeria-Spagna (Maiorca), 4 marzo 2025

Il cadavere di un migrante con indosso un giubbotto di salvataggio è stato trascinato dal mare sulla spiaggia di Son Moll, sulla costa maiorchina occidentale, nella zona di Cala Rajada, circa 40 chilometri a ovest di Maiorca. A trovarlo, verso le 7,30, sono stati alcuni passanti. Dopo un primo sopralluogo, la Guardia Civil ha provveduto al recupero. L’avanzato stato di decomposizione dimostra che la salma è rimasta a lungo in acqua prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione ma si ritiene che si tratti di un migrante morto tentando di arrivare alle Baleari dalla costa dell’Algeria centrale.

(Fonte: Diario de Mallorca, Europa Press,Ong Cipimd, Ultima Hora, Ib3n)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 5 marzo 2025

Non si hanno più notizie di Mohamed Bakkali, un marocchino di 33 anni residente a Tetouan che ha tentato di raggiungere Ceuta a nuoto. La sua scomparsa è stata segnalata dai familiari il 5 marzo alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta ma risale all’alba di sabato 1 marzo, in concomitanza di numerosi altri tentativi di arrivare nell’enclave spagnola via mare da Castillejos. Non si sa se abbia preso il largo da solo o con qualcun altro. E’ la settima vittima segnalata dal primo marzo (nota 1-3 marzo) e la polizia, date le condizioni del mare, non esclude ce ne siano altre.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Tunisia (Sfax,campo km 19), 5 marzo 2025

Daddy Jallow, un migrante gambiano di vent’anni, è morto nella baraccopoli del Km 19, a nord di Sfax, dove aveva trovato rifugio dopo essere rimasto intrappolato in Tunisia tentando di raggiungere l’Europa. Veniva da Sukuta, una ventina id chilometri a sud ovest di Banijul. I compagni hanno riferito che si era ammalato e, in mancanza di cure adeguate, è peggiorato rapidamente. La sera di martedì 4 marzo ha avuto un malore e non si è più ripreso: ha perso conoscenza ed è morto intorno alle 3 del mattino di mercoledì 5 marzo.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)     

Algeria-Spagna (Malaga), 5-6 marzo 2025

Sulla spiaggia di Fuengirola, circa 35 chilometri a sud est di Malaga, è affiorato il cadavere di un migrante sconosciuto con indosso una muta da sub. A dare l’allarme, verso le 20,30, è stato un abitante della zona che ha avvertito la centrale del servizio emergenza 112. Poco dopo sul posto sono giunte squadre sia della polizia nazionale che locale. Il recupero si è rivelato difficoltoso anche perché il corpo, privo della testa, era in uno stato di decomposizione molto avanzato. Stando agli accertamenti si tratterebbe comunque di un uomo piuttosto giovane, morto sicuramente molti giorni prima del ritrovamento tentando di raggiungere la Spagna, presumibilmente dalle coste dell’Algeria centrale. E’ stata disposta un’autopsia, tanto più che il corpo è decapitato. La scomparsa della testa tuttavia potrebbe essere una conseguenza del processo di saponificazione che ha deteriorato i tessuti. L’unica speranza di poterlo identificare può essere il risultato dell’esame del Dna.

(Fonte: Abc de Malaga, Europa Press, Ong Cipimd)

Algeria-Spagna (Minorca e Formentera), 6 marzo 2025

Il mare ha depositato i corpi di 3 migranti sulle spiagge delle Baleari, 2 a Formentera a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro, e uno a Minorca. A Formentera, dove a partire dall’inizio di gennaio sono in tutto 5 i cadaveri di migranti recuperati sulle spiagge o in prossimità della costa, l’ultimo è affiorato la mattina di giovedì 6 marzo all’altezza della spiaggia di Llevant, nel parco nazionale di Ses Salines, nella parte settentrionale dell’isola. A scoprirlo, verso le 12,30, è stato un passante che ha avvertito la polizia. Si tratta di un uomo apparentemente giovane, ma non sono emersi elementi per poterlo identificare, anche a causa dello stato di degrado molto avanzato. L’altro cadavere, con indosso tutti i vestiti, è stato invece trovato il 18 febbraio di fronte alla spiaggia di San Tomas, nel municipio di Es Migjorn, 6 chilometri circa a sud est del centro di Formentera, sulla costa meridionale. La scoperta del cadavere a Minorca risale al 3 marzo: tenuto a fior d’acqua da un salvagente arancione, il corpo è stato trascinato dalla marea di fronte a Playa Tornas sulla costa meridionale dell’isola, dove verso le 11,30 di lunedì 3 marzo è stato visto a pochi metri dalla riva da una persona che camminava lungo la spiaggia e che ha immediatamente avvertito il servizio emergenza 112. Poco dopo la polizia ha provveduto al recupero della salma, che è stata trasferita nell’obitorio del centro medico Ciutadella per l’autopsia. Secondo la polizia non ci sono dubbi che si tratta di migranti salpati dall’Algeria nel tentativo di raggiungere la Spagna: la rotta delle Baleari ha registrato un forte incremento di arrivi a partire dagli ultimi mesi del 2024.

(Fonte: Diario de Formentera, Europa Press, Ong Cipimd, Menorca Info)

Senegal-Canarie (Sangomar, Dakar), 7 marzo 2025

Un migrante è morto al largo di Sangomar, in Senegal, durante le operazioni di soccorso a un cayuco sulla rotta per le Canarie. Il barcone era partito dalla costa a sud di Dakar con a bordo 232 migranti, tra cui numerose donne e ragazzi minorenni. Doppiato il promontorio di Dakar, secondo quanto ha riferito la Dirpa (la direzione per l’informazione delle forze armate), ci sono state difficoltà che hanno indotto a lanciare una richiesta di aiuto. Dalla base di Dakar della Marina è stata mobilitata la motovedetta Taouay. Durante i soccorsi – ha dichiarato sempre la Dirpa – una delle persone a bordo, già ferita e fortemente debilitata, è morta. Non sono stati forniti particolari sulle cause e le circostanze precise della morte: il comunicato si limita a precisare che anche altri migranti erano in precarie condizioni fisiche.

(Fonte: Dakaractu.com. Ebrima Migrants Situation)

Senegal-Capo Verde (rotta delle Canarie), 7 marzo 2025

Un cayuco con a bordo i cadaveri di 9 migranti è stato trovato da una nave mercantile alla deriva, in pieno Atlantico, a sud dell’arcipelago di Capo Verde. Stando alle dimensioni dello scafo c’è da ritenere che si siano imbarcate molte più persone ma non sono emersi elementi per stabilire quante né il luogo preciso da cui il barcone ha preso il largo. E’ verosimile che sia partito dal Senegal. In ogni caso Alarm Pohe, dopo aver riferito la notizia della tragedia sul suo sito web, ha sollecitato un’inchiesta o quanto meno un intervento della Guardia Costiera senegalese per identificare le vittime e ricostruire quanto è accaduto. Tutto lascia pensare che il cayuco abbia perso la rotta o sia magari finito alla deriva per un guasto al motore e che poi, ormai ingovernabile e trascinato dalle correnti atlantiche verso ovest, sia finito nelle acque capoverdiane, come è già accaduto in altri casi in passato. “Stiamo cercando diversi convogli da gennaio – ha riferito Helena Maleno della Ong Caminando Fronteras – Stiamo verificando le informazioni con le famiglie dei dispersi e con le autorità competenti. Nelle ultime settimane le imbarcazioni di migranti si stanno allontanando molto dalle coste africane per raggiungere le Canarie in modo da sfuggire alla maggiore sorveglianza lungo il litorale e nelel acque più sottocosta. Si tratta di una pratica molto pericolosa, poiché i cayucos sovraccarichi non sono adatti a navigare in alto mare”. C’è da credere che sia accaduto lo stesso con il barcone trovato a sud di Capo Verde. A giudicare dallo stato di degrado dei cadaveri sicuramente è rimasto in mare molto a lungo. Resta imprecisato il numero complessivo delle vittime.

Aggiornamento 15 marzo: almeno 14 le vittime. Sono almeno 14 (5 in più di quelli segnalati inizialmente) i cadaveri individuati a bordo del cayuco. E’ quanto è emerso da accertamenti successivi alla prima segnalazione, ma a distanza di otto giorni dal primo avvistamento il barcone era ancora alla deriva. A causa delle condizioni di maltempo e del mare molto mosso la nave che lo ha avvistato e lanciato l’allarme non è riuscita a recuperarlo mentre la centrale Mrcc di Capo Verde ha riferito agli operatori di Alarm Phone che per poter intervenire aveva bisogno di una localizzazione più precisa. Sempre imprecisato il numero dei dispersi.

(Fonte: Alarm Phone, Infomigrants. Aggiornamento: Alarm Phone)

Algeria-Spagna (Cala Deià, Maiorca), 8 marzo 2025

Il corpo di un migrante è affiorato nelle acque di Maiorca al largo di Cala Deià, sulla costa settentrionale dell’isola. Ad avvistarlo, verso le 9, mentre flottava ad alcune decine di metri dalla riva, è stato un pescatore, che ha subito avvisato la Guardia Civil. Per il recupero è intervenuta una motovedetta della stessa Guardia Civil, che ha sbarcato la salma a Port de Soller, facendola poi trasferire nell’obitorio dell’ospedale di Maiorca. Si tratta di un giovane di età compresa tra i 17 e i 20 anni, molto probabilmente algerino. A giudicare dallo stato di degrado la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento. Dall’inizio dell’anno sono una decina i cadaveri di migranti portati dal mare alle Baleari. Secondo la polizia sono vittime di più naufragi. E d’altra parte si ha notizia della scomparsa di almeno due barche partite dall’Algeria sulla rotta per le Baleari.

(Fonte: Ultima Hora, Ong Cipimd)

Libia-Italia (Zawiya), 8 marzo 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato sul litorale di Zawiya, circa cento chilometri a ovest di Tripoli, nella zona di Spanish Port. Segnalato alla polizia da alcuni residenti, è stato recuperato da una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa del nulla osta della magistratura per l’inumazione. Si ritiene che l’uomo sia annegato tentando di raggiungere Lampedusa. La morte deve risalire a diversi giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia (Ash Shuwayrif), 8-9 marzo 2025

Nel corso di un servizio di perlustrazione nel deserto una pattuglia di polizia ha trovato il cadavere di un migrante subsahariano, 30 chilometri a sud di Ash Shuwayrif. La sabbia aveva quasi ricoperto la salma e, a giudicare dal forte stato di degrado, la morte deve risalire a diversi giorni prima del ritrovamento. Per il recupero è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa che, su disposizione del procuratore, la ha trasferita nell’obitorio dell’ospedale di Ash Shuwayrif per il completamento delle indagini. Si ritiene che l’uomo sia stato abbandonato dai trafficanti magari dopo essere caduto da un pick-up diretto verso la costa. Non sono emersi elementi per l’identificazione.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Marocco-Spagna (Larache-Castillejos-Ceuta), 9 marzo 2025

Un ragazzo marocchino – Yahya Bakkali, 16 anni – è scomparso in mare nel tentativo di raggiungere Ceuta. Residente a Larache, circa 90 chilometri a sud di Tangeri e 150 chilometri da Ceuta, ha raggiunto Castillejos nella giornata di giovedì 6 marzo e nelle prime ore dell’indomani, venerdì 7, ha preso il largo dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal, per aggirare a nuoto la linea di confine con l’enclave spagnola, nonostante le pessime condizioni del mare, con forti correnti e onde violente. Da quel momento nessuno lo ha più visto. L’allarme per la sua assenza è stato lanciato dalla madre che non sapeva dell’intenzione di Yahya di andarsene a Ceuta e che si è rivolta anche alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta. Quando è uscito di casa aveva con sé il cellulare e indossava una tuta sportiva scura, ma è probabile che si sia procurato una muta da sub all’insaputa della madre. La donna ha cercato ripetutamente di telefonare ma il cellulare di Yahya risulta irraggiungibile.

(Fonte: El Faro de Ceuta)  

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 10 marzo 2025

Tre migranti morti (una ragazza e due bambini) in un naufragio sulla rotta per Lampedusa dal litorale di Sfax, Tunisia. La tragedia è stata ricostruita da quattro superstiti, due giovani coppie di gambiani che, rientrati domenica notte 9 marzo a Sfax, nel sobborgo di Zitouns, si sono rivolti alla organizzazione Ebrima Migrants Situation. La barca è partita la notte tra venerdì 7 e sabato 8 marzo intorno alle 3, da una spiaggia situata all’altezza del campo Km 25, a nord di Sfax. “Abbiamo navigato per quasi 23 ore – hanno riferito i quattro – Quando eravamo ormai a poche decine di chilometri da Lampedusa lo scafo ha cominciato a imbarcare acqua e si è rovesciato. Nelle vicinanze c’era un peschereccio tunisino che non ci ha prestato alcun aiuto. Anzi, quando alcuni di noi si sono avvicinati e hanno tentato di aggrapparsi per issarsi a bordo sono stati colpiti con un lungo bastone. E’ stato in questa fase che sono scomparsi in mare un ragazzo gambiano e 2 bambini. Solo più tardi quei pescatori ci hanno soccorso ed è arrivata anche la Guardia Costiera tunisina alla quale ci hanno consegnato. Poi, allo sbarco, 32 uomini del gruppo sono stati fermati dalla polizia, spogliati quasi di tutto e fatti salire con le mani legate dietro la schiena su un autobus. Non sappiamo dove li abbiano portati”. La ragazza annegata veniva dal Gambia: si chiamava Sana Camata.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)

Tunisia (Campo km 32 Sfax), 10 marzo 2025

Un giovane gambiano, Omar Jassey, originario di Brikama, una trentina id chilometri a sud di Banjul, è morto nella baraccopoli improvvisata da centinaia di migranti intrappolati in Tunisia al chilometro 32 a nord di Sfax. Le circostanze della morte non sono chiare. Di religione islamica, Omar stava rispettando il Ramadam. La sera di domenica ha rotto il digiuno e si è preparato il the nell’alloggio di fortuna in cui viveva in attesa di trovare la possibilità di imbarcarsi. Dopo un po’, quando era ormai notte, è uscito e, a quanto pare, ha avuto un malore ed è caduto. Più tardi lo hanno trovato esanime e non si è più ripreso.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)    

Marocco-Spagna (Casablanca-Castillejos-Ceuta) 10-11 marzo

Due marocchini appena quindicenni di Casablanca, Zakaria e Aymen, risultano dispersi dopo essersi allontanati da casa per raggiungere Ceuta. La loro scomparsa è stata segnalata dai genitori alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta il 10 marzo ma risale ad almeno una settimana prima. Oltre che le autorità marocchine e spagnole, sono state informate una Ong di Tangeri che si occupa dei diritti dei bambini e l’organizzazione No Name Kitchen. Entrambe hanno lanciato vari appelli di ricerca, specialmente per la zona del Marocco settentrionale e la frontiera del Rarajal, nei pressi di Castillejos. Si ritiene che, come numerosi altri giovani marocchini, possano aver tentato la traversata fino a Ceuta, aggirando la barriera frangiflutti del Tarajal, durante la burrasca che ha investito la zona verso venerdì 7 marzo e nei giorni successivi, contando sul fatto che le pessime condizioni meteo avrebbero rallentato la vigilanza da parte della polizia sui due lati della frontiera.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Tunisia (Sfax), 10-11 marzo 2025

Una ragazza originaria della Sierra Leone, Isatu Juma (“Lucy”) è morta in Tunisia “per non aver ricevuto cure mediche adeguate”. Lo affermano altri migranti che hanno cercato di assisterla. Arrivata e bloccata da tempo in Tunisia, la giovane aveva trovato rifugio nei sobborghi di Sfax. Quando si è ammalata – secondo quanto è stato riferito alla organizzazione Ebrima e alla Ong Refugees in Libya – solo alcuni amici si sono presi cura di lei fino a quando, ormai in gravi condizioni, sono riusciti a farla accogliere nell’ospedale di Tunisi, ma non si è più ripresa: è morta una settimana dopo il ricovero.

(Fonte: Ong Refugees in Libya, Ebrima Migrants Situation)

Marocco-Spagna (Martil-Castillejos-Ceuta), 11 marzo 2025

Mohamed El Fallous, uno studente marocchino di 17 anni, risulta disperso nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. E’ di Martil, la stessa città sulla costa 40 chilometri a sud di Ceuta di Walid El Grini e Mohamed Chakra, i due adolescenti la cui scomparsa è stata denunciata all’inizio di marzo (nota 1-3 marzo: ndr), ed è verosimile che abbia tentato la traversata insieme a loro ed altri ragazzi della zona, partendo dal versante di Castillejos della spiaggia del Tarajal. La famiglia, che non sapeva nulla della sua intenzione di raggiungere l’enclave spagnola, non è stata in grado di presentare la denuncia di scomparsa alle autorità spagnole perché non può entrare a Ceuta e si è rivolta allora per un appello di ricerca alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta, consegnando anche una foto nella speranza di facilitare le ricerche.

(Fonte: El Faro de Ceuta)      

Mauritania-Canarie (Nouakchott), 12 marzo 2025

Undici migranti scomparsi in mare dopo essere partiti dal litorale di Nouakchott, in Mauritania, e 90 sequestrati, sempre a Nouakchott, da una organizzazione di trafficanti. Lo ha denunciato alla polizia e all’ufficio Oim in Mauritania Ebrima Migrants Situation, contattata da alcuni dei prigionieri. Le 90 persone sequestrate (tra cui donne, bambini e ragazzi minorenni) – ha riferito l’organizzazione, diffondendo in rete il contenuto della sua denuncia – sono detenute in tre diverse “case” nella zona di Nouakchott, vicino al Grande Mercato. La banda di trafficanti sarebbe capeggiata da un giovane con passaporto keniota (del quale nella denuncia si fa nome e cognome), che ha preteso “ingenti somme di denaro promettendo il trasferimento in Europa in barca”. E ancora: “I prigionieri sono rinchiusi in stanze di sei metri dalle quali è impossibile andarsene. Molti sono malati. Tutti i tentativi di negoziare in rilascio sono stati ignorati”. Per impedire ogni tentativo di fuga a guardia delle tre prigioni ci sono uomini armati. In questo contesto, pochi giorni prima che alcuni giovani di nazionalità gambiana riuscissero a contattare Ebrima, 11 dei sequestrati sono stati imbarcati su un cayuco insieme a numerose altre persone. Del barcone non si sa più nulla: se ne è persa ogni traccia sulla rotta per le Canarie. Non è noto quanti altri migranti siano scomparsi nell’Atlantico insieme agli 11 imbarcati dai trafficanti guidati dal giovane keniota. “Dopo aver sentito parlare di questa tragedia molti degli altri prigionieri non vogliono più rischiare il viaggio illegale verso l’Europa ma i trafficanti non li lasciano andare: sono intrappolati senza alcun modo di fuggire e tornare a casa”, segnala Ebrima, aggiungendo che il capo dell’organizzazione “ha operato anche in Somalia, in Kenya e in Etiopia”.

(Fonte: Organizzazione Ebrima Migrants Situation)

Mauritania-Marocco-Canarie (Dakhla), 12 marzo 2025

Settantadue migranti morti su un cayuco rimasto alla deriva per 20 giorni nell’Atlantico. Solo 13 i superstiti, soccorsi quando erano ormai allo stremo da un peschereccio marocchino. Il barcone, partito dalla Mauritania, puntava sulle Canarie, probabilmente l’isola di El Hierro. Durante la navigazione ha perso la rotta o forse è stato bloccato da un guasto al motore. Sta di fatto che se ne è persa ogni traccia per tre settimane: non risultano né chiamate di soccorso né tantomeno ricerche. Tre settimane durante le quali gli 85 a bordo hanno cominciato a morire di sete e di stenti. I loro cadaveri sono stati via via affidati al mare. L’agonia si è conclusa solo quando, tra martedì 11 e mercoledì 12 marzo il cayuco è stato avvistato casualmente in pieno Atlantico, ben 300 miglia al largo della costa meridionale del Sahara Occidentale, da un peschereccio marocchino, che ha preso a bordo gli unici 13 sopravvissuti, dirigendo poi sul porto di Dakhla. Allo sbarco tutti i superstiti sono stati ricoverati in ospedale in gravi condizioni per ipotermia, disidratazione e sfinimento fisico.

(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Ebrima Migrants Situation)

Libia (Sabratha), 12-13 marzo 2025

Un giovane profugo sudanese, Ibrahim Adam, è stato ucciso dalla polizia nel contesto di una serie di raid contro i migranti condotti in diverse città della Libia, con numerosi arresti. Arrivato di recente dal Sudan per sfuggire alla guerra civile che ha causato migliaia di morti e milioni di profughi o sfollati, Ibrahim aveva trovato un alloggio insieme ad alcuni compagni nella periferia di Sabratha, 75 chilometri a ovest di Tripoli, una delle zone del litorale dove i migranti si concentrano di più perché da qui sono frequenti gli imbarchi sulla rotta per Lampedusa. La notte di mercoledì 12 era in casa quando c’è stato un blitz della polizia nel quartiere dove abitava. Molti hanno cercato di fuggire per sottrarsi all’arresto e al rischio di una espulsione forzata. Gli agenti non hanno esitato a sparare ed uno dei proiettili ha raggiunto Ibrahim alla testa, uccidendolo quasi all’istante.

(Fonte: Refugees in Libya, sito web Tarik Lamloun, Libya Review)

Tunisia (Sfax, campo km 19), 13 marzo 2025

Una giovane della Sierra Leone, Kadija, è morta nel campo km 19 a nord di Sfax dove aveva trovato rifugio insieme a centinaia di altri dopo le restrizioni e le continue violenze che si sono registrate in Tunisia contro i migranti subsahariani. Anche lei sperava in un imbarco verso l’Italia che non le è mai stato possibile. La vita precaria nella tendopoli l’avrebbe fortemente debilitata. Alcuni amici hanno riferito che stava male ma non ricevuto alcuna assistenza medica. La notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 marzo ha avuto un malore e non si è più ripresa: è morta nelle prime ore del mattino. E’ la seconda ragazza della Sierra Leone a morire nel giro di due giorni.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)

Marocco-Spagna (Belyounech-Ceuta), 13 marzo 2025

Un giovane marocchino è scomparso in mare nelle acque di Ceuta, nei pressi del varco di Benzù, al confine settentrionale dell’enclave spagnola. E’ uno delle decine di migranti che nella giornata di giovedì 13 marzo hanno tentato di attraversare il confine via mare contando che la forte burrasca avrebbe rallentato le misure di vigilanza sui due lati della frontiera. La maggior parte ha scelto la zona nord, partendo dalle spiagge di Belyounech (Belliones), altri quella sud, dal varco del Tarajal, nei pressi di Castillejos. Una trentina ci sono riusciti, anche con l’aiuto delle squadre sommozzatori della Guardia Civil (Geas) che sono intervenuti ripetutamente per soccorsi in mare. Molti sono stati costretti a rientrare in Marocco, specie nella zona del Tarajal, dove si è mobilitata la polizia marocchina. L’allarme per il giovane scomparso è stato lanciato da alcune persone che dalla spiaggia lo hanno visto in gravi difficoltà ed hanno avvertito la Guardia Civil. Prima però che una pattuglia potesse intervenire il ragazzo è stato travolto dalle onde ed è sparito sott’acqua. Nessuno lo ha visto riemergere. Gli specialisti del Geas lo hanno cercato fino a sera sia in mare che lungo la costa senza trovarlo. I testimoni dicono che sicuramente non è rientrato sulla riva marocchina e d’altra parte è sicuro che non è riuscito ad approdare a Ceuta. Un dispaccio di ricerca è stato comunque diramato dalla polizia spagnola anche in Marocco. Non se ne conosce l’identità né se abbia tentato l’impresa da solo.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 14 marzo 2025

Un migrante sconosciuto è scomparso in mare tentando di raggiungere Ceuta a nuoto nelle primissime ore del mattino. Ha preso il largo dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal, all’altezza del quartiere Ceramica di Castillejos mentre era in corso una violenta burrasca, con onde violente, pioggia e forti correnti. Un abitante del posto lo ha visto in gravi difficoltà e, oltre a dare l’allarme, ha documentato la tragedia che si stava compiendo con un filmato. Nelle immagini non si vede molto ma si odono distintamente le grida di aiuto e le invocazioni ad Allah. Poi più niente. “Sembra che stia lottando per i suoi ultimi istanti”, è il commento in arabo inserito dall’autore del video a corredo delle immagini. Le ricerche non hanno dato esito: nessuna traccia dello sconosciuto né sulla costa marocchina né tantomeno a Ceuta. Il video è stato condiviso sul web con vari gruppi, profili social e movimenti che si occupano di immigrazione per documentare come molti giovani marocchini siano disposti a rischiare la morte nella speranza di conquistarsi una vita dignitosa e un futuro migliore.

(Fonte: El Faro de Ceuta, Nadorcity.com)

Algeria-Spagna (Palma de Maiorca), 14 marzo 2025

Il corpo di una giovane donna subsahariana è affiorato in mare al largo della costa meridionale di Maiorca. Ad avvistarlo, nel tardo pomeriggio, è stato l’equipaggio di una barca da diporto: flottava tra le onde, senza giubbotto di salvataggio, a circa un miglio dalla riva all’altezza di Can Pastilla, meno di 9 chilometri a est di Palma. Per il recupero è intervenuta una squadra del gruppo speciale attività subacquee (Geas) della Guardia Civil, che ha sbarcato il cadavere nel porto di Palma, trasferendolo poi, verso le 19, nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. A giudicare dallo stato di degrado molto avanzato la salma è rimasta in acqua a lungo. Non sono stati trovati documenti o altri indizi utili per l’identificazione ma appare evidente che si tratta di una migrante annegata tentando di arrivare in Spagna dall’Algeria, così come i circa dieci cadaveri trovati dall’inizio dell’anno alle Baleari, provenienti presumibilmente da più naufragi.

Aggiornamento 19 marzo. La vittima è stata identificata: si tratta della giovane somala caduta in mare insieme a 4 uomini dalla barca partita dall’Algeria e rimasta alla deriva oltre 5 giorni prima di essere trovata e soccorsa nelle acque delle Baleari il 22 febbraio. Il riconoscimento ufficiale è stato effettuato da un parente che, in contatto con la Ong Cipimd (specializzata nella ricerca dei migranti morti o dispersi), è giunto a Maiorca appositamente dopo aver appreso del ritrovamento del cadavere.

(Fonte: Europa Press, Ong Cipimd, Ultima Hora. Aggiornamento: Ong Cipimd)

Marocco-Spagna (Belyounech-Ceuta), 14 marzo 2025

Due ragazzi, entrambi sedicenni, sono scomparsi cercando di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco aggirando la frontiera al varco di Benzù. Sono partiti entrambi da una spiaggia di Belyounech (Beliones) ma in giorni e circostanze diverse. Il primo è Mohamed El Bouti, residente a Mars el Kebir, un centinaio di chilometri a sud di Tangeri e poco più di 160 da Ceuta. La sua scomparsa risale a domenica 9 marzo quando è arrivato a Belyounech e insieme a un amico ha tentato la traversata. Una volta al largo i due ragazzi si sono persi di vista. L’amico è riuscito ad approdare a Ceuta e non vedendo arrivare anche Mohamed dopo un po’ ha avvertito la sua famiglia. A casa non sapevano nulla della sua intenzione di emigrare in Spagna e non sono stati in grado neanche di precisare che abiti indossava quando si è allontanato da Mars el Kebir e se aveva una muta da sub quando è entrato in mare. Il secondo ragazzo, Omar, è di Belyounech ed è scomparso da giovedì, quando nella zona infuriava una violenta tempesta e le condizioni del mare erano proibitive. Era con almeno due amici, che sono rientrati in Marocco. Di lui, invece, non si è saputo più nulla. Di sicuro non è tra i circa 30 migranti tratti in salvo dalla Guardia Civil e comunque a Ceuta non è mai arrivato. I familiari, che erano all’oscuro delle sue intenzioni, hanno lanciato un appello di ricerca attraverso la redazione del quotidiano El Faro de Ceuta, specificando che quando è uscito di casa Omar indossava una maglia di colore blu.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia-Italia (Zawiya), 14-15 marzo 2025

I cadaveri di 4 migranti sconosciuti sono affiorati a breve distanza dalla riva, nelle acque di Zawiya, 46 chilometri a ovest di Tripoli. I primi 3 sono stati avvistati nel pomeriggio di venerdì 14 marzo. Segnalati alla polizia da alcuni abitanti del posto, li hai recuperati in serata una squadra della Mezzaluna Rossa, che li ha poi trasferiti nell’obitorio dell’ospedale di zona, in attesa delle indagini e delle disposizioni della magistratura. Il quarto è emerso alcune ore più tardi. Per il recupero è intervenuta di nuovo la Mezzaluyna Rossa. Appare evidente che siano annegati in un naufragio sulla rotta per Lampedusa ed è presumibile che ci sia un numero imprecisato di dispersi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch, Libya Review, Libyas Observer, Tarik Lamloun)

Tunisia (Sfax), 14-15 marzo 2025

Un ragazzo guineano, Mamoud, è stato ucciso a coltellate mentre rientrava nella tendopoli del km 19, a nord di Sfax. Poco prima, a quanto pare, aveva accompagnato in un centro medico una donna che aveva bisogno di una visita e di assistenza. Era quasi arrivato al campo quando, lungo la strada, verso le 12, è stato assalito da più persone. Secondo gli amici, un gruppo di teppisti tunisini ma, secondo altre fonti, da altri giovani che lo hanno bloccato e pretendevano del denaro per lasciarlo andare. Ferito gravemente è stramazzato a terra ed è morto poco dopo. Quando si è saputo della sua fine dai campi km 19 e lm 30 sono accorsi numerosi altri migranti che hanno tentato di dare la caccia agli aggressori.

(Fonte: Refugees in Tunisia, Alarm Phone Sahara, Ebrima Migrants Situation)

Marocco (Tiznit), 15 marzo 2025

Una giovane subsahariana e la sua bambina sono rimaste uccise nell’incendio che si è sviluppato prima dell’alba notte nel grande campo che ospita centinaia di migranti nei pressi di Tiznit, 95 chilometri circa a sud di Agadir, 560 da Casablanca e 650 da Rabat. Il fuoco si è sviluppato rapidamente, investendo decine di tende e capanne costruite alla meglio. La donna e sua figlia, probabilmente sorprese nel sonno, non sono riuscite a fuggire: rimaste intrappolate tra le fiamme, sono morte prima che qualcuno potesse soccorrerle. Numerose altre persone sono rimaste intossicate o hanno riportato ustioni anche piuttosto gravi e 34 tende sono andate distrutte prima che si riuscisse a circoscrivere e a domare il fuoco. Non è chiaro come l’incendio sia nato e si sia sviluppato. La magistratura ha aperto un’inchiesta e lunedì 17 un uomo è stato arrestato. Al di là delle cause specifiche, tuttavia, molti hanno chiamato in causa le condizioni stesse del campo, che è una struttura improvvisata (a quanto pare in una ex area militare), sorta al di fuori del controllo statale, sovraffollata, con alloggi di fortuna e senza alcun requisito di sicurezza. Proprio queste condizioni probabilmente hanno favorito il diffondersi molto rapido delle fiamme, che non ha lasciato scampo alla donna, alla sua bambina e a quanti si trovavano nella zona raggiunta dal fuoco. I numerosi feriti sono stati ricoverati negli ospedali di Agadir e Tiznit.

(Fonte: Morocco World News, Hebapress, Ong Association Marocaine)

Algeria-Spagna (rotta delle Baleari), 15 marzo 2025

Non si ha più notizia di una barca salpata dalla costa dell’Algeria centrale sulla rotta per le Baleari la mattina del 20 febbraio. A bordo c’erano 22 persone che, a ormai quattro settimane dalla partenza, risultano disperse. Il primo allarme è stato lanciato la mattina del 2 marzo dalla piattaforma Alarm Phone che, contattata da alcuni familiari dei migranti dispersi, ha interessato sia le autorità algerine che quelle spagnole. Le ricerche non hanno dato esito. Non è da escludere che la scomparsa di questa barca sia da ricollegare almeno in parte ai cadaveri (o parti di cadaveri) di migranti recuperati nei primi giorni di marzo nelle acque delle Baleari.

(Fonte: Alarm Phone, El Diario de Mallorca, Ong Cipimd)

Libia-Italia (piattaforma petrolifera Zawiya), 15-16 marzo 2025

Due migranti sono scomparsi in mare cadendo da un gommone alla deriva non lontano dalla piattaforma petrolifera in acqua internazionali di fronte alla costa tra Zawiya e Zuwara, a ovest di Tripoli. Altri 65 sono stati tratti in salvo dall’equipaggio del Nadir, il veliero della Ong tedesca Resqship. L’allarme è scattato la sera di sabato 15 marzo, quando il Nadir, rispondendo a un Sos che segnalava un’emergenza nella zona Sar maltese al largo della Libia, ha intercettato un gommone ormai ingovernabile, quasi completamente inondato da una miscela di acqua e carburante, con il motore fuori uso e non più in grado di reggere il mare, tanto più che le condizioni meteo erano segnalate in peggioramento. L’operazione di soccorso, dunque, si è presentata subito estremamente complessa e rischiosa. Per di più, prima che il Nadir potesse raggiungerlo, dal canotto, sballottato da onde violente, sono cadute in mare numerose persone. L’equipaggio di Resqship è riuscito a recuperarle quasi tutte, incluse quelle rimaste aggrappate al relitto, ma due dei naufraghi sono scomparsi in mare e non sono stati più trovati. Persa ogni speranza di trovare i dispersi, il Nadir ha fatto rotta su Lampedusa, dove è arrivato domenica sera.

(Fonte: Ong Resqship, Ebrima Migrants Situation)

Algeria-Spagna (Maiorca, Baleari), 17 marzo 2025

Il corpo di un migrante in forte stato di degrado è affiorato a pochi metri dalla riva di fronte a Playa de Palma, meno di 12 chilometri a sud est di Palma de Maiorca, sul versante sud dell’isola dove sono stati trovati nei giorni precedenti altri resti umani. L’allarme è stato dato in mattinata da alcune persone che erano sulla spiaggia ed hanno avvertito la polizia. Poco dopo è intervenuta la Guardia Civil, che ha provveduto al recupero. A giudicare dalle condizioni della salma, ridotta quasi a uno scheletro, la morte risale a molti giorni prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi per arrivare a una identificazione ma non ci sono dubbi che si tratti di un migrante annegato tentando di arrivare alle Baleari dall’Algeria.

(Fonte: Diario de Mallorca, Europa Press, Ong Cipimd)

Siria-Cipro (Tartous-Cape Greco), 17 marzo 2025

Due soli superstiti su una barca con oltre 20 profughi siriani proveniente dalla Siria e affondata al largo della costa meridionale di Cipro. Sette i cadaveri recuperati mentre risultano disperse almeno 12 persone. Verosimilmente 14, per un totale di 21 vittime. La barca aveva preso il largo sabato 15 marzo dalla zona di Tartous, poche decine di chilometri a nord del confine con il Libano e 60 da Tripoli. L’emergenza è scattata nella serata di sabato quando la barca si trovava 25 miglia a sud-est di Cape Greco, al largo del golfo di Larnaka, sulla costa meridionale di Cipro. Il primo Sos è stato lanciato dalla piattaforma di Alarm Phone che, contattata da qualcuna delle persone a bordo o da loro familiari, ha allertato la centrale operativa della Guardia Costiera cipriota. Secondo il dispaccio ricevuto dalla Ong, lo scafo era ormai alla deriva, ingovernabile, e a bordo c’erano 23 persone. Le ricerche si sono protratte fino alla mattina di lunedì 17 quando una motovedetta ha avvistato il relitto rovesciato e recuperato due naufraghi ancora in vita. Nelle ore successive sono stati trovati 7 cadaveri. Le ricerche degli altri 12 si sono protratte per l’intera giornata di lunedì e sono proseguite martedì 18 ma senza alcun esito.

(Fonte: Agenzia Reuters, Cyprus Mail, Alarm Phone, Aegean Boat Report, Alfanews, Newsbreak, Ekathimerini) 

Tunisia-Italia (Sfax), 17 marzo 2025

Quaranta vittime (18 cadaveri recuperati e 22 migranti dispersi) in un naufragio poco al largo di Sfax, sulla rotta per Lampedusa. Erano su una barca salpata dal litorale a nord di Sfax, all’altezza del campo Km 19 verso le 18 di sabato 15 marzo. La tragedia è avvenuta meno di due ore dopo, poco prima delle 20: lo scafo si è rovesciato ed è affondato senza lasciare scampo alla maggior parte delle 47 persone a bordo. I soccorsi sono arrivati, a quanto pare, solo la mattina di domenica 16, quando per la maggior parte dei naufraghi era ormai troppo tardi. La notizia della tragedia si è diffusa solo lunedì 17, grazie alla organizzazione Ebrima Migrants Situation, che è stata contattata da alcuni migranti del campo Km 19. Le autorità tunisine si sono limitate a riferire che nel corso di una serie di operazioni condotte tra il 15 e il 17 marzo la Guardia costiera aveva recuperato 18 cadaveri e bloccato numerose barche cariche di migranti sulla rotta per Lampedusa, costringendo a rientrare in Tunisia 612 persone. Nessun dettaglio in merito alle circostanze del naufragio con decine di vittime.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation, Reuters, Tap News Agency, La Presse Tunisia)

Algeria-Spagna (Maiorca), 17-18 marzo 2025

Il cadavere di un altro migrante è affiorato la sera di lunedì 17 marzo nelle acque di Maiorca. Il mare lo ha depositato sulla battigia della spiaggia di Cala Mesquida, sul versante est dell’isola, a poco più di 80 chilometri da Palma. Lo stato di decomposizione molto avanzato fa ritenere che sia rimasto in acqua molto a lungo prima del ritrovamento, come gli ultimi trovati, sempre alle Baleari, a Maiorca o a Formentera. Per il recupero è intervenuta una squadra della Croce Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Palma. Indossava un giubbotto di salvataggio ma non aveva indosso documenti. Si rafforza l’ipotesi di un naufragio fantasma sulla rotta tra l’Algeria e l’arcipelago, tenendo conto anche che si è persa ogni notizia di almeno due barche salpate dalla costa algerina centrale.

(Fonte: Diario de Maiorac, Europa Press, Ong Cipimd)        

Mauritania-Marocco-Spagna (Nouadhibou-Dakhla), 18 marzo 2025

Almeno 7 morti su un grosso cayuco alla deriva in pieno Atlantico. Partito intorno al 9 marzo da Nouadhibou, nel nord della Mauritania, il barcone puntava su una delle Canarie, verosimilmente El Hierro, scegliendo la rotta più al largo, in modo da sfuggire alla vigilanza della polizia più sotto costa, ma deve aver perso l’orientamento o forse un problema al motore lo ha lasciato in balia del mare. Ha vagato così nell’Atlantico per 9 giorni, trascinato dalle correnti, fino a quando è stato intercettato da una motovedetta della Marina marocchina al largo di Dakhla, sulla costa del Sahara Occidentale, circa 450 chilometri a nord del litorale di Noadhibou da cui era salpato. Quasi tutte le circa 200 persone a bordo erano ormai allo stremo e al momento del trasbordo, sul fondo dello scafo, sono stati trovati i cadaveri di 7 migranti, morti di stenti e di freddo. Sia le salme che i superstiti sono stati sbarcati a Dakhla.

(Fonte: Helena Maleno Caminando Fronteras, Ebrima Migrant Situation)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampione, Lampedusa), 18-19 marzo

Quarantasei vittime (6 cadaveri recuperati e 40 migranti dispersi) su un gommone intercettato nelle acque dell’isolotto di Lampione, a sud ovest di Lampedusa. Solo 10 i superstiti. La tragedia, secondo quanto hanno riferito i superstiti, si è svolta in più fasi. Partito dal litorale a nord di Sfax, in Tunisia, la notte di domenica 16, dopo poche ore di navigazione, nella giornata di lunedì 17, il gommone si è trovato in gravi difficoltà oltre che per un’avaria che stava sgonfiando una delle camere stagne, soprattutto a causa del mare molto mosso: sballottati dalle onde, alcuni dei 56 a bordo sono caduti in acqua, a più riprese, e sono scomparsi. Il natante, sempre più sgonfio, ha comunque continuato la rotta fino ad arrivare, nella serata di martedì 18, al largo di Lampione, dove è naufragato. Nel frattempo si erano mosse da Lampedusa la motovedetta Cp 324 della Guardia Costiera e la V 1302 della Guardia di Finanza, che ormai nel buio hanno tratto in salvo 10 naufraghi e recuperato 6 cadaveri. In nottata i superstiti sono stati sbarcati al molo Favarolo insieme alle salme (tutte di giovani uomini), poi trasferite nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana. I dieci sopravvissuti (6 uomini e 4 donne) non hanno saputo precisare quanti loro compagni sono annegati nella prima fase della tragedia né se si trovavano nelle tunisine o in quelle internazionali della zona Sar maltese. Le ricerche nelle acque di Lampione sono comunque continuate per tutta la giornata di mercoledì 19 marzo mentre sono stati inviati dispacci di allerta sia alle autorità tunisine che a quelle maltesi per esplorare e monitorare l’area della rotta seguita presumibilmente dal gommone.

(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Il Post, Il Giornale di Sicilia)      

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 19 marzo 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato nelle acque della baia di Ceuta. Ad avvistarlo in serata, mentre flottava alcune decine di metri al largo della scogliera che delimita la spiaggia Giovanni XXIII, sono state diverse persone. Appena la segnalazione è giunta alla polizia è stata incaricata del recupero una unità di sommozzatori del Geas che ha lo ha trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. Non sono stati trovati documenti o altri elementi utili per l’identificazione e per di più lo stato di degrado molto avanzato della salma rende ancora più difficile un eventuale riconoscimento. Forse l’unica possibilità di dare un nome a quell’uomo è l’esame del Dna che è stato disposto dalla magistratura insieme all’autopsia. L’unico dato certo è che la morte risale a parecchio tempo prima del ritrovamento e che, a giudicare dal punto in cui la salma è stata portata dal mare, la vittima deve aver preso il largo dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal, poco a nord di Castillejos.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Mauritania-Canarie (Atlantico a 350 miglia dal Brasile), 20 marzo 2025

I cadaveri di almeno 10 migranti sono stati scoperti a bordo di un cayuco alla deriva in pieno Atlantico, circa 350 miglia al largo delle coste brasiliane. Ad avvistare il barcone è stato l’equipaggio di un piccolo veliero in crociera dal porto di Tazacorte, nelle Canarie, al Brasile. Avvistato casualmente a distanza il barcone, i crocieristi si sono avvicinati fino ad affiancarlo, scoprendo che a bordo, stesi sul fondo, c’erano 10 corpi senza vita. Tutt’intorno alle salme, giubbotti di salvataggio, mantelle impermeabili, numerose taniche vuote che dovevano essere servite per la scorta di carburante. Non risulta che sulla fiancata ci fossero sigle da cui risalire alla provenienza ma, a giudicare dai colori bianco e azzurro e dalle caratteristiche dello scafo, costruito in vetroresina, c’è da ritenere che si tratti di uno dei barconi tradizionalmente usati in Mauritania per la pesca costiera ma sempre più spesso riconvertiti per il trasporto di migranti fino alle Canarie. L’equipaggio del veliero ha tentato di recuperarlo, agganciandolo e prendendolo a rimorchio, con l’intenzione di trascinarlo in Brasile ma, essendo la loro una barca a vela, con solo un piccolo motore ausiliario, l’operazione si è rivelata impossibile. Da qui la decisione di documentare con un filmato la scoperta e di avvertire le autorità brasiliane, comunicando il punto esatto in cui si trovava il barcone prima di lasciarlo di nuovo alla deriva, in modo da facilitarne la ricerca e il ritrovamento per recuperare i 10 cadaveri. A giudicare dallo stato di degrado delle salme, il cayuco sembra essere rimasto alla deriva per almeno un mese. Salpato dalla Mauritania, deve aver perso la rotta o forse c’è stata un’avaria al motore e lo scafo, ormai ingovernabile, è stato catturato dalle correnti atlantiche e trascinato sempre più a ovest, fino ad arrivare a 350 miglia dalle coste nord orientali del Brasile. Si ritiene che inizialmente a bordo, insieme ai 10 di cui è stato trovato il corpo, ci fossero numerosi altri migranti. A giudicare dalle dimensioni dello scafo, simili a quelle del cayuco trovato verso la fine di gennaio nelle acque di Trinidad e Tobago, non meno di 30-35 persone. Oltre ai 10 morti accertati, dunque, si possono ipotizzare almeno una ventina di dispersi, per un totale di una trentina di vittime.

(Fonte: Canarias Ahora, Helena Maleno Ong Caminandio Fronteras)             

Libia (Zawiya), 20 marzo 2025

Il cadavere di un migrante è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa nei sobborghi di Zawiya, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli. A segnalarlo alla polizia, in una zona detta “Spanish Area”, sono stati alcuni abitanti del posto. Tra gli abiti non sono stati trovati documenti o altri elementi utili per l’identificazione e si ignorano le circostanze in cui lo sconosciuto è morto. Su disposizione della Procura, dopo un primo esame sul posto, è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa del completamento delle procedure per l’inumazione.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Tunisia (El Amra), 21-22 marzo 2025

Un migrante liberiano, che tutti chiamavano Zola, è morto in circostanze misteriose nei pressi di El Amra, una trentina di chilometri a nord di Sfax, sulla strada che conduce a Chebba. Il giovane, nella giornata di venerdì 21 marzo si era recato nella tendopoliorganizzata dai migranti vicino al Km 30 per incontrare altri ragazzi liberiani rimasti bloccati in Tunisia come lui. Prima di sera si è avviato verso la casa di fortuna che si era procurato, più a nord, percorrendo a piedi la strada che corre parallela alla costa. Da quel momento nessuno lo ha più visto. Nelle prime ore del mattino di sabato 22 gli amici sono stati avvisati da una telefonata che era stato trovato esanime al chilometro 36, al margine della carreggiata. “Ci siamo precipitati sul posto – Siamo arrivati che era ancora vivo. Abbiamo chiamato la polizia, che lo ha fatto trasportare in ospedale, ma meno di mezz’ora dopo ci hanno detto che era morto. Dalle sue tasche, quando lo abbiamo raggiunto, mancavano tutti i soldi che aveva mentre abbiamo ritrovato il suo cellulare. Sul suo corpo non abbiamo notato segni di violenza e non ci risulta che fosse malato. Allora, come è morto Zola?”

(Fonte: Ebrima Migrants Situation)   

Turchia-Grecia (Farmakonisi), 22-23 marzo 2025

Un morto e due bambini in condizioni critichein un gruppo di migranti afghani che, secondo quanto riferito dalla Guardia Costiera greca, sono stati costretti a gettarsi in mare al largo della piccola isola di Farmakonisi, Egeo sud-orientale, distante appena 10 chilometri dalle coste turche del distretto di Didim. L’allarme è scattato nella serata di sabato 22 marzo, quando la Marina greca ha avvistato “un motoscafo sospetto con passeggeri stranieri” in rotta dalla Turchia verso Farmakonisi. Ne è nato un inseguimento – si legge nel rapporto delle autorità greche – durante il quale, mentre si avvicinava alla costa dell’isola, l’uomo al timone del motoscafo sospetto “ha gettato in acqua tre migranti e poi costretto tutti gli altri a saltare fuoribordo, in modo da poter fuggire immediatamente verso la Turchia e sottrarsi all’arresto”. Per recuperare i naufraghi, dalla vicina isola di Leros e dalla stessa Farmakonisi sono state mobilitate tre motovedette e una scialuppa di salvataggio, che hanno operato per le ricerche con la collaborazione di un elicottero militare. Sedici dei migranti sono riusciti a raggiungere la riva da soli, prima dell’arrivo dei soccorsi, mentre tre, un uomo e due bambini, sono stati recuperati in mare privi di conoscenza e trasferiti all’ospedale di Leros. L’uomo è morto poco dopo mentre i due bambini, dopo le prime cure, sono stati trasportati, insieme a un terzo bambino, in una clinica pediatrica di Atene. Gli altri 15 superstiti, dopo aver passato la notte nella caserma del presidio militare di Farmakonisi, sono stati trasferiti a Leros. Interrotte durante la notte, le ricerche di eventuali dispersi sono riprese nelle prime ore di domenica 23 marzo.

(Fonte: Efsyn, Ekathimerini, Aegean Boat Report, Infomigrants)

Marocco-Spagna (Ceuta), 23 marzo 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato in mare oltre 10 miglia al largo di Ceuta. Segnalato dall’equipaggio di una barca privata, è stato recuperato dalla Atria, una salvamar della base ceutina del Salvamento Maritimo, che lo ha poi sbarcato sul molo Espana, dove erano in attesa agenti della polizia giudiziaria e della Guardia Civil per gli accertamenti iniziali, prima del trasferimento nell’obitorio dell’istituto di medicina legale per l’autopsia. Si tratta di un giovane maghrebino con indosso una muta da sub di colore azzurro. A giudicare dallo stato di conservazione, il corpo era in acqua da poche ore. Su questa base si ritiene che sia uno dei tanti ragazzi che hanno tentato la traversata a nuoto dal Marocco a Ceuta nel fine settimana, tra venerdì 21 e sabato 22.

Aggiornamento 28 marzo. La giovane vittima è stata identificata grazie ad ad alcuni documenti trovati all’interno della muta da sub che indossava. Si tratta di Zakarias Zitouni, di Safi, un centro sull’Atlantico 650 chilometri a sud ovest di Ceuta. La sua famiglia ne aveva denunciato la scomparsa il 20 marzo.

(Fonte: El Faro de Ceuta. Aggiornamento: El Faro de Ceuta)

Algeria (deserto del Sahara), 23 marzo 2025

Una ragazza della Sierra Leone, Sylvia, poco più che ventenne, è morta nel Sud dell’Algeria mentre tentava di attraversare il deserto del Sahara per raggiungere la costa. Era insieme a un piccolo gruppo di altri migranti. Secondo il racconto dei compagni, Sylvia ha avuto un malore, probabilmente a causa della fatica e del caldo, e non si è più ripresa. Collassata e priva di conoscenza, hanno cercato di soccorrerla al meglio ma ogni tentativo di rianimarla si è rivelato inutile. “Aveva affrontato questo viaggio pieno di difficoltà inimmaginabili in cerca di speranza e di una vita migliore”, hanno riferito i compagni, diffondendo sul web la sua foto per conservarne la memoria.

(Fonte: Ebrima Migrants Situation, Post di Jah Snr)

Algeria-Spagna (rotta delle Baleari), 23 marzo 2025

Dal primo gennaio al 23 marzo 2025 sulla rotta tra l’Algeria e le Baleari risultano disperse 6 barche con a bordo complessivamente 85 migranti, per la maggior parte subsahariani ma anche diversi algerini: naufragi fantasma senza superstiti. E’ quanto emerge dagli accertamenti condotti dalla Ong Caminando Fronteras e dalla Croce Rossa, sulla base essenzialmente di contatti e informazioni ricevute da familiari delle vittime. Tutto lascia credere – come sostengono sia la Ong sia la Cri – che ci sia un collegamento diretto tra questi naufragi e la quindicina di cadaveri affiorati nelle acque delle Baleari (in particolare Formentera e Maiorca) tra l’inizio di gennaio e la prima metà di marzo. Ovvero, che questi 15 cadaveri appartengono a migranti che erano a bordo di qualcuna delle barche scomparse. Di alcuni di questi naufragi fantasma questo dossier ha già tenuto conto: ad esempio quello con 18 vittime (nota del 12-13 febbraio) di una barca partita da Tipaza o quello di una barca salpata da Boumerdes registrato il 16 marzo con 22 vittime. A queste 40 vittime vanno aggiunti la quindicina di cadaveri recuperati alle Baleari e verosimilmente altri 8/10 affiorati nelle acque dell’Algeria centrale, la costa da cui partono le “spedizioni” per le Baleari. In tutto, circa 65 vittime. Tenendo conto che sono invece 85 i “desaparecidos” segnalati da Caminando Fronteras e dalla Croce Rossa, nel dossier va registrata almeno un’altra ventina di dispersi. Tra i casi da segnalare, in particolare, quello di una barca partita da Boumerdes il 31 dicembre e scomparsa nel nulla con 26 persone. La prima segnalazione fu fatta da Alarm Phone il 3 gennaio. Senza esito le ricerche.

(Fonte: Europa Press Baleares)

Marocco-Spagna (Carboneras, Almeria), 25 marzo 2025      

Un migrante maghrebino sui trent’anni e annegato poco prima di approdare sul litorale di Almeria. Era su una barca salpata presumibilmente dal Marocco con altri 22 migranti e arrivata intorno alle 12,30 a Playa de los Muertos, 9 chilometri a sud di Carboneras e poco più di 60 a est di Almeria. Non è chiaro se, ad alcune decine di metri dalla riva, sia caduto in acqua o sia stato costretto a calarsi fuoribordo come stavano per fare i suoi compagni, spinti da chi era ai comandi di quella che potrebbe essere una delle cosiddette “patere taxi” che scaricano in fretta i passeggeri per poi fuggire rapidamente. La manovra è stata però notata da diverse persone che erano sulla spiaggia e che hanno subito avvertito il numero d’emergenza 112. In pochi minuti sono arrivate a Playa de los Muertos diverse pattuglie della polizia locale, della Guardia Civil e della Protezione Civile, che hanno fermato i 22 migranti appena sbarcati e recuperato in mare il corpo esanime della vittima. Appena a riva l’equipe medica di un’ambulanza ha tentato invano una rianimazione in extremis. Il cadavere è stato trasferito nell’obitorio di Carboneras per l’autopsia mentre la Guardia Civil ha preso in consegna i 22 sbarcati, conducendoli al centro di accoglienza per stranieri in funzione vicino al porto peschereccio di Almeria.

(Fonte: Europa Press, Ong Cipimd)      

Libia (Zillah), 25 marzo 2025

Almeno 10 migranti sono stati uccisi sotto tortura in un lager di trafficanti scoperto dalla polizia nella zona di Zillah, in pieno deserto, 760 chilometri a sud est di Tripoli. L’operazione delle forze di sicurezza è scattata dopo che in un checkpoint della polizia militare, alla periferia della città, sono stati intercettati alcuni giovani subsahariani che hanno riferito di essere riusciti a fuggire da una vicina prigione organizzata da una banda di “mercanti di uomini” che li avevano sequestrati, insieme a decine di altri disperati, pretendendo un riscatto di migliaia di dollari per rilasciarli. Seguendo le loro indicazioni la magistratura e i servizi investigativi hanno organizzato un blitz nel lager che non ha lasciato scampo ai quattro trafficanti che in quel momento lo custodivano. Le indagini successive condotte dalla Procura Generale hanno confermato il racconto dei migranti fuggiti. Nel lager, ha riferito il vice procuratore, erano detenuti 164 migranti sottoposti a continui maltrattamenti e torture, come è emerso anche da alcuni video sequestrati nel lager stesso o inviati a familiari delle vittime per indurli a pagare rapidamente il riscatto. La cifra pretesa era di 10 mila dollari e oltre. Grazie alle testimonianze delle vittime e ad ulteriori accertamenti si è scoperto, infine, che non meno di 10 prigionieri sono morti in seguito alle lesioni subite o direttamente durante le torture stesse. I loro corpi sono stati sepolti nel deserto. Poco più di un mese prima, sempre a Zillah, era stato scoperto un altro lager di trafficanti, con 82 prigionieri, custoditi da due trafficanti arrestati prima che riuscissero a fuggire.

Aggiornamento 29 marzo. Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato trovato dalla polizia sepolto in un punto indicato da uno dei quattro trafficanti arrestati durante l’irruzione nel lager. Sono state disposte ricerche per individuare eventuali tombe delle almeno 10 vittime morte per le torture subite.

(Fonte: Organized Crime and Corruption Reporting Project, Migrant Rescue Watch, Refugees in Libya, Libya Observer, Libya Herald. Aggiornamento: Migrant Rescue Watch)

Marocco-Spagna (Almeria), 26-27 marzo 2025

Un migrante maghrebino di circa 25 anni è annegato dopo essere stato costretto a gettarsi in mare a qualche decina di metri dalla riva dagli scafisti. Era su un motoscafo veloce che, arrivato presumibilmente dal Marocco sulla costa di Aguamarga, 65 chilometri a est di Almeria, ha accostato di fronte a Cala de Enmedio, nel parco naturale di Cabo de Gata e che dopo pochi minuti, fatti scendere in acqua tutti i passeggeri, si è dileguato verso il largo. Almeno due dei migranti si sono subito trovati in difficoltà ed hanno raggiunto la riva solo grazie all’aiuto degli altri.  Informato dello sbarco, il servizio d’emergenza 112 ha inviato sul posto diverse pattuglie di polizia che, quando sono arrivate sulla spiaggia, hanno trovato sei migranti che cercavano di assistere i due compagni. Uno dei due, in particolare, appariva in condizioni critiche ed è stato trasferito in elicottero all’ospedale di Torregardenas, ad Almeria, dove è morto poche ore dopo. L’altro, ricoverato sempre a Torregardenas, si è progressivamente ripreso. A bordo del motoscafo, oltre a quelli trovati a Cala de Enmedio, c’erano sicuramente numerosi altri migranti che però sono fuggiti prima dell’arrivo della polizia e non sono stati ritrovati.

(Fonte: Europa Press, Ong Cipimd)

Algeria-Spagna (Cala Mochhuela, Cuevas del Almanzora), 29-30 marzo 2025

Un morto su una barca con altri 36 migranti arrivata dall’Algeria sulla costa di Cuevas del Almanzora, quasi cento chilometri a nord est di Almeria. L’allarme è scattato sabato 29 marzo intorno alle 10,15, quando al servizio d’emergenza 112 è stata segnalata la barca che stava per approdare sulla spiaggia di Cala Mochuela, una decina di chilometri a nord di Cuevas. Sul posto sono arrivate alcune pattuglie della polizia locale e della Guardia Civil, che hanno bloccato tutti i migranti appena sbarcati e recuperato il corpo ormai senza vita del loro compagno. L’uomo è morto durante la traversata che, a quanto pare, si è protratta per più giorni. Altri due dei 36 a bordo erano in gravi condizioni tanto da essere ricoverati nell’ospedale della Immacolata a Huercal-Overa. Dodici, inoltre, sono stati curati presso il centro medico della Croce Rossa: in particolare, tre minori uno dei quali è stato poi trasferito all’ospedale universitario Torrecardenas di Almeria. I rimanenti, dopo la prima assistenza, sono stati inviati nel centro accoglienza provvisorio per stranieri di Almeria.

(Fonte: Diario de Almeria, Europa Press, Infobae)

Italia (Porto Empedocle), 2 aprile 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato in mare circa 12 miglia al largo di Porto Empedocle. Avvistato da una barca in transito, è stato recuperato da una motovedetta della Guardia Costiera. Allo sbarco, dopo una prima ispezione medica, è stato trasferito nell’obitorio locale per essere sottoposto all’autopsia disposta dalla magistratura. Non sembrano esserci dubbi che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere Lampedusa, verosimilmente dalla Tunisia o, con minori probabilità, dalla Libia. A giudicare dalle condizioni di degrado molto avanzato, la morte risale a molti giorni prima del ritrovamento. Si tratta di stabilire, però, in quali circostanze. E le forti condizioni di deterioramento rendono difficile anche un eventuale riconoscimento.

(Fonte: Agrigentonotizie, Rai News, Il Giornale di Sicilia, Live Sicilia)

Turchia-Grecia (Canakkale-Ayvacik-Lesbo), 3 aprile 2025

Diciotto vittime (16 cadaveri recuperati e 2 migranti dispersi) in due naufragi avvenuti nell’arco di poche ore nell’Egeo tra la costa anatolica e l’isola greca di Lesbo. Il primo (7 morti e 1 disperso) nelle acque greche, il secondo (9 morti e 1 disperso) poco al largo del litorale della provincia di Canakkale.

Lesbo. La tragedia si è consumata in piena notte. L’allarme è scattato poco dopo la mezzanotte di mercoledì 2 aprile. Secondo le informazioni fornite dalla Guardia Costiera greca era arrivata la segnalazione di un gommone che, salpato probabilmente dalla zona del distretto di Ayalik con a bordo oltre 30 persone, stava affondando a breve distanza da Skala Sikamnia, sulla costa nord dell’isola. Per i soccorsi sono state mobilitate tre motovedette che, con il supporto anche di un elicottero militare per le ricerche, hanno tratto in salvo 23 naufraghi (8 uomini, 4 donne e 11 tra bambini e ragazzi minorenni). Nelle ore successive sono stati recuperati 7 cadaveri: 3 donne, 1 uomo e 3 bambini (un maschio e 2 femmine) Nessuna traccia di un altro bambino, scomparso in mare durante il naufragio. Sbarcati nel porto di Petra, i superstiti, tutti profughi siriani o afghani, sono stati trasferiti nel centro accoglienza di Kara Tepe, nel sud di Lesbo. Non sono chiare le cause e le circostanze della tragedia, sicuramente non imputabile a condizioni meteo avverse, visto che il mare era calmo, con vento a meno di tre nodi. L’attenzione si è concentrata sul gommone. A giudicare da vari filmati e foto, il fondo dello scafo è quasi completamente distrutto da uno strappo enorme che parte dalla prua e arriva, sul lato destro, quasi fino alla poppa dove è agganciato il motore fuoribordo. “Uno squarcio – rileva la Ong Aegean Boat Report – compatibile non tanto con un cedimento strutturale quanto con un forte impatto causato magari da una collisione”. Forse allora c’è stato un urto violento nel tentativo di bloccare il natante prima dello sbarco a Lesbo? La Guardia Costiera non ha fatto parola in proposito. Aegean Boat Report tuttavia fa rilevare: “Una delle motovedette coinvolte nella operazione di salvataggio è la Lambro 57 Hellas 602 il cui equipaggio è noto per il suo comportamento violento nei confronti dei rifugiati ed è coinvolto da anni in numerosi brutali respingimenti: ha sparato contro i migranti, ha rimorchiato barche verso la Turchia, ha costretto le persone a salire su zattere di salvataggio poi abbandonate in mare. Forse era questa la motovedetta ‘di pattuglia’ che ha intercettato il gommone in avvicinamento?”. Sulla base di queste considerazioni è stata sollecitata un’inchiesta.

Canakkale. Sulla barca salpata dal litorale di Canakkale c’erano 35 migranti, provenienti in prevalenza dalla Siria e dall’Afghanistan. Anche questi puntavano su Lesbo per chiedere asilo in Europa. Partiti prima dell’alba, si sono trovati in difficoltà quando erano ancora nelle acque turche, di fronte al litorale di Ayvacik. Le motovedette della Guardia Costiera turca, mobilitate per i soccorsi poco dopo le sei del mattino, hanno trovato lo scafo rovesciato e intorno numerosi naufraghi che tentavo di tenersi a galla. Venticinque sono stati tratti in salvo, ma è stato subito chiaro che mancavano ancora dieci persone. Nel corso delle ricerche condotte nelle ore successive sono stati trovati 9 cadaveri mentre non si è trovata traccia dell’ultimo disperso.

(Fonte: Associated Press, Aegean Boat Report, Washington Times, Efsyn, Daily Sabah, News Strits Times, Xinhua, China.org, Ana Mpa, Ekathimerini)     

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 3 aprile 2025

Un migrante è annegato cadendo da una barca sulla rotta tra la Tunisia e Lampedusa. La tragedia è stata raccontata dai compagni soccorsi in acque internazionali, zona Sar maltese, dall’equipaggio della Humanity 1. La nave Ong era stata avvertita via radio di una barca in pericolo dall’aereo Frontex Sparrow 1 la sera di mercoledì 2. Facendo rotta verso il punto dell’emergenza ha avvistato un’altra barca in gravi difficoltà e si è fermata per soccorrerla, recuperando tutte le 48 persone a bordo. Terminato questo intervento verso le 21, ha raggiunto poco dopo le 22 la barca segnalata da Humanity 1, uno scafo di fortuna in metallo non più in grado di navigare, riparato dal forte vento dal ridosso di una petroliera, a sua volta mobilitata da Frontex. L’operazione di recupero dei 40 naufraghi si è protratta per ore. Una volta al sicuro sulla Humanity 1, i migranti hanno riferito che uno di loro era caduto in mare, annegando, prima dell’arrivo dei soccorsi. Per lo sbarco le autorità italiane hanno assegnato alla Ong il porto di Genova, distante 1.300 chilometri dalla zona del soccorso.

(Fonte: Pressenza, sito web Sos Humanity)

Marocco-Spagna (Castillejos), 4 aprile 2025

Adam Doumi, un marocchino di 19 anni, è scomparso a Castillejos la notte tra il 19 e il 20 marzo. Non risulta che sia stato visto prendere il largo dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal, ma tutto lascia pensare che abbia tentato di raggiungere a nuoto il territorio di Ceuta, aggirando via mare la lunga scogliera che segna la linea di confine. Di sicuro non risulta arrivato nell’enclave spagnola e d’altra parte a Castillejos non se ne trova più traccia. La famiglia ne ha denunciato la scomparsa e venerdì 4 aprile ha anche lanciato un appello di ricerca attraverso la Ong Caminando Fronteras, pubblicando delle foto nella speranza di facilitare un eventuale riconoscimento.

(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras)

Libia-Italia (Sabratha), 5 aprile 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato nelle acque di Sabratha, 80 chilometri circa a ovest di Tripoli, a breve distanza dalla spiaggia. Su indicazione della polizia, per il recupero è intervenuta la Mezzaluna Rossa, che ha poi trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale cittadino in attesa delle decisioni della magistratura per l’inumazione. Non sono emersi elementi per l’identificazione ma non ci sono dubbi che deve trattarsi di un migrante annegato nel tentativo di arrivare in Italia. A giudicare dallo stato di degrado, la morte risale a parecchio tempo prima del ritrovamento. Il litorale di Sabratha, insieme a quelli di Zawiya e Zuwara, resta uno dei principali punti d’imbarco per le “spedizioni” di migranti verso Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 5 aprile 2025

Quattordici migranti dispersi su un gommone semi-sgonfio alla deriva nelle acque internazionali della zona Sar libica. Lo ha scoperto l’equipaggio della Life Support, la nave umanitaria di Emergency, che ha raggiunto il relitto e tratto in salvo i 93 naufraghi trovati a bordo, tra cui 26 donne e 44 minori. L’emergenza era stata segnalata da Alarm Phone. “Ricevuta la segnalazione e giunti sul posto – ha riferito Jonathan Nani La Terra, capomissione della Life Support – abbiamo constatato che il gommone imbarcava acqua e le persone a bordo erano senza salvagente. I nostri soccorritori hanno messo tutti in sicurezza distribuendo i giubbotti di salvataggio e poi li hanno trasferiti sulla nostra nave. E qui alcuni naufraghi hanno dichiarato ai mediatori culturali di essere partiti da Zawiya, sulla rotta per Lampedusa, verso le 22 della notte precedente e che altre 14 persone che erano con loro erano cadute in acqua prima dell’arrivo dei nostri mezzi di soccorso”. Di questi 14, scomparsi in mare senza che i compagni riuscissero ad aiutarli, non si è trovata traccia. Dopo questo intervento la Life Support ha portato a termine, nello stesso tratto di mare, altre due operazioni: una barca in legno con 78 persone (18 donne e 29 minori) e 44 naufraghi (9 donne e 19 minori) su un gommone in pericolo a breve distanza dal primo. Le autorità italiane hanno indicato Ancona come porto di sbarco per i 215 migranti tratti in salvo.

(Fonte: Rapporto e sito web Emergency)

Turchia-Grecia (Kas-Kastellorizzo), 5-6 aprile 2025

Un migrante è morto nel tentativo di raggiungere dalla Turchia l’isola greca di Kastellorizzo. Era su un gommone salpato prima dell’alba di domenica 6 aprile dalla costa di Kas, nel distretto anatolico di Baybdir, con a bordo una quarantina di persone, tra cui 13 bambini. Il tragitto previsto era breve, neanche sei chilometri, ma durante la traversata, forse a causa del sovraccarico, lo scafo, omologato per non più di 10 persone, ha ceduto ed ha cominciato a sgonfiarsi. I soccorsi sono arrivati da una motovedetta della Guardia Costiera turca, che ha raggiunto il gommone verso le 9 del mattino. Alcune delle persone a bordo erano cadute in acqua. Tra queste l’uomo trovato ormai senza vita dai soccorritori. Dei circa 40 migranti partiti nessuno indossava il giubbotto di salvataggio. Qualcuno se l’era procurato ed altri avevano delle camere d’aria ma – secondo quanto hanno riferito i superstiti – lo scafista, prima di partire dalla riva turca, ha ordinato di lasciare tutto a terra perché sul gommone non c’era posto a sufficienza. L’uomo è stato individuato e arrestato.

(Fonte: Aegean Boat Report)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 6 aprile 2025

Due algerini, un ragazzo di 21 anni e un uomo di circa 50, sono scomparsi nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco la sera del 23 marzo. Non se ne è saputo nulla fino a quando i familiari del più giovane, Seif Eddine Laameche, non ne hanno denunciato la scomparsa alle autorità marocchine e si sono poi rivolti alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta per lanciare il 6 aprile un appello di ricerca. E sono stati gli stessi familiari di Seif a raccontare che il ragazzo non era da solo ma con un amico più anziano con il quale è arrivato a Castillejos ma del quale si è persa ogni traccia. Quanto al giorno in cui i due hanno tentato la traversata, presumibilmente dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal, non ci sono dubbi perché poco prima di prendere il largo Seif ha registrato e inviato un breve video nel quale compare con indosso una muta da sub nera e rifiniture gialle e con in mano un paio di pinne, facendo intendere con ampi gesti che sta per immergersi. Da quel momento i familiari hanno atteso invano un contatto finché, come ha riferito il fratello, non ricevendo notizie né da Seif né dal compagno, si sono decisi a segnalarne la scomparsa.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia-Italia (Mediterraneo centrale), 6 aprile 2025

L’equipaggio del Safira, il veliero della Ong Mediterrane Saving Humans, ha visto in mare, in acque internazionali, sulla rotta tra la Libia e l’Italia, il corpo di un uomo e segni evidenti del naufragio di una barca in legno. Subito dopo l’avvistamento, intorno alle 9 del mattino, mentre venivano allertate la Guardia Costiera e la centrale operativa Mrcc italiana, è scattata l’operazione per tentare di recuperarlo, ma prima di poterlo raggiungere il corpo è scomparso tra le onde. Le ricerche sono continuate per ore ma verso le 16 si è stati costretti a interromperle per soccorrere una barca che, partita dalla costa libica di Sabratha con 28 persone, era alla deriva nella zona Sar tunisina dopo che il motore aveva preso fuoco. Conclusa questa operazione, non è stato possibile riprendere le ricerche del cadavere, dovendo prestare assistenza ai 28 naufraghi presi a bordo (tra cui 12 minori), che erano in mare da 52 ore. I rottami trovati quando il corpo è stato avvistato fanno temere un naufragio fantasma, con un numero di vittime imprecisato.

(Fonte: sito web Mediterranean Saving Humans, Agenzia Ansa)

Mauritania-Spagna (Nouadhibou-Canarie), 6 aprile 2025

Risulta disperso un cayuco salpato il 16 marzo dalla costa di Nouadhibou, nel nord della Mauritania, per le Canarie, una rotta di circa mille chilometri. Non è chiaro quante persone ci fossero a bordo ma, stando alle caratteristiche del barcone, non meno di una trentina come stima minima. La prima segnalazione della scomparsa è stata fatta dalla piattaforma di soccorso Alarm Phone che, contattata dai familiari di alcune delle persone a bordo, ha informato sia le autorità marocchine che quelle spagnole e ne ha dato notizia il 27 marzo sul suo sito web. Il Salvamento Maritimo delle Canarie, coordinandosi con i servizi di soccorso marocchini, ha condotto per giorni una vasta operazione di ricerca con un aereo da ricognizione, partendo dalla rotta presumibile del cayuco e allargando progressivamente il raggio d’azione. L’intervento si è concluso il primo aprile senza risultati. Senza risposta nei giorni successivi anche i messaggi inviati alle navi in transito nella zona, tanto da indurre a far pensare a un altro naufragio fantasma senza superstiti.

(Fonte: Alarm Phone)

Etiopia (Addis Abeba), 7 aprile 2025

Un giovane profugo eritreo, Michele (Michael) di circa 20 anni, è stato ucciso dalla polizia a un posto di blocco nel centro di Addis Abeba. La notizia è venuta alla luce il 7 aprile attraverso il Coordinamento Eritrea Democratica ma la tragedia risale a qualche giorno prima. Il ragazzo, studente, originario di Decamerè, 40 chilometri circa a sud di Asmara, fuggito dall’Eritrea con l’intenzione di trovare asilo in Europa, era arrivato in Etiopia verso la fine del 2024. Superato il confine, aveva raggiunto Addis Abeba, trovando alloggio nel quartiere di Lafto, dove vivono numerosi altri profughi eritrei. Privo di documenti e di permesso di soggiorno perché il governo di Addis Abeba non riconosce più come rifugiati gli eritrei, viveva alla macchia, nella speranza di trovare il modo di proseguire la fuga fino alla costa africana del Mediterraneo per imbarcarsi verso l’Italia. Era con un amico quando, rientrando nel suo alloggio a Lafto, è incappato in un posto di blocco della polizia. Temendo di essere arrestato e rimpatriato in Eritrea, ha cercato di fuggire ma gli agenti non hanno esitato a sparare, colpendolo a morte. Chiusa la prima fase delle indagini, i familiari hanno ottenuto la consegna della salma, che è stata portata a Decamerè per l’inumazione.

(Fonte: Abraham Tesfai portavoce Coordinamento Eritrea Democratica)

Tunisia (campi migranti Jebeniana-Al Amara), 8-9 aprile 2025

Un migrante originario della Guinea, Alseny Togbodoum, 32 anni, è morto la notte tra martedì 8 e mercoledì 9 aprile nella zona dei campi a nord di Sfax, tra le località di Jebeniana e Al Amara, dove la polizia ha sgomberato con una serie di blitz i campi “spontanei” che ospitavano migliaia di subsahariani, in gran parte uomini e donne in attesa di un imbarco per l’Italia o bloccati dalla Guardia Costiera sulla rotta per Lampedusa e costretti a rientrare in Tunisia. Le versioni sulle circostanze della morte sono contrastanti. Secondo i compagni, Alseny sarebbe stato ucciso a colpi di arma da fuoco in un agguato legato all’ostilità e alle violenze scatenate dalla campagna anti immigrazione promossa dal Governo di Tunisi. Le autorità tunisine, di contro, smentiscono categoricamente questa versione, asserendo che Alseny sarebbe rimasto vittima di un sanguinoso scontro tra migranti di etnie diverse.

I compagni: “Qualcuno gli ha sparato”. Nella versione fornita dai migranti nell’imminenza del fatto, Alseny stava camminando lungo una strada, nei pressi di uno dei campi, quando qualcuno ha aperto il fuoco senza motivo, ferendolo gravemente. I ragazzi che erano con lui sono stati i primi a soccorrerlo, portandolo da un’infermiera amica, a sua volta migrante. “Alseny è stato portato da me verso le 4 del mattino – ha raccontato la ragazza – Perdeva sangue da tre ferite: una, in particolare, dietro l’orecchio e una all’esofago. Non riusciva a respirare. Era già in condizioni critiche. Ho chiamato varie volte i soccorsi ma non è venuto nessuno. Io ho cercato di assisterlo, ma non ce l’ha fatta: è morto dopo l’alba”. Le Ong Refugees in Tunisia e Refugees in Libya ne hanno dato notizia intorno alle 9 del mattino di venerdì 9 aprile. Due giorni prima nella stessa zona era stato ferito gravemente a colpi di fucile da caccia un altro migrante, un giovane maliano.

Le autorità tunisine: “Colpito con una pietra in una rissa”. Per le autorità tunisine la vicenda è stata ricostruita in particolare da un membro del Parlamento, Tarek Mahdi, il quale, dopo aver fatto una serie di sopralluoghi nella zona, venerdì 11 aprile è arrivato alla conclusione che Alseny sarebbe morto per le gravi lesioni riportate nel corso di una furiosa rissa, con una decina di feriti, tra un gruppo di guineani e un gruppo di ivoriani, forse per questioni di tifo calcistico. Questa versione è stata poi avallata dal portavoce della Guardia Nazionale tunisina, Houssen el Dine Jebabli, precisando che Alseny sarebbe stato colpito violentemente alla testa con un sasso e che in seguito agli scontri sono state arrestate 6 persone, tra cui il presunto omicida. Non una parola, in ogni caso, sui mancati soccorsi denunciati dall’infermiera che ha cercato di prendersi cura di Alseny ed ha parlato di tre diverse ferite con una forte emorragia. 

(Fonte: Ong Refugees in Tunisia e Refugees  in Libya, Repubblica, Agenzia Dire, Tg Com 24)

Libia-Italia (costa fra Tripoli e Sabratha), 8-10 aprile 2025

Trentaquattro migranti scomparsi in mare a nord della costa libica. La notizia del naufragio ha cominciato a circolare tra martedì 8 e mercoledì 9 aprile ed ha trovato qualche elemento di conferma giovedì 10. La prima a segnalare la tragedia è stata la piattaforma di soccorso Alarm Phone, che nel pomeriggio di martedì 8, con un messaggio pubblicato sul web, ha riferito di aver appreso che una barca con 37 migranti, partita la sera di sabato 5 aprile, era affondata poche ore dopo, durante la notte, a nord di Tripoli, sulla rotta per Lampedusa. Tre soltanto i superstiti. La Ong ha precisato di non poter fornire altri particolari perché non aveva avuto alcun contatto diretto con la barca naufragata. E’ poi emerso che i primi a temere un naufragio sono stati alcuni familiari delle persone a bordo i quali, allarmati dalla perdita di qualsiasi tipo di contatto con l’intero gruppo che era sulla barca, avevano cominciato a fare ricerche, rivolgendosi appunto anche ad Alarm Phone. Un ulteriore elemento di conferma è venuto dal Coordinamento Eritrea Democratica di Bologna, al quale si sono rivolti diversi migranti per segnalare di non avere più notizie di una barca con una quarantina di persone a bordo partita dalla zona di Tripoli la sera di sabato 5. Dalle autorità libiche non è arrivato alcun tipo di notizia, ma un elemento che potrebbe essere collegato e, dunque, confermare questo naufragio, è stato il ritrovamento dei cadaveri di due migranti sconosciuti sul litorale di Sabratha, in località Colosseum, circa 70 chilometri a ovest di Tripoli, sull’arco di costa che include anche Zawiya e che è uno dei principali punti d’imbarco per le “spedizioni” di migranti verso Lampedusa. Il recupero delle due salme è avvenuto martedì 8 aprile, ma la notizia è stata data dal sito web ufficioso della Guardia Costiera libica, Migrant Rescue Watch, solo giovedì 10 aprile, poco dopo le 14, segnalando che, a differenza di altri episodi del genere, in questo caso la Mezzaluna Rossa e la polizia si sono mobilitate in seguito alla segnalazione specifica di un naufragio e non di scoperte casuali delle salme sulla spiaggia o a pochi metri dalla battigia. E non risultando altri naufragi in questo tratto di costa in quei giorni, c’è da ritenere appunto che si tratti della barca segnalata da Alarm Phone con almeno 37 persone a bordo. Non è noto dove siano finiti i tre superstiti una volta riportati in Libia e chi li abbia recuperati.

(Fonte: Alarm Phone, Coordinamento Eritrea Democratica, Migrant Rescue Watch)

Libia-Grecia (Bo Traba, Cirenaica), 10 aprile 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato sulla battigia di una spiaggia di Bo Traba (Boutraba), 12 chilometri a sud ovest di Tolmeita e poco più di 90 a nord est di Bengasi, in Cirenaica. Per recuperarlo, su indicazione della polizia, è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale Al Marj. Secondo quanto hanno accertato i medici, la morte è dovuta ad annegamento. Dalle indagini successive – ha riferito il sito web Migrant Rescue Watch riportando il parere della polizia – è emerso che si tratta di un egiziano di giovane età, “vittima di un tentativo di immigrazione illegale”.

(Fonte: Migrante Rescue Watch)

Mauritania (Nouakchott-Noauadhibou), 11 aprile 2025

“I cadaveri di oltre 100 migranti sono stati recuperati nell’Atlantico, al largo della Mauritania, dall’inizio dell’anno”: lo ha dichiarato il ministro degli esteri mauritano, Salem Ould Merzoug, in visita di stato a Bamako, in Mali, per discutere i problemi dell’emigrazione e della lotta ai trafficanti di uomini. I ritrovamenti sono stati effettuati in tempi e luoghi diversi lungo i circa 750 chilometri di costa che vanno dal confine con il Senegal a sud fino a Nouadhibou a nord, quasi alla frontiera con il Sahara Occidentale. Si tratta di donne e uomini subsahariani, vittime di naufragi di barche salpate o dal Senegal e dal Gambia o dalla stessa Mauritania, la quale è diventata il principale punto d’imbarco dei migranti verso le Canarie dalla costa atlantica africana. E’ la prima volta che il governo di Nouakchott rende noto un bilancio del genere. Fino alla dichiarazione del ministro Merzoug – a parte le vittime trovate su barche arrivate alle Canarie o naufragate in acque marocchine o spagnole sulla rotta atlantica – risultavano soltanto 9 i cadaveri recuperati sulla costa della Mauritania, quelli trovati nella zona di Nouadhibou e sepolti nel cimitero della stessa Nouadhibou tra i 4 e il 5 febbraio. Sono da calcolare, dunque, almeno 91 vittime in più di quanto era emerso in precedenza. Verosimilmente si tratta di vittime in buona parte di naufragi fantasma di cui non si è saputo nulla, tanto da far temere che, oltre ai cento e più cadaveri recuperati, ci sia anche un numero imprecisato di dispersi.

(Fonte: Infomigrants, Cridem, Dakaractu.com)

Algeria-Spagna (Algeria, spiaggia Al Kadous), 11 aprile 2025

Il cadavere di un migrante subsahariano è stato depositato dal mare ad Algeri sulla spiaggia di Al Kadous. Segnalato da alcuni passanti alla polizia, per il recupero è intervenuta una squadra della Protezione Civile, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale di zona. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. Non ci sono dubbi che si tratti di un migrante annegato tentando di raggiungere l’Europa sulla rotta per le Baleari. A giudicare dallo stato di conservazione della salma, la morte risale a pochi giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Ong Cipimd)

Libia-Italia (Harawa, Sirte), 12 aprile 2025

Almeno 11 morti e un numero imprecisato di migranti dispersi in un naufragio avvenuto al largo del litorale di Harawa, 75 chilometri a est di Sirte. Della tragedia, avvenuta sabato 12 aprile, non si è saputo nulla per tre giorni, fino a martedì 15 aprile, quando l’ambasciata del Pakistan a Tripoli, venuta a conoscenza che tra le vittime c’erano probabilmente anche dei pakistani, ha condotto una serie di accertamenti, confermando alla fine che in effetti tra gli 11 cadaveri recuperati in mare, ne ha identificati quattro: 3 provenienti dalle province di Mandi Bahauddin (Zahid Mehmood, Samer Ali e Syed Ali Hussain) e uno (Asif Ali) della provincia di Gujranwala. Cinque degli 11 morti sono stati invece identificati come egiziani, mentre non si sa nulla degli ultimi due. Scarsissime le notizie anche sulle cause e le circostanze del naufragio. Dalle autorità libiche nessun comunicato nemmeno su eventuali superstiti. Si sa solo che la barca era partita dalla costa di Harawa e che è affondata dopo poche ore di navigazione nel golfo di Sirte. Appare scontato che ci siano dei dispersi, ma non essendo stato comunicato nulla sul numero delle persone a bordo e degli eventuali superstiti non è possibile stabilire quanti.

(Fonte: Libia Review, Dawn, Instagram)

Algeria-Spagna (Palma de Maiorca), 13 aprile 2025

Il cadavere di un migrante in forte stato di degrado è stato trascinato dal mare di fronte a Cala Tuent, sulla costa settentrionale dell’isola di Maiorca. Ad avvistarlo e a dare l’allarme, verso mezzogiorno, è stato l’equipaggio di una barca da diporto, che ha avvertito la polizia. Per il recupero è intervenuta una squadra del nucleo sommozzatori della Guardia Civil (Geas), che ha poi trasferito la salma, con la collaborazione della Croce Rossa, nell’obitorio dell’ospedale locale. Le condizioni del cadavere, privo anche di una gamba a causa della decomposizione, indicano che è rimasto in acqua per diverse settimane. Si ritiene che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere le Baleari dall’Algeria, ma non sono emersi elementi né per poterlo identificare né per risalire alle cause e alle circostanze del naufragio.

(Fonte: Ong Cipim, Ultima Hora, Diario de Maiorca, Cronica Balear)

Libia-Italia (Al Hamamah, Al Bayda), 14 aprile

Il cadavere di un migrante rimasto sconosciuto è stato trascinato dal mare su un tratto di litorale roccioso a Shaq Abdul Raziq, nella zona di Al Hamamah, sulal costa di Al Bayda, in Cirenaica, oltre 200 chilometri a est di Bengasi. Segnalato da alcuni abitanti del posto, su indicazione della polizia locale per il recupero è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa che lo ha poi trasferito nel centro medico di Al Bayda per l’autopsia, in attesa del nulla osta della magistratura per l’inumazione. Nessuna indicazione da parte delle autorità libiche sulle possibili circostanze del naufragio in cui l’uomo è annegato, verosimilmente nel tentativo di raggiungere l’Italia o magari la Grecia seguendo la nuova rotta che si è aperta da mesi dalla Cirenaica.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Turchia-Grecia (Farmakonisi), 14 aprile 2025

Due donne sono morte nella traversata tra la costa turca del distretto Didim e la piccola isola greca di Farmakonisi. Altri 39 migranti sono stati trovati su un tratto di spiaggia rocciosa dalla polizia. La tragedia deve essere avvenuta poco prima o addirittura al momento dello sbarco ma le circostanze non sono chiare. Agenti del presidio dell’isola hanno riferito di aver trovato prima il gruppo di 39 migranti e poco dopo, in acqua, i cadaveri delle due donne. Nessuna traccia, però, della barca usata per la traversata dalla Turchia, distante peraltro poco più di 6 chilometri. E’ verosimile che uno o più scafisti abbiano trasportato l’intero gruppo di 41 migranti da un punto imprecisato della costa anatolica e che in prossimità di Farmakonisi abbiano costretto tutti a scendere in acqua senza approdare e che le due donne siano annegate nel tentativo di raggiungere la riva. Sia i 39 superstiti che i due cadaveri sono stati trasferiti a Leros. Le ricerche di eventuali altri dispersi non hanno dato esito.

(Fonte: Associated Press, Reuters, Ekathimerini, Efsyn, Alarm Phone, Ept News)

Serbia (Obrenovac, rotta Balcanica), 14 aprile 2025

I cadaveri di due migranti sono stati scoperti vicino al cimitero di Obrenovac, circa 37 chilometri a sud ovest di Belgrado, in Serbia. Erano ai margini di una vasta foresta che è diventata la base di una banda di trafficanti afghani molto attiva sulla rotta balcanica e in particolare proprio nella zona di Belgrado. Stando agli esami medici i due uomini sono stati uccisi a coltellate e i loro corpi abbandonati poi nella boscaglia. Non sono stati identificati ma è presumibile che4 si tratti di profughi afghani. Secondo quanto ha riferito la polizia altri episodi simili si sono verificati in passato nella stessa area. E’ stato citato, in particolare, il caso di due migranti feriti a coltellate uno al collo e l’altro sul viso. Queste violenze sarebbero legate al conflitto tra bande rivali di trafficanti per il controllo del territorio, delle rotte e dei “clienti”, ma diverse Ong hanno fatto notare che non di rado ci sarebbero contatti e collaborazione più o meno evidente tra i gruppi della criminalità organizzata e almeno certe frange delle forze di polizia. “Nella Serbia settentrionale, in particolare nei dintorni di Subotica e Sombor – ha scritto Infomigrants citando un’inchiesta della piattaforma Balkan Insigtht – i trafficanti si sarebbero addirittura assicurata la protezione della polizia”. E sempre secondo varie Ong le numerose misure adottate dalla Ue specie negli ultimi tempi per potenziare la blindatura dei confini europei hanno moltiplicato il numero e l’attività delle organizzazioni criminali formate sia da stranieri che da malavitosi serbi, ai quali, in mancanza di alternative i migranti finiscono per rivolgersi per attraversare le linee di confine e dalle quali vengono spesso sequestrati chiedendo riscatti di migliaia di euro per rilasciarli.

(Fonte: Infomigrants, Blic)  

Libia (Zillah), 14-15 aprile 2025

I resti di 3 migranti sono stati trovati nel Sahara nei pressi di Zillah, distretto di Jufra, 550 chilometri a sud est di Misurata e quasi 750 da Tripoli. La scoperta è stata fatta dalla polizia in due fasi distinte, nel contesto di una operazione condotta per smantellare o chiudere alcune abitazioni affittate a migranti a Zillah, un piccolo centro lungo le piste che salgono dal sud, in pieno deserto: prima è stato trovato un corpo ormai scheletrito e successivamente, in un’altra fossa scavata alla meglio, gli altri due, anche questi ridotti ormai a pochi resti. Non sono emersi elementi per poterli identificare ma si ritiene che si tratti di migranti provenienti dal confine meridionale e morti nella traversata del deserto verso la costa

(Fonte: Migrant Rescue Watch, Libya Observer)

Polonia (Woroblin e Janow Podlaski), 15 aprile 2025

I corpi senza vita di 3 migranti sono stati trovati sulla sponda polacca del fiume Burg che segna per un lungo tratto la linea di confine con la Bielorussian. Due sono affiorati martedì 15 aprile nei pressi di Janow Podlaski, un piccolo centro distante meno di due chilometri da Stary Bubel. La polizia di frontiera ha dichiarato di aver scoperto i cadaveri durante una operazione che ha portato al fermo di un gruppo di 15 profughi afghani che tentavano di attraversare il confine. Sulla scia di questa notizia è emerso che meno di dieci giorni prima, il 6 aprile, il corpo di un altro migrante era stato avvistato nel fiume, dalle guardie di frontiera, all’altezza di Woroblin, circa 12 chilometri più a est. Qualche settimana prima, il 19 marzo, lungo questo stesso tratto del Bug, cinque profughi eritrei hanno riferito alle due volontarie che li avevano soccorsi che la polizia bielorussa li aveva costretti a gettarsi nel Bug per raggiungere a nuoto la sponda polacca insieme ad altri 20 migranti e che almeno due del gruppo erano stati trascinati via dalla corrente. In seguito a questa segnalazione è stata condotta per due giorni, dai vigili del fuoco, una serie di ricerche sul fiume che non hanno dato esito. Nel frattempo i 5 profughi eritrei sono stati costretti a tornare in Bielorussia, pur avendo manifestato la volontà di presentare una domanda d’asilo e nonostante l’importanza della loro testimonianza ai fini della ricerca e della eventuale identificazione dei dispersi. Il ritrovamento dei tre cadaveri tra il 6 e il 15 aprile conferma che il loro racconto era veritiero e non è da escludere che ci siano altre vittime tra i 25 costretti ad attraversare il Bug a nuoto.

(Fonte: Ong Grupa Granica)

Senegal-Canarie (Mbour), 17 aprile 2025

Risulta disperso da oltre un mese un cayuco salpato per le Canarie dal Senegal con 40 migranti a bordo. La partenza risale al 15 marzo dalla costa di Mbour, circa 90 chilometri a sud di Dakar, con quasi 1.900 chilometri da percorrere in pieno Atlantico fino a una delle isole dell’arcipelago spagnolo. Il primo allarme è stato lanciato il 27 marzo da Alarm Phone che, su segnalazione dei familiari di alcuni dei migranti, ha diffuso un appello di ricerca alle autorità dello stesso Senegal, della Mauritania, del Marocco e della Spagna. Altri dispacci per sollecitare interventi di soccorso sono stati ripetuti il 29 marzo e nei giorni successivi. Una vasta operazione di ricerca è stata condotta, d’intesa con gli altri Stati interessati, dalla centrale del Salvamento Maritimo di Gran Canaria, che ha mobilitato per più giorni un aereo da ricognizione di base a Las Palmas, ma senza alcun risultato. Tutto induce a pensare a un nuovo naufragio fantasma senza alcun superstite.

(Fonte: Alarm Phone, Ebrima Migrants Situation)

Turchia-Grecia (Lesbo), 17 aprile 2025

Il cadavere di un migrante è stato avvistato nell’Egeo nelle acque dell’isola di Lesbo. Per recuperarlo è intervenuta una unità della Guardia Costiera greca, che lo ha poi trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Mitilene. Si ritiene che l’uomo, rimasto sconosciuto, sia annegato nel tentativo di raggiungere Lesbo dalla vicina costa turca in un naufragio avvenuto molte settimane prima del ritrovamento. Il corpo è infatti in avanzatissimo stato di degrado, privo anche della testa e di un braccio.

(Fonte: Ana Mpa, Ekathimerini)

Libia-Italia (Sabratha-Lampedusa), 17-18 aprile 2025

Settantadue migranti sono scomparsi nel Mediterraneo tra la Libia e Lampedusa. Erano su una barca in vetroresina di colore bianco salpata la sera del 12 aprile dal litorale di Sabratha, 70 chilometri a ovest di Tripoli. Da quel momento sono spariti nel nulla. La tragedia è venuta alla luce solo giovedì 17 aprile sulla base dei dispacci di ricerca diffusi per tutte le navi in transito nel Mediterraneo centrale da parte di Mrcc Italia e poi da Malta. Il primo a parlarne, pubblicando anche il testo dei messaggi e la mappa di quel tratto di mare con i confini delle zone Sar libica, maltese e italiana, è stato Sergio Scandura, di Radio Radicale. “L’allerta Sarcase 491, privo di coordinate di geolocalizzazione – ha scritto Scandura nel primo pomeriggio di giovedì 17 – viene trasmesso da giorni sulla rete Inmarsat e anche via Navtex con un search and rescue rilanciato in data odierna dalla stazione Maltaradio (Area O). Da notare che il messaggio in questione questa volta non reca il tipico incipit ‘on behalf of Libyan Navy Coast Guard’ (per conto della Guardia Costiera libica), usualmente inserito nei messaggi diramati dal centro Itmrcc di Roma quando le imbarcazioni dei migranti sono rilevate all’interno delle acque internazionali dell’area Sar libica”. Ciò sembra indicare che l’allarme non è venuto da Tripoli e che la barca potrebbe essere arrivata nella zona Sar maltese o addirittura italiana. Ma il 14 aprile questo quadrante di mare, a sud di Lampedusa – rileva sempre Scandura – è stato investito da difficili condizioni meteomarine, con forti venti da sud-est, raffiche fino a 39 nodi e onde alte e violente. I dispacci di ricerca sono stati ripetuti venerdì 18, ma sempre senza esito.

(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, sito Adif, l’Unità, Rai News Tg 1)

Libia (deserto tra Zillah e Al Ghani), 18 aprile 2025

I corpi di 4 migranti sono stati trovati nel Sahara circa 460 chilometri a sud di Sirte. Erano in due fosse comuni scavate a fior di sabbia circa a metà dei 60 chilometri di pista nel deserto tra i campi petroliferi di Al Ghani e la città di Zillah (Zella). La scoperta è stata fatta da una pattuglia di polizia in seguito a segnalazioni pervenute alla direzione dei servizi di sicurezza di Jufra. Dopo i primi esami sul posto, una squadra della protezione civile ha trasferito i corpi nell’obitorio dell’ospedale di Zillah a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi per l’identificazione o risalire alle circostanze precise della morte. A giudicare dalle lesioni riscontrate i quattro potrebbero essere rimasti uccisi in un incidente stradale e poi sepolti alla meglio lungo la pista.

(Fonte: Migrant Rescue Watch, Libya Observer)

Tunisia (campo km 33 El Amara), 19 aprile 2025  

Un bambino di pochi mesi è morto nell’incendio di una tenda nel campo che ospita migliaia di migranti bloccati in Tunisia nei pressi di El Amara (El Amra), 32 chilometri a nord di Sfax. Il rogo, a quanto pare, si è sviluppato mentre era in corso uno sgombero forzato ad opera della polizia. La tenda di fortuna dove era il piccolo, costruita con teli di plastica, ha preso fuoco rapidamente ed è andata completamente distrutta. Senza esito i tentativi della madre e di altri migranti di portarlo in salvo. Secondo i migranti la tragedia sarebbe conseguenza degli incendi provocati dalla polizia per distruggere le strutture improvvisate del campo ma non risulta ci siano conferme a questa accusa. Non è stata resa nota la nazionalità del piccolo e della sua famiglia.

(Fonte: Ong Refugees in Libya, Refugees in Tunisia)

Libia (Gialo), 20 aprile 2025

La Procura ha dato il nulla osta per l’inumazione nel cimitero di Gialo del corpo di un migrante di religione islamica trovato pochi giorni prima nel Sahara, seguendo le indicazioni di alcuni trafficanti tratti in arresto. Della sepoltura si è incaricata la polizia della Direzione di Sicurezza di El Wahat. Tra il primo e il 7 febbraio in questa stessa zona tra El Wahat e Gialo, circa 300 chilometri a sud Agedabia sulla costa mediterranea, sono stati trovati altri 20 cadaveri di migranti: uno isolato il giorno 3 e altri 19 in fosse comuni scoperte tra il 5 e il 7 nei pressi di una fattoria che si ritiene sia stata una delle basi-lager di una banda di trafficanti.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Algeria-Niger (Point Zero – Assamaka), 22 aprile 2025

Tre migranti morti nel corso della deportazione di centinaia di migranti dall’Algeria in Niger ad opera della polizia algerina. Lo ha denunciato la Ong Refugees in Libya con un video pubblicato sulla piattaforma twitter nel quale si vedono in primo piano i corpi inerti d tre uomini stesi a terra l’uno accanto all’altro. Un giovane solleva le braccia di qualcuno dei cadaveri che ricade al suolo senza alcuna reazione, come a cercare di dimostrare che quei tre poveretti sono ormai senza vita. Sullo sfondo, piccoli gruppi di giovani subsahariani sul pendio di una duna mentre una voce in francese invita a guardare, accusa gli arabi per quanto sta accadendo nel Nord Africa ai migranti subsahariani e, evidentemente riferendosi in particolare ai tre giovani morti, aggiunge: “Ecco, siamo in mezzo al deserto in questo modo”. Refugees in Libya, per parte sua, a commento del video, accusa: “L’Europa continua a pagare i paesi nordafricani – Libia, Tunisia, Algeria e Marocco – per compiere questi crimini in nome del controllo di frontiera…”. Secondo le agenzie di stampa spagnola Efe e portoghese Lusa, la deportazione di massa a cui fa riferimento la Ong risale a sabato 19 aprile ed ha interessato ben 1.141 migranti provenienti da 17 paesi diversi tra cui Nigeria, Benin, Burkina Faso, Camerun, Mali, Gambia, Guinea, Niger, Somalia, Sudan Bangladesh Arrestati in Algeria in varie fasi e località diverse, sono stati condotti al confine sahariano e abbandonati in pieno deserto, senza acqua né cibo né cellulari per poter chiedere aiuto, in un luogo noto come Point Zero, circa 15 chilometri a sud della piccola città frontaliera algerina di In Guezzam e altrettanti a nord dal villaggio di Assamaka in Niger, una distanza enorme da percorrere a piedi nel deserto per la maggior parte dei deportati, spesso esausti e feriti. La Ong Alarm Phone Sahara, che si è mobilitata per soccorrere i migranti, ha specificato che tra i 1.141 deportati c’erano anche 41 donne e 12 bambini, aggiungendo che dall’inizio dell’anno sarebbero oltre 4 mila i profughi/migranti espulsi in questo modo dall’Algeria, in pieno Sahara. Non solo: secondo l’agenzia Efe sono state programmate deportazioni analoghe per altre migliaia di persone.

Aggiornamento 25 giugno: almeno 5 i morti. Non sono 3 ma almeno 5 i migranti morti nel contesto delle deportazioni dall’Algeria al Niger sino alla fine di aprile. E’ quanto emerge dal rapporto pubblicato dalla Ong Alarm Phone Sahara il 25 giugno. Cinque nella zona di Assamaka, a una quindicina di chilometri dal confine, sono stati sepolti dai volontari della Ong: un maliano (che sarebbe deceduto in seguito alle ferite subite in un pestaggio della polizia algerina) il 2 marzo; un ivoriano il 19 aprile; un guineano il 21 aprile e 2 sconosciuti i cui cadaveri sono stati trovati nel deserto a 10 e a 12 chilometri a ovest di Assamaka.

(Fonte: Ong Refugees in Libya, Infomigrants. Aggiornamento: Alarm Phone Sahara)

Libia-Italia (Zuwara-Lampedusa), 22 aprile 2025

Un morto su un barcone con 86 migranti salpato la notte tra il 20 e il 21 aprile dalla costa di Zuwara e rimasto alla deriva per un’intera giornata, in attesa dei soccorsi, nord est di Djerba, in Tunisia, ma al confine tra le zone Sar della Libia e di Malta. L’emergenza è stata segnalata dalla Alarm Phone, specificando che la barca era in grosse difficoltà, si muoveva a stento e non era certamente in grado di affrontare la tempesta che si stava avvicinando. Né Malta né la Libia hanno inviato sul posto proprie unità. Dell’operazione, alla fine, si è fatta carico l’Italia che peraltro, con Lampedusa, distante 71 chilometri, risultava il “posto sicuro” più vicino alla situazione di pericolo. Mrcc Roma ha mobilitato una motovedetta della Capitaneria di Porto che ha preso a bordo i naufraghi. “Dopo più di 20 mail alla Guardia Costiera italiana e a 24 ore dal nostro allarme iniziale”, ha riferito Alarm Phone. Provvidenziale, in attesa dell’arrivo dei soccorsi, è stato l’intervento di due navi mercantili (la Oslo Carrier e la Aegeas) che, non potendo intervenire direttamente a causa delle condizioni meteomarine, si sono avvicinate il più possibile, in modo da mettersi a ridosso del barcone, per ripararlo dal vento a 40 nodi e dalla violenza di un mare salito a forza 6, con onde alte e violente. Nella fase di trasbordo sulla motovedetta si è poi scoperto che uno degli 86 migranti era morto prima dell’arrivo dei soccorsi. Dopo lo sbarco a Lampedusa a salma è stata trasferita nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana.

(Fonte: Alarm Phone, Ansa, Il Giornale di Sicilia, La Sicilia, Agrigentonotizie)

Libia (Zillah), 22 aprile 2025

Il cadavere di un migrante è stato recuperato dalla polizia alla periferia di Zillah, 450 chilometri circa a sud di Sirte, in pieno deserto. Era in una fossa scavata a fior di terra. A giudicare dallo stato di degrado, la morte risale a molto tempo prima del ritrovamento. Dopo i primi sopralluoghi sul posto, è stato trasferito nell’obitorio locale a disposizione della magistratura. Nella stessa zona, un po’ più a nord, verso i campi petroliferi di Al Ghani, distanti una quarantina di chilometri in direzione nord, quattro giorni prima erano stati trovati altri 4 cadaveri (nota del 18 aprile) sepolti in due fosse comuni.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Tajoura), 23-24 aprile 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato depositato dal mare sulla spiaggia di Tajoura, 25 chilometri a est di Tripoli. Dopo un primo sopralluogo della polizia è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito in serata nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa del completamento delle procedure per l’inumazione. Non sono emersi elementi per stabilirne la provenienza e le circostanze della morte, ma non ci sono dubbi che l’uomo sia annegato nel tentativo di raggiungere l’Europa sulla rotta per Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Abu Qurayn e Buerat), 24-25 aprile 2025

I cadaveri di 4 migranti sono affiorati sul litorale libico tra Abu Qurayn e Buerat, 150 chilometri circa a sud di Misurata, lungo la costa occidentale del golfo di Sirte. Per il recupero delle salme, che erano a non grande distanza l’una dall’altra lungo la battigia, è intervenuta, in collaborazione con la polizia locale, la Mezzaluna Rossa che le ha trasferite nell’obitorio dell’ospedale di zona. Non sono emersi elementi per poterle identificare o stabilirne la provenienza ma le stesse autorità di polizia hanno riferito che deve trattarsi di migranti annegati in un naufragio rimasto sconosciuto fino a quando non sono emersi questi cadaveri. Imprecisato il numero complessivo delle vittime tra morti e dispersi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)  

Niger (Siguidine), 25 aprile 2025

Una bambina subsahariana è morta di sete nel Sahara nigerino dove era stata espulsa dalla Libia insieme alla madre e ad altri 14 migranti. Del gruppo facevano parte anche 9 subsahariani che risultano dispersi. La tragedia risale al 28 marzo ma è venuta alla luce solo il 25 aprile, quando Alarm Phone Sahara ha pubblicato un dossier sulle deportazioni indiscriminate di massa di migranti effettuate dalle autorità libiche, in particolare dal governo della Cirenaica guidato dal generale Haftar. Il gruppo dei superstiti e la bambina ormai morente sono stati intercettati da un gruppo di soccorso di Medici Senza Frontiere nei pressi della piccola città sahariana di Siguidine, a circa 200 chilometri dalla linea di confine con la Libia. Tutti ormai allo stremo delle forze, sono stati portati nel centro medico di Siguidine ma per la piccola era ormai troppo tardi. I nove dispersi – secondo quanto hanno raccontato i superstiti – si erano allontanati in cerca di aiuto ma da quel momento se ne è persa ogni traccia. Secondo il rapporto di Alarm Phone Sahara nell’arco di un mese, tra la fine di marzo e la fine di aprile, sono stati deportati dalla Libia in Niger, a piccoli gruppi, 792 subsahariani, che in genere sono riusciti ad arrivare ed hanno trovato rifugio nelle città sahariane di Siguidine, Madama e Natai.

(Fonte: Rapporto Alarm Phone Sahara 25 aprile)

Libia-Italia (Sabratha-Lampedusa), 25 aprile 2025

Un solo superstite e 34 migranti, in massima parte eritrei (tra cui numerose donne), scomparsi in mare in un naufragio al largo della Libia. Erano su una barca salpata dalla costa tra Sabratha e Zuwara prima dell’alba del 25 aprile: vittime di un “naufragio fantasma” di cui non si è saputo nulla fino a quando alcuni familiari, allarmati dalla mancanza di qualsiasi contatto o informazione, hanno cominciato a fare ricerche rivolgendosi anche al Coordinamento Eritrea Democratica, il movimento di opposizione al regime di Asmara che ha la sede principale a Bologna. Secondo quanto è stato possibile accertare nei giorni successivi, fino all’inizio di maggio, la tragedia si è verificata poche ore dopo la partenza in circostanze ancora da chiarire. L’unico sopravvissuto sarebbe stato soccorso e portato a terra, in Libia, da alcuni pescatori. Ed è anche da lui appunto che le famiglie hanno saputo, sia pure sommariamente, quanto è accaduto. Il Coordinamento Eritrea, tramite i familiari, ha cercato di risalire all’identità delle vittime. Quindici le persone segnalate, delle quali è stata diffusa anche una foto in un estremo tentativo di ricerca: 4 ragazze, 7 ragazzi e una giovane madre eritrea con i suoi 3 bambini che, dopo un soggiorno in Sudan, si era imbarcata in Libia per cercare di arrivare fino in Belgio dove vive il marito. Nessuna notizia da parte delle autorità libiche.

(Fonte: Coordinamento Eritrea Democratica)

Tunisia-Italia (Aouabed, Sfax), 27 aprile 2025

Almeno 8 migranti subsahariani morti in un naufragio al largo della Tunisia orientale. Sulla barca, salpata dal litorale di Sfax sulla rotta per Lampedusa, c’erano una quarantina di persone circa. La tragedia è avvenuta non molto tempo dopo la partenza, all’altezza di Al Aouabed, meno di 40 chilometri a nord di Sfax. Le autorità tunisine non hanno fornito molti particolari, riferendo solo che la Guardia Costiera ha recuperato in mare 8 cadaveri e tratto in salvo 29 naufraghi. Non è da escludere tuttavia che ci siano anche dei dispersi, come ha dichiarato Houssem Eddine Jebabli, portavoce della Guardia Nazionale, specificando che dopo gli interventi di soccorso è stata predisposta una vasta operazione di perlustrazione nella zona alla ricerca di eventuali altri migranti finiti in mare dopo il naufragio. Dopo lo sbarco i 29 superstiti sono stati consegnati alla polizia.

(Fonte: Reuters, Tap News Agency)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 28 aprile 2025

Cinque migranti tunisini morti in un naufragio nelle acque di Lampedusa, probabilmente al largo di Cala Francese. Della tragedia non si è saputo nulla fino a quando non ne ha parlato l’unico superstite, anch’egli tunisino. Intercettato a riva nella zona di contrada Imbriacola, il giovane, in stato di choc, ha saputo inizialmente solo ripetere più volte: ”E’ affondata la barca…”. Quando è riuscito a calmarsi ha raccontato che insieme a 5 amici era partito domenica 27 aprile dalla costa di Sfax su una barca di 7 metri con la quale hanno raggiunto Lampedusa poco prima dell’alba di lunedì 28. Stavano cercando di accostare quando c’è stato il naufragio. Solo lui è riuscito a mettersi in salvo, scomparsi in mare gli altri. Una volta a riva ha vagato fino a quando è stato visto verso contrada Imbriacola. Senza esito le ricerche dei dispersi.

(Fonte: Agrigentonotizie, Avvenire, Il Giornale di Sicilia, Il Sicilia.it, Msn.com)

Polonia (Byalistok e Straszewo), 28 aprile 2025

I resti di un profugo afghano, Wazir Khan, sono stati scoperti da una pattuglia della polizia in una fitta macchia nei pressi di Straszewo, in Polonia. L’identificazione – ha riferito il portavoce della polizia di Podlasie, Tomasz Krupa – è stata possibile grazie al ritrovamento del passaporto. L’uomo risultava scomparso da diverse settimane dopo essere entrato in Polonia dalla Bielorussia, varcando il confine nella zona di Byalistok. Non è noto quando e come sia finito nel bosco dove è stato trovato. Sulle circostanze della morte è stata disposta un’inchiesta da parte della Procura.

(Fonte: Ong Grupa Granica)

Italia (Sciacca), 29 aprile 2025

Il cadavere di un uomo spinto dalle onde si è incastrato tra gli scogli di Capo San Marco, sul litorale di Sciacca. A trovarlo e a lanciare l’allarme è stato un turista inglese che stava navigando in canoa lungo la costa, vicino alla riva. Per il recupero sono intervenuti i vigili del fuoco. I carabinieri sono subito arrivati alla conclusione che si tratta di un migrante probabilmente partito dalla Tunisia e annegato nel tentativo di arrivare in Italia. A giudicare dallo stato di degrado la morte risale a molti giorni prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. Conclusi gli accertamenti della magistratura, il 10 maggio la salma è stata sepolta nel cimitero di Sciacca a cura del Comune. Dagli inquirenti è stato prelevato anche il Dna pe runa eventuale futura identificazione.

(Fonte: Agrigentonotizie)

Niger (Agadez), 29-30 aprile 2025

Due giovani migranti, un ragazzo e una ragazza, sono morti ad Agadez, dove da 220 giorni è in corso una protesta di massa che coinvolge centinaia di migranti subsahariani per chiedere migliorare la situazione del centro accoglienza dell’Unhcr e di essere messi in condizione di andarsene dal Niger dove sono intrappolati, alcuni da anni, senza alcuna prospettiva. Il ragazzo era un profugo sudanese, Saeed, uno dei più attivi negli ultimi mesi nell’organizzazione e nella conduzione della manifestazione: uno dei portavoce dei manifestanti nei vari incontri che si sono succeduti. Da alcune settimane si era ammalato e negli ultimi giorni si è aggravato rapidamente. “Nel campo non abbiamo un centro sanitario e allora abbiamo portato Saeed in città, ad Agadez, informando l’Unhcr, ma non hanno risposto, nonostante abbiamo insistito che era ormai in condizioni critiche”, hanno segnalato gli amici sabato 26 aprile. Nei giorni successivi la situazione è peggiorata ulteriormente e la mattina di giovedì 30 è arrivata la notizia che era morto. Sulla scia della fine di Saeed è emerso che era morta in precedenza anche una giovane subsahariana. “E’ successo una settimana fa – ha riferito lo stesso gruppo – Una ragazza che era nel campo con noi. Si è ammalata e una notte ha avuto una crisi. Appena si è fatto giorno l’abbiamo portata in ospedale ma ha cessato di vivere prima ancora di arrivare in città. Aveva 29 anni. Tutto questo dimostra come quali siano le condizioni del centro Unhcr. Specie da quando è cominciata la nostra protesta è molto difficile persino procurarsi le medicine e avere un minimo di assistenza medica”.

(Fonte: Refugees in Libya, Refugees in Niger)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 30 aprile 2025

Un migrante algerino ventiduenne è annegato cercando di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco. Arrivato a Castillejos nei giorni precedenti, ha tentato l’impresa prima dell’alba di mercoledì 30 aprile, partendo dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal. Nella stessa nottata decine di altri giovani, da soli o in piccoli gruppi, hanno preso il largo dalla zona per aggirare la lunga scogliera antemurale che segna la linea di confine tra il territorio marocchino e quello spagnolo. Non è noto tuttavia se il giovane algerino fosse da solo o con qualche amico. La tragedia deve essersi consumata poco dopo: il suo corpo senza vita è stato trovato in mattinata sulla battigia poco a nord di Castillejos. L’identificazione è stata possibile grazie a documenti trovati tra gli abiti dalla polizia marocchina.

(Fonte: Nadorcity.com)

Libia-Italia (Tajoura), 1 maggio 2025

Il mare ha depositato il cadavere di un migrante sulla battigia di una spiaggia di Tajoura, 25 chilometri a est di Tripoli. Dopo un primo sopralluogo della polizia, è intervenuta per recuperarlo una squadra della Mezzaluna Rossa che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa delle disposizioni della magistratura prima dell’inumazione. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione. A giudicare dallo stato di degrado il corpo deve essere rimasto per più giorni in mare prima del ritrovamento. Si ritiene che si tratti di un migrante annegato tentando di raggiungere l’Europa sulla rotta per Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 1 maggio 2025

Il cadavere di una ragazza rimasta sconosciuta è stato scoperto sul litorale a sud di Ceuta, nel territorio di Castillejos, in Marocco, poco lontano dal punto in cui alcune ore prima era stato trovato quello di un giovane migrante algerino che aveva tentato di raggiungere Ceuta a nuoto partendo dal versante marocchino della spiaggia del Tarajal (nota del 30 aprile). Secondo la polizia anche lei è annegata cercando di superare via mare a nuoto la linea di confine durante la forte burrasca che ha investito la zona dal fine settimana di Pasqua. E’ probabile che abbia preso il largo, non si sa se da sola o con qualche compagno, tra martedì 29 e mercoledì 30. Per recuperare la salma, poi trasferita nell’obitorio dell’ospedale locale, è intervenuta la Mezzaluna Rossa di Castillejos. Si teme che ci siano diversi altri dispersi.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia-Italia (Sabratha), 1 maggio 2025

 Il cadavere di un migrante è stato avvistato mentre flottava in acqua a pochi metri dalla battigia di una spiaggia di Sabratha, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli. Segnalato alla polizia da alcuni residenti, è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa e trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale. Circa 24 ore prima un altro cadavere era stato trovato sul litorale di Tajoura, quasi 100 chilometri più a ovest. Non risulta che ci siano collegamenti tra i due episodi tranne il fatto che si tratta certamente di migranti annegati sulla rotta per Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Misurata), 2 maggio 2025

Sei cadaveri di migranti sono stati trascinati dal mare sul litorale di Misurata, oltre 200 chilometri a est di Tripoli. Sono la testimonianza evidente di un naufragio avvenuto tra la Libia e l’Italia, sulla rotta per Lampedusa. I primi 4 sono affiorati nel corso della mattinata, quasi nello stesso luogo e a breve distanza di tempo l’uno dall’altro. Gli altri 2 sono stati avvistati nel tardo pomeriggio, nella stessa zona. La notizia è stata data da Makhlouf Karim, il responsabile del dipartimento dei servizi di recupero della Mezzaluna Rossa di Misurata, il quale ha anche precisato che, sulla scia di questi ritrovamenti, è stata predisposta una operazione di ricerca in mare e lungo la costa nella convinzione che potrebbero esserci i cadaveri di altri migranti, annegati nel tentativo di raggiungere le coste italiane: verosimilmente, un naufragio fantasma di cui non si è saputo nulla fino a quando sono affiorati i sei cadaveri. Le salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale di Misurata, in attesa della conclusione degli accertamenti da parte della magistratura prima del nulla osta per l’inumazione. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione.

Aggiornamento 3 maggio. Recuperato un altro corpo, scomparsa una barca con 46 migranti. Il sito Migrant Rescue Watch ha riferito che sul litorale di Misurata sono stati recuperati i corpi di 7 migranti (uno in più di quelli indicati dall’agenzia Reuters 24 ore prima) nel corso di una operazione condotta dalla Libyan Coast Security, dal Servizio Ambulanze e dalla Mezzaluna Rossa: 4 erano in mare e 3 sono stati trovati in vari punti della spiaggia. Il Coordinamento Eritrea Democratica di Bologna, intanto, ha comunicato che risulta scomparsa in mare una barca con a bordo 46 persone, in grande maggioranza profughi fuggiti dall’Eritrea, salpata dalla costa di Misurata la sera di sabato 26 aprile. Gli ultimi contatti risalgono al momento della partenza. Poi, più nulla nonostante tutti i tentativi fatti da molti familiari delle persone a bordo di stabilire nuove comunicazioni. Ci sono elementi per ritenere che si sia verificato un ennesimo “naufragio fantasma” senza superstiti e che i corpi recuperati provengano appunto da questa tragedia, con un totale di 46 vittime: 7 morti accertati e 39 dispersi.

Aggiornamento 4 maggio. Trovati altri 9 cadaveri: totale 16. La Mezzaluna Rossa ha recuperato lungo la costa di Misurata, in mare o spiaggiati, i cadaveri di altri 9 migranti. Nell’arco di due giorni risultano dunque 16 i cadaveri affiorati e 30 i migranti dispersi nel naufragio.

Aggiornamento 9 maggio. Altri 2 corpi: totale 18. Sono saliti a 18 i corpi recuperati sul litorale di Misurata. Gli ultimi due sono affiorati tra giovedì 8 e venerdì 9 nell’area di Dafniyah a pochi metri dalla riva. Per il recupero, su segnalazione della Libyan Coast Security, è intervenuta la Mezzaluna Rossa, che li ha trasferiti nell’obitorio dell’ospedale di Misurata a disposizione della magistratura.

Aggiornamento 13 maggio. Altri 12 corpi, totale: 30. Sul litorale di Misurata sono stati recuperati altri 12 corpi, portando il totale a 30. La magistratura ha intanto completato gli accertamenti e le procedure per i primi 17, tutti non identificati, dando il nulla osta per la sepoltura nella zona di Abu Qurayn, a sud di Misurata.         

(Fonte: Agenzia Reuters. Aggiornamenti: Migrant Rescue Watch, Coordinamento Eritrea Democratica Bologna. )

Libia-Italia (zona Sar libica), 2-3 maggio 2025

Due morti su una barca intercettata dalla Guardia Costiera libica. A bordo c’erano, incluse le vittime, 29 migranti, tra cui 5 donne e 5 bambini. Erano partiti tra il 29 il 30 aprile dalla costa a ovest di Tripoli, tra Sabratha e Zuwara. Durante la navigazione verso Lampedusa c’è stata un’avaria: il motore si è bloccato, lo scafo ha cominciato a imbarcare acqua e la barca è rimasta alla deriva per quasi tre giorni, minacciando di affondare. A segnalare per prima l’emergenza è stata l’attivista Nawal Soufi la quale, contattata con un telefono satellitare, ha lanciato una richiesta di aiuto sia a Malta che all’Italia, dandone comunicazione sul suo sito web la mattina di venerdì 2 maggio. Questo Sos è stato poi rilanciato anche da Alarm Phone. In quel momento la barca si trovava al margine settentrionale della zona Sar libica (33° 35’ Nord e 13° 6’ Est). Nel primo pomeriggio, verso le 14, è arrivata la comunicazione che si stava dirigendo sul posto una motovedetta libica ma contemporaneamente dalla barca hanno comunicato a Nawal Soufi che diverse persone erano ormai in acqua, che 2 erano morte e che i loro cadaveri si trovavano bordo. Nell’ultimo contatto i naufraghi hanno confermato l’intervento dei libici: “Stanno arrivando, li abbiamo visti, ma stiamo andando in prigione”. Poi più nulla: il satellitare non è più risultato raggiungibile.

(Fonte: siti web Nawal Soufi, Alarm Phone)

Libia-Italia (Sorman), 4 maggio 2025

Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare su un tratto di costa rocciosa nella zona di Sorman, oltre 60 chilometri a ovest di Tripoli. Segnalato alla polizia da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato da una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale per le procedure di legge prima della sepoltura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione o per stabilirne la provenienza. Appare certo in ogni caso che si tratta di un uomo annegato nel tentativo di raggiungere l’Europa sulla rotta di Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Tunisia-Italia (Sabratha-Lampedusa), 5 maggio 2025

Scomparsi in mare 49 migranti, in buona parte profughi eritrei, sulla rotta per Lampedusa al largo della Tunisia ma nella zona Sar libica, al margine di quella maltese. Due soli i superstiti. Erano su un barcone in legno di colore blu salpato il 26 aprile dalla costa libica di Sabratha. Dopo due giorni hanno lanciato una richiesta di aiuto che è stata intercettata dalla piattaforma Alarm Phone e subito girata per i soccorsi alle centrali operative di Roma, Malta e Tripoli. In quel momento la barca era nella posizione di 33°55’ Nord e 12°40’ Est, al limite settentrionale della zona Sar libica e a quello meridionale della zona Sar maltese ma con Lampedusa come porto sicuro più vicino. All’appello – secondo quanto denuncia la Ong – la Guardia Costiera libica avrebbe risposto che delle operazioni di recupero si stava occupando una motovedetta italiana. Poi più nulla: nessuna notizia né direttamente da qualcuno dei 51 migranti, né dai loro familiari che si erano messi in contatto con Alarm Phone e con il Coordinamento Eritrea Democratica di Bologna. Proprio al Coordinamento Eritrea sono poi arrivate le prime, confuse segnalazioni di un naufragio, con almeno 13 morti (8 eritrei e 5 etiopi). Poco dopo ne ha parlato anche il giornalista libico indipendente Tarik Lamloun, sottolineando che il barcone era in pessime condizioni, quasi un relitto. La sera del 30 aprile è seguito un nuovo appello lanciato da Alarm Phone per chiedere notizie “ufficiali” a tutte le autorità interessate. Ancora nulla fino a lunedì 5 maggio quando si è saputo che la barca si era capovolta dopo un incendio scoppiato mentre i migranti tentavano di riavviare il motore bloccato da un’avaria e che i 51 bordo erano da considerare morti o dispersi tranne 2 (un eritreo e un pakistano) tratti in salvo da pescatori tunisini. “Abbiamo appreso che questa barca con circa 50 persone – ha scritto la Ong alle 17,06 di lunedì 5 maggio – si è rovesciata. Secondo i sopravvissuti, si è sviluppato un incendio che ha costretto a gettarsi in acqua. Alcuni pescatori hanno salvato 2 persone, portandole poi in Tunisia. Entrambe dicono di essere gli unici due sopravvissuti”. Notizie analoghe sono pervenute al Coordinamento Eritrea: delle 49 vittime più della metà, quasi 30, sono profughi eritrei

(Fonte: Alarm Phone, Coordinamento Eritrea Democratica Bologna, sito web Tarik Lamloun, Avvenire)     

Algeria (Tamerassat), 5 maggio 2025

Un migrante subsahariano è stato aggredito e ucciso a bastonate da un gruppo di una decina di persone in Algeria a Tamerassat, un piccolo centro in pieno deserto circa duemila chilometri a sud di Algeri e 390 a nord di In Guezzam, il posto di frontiera nel Sahara al confine con il Niger. Lo ha denunciato la Ong Refugees in Libya, pubblicando come prova il video di quello che appare un vero e proprio linciaggio. Le immagini mostrano il migrante, con indosso una t-shirt gialla, che a ridosso del muro di una bassa costruzione viene circondato da una decina di uomini, alcuni dei quali armati di bastoni, che cominciano a colpirlo. Lui cerca di divincolarsi e di fuggire ma nella corsa cade a terra e non riesce più a rialzarsi: mentre è steso al suolo subisce numerosi colpi e resta esanime. Poi, prima di andarsene, uno del gruppo gli sferra un’ultima violenta bastonata tra la testa e la schiena. Da quel momento non si muove più. Si ignorano i motivi che hanno scatenato l’aggressione. Stando a Refugees in Libya, la vittima era stata deportata a Tamerassat insieme ad altri migranti in attesa dell’espulsione in Niger attraverso il valico di In Guezzam e il pestaggio mortale potrebbe essere maturato nel clima di diffusa ostilità sempre più diffuso in Algeria contro i migranti subsahariani.

(Fonte: Ong Refugees in Libya)        

Tunisia-Italia (Sfax), 5 maggio 2025

Il cadavere di un migrante subsahariano è stato recuperato sul litorale a nord di Sfax. Secondo le Ong Refugees in Libya e Refugees in Tunisia è una delle vittime di un naufragio avvenuto alcune ore prima sulla rotta per Lampedusa con numerosi morti o dispersi in mare. La barca sarebbe partita sempre dalla costa di Sfax ma in un punto più a sud. Non sono stati tuttavia forniti elementi sulle circostanze, le cause, il numero delle persone a bordo e, dunque, delle vittime. Il recupero della salma è stato documentato con un video girato con un cellulare.

(Fonte: Ong Refugees in Libya e Refugees  in Tunisia)

Libia-Italia (Sabratha e Zawiya), 6-7 maggio 2025

Due giovani donne sono morte durante o subito dopo la cattura in mare e il successivo respingimento in Libia da parte della Guardia Costiera di Tripoli. La tragedia è stata raccontata da un’altra ragazza, Fatima Ibrahim, una profuga etiope che, catturata a sua volta insieme alla sorella Rakuya e ai loro bambini, è riuscita a mettersi in contatto con la Ong Refugees in Libya dal lager di Zawiya dove è stata rinchiusa dopo lo sbarco, lanciando un disperato appello di aiuto. Fatima, la sua famiglia e le due vittime erano su un barcone di legno con a bordo complessivamente 130 persone, salpato il 2 maggio da Sabratha sulla rotta per Lampedusa. Avevano appena superato il limite delle acque territoriali libiche entrando in quelle internazionali della zona Sar gestita da Tripoli quando sono stati raggiunti da una motovedetta che per fermare la barca non avrebbe esitato a sparare. Colpito da una sventagliata di proiettili il motore ha preso fuoco e una ragazza, investita dalle fiamme, è morta poco dopo per le ustioni. Costretti a trasbordare sulla motovedetta, i 130 naufraghi sono stati sbarcati a Zawiya e condotti sotto scorta nel centro di detenzione locale, uno di quelli gestiti dal generale Almasri, il criminale arrestato in Italia in gennaio su mandato di Cattura della Corte Penale dell’Aia ma subito scarcerato e riportato in Libia dal governo italiano. E’ nella fase dello sbarco o subito dopo che è morta la seconda ragazza, verosimilmente anche lei per le ferite riportate al momento del blocco in mare. In quel lager, conosciuto come “Osama prison”, si calcola che, con l’arrivo degli ultimi 130, siano detenuti oltre 250 migranti, tra cui un centinaio di donne e bambini. Quattro giorni dopo il blocco Fatima, eludendo la sorveglianza delle guardie, ha inviato un breve video alla Ong Refugees in Libia per chiedere aiuto, ricostruendo quanto è accaduto. La Ong, a sua volta, ha diffuso sul suo sito web il filmato, che è stato rilanciato anche dalla Ong italiana Mediterranean Saving Humans con il testo completo dell’appello: “Mi chiamo Fatima Ibrahim e mi trovo nella prigione di Zawiya, in Libia. Qui stiamo affrontando una situazione molto difficile. Sono detenuta con i miei figli minorenni e sono stata arrestata in mare. Ci appelliamo a tutte le persone interessate affinché ci aiutino. Quello che ci è successo in mare ha superato ogni livello di crudeltà umana. Una ragazza è morta per le ustioni e non abbiamo nemmeno recuperato il suo corpo. E un’altra ragazza è morta quando siamo arrivati qui (a Zawiya: ndr) ieri. Viviamo in Libia da molti anni e abbiamo perso ogni speranza nell’Unhcr. Fuggiamo via mare perché qui soffriamo fame, sete, stupri e violazione dei diritti dei bambini”.

(Fonte: Ong Refugees in Libya, Ong Mediterranean Saving Humans)

Algeria-Spagna (Boumerdes-Alicante), 8 maggio 2025

Almeno 7 migranti morti su una barca rimasta alla deriva per oltre 15 giorni nel Mediterraneo tra l’Algeria e la Spagna. A bordo erano in 23 (ma secondo alcune fonti 24), tutti somali. Sono partiti intorno al 22/23 aprile dalla costa di Boumerdes, puntando verso le Baleari ma, forse a causa di un guasto del motore o per aver esaurito la benzina dopo aver perso la rotta, sono rimasti in balia del mare. Non se ne è saputo più nulla fino a quando, giovedì 8 maggio, un elicottero spagnolo impegnato nella perlustrazione del Mediterraneo occidentale ha avvistato la barca 66 miglia a est della costa di Xabia. Dalla base di Alicante, circa 100 chilometri a sud ovest di Xabia, è stata fatta partire la salvamar Fenix  che nel giro di due ore ha raggiunto la barca, trovando a bordo 16 naufraghi ormai allo stremo e un cadavere. Sbarcati ad Alicante, tutti i superstiti sono stati ricoverati in ospedale, alcuni in condizioni critiche per sintomi acuti di disidratazione e sfinimento, tanto da non riuscire neanche a stare in piedi e a muoversi. Appena qualcuno di loro è stato in grado di parlare, ha riferito che nei giorni trascorsi in mare erano morti altri 6 compagni, oltre a quello trovato cadavere sulla barca. Secondo Salam Francisco, della comunità somala che ha indicato Boumerdes come porto di partenza in Algeria, non è da escludere che a bordo fossero in 24 e che ci sia un’altra barca di somali dispersa, salpata da Orano il 24 aprile.

(Fonte: Ong Cipimd, Alarm Phone, Diario de Alicante, Europa Press, Salvamento Maritimo)

Libia-Italia (Ras Lanuf, golfo di Sirte), 9 maggio 2025

Il mare ha trascinato il cadavere di un migrante sul litorale di Ras Lanuf, circa 80 chilometri a nord ovest di El Agheila, in fondo al golfo di Sirte. Segnalato da abitanti del posto alla Costal Security e al comando di polizia locale, è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa e trasferito nell’obitorio dell’ospedale. Non sono emersi elementi per l’identificazione o per stabilirne la provenienza. Da questo tratto di costa le “spedizioni” di migranti puntano in genere verso l’Italia passando dalla rotta di Malta. Non è da escludere che l’uomo si sia imbarcato più a nord ovest e che il suo corpo sia stato trascinato fino a Ras Lanuf dalle correnti ovest-est.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 10 maggio 2025

Tre migranti morti (tra cui due bambini) e un disperso su un gommone rimasto in mare per quattro giorni prima dei soccorsi. A bordo, oltre alle vittime, c’erano 57 persone, incluse 13 donne e 2 minori, provenienti da Ghana, Gambia, Niger, Sierra Leone, Nigeria e Togo. Erano partiti da Zawiya, 46 chilometri a ovest di Tripoli, il 6 aprile, puntando verso Lampedusa ma dopo un giorno di navigazione il motore è andato in avaria e il canotto è rimasto in balia del mare per altri tre giorni, nella zona Sar maltese. L’allarme è stato lanciato nel pomeriggio di sabato 10 maggio da un aereo dell’agenzia Frontex, che ha allertato le centrali Mrcc di Malta e Roma e mobilitato il veliero della Ong Nadir, la nave più vicina al punto dell’emergenza, che prima di sera ha raggiunto il gommone dove, appena iniziato il trasbordo dei naufraghi, sono stati trovati tre cadaveri: un uomo sui 30 anni, una bambina di 4 e un bimbo di 3, morti nei giorni precedenti di sete e di sfinimento. Sei dei superstiti (3 donne, 2 minori e un ragazzo), in condizioni critiche, sono stati poco dopo trasferiti su una motovedetta della Guardia Costiera che li ha trasportati a Lampedusa. Più tardi, durante la notte, è arrivato nel porto dell’isola anche il Nadir, con a bordo tutti gli altri naufraghi e i tre cadaveri, poi trasferiti nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana. I naufraghi, interrogati dalla polizia dopo lo sbarco, hanno riferito che mentre il gommone era alla deriva uno di loro, sofferente per gravi ustioni da carburante e acqua salata, si era gettato fuoribordo per cercare un po’ di refrigerio ma, a causa delle correnti e delle onde, non era più riuscito a risalire, perdendosi in mare.

(Fonte: Agrigentonotizie, Rai News, Il Giornale di Sicilia, La Sicilia, Agenzia Anda, Tg La 7 ore 13,30, Tg Rai 3 ore 14, Ong Nadir)  

Libia (Kufra: Bouzreq checkpoint), 10 maggio 2025

I corpi di due migranti sono stati trovati dalla polizia di frontiera libica sepolti nel deserto vicino al Bouzreq Checkpoint, a sud di Kufra. Sul posto, per i primi accertamenti, è intervenuto anche un magistrato della Procura. Completato il sopralluogo, i cadaveri sono stati trasferiti con un’ambulanza del Pronto Soccorso nell’obitorio dell’ospedale di Kufra. Non sono emersi elementi utili per poterli identificare. La Procura ha aperto un’inchiesta sulle circostanze della morte. Non è stato specificato dalla polizia chi abbia segnalato la presenza di quella fossa comune improvvisata in pieno Sahara.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (costa Zawiya-Sabratha), 10 maggio 2025

Undici morti, quasi tutti eritrei, in un naufragio nelle acque libiche. Nove i superstiti. La tragedia si è verificata tra il 5 e il 6 aprile ma è venuta alla luce solo più di un mese dopo, intorno al 10 maggio, in seguito alle ricerche condotte dal Coordinamento Eritrea Democratica di Bologna, interessato da alcuni familiari delle vittime. Gli accertamenti sono cominciati con il naufragio con 34 vittime e 3 soli superstiti (nota 8-10 aprile) di una barca salpata sempre tra il 5 e il 6 aprile dalla costa a ovest di Tripoli. Nel corso delle ricerche, in base soprattutto alle testimonianze raccolte tra i parenti delle vittime, si è però scoperto che in quel tratto di mare, tra Zawiya e Sabratha, erano affondate in realtà due barche, salpate dalla stessa zona, a poche ore di distanza l’una dall’altra e, a quanto pare, organizzate dallo stesso trafficante, un libico che si chiamerebbe Abdel Rezak. Preziosa in particolare, la testimonianza di uno dei sopravvissuti, che ha riferito di chiamarsi Biniam Fiseha e di trovarsi in Libia. Secondo il suo racconto, la barca si sarebbe rovesciata a circa 4 ore dalla partenza. I soccorsi sono arrivati dopo sette ore ma sono stati trovati ancora in vita soltanto 9 naufraghi. Due i corpi recuperati, 9 i dispersi. Nessuna informazione da parte delle autorità libiche.

(Fonte: Coordinamento Eritrea Democratica Bologna)

Libia-Italia (Zliten), 12 maggio 2025

Il cadavere di un migrante, verosimilmente annegato sulla rotta per Lampedusa, è stato portato dal mare in un tratto di costa rocciosa sul litorale di Zliten, circa 70 chilometri a ovest di Misurata e oltre 170 a est di Tripoli. Per recuperarlo è intervenuta una squadra del servizio Maritime Rescue, che lo ha poi trasferito nell’obitorio del centro medico locale in attesa delle decisioni della magistratura. Non sono emersi elementi per l’identificazione o per stabilirne la provenienza. Lo stato di degrado sembra dimostrare che la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento della salma.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Niger (Agadez e Assamaka), 12 maggio 2025

Cinque migranti morti in Niger: 4 nel deserto o ad Assamaka – come riferisce il rapporto di Alarm Phone Sahara pubblicato il 25 aprile – e uno ad Agadez. I quattro segnalati da Alarm Phone sono vittime dirette della deportazione periodica, da parte delle forze di polizia algerine, di migliaia di profughi/migranti al confine meridionale e poi abbandonati nel Sahara, all’altezza del cosiddetto “point zero”, ad almeno 15 chilometri di pieno deserto da Assamaka, il villaggio nigerino più vicino alla frontiera, oltre 450 chilometri a sud di Agadez, dove è il centro accoglienza gestito dall’Unhcr. Il primo è un giovane maliano morto il 2 marzo dopo essere riuscito ad arrivare ad Assamaka – denuncia la Ong – a causa dei maltrattamenti e dei pestaggi subiti dalla polizia algerina. E’ seguito, il 19 aprile, un ragazzo ivoriano trovato morente da una squadra di soccorso di Alarm Phone Sahara. Poi, tre giorni dopo, il 22 aprile, nel corso di un giro di ispezione verso la frontiera algerina, un’altra squadra della Ong ha scoperto 2 cadaveri di migranti sconosciuti nel deserto tra “point zero” e Assamaka. La quinta vittima è un profugo sudanese che si era rifugiato nel centro Unhcr situato a 15 chilometri da Agadez, dove dal settembre del 2024 è in corso una protesta per chiedere condizioni di vita più dignitose e il rispetto degli impegni di ricollocamento in altri paesi come rifugiati. Quest’ultima tragedia è ricollegabile proprio alle enormi carenze denunciate nella struttura: in mancanza di un polo medico-sanitario per i migranti, il giovane aveva deciso di raggiungere Agadez per cercare aiuto per la moglie, gravemente malata, ma lungo la strada è rimasto coinvolto in un incidente, riportando ferite che ne hanno causato in breve la morte.

(Fonte: Alarm Phone Sahara, sito web Ahmed Moursal, Refugees in Libya)  

Marocco-Spagna (Tan Tan), 13 maggio 2025

Il cadavere di un migrante è rimasto impigliato nelle reti a strascico del peschereccio marocchino Al Mohens nelle acque a ovest di Tan Tan. L’equipaggio ha interrotto immediatamente il lavoro, avvertendo la polizia e la Guadia Costiera e facendo rotta verso il porto di El Ouatia. Sulla banchina di sbarco lo attendevano dipendenti delle agenzie di sicurezza e portuale, oltre a un magistrato della Procura che ha disposto un’inchiesta per risalire alle cause e alle circostanze della morte, facendo trasportare la salma nell’obitorio dell’ospedale per un’autopsia. Non sembrano esserci dubbi che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere le Canarie. Lo stato di degrado avanzatissimo del cadavere, privo delle gambe, lascia intendere che la morte risale a molto tempo prima del ritrovamento e rende pressoché impossibile risalire all’identità della vittima.

(Fonte: Nadorcity.com)   

Mauritania-Spagna (Nouhadibou-Canarie), 16 maggio 2025

Non si hanno più notizie di un cayuco salpato il 13 aprile dalla zona di Nouhadibou, nel nord della Mauritania, per le Canarie con a bordo oltre 60 persone, forse quasi 70. La segnalazione della scomparsa è stata comunicata il 24 aprile alla piattaforma Alarm Phone dai familiari di alcune delle persone a bordo, preoccupati dalla mancanza di ogni tipo di contatto o di informazione a più di dieci giorni dalla partenza. La Ong ha a sua volta allertato le centrali di soccorso marocchina e spagnola, sollecitando una operazione di ricerca lungo i circa mille chilometri di rotta in pieno Atlantico tra Nouhadibou e l’arcipelago spagnolo. Nessuna novità, tuttavia, anche nei giorni successivi: il cayuco non risulta né arrivato alle Canarie né rientrato sulla costa africana. E a un mese di distanza dalla partenza tutto lascia pensare a un ennesimo naufragio fantasma senza superstiti.

(Fonte: Alarm Phone)

 Marocco-Spagna (Ceuta), 22 maggio 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato nelle acque della baia di Ceuta. Si tratta di un giovane di origine maghrebina che indossava una muta da sub nera con rifiniture gialle. Avvistato, poco prima delle dieci, è stato recuperato da una squadra di agenti del servizio subacqueo della Guardia Civil (Geas) e, dopo una prima ispezione allo sbarco da parte di un medico forense, alla presenza del procuratore, trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. A giudicare dal punto in cui è stato individuato il giovane deve aver tentato di raggiungere Ceuta a nuoto partendo da una spiaggia di Castillejos, attraversando la linea di confine all’altezza del valico del Tarajal, nella zona sud dell’enclave spagnola.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Chad-Libia (Sahara a sud di Kufra), 22 maggio 2025

Erano in 32, ammassati su un caravan Toyota che è rimasto bloccato in pieno Sahara, a sud di Kufra: 7 sono morti, 5 risultano dispersi mentre per gli altri 20 i soccorsi sono arrivati appena in tempo. Tutti profughi dal Sudan, con diverse donne e bambini, si erano rifugiati nel Chad e poi da qui hanno superato il confine con la Libia, presumibilmente nella zona di Ouagif, puntando poi a nord ovest verso Kufra, lungo piste tracciate a malapena nel deserto, battute dai contrabbandieri ma difficili da trovare e percorrere per persone inesperte. E’ probabile che abbiano perso l’orientamento, cominciando a vagare a caso. Poi, molto a Sud di Kufra, la loro macchina ha avuto un guasto e nessuno del gruppo è stato in grado di riavviarla. E’ iniziata così un’agonia che si è protratta per 11 giorni. Quando è stato evidente che non sarebbero riusciti a ripartire, cinque del gruppo hanno deciso di proseguire a piedi per cercare aiuto. Nessuno li ha più visti. All’undicesimo giorno il caravan bloccato tra le dune è stato notato da un contrabbandiere in transito, che ha prestato i primi soccorsi mettendo a disposizione la sua riserva d’acqua e di cibo ed ha poi avvertito con un telefono satellitare il direttore del servizio emergenza e ambulanze di Kufra, Ebrahim Belhassan, facendo scattare una operazione di ricerca e recupero condotta in collaborazione con la polizia di frontiera libica. Sette del gruppo, tra cui alcuni bambini, erano però già morti di disidratazione e sfinimento nei giorni precedenti. Tutti allo stremo anche i 20 superstiti, trasferiti all’ospedale di Kufra con più ambulanze. Nell’obitorio dello stesso ospedale sono state poi trasferite le 7 salme, a disposizione della Procura. Non è stata invece trovata più traccia dei cinque che si erano allontanati. La Ong Refugees in Libya ha identificato i singoli componenti dell’intero gruppo tranne i 5 dispersi e uno dei morti.  Le altre sei vittime sono Mohiuddin Al Tayeh Al Dar, Qasim Hafiz Omar Abdulla, Ahmed Abdullah Al Gowor Idris, Mahdi Abdulrahman Al Bakhit, Biyam Abdulrahman Al Bakhit, Ahmed detto “Tundra”. Tra i superstiti, che hanno combattuto la sete bevendo le urine, ci sono anche un bambino di 3 anni e un neonato di appena quattro mesi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch, Associated Press, Refugees in Libya)

Algeria-Spagna (rotta delle Baleari), 22 maggio 2025

E’ sparita da più di un mese una barca con 23 migranti salpata intorno al 20 aprile dall’Algeria, verosimilmente sulla rotta per le Baleari. La prima segnalazione della scomparsa, su indicazione dei familiari di alcuni dei dispersi, è stata fatta dalla centrale di Alarm Phone, che il 27 aprile ha allertato le autorità spagnole chiedendo una operazione di perlustrazione in mare a largo raggio. L’appello è stato rinnovato nei giorni successivi, fino al 3 maggio, ma le ricerche non hanno dato esito. Alarm Phone ha continuato a monitorare la situazione per settimane, rimanendo in contatto con i familiari. E a distanza di oltre trenta giorni dalla partenza gli stessi familiari hanno confermato di non aver ricevuto più alcun notizia, inducendo ormai a pensare che si sia verificato un altro “naufragio fantasma”, senza alcun superstite.

(Fonte: Alarm Phone)  

Libia-Italia (Sabratha), 24 maggio 2025

Il corpo di un migrante sconosciuto è affiorato sul litorale di Sabratha a pochi metri dalla battigia, nei pressi del sito archeologico dei resti romani. Su indicazione della polizia è stato recuperato da una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha poi trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale a disposizione della magistratura per il completamento delle procedure per l’inumazione. Se ne ignora la provenienza precisa ma non ci sono dubbi che l’uomo sia annegato nel tentativo di raggiungere l’Italia sulla rotta per Lampedusa. A giudicare dallo stato di degrado, il cadavere è rimasto in mare più di qualche giorno prima del ritrovamento.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Sabratha), 24-25 maggio 2025

Tre dispersi da un barcone con 117 migranti nel corso di una caotica operazione di soccorso per un’emergenza che ha visto coinvolto anche un altro barcone con 128 persone a bordo. L’allerta per la drammatica situazione che si stava profilando, tenendo conto anche delle condizioni meteomarine in rapido peggioramento, è stato lanciato da Alarm Phone la mattina di venerdì 24 maggio. In quel momento le due barche, salpate da Sabratha il giorno prima, si trovavano nella fascia settentrionale della zona Sar libica: la prima, quella con 128 persone (98 uomini, 21 donne, 9 minori), quasi ai margini della zona Sar maltese, l’altra più a sud. In soccorso della prima, individuata da un aereo di Frontex a 42 miglia da Lampedusa, è intervenuta una motovedetta della Guardia Costiera italiana, la Cp 332, che ha recuperato tutti i naufraghi sbarcandoli poi sull’isola. L’altra, in gravi difficoltà già dall’alba di sabato 24 maggio, è rimasta in balia del mare, 10 miglia a est della piattaforma petrolifera Al Jurf dell’Eni. Nonostante i ripetuti dispacci di allerta, nessuno dei rimorchiatori a servizio della struttura si è mosso subito come era lecito attendersi. Il barcone è andato così alla deriva, abbandonato a se stesso, mentre il mare si ingrossava, con onde di oltre due metri, fino a quando è stato raggiunto dalla nave commerciale Bobic, bandiera del Belize, deviata per i soccorsi mentre stava facendo rotta verso Sfax. In attesa di istruzioni dalla centrale Mrcc di Roma, il mercantile ha accostato per riparare alla meglio la barca dal mare in burrasca ma, nonostante le condizioni meteo continuassero a peggiorare, da Roma per ore non sono arrivate disposizioni, fino a quando il capitano della nave, la notte tra sabato 24 e domenica 25, ha deciso di intervenire ma, nel buio della notte e con il mare sempre più ostile, il suo equipaggio è riuscito a prendere a bordo solo 35 dei 117 naufraghi. Gli altri 82 sono rimasti sul barcone che, spinto rapidamente dalle correnti verso sud est, è scomparso nel buio. La Bobic, ignorando gli avvertimenti delle Ong sulle conseguenze di un respingimento illegale in Libia, a quel punto ha fatto rotta verso verso la Libia e a 10 miglia da Zawya i 35 naufraghi sono stati costretti a trasbordare su una motovedetta inviata da Tripoli. Le ricerche del barcone alla deriva sono riprese la mattina di domenica 25 con un aereo decollato da Lampedusa, mentre contemporaneamente sono stati mobilitati un rimorchiatore della piattaforma dell’Eni e la nave Ocean Viking, della Ong Sos Mediterranee, che, rientrando da Ancora dove aveva sbarcato un gruppo di naufraghi, si trovava a sud di Malta in rotta verso la Libia. Le due unità sono giunte sul luogo dell’emergenza quasi contemporaneamente, mentre già annottava. Il rimorchiatore ha recuperato 26 naufraghi e dal Viminale è arrivato l’ordine di far rotta verso Lampedusa. La Viking ne ha presi a bordo 53 (tra cui 19 donne e 29 minori non accompagnati) ma come porto di sbarco le è stato assegnato Livorno, a 1.150 chilometri di distanza. Solo dopo la comunicazione che tra le persone salvate alcune erano in condizioni molto gravi per 5 è stato consentito il trasferimento a Lampedusa: per tutti gli altri è stato confermato lo sbarco a Livorno. E’ in questa fase, a soccorsi conclusi, che si è scoperto che ci sono 3 dispersi: lo hanno segnalato i migranti a bordo della Viking, raccontando che erano caduti fuoribordo la notte tra sabato 24 e domenica 25 maggio mentre il barcone era alla deriva in balia del mare, senza che i compagni potessero fare nulla per aiutarli.

Aggiornamento 27 maggio. I 26 naufraghi salvati dal rimorchiatore della piattaforma Eni e sbarcati a Lampedusa dopo il trasbordo sulla motovedetta Cp 222 hanno riferito che i compagni dispersi in mare sono 5 e non 3 come indicato dai naufraghi presi a bordo dalla Ocean Viking. Ciò implica però che a bordo del barcone partito dalla Libia dovevano esserci 119 e non 117 persone come risulta dagli accertamenti. Nel frattempo la Viking, su disposizione del Tribunale dei Minori di Palermo, anziché a Livorno ha sbarcato a Porto Empedocle tutti i naufraghi minorenni ed i loro familiari. Per gli altri è rimasta la disposizione di condurli a Livorno. 

(fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, Alarm Phone, sito web Sos Mediterranee. Aggiornamento: Agrigentonotizie, Sos Mediterranee)

Algeria-Spagna (Tipaza-Ibiza), 25 maggio 2025

Almeno un migrante scomparso in mare da una barca salpata dall’Algeria e trovata alla deriva a sud di Ibiza, nelle acque delle Baleari. La partenza risale ad almeno 5-7 giorni prima del ritrovamento. Durante la navigazione la barca, uno scafo in fibra con un motore fuoribordo da 85 cavalli, deve aver perso la rotta ed ha vagato in mare fino a quando, nella giornata di domenica 25 maggio, è stata avvistata e soccorsa a sud di Ibiza. A bordo c’erano 20 migranti, tutti maghrebini, ma prima ancora dello sbarco è stato segnalato che un altro era scomparso in mare nei giorni precedenti. Sulle cause e le circostanze di questa scomparsa è stata aperta un’inchiesta.

(Fonte: Ong Cipimd, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 26 maggio 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato nelle acque della zona del porto di Ceuta. La segnalazione è arrivata nelle primissime ore del mattino al comando della Guardia Civil, che ha mobilitato per il recupero una squadra del Gruppo Attività Subacquee (Geas). Dopo lo sbarco il corpo è stato trasferito nell’obitorio comunale in attesa dell’autopsia disposta dalla Procura prima dell’inumazione. A giudicare dall’avanzato stato di degrado la vittima, che indossava una muta da sub, è morta parecchi giorni prima del ritrovamento. Non è chiaro, alla luce del punto della baia di Ceuta in cui il cadavere è stato trovato, se l’uomo abbia tentato di raggiungere Ceuta a nuoto partendo da una spiaggia di Castillejos o se sia stato accompagnato con una barca al largo, oltre la linea di confine, di fronte all’area del porto, cercando poi di guadagnare la riva a nuoto.

(Fonte: La Vanguardia, Ong Cipimd, Europa Press)

Mauritania-Canarie-Caraibi (Canouan, Granadinas), 26 maggio 2025

Un cayuco africano è stato trascinato dal mare fino ai Caraibi, finendo, sulla spinta delle correnti, a breve distanza dalla spiaggia di Little Bay, sull’isola di Canouan, una delle isole minori dell’arcipelago delle Granadinas, una cinquantina di chilometri a sud di San Vincente e poco più di 50 a nord di Grenada. L’allarme è stato dato da alcuni pescatori del posto. A bordo sono stati trovati i resti di 12 persone, a quanto pare tutti uomini, in avanzatissimo stato di degrado, tanto che inizialmente non si è riusciti nemmeno a stabilire quanti fossero con precisione: dapprima si è detto 5, poi 11 e infine, mercoledì 28 maggio, la polizia di San Vincente ha riferito ufficialmente che erano 12, precisando che, confermando le ipotesi fatte fin dalle prime fasi dell’indagine, si tratta sicuramente di migranti subsahariani, come dimostrano alcuni passaporti del Mali recuperati sul fondo dello scafo, insieme ad indumenti, taniche vuote e oggetti personali. Appare evidente che, come è già accaduto più volte in passato, il cayuco è partito dalle coste africane puntando verso le Canarie: a giudicare dalla tipologia e dai colori bianco e azzurro, è presumibile dalla Mauritania. Durante la navigazione, però, qualcosa lo ha portato fuori rotta e, catturato dalle correnti atlantiche, ha superato verso ovest la linea delle Canarie, arrivando fino ai Caraibi, dopo circa 7 mila chilometri. Un’odissea durata mesi durante la quale tutte le persone a bordo sono morte. Il bilancio delle vittime è sicuramente molto più alto dei 12 poveretti di cui sono stati trovati i resti. Su cayucos di quelle dimensioni (uno scafo lungo quasi 14 metri e largo 3) vengono generalmente caricati non meno di 35 migranti, talvolta anche 40 e oltre. Oltre ai 12 corpi recuperati è ragionevole supporre che ce ne siano almeno altri 20 affidati al mare dai compagni che sono sopravvissuti più a lungo e i cui resti sono rimasti sul barcone. La polizia e la magistratura di San Vincente, nel contesto delle indagini, hanno preso contatto con le autorità maliane e mauritane. Nel frattempo i cadaveri sono stati trasferiti nell’obitorio di Kingstown, sull’isola di San Vincente. Dall’inizio dell’anno è il terzo cayuco africano arrivato ai Caraibi dopo essersi perso nell’Atlantico: il primo il 26 gennaio a Trinidad con 5 cadaveri e il secondo il 31 gennaio a San Cristobal con 19 cadaveri.

(Fonte: El Diario, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Bbc News, Agenzia Reuters, People, Abc News, Toronto Star)  

Algeria-Spagna (Tlemcen), 27 maggio 2025

E’ scomparso dal 7 maggio un piccolo gommone salpato dalla costa di Tlemcen, circa 170 chilometri a ovest di Orano, sulla rotta per l’Andalusia. I contatti con il battello, dotato di un motore fuoribordo da 40 cavalli, si sono persi a poche ore dalla partenza. Circa quattro giorni dopo, in mancanza di informazioni, alcuni familiari si sono rivolti alla Ong spagnola Cipimd, che ha allertato sia il Salvamento Maritimo e la Guardia Civil che le autorità algerine. Le ricerche lungo la rotta presumibile non hanno dato esito. Senza risposta anche gli appelli lanciati nei giorni successivi. A distanza di tre settimane tutto induce a ipotizzare un naufragio “fantasma” senza superstiti.

(Fonte: Ong Cipimd Comitato identificazione morti e dispersi)

Guinea-Spagna (El Hierro), 28 maggio 2025

Otto vittime su un grosso cayuco che si è rovesciato quando sembrava ormai al sicuro, nel porto di La Restinga, a El Hierro, mentre stava per attraccare dopo aver trascorso dieci giorni nell’Atlantico. Quattro donne e due ragazzine erano già morte quando le hanno recuperate. Un’altra adolescente è morta poco dopo essere stata ricoverata mentre un neonato risulta disperso. Altri 6 naufraghi sono stati trasferiti nell’ospedale insulare di Valverde in condizioni critiche e per qualcuno è stato necessario il trasferimento in elicottero in reparti specialistici dell’ospedale di Tenerife. Il cayuco, come ha appurato Helena Maleno della Ong Caminando Fronteras, era partito prima dell’alba del 18 maggio dalla costa della Guinea, puntando verso le Canarie: una rotta di oltre 2.500 chilometri. A bordo erano in 152, tra cui 45 donne e 29 bambini o minori, in maggioranza guineani e senegalesi. La traversata è stata terribile, per la distanza enorme e per le difficili condizioni meteo incontrate, spesso con mare molto agitato, con onde alte oltre due metri. La notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 il cayuco è giunto nelle acque di El Hierro e nelle prime ore del mattino di giovedì 28, avvistato pochi chilometri a sud di La Restinga, è stato raggiunto dalla salvamar Diphda, che lo ha scortato sino in porto. Superata la barriera antemurale, al molo verso la destra ha attraccato per prima la Diphda, con l’idea di fare da “ponte” per lo sbarco degli oltre 150 migranti. Il cayuco era arrivato a sua volta a meno di 10 metri dalla salvamar quando, forse nella foga di poter finalmente toccare terra, quasi tutti a bordo, stremati dai giorni trascorsi in mare, si sono alzati in piedi portandosi sul lato verso il molo e compromettendo l’equilibrio dello scafo, che si è rovesciato di colpo. I soccorsi sono scattati subito ma per alcuni dei naufraghi rimasti intrappolati sotto il barcone non si è arrivati in tempo. Non è casuale che quasi tutte le vittime e le persone ricoverate in gravi condizioni siano donne e bambini: secondo quanto riferiscono i marinai, a bordo dei barconi in rotta nell’Atlantico generalmente gli uomini vengono sistemati sui lati mentre al centro vanno appunto le donne e i bambini, con l’idea di metterli più relativamente al sicuro dai colpi di mare e dal rischio di cadere fuoribordo. Questa precauzione, tuttavia, in caso che il cayuco si rovesci, come è accaduto appunto nel porto di El Hierro, può diventare una trappola che incastra i naufraghi nella parte più bassa dello scafo, impedendo di risalire in superficie.

(Fonte: La Provincia, Canarias 7, El Diario, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Ong Cipimd, Salvamento Maritimo, Europa Press)

Marocco-Spagna (Ceuta), 28-29 maggio 2025

Zakaria Orab Bin, un harraga algerino di 23 anni, risulta scomparso in mare nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco. Le sue tracce si sono perse il 19 maggio allorché, secondo quanto hanno saputo i familiari, ha preso il largo dal litorale di Castillejos, con indosso una muta da sub e probabilmente insieme ad altri ragazzi dei quali tuttavia non si sa nulla: né la provenienza né tantomeno i nomi. In ogni caso, parenti e amici si dicono sicuri che Zakaria, quando si è allontanato dall’Algeria, voleva arrivare in Spagna attraverso l’enclave di Ceuta perché, senza lavoro, aveva più volte manifestato questa intenzione, nella speranza di riuscire a costruirsi un futuro migliore. Le autorità spagnole hanno avviato accertamenti per verificare se uno dei migranti trovati senza vita nelle acque di Ceuta nei giorni precedenti la denuncia della sua scomparsa possa essere Zakaria.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Algeria-Spagna (Boumerdes-Baleari), 29-30 maggio 2025

Un morto su una barca con a bordo 24 profughi somali rimasta alla deriva per 10 giorni nel Mediterraneo occidentale dopo aver preso il largo il 20 maggio sulla rotta per le Baleari da Boumerdes, 45 chilometri a est di Algeri. I contatti si sono interrotti poco dopo la partenza. Il 23 maggio, allarmati dalla totale mancanza di notizie, alcuni familiari dei migranti si sono rivolti alla piattaforma di soccorso Alarm Phone. La Ong ha immediatamente allertato le centrali operative del Salvamento Maritimo spagnolo, ma le ricerche sono rimaste senza risultato. Nuovi appelli sono stati diramati nei giorni successivi, fino a giovedì 29 maggio, anche attraverso organizzazioni diverse da Alarm Phone, tra cui la Ong spagnola Cipid, con la precisazione che la barca scomparsa era di colore azzurro e dotata di un motore da 85 cavalli. La mattina di venerdì 30 maggio si è poi avuta notizia che nel tardo pomeriggio del giorno prima la barca era stata intercettata dalla Guardia Costiera algerina e che uno dei profughi era morto di sete e sfinimento durante i dieci giorni trascorsi in mare. Tutti allo stremo e bisognosi di assistenza medica gli altri 23.

(Fonte: Alarm Phone, Ong Cipimd)

Libia (Kufra), 29-30 maggio 2025

Dodici profughi sudanesi sono rimasti uccisi in un incidente stradale nel Sahara, circa 90 chilometri a nord di Kufra, in una delle zone di transito più battute dai migranti diretti dal confine libico meridionale verso la costa mediterranea. Tra le vittime anche donne e bambini. Erano su un grosso fuoristrada Toyota che si è scontrato frontalmente con un camion in piena velocità. Nella collisione altre 2 persone sono rimaste ferite, entrambe in modo grave. Grazie alla segnalazione di altri automobilisti, l’allarme per la strage è arrivato quasi subito alla polizia e alla protezione civile. Da Kufra sono state inviate sul posto diverse squadre d’emergenza, ma quasi tutti i profughi del fuoristrada erano già morti all’arrivo dei soccorsi. I due feriti sono stati trasferiti all’ospedale Atiyah Al Kasahda. Più tardi, dopo i primi accertamenti, sono state trasportate a Kufra, nell’obitorio dello stesso ospedale, le 12 salme. Secondo la polizia le vittime erano entrate da poco in Libia dal confine con il Sudan e avevano probabilmente fatto una prima tappa Kufra, puntando poi verso Tripoli.

(Fonte: Libya Review)

Marocco-Spagna (Saidia, Nador), 30 maggio 2025

Il cadavere di un migrante, un uomo in apparenza ultraquarantenne e completamente vestito, è stato trascinato dal mare sulla spiaggia di Saidia, poco meno di 80 chilometri a est di Nador, in Marocco. Ad avvistarlo e ad avvertire la polizia sono stati alcuni passanti nelle prime ore del mattino. Sul posto sono intervenute la Gendarmeria Reale e una squadra della Protezione Civile, che dopo i primi accertamenti ha trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale regionale Berkane. La Procura ha disposto un’autopsia. Non sono emersi elementi per l’identificazione o stabilirne almeno la provenienza. La polizia ritiene che si tratti di un migrante annegato in un naufragio sulla rotta per la Penisola Iberica dopo essere partito proprio dal litorale di Saida, uno dei più frequenti punti d’imbarco clandestini verso la Spagna. La morte in ogni caso risale a diverso tempo prima del ritrovamento del cadavere.

(Fonte: Nadorcity.com)

Libia-Italia (Palermo, 30 maggio 2025

Una sedicenne subsahariana è morta nell’ospedale di Palermo dopo un’agonia di oltre tre mesi per le gravissime ustioni riportate in gran parte del corpo sul barcone con cui ha raggiunto l’Italia dalla Libia. Rapita insieme alla cugina, era stata portata in uno dei lager libici, dove per più di un anno e mezzo ha subito violenze e privazioni indicibili. In febbraio era stata caricata su un barcone salpato dalla costa a ovest di Tripoli verso Lampedusa ma durante il viaggio a bordo, partendo dal motore o da una tanica di carburante, è esploso un incendio che ha provocato una forte esplosione. Lei è stata investita in pieno dallo scoppio e dalle fiamme. Appena sbarcata, è stata trasferita Centro Grandi Ustioni dell’ospedale civico di Palermo. Non se ne conosceva né il nome né la storia ma grazie a un numero di telefono e a pochi altri indizi il Sistema accoglienza integrazione del Comune è riuscito a risalire a un suo zio che vive a Londra e, da lui si è arrivati alla madre, che da due anni non sapeva più nulla della ragazza e che nei primi giorni di maggio è stata fatta arrivare a Palermo. I medici hanno fatto di tutto per salvarla ma hanno dovuto arrendersi. “Non è morta in un naufragio – ha scritto un cronista del Giornale di Sicilia – ma anche lei può essere considerata una vittima dell’immigrazione”.

(Fonte: Avvenire, Il Giornale di Sicilia, La Sicilia, Agenzia Ansa)

Algeria-Spagna (Tipaza- Formentera), 30-31 maggio 2025

Una barca salpata il 25 maggio da Tipaza, 70 chilometri a ovest di Algeri, è affondata nelle acque di Formentera. A bordo c’erano 17 giovani algerini. Nessuno è sopravvissuto. L’allarme per la scomparsa della barca, uno scafo di pochi metri con un motore fuoribordo da 75 cavalli, è scattato quattro giorni dopo la partenza, quando alcuni familiari, non ricevendo notizie e non riuscendo a stabilire nessun contatto, si sono rivolti alla Ong spagnola Cipimd, che si occupa di ricerche di migranti morti o dispersi e che ha subito allertato la centrale di Palma de Maiorca del Salvamento Maritimo oltre che le autorità algerine. Le ricerche non hanno dato esito fino alla sera di venerdì 30 maggio, quando nelle acque di Platja de Migjorn, a Formentera, la Guardia Civil ha recuperato il corpo senza vita di un migrante: un giovane che, identificato dalla polizia, è risultato uno degli harraga che erano sulla barca di Tipaza. Si è avuta così conferma dei peggiori timori sulla sorte subita dall’intero gruppo. Il cadavere è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale per il completamento delle indagini. Scomparsi in mare gli altri 16.

(Fonte: Ong Cipimd, Cronica Balear)

Algeria-Spagna (Baleari), 31 maggio 2025

E’ stata segnalata la scomparsa in mare di un giovane harraga algerino, Ayham, poco più che ventenne. Secondo quanto hanno riferito i compagni, sarebbe caduto fuoribordo durante la traversata verso le Baleari senza che nessuno sia riuscito ad aiutarlo. Sull’episodio, avvenuto verso la fine di maggio, sono in corso indagini. La Ong spagnola Cipimd, contattata dai familiari del ragazzo, ha diffuso un appello per avere notizie o per recuperare almeno il corpo, pubblicando anche una foto per facilitare un eventuale riconoscimento.

(Fonte: Ong Cipimd)

Libia-Italia (Mitiga e Sabratha), 31 maggio – 1 giugno 2025

I cadaveri di due migranti sono affiorati sulla costa libica a est e a ovest di Tripoli, nell’arco di 24 ore. Il primo era sul litorale di Souq al Jumaa, nella zona di Mitiga, una decina di chilometri a est di Tripoli . Segnalato alla polizia da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale. L’altro è emerso in un tratto di costa rocciosa all’altezza di Sabratha, oltre 80 chilometri più a ovest. Anche in questo caso è intervenuta la Mezzaluna Rossa per il recupero della salma e il trasferimento nell’obitorio dell’ospedale in attesa delle disposizioni della magistratura. Non sono emersi elementi per l’identificazione delle vittime ma appare evidente che si tratti in entrambi i casi di migranti annegati nel tentativo di raggiungere l’Italia, ma in due episodi distinti.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Algeria-Spagna (Nijar, Almeria), 31 maggio – 1 giugno 2025

Un migrante è morto e un altro è stato trovato gravemente ferito poco dopo uno sbarco clandestino sulla costa spagnola di Nijar, circa 30 chilometri a nord est di Almeria. Erano su una piccola barca in fibra di colore azzurro, con un motore fuoribordo da 40 cavalli, arrivata nella serata di sabato 31 maggio all’altezza di Cala de la Cuerda, poco distante da Isleta del Moro e da Cabo de Gata. A bordo, a quanto pare, c’erano solo 4 persone. Lo sbarco è stato notato da un escursionista, che ha avvertito la polizia, segnalando in particolare che stesi sull’arenile c’erano due corpi esanimi, forse senza vita. La polizia e la Guardia Civil, arrivate poco più tardi insieme a una unità dei pompieri e al servizio emergenza della Croce Rossa, hanno subito individuato la barca e nelle vicinanze i corpi di due giovani: uno era ormai morto mentre l’altro, gravemente ferito, è stato trasferito d’urgenza all’ospedale di Almeria. A entrambi sono state riscontrate ustioni e ferite recenti, presumibilmente subite durante la traversata. Dovrebbe trattarsi di due harraga algerini. La Procura ha aperto un’inchiesta per cercare di stabilire quanto è accaduto a bordo della barca prima di arrivare a Cala de la Cuerda.

(Fonte: Europa Press, Ong Cipimd)

Algeria-Spagna (isola di Tabarca, Alicante), 1 giugno 2025

Il cadavere di un migrante in stato di decomposizione molto avanzato è affiorato in mare circa due miglia al largo dell’isola di Tabarca, nella provincia di Alicante. Per il recupero è intervenuta una unità della Guardia Civil, che ha poi provveduto a farlo trasferire nell’obitorio dell’ospedale di Alicante per le indagini. Le condizioni di degrado sono tali che dai primi esami non si è riusciti a stabilire nemmeno se si tratti di un uomo o di una donna. Non sembrano esserci dubbi tuttavia che deve trattarsi di un migrante che era a bordo di una delle numerose barche che puntano su questo litorale facendo rotta dall’Algeria.

(Fonte: Ong Cipimd)

Tunisia (Sfax, campo km 21), 2 giugno 2025

Un migrante gambiano è morto nel contesto delle violente operazioni di sgombero condotte dalla Guardia Nazionale tunisina nei campi spontanei situati negli oliveti a nord di Sfax, sulla strada costiera per Mahdia, dove hanno trovato un alloggio di fortuna migliaia di migranti subsahariani. Gli interventi delle forze di sicurezza sono iniziati verso la fine di maggio, investendo in particolare i campi al km 21 e al km 23, proprio mentre nell’intera zona, con epicentro nella baraccopoli del km 35, era iniziata una grande protesta pacifica dei migranti per chiedere condizioni di vita dignitose e la possibilità di raggiungere l’Europa o comunque un paese dove costruirsi un futuro. Un primo intervento al km 21 si è registrato il 29 maggio, con la distruzione di numerose tende e baracche. Lunedì 2 giugno c’è stato un nuovo blitz in forze durante il quale, per piegare ogni forma di resistenza e protesta, la Guardia Nazionale – come hanno denunciato i migranti – avrebbe esploso più volte numerose granate di gas lacrimogeno. Il giovane gambiano sarebbe morto appunto per aver respirato troppo a lungo questi gas. “La sua morte – ha scritto la Ong Refugees in Libya, che ha pubblicato una foto della vittima stesa a terra al margine della strada per Mahdia – è stata una conseguenza diretta dei ripetuti e brutali attacchi perpetrati dalla Guardia Nazionale tunisina”. Secondo diverse voci non confermate altri migranti avrebbero perso la vita in seguito alle operazioni condotte anche in passato contro i campi.

(Fonte: Ong Refugees in Libya)

Tunisia-Italia (Sfax rotta Lampedusa), 4 giugno 2025

Dal 17 maggio risulta dispersa nel Mediterraneo centrale una barca in metallo salpata dalla costa di Sfax, in Tunisia, sulla rotta per Lampedusa, con a bordo 48 migranti, tra cui donne e bambini. La scomparsa – come ha rilevato Sergio Scandura, di Radio Radicale – è stata segnalata (e dunque ufficializzata) quattro giorni dopo, giovedì 21 marzo, dalla centrale Mrcc Italia con un dispaccio di allerta Inmarsat (“Sar case 775”), poi rilanciato anche via Navtex dalla stazione Radio Malta (area T – type D Search an Rescue ai numeri #TD66 e #TD22). Nel messaggio, diretto a tutte le navi in transito per mobilitarle in caso di necessità, si parla esplicitamente di “possibile naufragio di circa 48 migranti” a sud di Lampedusa, nella zona Sar maltese. Lo stesso dispaccio è stato ripetuto fino a mercoledì 27 maggio, a conferma che la barca non era stata ancora rintracciata. Nulla anche nei giorni successivi e, pur in mancanza di altri dispacci, non risulta che l’allarme sia stato revocato. Dei 48 migranti nessuna traccia: non sono state registrate operazioni di soccorso né arrivi “autonomi” compatibili con questo caso.

(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, Avvenire)

Algeria-Spagna (Tipaza-Formentera-Ibiza), 5 giugno 2025

Il ritrovamento di 9 cadaveri nell’arco di 6 giorni tra Formentera e Ibiza ha maturato la certezza del naufragio senza superstiti di una piccola barca salpata il 28 marzo pe le Balerari da Tipaza, in Algeria, 70 chilometri a ovest di Algeri, con a bordo 15 persone, tra cui una giovane donna con il suo bambino. I primi due corpi, in stato di degrado avanzato, sono emersi sabato 31 maggio nelle acque di fronte a Playa de Migjorn, sulla costa meridionale di Formentera. Il terzo è stato recuperato la sera di domenica primo giugno da una squadra di sommozzatori del Gruppo Subacquei della Guardia Civil (Geas) e altri 5 (di cui uno segnalato da una barca da diporto francese) tra martedì e mercoledì al largo di Ibiza da unità navali della Guardia Civil. Il nono, quello di una donna, infine, la mattina di giovedì 5 giugno. Tutti nelle stesse condizioni di disfacimento dei primi due. Fin dall’inizio di è ipotizzato che questi ritrovamenti dovevano essere collegati ad un unico episodio. La conferma si è avuta da una serie di elementi, ricostruiti della polizia, che hanno ricondotto alla barca scomparsa dopo la partenza da Tipaza alle fine di marzo. Il fatto che i nove corpi siano praticamente emersi quasi insieme può essere dovuto alla burrasca di mare che ha investito la zona nei giorni precedenti e in ogni caso conferma che il naufragio, con 15 vittime, deve essere avvenuto a non grande distanza da Formentera e Ibiza. Restano dispersi i cadaveri degli altri 6 migranti.

(Fonte: Ong Cipimd, Diario de Ibiza, Europa Press)

Marocco-Spagna (Tarfaya-Canarie), 5-6 giugno 2025

Trentaquattro vittime nel naufragio di uno zodiac nell’Atlantico lungo la rotta tra il Marocco e le Canarie. A bordo del gommone c’erano 54 persone (tra cui 7 donne e un neonato) provenienti da Burkina Faso, Mali, Senegal e dallo stesso Marocco. Salpato dalla costa occidentale marocchina puntando verso Lanzarote o Fuerteventura, se ne sono perse le tracce dal 31 maggio, poche ore dopo la partenza. La prima a segnalarne la scomparsa è stata Helena Maleno, portavoce della Ong Caminando Fronteras, domenica 1 giugno ma le ricerche non hanno dato esito. Solo alcuni giorni dopo, verso la mezzanotte del 4 giugno, si è riusciti finalmente a localizzarlo, grazie a un segnale Gps, a una distanza di 22,44 miglia dalla costa di Tarfaya. Verso questa posizione si è mossa una unità della Marina marocchina che però, arrivata sul posto la mattina del giorno 5, non ha trovato nulla perché nella notte le correnti avevano spinto lo zodiac verso la costa. Ancora ore di ricerca fino a che il gommone è stato raggiunto: secondo alcune fonti dopo che si era schiantato su una scogliera e secondo altre da una motovedetta in mare aperto. Sta di fatto che, secondo la Gendarmeria marocchina, a bordo sono stati trovati solo 20 superstiti (7 marocchini e 13 subsahariani) e poco dopo sono stati recuperati 5 cadaveri, tre dei quali sbarcati ad El Aaiun e trasferiti nell’obitorio dell’ospedale Mulay Hasan Ben Mehdi. Scomparsi in mare gli altri 29 migranti. Per quattro delle persone tratte in salvo è stato necessario il ricovero nell’ospedale di Tarfaya.

(Fonte: Helena Maleno Caminando Fronteras, Alarm Phone)

Libia-Grecia (Tobruk-Creta), 6 giugno 2025

Un migrante egiziano è morto nel tentativo di arrivare in Grecia dalla Libia. Era con altri 37 egiziani su un gommone che, salpato dalla costa della Cirenaica puntando verso Creta e rimasto alla deriva, è stato intercettato e bloccato a nord est di Tobruk, in acque internazionali, da una unità della Libyan Coast Security. Il cadavere, scoperto al momento del trasbordo dei naufraghi dallo zodiac alla motovedetta, è stato trasferito subito dopo lo sbarco a Tobruk nell’obitorio del Centro Medico a disposizione della magistratura. I 37 superstiti sono stati fermati e trasferiti in un centro di detenzione gestito dal dipartimento di polizia per l’immigrazione clandestina.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 7 giugno 2025

Una squadra di sommozzatori della Guardia Civil ha recuperato nelle acque a sud della penisola di Santa Catalina, a Ceuta, il cadavere di un migrante maghrebino che, sbarcato sul molo del Salvamento Maritimo, nel porto peschereccio, è stato poi trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale per le indagini. Si tratta di un giovane rimasto sconosciuto che indossava una muta da sub e pinne e che, a giudicare dal punto in cui è affiorato, deve aver tentato di raggiungere Ceuta a nuoto dal valico del Tarajal, partendo da una spiaggia di Castillejos in Marocco. A giudicare dallo stato di conservazione, la morte non dovrebbe risalire a molto tempo prima del ritrovamento della salma. Il recupero è avvenuto in una mattinata di nebbia molto fitta durante la quale numerosi giovani hanno tentato di arrivare a Ceuta via mare a nuoto. Quasi tutti dal varco del Tarajal ma alcuni anche da quello di Benzù, sul versante ovest dell’enclave spagnola. Sia la polizia che diverse imbarcazioni private hanno riferito di aver udito molte grida di aiuto senza però riuscire a localizzare nessuno a causa della nebbia. Si teme dunque che possano esserci altre vittime.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 7-8 giugno 2025

I corpi di due migranti maghrebini sono affiorati su una delle spiagge di Castillejos, in Marocco, a non grande distanza dalla linea di frontiera con l’enclave spagnola di Ceuta. La scoperta è stata fatta poche ore dopo il ritrovamento di un altro migrante maghrebino nelle acque ceutine a sud della penisola di Santa Catalina (nota del 7 giugno: ndr). Dopo una ispezione della polizia sul posto, le salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale. Non è da escludere che le due tragedie siano collegate. Nel week end del 7/8 giugno, in coincidenza con la festa dell’Eid al Adha e approfittando anche della fitta nebbia che riduceva la visibilità sulla costa tra il territorio marocchino e quello spagnolo, sono stati molto numerosi i tentativi di entrare via mare a Ceuta aggirando la frontiera del Tarajal, o direttamente a nuoto o a bordo di barche che hanno lasciato al largo i migranti. Molti giovani sono stati intercettati ma diversi testimoni hanno riferito di aver udito grida di aiuto senza però riuscire a localizzarle mentre successivamente ci sono state parecchie segnalazioni di scomparsa.

(Fonte: Nadorcity.com)

Algeria-Spagna (Boumerdes-Baleari), 8 giugno 2025

E’ scomparsa dal 26 maggio una barca con a bordo 21 migranti salpata da Boumerdes, 40 chilometri a est di Algeri, sulla rotta per le Baleari. I contatti si sono interrotti poco dopo la partenza. L’emergenza è stata segnalata da alcuni familiari alla piattaforma di soccorso Alarm Phone che il 2 giugno ha comunicato la notizia dopo aver allertato sia le autorità marocchine che quelle spagnole. Le ricerche non hanno dato esito e anche nei giorni successivi non risultano né eventuali operazioni di soccorso né segnalazioni di arrivi in Spagna compatibili con questa barca. E la totale assenza di informazioni ha portato Alarm Phone a ipotizzare che ci sia stato un altro naufragio fantasma, senza alcun superstite.

(Fonte: Alarm Phone, Quotidiano di Sicilia, Il Giornale di Sicilia)  

Libia-Italia (Tajoura-Lampedusa), 8 giugno 2025

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato a pochi metri dalla battigia su un tratto di costa rocciosa della zona di Tajoura, circa 20 chilometri a est di Tripoli. Dopo un primo sopralluogo della polizia, è intervenuta per il recupero una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha trasferito la salma nell’obitorio ospedaliero in attesa delle disposizioni della magistratura. A giudicare dallo stato di degrado l’uomo deve essere morto più di qualche giorno prima del ritrovamento, in un naufragio sulla rotta per Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Grecia (Tobruk o Derna-Marsa Matrouh Egitto). 9 giugno 2025

I cadaveri di 10 migranti (8 egiziani del governatorato di Assiut, 1 libico e 1 sudanese) sono stati trascinati dal mare sulla costa di Marsa Matrouh, in Egitto, all’altezza del sobborgo turistico di Aziziya, circa 270 chilometri a est del confine con la Libia. Erano sparsi nel raggio di diverse decine di metri in un tratto di litorale roccioso. Segnalati da alcuni abitanti del posto, sono stati trasferiti dalla Mezzaluna Rossa nell’obitorio dell’ospedale generale, a disposizione della magistratura per le indagini. Secondo gli accertamenti della polizia, che ha identificato tutte le dieci vittime grazie al ritrovamento di vari documenti, i dieci giovani sono vittime del naufragio di una barca salpata dalla Cirenaica, probabilmente dalla zona di Tobruk o di Derna, sulla rotta per Creta, nel tentativo di entrare in Europa attraverso la Grecia. Della tragedia non si è saputo nulla fino a quando non sono emersi i primi cadaveri. Appare scontato che devono esserci anche numerosi dispersi e che il bilancio delle vittime è superiore ai 10 corpi recuperati ma non sono state fornite indicazioni né dalle autorità egiziane né da quelle libiche.

(Fonte: Migrant Rescue Watch Iom Ginevra, Egypt Independent, Anadolu Agency, Libya Review)    

Libia-Italia (Tajoura), 10 giugno 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato in mare, a breve distanza dalla riva, sul litorale di Tajoura, circa 20 chilometri a est di Tripoli, a breve distanza dal punto in cui domenica 8 giugno ne era stato trovato un altro. Per il recupero, su segnalazione della polizia, è intervenuta la Mezzaluna Rossa di Tripoli, che ha poi trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale di zona. Non sono emersi elementi per stabilirne la provenienza, ma è verosimile che tra i ritrovamenti dei due cadaveri nella stessa zona e a breve distanza di tempo ci siano un collegamento e che i due migranti siano annegati in seguito allo stesso naufragio sulla rotta per Lampedusa.

(Fonte: Migrante Rescue Watch)

Tunisia-Italia (Sfax e Madhia), 10 giugno 2025

A partire da domenica 8 giugno decine di cadaveri di migranti subsahariani sconosciuti sono stati trascinati dal mare sul litorale tunisino dei governatorati di Sfax e Madhia, un arco di costa, da città a città, lungo circa cento chilometri. Tutto lascia credere che ci siano stati, a non grande distanza dalla riva, uno o più naufragi di cui non si è saputo nulla fino a quando hanno cominciato ad emergere le prime salme. La notizia è stata diffusa martedì 10 giugno dal Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali (Ftdes). Nessuna comunicazione invece da parte delle autorità tunisine. Sono mesi, del resto, che il Governo di Tunisi sembra aver imposto un embargo su tutte le informazioni che interessano i migranti, inclusi i naufragi. “La scoperta di questi cadaveri – ha scritto infatti il Ftdes – è arrivata “in un contesto in cui le informazioni vengono nascoste all’opinione pubblica: è dal giugno del 2024 che le autorità ufficiali raramente pubblicano dati dettagliati sugli annegamenti lungo le coste della Tunisia”. Lo stesso embargo, insiste il Ftdes, viene applicato sulle espulsioni dei migranti, “senza fornire alternative al rifugio che si sono trovati (i campi improvvisati a nord di Sfax: ndr) neanche per i gruppi più vulnerabili”. Probabilmente proprio a causa di questo “silenziamento” non è noto il numero esatto dei cadaveri trovati. Trattandosi però di decine, secondo quanto denuncia il Ftdes, c’è da credere che siano come minimo almeno una ventina ma probabilmente anche di più, vittime – ha denunciato sempre il Ftdes – “non solo delle reti di contrabbando ma delle politiche di esternalizzazione delle frontiere europee e del ruolo di muro-cuscinetto svolto dalla Tunisia per conto della Fortezza Europa”.

(Fonte Forum Diritti Economici e Sociali, Infomigrants)

Libia-Italia (Garabulli), 11 giugno 2025

Una squadra della Mezzaluna Rossa ha recuperato il cadavere di un migrante su un tratto di costa rocciosa nei pressi di Garabulli, meno di 50 chilometri a est del litorale di Tajoura dove nei giorni precedenti (l’8 e il 10 giugno) sono stati recuperati altri 2 corpi. Dopo i primi accertamenti della polizia sul posto, la salma è stata trasferita nell’obitorio dell’ospedale di zona a disposizione della Procura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione o per stabilirne la provenienza. E non è da escludere che possano esserci collegamenti con la scoperta degli altri 2 cadaveri, a conferma di un naufragio sulla rotta per Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

 Algeria-Spagna (Boumerdes-Baleari), 13 giugno 2025

Si è persa ogni traccia di una barca salpata tra il 29 e il 30 maggio da Boumerdes, 45 chilometri a est di Algeri, sulla rotta per le Baleari, con 25 migranti. I contatti si sono persi poche ore dopo la partenza. La prima richiesta di aiuto è stata lanciato il 2 giugno dalla Ong Alarm Phone che, avvertita dai familiari di alcune delle persone a bordo, ha interessato sia le autorità algerine che spagnole. Le ricerche non hanno dato esito. L’allerta è continuata nei giorni successivi, durante i quali Alarm Phone è rimasta in contatto con le famiglie dei migranti scomparsi. Un ulteriore appello, perdurando la totale assenza di qualsiasi tipo di informazione, è stato diffuso nella serata di venerdì 6 giugno, a circa 9 giorni dalla partenza, ma sempre senza esito, tanto da indurre a temere che si sia verificato un altro naufragio fantasma senza superstiti. Nulla anche in seguito: la barca non risulta rientrata in Algeria e non si sono verificati alle Baleari soccorsi o arrivi compatibili con questo caso. Dopo 15 giorni i 25 migranti risultano dunque dispersi.

(Fonte: Alarm Phone)     

Libia-Grecia (Tobruk-Creta), 13-14 giugno 2025

Almeno 5 migranti morti in un naufragio sulla rotta tra la Libia e Creta, in Grecia. Imprecisato ma verosimilmente molto elevato il numero dei dispersi. Secondo le poche notizie trapelate ci sarebbe un solo superstite. La tragedia deve essere avvenuta poco dopo la partenza dalla costa di Tobruk, ma non se ne è saputo nulla fino a quando, venerdì 13 giugno, sono affiorati due cadaveri, recuperati dalla Mezzaluna Rossa, ed è stato rintracciato un superstite. Due giorni dopo, nella tarda mattinata di domenica 15 giugno, altri tre corpi sono stati trascinati dal mare sulla spiaggia di Arqibat Al Ramla, non lontano dal centro di Tobruk. Per il recupero sono intervenuti volontari della Fondazione Al Aaberin e una squadra della Mezzaluna Rossa, che li hanno trasferiti, come i primi due, nell’obitorio del Centro Medico. La Fondazione ha anche avviato ricerche per tentare di ritrovare i dispersi. Nessuna informazione da parte delle autorità libiche, che hanno dato invece dato ampio spazio all’intercettazione di un’altra barca con 93 migranti al largo di Al Qardabah, 45 chilometri a ovest di Tobruk. Il numero di persone a bordo di questa seconda barca potrebbe dare l’idea del bilancio reale del naufragio di venerdì 13: sulle barche che salpano dalla costa Cirenaica verso la Grecia vengono generalmente ammassati decine di migranti.

Aggiornamento 16 giugno. 41 vittime. Sono 41 tra morti recuperati (5) e migranti dispersi (36) le vittime del naufragio, in pratica, tranne uno, tutti i migranti, in maggioranza sudanesi, che erano a bordo della barca. E’ quanto è emerso dalle dichiarazioni dell’unico sopravvissuto e dal rapporto dell’ufficio Iom Libya che, pubblicato il 16 giugno ma aggiornato al 14 (prima del recupero di altre tre salme, avvenuto domenica 15), parla di 2 cadaveri recuperati e 39 dispersi, per un totale appunto di 41 vittime. Il superstite, anch’egli un profugo sudanese, è stato tratto in salvo da alcuni pescatori libici di fronte alla spiaggia di Umm Qahqiqah, a ovest di Tobruk. Secondo quanto ha riferito, la barca, salpata dalla Cirenaica sulla rotta per Creta, si è rovesciata poche ore dopo la partenza.

Aggiornamento 19-23 giugno. Altri 5 cadaveri. Tra il 18 e il 23 giugno la Mezzaluna Rossa ha recuperato altri 5 cadaveri sulla costa a ovest di Tobruk, tra Shat Al Aqila e Shat Umm Al Maqarin, trasferendoli poi, come gli altri, nell’obitorio del Centro Medico. In totale risultano dunque 10 cadaveri restituiti dal mare e 31 dispersi.

(Fonte: sito web Tarik Lamloun, giornalista. Aggiornamento: Migrant Rescue Watch, Rapporto Oim 16 giugno)

Libia-Italia (Garabulli e Sabratha), 14 giugno 2025

I corpi di 2 migranti sconosciuti sono affiorati sul litorale libico occidentale a poche ore di distanza ma in due punti diversi. Il primo è stato trovato su un tratto di costa rocciosa non lontano da Garabulli, 60 chilometri a est di Tripoli, Dopo un sopralluogo della polizia, una squadra della Mezzaluna Rossa ha provveduto a recuperarlo e a trasferirlo presso l’obitorio dell’ospedale di zona, a disposizione della magistratura. L’altro era poco lontano dalla riva a Talil al Jarf, nei pressi di Sabratha, 76 chilometri a ovest di Tripoli e quasi 140 dal punto in cui è stato recuperato il primo. Anche in questo caso per il recupero è intervenuta la Mezzaluna Rossa che, su disposizione della Procura, ha poi trasferito il cadavere nell’obitorio dell’ospedale di Sabratha. Pur essendo emersi i corpi a poche ore l’uno d’altro, data la distanza tra i due luoghi del ritrovamento, si ritiene che si tratti di due casi distinti anche se entrambi riferibili a naufragi sulla rotta tra la Tripolitania e Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)         

Libia-Italia (Garabulli-Lampedusa), 16 giugno 2025

Venticinque migranti scomparsi in mare e 5 soli superstiti in un naufragio sulla rotta tra la Libia occidentale e Lampedusa. La barca era partita il 10 giugno dal litorale di Garabulli, 60 chilometri a est di Tripoli. A bordo c’erano almeno 30 persone. L’ultima posizione registrata nel Mediterraneo centrale è 34° 12’ Nord e 13° 29’ Est, ai margini tra la zona Sar libica e quella maltese. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Alcuni familiari, in mancanza di notizie, si sono rivolti alla piattaforma di soccorso Alarm Phone ma le ricerche non hanno dato esito. Nulla ancora fino al primo pomeriggio di lunedì 6 giugno, quando Alarm Phone ha comunicato la notizia del naufragio. Non è chiaro chi abbia tratto in salvo i 5 superstiti, forse un peschereccio.

(Fonte: Alarm Phone)

Libia-Italia (Tripoli, porto di Al Shaab), 16-17 giugno 2025

Ventuno migranti dispersi al largo di Tripoli sulla rotta per Lampedusa. Ne ha dato notizia (insieme a quella del naufragio già segnalato da Alarm Phone di una barca salpata da Tobruk: nota Nuovi Desaparecidos del 13-14 giugno) il rapporto settimanale 8-14 giugno dell’ufficio Iom Libya pubblicato lunedì 16 e poi ampliato martedì 17 con una relazione dal Cairo, dove ha sede la direzione Iom per il Medio Oriente e il Nord Africa. La tragedia – secondo quanto ha dichiarato Othman Belbeisi, il direttore regionale – è avvenuta il 12 giugno non lontano dal porto di Al Ashaab. La Guardia Costiera libica ha recuperato 5 naufraghi: tutti gli altri sono scomparsi in mare prima di essere raggiunti. Tra i dispersi ci sono 6 eritrei (3 donne e 3 bambini), 5 pakistani, 4 egiziani e 2 sudanesi. Ignota l’identità degli altri. Non sono state fornite informazioni sulle cause e le circostanze precise di quanto è accaduto, salvo riferire che dall’inizio dell’anno 743 persone (incluse le almeno 60 vittime degli ultimi due naufragi a Tobruk e a Tripoli) risultano morte o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Nel primo rapporto si comunica anche che a Tripoli il 12 giugno sono stati sbarcati 49 migranti intercettati in mare dalla Guardia Costiera, ma non si fa riferimento ad alcun collegamento con il naufragio vicino al porto di Al Ashaab.

(Fonte: Rapporto Iom Libia del 16 giugno, Al Jazeera, Libya Observer, Libya Review

Bielorussia-Lituania (zona di confine), 18 giugno 2025

Un migrante egiziano, Khaled, è scomparso mentre cercava di attraversare la foresta lungo la linea di confine tra la Bielorussia e la Lituania. Non è noto con esattezza quando se ne sia persa ogni traccia. La notizia è stata diffusa il 18 giugno dalla Ong polacca Grupa Granica in collaborazione con la Ong lituana Sienos Grupé, alla quale si è rivolta, per lanciare un appello di ricerca, la famiglia di Khaled, allarmata dalla totale mancanza di contatti da settimane. Non è noto il luogo esatto della linea di confine dove l’uomo ha tentato di passare. Si sa solo che è uno dei tratti più boscosi e che quasi certamente Khaled non era da solo ma con un piccolo gruppo. L’appello, diffuso sulla rete web in più lingue incluso l’arabo, è stato rivolto in primo luogo proprio ai compagni di Khaled ma non è escluso che insieme a lui siano scomparsi anche altri migranti del gruppo.

(Fonte: Grupa Granica, Sienos Grupè)

Algeria-Spagna (Xabia, Alicante), 18 giugno 2025

Una barca salpata dall’Algeria per la Spagna è rimasta alla deriva per 14 giorni: 5 dei 25 migranti subsahariani che erano a bordo sono morti. A dare l’allarme è stato l’equipaggio di un peschereccio che l’ha avvistata 34 miglia al largo di Cabo de la Nao, all’altezza di Xabia, quasi cento chilometri a nord est di Alicante. Il Centro di Coordinamento del Salvamento Maritimo (Ccs) di Valencia ha mobilitato la salvamar Fenix, che ha recuperato e trasferito ad Alicante i 20 naufraghi (13 uomini, 3 donne e 4 minorenni), tutti ormai allo stremo, con un forte stato di disidratazione e sfinimento, bruciature e ferite di vario genere e quasi tutti in uno stato confusionale profondo. Sul molo, al momento dello sbarco, c’era un’equipe medica della Croce Rossa, che ha provveduto alle prime cure e trasferito i più gravi in ospedale. Appena hanno cominciato a riprendersi, alcuni hanno subito riferito di essere rimasti in balia del mare per 14 giorni e che 5 dei loro compagni erano morti di sete e di stenti prima che arrivassero i soccorsi. I corpi delle vittime sono stati affidati al mare.

(Fonte: Informacion, Ong Cipimd, Diario de Alicante, Todo Alicante, Europa Press)       

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 19 giugno 2025

I resti di un migrante sconosciuto sono stati localizzati nelle acque di Ceuta nella zona di Almadraba. Per il recupero è intervenuta una unità marittima della Guardia Civil, che li ha poi trasferiti nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. La Procura ha disposto un’autopsia e il prelievo del Dna per un eventuale riconoscimento. Come si evince dai resti stessi – un corpo estremamente degradato, a cui manca la parte superiore – la morte risale a molto tempo prima del ritrovamento. Non sembrano esserci dubbi, tuttavia, che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere Ceuta dal Marocco attraverso la linea del Tarajal, partendo, a giudicare dal punto in cui è finito, dal litorale di Castillejos.

(Fonte: El Faro de Ceuta)       

Guinea-Mauritaania (Kamsar-Nouadhibou, rotta Canarie), 20 giugno 2025       

Almeno 3 migranti morti su un cayuco salpato dalla Guinea e rimasto alla deriva per 11 giorni prima di riuscire ad approdare nel nord della Mauritania. Il barcone ha preso il largo intorno al 9 giugno dalla costa di Kamsar con a bordo 99 persone, tutte subsahariane ma di varie nazionalità. Puntava verso le Canarie, 2.700 chilometri più a nord, ma deve aver perso la rotta ed ha vagato fino al 20 giugno quando, dopo quasi 1.800 chilometri di mare, esaurite le scorte d’acqua e di cibo, è riuscito a raggiungere una spiaggia della zona di Nouadhibou, a 900 chilometri dall’arcipelago spagnolo. Alla polizia, che li ha intercettati poco dopo lo sbarco, i naufraghi hanno subito riferito che almeno 3 dei loro compagni erano morti di sete e di sfinimento durante i giorni trascorsi in balia dell’oceano e che i loro corpi erano stati fatti scivolare fuoribordo. Anche i superstiti apparivano tutti molto provati: i 4 più gravi sono stati trasferiti in ospedale a Nouadhibou. Dopo le prime cure mediche la gendarmeria ha fermato gli altri, in attesa di un rimpatrio coatto.

(Fonte: Alarm Phone)

Libia (Tamsa, Sabha), 22-23 giugno 2025

“Le Forze di Sicurezza Congiunte affiliate al Comando Generale hanno trovato i corpi di diversi migranti irregolari sepolti vicino al villaggio di Tamsa. Si ritiene che il gruppo si sia perso nel deserto e sia successivamente morto per disidratazione terminale”: lo ha comunicato il sito Migrant Rescue Watch, notoriamente “vicino” alle autorità libiche. Il dispaccio è stato pubblicato alle 23,40 di martedì 23 giugno ma il ritrovamento risale al giorno prima, martedì 22, ad opera di personale specializzato in questo genere di operazioni. Non si precisa il numero esatto delle salme recuperate ma il fatto che si faccia riferimento a “un gruppo” induce a ritenere che siano almeno 4 o 5. Non si sa come quei migranti siano arrivati fino a Tamsa, oltre 80 chilometri a sud della città di Zella (Zla), distretto di Jafra, nel Fezzan. Secondo le autorità libiche, tuttavia, situazioni di questo genere non sarebbero infrequenti. “Questa zona – ha dichiarato l’ufficiale responsabile della sicurezza nel distretto in una videointervista pubblicata sempre da Migrant Rescue Watch – è considerata un’area estrema della Libia e non è solo una zona di confine. E’ un luogo di raccolta per i migranti irregolari, per il contrabbando di carburante e di droga. Sono stati arrestati molti trafficanti di esseri umani e abbiamo trovato circa 80 migranti con segni di tortura”.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Algeria-Spagna (Formentera e Ibiza), 23 giugno 2025

I cadaveri di 5 migranti, con le mani e i piedi legati, sono affiorati nell’ultimo mese alle Baleari nelle acque tra Formentera e Ibiza. E’ evidente che non si tratta di vittime di un naufragio ma di un delitto. Il primo è stato avvistato il 18 maggio, verso le 5 della sera, a ovest di Formentera, dall’equipaggio di una barca da diporto belga che ha dato l’allarme alla Guardia Civil. Per il recupero è intervenuta la motovedetta Rio Segura che dopo circa due ore ha trovato il cadavere che flottava in mare, tenuto a galla da un giubbotto di salvataggio arancione, e lo ha trasportato fino alla baia di Cap de Barbaria, nella zona sud dell’isola, dove è stato preso a bordo di una lancia per lo sbarco. Nei giorni e nelle settimane successive sono emersi, in punti diversi ma nello stesso braccio di mare, gli altri 4 corpi, a loro volta trasferiti nell’obitorio dell’istituto di medicina legale e sottoposti ad autopsia per identificarli e risalire alle cause e alle circostanze della morte. Secondo l’inchiesta affidata dalla Procura alla Guardia Civil, i 5 migranti erano su una barca salpata dall’Algeria e durante la traversata potrebbero essersi scontrati per un qualche motivo con i trafficanti che hanno organizzato la “spedizione” i quali, dopo averli immobilizzati, li avrebbe gettati in mare, condannandoli a una morte certa. Le indagini – ha riferito la polizia – sono apparse subito complicate anche perché i migranti irregolari che riescono a sbarcare difficilmente sono disposti a testimoniare o comunque a collaborare. Un caso emblematico, a questo proposito, è quello di una ragazza di 17 anni che, arrivata a Formentera nel dicembre 2024, al momento dello sbarco ha denunciato di essere stata violentata dal padrone dell’imbarcazione, durante la traversata, senza che nessuno degli altri 16 migranti a bordo, tutti uomini, facesse nulla per aiutarla. Accertati i fatti e constatata la loro reticenza, i 16 sono stati arrestati.

(Fonte: Diario de Maiorca, Ong Cipimd, La Verdad, Europa Press)

Libya-Italia (Sabratha), 23 giugno 2025

La Mezzaluna Rossa ha recuperato il cadavere di un migrante trascinato dalle onde a pochi metri dalla riva, all’altezza della spiaggia di Sabratha, 75 chilometri a ovest di Tripoli. Dopo un primo esame sul posto, la magistratura ha disposto il trasferimento nell’obitorio dell’ospedale di zona per l’autopsia e il prelievo del Dna per un eventuale riconoscimento. Si ritiene l’uomo che sia annegato nel tentativo di raggiungere Lampedusa ma si ignorano le circostanze precise.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Malta-Italia (Sirte), 24 giugno 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato il 19 giugno sul litorale di Sirte, 250 chilometri a est di Misurata e oltre 300 da Homs. Ne ha dato notizia il rapporto dell’ufficio Iom Libya relativo alla settimana 15-21 giugno ma pubblicato il giorno 24. Nella relazione è citato anche il caso del cadavere recuperato il 21 giugno a Sabratha già registrato nel dossier Nuovi Desaparecidos (nota del 23 giugno) ma non si fa cenno alle circostanze della morte o anche solo del ritrovamento. Dalla costa del golfo di Sirte, in ogni caso, salpano in genere le barche dei migranti dirette verso Malta e l’Italia.

(Fonte: Rapporto Iom Libya del 24 giugno)

Libia-Grecia (Gaudos, Creta), 24 giugno 2024

Un cadavere in forte stato di decomposizione è affiorato nelle acque a sud est dell’isola di Gavdos, a sud di Creta. Il degrado è così avanzato che non si è stati nemmeno in grado di stabilirne il sesso ma in ogni caso c’è da ritenere che si tratti di un migrante annegato in uno dei naufragi sulla rotta tra la Libia e Creta. A dare l’allarme sono stati due turisti che si erano spinti al largo e, rientrati subito a Gavdos, hanno avvertito la polizia e l’autorità portuale. Per il recupero sono intervenuti i vigili del fuoco. Dopo lo sbarco il corpo è stato trasferito a Creta per l’esame forense e l’avvio delle indagini per cercare di stabilirne l’identità e la provenienza.

(Fonte: Ekathimerini, Athens 24)

Libia-Italia (Zona Sar Libia), 25 giugno 2025

“Il nostro aereo da ricognizione ha avvistato alcuni cadaveri che galleggiavano in acque internazionali al largo delle coste libiche”: lo ha denunciato sul suo sito web la Ong tedesca Sea Watch dopo l’ultima missione di Seabird. Nelle vicinanze di uno dei corpi c’era la motovedetta P-300, una di quelle consegnate dall’Italia alla Guardia Costiera libica e impegnate nella cattura delle barche dei migranti nel Mediterraneo centrale sulla rotta verso Lampedusa in base agli accordi siglati da Roma e Tripoli nel 2017. Seabird ha cercato di contattarla più volte via radio ma da bordo – sottolinea la Ong – si sono rifiutati di risponde, tanto che c’è da temere che “quei corpi non siano stati recuperati”. Nel rapporto di Sea Watch, diffuso in rete alle 18,17, non si è specificato il numero esatto dei cadaveri avvistati, ma la formula “alcuni” usata nel dispaccio ha indotto a presupporre che fossero almeno 4 o 5. L’indomani è poi arrivata la conferma che i corpi avvistati erano non meno di 5, tanto da temere “che siano le vittime di un naufragio e che ci siano altri morti”. Ovvero: un altro naufragio fantasma nel Mediterraneo centrale. L’ennesimo. Dall’inizio di aprile nel dossier Nuovi Desaparecidos ne risultano almeno 6.

Aggiornamento 28 giugno. Sei i cadaveri avvistati. Sono 6 e non 5 come indicato nei primi rapporti i cadaveri avvistati da Seabird, l’aereo da ricognizione della Ong Sea Watch, nel Mediterraneo centrale al largo della Libia sulla rotta per Lampedusa. Abbandonati alla deriva dalla Guardia Costiera libica, per tentarne il recupero è intervenuta la nave Life Support di Emergency, che è riuscita a trovare e a prendere a bordo 2 dei 6 corpi con l’aiuto di Colibri 2, il piccolo aereo di Pilotes Volontaires. “Dal ponte della nave – ha spiegato Jonathan, del team della Life Support – abbiamo individuato il primo corpo verso le 14,30 di venerdì 27 giugno grazie alla posizione indicata da Colibri 2 e il recupero è avvenuto alle 14,54. Il secondo lo abbiamo raggiunto alle 15,42, sempre grazie alle segnalazioni di Colibri 2, e il recupero si è concluso alle 16,08”. Secondo il medico di bordo Umberto Marzi, i cadaveri sono rimasti in acqua almeno una settimana. Si rafforza l’ipotesi di un naufragio fantasma con un numero imprecisato di vittime.

(Fonte: Ong Sea Watch, Infomigrants. Aggiornamento: Avvenire)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 26 giugno 2025

Il cadavere di un migrante è affiorato verso le 10 nelle acque della baia di Ceuta, all’altezza del castello Desnarigado, quasi all’estremità della penisola del porto. Per il recupero è intervenuta una squadra del servizio sommozzatori della Guardia Civil (Geas), che ha sbarcato la salma sul molo dei pescatori, trasferendola poi nella sala autopsie dell’obitorio dell’Istituto di medicina legale. La Procura ha disposto il prelievo del Dna per facilitare un’eventuale riconoscimento. Si tratta di un uomo giovane che, a giudicare dallo stato di conservazione, deve essere annegato poco prima del ritrovamento. Indossava comuni abiti da passeggio e un giubbotto di salvataggio. Particolari che inducono a credere che sia stato trasportato al largo con una barca partendo da Castillejos e si sia calato o sia stato costretto a scendere in mare a grande distanza dalla riva, non riuscendo poi ad approdare a nuoto.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 26 giugno 2025

Un giovane marocchino, Nasrdine Gabour, è scomparso nel tentativo di raggiungere Ceuta. Le sue tracce si sono perse dal 13 giugno quando è stato visto in piazza Reffin, a Castillejos, poco prima della mezzanotte. E’ probabile che stesse per raggiungere la spiaggia, non si sa se per prendere il largo a nuoto o per prendere posto su una barca con cui attraversare la linea di confine al largo e poi avvicinarsi il più possibile alla riva spagnola prima di scendere in acqua. Sta di fatto che da quel momento nessuno lo ha più visto. In mancanza di notizie la famiglia, dopo qualche giorno di attesa, ha iniziato a cercarlo, rivolgendosi infine alla redazione del quotidiano El Faro de Ceuta per lanciare un appello e pubblicando sul web anche una foto di Nasrdine, con un numero telefonico, per facilitare un eventuale riconoscimento. Nei giorni in cui Nasrdine è scomparso, quando una fitta nebbia avvolgeva la costa tra Castillejos e Ceuta, si sono registrati numerosi tentativi di entrare a nuoto nel territorio spagnolo e, secondo alcuni testimoni, ci sarebbero diversi dispersi.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 30 giugno 2025

Sette vittime (un cadavere recuperato e sei migranti dispersi) in un naufragio sulla rotta dalla Tunisia a Lampedusa. Sul barcone, uno scafo in metallo lungo 12 metri salpato da La Louza, 41 chilometri a nord est di Sfax, c’erano 94 persone provenienti da Camerun, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Guinea Conakry, Mali, Senegal e Sudan. La tragedia è avvenuta tra la zona Sar tunisina e quella maltese ma il “posto sicuro” (place of safety) più vicino era l’isola di Lampedusa, distante circa 45 miglia marine. L’allarme è stato lanciato, intorno alle due della notte tra domenica 29 e lunedì primo luglio, dal comandante di un peschereccio tunisino, che ha comunicato l’emergenza alla Capitaneria di porto italiana, segnalando che un barcone era affondato e c’erano decine di persone in acqua. Prima che sul posto arrivasse una motovedetta da Lampedusa, sono stati tratti in salvo 87 naufraghi. Nelle ore successive è stato recuperato in mare il corpo ormai senza vita di una trentenne mentre, secondo le testimonianze dei superstiti è emerso che sono scomparsi in mare altri naufraghi: almeno 5 ma più probabilmente 6. Mentre erano ancora in corso le operazioni di ricerca dei dispersi, tutti i superstiti, trasbordati sulla motovedetta, sono stati sbarcati a Lampedusa insieme all’unico corpo ritrovato, che la magistratura ha ordinato di trasferire nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana.

(Fonte: Agrigentonotizie, Infomigrants, Il Sole 24 Ore, Ansamed, Ansa Sicilia, Vatican News).

Libia (Tripoli), 1 luglio 2025

Un giovane migrante proveniente dalla Sierra Leone, Mohamed Conteh, è morto a Tripoli in seguito a una grave forma di tubercolosi contratta molto probabilmente in un centro di detenzione. La sua tragedia è stata ricostruita dalla Ong Refugees in Libya. Arrivato in Tunisia, Mohamed è stato intercettato e arrestato dalla Guardia Nazionale, che lo ha deportato nel deserto al confine con la Libia. Entrato in territorio libico (non è chiaro se costretto dalla polizia tunisina o addirittura consegnato alle milizie che operano lungo la linea di frontiera), dopo qualche mese è riuscito a raggiungere Tripoli. Quando è arrivato era già malato e si è rapidamente aggravato, tanto da chiedere aiuto all’ufficio Oim per essere rimpatriato. In attesa di una risposta, si è fermato a Tripoli, con l’aiuto di altri migranti della Sierra Leone, che si sono rivolti anche all’ambasciata. La morte è sopraggiunta prima che arrivasse una risposta. “La sua malattia, la sua sofferenza e la sua morte – ha denunciato Refugees in Libya – sono state il risultato diretto delle politiche di confine violente e razziste della Tunisia. Politiche finanziate e incoraggiate dall’Unione Europea”.

(Fonte: Ong Refugees in Libya)

Algeria-Spagna (Ain Benian-Palma de Maiorca), 5 luglio 2025

Due migranti morti su una barca rimasta circa tre giorni in mare, dal 2 al 5 luglio, sulla rotta tra l’Algeria e le Baleari. Al momento della partenza dalla costa di Ain Benian, una ventina di chilometri a est di Algeri, a bordo erano in 13, tutti harraga algerini. Secondo i piani la barca, uno scafo veloce in vetroresina con un motore da 250 cavalli, sarebbe dovuto arrivare in poche ore ma un qualche imprevisto la ha mandata alla deriva. I soccorsi sono arrivati da una unità del Salvamento Maritimo di Palma de Maiorca che ha intercettato il natante nella tarda mattinata di sabato 5 ma nel frattempo due del gruppo erano scomparsi in mare. Secondo i superstiti si sarebbero gettati loro stessi fuoribordo, in un momento di disperazione, senza che i compagni potessero fermarli o recuperarli.

(Fonte: Ong Cipimd)

Libia-Italia (Misurata), 6-7 luglio 2025

I cadaveri di tre migranti subsahariani sono affiorati in mare tre chilometri circa al largo della costa di Misurata. Li hanno avvistati, recuperati e portati a riva alcuni pescatori libici. Allo sbarco sono intervenute sono intervenute la Guardia Costiera e le forze di polizia, che dopo un primo sopralluogo hanno trasferito le salme nell’obitorio dell’ospedale locale. Se ne ignorano l’identità e la provenienza ma c’è da credere – come sottolineano alcuni siti web – che si tratti di alcune delle vittime di un naufragio fantasma: la scomparsa di una barca di migranti salpata sulla rotta per Lampedusa, con un numero di dispersi imprecisato ma che è lecito ipotizzare ammonti a qualche decina.

Aggiornamento 7-9 luglio. Cinque i corpi recuperati. Sono saliti a 5 i corpi dei migranti recuperati nelle acque di Misurata: ai 3 segnalati inizialmente da alcuni pescatori se ne sono aggiunti 2 recuperati dalla Mezzaluna Rossa nella zona di Zuraiq, 25 chilometri a ovest di Misurata. Anche questi sono stati portati nell’obitorio dell’ospedale di zona.

(Fonte: Ong Refugees in Libya, Ong Refugees in Tunisia, sito web Brirnijihed.bsky.social. Aggiornamento: Migrant Rescue Watch)

Libia-Grecia (Tobruk), 8 luglio 2025

I corpi di due migranti sono stati trascinati dal mare in due punti diversi e distanti tra loro del litorale di Tobruk. Segnalati da abitanti del posto, sono stati recuperati dalla Mezzaluna Rossa e da volontari di Al Abireen Foundation, che li hanno poi trasferiti nell’obitorio del Centro Medico di Tobruk. Uno, identificato grazie al ritrovamento di una carta d’identità, è un giovane egiziano. Per l’altro non sono emersi elementi utili per poterlo identificare. Da questo tratto di costa della Cirenaica – 130 chilometri a ovest del confine egiziano e oltre 400 a est di Bengasi – negli ultimi mesi sono diventate sempre più frequenti le partenze di barche di migranti verso Creta. Si ritiene che i due siano annegati in un naufragio su questa rotta.

Aggiornamento 9 luglio. Trovato un altro cadavere. Un altro migrante, il terzo nell’arco di 24 ore, è stato trovato sul litorale di Tobruk. Per il recupero è intervenuta la Mezzaluna Rossa. Il cadavere era in uno stato di degrado così avanzato che, dopo i primi esami medico-legali, è stato subito sepolto nel cimitero dei migranti.

(Fonte: Migrant Rescue Watch. Aggiornamento: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Tajoura), 9 luglio 2025

Il cadavere di un migrante subsahariano è affiorato nelle acque di Tajoura, una ventina di chilometri a est di Tripoli. Per il recupero è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa di Tripoli, che lo ha poi trasferito nell’obitorio dell’ospedale di zona a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi utili per poterlo identificare o stabilirne la provenienza, ma appare scontato che si tratti di un giovane annegato in un naufragio sulla rotta per Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)