2024 Mediterraneo – primo semestre
Più di 5.270 profughi/migranti sono morti nel 2023 lungo le vie di fuga verso l’Europa: 239 lungo le “rotte di terra” e ben 5.032 inghiottiti dal mare. Una media di 14,4 vite spezzate al giorno: la più alta degli ultimi tempi. Non c’è dubbio, allora, che quello appena trascorso è stato un “anno orribile” per l’emigrazione, il più mortale di sempre, superato in assoluto solo dal 2016, quando si contarono complessivamente 5.822 vittime ma a fronte di 392.791 arrivi, con un tasso di mortalità 1 morto ogni 67/68 migranti arrivati, contro i 278.232 sbarchi dello scorso anno, con un rapporto di 1 a 52,7. Le rotte più pericolose sono risultate ancora una volta quelle verso la Spagna. L’Atlantico verso le Canarie, con itinerari che iniziano spesso a oltre 1.500 chilometri di distanza (dalle coste di Guinea, Gambia, Senegal, Mauritania, Sahara Occidentale) e il Mediterraneo occidentale, dal Marocco e dall’Algeria verso la Penisola Iberica o le Baleari, hanno registrato 2.331 morti o dispersi su un totale di 54.846 arrivi, con un indice di una vittima ogni 23,5 arrivi. Nel Mediterraneo centrale, dalla Libia o dalla Tunisia verso l’Italia e Malta, si contano 1.965 vite perdute su un totale di 156.735 arrivi: una ogni 79,8 migranti sbarcati. Il terribile naufragio di Pylos, nel mese di ottobre, ha moltiplicato il numero delle vittime anche nel Mediterraneo orientale: 736 in tutto (di cui circa 600 appunto nella strage di Pylos): una ogni 50,4 arrivi. Si tratta di una strage costruita giorno per giorno dalla politica di chiusura e respingimenti ad ogni costo scelta ormai da anni dall’Italia e dall’Unione Europea ma che nel corso dell’ultimo anno è stata via via inasprita, rendendo istituzionale la violazione del diritto internazionale, della “legge del mare”, della convenzione di Ginevra del 1951, della Dichiarazione universale dei diritti umani. (Nella foto: cadaveri sulla spiaggia di Cutro, una delle stragi simbolo del 2023)
Marocco-Spagna (Nador-Melilla), 1 gennaio 2024
Quattro giovani harraga marocchini sono morti nel tentativo di entrare a Melilla la notte di Capodanno. I loro corpi sono stati trovati prima dell’alba ai piedi di una scogliera. A partire dalla tarda serata di 31 dicembre ci sono stati più tentativo di superare il confine con l’enclave spagnola da parte di numerosi giovani divisi in due gruppi. Il primo ha cercato di forzare l’accesso al porto di Beni Ansar ed è stato respinto. Il secondo si è mosso verso le tre del mattino nella zona della scogliera di Mariwari, qualche chilometro più a nord, nella parte settentrionale del confine. La polizia marocchina è intervenuta con decisione per disperdere i migranti ed impedire che potessero varcare la linea di frontiera. E’ verosimile che i quattro siano caduti dall’alto della parete rocciosa in questo frangente. La tragedia è stata scoperta poche ore dopo, mentre stava facendo giorno, da una pattuglia della gendarmeria in servizio di ispezione. Le salme sono state trasferite all’obitorio dell’ospedale Al Hasani di Nador. Si tratta di quattro giovani di età compresa trai 20 e i 25 anni: tre provenienti da Settat (Hamza Haloui, Mustapha El Asli, Hamza El Jarmouni) e uno da Fes. Secondo le famiglie i quattro ragazzi sono arrivati a Nador in autobus solo tre giorni prima di morire sulla scogliera di Mariwari.
(Fonte: Nadorcity.com, Association Marocaine Droits Humains, Melilla Hoy, Europa Press)
Marocco-Spagna (Ceuta), 3 gennaio 2024
Il cadavere di un migrante è stato recuperato in mare, a circa 500 metri dalla riva, di fronte alla spiaggia del Recinto, nella zona meridionale di Ceuta. Trasportato da una unità della squadra sub della Guardia Civil su una banchina della polizia, nell’area del porto peschereccio, dopo una prima ispezione sul posto è stato trasferito presso l’obitorio dell’istituto di medicina legale. Non sono stati trovati elementi per l’identificazione e lo stato di degrado rende la salma quasi irriconoscibile, evidenziando che deve essere rimasta in acqua per più giorni. Secondo la Guardia Civil deve trattarsi di un giovane annegato nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto (probabilmente partendo da una spiaggia di Castillejos, visto il punto del ritrovamento) o che è stato abbandonato in mare da una imbarcazione veloce che lo ha trasportato dal Marocco nelle acque dell’enclave spagnola, allontanandosi poi immediatamente per sfuggire ai controlli della polizia.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 5 gennaio 2024
Un migrante nordafricano è morto nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Il suo corpo senza vita è stato trovato in serata, dopo le 17, da una pattuglia della Guardia Civil, sulla battigia di una spiaggia sassosa nella zona del Sarchal, all’altezza dell’ex carcere femminile. Indosso aveva una muta da sub e ai piedi un paio di pinne. Non sono stati trovati documenti per poterlo identificare ma si tratta di un uomo di circa 40 anni. Quando è stato trovato doveva essere arrivato da poco tempo: gli agenti hanno fatto intervenire subito un’ambulanza ma i medici non hanno potuto che constatarne la morte, dovuta forse alla fatica della traversata. A giudicare dalla posizione del cadavere, l’uomo ha probabilmente preso il mare dal litorale di Castillejos, nella fascia sud del confine dell’enclave spagnola.
Aggiornamento 10 gennaio. La vittima si chiamava Ismail el Mhari. Si è giunti all’identificazione grazie alle indagini della Guardia Civil. Si tratta un operaio transfrontaliero che per anni ha lavorato a Ceuta e rimasto disoccupato dopo la chiusura del confine decretata durante l’epidemia di Covid e mai revocata.
(Fonte: El Faro de Ceuta, edizioni del 5 e del 10 gennaio)
Turchia-Grecia (Fethiye-Rodi), 6 gennaio 2024
Tre dispersi nel naufragio di una barca di migranti tra la Turchia e l’isola di Rodi. La tragedia è avvenuta quando il natante, salpato dalla costa del distretto di Fethiye con 21 persone a bordo, era ancora nelle acque turche: lo scafo si è rovesciato, probabilmente a causa del sovraccarico e delle cattive condizioni del mare, e i migranti sono finiti tutti in acqua. Una motovedetta della Guardia Costiera turca ha recuperato 18 naufraghi. Alle ricerche si sono unite anche due navi e un elicottero dalla vicina Rodi ma dei tre dispersi non è stata trovata traccia.
(Fonte: Ekathimerini, Alarm Phone)
Turchia-Bulgaria (Valcha Poliana), 7 gennaio 2024
Due profughi, fratello e sorella, sono stati trovati privi di vita nei pressi di Valcha Poliana, in territorio bulgaro, a breve distanza dalla linea di confine tra la Bulgaria e la Turchia. Il primo allarme è scattato sabato 6 gennaio quando ad Alarm Phone è stata segnalata la presenza di un uomo privo di conoscenza in una zona isolata. La Ong ha immediatamente informato la polizia bulgara la quale però, dopo alcune ore, ha comunicato di non aver rintracciato nessuno. Domenica 7, invece, si è avuta conferma che l’allarme aveva fondamento: l’uomo, ormai morto, è stato trovato nella zona indicata. Accanto a lui c’era anche il cadavere di una giovane donna che, da quanto si è appurato, è la sorella. Stando ai primi accertamenti i due sarebbero morti di freddo e di stenti dopo essere riusciti ad attraversare di nascosto il confine con la Turchia, nella fascia della provincia di Edirne. Non è emerso se fossero da soli o con altri profughi di cui si sono perse le tracce.
(Fonte: Alarm Phone)
Marocco-Spagna (Tarfaya-Canarie), 7 gennaio 2024
Due giovani marocchini hanno tentato di arrivare alle Canarie su una zattera rudimentale ricavata dalla camera d’aria di una ruota per camion: uno è morto circa un giorno prima dei soccorsi. L’allarme è scattato nel pomeriggio di domenica 7 quando la salvamar Izar, di rientro da una operazione di soccorso a 51 naufraghi, ha avvistato il natante 16,5 chilometri a sud est di Fuerteventura. Aggrappata sopra, ormai allo stremo, c’era una persona. Effettuato il recupero, l’unità ha fatto rotta verso il porto di Morro Jable, dove il giovane ha avuto bisogno di assistenza medica per una grave forma di ipotermia. Ha riferito di essere partito alcuni giorni prima da Tarfaya, il punto più della costa marocchina più vicino alla Canarie, insieme a un amico di lavoro. Quando è arrivata la Izar era già da diversi giorni in mare. Il suo amico – ha detto – è morto la notte prima dei soccorsi e si è perso in mare. La zattera avrebbe percorso più di 100 chilometri.
(Fonte: El Diario, Agenzia Efe, Txema Santana, La Provincia)
Libia-Italia (Tocra, Bengasi), 8 gennaio 2024
Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato trascinato dal mare su una spiaggia di Tocra, nella zona di Daryanah, 71 chilometri a nord est di Bengasi, in Cirenaica. Segnalato da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato da una squadra della Mezzaluna Rossa che, dopo una prima ispezione della polizia sul posto, lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale Al Jalaa, a Bengasi, a disposizione della magistratura. Si ignorano la provenienza e le circostanze precise della morte ma secondo la polizia non ci sono dubbi che si tratta di un migrante annegato nel tentativo di arrivare in Italia. A giudicare dallo stato di degrado la salma è rimasta a lungo in acqua.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Bielorussia-Polonia (Foresta di Bialowieza), 8-9 gennaio 2024
Tre profughi sono morti, tra la fine di dicembre e il 6 gennaio, al confine tra la Bielorussia e la Polonia, nella zona della foresta di Bialowieza, uno dei punti dove sono più frequenti i tentativi di attraversare la frontiera eludendo i controlli. Tutte e tre i casi si sono verificati in territorio bielorusso. Lo ha comunicato la Ong polacca Grupa Granica, che da anni si batte per aprire vie di immigrazione legali. Ai volontari della Ong erano arrivate segnalazioni di altre vittime, in aggiunta alle 53 censite negli ultimi due anni, già dall’inizio del 2024, ma la conferma ufficiale è arrivata dalle autorità bielorusse solo tra l’otto e il nove gennaio. I cadaveri sono stati trovati nella “terra di nessuno” a cavallo delle barriere realizzate lungo tutto il confine, anche dove il bosco è più fitto. Non è da escludere che ci siano altre vittime non segnalate. “Purtroppo – specifica la Ong – non conosciamo un numero affidabile di morti in Bielorussia. In mancanza di fonti migliori ci affidiamo alle relazioni, molto lacunose, pubblicate dai servizi bielorussi. E d’altra parte non sappiamo nemmeno quanti corpi ci siano dispersi nella foresta sul lato polacco”.
(Fonte: Ong Grupa Granica)
Turchia-Grecia (Dikili-Lesbo), 10 gennaio 2024
Quattro vittime (3 morti e un disperso) nel naufragio di un gommone che, salpato dalla Turchia, stava per attraccare a Lesbo. Partito in piena notte dalla costa del distretto di Dikili, il canotto, di pochi metri, era stracarico: 36 profughi a bordo, tutti africani in fuga dal Sudan e dall’Etiopia. Verso le tre del mattino è arrivato all’altezza della spiaggia rocciosa di Agios Georgios, a Thermi, una decina di chilometri a nord di Mitilene. Il mare era molto mosso e spirava un vento teso, con raffiche fino a forza nove. Accostando, trascinato dal vento, il natante ha urtato con violenza contro una roccia e poi è finito sulla scogliera. Diverse persone sono cadute in acqua. Molte sono riuscite a raggiungere la spiaggia dove intanto erano arrivate quelle che erano rimaste avvinghiate allo scafo. Nel buio hanno cercato di risalire il ripido pendio della costa, cominciando a cercare aiuto. Alle prime luci dell’alba è stata contattata anche la Ong Aegean Boat Report. Quando, via terra, sono arrivati i primi soccorritori, sono stati recuperati vicino agli scogli due corpi senza vita, un uomo e una donna. Più tardi, in un altro punto della scogliera, è stato scoperto un altro cadavere. Nel corso della mattinata, poi, sono stati individuati tutti i superstiti: prima 9, poi 24 e infine 32. Uno dei profughi risulta dunque disperso. I superstiti sono stati trasferiti nel centro accoglienza di Kara Tepe, tranne uno che, ferito, è stato ricoverato a Mitilene.
(Fonte: Aegean Boat Report, Efsyn, Alarm Phone, Ekathimerini, Ana Mpa, Reuters, Associated Press, Infomigrants, Ansa)
Marocco-Spagna (Martil-Ceuta), 13 gennaio 2024
Un giovane marocchino, Ayman Laaribi, 17 anni, è scomparso in mare nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Il ragazzo ha messo a punto il piano della traversata insieme a due amici. Residenti a Martil, circa 40 chilometri a sud dell’enclave spagnola, i tre ragazzi si sono procurati delle mute da sub e poi si sono diretti insieme a Castillejos, dove la sera di venerdì 12 hanno preso il mare, nella zona del Tarajal. Durante la traversata, circa a metà percorso, mentre si portavano al largo, si sono persi di vista. Uno è riuscito ad arrivare a Ceuta. Un altro, Ayoub, ha preferito rinunciare e prima dell’alba è rientrato in Marocco. Di Ayman non si sa più nulla. A dare l’allarme è stato Ayoub, che ha avvertito la famiglia. Immediate le ricerche sia in territorio spagnolo che marocchino. Ayman non risulta mai arrivato a Ceuta e, d’altra parte, si esclude che possa essere tornato su una spiaggia marocchina come ha fatto Ayoub. Nessuna traccia anche in mare. L’ultima volta che Ayoub e l’altro ragazzo lo hanno visto era ancora lontano dalla linea di frontiera. Da quel momento non se ne sa più nulla. I familiari, all’oscuro della sua intenzione di arrivare in Spagna, hanno lanciato sabato un appello di ricerca, rivolgendosi anche alla redazione del Faro de Ceuta e diffondendo una serie di foto sul web, inclusa l’ultima, quello che Ayman si è fatto poco prima di partire indossando il giubbotto della muta, di colore blu e nero, con la vistosa scritta della marca (Scubapro) sul petto. Sia le autorità marocchine che quelle spagnole lo considerano disperso.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Libia-Italia (Brega, golfo di Sirte), 14 gennaio 2024
Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato trascinato dal mare su una spiaggia dell’area di Lamersh, nei pressi di Brega, in fondo al golfo di Sirte. Segnalato da alcuni abitanti del posto, dopo un primo sopralluogo della polizia è stato recuperato da una squadra della protezione civile e trasferito nell’obitorio dell’ospedale a disposizione della magistratura. Stando allo stato di degrado, il corpo è rimasto in acqua diversi giorni. Si ritiene che l’uomo sia annegato tentando di arrivare in Italia
.(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Al Khums), 14-15 gennaio2024
Su una delle spiagge di Al Khums, nella zona di Celine, 120 chilometri a est di Tripoli, il mare ha trascinato il cadavere di un migrante sconosciuto. Per il recupero, su segnalazione della polizia, è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale, in attesa delle decisioni della magistratura. Non sono emersi elementi per risalire alle circostanze della morte ma lo stato di degrado indica che il corpo è rimasto in acqua per più giorni. Si ritiene che provenga da un naufragio sulla rotta tra la Libia e Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Lampedusa), 16-17 gennaio 2024
Si è persa ogni traccia di una barca di legno con almeno 40 migranti salpata dalla Libia sulla rotta per Lampedusa probabilmente la notte di giovedì 11 gennaio. Il primo avvistamento, nelle acque della zona Sar maltese, a sud delle Pelagie, risale alla mattina di venerdì 12, ad opera di un velivolo da ricognizione dell’agenzia Frontex. Poco dopo il natante è stato notato da Sea Bird, il piccolo aereo della Ong Sea Watch, che ha segnalato l’emergenza alla piattaforma di soccorso Alarm Phone, alla quale nel frattempo si erano rivolti anche alcuni familiari dei naufraghi. Immediata l’allerta diramata alle centrali Mrcc di Roma e di Malta. Per le ricerche sono stati mobilitati tre aerei – uno italiano, uno maltese e uno di Frontex – che hanno sorvolato le rispettive zone di mare per oltre cinque giorni, senza alcun esito. Senza riscontro anche i dispacci Immarsat diramati da Roma a tutte le navi in transito nella zona, rinnovati giorno per giorno ma senza indicazioni precise sull’ultima posizione della barca in pericolo. Inutile ogni tentativo da parte di Alarm Phone di mettersi in comunicazione con il natante dopo il primo, fugace contatto di venerdì 12.
(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, Alarm Phone, Agrigentonotizie, Repubblica, Anadolu Agency)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 16-17 gennaio 2024
E’ data per dispersa una barca con 37 migranti salpata dalla Tunisia sulla rotta per Lampedusa. Lo ha comunicato il comando della Guardia Costiera tunisina, riferendo che tutte le ricerche condotte da quando è scattato l’allarme non hanno dato esito. La barca è partita da Sfax la notte tra mercoledì 10 e giovedì 11 gennaio. Tutte le persone a bordo risultano tunisine, di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Perso ogni contatto poche ore dopo la partenza, quando il natante era ancora nelle acque territoriali, i familiari hanno dato l’allarme già nella giornata di giovedì. Sono state mobilitate alcune unità navali supportate da un aereo da ricognizione. Nei giorni successivi si è unita alla ricerca, concentrata nel tratto di mare tra Sfax e Madhia, anche l’agenzia europea Frontex. Sempre senza alcun risultato. Martedì 16, a Sfax, numerosi familiari e amici dei naufraghi scomparsi hanno dato luogo a una grossa manifestazione di protesta, culminata in una serie di blocchi stradali, contestando alle autorità di non aver fatto abbastanza per una capillare ricerca dei 37 dispersi.
(Fonte: Reuters, Sergio Scandura Radio Radicale, Infomigrants, Alarm Phone, France 24, Barrons, Xihnua Africa, News Central, Fathshimetrie, Repubblica)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 19 gennaio 2023
Un giovane algerino è annegato nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco. Ha preso il mare prima dell’alba da una spiaggia di Castillejos, a sud dell’enclave spagnola, insieme a un amico, anch’egli algerino. Indossavano entrambi una muta da sub e pinne. Il mare era molto mosso, con onde violente e una forte corrente. Spintisi al largo per aggirare la barriera del Tarajal, si sono persi di vista. L’amico è riuscito a guadagnare la riva oltre il confine ed ha immediatamente dato l’allarme, facendo scattare una operazione di ricerca condotta da unità della Guardia Civil e del Salvamento Maritimo. Le acque comprese tra il Tarajal e il porto commerciale sono state perlustrate per ore fino a quando, nel primo pomeriggio, il corpo del ragazzo disperso è affiorato di fronte alla zona di Fuente Caballos. Agenti della Guardia Civil lo hanno recuperato e poi trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. Nonostante le condizioni meteomarine proibitive, altri cinque giovani (1 siriano, 2 yemeniti e 2 marocchini) sono arrivati a nuoto a Ceuta nelle ore precedenti questa ennesima tragedia.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Turchia-Grecia (Datca-Symi), 19-20 gennaio
Quattro migranti morti in un naufragio nell’Egeo tra le coste turche e l’isola greca di Symi. Erano con altri 38-40 profughi su uno zodiac salpato dalla zona di Datca, nella provincia turca di Mugla. Volevano arrivare a Simy, distante appena poche miglia ma, a causa probabilmente del sovraccarico e delle cattive condizioni del mare, il gommone ha ceduto e ha cominciato ad affondare quando era ancora nelle acque turche. L’allarme è scattato poco prima della mezzanotte di venerdì 19 gennaio. Sul posto dell’emergenza si sono portate diverse unità della Guardia Costiera di Mugla, che hanno raccolto inizialmente i 28 naufraghi trovati ancora aggrappati al relitto e poi altri 10-12 che erano in acqua nelle vicinanze. Per altri 4 i soccorsi sono arrivati troppo tardi: i loro corpi senza vita sono stati recuperati nelle prime ore del mattino di sabato 20. La Guardia Costiera turca ha continuato le ricerche per l’intera giornata di sabato perché il numero preciso delle persone a bordo dello zodiac non è stato confermato.
(Fonte: Aegean Boat Report, Alarm Phone)
Marocco-Spagna (Nador-Adra), 20 gennaio 2024
Un giovane migrante maghrebino è annegato dopo essere stato costretto a scendere in mare a notevole distanza dalla riva dal motoscafo veloce che lo aveva trasportato dal Marocco in Spagna, sulla costa di Almeria, insieme ad un’altra ventina di giovani. Lo sbarco è avvenuto intorno alle due del pomeriggio, di fronte alla spiaggia di Guainos, 6 chilometri a ovest di Adra e circa 60 da Almeria. L’allarme è stato lanciato da alcuni compagni della vittima appena si sono accorti che a riva non c’era. Le ricerche, organizzate dalla Guardia Civil con la collaborazione del Salvamento Maritimo, si sono protratte per alcune ore, fino a che, prima di sera, il corpo ormai senza vita del giovane è stato trovato spiaggiato sul litorale di Guainos, a non grande distanza dal punto in cui è avvenuto lo sbarco in mare. Nelle stesse ore e lungo lo stesso arco di costa, tra Adra e El Ejdo, ci sono stati altri 4 sbarchi da motoscafi veloci per un totale di oltre 100 migranti.
(Fonte: Diario de Almeria, Ong Cipimd)
Libano-Cipro (Larnaca), 20-21 gennaio 2024
Un profugo, probabilmente siriano o libanese, è scomparso in mare al largo di Cipro. Era su una delle tre barche cariche di profughi salpate dalla costa di Tripoli, in Libano, e intercettate dalla Guardia Costiera di Cape Greco a circa 10 miglia dall’isola. In tutto, almeno 190 persone che, trasferite sulle motovedette o scortate sulla stessa barca con cui sono arrivate, venivano condotte verso il porto di Larnaca, per essere poi assegnate al centro di accoglienza di Pournara, a Kokkinotrimithia. Secondo quanto ha riferito la Guardia Costiera, l’uomo, a circa due miglia dalla costa, ha eluso la sorveglianza e si è gettato fuoribordo. Probabilmente voleva raggiungere la riva a nuoto per sottrarsi alla consegna al centro migranti, ma è presto scomparso in mare. Sono subito scattate le ricerche, con l’intervento anche di altre unità arrivate da Cipro e di un aereo da ricognizione della Marina, ma senza alcun esito.
(Fonte: Cyprus Mail)
Mauritania-Spagna (El Hierro, Canarie), 21 gennaio 2024
Un migrante subsahariano è morto poche ore prima dei soccorsi su un cayuco partito dalla Mauritania sulla rotta per le Canarie. A bordo c’erano altre 65 persone: 54 uomini, 8 donne e 3 ragazzi minorenni. Rimasto in mare per giorni, il barcone è stato avvistato prima dell’alba un miglio circa a sud di El Hierro, la più occidentale delle Canarie. Il centro di coordinamento di Tenerife del Salvamento Maritimo ha mobilitato la salvamar Adhara che, di base a El Hierro, ha presto intercettato il cayuco, scortandolo poi fino al porto, dove nel frattempo è stato predisposto un servizio di assistenza medica d’emergenza. Al momento dello sbarco, intorno alle 6, si è scoperto che uno dei migranti era ormai senza vita. Molto provati anche tutti gli altri. Uno, in particolare, è stato ricoverato in gravi condizioni, quasi privo di conoscenza, per un forte stato di ipotermia e sfinimento. La salma è stata trasferita presso l’obitorio dell’ospedale. Meno grave un altro ricoverato, mentre 7 sono stati assistiti dal centro medico del porto.
(Fonte: El Diario, Canaria7, Ong Caminando Fronteras, Europa Press)
Turchia e Cipro (costa Antalya-Adana e penisola Karpasia), 21-22 gennaio 2024
I corpi di 11 migranti sono affiorati in Turchia (8) e a Cipro (3) nell’arco di meno di due settimane. Si ritiene che provengano dallo stesso naufragio. In Turchia i cadaveri sono stati trovati su alcune spiagge della regione di Antalya, tra Alanya e Adana. Gli ultimi due, entrambi di uomini, sono stati recuperati sul litorale privato di un hotel nella zona di Serik, poco più di 30 chilometri a est di Adalia. Il giorno prima, la mattina di domenica 21, intorno alle 10,30 un altro cadavere, sempre di un uomo, era stato segnalato alla polizia dal personale di un hotel ad Aksu, dopo averlo avvistato sulla spiaggia annessa alle strutture alberghiere. Nei giorni precedenti, a partire da mercoledì 17, erano stati recuperati a Manavgat i cadaveri di un bambino e di un adulto, mentre sabato 20 altri due uomini sempre a Manavgat e una giovane donna a Serik, 35 chilometri più a ovest. I tre corpi rinvenuti a Cipro erano sulla costa nord: uno è quello di una donna affiorato su una scogliera a Vokolida e due, entrambi maschili, in punti diversi della penisola di Karpasia: uno, recuperato domenica 14 gennaio, in un tratto roccioso e l’altro venerdì 19 su un litorale sabbioso. Tutte le salme risultano in uno stato di degrado molto avanzato, tanto da risultare irriconoscibili e, alcune, in parte smembrate. Per tentare il riconoscimento delle 8 trovate in Turchia è stato disposto il prelievo del Dna prima della sepoltura. Quasi certamente si tratta di profughi siriani perché dalle etichette recuperate dalla polizia risulta che gli abiti che avevano indosso sono stati prodotti in Siria. Secondo gli inquirenti dovrebbe essere le vittime di un naufragio “fantasma” avvenuto parecchio al largo e molto tempo prima del ritrovamento. I corpi sarebbero stati poi trascinati sulla costa turca e su quella cipriota dalla burrasca che ha investito la zona, con forti venti e correnti da sud-est. Se questa ipotesi ha fondamento, c’è da credere che ci siano numerosi dispersi.
Aggiornamento 23 gennaio. Un altro cadavere, il nono, è stato trovato sulle coste meridionali della Turchia. Appartiene a una giovane donna. Era sul litorale di Mugla, molto distante dalle spiagge dove sono stati recuperati gli altri, ma il grave stato di degrado, pari a quello degli altri 8, e lo studio dei venti e delle correnti delle ultime settimane ha indotto a credere gli inquirenti che si tratti per tutti dello stesso episodio. Tenendo conto anche delle 3 di Cipro, le salme recuperate salgono così a 12. Prende consistenza l’ipotesi che vengano dal naufragio di un barcone partito dal Libano e scomparso nel mese di dicembre. Il Dna prelevato verrà messo a confronto con quello dei parenti delle persone che erano su quel barcone, in gran parte identificate.
(Fonte: Hurriyet Daily News, Daily Sabah. Azerbaicam24.com, Cyprus Mail)
Turchia-Grecia (Farmakonisi), 21-22 gennaio 2024
Quattro ragazzini sono scomparsi in mare in seguito al naufragio di un gommone con a bordo oltre 20 profughi nei pressi della piccola isola egea di Farmakonisi. Salpato dalla vicina costa turca la sera di sabato 20 gennaio, lo zodiac si è rovesciato, probabilmente per il sovraccarico e le cattive condizioni meteo, poco prima di riuscire ad approdare. Una ventina di naufraghi sono riusciti a raggiungere da soli la riva, ma una volta a terra si sono resi conto che mancavano i quattro più giovani, tutti poco più che bambini, ed hanno chiesto aiuto alla centrale operativa di Alarm Phone, alla quale si erano rivolti anche durante la navigazione, segnalando che lo scafo imbarcava acqua e minacciava di affondare. L’indomani, domenica 21, anche su segnalazione dell’Unhcr, si è avuta conferma dei quattro dispersi. Le ricerche sono continuate per tutta la giornata di lunedì 22, con l’intervento di tre unità della Marina greca e di una dell’agenzia europea Frontex, ma senza alcun esito.
(Fonte: Alarm Phone, Unhcr Greece, Ept News, Infomigrants)
Tunisia (Tunisi), 23 gennaio 2024
Due adolescenti tunisini sono morti assiderati nascondendosi nella cella frigorifera di una nave che doveva salpare per l’Europa. I due ragazzi, uno di 15 e l’altro di 16 anni, erano con due amici, anch’essi giovanissimi, 16 anni appena compiuti. Il piccolo gruppo è riuscito ad eludere la sorveglianza nel porto di Tunisi e a salire sulla nave molto prima della partenza, chiudendosi in una delle grandi celle utilizzate per il trasporto di merci deperibili. Sono rimasti lì – ha riferito Mounir Rayani, direttore regionale della Protezione Civile, parlando ai microfoni di radio Atessia Tv – per almeno 8 ore, prima che il personale di bordo se ne accorgesse. Quando li hanno trovati, mentre la nave si accingeva a lasciare il porto, erano tutti privi di conoscenza e in grave stato di assideramento. Trasportati d’urgenza in ospedale, due non sono sopravvissuti mentre gli altri sono stati ricoverati in condizioni critiche.
(Fonte: Agenzia Ansa, Agenzia Nova, Today)
Libia (Misurata e Brega), 24 gennaio 2024
I corpi di due migranti sono stati trascinati dal mare su due diverse piagge del litorale libico, a est di Tripoli. Il primo, quello di una donna siriana, era nella zona di Al Arasa, 10 chilometri a ovest di Brega, in fondo al golfo di Sirte, oltre 200 chilometri a sud di Bengasi. Segnalato da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato dalla polizia, che ha potuto identificarlo grazie a un documento d’identità trovato negli abiti insieme a 715 euro e 60 mila sterline libanesi. Potrebbe trattarsi di una profuga che, dopo un periodo di soggiorno in Libano, ha raggiunto la Libia per tentare di imbarcarsi verso l’Europa. Si ignorano però le circostanze precise della morte: verosimilmente un naufragio sulla rotta di Malta e dell’Italia. L’altra vittima è un uomo, rimasto sconosciuto: la Mezzaluna Rossa lo ha recuperato su un tratto di costa bassa e rocciosa ad Al Dafniyah, una quarantina di chilometri a ovest di Misurata e quasi 600 da Brega. Appare evidente, viste le distanze, che i due episodi non hanno alcun collegamento tra loro. Entrambe le salme, dopo i primi sopralluoghi, sono state messe a disposizione della magistratura, negli obitori degli ospedali di Brega e Misurata.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libano-Cipro (Cape Greco), 24-25 gennaio 2024
Una bimba siriana di cinque anni è morta poche ore dopo essere stata recuperata da un barcone rimasto alla deriva per sei giorni tra il Libano e Cipro. Altre due bambine di tre e di cinque anni sono state ricoverate in condizioni critiche all’ospedale di Nicosia. Le tre piccole erano a bordo di un barcone salpato dalla costa di Tripoli la mattina del 18 gennaio, con 60 profughi siriani, tra cui numerose donne e 15 bambini. Avrebbero dovuto raggiungere la zona meridionale di Cipro ma dopo poche ore se ne sono perse le tracce. Il primo allarme per la scomparsa è stato lanciato due giorni dopo da alcuni familiari. L’appello è stato raccolto da Alarm Phone, che ha allertato le autorità cipriote. Le ricerche sono rimaste senza esito fino alla tarda mattina di mercoledì 24 gennaio, quando il barcone è stato avvistato oltre 30 miglia a sud di Capo Greco. A bordo erano tutti allo stremo. Per i soccorsi sono intervenuti un elicottero e diverse unità della Marina. Le tre bambine, esanimi per un fortissimo stato di ipotermia e sfinimento, sono state prelevate e portate a Nicosia dall’elicottero. All’ospedale Makarios sono state dichiarate subito in condizioni critiche e sottoposte a terapia intensiva ma una ha cessato di vivere poche ore dopo. Ricoverati d’urgenza anche due adulti che presentavano fratture alle braccia. Gli altri, recuperati dalle motovedette, sono stati sbarcati a Larnaca, dove è stato allestito un centro medico d’emergenza e che ne ha poi smistati molti verso vari ospedali dell’isola.
(Fonte: Cyprus Mail edizioni del 24 e del 25 gennaio, Associated Presse, Alarm Phone, Infomigrants)
Tunisia-Italia (Torre Salsa, Agrigento), 26 gennaio 2024
Un tunisino di 49 anni è annegato nel naufragio di un barcone a breve distanza dalla riva sul litorale di Agrigento. Salpato dalla Tunisia, il battello aveva a bordo una sessantina di persone. E’ arrivato prima dell’alba di fronte a Torre Salsa, una decina di chilometri a ovest di Siculiana, nelle acque della riserva naturale, un tratto di costa molto impervio e di difficile accesso. Il mare era molto mosso, con onde di almeno due metri. Prima di poter trovare un punto dove approdare lo scafo si è rovesciato, schiantandosi tra gli scogli. Quasi tutti i naufraghi sono riusciti a toccare terra da soli e si sono dispersi verso l’interno. Tranne uno. “Uno di noi è sparito tra le onde davanti ai miei occhi”, ha raccontato uno dei superstiti rintracciato dopo il naufragio. A poco a poco sono stati ritrovati anche gli altri giunti a riva: prima 5, poi 11, poi il resto del gruppo. E altri hanno riferito che doveva esserci almeno un morto. La conferma si è avuta nelle ore successive, quando, verso le 5, il corpo della vittima è stato recuperato in acqua fra Torre Salsa e Siculiana. In una tasca deghli abiti c’erano dei documenti e un cellulare che hanno consentito l’identificazione. Risulta che già una volta l’uomo aveva tentato di entrare in Italia ma era stato espulso.
(Fonte: Agenzia Ansa, Agrigentonotizie, Repubblica, La Sicilia)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 26 gennaio 2024
Un giovane maghrebino, verosimilmente marocchino, è annegato nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Il suo corpo senza vita, con indosso una muta da sub, è stato trovato a breve distanza dalla riva nella zona del Recinto, la stessa, a sud della penisola che delimita l’area portuale, dove dall’inizio dell’anno sono stati trascinati dal mare altri 3 corpi di ragazzi annegati, due marocchini e un algerino. Recuperata da una squadra di sommozzatori della Guardia Civil, la salma è stata trasferita nell’obitorio dell’istituto di medicina legale per le indagini. A giudicare dalla zona del ritrovamento e dalle correnti prevalenti, c’è da ritenere che il giovane abbia tentato la traversata partendo da una delle spiagge di Castillejo, poco a sud del confine dell’enclave spagnola. Stando al responso dei medici che hanno ispezionato il cadavere subito dopo lo sbarco su un molo del porto peschereccio, la morte risale a poche ore prima del ritrovamento.
Aggiornamento 8 marzo. Circa 40 giorni dopo il ritrovamento della salma, il giovane annegato è stato identificato da un amico: si tratta di Ouadie Hamidoun, 28 anni, originario di Chaouen, poco più di 100 chilometri a sud di Ceuta. I familiari hanno chiesto la restituzione del corpo, sepolto nel frattempo come “sconosciuto” nel cimitero islamico dell’enclave spagnola.
(Fonte: El Faro de Ceuta ediizoni 26 gennaio e 8 marzo)
Mauritania-Spagna (El Hierro), 26 gennaio 2024
Undici migranti morti (5 donne, 5 uomini e un minore) su un cayuco salpato dalla Mauritania e rimasto in mare per giorni prima di essere soccorso nelle acque delle Canarie. L’allarme è scattato quando il barcone è stato avvistato pochi chilometri a sud di El Hierro, l’isola più occidentale dell’arcipelago. Per i soccorsi è stata mobilitata una motovedetta della Guardia Civil, che ha poi scortato il natante fino al porto. Al momento dello sbarco si è scoperto che due delle 68 persone a bordo, una donna e un uomo, erano ormai morte. Per altre 5 i medici hanno disposto il ricovero urgente in ospedale: una, in particolare, in condizioni critiche. Tutte le altre sono state prese in carico dal servizio di assistenza sanitaria allestito nel porto stesso. Poco dopo i superstiti hanno riferito che il gruppo era composto inizialmente da 77 migranti, tra cui 22 donne e 3 bambini. Oltre alle due trovate a bordo del cayuco, dunque, ci sono altre 9 vittime: 4 donne, 4 uomini e un bambino. In totale, appunto, 11 vittime: 5 donne, 5 uomini e un bambino. I compagni hanno riferito che sono morte di ipotermia e sfinimento durante la traversata e che i loro corpi sono stati affidati al mare.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, La Provincia, Agenzia Efe Canarias, Txema Santana, Euroopa Press)
Mauritania-Spagna (El Hierro), 27 gennaio 2024
Tre migranti subsahariani sono morti su un cayuco rimasto in mare per più giorni prima di arrivare a El Hierro, nelle Canarie: due in pieno Atlantico e il terzo pochi minuti dopo lo sbarco. Il barcone era partito dalla Mauritania con 55 persone, tra cui un bambino, affrontando una traversata di oltre mille chilometri che, con un cayuco, richiede almeno cinque giorni di navigazione ma che si è molto prolungata forse a causa delle condizioni meteo sfavorevoli o per aver perso la rotta. Nonostante le difficoltà, la mattina di sabato 27 gennaio il natante ha comunque raggiunto con i propri mezzi l’isola, entrando nel porto di La Estaca. Tutti a bordo erano molto provati. Uno, in particolare, è apparso subito in condizioni critiche ed è morto sul molo mentre gli venivano prestate le prime cure mediche. Altri otto, tutti uomini adulti, sono stati ricoverati per un grave stato di ipotermia e sfinimento. Nello stesso momento la polizia e la Croce Rossa hanno recuperato i cadaveri dei due che, secondo quanto hanno riferito i compagni, sono morti più di un giorno prima di arrivare a El Hierro. I tre giovani sono stati sepolti domenica 28 gennaio nel cimitero di Valverde. Due sono stati identificati grazie al passaporto trovato tra gli abiti: sono Daman Traore, proveniente dal Mali, e Sylla Koko dalla Mauritania.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, La Provincia, sito web Txema Santana)
Libia-Italia (Shahat e Sabratha), 28 gennaio 2024
I cadaveri di due migranti sconosciuti sono affiorati in due diverse località della costa libica, a grande distanza l’una dall’altra. Il primo, segnalato giovedì 25 gennaio da alcuni abitanti del posto, era su una scogliera di Sousse, nella zona di Shahat, in Cirenaica, oltre 200 chilometri a est di Bengasi. Recuperato da una squadra della Mezzaluna Rossa, è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa delle decisioni della magistratura. Sempre la Mezzaluna Rossa, su indicazione della polizia, è intervenuta per il recupero e il trasferimento nell’obitorio più vicino, dell’altro cadavere, trovato su un tratto di costa rocciosa nei pressi di Sabratha, circa 60 chilometri a ovest di Tripoli e quasi 1.300 da Shahat. Stando alle condizioni di degrado i due corpi sono rimasti in acqua a lungo prima del ritrovamento.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Al Sawawa, Sirte), 28 gennaio 2024
Tra sabato 27 e domenica 28 gennaio la Guardia Costiera libica ha recuperato i corpi di due migranti sul litorale di Al Sawawa, nella zona di Sirte, circa 450 chilometri a est di Tripoli e 570 a ovest di Bengasi. Quando sono stati avvistati flottavano a breve distanza dalla riva. Riportati a terra da una motovedetta, sono stati poi trasferiti nell’obitorio di un ospedale di Sirte, in attesa delle disposizioni dell’autorità giudiziaria. Non sono stati trovati elementi per poterli identificare ma si ritiene che siano annegati nel naufragio di una barca di migranti sulla rotta verso l’Italia.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia (Wadi Al Wareed, Sokna), 29 gennaio 2030
I corpi scheletriti di due migranti sono stati trovati in pieno deserto nei pressi di Wadi Al Wareed, 90 chilometri a est di Sokna, circa 430 chilometri a sud di Misurata. I resti sono affiorati da una tomba improvvisata scavata a fior di terra non lontano da un a pista e quasi ai piedi dell’unico albero visibile nella zona. Segnalati da alcuni autisti in transito, che li hanno visti per caso, sono stati recuperati da una pattuglia della polizia del comando di zona e da personale della Mezzaluna Rossa, che li ha trasferiti nell’obitorio dell’ospedale di Sokna. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione. Secondo la polizia si tratta di due migranti provenienti dal confine meridionale e morti durante la traversata del Sahara. Il fatto che abbiano avuto una sepoltura, sia pure sommaria, fa pensare che facessero parte di un gruppo. L’estremo degrado dei corpi, ormai ridotti a scheletri, induce a ritenere che la tragedia risalga a molto tempo prima del ritrovamento.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Turchia-Grecia (Lesbo), 30-31 gennaio 2024
Due migranti morti e uno disperso nel naufragio di un gommone nelle acque di Lesbo. Partito dalla vicina costa turca del distretto di Dikili con a bordo 60 persone, lo zodiac è arrivato verso sera di martedì 30 gennaio sul litorale nord est dell’isola, all’altezza di Palio, 30 chilometri circa a nord di Mitilene. Il mare era molto mosso e il natante appariva in evidente difficoltà. Era ormai molto vicino a una scogliera quando una motovedetta dell’agenzia europea Frontex ha lanciato l’allarme, senza però poter accostare a causa delle difficili condizioni meteomarine. Il gommone è finito così contro la costa rocciosa. Dei 60 a bordo quasi tutti, 57, sono riusciti a mettersi in salvo da soli, raggiungendo la riva e cominciando poi a inerpicarsi sul ripido pendio che porta verso l’interno. Poco dopo li ha individuati la polizia, arrivata via terra dopo l’allarme dato da Frontex. Una pattuglia, scesa sulle rocce fino al relitto dello zodiac, ha poi trovato due corpi ormai senza vita, un uomo e una donna. I superstiti hanno inoltre riferito che uno dei loro compagni è caduto in acqua al momento dell’urto contro gli scogli ed è stato trascinato via dalla corrente, senza più riemergere. Le ricerche condotte l’indomani, 31 gennaio, non hanno dato esito. Dopo i primi soccorsi, i 57 naufraghi sono stati trasferiti nel centro di Mavrovouni, nel sud di Lesbo.
(Fonte: Aegean Boat Report, Efsyn, Ekathimerini)
Tunisia-Italia (El Amra-Lampedusa), 1 febbraio 2024
Almeno 2 migranti dispersi in un naufragio a sud ovest di Lampedusa. Erano su una barca lunga otto metri partita verso le 21 di martedì 30 gennaio dal litorale di El Amra, una trentina di chilometri a nord di Sfax. A bordo c’erano oltre 50 persone, provenienti da Costa d’Avorio, Guinea Konakri, Benin, Senegal e Bangladesh, tra cui 8 donne, 2 famiglie con 2 bambini di meno di 5 anni e 17 minori non accompagnati. La navigazione si è protratta fino alle prime ore del mattino di giovedì primo febbraio quando, a 21 miglia da Lampedusa, lo scafo si è rovesciato. I soccorsi sono arrivati da unità della Guardia Costiera italiana, che hanno tratto in salvo 49 naufraghi, poi sbarcati al molo Favarolo. Erano tutti in stato di choc e molto provati ma hanno riferito subito che del gruppo iniziale mancavano almeno due persone. Le ricerche dei dispersi si sono protratte fino a sera inoltrata, con l’intervento di un aereo da ricognizione dell’agenzia Frontex e dell’elicottero Volpe 411 della Guardia di Finanza ma senza alcun esito. Senza risposta anche i dispacci inviati dalla centrale Mrcc Italia a tutte le navi in transito.
(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, Agrigentonotizie, La Sicilia, Ansa)
Libia-Italia (Abu Qarim, Misurata), 1 febbraio 2024
Il mare ha trascinato il cadavere di un migrante su una spiaggia di Abu Qarim, nei pressi di Misurata, oltre 200 chilometri a est di Tripoli. Per il recupero è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha poi trasferito nell’obitorio ospedaliero di Misurata a disposizione dell’autorità giudiziaria. Non sono emersi elementi per poterlo identificare ma si ritiene che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere l’Italia. La morte, stando allo stato di degrado, risale a diversi giorni prima del ritrovamento nell’area di Abu Qarim.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Lampedusa), 2-3 febbraio 2024
Un ventenne egiziano è stato trovato privo di vita su un barchino recuperato dalla Guardia Costiera nel tardo pomeriggio di venerdì 2 febbraio a sud ovest di Lampedusa, sulla rotta dalla Tunisia. E’ subito emerso che aveva una profonda ferita alla testa causata, hanno dichiarato gli altri 12 migranti a bordo, da una caduta accidentale durante la navigazione. Secondo le testimonianze raccolte dalla polizia allo sbarco e nel corso degli interrogatori condotti nella giornata di sabato 3 febbraio, il motore è andato in avaria quando la barca era ancora in acque internazionali. Il giovane egiziano avrebbe cercato di farlo ripartire colpendolo ripetutamente ma nel tentativo di sferrare un calcio sarebbe scivolato cadendo all’indietro e sbattendo con violenza la nuca. La rotta è poi in qualche modo ripresa, fino a quando il natante è stato intercettato dalla Guardia Costiera. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta.
(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa)
Algeria-Italia (Skikda-Sardegna), 3-4 febbraio 2023
Nove morti e 5 dispersi in un naufragio al largo dell’Algeria orientale sulla rotta per la Sardegna. Due soli dei 16 giovani a bordo si sono salvati. La barca era partita dalla zona di Skikda, circa 470 chilometri a est di Algeri e poco più di 200 dal confine con la Tunisia, puntando verso le coste sarde sud-occidentali. Molti dei sedici harraga erano dell’area di Skikda, altri venivano da Guelma, una città dell’interno situata meno di 100 chilometri a sud est. Le condizioni meteo non erano buone, con mare molto mosso e forti venti ma il gruppo di migranti ha deciso di partire ugualmente. Il naufragio è avvenuto poco dopo, all’interno delle acque algerine, quasi certamente – rilevano i giornali locali – a causa delle onde alte e violente che hanno rovesciato lo scafo, già instabile per il sovraccarico. Quando le prime motovedette della Marina algerina sono giunte sul posto la tragedia si era ormai compiuta. I soccorritori hanno recuperato due soli naufraghi ancora in vita. Poi i primi cadaveri, fino a un totale di 9. Nessuna traccia degli altri 5 che, come hanno confermato i due superstiti, erano a bordo.
(Fonte: L’Unione Sarda, Tgr Rai Sardegna, Ennahar, Giornale d Brescia)
Mauritania-Spagna (Gran Canaria), 5 febbraio 2024
Due migranti sono morti su un cayuco intercettato circa 20 chilometri a sud est di Gran Canaria. Salpato dalla Mauritania con a bordo 104 persone, tra le quali diverse giovani donne, il barcone è rimasto alla deriva per giorni. L’allarme è scattato quando, intorno alle 9,20, è comparso sugli schermi radar del comando della Guardia Civil, che ha mobilitato il Salvamento Maritimo. Da Arguineguin è partita la guardamar Caliope. I soccorritori, constatando che il cayuco non era più in grado di reggere il mare, molto mosso, con onde alte e violente, hanno deciso di trasferire tutti i migranti sulla Caliope, scoprendo che c’erano anche due cadaveri e che quasi una decina dei superstiti erano ormai allo stremo. I due più gravi sono stati trasferiti in elicottero in un ospedale di Gran Canaria mentre gli altri, subito dopo lo sbarco, sono stati affidati al centro medico allestito sul molo di Arguineguin. Per cinque è stato necessario il ricovero.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, Canarias 7, Europa Press, sito web Txema Santana)
Mauritania-Spagna (Nouakchott-Canarie), 5 febbraio 2024
Non si ha più traccia di un cayuco salpato dalla Mauritania per le Canarie con a bordo 65 persone, tra cui 8 donne, provenienti, oltre che dalla stessa Mauritania, da Senegal, Mali e Guinea. Tutto lascia pensare a un naufragio fantasma, senza superstiti. Si sa per certo che il barcone è partito nelle prime ore del mattino del 16 gennaio dalla zona di Nouakchott. Dallo stesso tratto di costa e alla stessa ora ha preso il mare per le Canarie il cayuco rintracciato il 26 gennaio, alcuni chilometri a sud di El Hierro, con soli 66 superstiti dei 77 migranti a bordo (nota del 26 gennaio): un’agonia di dieci giorni dopo che avevano perso la rotta, anche a causa delle difficili condizioni meteomarine. Dal momento della partenza, invece, del primo barcone non si è saputo più nulla. Il primo allarme è stato lanciato il 27 gennaio dalla centrale di Alarm Phone, contattata da alcuni familiari dei dispersi. Sono state avvertite sia le autorità mauritane che quelle marocchine e spagnole, ma le ricerche non hanno dato esito. In mancanza di notizie diversi familiari hanno avviato indagini in proprio. Alcuni hanno anche raggiunto le Canarie sperando di trovare qualche informazione utile. Tra questi, due giovani originari di Guidimakha (una città dell’interno della Mauritania, distante quasi 650 chilometri da Nouakchott) il cui fratello minore, Demba, era sulla barca scomparsa e che, a loro volta, sono da anni emigrati in Francia. “Abbiamo scoperto solo tre giorni dopo che Demba si era imbarcato – hanno riferito lunedì 5 febbraio al quotidiano El Diario – Ha pagato 1.200 euro per trovare un posto. A Guidimakha faceva l’elettricista e non se la passava male, ma sognava di andare a vivere in Spagna. Tuttavia non ci ha mai parlato del suo progetto di partire. Noi lo abbiamo saputo da un conoscente che aveva cercato di imbarcarsi sullo stesso cayuco ma era rimasto a terra perché non c’era posto per tutti. Per prima cosa abbiamo tentato di telefonargli, ma il suo cellulare non squilla più. Allora abbiamo cominciato a cercarlo dalla Francia, attraverso la Croce Rossa, che ci ha messo in contatto con la Marina di Rabat in Marocco e con la Guardia Civil spagnola. Tutto inutile. Così siamo venuti alle Canarie. Siamo stati ovunque: alla polizia, in tutti gli ospedali, nei centri di accoglienza. Senza trovare nulla. Alla fine ci siamo decisi a fare la denuncia ufficiale di scomparsa. Ormai abbiamo perso ogni speranza…”.
(Fonte: El Diario, Alarm Phone)
Libia (Zallaf, Brak Sahara), 6 febbraio 2024
La polizia del comando di Brak, in pieno Sahara libico, ha recuperato nel deserto il cadavere di un migrante subsahariano. A segnalarlo sono stati alcuni autisti in transito: il corpo era semicoperto dalla sabbia non lontano da una pista nella zona di Zallaf, 5 chilometri da Brak e circa 80 a nord di Sabha, la città del Fezzan dove confluiscono le piste provenienti dal confine con il Niger e il Chad e da cui partono le strade che attraversando il Sahara per centinaia di chilometri conducono verso Misurata e Tripoli, sulla costa. A giudicare dallo stato di decomposizione la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento della salma. Non sono emersi elementi per l’identificazione ma si tratta certamente di un migrante morto durante la traversata del deserto verso il litorale in cerca di un imbarco.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 7 febbraio 2024
Un ragazzo marocchino di 17 anni, Baker, è scomparso in mare nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Le sue tracce si sono perse da sabato 3 febbraio. Partito da Martil, circa 40 chilometri a sud di Ceuta, ha raggiunto la zona di Castillejos, in prossimità del confine, con un amico, Amin. Dovevano tentare insieme la traversata ma all’ultimo istante Amin ha rinunciato a causa delle pessime condizione del mare. Baker ha deciso di proseguire. Erano le 21,30. Da quel momento non se ne è saputo più nulla. Non ricevendo notizie, dopo un paio di giorni la famiglia ha dato l’allarme, denunciandone la scomparsa e lanciando un appello di ricerca anche alla redazione del quotidiano El Faro di Ceuta. Studente modello, appassionato di ciclismo, Baker aveva già tentato in passato, senza riuscirci, di attraversare la frontiera, ma sembrava aver rinunciato all’idea di espatriare. E’ probabile che abbia deciso di riprovarci – ha riferito un cugino – quando ha saputo che due suoi amici, Mounir e Badr Al Qabbashi, venerdì 2 febbraio erano riusciti a raggiungere Ceuta. Ha seguito la loro stessa via, tentando di superare la scogliera e le barriere della frontiera sud, per approdare poi nella zona del Tarajal. Ma a Ceuta non è mai arrivato.
Aggiornamento 12 febbraio. Il cadavere di Baker è stato trovato domenica 12 febbraio all’altezza della spiaggia di Marina Smir. Dopo il riconoscimento ufficiale, lunedì 12 è stato sepolto nel cimitero islamico di Martil a Ceuta
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Tunisia-Italia (Jebiniana-Lampedusa), 8 febbraio 2024
Quaranta profughi sudanesi sono morti (13 cadaveri recuperati e 27 dispersi) in un naufragio sulla rotta tra la Tunisia e l’Italia. Due soli i superstiti. Erano su una barca di fortuna, costruita alla meglio con rottami metallici, partita mercoledì 7 febbraio dal litorale di Jebiniana, 30 chilometri a nord di Sfax. La traversata verso le Pelagie si è interrotta meno di 70 chilometri più a nord, al largo di Madhia: lo scafo non ha retto al sovraccarico e alle condizioni del mare, rovesciandosi e affondando in pochi minuti. La Guardia Costiera tunisina intervenuta per i soccorsi – ha riferito Farid Ben Jha, portavoce del tribunale di Monastir, che ha dato ufficialmente la notizia della tragedia – ha trovato soltanto due naufragi ancora in vita, tratti in salvo da un peschereccio, ed ha poi potuto recuperare 13 cadaveri. Nessuna traccia degli altri 27, considerati dispersi. La Procura di Monastir ha aperto un’inchiesta per individuare chi ha fornito la barca per la traversata. “I sudanesi – ha fatto notare il portavoce dell’Oim Flavio Di Giacomo – hanno la carta d’asilo dell’Unhcr, un riconoscimento che poteva proteggerli dal rischio di deportazione e carcerazione. Ma sappiamo che in Tunisia non esiste una legge sull’asilo”.
(Fonte: Al Jazeera, Ansamed, La Terre Pour Tous)
Libano-Cipro-Turchia (Mersin), 9 febbraio 2024
Il cadavere di un migrante è stato avvistato da un ferry di linea sulla rotta tra Cipro e la Turchia, alcune miglia al largo di Mersin. Per il recupero è intervenuta una motovedetta della Guardia Costiera turca, che ha sbarcato la salma nel porto di Mersin, facendolo poi trasferire nell’obitorio dell’ospedale in attesa della conclusione delle indagini disposte dalla magistratura. A giudicare dallo stato di degrado, era in mare da più settimane. Secondo la polizia è ricollegabile ai 12 cadaveri trovati tra il 21 e il 23 gennaio: 9 in vari punti della costa turca meridionale, tra Antalia e Adana, e 3 a Cipro (nota del 21-22 gennaio, aggiornamento del 23 gennaio) in seguito a un “naufragio fantasma”, molto probabilmente quello di un barcone partito dal litorale libanese di Tripoli nel mese di dicembre 2023. Per la conferma sono attesi i risultati dell’esame del Dna prelevato dalle salme recuperate.
(Fonte: Cyprus Mail)
Marocco-Spagna (Beliones-Ceuta), 10 febbraio 2024
Due ragazzi marocchini – Hazem Al Salai e Ismail Zaide, entrambi appena quindicenni – sono scomparsi in mare nel tentativo di arrivare a Ceuta a nuoto. Erano in tre. Hanno preso il largo da una spiaggia di Beliones, verso le 7,30 di venerdì 9 febbraio, al margine della frontiera nord dell’enclave spagnola, in prossimità del varco di Benzù. Il mare era in tempesta. Uno solo dei tre ce l’ha fatta a raggiungere la riva dall’altra parte ed ha subito dato l’allarme, segnalando alla famiglia di essere arrivato ma di aver perso ogni contatto con i due amici che erano con lui. Le ricerche non hanno dato esito, né a Ceuta né in Marocco. Di certo i due scomparsi non sono arrivati in territorio spagnolo né hanno preso contatto con le famiglie. Entrambi studenti, secondo i familiari e gli amici non hanno mai manifestato in passato l’intenzione di fuggire in Spagna. Si direbbe anzi che la decisione presa dai tre amici sia stata quasi improvvisata, senza procurarsi una muta e un paio di pinne come fanno quasi tutti ma indossando solo un costume da bagno, senza rendersi conto probabilmente delle difficoltà e dell’estrema pericolosità dell’impresa.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Tunisia-Italia (Biserta-Lampedusa), 10-12 febbraio 2024
Almeno 17 migranti tunisini sono scomparsi in mare nel naufragio della barca con cui stavano cercando di raggiungere l’Italia. La tragedia è avvenuta tra il 5 e il 6 febbraio ma la notizia è emersa solo tra sabato 10 e lunedì 12 febbraio su iniziativa delle famiglie delle vittime ed è stata poi confermata ai media locali e ufficializzata dal portavoce della Guardia Costiera, Houssem Eddine Jebabli. Il natante, un piccolo scafo sovraccarico, era partito da Biserta, all’estremità settentrionale della Tunisia, puntando su Lampedusa ma se ne sono perse le tracce dopo poche ore. In mancanza di notizie i familiari si sono rivolti alle autorità tunisine, sollecitando una vasta operazione di ricerca e poi, di fronte al “silenzio” totale, hanno organizzato una manifestazione di protesta a Biserta, costringendo la Guardia Costiera ad ammettere questo ennesimo “naufragio fantasma”. Tra le vittime c’è anche un bambino di 5 anni. Secondo una Ong tunisina per la tutela dei diritti umani le vittime potrebbero essere anche di più.
(Fonte: Anadolu Agency, Infomigrants)
Libia (Sahara, confine con l’Algeria), 11-febbraio 2024
Una pattuglia della guardia di frontiera libica ha recuperato il cadavere di un migrante algerino nella fascia di confine con l’Algeria, in pieno Sahara. Il corpo era riverso a terra bocconi in una zona sassosa. L’identificazione è stata possibile grazie ad alcuni documenti trovati tra gli abiti. A giudicare dall’avanzato stato di degrado, la morte, dovuta a disidratazione e sfinimento, risale a diversi giorni prima del ritrovamento. Non si è riusciti a ricostruirne le circostanze né se l’uomo, addentrandosi nel deserto oltre la frontiera, abbia tentato da solo o con altri harraga di arrivare in Libia.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Marocco-Spagna (Castillejos-Beliones-Ceuta), 12 febbraio 2024
Due migranti marocchini – Diallo Mohamed Rabih, 22 anni, e Hazim Salai, un adolescente di 14 anni – sono scomparsi in mare tentando di raggiungere Ceuta a nuoto durante la tempesta che ha investito tutta la zona nel week end. Si tratta di due episodi diversi, nel contesto delle decine di tentativi di attraversare la frontiera dell’enclave spagnola registrati tra venerdì 9 febbraio e lunedì 12. Diallo Mohamed ha preso il largo verso le 18 di venerdì da una spiaggia di Castillejos, a sud di Ceuta. Secondo quanto hanno assicurato alcuni amici, era da solo. Da quel momento non se ne è saputo più nulla. Lunedì 12 i familiari ne hanno denunciato la scomparsa. Hazim Salai è partito invece dalla zona di Beliones, dove abitava, a nord dell’enclave. Anche lui venerdì, ma verso le 9 del mattino. Non si sa se fosse da solo o con qualche coetaneo. I familiari, che erano all’oscuro della sua intenzione di fuggire a Ceuta, dopo averlo cercato in Marocco e nella stessa Ceuta, hanno presentato una segnalazione di scomparsa sia a Beliones che al comando superiore della polizia spagnola, fornendo anche alcune foto nella speranza che possano facilitare le ricerche.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Marocco-Spagna (Rincon-Ceuta), 13 febbraio 2024
Un ragazzo marocchino di 18 anni, Redouan Ahannach, è scomparso in mare cercando di raggiungere Ceuta a nuoto. I familiari non erano al corrente della sua intenzione di emigrare in Spagna attraverso Ceuta. Si era confidato solo con alcuni amici ed è appunto attraverso le loro testimonianze che la tragedia è stata ricostruita. Residente a Rincon (M’Diq), una piccola città costiera circa 30 chilometri a sud di Ceuta, Redouan ha raggiunto Castillejos, al confine sud dell’enclave, ed ha tentato la traversata la notte tra venerdì 9 e sabato 10 febbraio, indossando una muta da sub e un paio di pinne. Da allora se ne sono perse le tracce. Non ricevendo sue notizie, gli amici hanno avvertito la famiglia, che a sua volta ne ha denunciato la scomparsa, lanciando un appello di ricerca anche attraverso la redazione del Faro de Ceuta.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Libia-Italia (Sirte), 13-14 febbraio 2024
I cadaveri di tre migranti sono stati trascinati dal mare in tre punti diversi del litorale di Sirte, circa 250 chilometri a est di Misurata e 500 da Tripoli. Segnalati da alcuni abitanti della zona, li ha recuperati la polizia costiera con la collaborazione della Mezzaluna Rossa. Non sono emersi elementi per poterli identificare e stabilire le circostanze della morte, ma si ritiene che i tre siano annegati nel tentativo di raggiungere l’Italia dalla Libia, sulla rotta per Lampedusa. A giudicare dallo stato di degrado, la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento. Le salme sono state trasferite dalla polizia nell’obitorio del locale ospedale in attesa di completare le procedure legali per l’inumazione
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Tunisia-Italia (Zuwara-Zarzis), 14-15 febbraio 2024
Nove migranti morti su una barca naufragata dopo essere andata a fuoco nelle acque della Tunisia, sulla rotta per Lampedusa. La barca era partita la sera di mercoledì 14 febbraio dalla costa libica, nella zona di Zuwara, quasi 120 chilometri a ovest di Tripoli e a meno di 60 chilometri dal posto di confine di Ras Agedir con la Tunisia. A bordo c’erano non meno di 54 persone, provenienti da Bangladesh, Egitto e Sudan. La tragedia è avvenuta l’indomani mattina, circa 4 miglia al largo di Jedaria, una trentina di chilometri a sud di Zarzis e una cinquantina a nord ovest di Ras Agedir. L’allarme è stato dato da alcuni pescatori, che hanno avvertito la Guardia Costiera. Sul posto sono state inviate diverse unità, che hanno tratto in salvo 45 naufraghi e recuperato 9 cadaveri. Per alcuni dei superstiti è stato necessario il ricovero nell’ospedale di Zarzis. Uno, in particolare, in condizioni critiche. Nell’obitorio dello stesso ospedale sono state trasferite le salme.
(Fonte: Tap News Agency, Migrant Rescue Watch, Osservatorio Tunisino Diritti Umani, Associated Press, Infomigrants)
Libia-Italia (Misurata), 16 febbraio 2024
I corpi di due migranti sono affiorati in mare, a breve distanza dalla riva, sul litorale di Misurata, oltre 200 chilometri a est di Tripoli. Uno era all’altezza del villaggio di Qasr Ahmed, meno di 15 chilometri a nord est di Misurata. L’altro di fronte a Qaryat az Zurayqi, oltre 30 chilometri più a ovest. Per il recupero sono intervenute due squadre della Mezzaluna Rossa che hanno poi trasferito le salme nell’obitorio dell’ospedale di Misurata. Non sono emersi elementi per l’identificazione ma appare scontato che si tratta di migranti annegati nel tentativo di arrivare in Italia sulla rotta per Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Grecia (isola di Saria, Scarpanto), 16 febbraio 2024
Un’equipe televisiva che stava girando un filmato ha scoperto il cadavere di un migrante sulla piccola isola di Saria, nell’Egeo, a nord della vicina Scarpanto e a sud ovest di Rodi. Quando è stato avvistato il corpo flottava in acqua, a breve distanza dalla battigia di fronte alla spiaggia di Palatia. Per il recupero è intervenuta la Guardia Costiera di base nel porto di Diafani, a Scarpanto, che ha poi trasferito la salma nell’obitorio del dipartimento di medicina legale del Dodecaneso. A giudicare dallo stato di degrado molto avanzato è rimasto in acqua a lungo prima del ritrovamento. Stando ad alcune carte trovate tra gli abiti dovrebbe trattarsi di un profugo siriano. La magistratura ha comunque disposto un’autopsia e il prelievo del Dna.
(Fonte: Ekathimerini)
Libia-Italia (Zurayqi e Umm Al Qindil), 17 febbraio 2024
I corpi di due migranti sono affiorati sulla costa libica a est di Tripoli, tra Misurata e Sirte, a centinaia di chilometri di distanza. La notizia è stata comunicata lunedì 19 febbraio ma la scoperta risale a sabato 17. Il primo è stato trovato sulla battigia di un tratto di litorale roccioso nella zona di Zurayqui, meno di 30 chilometri a ovest di Misurata. Segnalato da alcuni abitanti del posto, lo ha recuperato una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha poi trasferito nell’obitorio di Misurata. L’altro era su un tratto sabbioso tra Umm al Qandil e Ras Lanuf, nel distretto di Sirte, quasi 400 chilometri più a est. E’ stato trovato dalla polizia intervenuta nella zona nel contesto di una operazione volta a bloccare un tentativo di emigrazione clandestina verso l’Italia da una spiaggia di Zurayqi: gli agenti hanno dapprima individuato una barca di legno senza nessuno a bordo ma già attrezzata per salpare e poi, a non grande distanza, hanno scoperto il cadavere che flottava sulla battigia e che, dopo i primi esami sul posto, è stato trasferito all’obitorio di Ras Lanuf. Stando ad alcune carte trovate tra gli abiti si tratterebbe di un giovane egiziano.
Aggiornamento 22 febbraio. Nel corso delle ricerche condotte dopo il ritrovamento del relitto di una barca e, poco distante, del cadavere di un migrante tra Umm al Qandil e Ras Lanuf, mercoledì 21 febbraio la polizia costiera ha recuperato altri due corpi senza vita sulla battigia, trasferendoli poi, come il primo, nell’obitorio dell’ospedale Bin Jawad di Ras Lanuf. I documenti trovati tra gli abiti hanno consentito di identificare tutte e tre le vittime come migranti egiziani di età compresa tra i 19 e i 20 anni. La scoperta dei tre corpi e del relitto fa pensare a un “naufragio fantasma”, con altre vittime e dispersi in numero imprecisato.
Aggiornamento 27 febbraio. Il mare ha portato a riva i corpi senza vita di altri 7 migranti sul litorale di Umm al Qandil. Recuperati dalla polizia costiera, avvertita da numerose segnalazioni, sono stati trasferiti nell’obitorio dell’ospedale di Ras Lanuf, a disposizione della magistratura. Si ritiene che siano migranti annegati nel naufragio della barca di cui è stato trovato il relitto sulla spiaggia il 17 febbraio. L’ipotesi è accreditata anche dallo stato di degrado delle salme. Nessuno dei 7 è stati identificato ma è verosimile che si tratti di egiziani come le prime tre vittime recuperate il 17 e il 22 febbraio la cui identità è stata rivelata dai documenti rinvenuti tra gli abiti.
Aggiornamento 8-10 marzo. Altri due cadaveri sono stati recuperati l’otto marzo dalla Libyan Coast Security su segnalazione di abitanti del posto: erano sulla battigia della spiaggia di Bin Jawad in stato di avanzato degrado e sono stati trasportati nell’obitorio del locale ospedale in attesa del nulla osta per essere sepolti nel cimitero di Bin Jawad come gli altri trovati nei giorni precedenti.
(Fonte: Migrant Rescue Watch del 17, 22, 27 febbraio e 10 marzo)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 18 febbraio 2024
Un giovane marocchino è scomparso in mare nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. L’allarme è stato dato da un amico sedicenne che aveva preso il largo con lui da una spiaggia di Castillejos, a sud del confine con l’enclave spagnola. Intercettato dalla polizia in calle Molino, poco dopo essere arrivato a terra nella zona del Recinto, all’altezza di Fuente Caballos, il ragazzo ha subito segnalato di aver perso contatto, durante la traversata, con il compagno con cui aveva concordato la decisione di arrivare in Spagna passando da Ceuta. Sulla scia delle sue dichiarazioni è scattata una vasta operazione di ricerca che, partendo dall’area del Recinto, si è via via estesa a una fascia di mare più ampia ma del ragazzo scomparso non è stata trovata traccia. L’unica cosa certa è che non risulta approdato a Ceuta.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Tunisia-Italia (Sfax-rotta per Lampedusa), 18 febbraio 2024
Cinque vittime in due naufragi avvenuti al largo della Tunisia. In entrambi i casi è intervenuta per i soccorsi la Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere. Il primo allarme è scattato, su segnalazione della centrale operativa di Alarm Phone, per un gommone con 60 persone a bordo che, alla deriva da tempo, imbarcava acqua ed era in procinto di affondare. L’unità della Ong, arrivata quando molte persone erano già in acqua, ha tratto in salvo tutti i naufraghi tranne uno, trovato ormai privo di vita sul relitto dello scafo. Molti dei superstiti erano in gravi condizioni ed uno è morto poco dopo essere stato portato sulla Geo Barents. Questo intervento si era appena concluso quando la nave ha ricevuto istruzioni da Mrcc Roma di coordinarsi con le autorità tunisine per un’altra operazione di soccorso verso la piattaforma Shell, 120 chilometri al largo delle coste della Tunisia, di fronte alle isole Kerkennah, dove si erano rifugiati, con l’aiuto del personale della compagnia petrolifera, 19 migranti arrivati a nuoto. Prima dell’alba la Geo Barents ha preso a bordo anche questi i quali – come hanno raccontato dopo il salvataggio – si erano salvati dal naufragio di una piccola barca che, partita dalla Tunisia con 22 persone, aveva cominciato a imbarcare acqua e non era più in grado di tenere il mare. I tre che erano con loro, hanno riferito i superstiti, hanno preferito restare sul relitto che andava alla deriva e si sono persi in mare.
(Fonte: sito Web Medici Senza Frontiere, Alarm Phone, La Stampa)
Marocco (Casablanca), 18 febbraio 2024
Un migrante subsahariano è morto nell’incendio che si è sviluppato durante l’evacuazione forzata nel campo improvvisato di Bakar nel municipio di Al Fida, a Casablanca. Nella struttura, realizzata dagli stessi migranti con materiali di fortuna nella località di Ouled Ziane, vivevano centinaia di persone. La polizia ha organizzato il blitz per smantellarla nella notte tra sabato 17 e domenica 18 febbraio. L’operazione, secondo la Ong Association Marocaine des Droits Humains, è stata condotta con estrema violenza. Si sono uditi anche diversi spari e nel caos che ne è scaturito si è sviluppato un violento incendio. La polizia ha riferito che ad appiccarlo sarebbero stati alcuni migranti, forse per ostacolare il raid. Altre fonti parlano di cause accidentali legate però alla violenza con cui gli agenti hanno agito. Quando, nella mattinata di domenica, è tornata la calma, tra le macerie di una baracca è stato trovato il corpo carbonizzato di un giovane, rimasto evidentemente intrappolato tra le fiamme.
(Fonte: Al Ayoum.com, Association Marocaine Droits Humains)
Serbia (confine con la Macedonia), 19 febbraio 2024
Tre profughi sono morti e altri 11 sono rimasti feriti su un furgone finito fuori strada la sera di lunedì 19 febbraio in Serbia, nei pressi del confine con la Macedonia. L’automezzo, con alla guida un quarantatreenne serbo, proveniva dalla linea di frontiera, dove presumibilmente aveva preso a bordo il gruppo di profughi entrati in Serbia dalla Macedonia nella zona tra la città frontaliera macedone di Tabanovce e quella serba di Presevo, distanti tra loro meno di 15 chilometri. Procedeva a forte velocità in direzione nord, verso Nis e poi Belgrado, seguendo uno degli itinerari della rotta balcanica. In prossimità di un centro abitato l’autista ha perso il controllo della guida e il furgone è finito fuori strada, urtando contro un albero e rovesciandosi su un fianco. Quando la polizia è giunta su posto tre dei migranti a bordo erano già morti. Gli altri 11 sono stati ricoverati in ospedali della zona. L’autista, privo di patente di guida, è stato fermato. Secondo alcuni testimoni una macchina bianca si sarebbe allontanata velocemente subito dopo l’incidente: potrebbe essere un’auto civetta che accompagnava il furgone nel viaggio verso nord.
(Fonte: Associated Press, Fox News, News Time, Sfgate, Newschannel, Infomigrants)
Cipro (Ayos Amvrosios), 22-23 febbraio 2024
Il cadavere di una migrante è stato scoperto la notte tra il 22 e il 23 febbraio al largo della costa meridionale di Cipro, circa 20 miglia a sud di Ayos Amvrosios, nella zona occidentale dell’isola. Ad avvistarlo è stata una motovedetta della Guardia Costiera turco-cipriota, che ha provveduto a recuperarlo e a portarlo a riva. A giudicare dallo stato di degrado il corpo è rimasto in acqua molto a lungo. Si ritiene che ci sia un collegamento con i 12 cadaveri recuperati tra il 21 gennaio e il 9 febbraio a Cipro e in vari punti delle coste della Turchia (note del 21-22 e 23 gennaio e 9 gennaio) e con la scomparsa di un barcone carico di profughi in maggioranza siriani partito dal Libano per Cipro nel mese di dicembre 2023.
(Fonte: Cyprus Mail)
Libia-Malta (Marsaskala), 23 febbraio 2024
Cinque migranti morti (4 uomini e una donna) in un naufragio circa tre miglia al largo di Malta. Erano su una piccola barca di legno, uno scafo lungo meno di otto metri, con altri 29 migranti, rimasto alla deriva per almeno quattro giorni. L’allarme è scattato quando il natante, abilitato per non più di 12 persone, è stato avvistato, dopo una richiesta di aiuto, di fronte a Zonqor Point, nella zona di Marsaskala e non lontano da La Valletta. Per i soccorsi è partita una motovedetta della Marina maltese ma – secondo quanto ha riferito Edric Zahara, vicecomandante delle forze navali di Malta – vedendola arrivare i 34 a bordo (provenienti da Siria, Eritrea, Etiopia ed Egitto) si sono spostati d’istinto su un lato, compromettendo l’assetto già precario della barca, che si è rovesciata di colpo. Cinque sono scomparsi tra le onde prima che potessero raggiungerli. Gli altri 29 naufraghi sono stati tratti in salvo e trasferiti poi al porto di La Valletta. Per otto, con forti sintomi di ipotermia, sfinimento e annegamento, si è reso necessario il ricovero in ospedale. Ventuno, dopo i primi accertamenti, sono stati assegnati a un centro di detenzione. Altre unità, mentre i naufraghi venivano trasportati a terra, hanno recuperato i corpi ormai senza vita delle cinque vittime. La fondazione Jesuit Refugee Service ha duramente criticato la decisione delle autorità maltesi di rinchiudere in un centro di detenzione i superstiti che non avevano bisogno urgente di cure mediche anziché prestare loro un’assistenza adeguata.
(Fonte: Times of Malta, Maltatoday, Ansamed, Alarm Phnone)
Libia-Tunisia-Italia (Zuwara-Kerkennah-Lampedusa), 27 febbraio 2024
Sei vittime (un morto e 5 dispersi) tra i 69 migranti di una barca naufragata al largo delle isole Kerkennah dopo essere rimasta alla deriva nel Mediterraneo tra la Libia e la Tunisia, sulla rotta per Lampedusa. Il natante risulta partito dalla costa libica di Zuwara, oltre 100 chilometri a ovest di Tripoli e poche decine dal confine con la Tunisia, la sera di sabato 24 febbraio. Dopo alcune ore se ne sono perse le tracce. Il primo allarme è stato lanciato domenica 25 dalla centrale operativa di Alarm Phone, che aveva ricevuto un Sos dalle persone a bordo. Nella richiesta di aiuto si diceva che il motore era in avaria e la barca ingovernabile. Nelle ore successive la Ong ha cercato di rimettersi in contatto con il battello, tanto più che le condizioni meteo volgevano rapidamente al peggio, ma ogni tentativo è andato a vuoto. Lunedì 26 nuovo appello ma le autorità sia tunisine che libiche hanno riferito di non aver trovato traccia della barca segnalata. Sempre il 26 l’allarme è stato rilanciato anche da Sergio Scandura, di Radio Radicale. Nella tarda mattinata di martedì, poi, dalla Guardia Nazionale tunisina è arrivata la comunicazione che al largo delle isole Kerkennah, di fronte a Sfax, unità della Marina avevano tratto in salvo 63 naufraghi e recuperato un cadavere. Nessuna traccia degli altri 5 migranti a bordo della barca scomparsa.
(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, Alarm Phone, sito web Eleana Elefante)
Libia-Malta-Italia (zona Sar maltese), 27 febbraio 2024
Due migranti sono morti, intossicati da esalazioni di carburante e di ossido di carbonio, poco prima di poter essere salvati dall’equipaggio della nave Sea Eye tra Malta e Lampedusa. Erano su un barcone a due ponti che, salpato martedì 26 febbraio dalla Libia, ha raggiunto martedì la zona Sar maltese, lanciando poi un Sos che è stato intercettato da Alarm Phone. A bordo c’erano 59 persone (in maggioranza bengalesi), parte delle quali, incluse le due vittime, costrette sottocoperta, nel ponte inferiore, intrappolate al chiuso, nell’impossibilità pratica di muoversi a causa del sovraccarico e costretti a respirare per tutta la traversata i gas di scarico del motore. La prima ad arrivare sul posto, nel pomeriggio di martedì 27, su segnalazione di Alarm Phone, è stata la Sea Eye, che ha cominciato il trasbordo scoprendo i due cadaveri e altri 4 migranti in gravi condizioni, tutti privi di conoscenza. La ressa a bordo era tale che, prima di poter soccorrere le persone sottocoperta, è stato necessario evacuare quasi tutte quelle che erano sul ponte superiore. Le due vittime, secondo quanto si è potuto ricostruire, sono morte poco prima dell’intervento della Ong. Degli altri quattro trovati privi di conoscenza, uno era in condizioni critiche, tanto da dover essere trasferito d’urgenza in ospedale, a Malta, con un elicottero. Gli altri tre, tutti bengalesi, hanno ricevuto le prime cure dallo staff medico di bordo della Sea Eye, che li ha poi sbarcati a Lampedusa. Per tutti gli altri 53 il luogo di destinazione è stato Porto Empedocle. Da Lampedusa era partita in soccorso una motovedetta ma il trasbordo dalla Sea Eye non è stato possibile a causa delle pessime condizioni meteo, con mare molto mosso e forti raffiche di vento.
(Fonte: Times of Malta, Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, La Sicilia, Infomigrants)
Marocco-Spagna (Beni Chiker, Nador), 27-28 febbraio 2024
Almeno 8 morti nel naufragio di un gommone semirigido veloce carico di migranti sulla rotta tra il Marocco e l’Andalusia, verosimilmente verso Almeria. Nove i superstiti. Il natante risulta partito la sera di mercoledì 27 dal litorale della municipalità di Beni Chiker, poco lontano da Nador ma sulla costa mediterranea di Charana-Boum Mahfoud. Le condizioni meteomarine erano molto difficili: il battello si è trovato in emergenza poco dopo essere uscito dalla baia da cui era partito: raggiunto il mare aperto, non ha retto alle onde alte oltre 3-4 metri e alle forti raffiche di vento, rovesciandosi prima che potessero arrivare i soccorsi. Le unità della Marina imperiale e della Protezione Civile sono riuscite a trarre in salvo solo 9 naufraghi, recuperando poi 8 corpi senza vita. Le ricerche sono continuate fino a giovedì 28 febbraio per recuperare eventuali dispersi, anche se le autorità marocchine non hanno specificato se e quanti ce ne siano con precisione. Secondo la Ong Association Marocaine Droits Humains il battello naufragato, una delle cosiddette “narcolance” phamtom usate per il traffico di droga o migranti, poteva trasportare fino a 50 persone.
Aggiornamento 3 marzo. Il cadavere di un altro giovane migrante vittima del naufragio di Beni Chiker è stato recuperato in mare all’altezza della spiaggia di Douar Dar Aourag, nel municipio di Bouyafar. Lo hanno avvistato alcuni pescatori mentre flottava non lontano dalla riva. La Protezione Civile lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale Al Hasani di Nador.
Aggiornamento 5 marzo. Erano 56 i migranti imbarcati sul gommone semirigido naufragato. E’ quanto è emerso dalla testimonianza di uno dei 9 superstiti, Aith Sheechar, e dagli accertamenti condotti da alcune testate della stampa locale di Nador e dalla Ong Association Marocaine des Droits Humains. Ne consegue che, essendo solo 9 i naufraghi che si sono salvati, i dispersi (su cui le autorità marocchine non hanno mai fornito indicazioni) risultano 38, per un totale di 47 vittime tenendo conto anche dei 9 cadaveri recuperati. Aith Sheechar, ascoltato dai cronisti di Arrif Land Tv, ha anche riferito che il primo pilota del phantom si è rifiutato di partire a causa del mare molto mosso appena fuori dalla baia dove il natante era attraccato ma che i trafficanti hanno convinto il secondo pilota. Ed ha aggiunto che molti a bordo sono rimasti feriti, perdendo conoscenza, quando lo scafo si è ribaltato di colpo a causa delle onde alte e violente. “Io stesso – ha aggiunto – sono svenuto ma per fortuna la corrente mi ha spinto verso la riva: ho ripreso i sensi sulla spiaggia e intorno a me c’erano agenti delle forze ausiliarie”. Almeno uno dei dispersi è stato identificato: Reda Al Ghabshi, studente, residente a Zayou (430 chilometri a sud est di Nador) ma originario di Zayou (120 chilometri più a sud). Sarebbe inoltre stata individuata la casa dove i migranti sono stati tenuti nascosti prima dell’imbarco mentre tra mercoledì 6 e giovedì 7 marzo sono stati recuperati altri 3 cadaveri.
Aggiornamento 20-26 marzo. I corpi di due giovani sono stati trascinati dal mare, il 20 marzo, sulla spiaggia di Bouqana, a Nador. Recuperati dalla polizia, sono stati trasferiti nell’obitorio dell’ospedale Al Hassani. Si ritiene che si tratti di migranti che erano a bordo della narcolancia affondata al largo di Beni Chiker la sera del 27 febbraio. Un altro corpo, in forte stato di degrado, è affiorato il 25 marzo su una spiaggia della zona di Boarak. Secondo la Ong Association Marocaine des Droits Humains, è il trentesimo.
(Fonte: Morocco World News, Nadorcity.com, Association Marocaine Droits Humains, Helena Maleno Caminando Fronteras. Fonti aggiornamento: Amnous.com, Nadorcity,Ong Cipimd, Arrif Land Rtv)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 28 febbraio 2024
Un giovane marocchino, Ossama Abouhrait, 22 anni, è scomparso in mare cercando di raggiungere Ceuta a nuoto. Originario di Cahouen, cento chilometri a sud dell’enclave spagnola, si è fermato per qualche giorno nel villaggio di Castillejos, ai margini della frontiera, probabilmente per preparare la traversata. Nonostante il mare molto mosso, con forti correnti, ha preso il largo domenica, con l’idea di approdare nella zona del Tarajal. A Ceuta, però, non è mai arrivato né risulta che sia rientrato in Marocco. L’allarme è stato lanciato dalla famiglia che, non ricevendo sue notizie, ne ha denunciato la scomparsa, rivolgendosi anche alla redazione de El Faro de Ceuta per un appello di ricerca.
Aggiornamento 5 marzo. La salma di Ossama è stata recuperata il 3 marzo su una spiaggia di Nador, decine di chilometri più a ovest, dove deve averla trascinata la forte burrasca di ponente che ha investito la costa mediterranea del Marocco.
(Fonte: El Faro de Ceuta. Fonte Aggiornamento: El Faro de Ceuta, Nadorcity.com)
Senegal-Spagna (Saint Louis), 28-29 febbraio 2024
Almeno 27 morti nel naufragio di un grosso cayuco carico di migranti poco al largo della foce del fiume Senegal, tra Saint Louis, in Senegal, e il confine con la Mauritania. Venti naufraghi sono stati recuperati in mare e trasportati in ospedale, ma uno ha cessato di vivere poco dopo il ricovero. Imprecisato il numero dei dispersi. Il barcone era partito la notte di martedì 20 febbraio da Joal, circa 80 chilometri a sud di Dakar e oltre 300 da Saint Louis. A bordo c’erano 317 persone. Ha navigato per giorni, fino a raggiungere le acque del Marocco, oltre mille chilometri più a nord, ma a questo punto – come ha riferito una dei superstiti, Mamady Dianfo, originaria della regione della Casamance, nel sud del Senegal, al confine con la Guinea – il “capitano” ha detto che non era più in grado di proseguire verso le Canarie perché aveva perso la rotta. I migranti hanno chiesto allora di riportarli in Senegal. Altri giorni di navigazione fino a che, arrivati intorno alle 10 di mercoledì 28 alla foce del Senegal – una zona molto pericolosa a causa delle forti correnti, di improvvisi colpi di mare e di banchi di scogli e sabbia sommersi – il cayuco, quasi privo di controllo, è finito contro una secca, piegandosi su un lato. Alcuni migranti sono stati sbalzati in mare dall’urto, altri si sono gettati fuoribordo pensando che l’acqua fosse bassa e la spiaggia raggiungibile con facilità, ma subito dopo il banco il mare è di nuovo molto profondo e insidioso. L’allarme è scattato quando alcuni naufraghi sono riusciti a raggiungere la riva e hanno cominciato ad affiorare i primi cadaveri, nella zona tra Sal Sal e Goxu Bbathie. Nelle ore successive sono stati recuperati prima una ventina di cadaveri e poi altri nella mattinata del 29, oltre a vari superstiti, uno dei quali, in condizioni critiche, è morto poco dopo. Difficile il conto dei dispersi perché – ha dichiarato Mamady Dianfo – parecchi, dopo essere riusciti a salvarsi da soli, una volta raggiunta la riva si sarebbero subito dileguati per non essere intercettati dalla polizia. Il Governo ha nominato una commissione d’inchiesta. Nella serata di giovedì 29 febbraio sono state arrestate cinque persone, tutte residenti a Joal: Ousmane Kane, il proprietario del cayuco, e suo padre Lamine, un venditore di motori marini, Gora Guye, e i presunti cassieri della “società” che avrebbe organizzato il viaggio, Pape Ndiaye e Oumy Diop. Ogni migrante avrebbe pagato tra i 250 e i 500 mila franchi (da 380 a 760 euro) per la traversata fino alle Canarie. Secondo alcune fonti le vittime sarebbero in tutto 45, ma la notizia non ha trovato conferma. (link video sul naufragio e i primi soccorsi dalla spiaggia: https://youtu.be/uAmqGsOUvF0)
Aggiornamento 21 marzo-8 aprile. Da un’inchiesta condotta da Revista 5w Cronicas è emerso che nei giorni successivi al naufragio sono stati recuperati almeno altri 2 corpi senza vita, che in totale risultano così 28. Tenendo conto che uno dei naufraghi è morto in ospedale poco dopo il ricovero, le vittime accertate risultano dunque 29. Non essendo noto quanti dei 317 migranti a bordo del cayuco si siano salvati, resta imprecisato il numero dei dispersi ma si teme che siano decine, forse più di cento.
Aggiornamento 22 luglio: almeno 100 dispersi. La tragedia del grosso cayuco naufragato al largo di Nouakchott con circa 300 persone a bordo ha richiamato quella del cayuco, simile per dimensioni e persone trasportate (317), avvenuta il 28 febbraio 2024 nelle acque di Saint Louis, in Senegal. All’epoca, per questo naufragio, a parte i 29 morti accertati in varie fasi, non è stato comunicato un numero, sia pure approssimativo, dei dispersi, pur ipotizzando che dovevano essere decine, nonostante i molti naufraghi fuggiti dopo essere riusciti a raggiungere la riva a nuoto o comunque senza ricevere soccorsi. Da una più approfondita analisi delle cronache pubblicate dal 29 febbraio ai primi giorni di marzo è emerso che la maggior parte dei giornali ha calcolato non meno di un centinaio di dispersi nonostante la mancanza di informazioni ufficiali da parte delle autorità governative.
(Fonte: Pulse.com, Presseafrik, Dakar.com, Le Quotidien, Le Soleil, Associated Press, Internazionale, Trt Italia, Refugees in Libya, Txema Santana, Infomigrants, Alarm Phone, El Diario, Canarias7, Africa News, Aps. Fonte aggiornamento: Revista 5w Cronicas. Aggiornamento 22 luglio: Rfi, Dna News, Le Courrier de Vietnam)
Marocco-Spagna (Beliones-Ceuta), 29 febbraio 2024
Mohamed Karrouk, un marocchino di 26 anni, è scomparso in mare tentando di raggiungere Ceuta a nuoto. Le sue tracce si perdono la mattina di lunedì 26 gennaio. Benché residente a Castillejos, ai margini del confine sud dell’enclave spagnola, ha scelto per la traversata la frontiera nord, partendo da una spiaggia di Beliones, nelle stesse ore in cui decine di ragazzi hanno cercato di superare la barriera confinaria via mare, sfidando la forte burrasca. Per quanto se ne sa, Mohamed ha improvvisato il suo tentativo: sarebbe sceso in acqua senza alcuna preparazione, senza pinne e senza una tuta da sub. Probabilmente contava di costeggiare e aggrapparsi alla lunga scogliera antemurale ma la corrente era fortissima. Sta di fatto che a Ceuta non è mai arrivato e dalla mattina di lunedì 26 non si è più saputo nulla di lui. I familiari hanno lanciato l’allarme giovedì mattina, denunciandone la scomparsa.
Aggiornamento 20 aprile. Il corpo di Mohamed è stato trovato in un obitorio di Algeri, dove era stato trasportato dopo il ritrovamento su una spiaggia dell’Algeria occidentale. E’ stato identificato grazie a una patente di guida scoperta in una tasca degli abiti.
(Fonte: El Faro de Ceuta. Aggiornamento: El Faro de Ceuta, Ong Cipimd)
Marocco-Spagna (Nador-Alboran-Almeria), 1-2 marzo 2024
E’ morto nell’ospedale Torrecardenas di Almeria uno degli oltre 200 migranti arrivati con diverse barche sull’isola di Alboran dal Marocco tra sabato 24 e domenica 25 febbraio. L’uomo si era imbarcato insieme a decine di altri sulla costa di Nador, distante poche miglia dalla piccola enclave spagnola, abitata solo da un presidio militare. Al momento dell’approdo lui ed altri pare siano caduti in acqua perché la barca si è trovata in difficoltà a raggiungere la riva a causa del mare molto mosso. Portato a terra, è apparso subito in gravi condizioni, tanto che domenica 25 lo hanno evacuato con un elicottero del Salvamento Maritimo per trasferirlo al Torrecardenas ma non ha mai ripreso conoscenza e venerdì primo marzo ha cessato di vivere.
(Fonte: Europa Press, La Voz de Almeria, Diuario de Almeria, Ong Cipimd)
Algeria-Spagna (Orano-Almeria), 2 marzo 2024
Sono tutti morti i 17 migranti (15 algerini e 2 marocchini) che erano su una barca scomparsa nel Mediterraneo Occidentale, mare di Alboran, quasi due settimane prima della conferma della tragedia. La partenza, dal litorale di Orano, risale al 19 febbraio, con rotta verso Almeria, in Andalusia. Da quel momento si è persa ogni traccia del natante, uno scafo in fibra bianca con un motore fuoribordo da 115 cavalli. Il primo allarme è stato lanciato il 23 febbraio dalla centrale operativa di Alarm Phone, contattata da alcuni familiari dei migranti, preoccupati per la mancanza assoluta di notizie. Due giorni dopo, il 25 febbraio, ha lanciato un nuovo Sos la Ong spagnola Cipimd, che ha allertato di nuovo sia le autorità marocchine che spagnole. In particolare, il Salvamento Maritimo e la Guardia Civil che hanno avviato una ricognizione aerea a tappeto lungo la rotta presumibile della barca nel mare di Alboran, fino alle coste andaluse. Senza esito. Si è fatto strada a questo punto il timore che si fosse verificato un “naufragio fantasma”, senza superstiti, tanto più dopo il 19 febbraio nella zona le condizioni meteo sono fortemente peggiorate, con forti venti e correnti da ovest. La conferma della tragedia si è avuta tra il primo e il 2 marzo, quando il mare ha trascinato il cadavere di uno dei 17 harraga verso Tipaza, molto a est di Orano.
(Fonte: Ong Comitato identificazione migranti morti e dispersi, Alarm Phone)
Libia-Italia (Sar Libia, acque internazionali), 2-3 marzo 2024
Durante una operazione di soccorso condotta il 2 marzo dalla nave Ong Humanity 1 è intervenuta la Guardia Costiera libica, sparando alcune raffiche di arma da fuoco. Nel caos che ne è seguito, almeno un migrante è scomparso in mare ed è annegato. La tragedia, raccontata ed illustrata con diverse immagini nel sito web della Ong Sos Humanity, è avvenuta in acque internazionali, ai margini della zona Sar libica, in prossimità delle acque di competenza della Tunisia. Quando è comparsa la motovedetta di Tripoli, la Humanity 1, reduce da altri due salvataggi, in quella che era la terza operazione della missione aveva già recuperato diversi naufraghi ma in acqua ce ne erano altri. Le raffiche sono state sparate proprio in quella direzione, per costringere i volontari della Ong a ritirarsi. E’ in questo frangente che almeno uno dei migranti è scomparso mentre altri sono stati catturati e costretti a salire sull’unità libica e la Humanity 1 ha dovuto allontanarsi, con a bordo i 77 naufraghi di questo e dei due precedenti interventi. Mrcc Italia ha assegnato Bari come porto di sbarco.
(Fonte: Rapporto Ong Sos Humanity, Sergio Scandura Radio Radicale)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 3 marzo 2024
Un marocchino di 28 anni, Abdel Ghafour Al Taweel, è scomparso nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Le sue tracce si perdono tra il 10 e l’11 febbraio quando ha preso il mare da una spiaggia di Castillejos con l’obiettivo di aggirare la barriera confinaria e approdare sulla spiaggia del Tarajal. La famiglia, residente a Tetouan, 40 chilometri a sud di Ceuta, ne ha denunciato la scomparsa il 3 marzo alla redazione de El Faro de Ceuta, lanciando un appello di ricerca. A casa erano al corrente delle intenzioni di Abdel di attraversare la frontiera di Ceuta ma non sanno altro: né se era da solo o con qualche compagno né se indossasse una muta da sub o un semplice costume da bagno. Sono certi solo del fatto che ha raggiunto Castillejos da Tetouan e poi ne hanno perso ogni traccia. Hanno deciso di denunciarne la scomparsa dopo giorni di ricerche condotte in proprio senza alcun esito.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Marocco-Spagna (Nador-Melilla), 3 marzo 2024
I corpi di due migranti sono stati trascinati dal mare in due punti diversi, ma non lontani tra loro, della costa marocchina della municipalità di Bouyafar, a nord di Mellilla, a non grande distanza dalla linea di confine. Entrambi avevano indosso una muta da sub e pinne ai piedi, una circostanza che ha indotto subito a escludere che si tratti di due delle vittime nel naufragio avvenuta il 27 febbraio a Beni Chiker, poco più a nord. Si ritiene piuttosto che siano annegati cercando di raggiungere a nuoto l’enclave spagnola a causa delle difficili condizioni meteomarine che hanno moltiplicato i già gravi rischi e le difficoltà di questo genere di tentativi. Dopo un primo esame sulla spiaggia, la polizia ha fatto trasferire le salme nell’obitorio dell’ospedale Hassani di Nador.
Aggiornamento 5 marzo. Uno dei due corpi è stato identificato attraverso i documenti torvati tra gli abiti: si tratta di un marocchino di 22 anni, Ossama Bouhrait, scomparso il 25 febbraio tentando di raggiungere Ceuta a nuoto dalla frontiera del Tarajal. La forte burrasca da ponente lo ha trascinato fino alle soglie di Melilla. Sulla base di questa scoperta non è da escludere che anche l’altro cadavere si quello di uno dei giovani scomparsi a Ceuta nei giorni precedenti.
(Fonte: Association Marocaine Droits Humains, Nadorcity.com, Ariffino. Aggiornamento: El Faro de Ceuta)
Libano-Cipro (Mediterraneo a sud di Larnaca), 4-5 marzo 2024
Un bambino siriano di sei anni morto e altri 3 giovani profughi dispersi nel Mediterraneo tra il Libano e Cipro su una barca rimasta in balia del mare per quasi dieci giorni. La tragedia risale alle ultime settimane di febbraio ma è venuta alla luce tra il 4 e il 5 marzo in seguito alle indagini della polizia e, in particolare, alle dichiarazioni fatte dal padre del piccolo. La barca è partita il 20 dalla zona di Tripoli. A bordo c’erano 35 profughi, tutti siriani, inclusi 12 bambini. Volevano arrivare a Cipro per chiedere asilo ma parecchie miglia a sud di Larnaca il motore è andato in avaria e da bordo non sono riusciti a lanciare alcun Sos. Ormai ingovernabile, il battello è andato alla deriva, seguendo le correnti e i venti, mentre in breve sono finite le poche scorte d’acqua e di cibo. Con il passare del tempo molti hanno cominciato a perdere le forze. E’ in questi giorni che il bimbo è morto, ucciso da sete, inedia e sfinimento. Una notte sono state notate delle luci in lontananza. Tutti si sono convinti che potesse trattarsi della costa cipriota e tre giovani del gruppo hanno deciso di tentare di raggiungerla a nuoto. Da quel momento nessuno li ha più visti. L’odissea è continuata fino al 29 febbraio, quando la barca è stata avvistata e soccorsa da una motovedetta cipriota in pieno Mediterraneo, 108 chilometri a sud dell’isola. A bordo erano tutti molto provati, quasi allo stremo. Due, in particolare, sono stati ricoverati d’urgenza dopo lo sbarco perché trovati in condizioni critiche per disidratazione e per aver bevuto acqua di mare. Della morte del bimbo e della scomparsa dei tre giovani si è saputo solo nei giorni seguenti quando la polizia ha potuto interrogare il padre del piccolo, che aveva con sé altri tre figli ma che, in base ai documenti ritrovati, avrebbe dovuto averne quattro. “L’altro mio figlio – ha riferito l’uomo – è morto di stenti sulla barca. Ho dovuto avvolgerlo in una coperta e affidarlo al mare due giorni prima che arrivassero i soccorsi”. Nel corso delle indagini, poi, è emersa anche la sorte dei tre dispersi i quali, secondo Petros Zenios, ufficiale del Servizio Migrazione, sono stati probabilmente ingannati dalle luci viste nel buio: la costa cipriota era troppo lontana per poter essere scorta. Forse era una nave in transito. Le ricerche organizzate dal primo marzo per ritrovarli non hanno dato esito. Il “capitano” della barca, un ventiduenne, è stato fermato dalla polizia nel contesto delle indagini disposte dalla Procura.
(Fonte: Ekathimerini, Associated Press, Infomigrants)
Libia-Italia (Sar Malta a sud di Lampedusa), 5-6 marzo 2024
Un migrante appena diciassettenne è morto a bordo della Sea Watch 5 nella vana attesa di essere trasferito d’urgenza in elicottero in un ospedale. Il ragazzo era stato trovato svenuto la notte tra il 4 e il 5 marzo sul fondo di una barca in legno a due ponti con a bordo una cinquantina di persone e pericolosamente inclinata su un lato. Nella stiva, accanto a lui, altri tre giovani privi di conoscenza. I quattro presentavano tutti forti sintomi di disidratazione e di intossicazione per aver respirato i fumi del motore durante le lunghe ore della traversata. Il più grave è apparso subito il diciassettenne, che aveva anche gravi ustioni da carburante in tutto il corpo. Dopo le prime cure nell’infermeria, l’equipe medica di bordo ha chiesto per i quattro l’evacuazione urgente mentre il comandante ha proposto alle autorità italiane di dirottare la nave su Lampedusa anziché proseguire verso il porto di Reggio Calabria assegnato per lo sbarco. La telefonata fatta intorno alle 13 di giovedì 6 per chiedere al più presto un elicottero per il ragazzo, ormai in condizioni critiche, è rimasta senza risposta: l’elicottero non è arrivato e il ragazzo ha cessato di vivere poco più di due ore dopo. Dopo la sua morte i 4 naufraghi in gravi condizioni sono stati prelevati da un elicottero militare per trasferirli in un ospedale in Italia ma la salma del diciassettenne è rimasta a bordo nonostante la Sea Watch 5 non disponga di una cella frigorifera. Come porto di sbarco è stata assegnata Ravenna, distante almeno 4 giorni di navigazione. Appena ne ha avuto notizia la Procura ravennate ha annunciato che sulle circostanze della morte del ragazzo avrebbe aperto un’inchiesta per omicidio. Giovedì 7 marzo, sulla scia del clamore suscitato dalla tragedia, le autorità italiane hanno cambiato destinazione per la Sea Watch 5, dirottandola su Pozzallo. L’inchiesta annunciata da Ravenna è così passata alla Procura siciliana di Ragusa.
(Fonte: sito web Ong Sea Watch, Sergio Scandura Radio Radicale, Repubblica, La Stampa, Rai News, Open, Corriere della Sera, agenzia Ansa, Alarm Phone)
Mauritania-Spagna (Nouakchott-El Hierro), 6 marzo 2024
Quattro migranti morti su un cayuco salpato dalla Mauritania e arrivato nelle acque delle Canarie dopo essere rimasto per nove giorni nell’Atlantico. Il barcone risulta partito intorno al 26 febbraio dalla costa di Nouakchott. A bordo c’erano 68 migranti (tra cui 2 donne, 8 bambini e un bebè) provenienti da Senegal, Mali e Guinea Conakry. La traversata verso le Canarie dalla Mauritania richiede in genere 4-5 giorni di navigazione ma devono aver perso la rotta: di loro non si è avuta traccia fino alla sera di martedì 5 marzo quando, intorno alle 20,45, il cayuco è stato avvistato a poco più di 9 chilometri da El Hierro, al largo di La Restiga. I soccorsi, coordinati dal Centro Emergenza delle Canarie, sono arrivati dalla salvamar Adhara. A bordo del barcone la situazione era drammatica: 4 migranti morti e 14 esanimi per pesanti sintoni di disidratazione ed ipotermia. Per uno, in condizioni critiche, è stato necessario il trasferimento immediato in elicottero nell’ospedale di Tenerife. Gli altri sono stati sbarcati nel porto di La Restiga e subito ricoverati nell’ospedale locale. Una equipe medica ha prestato assistenza a tutti gli altri nel centro sanitario allestito vicino al molo. Le quattro vittime sono tutti uomini di giovane età.
Aggiornamento 7 marzo. Uno dei quattro migranti ricoverati in condizioni critiche è morto presso l’Ospedale Universitario di Tenerife. Nel frattempo sono stati sepolti i corpi trovati sul cayuco all’arrivo nel porto di El Hierro mentre sono peggiorati ed è stato necessario ricoverare due dei migranti trasferiti nel centro di accoglienza dell’isola dopo le prime cure mediche.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, Agenzia Efe Canarias, Canarias7. Aggiornamento: El Diario, Agenzia Efe)
Mauritania-Spagna (Isole di Capo Verde), 6 marzo 2024
Sessantuno vittime (6 corpi recuperati e 55 dispersi) su un cayuco partito dalla Mauritania per le Canarie con 65 migranti ma finito alle isole di Capo Verde, dopo essere rimasto per settimane in balia dell’Atlantico. La notizia è stata diffusa mercoledì 6 marzo da Helena Maleno, della Ong Caminando Fronteras, ma il barcone è stato avvistato nelle acque capoverdiane domenica 3. La motovedetta della Marina che lo ha raggiunto ha trovato a bordo solo 4 persone ancora in vita, con accanto i cadaveri di 6 compagni. Trasferiti a terra e affidati alle cure di un centro medico, appena sono stati in grado di parlare i quattro superstiti hanno riferito che, persa la rotta e con il cayuco ormai ingovernabile (non è chiaro se per un guasto al motore o l’esaurimento della scorta di carburante) sono andati alla deriva senza riuscire a chiedere aiuto e a segnalare la loro posizione, mentre si esaurivano rapidamente le scorte di cibo e d’acqua. Dopo alcuni giorni le persone a bordo hanno cominciato a morire e i loro corpi sono stati affiuati al mare. Come in altri casi in passato, la corrente li ha spinti sempre più a ovest, fino ad arrivare in vista dell’arcipelago, dove sono stati intercettati.
(Fonte: Helena Maleno, Ong Caminando Fronteras)
Mauritania-Spagna (rotta delle Canarie), 6 marzo 2024
Almeno 62 morti nel naufragio di un cayuco nell’Atlantico tra la Mauritania e le Canarie. Il barcone risulta partito il primo marzo dalla costa di Nouakchott. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Circa 6 giorni dopo, mercoledì 6 marzo, la Ong Caminando Fronteras ha comunicato che è affondato nei primissimi giorni di navigazione dopo la partenza in circostanze da chiarire. Tutte le vittime erano giovani senegalesi provenienti da varie località del paese, in particolare da Cayar, Lampoul e Saint Louis. Non risultano superstiti.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras)
Libia-Italia (Zuwara-Lampedusa), 8 marzo 2024
Un migrante è morto poco dopo essere sbarcato su una scogliera sulla costa occidentale di Lampedusa. Era su una barca in legno di dieci metri partita la sera di mercoledì 6 febbraio da Zuwara, circa cento chilometri a ovest di Tripoli, con 46 egiziani e pakistani a bordo. La navigazione si è protratta per tutta la giornata di giovedì 7 e buona parte della mattinata di venerdì 8. Nessuno ha intercettato il natante che è approdato in una zona impervia nella zona di ponente dell’isola. Tutti sono riusciti a scendere a terra, tra gli scogli, inclusa la vittima che però, pochi minuti dopo, si è accasciata esanime. I compagni hanno cercato di soccorrerlo ma il giovane è morto poco dopo aver perso conoscenza, probabilmente per un malore dovuto a sfinimento e ai disagi della traversata. Più tardi l’intero gruppo è stato raggiunto e recuperato dalla Guardia Costiera. Il cadavere è stato trasferito nell’obitorio del cimitero a Cala Pisana. I trafficanti hanno preteso da 4 a 6 mila euro da ciascuna delle persone imbarcate.
(Fonte: Agrigentonotizie, La Sicilia, Il Giornale di Sicilia, Agenzia Ansa)
Marocco-Spagna (Beliones-Ceuta), 9 marzo 2024
Un giovane migrante marocchino è annegato alle prime luci del giorno tentando di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco. Il ragazzo era insieme a 4 amici provenienti dalla piccola città di Beliones, la più vicina al confine con l’enclave spagnola, nella zona nord, al valico di Benzù. Era in corso un temporale, con mare molto mosso, pioggia e forti raffiche di vento ma probabilmente il piccolo gruppo contava proprio sul maltempo per eludere la sorveglianza lungo la frontiera. Hanno preso il largo per aggirare via mare la lunga scogliera che delimita il confine in acqua ma prima ancora di superare la barriera dell’antemurale il giovane ha perso il contatto con i compagni e da quel momento non è stato più visto. Appena a terra, sul versante spagnolo, i quattro ragazzi hanno dato l’allarme, facendo scattare una operazione di ricerca condotta dalla Guardia Civil e dal nucleo di sommozzatori del Geas che nel corso della mattinata hanno individuato il corpo a parecchia distanza dalla riva, lo hanno recuperato e, una volta sul molo, consegnato alla polizia mortuaria per il trasferimento nell’obitorio dell’istituto di medicina legale a disposizione della magistratura.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Marocco-Spagna (Beliones-Benzù-Ceuta), 9 marzo 2024
Un migrante sconosciuto è scomparso nel mare in tempesta mentre tentava di raggiungere a nuoto Ceuta: una nuova tragedia a qualche ora di distanza dall’altro giovane harraga annegato poco dopo l’alba quasi nella stessa zona. Nel corso della giornata, sino alle prime ombre della sera, sono riusciti ad arrivare dal Marocco nell’enclave spagnola circa 70 tra marocchini, siriani e qualche subsahariano. Il giovane di cui si sono perse le tracce è stato visto in difficoltà a parecchia distanza dalla riva, nella tarda mattinata, mentre tentava di avvicinarsi alla spiaggia nella zona di Benzu, il valico più vicino alla piccola città marocchina di Beliones. A un certo punto ha alzato una mano, come per chiedere aiuto, e poi è scomparso tra le onde. Agenti del Geas, il reparto sub della Guardia Civil, hanno provato a raggiungerlo ma il mare molto mosso e le violente raffiche di vento hanno ostacolato i soccorsi e del giovane non si è trovata traccia. E’ stato allora segnato il punto dove c’è stato l’ultimo avvistamento per riprendere le ricerche in condizioni meteomarine migliori. E’ probabile, secondo il Geas, che il giovane abbia perso le forze e sia annegato a causa delle forti correnti e soprattutto dell’acqua gelida.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Libia-Tunisia-Italia (Zuwara-Zarzis), 9 marzo 2024
Almeno 5 migranti morti in un naufragio al largo della Tunisia, sulla rotta per Lampedusa. Altri 24 si sono salvati. La barca risulta partita dalla Libia, costa di Zuwara, circa 100 chilometri a ovest di Tripoli. A bordo c’erano non meno di una trentina di persone circa. La tragedia è avvenuta dopo quasi cento chilometri di navigazione, nelle acque tunisine all’altezza del litorale di Zarzis e dell’isola di Djerba. I soccorsi sono arrivati da alcuni pescatori e da unità della Guardia Nazionale tunisina. I 24 superstiti e i 5 cadaveri recuperati sono stati sbarcati a Zarzis. Tunisi non ha comunicato se ed eventualmente quanti, ma c’è da temere che ci siano anche dei dispersi.
Aggiornamento 11 marzo. Un rapporto dell’Oim di Ginevra diffuso nella giornata di lunedì 11 febbraio dal portavoce italiano Flavio Di Giacomo, ha precisato che, come era prevedibile, oltre ai 5 cadaveri recuperati, ci sono almeno 5 dispersi, per un totale di un minimo di 10 vittime. Ha confermato inoltre che la barca era partita dalla Libia, costa ad ovest di Tripoli verso Zuwara, e che ha ceduto al mare, rovesciandosi, a causa del sovraccarico
(Fonte: Tap News Agency, Tg.com24, Rainews. Aggiornamento: rapporto Oim Flavio Di Giacomo, Avvenire, La Repubblica)
Marocco-Spagna (Ceuta), 9 marzo 2024
Nabil Lammagui, un quarantaquattrenne marocchino residente nella zona di Belliones, è annegato tentando di raggiungere Ceuta a nuoto. Sposato, tre figli, Nabil aveva lavorato per anni come operaio frontaliero nell’enclave spagnola passando il confine regolarmente. La chiusura della frontiera a causa dell’epidemia di Covid e l’obblido del visto introdotto dopo la riapertura anche per i frontalieri gli hanno annullato ogni possibilità di ritrovare un impiego a Ceuta. Sabato 9 marzo, quando c’è stata un’ondata enorme di tentativi di ingresso via mare, ha cercato anche lui di aggirare la scogliera antemurale a nuoto all’altezza del varco di Benzù ma non ha avuto fortuna. Il suo corpo ormai senza vita è stato recuperato dalla polizia spagnola e, identificato da alcuni parenti che vivono nell’enclave, è stato sepolto mercoledì 13 marzo nel cimitero islamico di Sidi Embarek con una cerimonia alla quale hanno partecipato il padre e diversi esponenti della comunità musulmana ceutina.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Marocco-Spagna (Ceuta), 10 marzo 2024
Tre migranti marocchini sono scomparsi in mare cercando di raggiungere Ceuta a nuoto in tre momenti e in circostanze diverse ma tutti nel lungo week-end tra giovedì 7 e domenica 10 marzo che ha visto decine di ragazzi, non solo marocchini, tentare la traversata sia partendo da Castillejos, a sud, sia soprattutto dal varco di Benzù, a nord.
Yassin Dezzaz, appena diciassettenne, studente, ha preso il largo nella serata di giovedì insieme ai due amici con i quali era arrivato a Castillejos in pullman da El Yadida, oltre 500 chilometri a sud di Ceuta, nella provincia di Casablanca. La forte burrasca ha indotto i compagni a desistere e a tornare indietro prima di superare la lunga scogliera antemurale. Yassin ha deciso di continuare. Da quel momento nessuno lo ha più visto. La sua storia è stata ricostruita dal fratello Mohamed, arrivato a cercarlo a Castillejos e a Ceuta quando ha saputo della sua scomparsa. In famiglia non aveva mai parlato della sua intenzione di andare in Spagna attraverso Ceuta.
Zakaria Redouan, 25 anni, di Rincon, circa 30 chilometri a sud di Ceuta, ha tentato l’impresa partendo da una spiaggia di Beliones per superare la linea di confine da nord, dove è il valico di Benzù. Si era preparato all’impresa, procurandosi una muta da sub completa di cappuccio per difendersi dal freddo e un paio di pinne. E’ partito a nuoto da solo tra giovedì 7 e venerdì 8. A Ceuta non è mai arrivato né risulta rientrato in Marocco. La sua famiglia ne ha denunciato la scomparsa domenica 10.
Mustapha Debit Saghir, 40 anni, moglie e 4 figli a Castillejos, è scomparso dalle prime ore di sabato 9 febbraio. Voleva raggiungere Ceuta o magari successivamente la Penisola Iberica per trovare lavoro. Nonostante abitasse a Castillejos, meno di 8 chilometri dalla linea di confine meridionale dell’enclave spagnola, ha preferito partire dal litorale a nord, arrivando in pullman fino a Beliones e prendendo poi il largo dalla spiaggia più vicina al confine e al varco di Benzù. La famiglia, al corrente delle sue intenzioni, aspettava notizie o almeno un contatto ma nessuno l’ha chiamata. In una tasca degli abiti aveva una piccola borsa impermeabile con i suoi documenti e un foglio con il numero telefonico di un familiare da contattare in caso di necessità e per essere riconosciuto se gli fosse accaduto qualcosa. Nessuno però ha chiamato quel numero.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Niger (Agadez), 11 marzo 2024
Una giovane fuggita dalla Nigeria e costretta a prostituirsi è stata uccisa da un gruppo di uomini che l’hanno aggredita nella sua casa, ad Agadez, in Niger. Si chiamava Blessing. La sua storia è stata ricostruita e resa nota da Alarm Phone Sahara lunedì 11 marzo. Arrivata in Niger anni fa con la speranza di trovare un lavoro e magari di poter proseguire il viaggio verso l’Europa, è finita nelle mani di una banda criminale che l’ha sequestrata e ne ha fatto una “schiava del sesso”, prima in Niger e poi in Libia. Alcuni mesi fa ha avuto l’opportunità di tornare ad Agadez, con l’intento di poter rientrare in Nigeria ma non aveva più denaro e per cercare di procurarselo ha continuato a prostituirsi. La notte tra il 26 e il 27 febbraio, dopo le tre, alcuni giovani hanno fatto irruzione nella casa dove Blessing viveva con altre donne e si sono particolarmente accaniti su di lei, picchiandola, stuprandola e sottoponendola a una serie di durissime violenze che le hanno provocato un’emorragia interna. Il giorno dopo stava malissimo ma non aveva i soldi per recarsi in ospedale o rivolgersi almeno a un medico. Alcune amiche si sono autotassate per mettere insieme la somma necessaria ma Blessing è morta mentre veniva trasportata al pronto soccorso. La polizia, anziché cercare gli aggressori, ha arrestato le persone che avevano accompagnato la ragazza in ospedale, salvo poi rilasciarle dopo due giorni.
(Fonte: Alarm Phone Sahara)
Libia (Ash Shwayrif ), 11 marzo 2024
Una pattuglia del dipartimento di polizia di Qurayyat, seguendo le indicazioni di una segnalazione pervenuta al comando, ha trovato in pieno Sahara una fossa comune improvvisata con i corpi di 65 migranti. La località precisa è la valle di Al Tanjer, 5 chilometri a est di Ash Shwayrif (Al Shywayrif), quasi 360 chilometri a nord di Sheba e snodo delle strade che proseguono per Tripoli, distante oltre 400 chilometri, o Bengasi, 350 chilometri più a nord-est. La segnalazione è arrivata verso la fine di febbraio. La scoperta è stata fatta il 27 e l’esumazione delle salme, gettate in fondo a una grossa buca ricoperta con palate di sabbia, è proseguita fino al 4 marzo. Dopo una serie di esami sul posto, la Procura ha disposto una nuova sepoltura dei 65 corpi a breve distanza da dove sono stati scoperti ma in una tomba realizzata con blocchetti di cemento e indicata da scritte e segnali. Si ignora l’identità e la provenienza delle vittime, ma Ash Shwayrif si trova lungo la strada che arriva da Sheba, la città dove confluiscono i flussi di migranti in arrivo dal Niger e dal Chad e da cui partono i “trasporti” verso la costa. E’ probabile che occorra indagare in questo contesto. La Procura ha aperto un’inchiesta affidandola al dipartimento di polizia di Qurayyat. La notizia è stata diffusa l’undici marzo.
(Fonte: Migrant Rescue Watch, Oim Ginevra)
Marocco-Spagna (Rincon-Castillejos-Ceuta), 11 marco 2024
Zakaria Haddad, 22 anni, marocchino, è scomparso in mare cercando di arrivare a Ceuta a nuoto. Residente a Rincon, meno di 30 chilometri a sud dell’enclave spagnola, ha raggiunto il villaggio di Castillejos e da qui sabato, con indosso una muta da sub, ha preso il largo partendo da una spiaggia vicino alla linea di frontiera, con l’obiettivo di aggirare la diga foranea e approdare sulla spiaggia del Tarajal. L’allarme è stato dato da alcuni amici i quali, al corrente della sua decisione di raggiungere Ceuta e non ricevendo sue notizie contrariamente a quanto aveva promesso nel caso fosse arrivato, lunedì ne hanno denunciato la scomparsa, lanciando anche un appello di ricerca attraverso la redazione de El Faro de Ceuta insieme ai familiari.
Aggiornamento 26 aprile. Il corpo di Zakaria è stato trovato il 21 aprile sulla spiaggia di Bades, nella municipalità marocchina di Al Hoceima (Alhucemas) oltre 250 chilometri a est di Ceuta e 130 a ovest di Melilla. Recuperato dalla gendarmeria e trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale, è stato identificato grazie alla muta da sub che indossava e poi c’è stato il riconoscimento da parte della famiglia. Il 26 aprile si sono svolti i funerali a Rincon.
(Fonte: El Faro de Ceuta. Aggiornamento: Nadorcity.com, El Faro de Ceuta)
Mauritania-Marocco-Spagna (rotta delle Canarie), 11 marzo 2024
E’ scomparso da un mese nell’Atlantico, sulla rotta delle Canarie, un gommone con a bordo 60 migranti tra cui 8 donne, una bambina di quattro anni e un bimbo di appena tre mesi. Non è chiaro se sia partito dalla Mauritania o dal sud del Sahara occidentale. L’ultimo contatto risale alla sera del 9 febbraio quando da bordo sono riusciti a mettersi in contatto con Helena Maleno, della Ong Caminando Fronteras. Un messaggio disperato: diceva che il canotto stava già affondando. Poi la comunicazione si è interrotta e la Ong non è più riuscita a stabilire alcun contatto. La situazione d’emergenza è stata subito comunicata sia alle autorità marocchine che a quelle spagnole. Helena Maleno ha insistito anche di inviare nella zona un aereo da ricognizione per facilitare le ricerche ma la richiesta non ha avuto riscontro. Da allora del gommone si è così persa ogni traccia. Non risulta né arrivato alle Canarie né rientrato sulla costa africana: un altro “naufragio fantasma” senza superstiti.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras)
Mauritania-Spagna (Nouakchott-Gran Canaria), 11-12 marzo 2024
Sette migranti morti di ipotermia e sfinimento su un cayuco rimasto in mare per 12 giorni sulla rotta tra la Mauritania e le Canarie. Il barcone risulta partito dalla zona di Nouakchott, con 45 persone a bordo, prima dell’alba dell’uno marzo. Da allora se ne sono perse le tracce fino alla sera di lunedì 11 marzo, quando è stato avvistato casualmente tra Boujdour (Sahara Occidentale) e le Canarie, circa 140 chilometri a sud di Gran Canaria e quasi mille da Nouakchott, da una nave mercantile, il Ken Giant, in navigazione dal Brasile a Gran Canaria, che ha avvertito la centrale d’emergenza 112 dell’arcipelago. Da Arguineguin è stata fatta partire la guardamar Caliope, del Salvamento Maritimo, che ha raggiunto durante la notte il cayuco, prendendo a bordo 38 persone allo stremo ma ancora in vita e due cadaveri. Quattro dei superstiti, in condizioni critiche, sono stati evacuati in elicottero e trasferiti d’urgenza all’ospedale Negrin di Gran Canaria. Gli altri sono stati sbarcati nel porto di Arguineguin, dove era stato allestito un centro medico d’emergenza. Appena sono stati al sicuro, alcuni dei superstiti hanno segnalato che, oltre ai due trovati sul cayuco, altri 5 compagni erano morti di stenti nei giorni precedenti: i loro corpi sono stati affidati all’oceano.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, La Provincia, Canarias 7, Europa Press, Agenzia Efe)
Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 13-14 marzo 2024
Sessantuno vittime (60 migranti scomparsi in mare e uno morto all’ospedale di Agrigento) su un gommone rimasto alla deriva per oltre una settimana sulla rotta tra la Libia e Lampedusa. Il natante ha preso il largo tra l’otto e il nove marzo dal litorale di Zawiya, poco meno di 50 chilometri a ovest di Tripoli. A bordo erano in 85, incluse numerose donne e molti bambini, tutti provenienti dal Senegal. Poche ore dopo la partenza il motore è andato in avaria e mentre lo scafo flottava alla deriva anche le camere stagne hanno cominciato a cedere e ad afflosciarsi. Il primo Sos è stato lanciato la mattina di sabato 9 marzo da Alarm Phone che, intercettata una richiesta di aiuto, ha segnalato l’emergenza sia alla Libia e alla Tunisia che all’Italia e a Malta, indicando le coordinate della posizione del gommone, in acque internazionali della zona Sar libica. Nessuno è intervenuto e nelle ore successive la Ong ha perso ogni contatto, senza riuscire più a ristabilirlo. Nessuna traccia, da questo momento, fino alla mattina di mercoledì 13 quando il battello è stato casualmente avvistato a una distanza di due miglia dalla Ocean Viking, la nave umanitaria della Ong Sos Mediterranee. I rubber di salvataggio messi in mare hanno trovato a bordo 25 persone, tutte allo stremo, con gravi sintomi di disidratazione e ipotermia: così sfinite da non essere in grado di muoversi, tanto da dover essere caricate di peso sui battelli e poi sulla nave. Due giovani, in particolare, entrambi privi di conoscenza, erano ormai in condizioni critiche e alcune ore dopo sono stati trasferiti in elicottero negli ospedali di Agrigento e Palermo. Dalle testimonianze dei superstiti è poi emerso che nei giorni precedenti 60 loro compagni, inclusi dei bambini, erano morti di sete e di stenti e che i loro corpi erano stati affidati al mare. Soltanto a questo punto la tragedia è stata ricollegata ai ripetuti Sos per la scomparsa di un gommone con 85 persone lanciati da Alarm Phone fin da sabato 9 marzo ma rimasti inascoltati. Nella notte tra giovedì 14 e venerdì 15, infine, è morto presso l’ospedale di Agrigento il più grave dei due naufraghi evacuati in elicottero. Nonostante le sofferenze patite e le precarie condizioni fisiche dei superstiti, alla Ocean Viking (che nel frattempo aveva effettuato altri due salvataggi, recuperando altri 200 naufraghi) è stato assegnato per lo sbarco il porto di Ancona, distante quasi 1.500 chilometri.
(Fonti: Ong Sos Mediterranee, Sergio Scandura Radio Radicale, Alarm Phone, Avvenire, Domani, Il Giornale di Sicilia, Agenzia Ansa, Il Fatto Quotidiano, Tg La7 Repubblica, Enews Tv, La Gazzetta di Parma, Corriere del Ticino, Il Manifesto)
Polonia-Bielorussia (Sorocza, Hajnowka), 14-15 marzo 2024
Almeno 3 morti nella fascia di frontiera polacco-bielorussa: uno in Polonia e 2 in Bielorussia. Il corpo di un profugo pakistano di 32 anni (identificato grazie ai documenti trovati tra gli abiti) è stato scoperto dalla polizia nei pressi del villaggio di Sorocza, a pochi chilometri dalla città di Hajnowka e a una ventina dal confine. Le autorità non hanno chiarito le circostanze della morte né se sul cadavere ci siano segni di violenza o se l’uomo sia stato respinto una o più volte in Bielorussia quando ha provato a entrare in Polonia per chiedere asilo in Europa. Né è chiaro come sia arrivato fino Sorocza, dove poi ne è stato scoperto il cadavere. L’unica cosa certa è che si tratta di un’altra “vittima della frontiera” e che – come rileva la Ong polacca Grupa Granica – da quando al governo di destra è subentrato quello di Donald Tusk la gestione del confine non è cambiata: “La Guardia di frontiera ha già espulso più di 325 persone dalla Polonia”. La stessa Ong, riferendo la notizia del profugo pakistano, ha dichiarato di aver appreso da un comunicato della polizia bielorussa che almeno altri 2 cadaveri sono stati trovati il 9 marzo, sul versante della Bielorussia, nei pressi del cancello della recinzione che, in piena foresta, dovrebbe restare sempre aperto per consentire il passaggio degli animali. “Siamo pienamente consapevoli – ha commentato la Ong – che le informazioni fornite dai servizi bielorussi vengono utilizzate come propaganda dal regime. Ma la morte di un innocente rimane una morte a prescindere dalla fonte della notizia e dagli scopi per cui viene diffusa”.
(Fonte: Ong Grupa Granica note del 14 e del 15 marzo)
Bosnia (Jania e Bijeljina), 15 marzo 2024
Una giovane profuga sconosciuta, forse afghana, annegata nella Drina, è stata sepolta nel cimitero di Bijeljina, in Bosnia, dieci chilometri circa dalla linea di frontiera con la Serbia. La notizia è stata pubblicata da Nl.Info il 15 marzo ma il cadavere – come ha riferito Nihad Suliic, uno dei volontari che si prendono cura del piccolo cimitero-sacrario dedicato alle vittime della rotta balcanica – era stato trovato qualche giorno prima. Si ignorano le circostanze precise in cui la ragazza ha perso la vita. L’unica cosa certa è che deve essere annegata nel tentativo di attraversare a nuoto la Drina che in quel tratto segna il confine fra la Serbia e la Bosnia. La tragedia è stata scoperta solo quando il cadavere è affiorato sulla sponda bosniaca del fiume ed è stato recuperato dai volontari che assistono i migranti e hanno realizzato il cimitero dove sono sepolte ormai decine di salme non identificate, contrassegnate da lapidi di marmo con incisa la data e due lettere, NN, per indicare che non si conosce il nome del defunto. A tutte le salme il dottor Vidak Simic, patologo forense di Bijeljina, ha prelevato il Dna per poterle eventualmente identificare in futuro. Un cimitero analogo, sempre in Bosnia, è stato allestito a Semberija, anche questo con decine di corpi di profughi sconosciuti.
(Fonte: Nl.info)
Turchia-Grecia (Eceabat, Canakkale), 15 marzo 2024
Almeno 22 migranti morti (tra cui 7 bambini) in un naufragio nell’Egeo orientale, vicino ai Dardanelli, sul litorale a ovest di Eceabat, nella provincia turca di Canakkale. Solo 4 i superstiti. Erano tutti su un gommone che, salpato prima dell’alba, puntava verso le isole greche. La tragedia è avvenuta poco dopo la partenza, nelle acque turche, a non grande distanza dalla riva. Se ne ignorano le cause. Quasi certamente è stato determinante anche il sovraccarico del battello, che si è rovesciato. Due dei naufraghi sono riusciti a raggiungere a nuoto la costa, dando l’allarme. Altri 2 li ha tratti in salvo la Guardia Costiera turca, intervenuta con dieci motovedette e due elicotteri. Poi sono affiorati e sono stati recuperati i cadaveri: dapprima 8 e poi, nel corso della giornata, via via gli altri, fino a 22. Non è escluso che ci siano anche dei dispersi perché è rimasto incerto il numero delle persone a bordo del gommone.
(Fonte: Al Jazeera, Aegean Boat Report, Ekathimerini, Hurriyet Daily News, Efsyn, News Bulletin, Infomigrants)
Libia-Tunisia-Italia (Zarzis), 15 marzo 2024
Trentasei vittime (34 migranti dispersi e 2 cadaveri recuperati) nel naufragio di una barca sulla rotta tra la Libia e Lampedusa. Il battello ha preso il largo tra giovedì 14 e venerdì 15 febbraio dalla zona di Zuwara, 100 chilometri circa a ovest di Tripoli e qualche decina dalla linea di confine con la Tunisia. A bordo erano in 70, di varie nazionalità. La navigazione è proseguita verso nord per un centinaio di chilometri. La tragedia è avvenuta al largo di Zarzis e dell’isola di Djerba, nella Tunisia meridionale, in acque tunisine. La Guardia nazionale di Zarzis non ha riferito particolari sulle cause e le circostanze. Si è limitata a confermare il naufragio specificando che si trattava di un natante salpato da “un paese vicino” e che le unità inviate sul posto hanno recuperato due cadaveri e tratto n salvo 34 naufraghi, apprendendo poi dai superstiti che erano scomparsi in mare altri 24 migranti. Le salme e tutti i sopravvissuti sono stati sbarcati a Zarzis.
(Fonte: Reuters, e Monde, La Prensa Latina, Bd News, El Watan)
Libia-Italia (Sabratha-Lampedusa), 15 marzo 2024
Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare su un tratto di costa rocciosa nei pressi di Sabratha. Per il recupero, su segnalazione della polizia, è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha poi trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa del nulla osta della magistratura per l’inumazione. Non sono stati trovati elementi per poterlo identificare e sono ignote le circostanze della morte ma non ci sono dubbi che si tratti di un migrante annegato sulla rotta per Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Sfax), 17 marzo 2024
Il cadavere di un migrante subsahariano è stato recuperato nel corso delle operazioni condotte dalla polizia e dalla Guardia Costiera tunisine che hanno portato al blocco di 21 barche partite dalla zona di Sfax e dalla costa poco più a nord sulla rotta per Lampedusa. La salma, secondo quanto hanno riferito nel comunicato ufficiale diffuso dalle autorità tunisine, è stato trovato in acqua e portato a bordo di una delle unità intervenute. Non sono state però specificate le circostanze e le cause della morte né se ci siano dei dispersi. I migranti bloccati sono in tutto 538, dei quali solo 4 tunisini. L’intervento si è esteso fino a Monastir e Susa mentre a Mateur, vicino a Biserta, sono state sequestrate 6 barche di nuova costruzione che, secondo la polizia, dovevano servire per altre “spedizioni” verso Lampedusa e l’Italia.
(Fonte: Tap News Agency)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 18 marzo 2024
Due migranti camerunensi sono annegati al largo di Lampedusa in un naufragio avvenuto durante le operazioni di soccorso condotte da una motovedetta della Capitaneria di Porto. La barca, un natante in ferro lungo 7 metri, era partita venerdì 15 marzo dalla zona di Sfax. A bordo c’erano 51 persone, tra cui 2 donne e un minore, provenienti da Camerun, Burkina Faso, Mali, Gambia, Senegal e Costa d’Avorio. Nella mattinata di lunedì 18 è stata intercettata nelle acque di Lampedusa da una motovedetta inviata per i soccorsi. Vedendola avvicinarsi, quasi tutti i migranti si sono spostati d’istinto sul lato dove l’unità della Capitaneria di porto stava accostando, compromettendo l’equilibrio già instabile dello scafo, che si è rovesciato di colpo. I soccorritori sono riusciti a trarre in salvo 49 dei 51 naufraghi. Gli altri due, quando sono stati raggiunti, erano ormai senza vita. I cadaveri, sbarcati sul molo Favarolo insieme ai superstiti, sono stati trasferiti nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana.
(Fonte: Agenzia Ansa, Rai News, Nev.It, Sicilia 24 Ore, Infomigrants)
Libia (Kufra), 18 marzo 2024
Quattro giovani sudanesi sono morti nel Sahara, travolti dallo stesso pick-up su cui viaggiavano insieme ad altri 12 migranti. L’automezzo, proveniente dal confine con il Sudan, procedeva a forte velocità lungo una delle piste che conducono verso nord quando, circa 240 chilometri a sud di Kufra, in pieno deserto, è finito fuori strada, rovesciandosi. Per i migranti stipati nel piano di carico non c’è stato scampo. Quando sono arrivate le ambulanze del Servizio Emergenza da Kufra, quattro erano ormai morti e tutti gli altri presentavano ferite e lesioni di varia entità. Alcuni sono stati trasportati nell’ospedale di Kufra, i più gravi in quello di Bengasi.
Aggiornamento 21 marzo. Due dei 12 feriti sono morti a tre giorni dall’incidente. Il bilancio totale delle vittime è così salito a 6. Lo ha riferito Ibrahim Belhassan, direttore del servizio ambulanze e pronto soccorso, specificando che il gruppo di 16 sudanesi che erano sul furgone era formato da due famiglie, con donne e bambini, dirette verso il nord della Libia.
(Fonte: Migrant Rescue Watch. Fonte aggiornamento: The Libyan Observer)
Marocco-Spagna (Nador-Melilla), 18 marzo 2024
Il corpo di un migrante sconosciuto è stato avvistato verso le 12,30 mentre flottava in mare, a Melilla, poche decine di metri al largo di Playa de los Galapagos. Per il recupero è intervenuta una unità del gruppo sommozzatori della Guardia Civil (Geas) nell’obitorio dell’ospedale a disposizione della magistratura. Non ci sono dubbi che si tratti di un migrante, molto probabilmente marocchino: la baia de los Galapagos è da anni uno dei punti della costa dell’enclave spagnola dove sono più frequenti i tentativi di arrivare a nuoto o gli sbarchi da moto d’acqua o da motoscafi che, dopo aver scaricato in acqua i migranti, talvolta a notevole distanza dalla riva, si allontanano rapidamente per sfuggire alla polizia.
(Fonte: Melilla Hoy, Europa Press, Infobae, La Vanguardia, Cope, El Faro de Melilla, Association Marocaine Droits Humains)
Algeria-Spagna (Tlemcelem-Motril), 22 marzo 2024
Almeno 10 vittime (tre migranti morti e 7 dispersi) su un gommone rimasto alla deriva per quasi sei giorni e avvistato semi affondato nel mare di Alboran, sulla rotta tra l’Algeria e la Spagna. Secondo alcune fonti, con contatti in Algeria, il bilancio di morte potrebbe essere anche più grave: 3 morti e 13 dispersi, per un totale di 16 vittime, tutti giovani harraga algerini. Il natante è partito domenica 17 da Tlemcelem, circa 150 chilometri a ovest di Orano, puntando verso la costa della penisola iberica tra Almeria e Motril. Da quel momento se ne sono perse le tracce fino a quando una nave in transito, il cargo Azura, ne ha scoperto il relitto, privo del motore e con uno dei tubolari pneumatici quasi completamente sgonfio: a bordo si vedevano le sagome di 5 persone esanimi. Immediato l’allarme alla centrale operativa d’emergenza 112 spagnola, che ha mobilitato l’elicottero da ricognizione Helimer 205 e la guardamar Polimnia del Salvamento Maritimo. Il velivolo ha raggiunto il gommone 26 miglia nautiche a sud di Cabo Sacratif, Motril, constatando che tre dei 5 migranti erano ormai privi di vita e gli altri 2 in condizioni critiche per un forte stato di ipotermia e sfinimento fisico. Sia i superstiti che i corpi sono stati recuperati e condotti ad Almeria. Dopo le prime cure presso l’ospedale universitario Torrecardenas uno dei sopravvissuti ha riferito che erano partiti in 12 contando di arrivare in Spagna entro poche ore ma che il gommone non aveva resistito alle condizioni meteomarine, con vento a oltre 45 nodi e onde violente e alte fino a 3 metri, che ne hanno distrutto la struttura, mandandolo alla deriva. Un’odissea durante la quale almeno 7 del gruppo sono finiti in mare o sono morti a bordo. Senza esito ogni tentativo di chiedere aiuto, fino a quando il cargo Azura ha incrociato il relitto.
Aggiornamento 26 marzo. Sono 16 in tutto (sei in più) le vittime del naufragio: 3 morti e 13 dispersi. L’ipotesi che il bilancio fosse più grave di quanto è emerso inizialmente, già ventilata dalla Ong spagnola Cipimd, ha trovato conferma in Algeria. A bordo del gommone salpato da Honaine e poi rimasto alla deriva per 6 giorni c’erano infatti 18 harraga, tutti provenienti dalla municipalità o dalla provincia di Tlemlecem: 2 si sono salvati, 3 sono stati trovati ormai senza vita sul relitto e 13 risultano dispersi. Le ricerche del Salvamento Maritimo spagnolo si sono protratte senza esito fino a mercoledì 27 marzo.
(Fonte: Salvamento Maritimo, Ong Cipid, Associated Press, Hoy, Abc Andalucia, 20 Minutos, Ahora Granada, Publico, Onda Cero, Ideal, Europa Press. Aggiornamento: El Watan, Europa Press Andalucia)
Senegal-Mauritania-Marocco (rotta delle Canarie), 22 marzo 2024
Almeno 4 morti su un grosso cayuco carico di migranti intercettato dalla Royal Navy marocchina dopo essere rimasto alla deriva nell’Atlantico per oltre due settimane sulla rotta per le Canarie. Non è chiaro se il barcone sia partito dal Senegal o, più probabilmente, dalla Mauritania, più a nord. Di sicuro ha preso il mare il 6 marzo. A bordo c’erano come minimo 165 persone, provenienti tutte da vari paesi dell’Africa subsahariana. Da allora non se ne è saputo più nulla fino a venerdì 22 marzo, quando è stato avvistato da una nave militare circa 260 chilometri a sud ovest di Dakhla, nel Sahara Occidentale, quasi 600 chilometri da Nouakhott in Mauritania e oltre mille da Dakar. E’ emerso così che, perduta la rotta ed esaurita la scorta di carburante, il battello ha vagato in balia dell’Atlantico per 17 giorni: un’odissea durante la quale sono morti di inedia e disidratazione almeno 4 del gruppo di migranti. I loro corpi sono stati trovati e recuperati sul cayuco al momento dei soccorsi ma non è da escludere che ci siano altre vittime, le cui salme potrebbero essere state affidate al mare. I superstiti, sbarcati a Dakhla, dopo le prime cure a bordo della nave, sono stati trasferiti in un centro di accoglienza per migranti. I cadaveri sono stati messi a disposizione della magistratura presso l’obitorio dell’ospedale in attesa del nulla osta per l’inumazione.
(Fonte: Nadorcity.com, La Provincia Canarias)
Marocco-Spagna (Beliones-Ceuta), 23 marzo 2024
Ayoub, un ragazzo marocchino di 17 anni, è scomparso in mare nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Originario di Rincon, poco più di 30 chilometri dalla frontiera meridionale dell’enclave spagnola, ha scelto per la traversa il confine nord, partendo da una spiaggia di Beliones (47 chilometri da Rincon) per superare via mare il lungo antemurale del valico di Benzù. Secondo quanto ha appreso la famiglia, che ne ha denunciato la scomparsa sabato 23 marzo rivolgendosi anche alla redazione de El Faro de Ceuta, avrebbe preso il largo nel fine settimana. Da quel momento se ne è persa ogni traccia: a Ceuta non risulta arrivato e non c’è stato alcun tipo di contatto. Nei giorni in cui ha deciso di tentare l’impresa infuriava nella zona un violento temporale (con onde altre fino a 3 metri, forti correnti e raffiche di vento) che ha provocato numerose vittime.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 23 marzo 2024
Una bimba di 15 mesi è annegata nel naufragio di una barca di migranti accaduto al largo di Lampedusa, nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 marzo, mentre si stavano per arrivare i soccorsi. Il natante, uno scafo in metallo lungo 7 metri, era partito da Sfax giovedì. A bordo erano in 45 (inclusi 4 bambini e 11 donne) originari di Burkina Faso, Guinea Conakry, Mali e Senegal. Hanno navigato verso le Pelagie per due giorni, fino a quando sono stati avvistati a sud ovest di Lampedusa e si è mossa per i soccorsi la nave Ong Mare Go. La tragedia è avvenuta nella fase di accostamento, mezz’ora circa dopo la mezzanotte. Quasi certamente molti si sono spostati d’istinto verso il lato da cui vedevano avvicinarsi la nave, compromettendo il già precario equilibrio dello scafo, che si è rovesciato di colpo ed è affondato. I 45 bordo hanno cercato di tenersi a galla aggrappandosi a rottami e camere d’aria. La bambina era in braccio alla madre, che nel ribaltamento della barca non è riuscita a tenerla stretta a sé e se l’è vista trascinare via. I soccorritori hanno raggiunto e tratto in salvo nel buio tutti i naufraghi tranne la piccola, che risulta scomparsa in mare.
(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, La Sicilia, Giornale di Sicilia, Repubblica)
Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 23 marzo 2024
Otto migranti dispersi e un morto (9 vittime) in un naufragio al largo di Al Harsha, 55 chilometri a ovest di Tripoli. La salma recuperata appartiene a un bambino. La barca era partita dalla zona di Zawiya, circa 8 chilometri a est di Al Harsha. A bordo, secondo le testimonianze dei superstiti, erano in 38, in gran parte profughi provenienti dalla Siria e dall’Egitto. La tragedia, provocata forse dal sovraccarico o da un cedimento strutturale dello scafo, è avvenuta a poche miglia dalla riva, all’interno delle acque libiche. Per i soccorsi sono intervenute unità della polizia di frontiera e della Guardia Costiera di Zawiya ma quando sono giunte sul posto per molti dei naufraghi era ormai troppo tardi. I 29 tratti in salvo hanno subito segnalato che mancavano 9 compagni ma le ricerche successive, protrattesi sino a notte, non hanno dato esito, salvo il recupero del cadavere del bambino. Gli altri 8 migranti del gruppo risultano scomparsi in mare. I superstiti, sbarcati a Zawiya, sono stati trasferiti in un centro di detenzione.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 23-24 marzo 2024
Un ragazzo marocchino è scomparso in mare cercando di raggiungere Ceuta a nuoto. L’allarme è stato dato da un diciassettenne che aveva preso il largo con lui dalla zona di Castillejos e che la sera di sabato 23 marzo, appena è riuscito ad approdare nell’enclave spagnola, sulla spiaggia di Fuente Caballos, ha avvertito la polizia. Sulla base di questa segnalazione il gruppo marittimo della Guardia Civil (Geas) ha subito organizzato una vasta operazione di recupero, che si è protratta per tutta la notte e la giornata di domenica 24, con l’impiego di più unità e di un drone che ha perlustrato l’intero tratto di mare tra la linea di frontiera meridionale, al varco del Tarajal, il litorale di Fuente Caballos e il porto. Contemporaneamente la polizia ha ispezionato i centri di accoglienza e le zone di Ceuta frequentate dai migranti, nell’ipotesi che il ragazzo disperso fosse riuscito ad approdare in un punto diverso rispetto all’amico. Le ricerche, peraltro ostacolate dalle difficili condizioni del mare, non hanno dato esito.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 24 marzo 2024
Un quindicenne originario della Guinea Conakry è scomparso nelle acque a sud ovest di Lampedusa. Era su una barca in metallo lunga 7 metri insieme alla sorella ventenne e ad altri 49 migranti salpata da Sfax e rimasta in mare circa due giorni prima di essere avvistata e soccorsa da una motovedetta della Capitanera di porto, la Cp 319, di base a Lampedusa. La tragedia è avvenuta quando l’unità italiana era ormai in prossimità della barca, con una dinamica ormai sempre più frequente: nonostante gli avvertimenti lanciati dai soccorritori, quasi tutti i migranti si sono spostati su un lato, facendo rovesciare lo scafo, che si è poi inabissato in pochi minuti. I marinai della Cp 319 hanno preso a bordo i naufraghi trovati sul posto, tra cui 11 donne e 2 minori. Il recupero sembrava completo, ma quando la motovedetta è arrivata in porto, al molo Favarolo, la sorella, cercando affannosamente tra il gruppo, si è accorta che il quindicenne non era a bordo. Sono subito scattate nuove ricerche nel punto in cui i 50 migranti sono finiti in acqua ma del ragazzo non è stata trovata traccia.
(Fonte: Agrigentonotizie, La Sicilia, Il Giornale di Sicilia, Agenzia Ansa)
Libia-Italia (Zuwara-Lampedusa), 24-25 marzo 2024
Tre migranti sono scomparsi cadendo in mare durante il trasbordo sulla nave che aveva soccorso il barcone su cui si trovavano da almeno due giorni insieme ad altri 140 migranti circa. Si tratta di un siriano, un bengalese e un etiope. Il battello era partito dalla costa libica di Sabratha, 80 chilometri a ovest di Tripoli, puntando verso Lampedusa. Entrato nelle acque internazionali della zona Sar maltese, al largo delle isole Kerkennah, si è trovato in grave difficoltà, senza più carburante e con le condizioni meteomarine in via di peggioramento. La richiesta di aiuto lanciata la mattina di domenica 24 è stata raccolta da Alarm Phone, che ha allertato sia la centrale Mrcc di Malta che quella italiana, specificando che il punto esatto era 34° 41’ nord e 11° 52′ est. Nessuno è intervenuto per ore. I soccorsi sono arrrivati nel pomeriggio da una petroliera panamense, la Vault, che ha accostato per prendere a bordo i naufraghi. L’operazione, ostacolata dal maltempo, come dimostrano le immagini del video girato da Sea Bird, l’aereo da ricognizione della Ong Sea Watch, si è rivelata piuttosto complicata, tanto che la Vault ha chiesto il coinvolgimento diretto dell’Italia, essendo Lampedusa il porto attrezzato e sicuro più vicino. L’intervento è proseguito durante la notte, al buio. E tre dei naufraghi non sono stati trovati. Senza esito anche le ricerche condotte alle prime luci di lunedì 25 marzo. La motovedetta italiana, giunta sul posto quando la tragedia si era ormai compiuta, ha preso a bordo i 139 naufraghi superstiti, sbarcandoli poi a Lampedusa. Il barcone è stato abbandonato alla deriva.
(Fonte: Alarm Phone, Agrigentonotizie, Il Giornale di Sicilia, La Sicilia)
Marocco-Spagna (Nador-Melilla), 24-25 marzo 2024
Il cadavere di un giovane migrante sconosciuto è stato trascinato dal mare sulla spiaggia di Mouhandis, a una ventina di chilometri da Nador. Segnalato nella giornata di domenica 24 marzo da alcuni abitanti del posto, è stato trasferito dalla polizia nell’obitorio dell’ospedale Al Hassani a disposizione della magistratura e in attesa del prelievo del Dna per l’eventuale identificazione. Si ritiene che il ragazzo sia annegato tentando di raggiungere Melilla a nuoto e che la mareggiata e la forte corrente dei giorni precedenti il ritrovamento lo abbiano spinto più a sud, fino al tratto di litorale dove è stato avvistato e recuperato.
(Fonte: Associazio Marocaine Droits Humains).
Tunisia (Kasserine), 25 marzo 2024
Un migrante camerunense è morto nel deserto vicino al posto di confine di Kasserine con l’Algeria, dove era stato deportato dalla polizia tunisina. Lo ha denunciato Majidi Karbai, il deputato tunisino in esilio, riprendendo un comunicato del presidente della comunità dei migranti provenienti dal Camerun in Tunisia, che ha ricostruito la storia del ragazzo. Intercettato in mare dalla Guardia Costiera su una barca in rotta dalla costa di Sfax verso Lampedusa, una volta a terra il gruppo di migranti di cui faceva parte il giovane è stato consegnato alla polizia. Buona parte dei fermati, dopo un periodo di detenzione per gli accertamenti, sono stati trasferiti di forza nel sud del paese, in vista di un’espulsione oltreconfine dal valico di Kasserine. Tra loro anche il ragazzo camerunense che è poi morto prima dell’espulsione in circostanze non precisate, anche se Majidi Karbay accusa apertamente “le forze tunisine della città frontaliera di Kasserine”.
(Fonte: sito web di Majidi Karbai, Ong Refugees in Libya)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 25-26 marzo 2024
La Guardia Costiera tunisina ha recuperato nell’arco di quattro giorni i cadaveri di 11 migranti. Lo ha comunicato il portavoce della stessa Guardia Costiera, precisando che 5 sono stati trovati lunedì 25 marzo nella zona di Sfax e gli altri 6 tra venerdì 22 e domenica 24 in altri punti della costa orientale ma sempre nelle acque attraversate dalla rotta verso Lampedusa. Non sono state riferite le circostanze precise della serie di ritrovamenti né se i corpi provengano tutti dallo stesso naufragio. Si è specificato soltanto che, nello stesso arco di tempo di quattro giorni, sono state bloccate numerose barche dirette verso l’Italia con a bordo complessivamente 663 migranti.
(Fonte: Agenzia Reuters, Infomigrants)
Libia-Malta-Italia (Tobruk), 26 marzo 2024
Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato a breve distanza dalla battigia di una spiaggia di Tobruk. Segnalato alla polizia da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato da una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha poi trasferito presso l’obitorio dell’ospedale locale, a disposizione della magistratura per le indagini e l’eventuale identificazione. A giudicare dallo stato di degrado, è rimasto a lungo in acqua prima di essere spinto a riva dalle correnti. Ignote le circostanze precise della morte ma si ritiene che sia la vittima di un naufragio avvenuto sulla rotta tra la Cirenaica, Malta e l’Italia.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Sabratha-Lampedusa), 27 marzo 2024
Su segnalazione della polizia, una squadra della Mezzaluna Rossa ha recuperato i cadaveri di due migranti trascinati dal mare sul litorale di Sabratha, nella zona di Al Wadi, oltre 70 chilometri a ovest di Tripoli, trasferendoli poi nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa delle disposizioni della magistratura per l’inumazione. Non sono stati trovati elementi utili per poterli identificare. Si ritiene comunque che siano annegati nel naufragio di una barca di migranti sulla rotta per Lampedusa. A giudicare dallo stato di degrado, le salme sono rimaste a lungo in acqua prima del ritrovamento.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Sfax-Tunisia), 29 marzo 2024
Tre migranti sono scomparsi in mare in seguito a un naufragio avvenuto a sud ovest di Lampedusa, sulla rotta proveniente dalla Tunisia. Tra le vittime, oltre a due uomini, una neonata di quattro mesi che viaggiava con la madre. Il battello, uno scafo in metallo “monouso” lungo sette metri, era partito dal litorale di Sfax intorno alle 20 di martedì 26 marzo. A bordo erano in 47, tra cui 5 donne e due bambini, provenienti da Costa d’Avorio, Gambia, Guinea Conakry e Mali. La tragedia è avvenuta nel primo pomeriggio in acque internazionali, zona Sar maltese ma molto più vicino alle Pelagie che a La Valletta. Lo stato di grave pericolo, per il sovraccarico e la precarietà dello scafo, era evidente ma gli Sos sono stati ignorati fino all’intervento del veliero Ong tedesco Trotamar III che, avvistata la barca, si è avvicinato per distribuire giubbotti di salvataggio e monitorare la situazione fino all’arrivo di una motovedetta da Lampedusa. Prima che la Cp 302 della Guardia Costiera fosse sul posto, però, i migranti hanno cercato a loro volta di accostare il Trotamar III e nell’agitazione che ne è derivata la loro barca si è rovesciata. L’equipaggio Ong è riuscito a recuperare 44 naufraghi, inclusa la madre della bimba, che le è sfuggita dalle braccia quando è finita in acqua e non è stata più trovata. Così come sono scomparsi in mare due giovani uomini. Senza esito le ricerche condotte fino al tramonto con più mezzi navali. I superstiti sono stati sbarcati intorno alle 16 al molo Favarolo. Per 4, inclusa una giovane madre, è stato necessario il ricovero nel centro medico di Lampedusa.
(Fonte: Agrigentonotizie, La Sicilia, Il Giornale di Sicilia, Agenzia Ansa, siti web Angela Caponnetto e Compass Collective)
Turchia-Bulgaria (Harmanli, Bulgaria), 29 marzo 2024
Un profugo appena diciassettenne è morto nei pressi del confine tra la Turchia e la Bulgaria, in territorio bulgaro, in una zona boscosa pochi chilometri a sud est di Harmanli. La notizia della tragica fine del ragazzo, probabilmente dovuta a ipotermia e sfinimento, è stata data ai volontari del Collettivo Rotte Balcaniche da alcuni suoi amici che avevano attraversato la frontiera con lui ma che – hanno riferito – non potevano fermarsi per il timore di essere sorpresi dalla polizia bulgara e costretti a rientrare in Turchia. Per consentire il recupero del corpo hanno indicato il luogo esatto precisando, oltre al nome della vittima, che prima di andarsene avevano coperto il corpo ormai senza vita con rami e frasche in modo da proteggerlo da eventuali animali selvatici. Il Collettivo ha avvertito a sua volta il gruppo di bulgaro Nnk presente ad Harmanli, che si è dapprima rivolto alla polizia e poi ha inviato alcuni volontari i quali, a differenza degli agenti, hanno trovato il cadavere del diciassettenne esattamente nel posto e nelle condizioni indicate dalla segnalazione pervenuta al Collettivo Rotte Balcaniche. Solo a questo punto le autorità bulgare si sono mosse per il recupero.
(Fonte: Collettivo Rotte Balcaniche)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 30 marzo 2024
Abdelghafour Touil, un marocchino poco più che ventenne, è scomparso nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Se ne sono perse le tracce dal 4 marzo ma la notizia è emersa soltanto sabato 30, quando la famiglia si è rivolta alla redazione de El Faro de Ceuta per lanciare un appello di ricerca. Originario di Martil, circa 50 chilometri a sud dell’enclave spagnola, sulla costa della provincia di Tetouan, Abdelghafour ha raggiunto il villaggio di Castillejos, alle soglie della frontiera, ed ha preso il largo per aggirare via mare la lunga scogliera frangiflutti ed approdare sulla spiaggia del Tarajal, dall’altra parte del confine. Si era preparato all’impresa, munendosi anche di una muta da sub per difendersi dal freddo. Da quel momento, però, nessuno lo ha più visto. La famiglia era al corrente delle sue intenzioni ed aspettava notizie appena fosse arrivato a Ceuta ma da parte di Abdelghafour non c’è stato alcun contatto. Da qui una serie di ricerche sia in Marocco che nel territorio spagnolo, fino alla decisione di denunciare la scomparsa.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 30-31 marzo 2024
Il cadavere di un giovane migrante, presumibilmente marocchino, è stato trascinato dalla corrente pochi metri al largo della spiaggia della Ribera, nel centro di Ceuta, a sud del porto. Avvistato nella notte tra il 30 e il 31 marzo, è stato recuperato verso l’una da una pattuglia della Guardia Civil e, dopo un primo sommario esame, trasferito presso l’obitorio dell’istituto di medicina legale. Non è stato trovato alcun documento e non è stato possibile identificarlo ma, come testimonia la muta da sub che indossava (di colore rosso e blu) deve trattarsi di un giovane che ha tentato di raggiungere Ceuta a nuoto partendo da una spiaggia di Castillejos, a sud del varco del Tarajal.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Spagna (Almucenar, Granada), 31 marzo 2024
Il cadavere di un migrante subsahariano è stato trovato nella tarda serata di domenica 31 marzo sul litorale di Almucenar, nella provincia di Granada, 20 chilometri a ovest di Motril. Ad avvistarlo, verso le 21,30, è stato un gruppo di pescatori: era incastrato tra le rocce della scogliera che delimita la spiaggia della Velilla. Per il recupero sono intervenuti i pompieri, la Guardia Civil, la polizia locale e un’equipe del Centro di Emergenza Sanitaria che, dopo un primo esame sommario, ha trasferito la salma presso l’obitorio dell’Istituto di Medicina Legale di Granada. Tra gli abiti non sono stati trovati documenti e non sono emersi altri elementi utili per l’identificazione. Si ritiene comunque che il giovane sia annegato nel naufragio di una barca proveniente probabilmente dall’Algeria.
(Fonte: Ideal, Europa Press, Ong Cipimd)
Algeria-Spagna (Ain Temouchent e Tlemcen), 30 marzo – 1 aprile 2024
I cadaveri di due migranti sono stati trascinati dal mare sul litorale ovest algerino, non lontano dal confine con il Marocco. Il primo è stato recuperato il 30 aprile nella zona di Tlemcen, a qualche decina di chilometri dalla linea di frontiera. Non sono stati trovati documenti, ma tra gli abiti c’era un telefono cellulare con un numero e una scheda marocchini, un elemento che induce a credere che si tratti di un harraga che, espatriato dal Marocco, potrebbe essersi imbarcato in Algeria per cercare di raggiungere la Penisola Iberica, trovando la morte in un naufragio sulla rotta per l’Andalusia. Sulla base di questo indizio si è avanzata l’ipotesi che forse appartiene a un giovane marocchino anche il corpo spiaggiato il primo aprile sulla costa di Ain Temouchent, circa 30 chilometri più a ovest. Le due salme sono state trasferite nell’obitorio degli ospedali locali in attesa delle disposizioni della magistratura. La Ong Association Marocaine ha diffuso la notizia anche in Marocco alle famiglie che lamentano la scomparsa di loro ragazzi in Algeria o sulle rotte per la Spagna.
(Fonte: Ong Association Marocaine des Droits Humains)
Albania (Permet, valle della Vojussa), 2 aprile 2024
Sette migranti sono morti su un’auto finita fuori strada lungo la statale che costeggia il fiume Vojussa (Vjosa) in Albania. E’ rimasto ucciso anche l’autista, un albanese del nord. L’auto, una berlina di grossa cilindrata, proveniva dall’area del confine con la Grecia, seguendo una delle vie più battute della rotta balcanica. Verso le 4 del mattino, nei pressi di Permet, a meno di 40 chilometri dalla linea di frontiera e a poco più di 90 da Giannina, la prima grande città greca oltreconfine, ha incrociato una pattuglia della polizia albanese, che ha cercato di fermarla. Ignorato il segnale di alt, ha accelerato l’andatura, puntando velocemente verso nord. Pochi chilometri più avanti, in un tratto di strada che costeggia la Vojussa dall’alto di una profonda scarpata, forse proprio a causa della forte velocità, il conducente ha perso il controllo della guida e la vettura è precipitata nel costone, finendo sul greto del fiume e schiantandosi sulle rocce dopo un volo di decine di metri. Per le persone a bordo non c’è stato scampo: quattro sono state sbalzate fuori, le altre quattro sono rimaste incastrate tra i rottami dell’abitacolo. Quando sono arrivati i primi soccorsi da parte della polizia e di ambulanza della Croce Rossa nessuno era più in vita. Nelle ore successive l’autista è stato identificato: è un giovane albanese originario di Shkodra, nel nord ovest del paese, 300 chilometri dal luogo della tragedia. I migranti venivano tutti dal Medio Oriente.
(Fonte: Associated Press, Reuters, Ekathimerini, Infomigrants)
Algeria-Spagna (Terga e M’Said, Ain Temouchent), 3 aprile 2024
I cadaveri di tre migranti si sono spiaggiati sul litorale algerino della provincia di Ain Temouchent tra il primo e il due aprile. Martedì 2, verso le 7,30 del mattino, personale della Protezione Civile del Comune di El Malah, insieme a militari del presidio della Marina del porto di Beni Saf, ha recuperato il corpo di un giovane trascinato dal mare tra le rocce della scogliera di Makhba, nel comune di Terga, trasferendolo poi nell’obitorio dell’ospedale di Ain Temouchent. Il giorno prima due cadaveri erano stati avvistati nella zona rocciosa del “Pozzo”, vicino alla spiaggia di Sbiat, nel comune di M’Said, circa 20 chilometri più a nord. Per il recupero è intervenuta una squadra della base di El Amria, che ha poi trasportato le due salme nell’obitorio dell’ospedale locale. I tre cadaveri si aggiungono ai due recuperati fra il 30 marzo e il primo aprile lungo il tratto di costa compreso tra Ain Temouchent e Tlemcen (nota del primo aprile), avvalorando l’ipotesi del naufragio di una barca di migranti sulla rotta tra l’Algeria e l’Andalusia.
(Fonte: Le Quotidien d’Oran)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 4 aprile 2024
Una ragazza ugandese di 18 anni è annegata in un naufragio a sud ovest di Lampedusa. A riconoscere il cadavere, recuperato dalla Guardia Costiera, sono state le due cugine (18 e 19 anni) che erano con lei sulla barca affondata. La tragedia è avvenuta nella notte tra mercoledì 3 e giovedì 4 aprile in acque internazionali, zona Sar maltese ma a 33 miglia da Lampedusa e oltre 100 da Malta. La barca, uno scafo in metallo lungo 7 metri, era partita dal litorale di Sfax martedì 2 aprile con a bordo 46 persone, tutte di origine subsahariana. Avvistata dopo quasi due giorni di navigazione mentre procedeva verso le Pelagie, da Lampedusa è stata inviata per i soccorsi la motovedetta Cp 274. Il battello dei migranti si è rovesciato di colpo ed è affondato mentre l’unità militare stava quasi per accostare. I marinai della Guardia Costiera sono riusciti a trarre in salvo 45 naufraghi mentre la ragazza, quando è stata raggiunta, era ormai priva di vita ed è stato possibile solo recuperarne il cadavere. Lo sbarco è avvenuto verso le 8 del mattino al molo Favarolo. La salma è stata trasferita nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana.
(Fonte: Agrigentonotizie. Il Giornale di Sicilia, La Sicilia, Agenzia Ansa)
Libia-Italia (Sabratha), 4 aprile 2024
I corpi di tre migranti sono stati trascinati dal mare su un tratto di costa sabbiosa nella zona di Sabratha, oltre 70 chilometri a ovest di Tripoli, uno dei punti del litorale libico da cui sono più frequenti le “spedizioni” verso l’Italia. Segnalati da abitanti del posto, dopo un sopralluogo della polizia sono stati recuperati dalla Mezzaluna Rossa, che li ha trasferiti nell’obitorio dell’ospedale locale. Non sono emersi elementi per poterli identificare. Appare comunque scontato che si tratti di migranti annegati in un naufragio sulla rotta per Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Sabratha), 5 aprile 2024
Il corpo di un altro migrante è affiorato sulla battigia di una spiaggia di Sabratha nella stessa zona, più di 70 chilometri a ovest di Tripoli, dove il giorno prima ne erano stati rinvenuti tre (nota del 4 aprile) a poche decine di metri di distanza l’uno dall’altro. Per recuperarlo, su segnalazione della polizia, è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha poi trasferito presso l’obitorio dell’ospedale locale in attesa del completamento delle procedure per la sepoltura. Non è stato identificato.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Sabratha), 6-7 aprile 2024
I corpi di 4 migranti sono affiorati su una spiaggia di Sabratha nell’arco di 48 ore, tra il 6 e il 7 aprile, nello stesso tratto sabbioso, 77 chilometri circa a ovest di Tripoli, dove nei giorni precedenti ne sono stati recuperati altri quattro. Segnalati alla polizia da alcuni abitanti del posto, sono stati recuperati dalla Mezzaluna Rossa e trasferiti nell’obitorio dell’ospedale locale a disposizione della magistratura per le indagini. Erano nello stesso stato di degrado dei primi quattro. Non sono stati identificati ma appare scontato che provengano tutti da uno stesso naufragio, avvenuto sulla rotta tra il litorale di Sabratha e Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Sfax e costa tunisina orientale), 7 aprile 2024
I cadaveri di 13 migranti sono stati recuperati nei giorni del fine settimana nelle acque tunisine. Lo ha riferito nella giornata di domenica 7 aprile la Direzione Generale della Guardia Nazionale, precisando che si tratta di persone di origine subsahariana. Nel comunicato non si specificano né le circostanze del ritrovamento né quelle del naufragio (o dei naufragi) in cui i 13 migranti hanno perso la vita. La nota si limita a dire che sono stati “sventati” circa 50 tentativi di emigrazione sulla rotta dalla costa orientale della Tunisia a Lampedusa e bloccati complessivamente 1.867 subsahariani, oltre che arrestati 14 “contrabbandieri di uomini”. L’operazione è stata condotta dalla Guardia Nazionale del distretto di Sfax (da cui sono partite la maggioranza delle barche) ed ha interessato anche il tratto di costa più a nord, verso Mahdia e oltre.
Aggiornamento 7 maggio: “Un naufragio provocato”. Oltre ai 13 cadaveri recuperati ci sono anche 3 dispersi: tutti provenienti dal naufragio di una barca di ferro partita la sera del 5 aprile da El Amra, una località situata tra Chebba e Sfax, distante 150 chilometri circa da Lampedusa. A causare la tragedia sarebbe stata una unità della Guardia Costiera tunisina, che avrebbe speronato più volte il natante, fino a farlo rovesciare e affondare. E’ quanto è emerso dalle testimonianze di alcuni dei 26 superstiti raggiunti da tre organizzazioni umanitarie – Refugees in Libya, Memorie Mediterranee (Mem.Med.) e J&L Project – che a loro volta si sono messe in contatto con un pool di cronisti italiani. Secondo questa ricostruzione, sostenuta da racconti molto dettagliati, la polizia tunisina ha intercettato già sulla spiaggia i migranti, che sono però riusciti a imbarcarsi ugualmente. Il natante ha preso il largo con a bordo 42 persone (tra cui 14 donne e 7 bambini) ma dopo mezz’ora di navigazione è stato raggiunto da un gommone nero che ha cercato di fermarlo tagliandogli più volte la rotta con giri sempre più stretti e rischiosi, sollevando alte ondate. Poco dopo è arrivata anche una motovedetta che si è affiancata alla barca mentre i militari sul gommone colpivano più volte la poppa dello scafo con una barra di metallo per cercare di distruggere il motore. A causa di queste manovre e dei colpi, il natante ha cominciato a imbarcare acqua, piegandosi su un lato, e tutti i 42 migranti a bordo sono finiti in mare. Solo alcuni, 26 in tutto, sono riusciti a raggiungere a nuoto le unità militari o sono stati salvati dai guardacoste. Nelle ricerche successive, condotte anche da altre due unità della Guardia Nazionale, sono stati recuperati 13 corpi ormai senza vita. Gli altri 3 naufraghi risultano dispersi. Le 16 vittime sono 9 donne, 6 bambini e un uomo. I superstiti sono stati sbarcati a Sfax.
(Fonte: Tap News Agency, Infomigrants. Fonte aggiornamento: Refugees in Libya, Mem.Med, J&L Project, l’Unità, Il Manifesto, Sarita Libre)
Tunisia (Sahara, confine con la Libia), 7-8 aprile 2024
Una giovane donna in stato di gravidanza è morta nel Sahara, al confine tra la Tunisia e la Libia dove era stata deportata dalla polizia, per odine del governo di Tunisi, insieme a decine di altri migranti subsahariani. Lo hanno denunciato alcuni dei superstiti della barca partita da El Amra e affondata al largo di Sfax in seguito all’intervento della Guardia Costiera (nota del 7 aprile: ndr) con 16 vittime, anch’essi inserito nel gruppo trasferito di forza oltreconfine. “Il giorno dopo (7 aprile: ndr) verso mezzogiorno – ha testimoniato in particolare uno di loro – la Guardia Nazionale ci ha fatto salire su dei furgoni, deportandoci nel deserto. Siamo stati picchiati. Anche le donne sono state molestate. Dopo 12 ore di viaggio, sempre senza cibo né acqua, siamo stati abbandonati di notte al confine. Mio fratello ha visto una donna incinta morire davanti ai suoi occhi e non è stata l’unica. La mattina dopo sono arrivati i libici e hanno catturato hci era rimasto in vita. Siamo stati portati in una prigione nel deserto”. Di questa morte parla in particolare il servizio di Serita Frantini pubblicato da L’Unità, specificando che alcuni migranti hanno cercato di aiutare la donna come potevano, allontanandosi poi solo quando si è spenta. Notizie di morti o dispersi tra i migranti deportati dalla Tunisia erano già circolate nei giorni precedenti ma questo è il primo caso segnalato formalmente da alcuni testimoni.
(Fonte: L’Unità, Memoria Mediterranea)
Marocco-Spagna (Ceuta), 8 aprile 2024
Il corpo di un migrante è stato trascinato dal mare sulla battigia di Playa de los Caballos, nel centro di Ceuta. Segnalato da alcuni passanti intorno alle 16, è stato recuperato poco dopo da agenti della Guardia Civil, che lo hanno trasferito nell’obitorio dell’Istituto di Medicina Legale per le indagini preliminari alla sepoltura. Si tratta di un uomo giovane che indossava una muta da sub di colore scuro e pinne azzurre, come molti dei migranti che tentano di arrivare a Ceuta a nuoto dal Marocco ma, in più, aveva un salvagente giocattolo per aiutarsi a stare a galla. Non è stato possibile identificarlo ma, a giudicare dallo stato di conservazione del cadavere, la morte non risale a molto tempo prima del ritrovamento. Stando al punto in cui la corrente ne ha portato a riva la salma, il giovane deve aver preso il largo da una spiaggia di Castillejos per aggirare la diga foranea di confine e approdare nella zona della spiaggia del Tarajal.
Aggiornamento 11 aprile. Nella giornata di mercoledì 10 aprile il giovane è stato identificato grazie alle immagini diffuse sul web dalla polizia: si tratta di Marouane Aasem, 26 anni, originario di Al Jadida, a sud ovest di Casablanca, dove era molto conosciuto come calciatore di una squadra locale. La famiglia, alla quale aveva inviato un messaggio poco prima di tentare di arrivare a Ceuta, ha chiesto alle autorità spagnole di rimpatriare il corpo per poterlo seppellire nel cimitero della città dove è nato e viveva.
(Fonte: El Faro de Ceuta. Aggiornamento: El Faro de Ceuta)
Turchia-Grecia (Chios), 8-10 aprile 2024
Tre sorelline di 4, 7 e 10 anni sono annegate nel naufragio di un gommone avvenuto all’arrivo dalla Turchia sull’isola greca di Chios. Il canotto era partito la notte di lunedì 8 aprile dalle coste del distretto turco di Cesme, distanti da Chios meno di 30 chilometri. A bordo c’erano 22 profughi: famiglie con 11 bambini. Arrivato nelle acque greche, all’altezza di Kardamyla, 33 chilometri a nord di Chios, si è schiantato contro una scogliera. L’urto ha squarciato le camere stagne e i profughi a bordo sono finiti in acqua. Quasi tutti, a poco a poco, sono riusciti a salire sulle rocce, ai piedi di un alto costone. Delle tre sorelline si sono perse subito le tracce mentre la madre è stata raggiunta e aiutata a guadagnare la riva. Tre del gruppo, nelle ore successive, si sono arrampicati sul pendio e la sera di martedì 9 aprile sono arrivati in un villaggio, dando l’allarme. Prima dell’alba i vigili del fuoco hanno recuperato da terra quasi tutti i naufraghi che erano sulla scogliera, tranne due raggiunti dalla Guardia Costiera. Sempre i vigili del fuoco, nelle prime ore del mattino, hanno individuato i cadaveri delle bambine. Per tre dei naufraghi, una donna e i suoi due figli piccoli, si è reso necessario il ricovero nell’ospedale di Chios.
(Fonte:Efsyn, Ana Mps, Ekathimerini, Agenzia Ansa, Il Piccolo, Associated Press, Reuters, Avvenire, Proto Thems gr, San Diego Union Tribune, Infomigrants)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 10 aprile 2024
Ventiquattro vittime, tra morti e dispersi, in un naufragio a sud ovest delle isole Pelagie: 8 corpi recuperati (una bambina e 7 adulti), un migrante morto nel centro medico di Lampedusa poco dopo il ricovero, 15 dispersi tra cui 3 minorenni. Dei 46 a bordo della barca, originari di Guinea, Burkina Faso, Guinea e Costa d’Avorio, se ne sono salvati soltanto 22, incluse 5 donne. Il barcone è partito da Sfax domenica sera 7 aprile ed ha navigato per tre giorni, in condizioni meteomarine in forte peggioramento. La tragedia è avvenuta nella serata di mercoledì 10, in acque internazionali comprese nella zona Sar maltese ma a sole 30 miglia da Lampedusa ed oltre 120 da Malta: lo scafo, già instabile per il sovraccarico, non ha retto allo stato proibitivo del mare e si è rovesciato, affondando poi rapidamente. Le motovedette della Guardia Costiera hanno recuperato 23 naufraghi ancora in vita e otto corpi, tra cui quello di una bambina di pochi anni, morta quasi certamente per ipotermia. I superstiti sono stati immediatamente condotti sull’isola e sbarcati verso le 20,30 al molo Favarolo: 7 erano in gravi condizioni ed uno è morto presso il poliambulatorio dove era stato trasferito d’urgenza. Le 9 salme sono state composte presso l’obitorio del cimitero di Cala Pisana. Nel frattempo sono continuate le ricerche dei 15 dispersi, segnalati da alcune dei compagni appena portati a bordo delle motovedette di soccorso. L’operazione, fortemente ostacolata dal buio e dalla burrasca, non ha dato esito.
(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale di Sicilia)
Libia-Italia (Ghanima, Homs), 11 aprile 2024
I corpi di due migranti sconosciuti sono stati trascinati dal mare su una spiaggia di Ghanima, circa 25 chilometri a ovest di Hons e una novantina a est di Tripoli. Segnalati alla polizia da alcuni abitanti del posto, per il recupero è intervenuta una squadra del servizio ambulanze del pronto soccorso, che li ha trasferiti nell’obitorio del Teaching Hospital di Homs a disposizione della magistratura. Lo stato di degrado induce a credere che siano rimasti in acqua a lungo prima del ritrovamento. Si ritiene che siano morti nel naufragio di una barca di migranti avvenuto sulla rotta tra la costa di Homs e Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch rapporto del 14 aprile)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 12 aprile 2024
Una delle 5 donne e dei 17 uomini soccorsi il 10 aprile dalla Guardia Costiera 30 miglia a sud ovest di Lampedusa è l’unica superstite di un precedente naufragio al largo di Sfax nel quale sono scomparsi in mare 45 migranti. La tragedia è avvenuta alcune ore prima di quella del 10 aprile nelle acque delle Pelagie (nota del 10 aprile) con 24 vittime tra morti (9) e dispersi (15): non se ne è saputo nulla fino a quando l’unica superstite, una giovane subsahariana tratta in salvo dalla barca poi affondata nel mare in tempesta mentre cercava di raggiungere Lampedusa, lo ha riferito alla polizia e al personale dell’Oim, l’Organizzazione Internazionale per l’Emigrazione, in servizio sull’isola. La barca, un precario scafo in metallo lungo otto metri partito da Sfax, si è trovata presto in difficoltà a causa del mare molto mosso, fino a rovesciarsi. Non c’è stato nemmeno il tempo di chiedere aiuto e nessuno si è accorto di nulla. Abbandonati a se stessi, i naufraghi sono a poco a poco spariti tra le onde. La ragazza subsahariana si è salvata solo perché, quando era ormai allo stremo, è stata casualmente avvistata in mare e presa a bordo dai migranti della seconda barca, che subito dopo ha proseguito la rotta verso Lampedusa, affondando a sua volta quasi in vista dell’isola, dopo tre giorni di navigazione. Sbarcata sul molo Favarolo insieme ad altri 21 naufraghi, appena si è ripresa dallo choc la giovane ha poi riferito di essere stata vittima di due naufragi e che nel primo era stata l’unica a salvarsi, ricostruendo l’intera vicenda in un rapporto raccolto tra l’11 e il 12 aprile da funzionari dell’Oim.
(Fonte: Flavio Di Giacomo Oim, Un Migration News Geneve, Infomigrants, Northern Africa News, En Haberler.com).
Algeria-Spagna (Mostaganem-Cartagena), 12 aprile 2024
Sedici migranti morti su una barca rimasta in balia del mare per oltre una settimana sulla rotta tra l’Algeria e la Spagna. Non ci sono superstiti. Il battello, uno zodiac di colore nero, semirigido e con un motore da 60 cavalli, risulta partito giovedì 4 aprile dalla costa di Mostaganem, circa 80 chilometri a est di Orano. Puntava verso Almeria o il litorale di Murcia ma se ne sono perse le tracce dopo poche ore. Il primo allarme è stato lanciato domenica 7 dalla Ong Cipimd che ha allertato sia le autorità spagnole che algerine, precisando che a bordo c’erano 7 uomini, 7 donne e 2 bambini. Le ricerche non hanno dato esito fino alla tarda serata di giovedì 11, quando lo scafo alla deriva è stato avvistato, ormai semi affondato e ingovernabile, 11 miglia a sud della costa di Cartagena, da una nave in transito, che ha avvertito la centrale operativa del Salvamento Maritimo. Per i soccorsi è stata mobilitata la salvamar Draco che ha raggiunto la barca durante la notte, scoprendovi a bordo i cadaveri di 4 donne e rimorchiandola fino al porto di Cartagena. Nessuna traccia degli altri 12 migranti segnalati al momento del primo allarme lanciato dalla Ong Cipimd. Le indagini per risalire alle circostanze della tragedia sono state affidate alla Guardia Civil.
(Fonte: Ong Cipimd, Salvamento Maritimo, La Verdad, Rtve, Europa Pressa, Noticias, Abc, Publico, La7, Infomigrants, Ong Caminando Fronteras)
Tunisia-Italia (Sfax), 14 aprile 2024
I cadaveri di due migranti sconosciuti sono stati recuperati in mare al largo di Sfax. Lo ha comunicato la Guardia Costiera tunisina nel contesto di un rapporto sulle operazioni condotte fra sabato 13 e domenica 14 aprile lungo la costa orientale della Tunisia, tra Sfax e Ben Arous, oltre 200 chilometri più a nord. La nota si dilunga sull’arresto di trafficanti e il sequestro di 12 barche ma non specifica né le circostanze del ritrovamento dei due corpi senza vita né quelle della morte dei due migranti ma appare scontato che si tratti di vittime di un naufragio sulla rotta tra Sfax e Lampedusa. Le salme sono state sbarcate nel porto di Sfax.
(Fonte: Tap News Agency, Agenzia Nova)
Marocco-Spagna (Saidia), 14-15 aprile 2024
Il mare ha trascinato il cadavere di un migrante marocchino sulla spiaggia di Saidia, 77 chilometri a est di Nador. Ad avvistarlo per primo è stato un passante, che ha avvertito la polizia. Del recupero e del successivo trasferimento nell’obitorio dell’ospedale locale si è occupata una squadra della Protezione Civile. Poche ore dopo si è riusciti a stabilire che si tratta di un uomo di 34 anni, originario di Oujda, una città dell’entroterra 65 chilometri a sud di Saidia. Non è chiaro se sia annegato tentando di arrivare a nuoto da Nador a Melilla o in un naufragio sulla rotta per l’Andalusia. A giudicare dall’avanzato stato di degrado, in ogni caso, la morte deve risalire a parecchi giorni prima del ritrovamento della salma.
(Fonte: Nadorcity.com)
Libia-Italia (Ghanima, Homs), 14-15 aprile 2024
La Mezzaluna Rossa ha recuperato il cadavere di un migrante sulla spiaggia di Ghanima (circa 25 chilometri a ovest di Homs e 95 a est di Tripoli), trasferendolo poi presso l’obitorio dell’ospedale di Homs. Era nella stessa area dove quattro giorni prima sono stati trovati i corpi senza vita di altri due giovani (nota del giorno 11 aprile), confermando l’ipotesi che si sia verificato il naufragio di una barca carica di migranti sulla rotta verso l’Italia: una tragedia di cui non si è saputo nulla fino a quando il mare non ha cominciato a restituire le salme di alcune vittime.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Mauritania-Canarie-Brasile (Salgado, stato di Parà), 13-16 aprile 2024
Nove cadaveri su una barca rimasta alla deriva per settimane nell’Atlantico dopo aver perso la rotta dalla Mauritania alle Canarie. Le vittime, tuttavia, sono molte di più: secondo la polizia, almeno 25, pari a 9 corpi recuperati e 19 migranti scomparsi in mare. Non ci sono superstiti. Il battello, un cayuco in vetroresina lungo 13 metri, di colore bianco e azzurro, è arrivato nella giornata di sabato 13 aprile, trascinato dalle correnti, al largo del litorale di Salgado, stato del Parà Amazzonico, nel nord del Brasile. A dare l’allarme sono stati alcuni pescatori che, dopo averlo avvistato casualmente in balia del mare, in un’area nota come Barra do Quatipuru, si sono avvicinati scoprendo che in fondo allo scafo c’era un groviglio di cadaveri. Inizialmente sembrava addirittura 20. Un altro corpo senza vita, inoltre, flottava in acqua, nelle vicinanze. Avvisata la guardia costiera e la polizia, il battello è stato rimorchiato fino al porto di Braganza, tirato in secco e trasportato in un deposito, a disposizione della Procura. Contemporaneamente sono stati rimossi e trasferiti in un obitorio ospedaliero i cadaveri. E’ in questa fase che si è scoperto che i corpi sono 9 e non 20 come era sembrato ai pescatori: 8 sul cayuco e uno in mare. Si è ipotizzato inizialmente che si trattasse di profughi fuggiti da Haiti, ma le caratteristiche dello scafo, un cayuco per la “pesca artigianale” tipico della Mauritania, ha poi orientato le ricerche verso l’Africa occidentale. La conferma che le vittime sono tutte africane è venuta dal ritrovamento di una serie di documenti oltre che di vari oggetti sicuramente di provenienza africana: si tratta, per la maggior parte di giovani originari della Mauritania e qualcuno del Mali. Le indagini si sono così indirizzate verso la Mauritania per cercare di stabilire da dove e quando il barcone sia partito, mentre la scoperta di 25 impermeabili (23 di colore verde militare e 2 gialli) ha indotto gli inquirenti a concludere che a bordo ci fossero almeno 25 persone. A giudicare dalle condizioni dei cadaveri, in particolare lo stato di fortissima disidratazione, c’è da ritenere che il cayuco sia rimasto alla deriva per più di due mesi: verosimilmente puntava verso l’isola di El Hierro, la più occidentale delle Canarie, ma, persa la rotta e forse ingovernabile per un guasto, è stato catturato dalle correnti atlantiche, finendo lentamente sulle coste settentrionali brasiliane. Da bordo, evidentemente, non sono stati in grado di chiedere aiuto né di segnalare la posizione e del barcone si è persa ogni traccia fino a quando è comparso al largo delle coste della provincia brasiliana di Braganza con i cadaveri dei migranti che hanno resistito di più e che devono aver affidato all’oceano i corpi dei compagni morti in precedenza. Dal 2021 almeno 7 barconi di migranti hanno subito questa stessa tragica fine, arrivando dall’altra parte dell’Oceano dopo essere partiti dalle coste africane. Senza contare i “naufragi fantasma”: secondo la Ong Caminando Fronteras, dall’inizio del 2024 sono decine le barche scomparse nel nulla nell’Atlantico, con oltre mille donne e uomini, sulla rotta tra l’Africa occidentale e le Canarie.
(Fonte: O Globo, Efe Canarias, Associated Press, Canarias Ahora, Canarias7, Ong Caminando Fronteras, sito web Txema Santana, Abc News, Kion46 News Channel, Itatiaia, Band News Fm Brasil, Barron’s)
Libia-Italia (Tahlia e Leptis, Homs), 15-16 aprile 2024
I corpi senza vita di due migranti sono stati trovati spiaggiati nei pressi di Homs, 120 chilometri a est di Tripoli, nell’arco di 24 ore. Il primo è stato scoperto nella giornata di lunedì 15 aprile sul litorale di Tahlia, l’altro l’indomani nell’area di Lipda (Leptis), meno di tre chilometri a sud est di Homs. In entrambi i casi, su segnalazione della polizia, è intervenuta per il recupero una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha trasferito le salme nell’obitorio dell’ospedale di Homs. Non sono emersi elementi per arrivare all’identificazione. L’unica cosa certa è che si tratta di due giovani subsahariani. Nei giorni precedenti, lungo la costa di Homs, erano stati recuperati altri 3 cadaveri. I nuovi ritrovamenti rafforzano il sospetto che ci sia stato un naufragio “fantasma” sulla rotta tra la Libia e Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Mauritania-Spagna (Nuakchot), 15-17 aprile 2024
I cadaveri di almeno 40 migranti subsahariani sono stati trascinati dal mare sulla costa a nord di Nuakchot, in Mauritania. La maggior parte, una ventina, a una distanza da Nuakchot di circa 120 chilometri, gli altri sparsi in punti molto più vicini. I primi sono stati trovati lunedì 15 aprile. Tutto lascia credere che si tratti delle vittime di un naufragio sulla rotta per le Canarie di cui non si è saputo nulla fino a quando l’oceano non ha iniziato a restituire i corpi delle vittime. A giudicare dalle condizioni delle salme, che è stato necessario seppellire al più presto possibile a causa dell’avanzato stato di degrado, la tragedia deve essere avvenuta parecchi giorni prima ed è presumibile che ci siano anche dei dispersi. Sconosciuto il punto della costa africana da cui il barcone è partito. Probabilmente da una località a sud di Nuakchot. Forse la costa di Saint Louis, in Senegal, distante 270 chilometri da Nuakchot e oltre 1.500 dalle Canarie.
(Fonte: Canarias Ahora, Canarias7, sito web Txema Santana)
Libia-Italia (Zliten e Sabratha), 17 aprile 2024
Altri 2 cadaveri di migranti spiaggiati sul litorale libico. Il primo è stato trascinato dal mare sulla spiaggia sabbiosa di Al Qazahiya, nel dipartimento di Zliten, oltre 50 chilometri a est di Homs. Il secondo era invece a ovest di Tripoli, sul litorale di Al Wadi, distretto di Sabratha, distante 250 chilometri circa da Zliten. In entrambi i casi è intervenuta la Mezzaluna Rossa, che ha trasferito le salme negli obitori degli ospedali di zona, a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi utili per poterle identificare e stabilire le circostanze della morte. Si tratta comunque di migranti annegati, in momenti ed episodi diversi, nel tentativo di arrivare a Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia (Tripoli), 18 aprile 2024
Il cadavere di un migrante è affiorato nella rada di Tripoli. Avvistato mentre flottava verso l’area del porto, è stato recuperato da una motovedetta della Guardia Costiera e poi trasferito dalla Mezzaluna Rossa nell’obitorio del cimitero. Non sono emersi elementi utili per poterlo identificare o per risalire alla provenienza e alle circostanze della morte. A giudicare dallo stato di degrado era in acqua da giorni.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Algeria-Spagna (Agua Amarga, Almeria), 18 aprile 2024
Pochi metri al largo della spiaggia di Agua Amarga, 60 chilometri a est di Almeria, è affiorato il cadavere di un migrante. A dare l’allarme è stato, intorno alle 16,30, un sub che, facendo immersioni nella zona, ha avvistato la salma trascinata dalle onde verso riva ed ha avvertito la polizia locale. La segnalazione è stata estesa poi alla Guardia Civil, ai pompieri e alla Croce Rossa. Per il recupero è intervenuta una pattuglia della Guardia Civil e subito dopo un’ambulanza ha trasferito il corpo presso l’obitorio dell’ospedale, a disposizione della magistratura. Secondo la Ong Cipimd si tratta di un giovane algerino. Non sono note le circostanze della morte ma in questo tratto di litorale sono frequenti gli sbarchi di migranti in fuga dall’Algeria. In particolare quelli trasportati da motoscafi veloci da cui spesso gli scafisti costringono i migranti a gettarsi in mare a parecchi metri dalla spiaggia per poter ripartire più in fretta ed eludere i controlli di polizia.
(Fonte: Diario de Almeria, Europa Press Andalucia, Ong Cipimd)
Libia-Italia (Zliten), 20 aprile 2024
Il cadavere di un migrante è stato portato dal mare su un tratto di spiaggia di Zliten, 50 chilometri a est di Homs e 150 circa da Tripoli. Segnalato da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato da una pattuglia della Libyan Coast Security e trasferito nell’obitorio del Teaching Hospital di Zliten, a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione ma si ritiene che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di arrivare in Italia seguendo la rotta di Lampedusa. Lo stato di degrado dimostra che la salma è rimasta a lungo in acqua. Nei giorni precedenti sono stati trovato sul litorale di Homs diversi altri cadaveri. Alcuni, in particolare, proprio nel comprensorio di Zliten.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Mauritania-Spagna (El Hierro, Canarie), 20 aprile 2024
Diversi di migranti dispersi su un grosso cayuco soccorso da una barca di migranti più piccola, dopo essere rimasto per giorni alla deriva nell’Atlantico, sulla rotta tra la Mauritania e le Canarie. Non è chiaro il numero preciso delle vittime: sicuramente più di 3 e verosimilmente 5. La tragedia è stata scoperta dopo il soccorso portato dalla guardamar Urania (Salvamento Maritimo di Tenerife) alla seconda barca, rimasta a sua volta in balia del mare al largo di El Hierro, la più occidentale della Canarie. Le 45 persone trovate a bordo hanno subito segnalato che si trattava in realtà di due gruppi, partiti da Nouadhibou, in Mauritania, su due barche diverse e in tempi diversi: il primo l’11 aprile, il secondo il 15. Sul secondo cayuco, il più piccolo, erano inizialmente solo in otto. Stavano navigando verso El Hierro quando, ad alcune decine di miglia dall’isola, hanno avvistato e prestato aiuto al barcone più grande, che flottava ormai ingovernabile, prendendo a bordo le 37 persone che c’erano. Nelle ore successive anche il cayuco “soccorritore” è andato in avaria. La Urania ha messo in salvo tutti ed è emerso allora che c’erano anche dei dispersi. Lo hanno riferito quasi tutti i 37 del primo barcone, specificando che parecchi compagni avevano perso la vita durante la navigazione, probabilmente per disidratazione e ipotermia: il corpo del primo a morire è stato affidato al mare, gli altri sono stati lasciati sulla barca dopo il trasbordo sul cayuco che li ha soccorsi. Non hanno saputo precisare quanti, insistendo però che erano “diversi”: stando alle prime ricostruzioni fra 3 o, più probabilmente, 5. Per più di qualcuno del gruppo di 37 allo sbarco sono state necessarie delle cure mediche. Uno, in particolare, in condizioni critiche, è stato evacuato con un elicottero prima dell’arrivo a El Hierro e trasferito d’urgenza in ospedale a Tenerife.
(Fonte: Canarias Ahora, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Venti Minutos, Abc, Telecinco, sito web Salvamento Maritimo)
Libia-Italia (Al Khamis, Homs), 20-21 aprile 2024
Ancora un migrante senza vita sulla costa libica nella zona di Homs, 120 chilometri a est di Tripoli: nei giorni precedenti, a partire dall’undici aprile, in un arco di litorale di poche decine di chilometri ne sono stati recuperati altri 7. In questo caso il cadavere era su una spiaggia del quartiere di Al Khamis, circa 5 chilometri a est del centro città. Avvistato nel pomeriggio mentre flottava, spinto dalle onde, sulla battigia, è stato recuperato, su disposizione della polizia, da un’ambulanza del pronto soccorso e trasferito nell’obitorio dell’ospedale. Il nuovo ritrovamento ha rafforzato il sospetto che sia avvenuto un naufragio “fantasma” senza superstiti sulla rotta per Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch).
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 22-23 aprile 2024
I corpi di 19 migranti sono stati recuperati in mare dalla Guardia Costiera e dalla Guardia Nazionale al largo della costa della Tunisia orientale nel tratto compreso tra Sfax e Madhia. Lo ha comunicato il portavoce del comando della Guardia Costiera di Sfax, che ha coordinato l’operazione, senza però precisare né le circostanze in cui i 19 migranti sono morti né quelle del ritrovamento. Non è chiaro nemmeno se siano le vittime di uno o più naufragi. La Guardia Costiera si è limitata ad aggiungere che sono stati arrestati 5 trafficanti. L’unica cosa certa è che si tratta di persone annegate lungo la rotta per Lampedusa. Le salme sono state sbarcate a Sfax e trasferite presso l’obitorio del locale ospedale.
Aggiornamento 26 aprile. Oltre ai 19 segnalati il 22 aprile nel rapporto della Guardia Costiera tunisina altri 3 corpi senza vita di migranti subsahariani sono stati recuperati nelle acque o sul litorale a nord di Sfax. Lo hanno riferito alcune testate locali e l’agenzia di stampa Reuters. Il conto totale è dunque di 22 cadaveri, tutti di migranti subsahariani rimasti sconosciuti.
(Fonte: Tap News Agency. Fonte Aggiornamento: Agenzia Reuters. News Central)
Algeria-Italia (El Kala), 22-23 aprile 2024
Il corpo di un migrante è affiorato in mare al largo di El Kala, in Algeria, circa 90 chilometri a est di Annaba e meno di 20 dal confine con la Tunisia. Avvistato la mattina di lunedì 22 aprile mentre flottava spinto dalle onde ad alcune decine di metri dalla spiaggia rocciosa di Leon, vicino a Cap Rosa, è stato recuperato dalla Protezione Civile e trasportato nell’obitorio dell’ospedale locale. Nelle ore successive è stato identificato: si tratta di un algerino di 35 anni originario della provincia di Souk Ahras, 110 chilometri a sud ovest di El Kala. Si ignorano le circostanze della morte. Le barche di migranti che partono da questo tratto di costa puntano in genere sulla Sardegna.
(Fonte: Le Quotidien d’Oran).
Tunisia-Italia (Djerba e Gabes), 24-25 aprile 2024
I corpi di 21 migranti sono stati recuperati in mare dalla Guardia Costiera tunisina lungo l’arco di costa di circa 120 chilometri compreso tra l’isola di Djerba a sud e Gabes a nord. Quattordici sono affiorati nell’area dell’isola di Djerba. I primi – ha riferito Fethi Bakkouche, procuratore della Corte di Medenine – sono stati avvistati a partire da venerdì 19 aprile e poi, via via tutti gli altri, sempre più numerosi: 13 subsahariani e un egiziano, identificato grazie al passaporto trovato in una tasca degli abiti. Sulla scia di questa notizia è emerso che altri 7 cadaveri sono stati trovati martedì 23 aprile nelle acque di Gabes, circa 120 chilometri più a nord. Tenendo conto delle 22 salme recuperate a nord di Sfax (nota 22-23 aprile: ndr), fino a lunedì 22 aprile risultano in tutto 43 i migranti morti sulla rotta tra la Tunisia orientale e Lampedusa nel giro di meno di una settimana. Le autorità tunisine non hanno fornito particolari sulle circostanze della strage. Tutto lascia pensare che ci siano stati due naufragi rimasti “fantasma” fino a quando il mare non ha cominciato a restituire i corpi delle vittime. Imprecisato il numero dei dispersi.
(Fonte: Infomigrants, Agenzia Reuters, News Central)
Algeria-Niger (Point Zero – Assamaka), 25 aprile 2024
Quattro migranti sono morti nel deserto del Niger dopo essere stati deportati ed espulsi oltreconfine dalla polizia algerina. I loro corpi sono stati trovati tra il 5 e il 6 aprile ma la notizia si è diffusa venti giorni dopo, il 25 aprile, grazie al rapporto fatto da un team di volontari di Alarm Phone Sahara al termine di una ispezione nel Sahara tra Point Zero, sulla frontiera algerina, e Agadez. I primi 3 erano quasi riuniti in gruppo a non grande distanza da Assamaka, la prima città nigerina a sud della linea di frontiera. E’ presumibile che siano stati espulsi e abbandonati nel deserto tutti insieme e che siano morti di sete e sfinimento tentando di raggiungere Assamaka. La sabbia deve averli ricoperti e nascosti fino a quando il vento li ha dissepolti, consentendo ai volontari della Ong di ritrovarli. Gli stessi volontari li hanno poi seppelliti, segnalando le tombe e registrandone il punto esatto, contrassegnato anche da un recinto di pietre. Il quarto cadavere, anche questo semisepolto dalla sabbia, era a poco più di 200 metri dal posto di polizia di Assamaka ed è stato sepolto sul posto. Per nessuno dei quattro sono emersi elementi per poterli identificare.
(Fonte: Alarm Phone Sahara)
Algeria-Spagna (El Playazo de Vera, Almeria), 25 aprile 2024
Il cadavere di un migrante è affiorato nella serata di mercoledì 24 aprile di fronte alla spiaggia di El Playazo en Vera, 90 chilometri circa a nord est di Almeria, un tratto di costa dove sono frequenti gli sbarchi di migranti algerini e dove sono già stati trovati altri corpi senza vita di persone annegate nel tentativo di arrivare in Spagna. L’allarme è stato dato verso le 19 da un passante che ha avvisato la centrale di emergenza 112. Quando per il recupero sono intervenute la Guardia Civil e la Protezione civile, il cadavere flottava ancora in acqua, trascinato dalle onde, a qualche decina di metri dalla riva. Lo stato avanzato di degrado sembra indicare che è rimasto in acqua per qualche settimana prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi per stabilirne l’identità e la provenienza. Tra le ipotesi avanzate dalla Ong Cipim c’è quella che si tratti di uno dei migranti che erano a bordo di una barca data per scomparsa dopo essere partita da Orano il 17 marzo con 11 persone. Non risulta però che siano arrivate conferme.
(Fonte: Canal Sur, Diario de Almeria, El Mundo, Ong Cipimd)
Grecia (Lesbo, campo di Kara Tepe), 27-28 aprile 2024
Un richiedente asilo eritreo è stato travolto e ucciso da un’auto mentre rientrava nel campo profughi di Kara Tepe, a Lesbo, 6 chilometri a nord di Mitilene, dove alloggiava in attesa che la sua domanda fosse esaminata. Una ragazza ventiduenne che era con lui, anche lei eritrea e richiedente asilo, è rimasta gravemente ferita. L’incidente è avvenuto intorno alla mezzanotte di sabato 27 aprile. I due giovani camminavano al margone della carreggiata, nei pressi dell’ingresso del campo, quando sono stati investiti in pieno da un pick-up che, guidato a forte velocità da un ventunenne greco, ha sbandato, uscendo di strada e finendo prima contro una batteria di cassonetti per i rifiuti e poi contro il muro di una casa. Il ventisettenne è morto sul colpo. La ragazza è stata ricoverata nella notte presso l’ospedale di Mitilene.
(Fonte: Ekathimerini)
Turchia-Grecia (Kusadasi-Samos), 28 aprile 2024
Almeno un migrante morto in un naufragio nelle acque della costa settentrionale di Samos, nell’Egeo. Era con altri profughi, come minimo 25, su una barca salpata all’alba dalla costa turca della provincia di Kusadasi. La tragedia è accaduta nelle prime ore del mattino, quasi di fronte a Karlovasio, oltre 30 chilometri a ovest dell’abitato e del porto di Samos: forse a causa del sovraccarico o di una manovra sbagliata lo scafo di è ribaltato, scaraventando in acqua tutte le persone a bordo. I soccorritori hanno recuperato 25 naufraghi intorno al relitto semi affondato, sbarcandoli poi nel porto di Vathios, ma le ricerche sono continuate per l’intera giornata, condotte da un elicottero di Frontex e due unità della Guardia Costiera. Verso mezzogiorno è stato trovato in mare un corpo esanime che, tratto a bordo di una delle motovedette impegnate nell’operazione, è stato sbarcato nel porto di Karlovasso e da qui trasferito in ambulanza all’obitorio dell’ospedale locale. Non si esclude che ci siano dei dispersi perché i soccorritori hanno dichiarato di aver notato, poco dopo il naufragio, alcune persone che cercavano di raggiungere a nuoto la costa dell’isola ma di averle poi perse di vista.
(Fonte: Efsyn)
Senegal-Spagna (Mbour-El Hierro), 29 aprile 2024
Almeno 51 migranti subsahariani scomparsi in mare da un cayuco semi affondato, rimasto alla deriva per una decina di giorni nell’Atlantico sulla rotta tra il Senegal e le Canarie. Partito dalla costa di Mbour, in Senegal, puntando sull’arcipelago spagnolo, distante 1.500 chilometri, il barcone ha avuto un’avaria dopo circa una settimana, cominciando ad affondare. Quando è stato avvistato era ormai un relitto quasi completamente sommerso: emergevano solo la parte di prua e una specie di torretta a poppa. A bordo, avvinghiati a questi due punti dello scafo, alcuni quasi completamente immersi in acqua, c’erano 9 giovani. A dare l’allarme è stata una petroliera, la Beskidy che, in rotta dal Brasile a Cartagena, ha avvertito la centrale operativa del 112 delle Canarie. Da Tenerife è stato inviato sul posto un elicottero di soccorso, Helimer 206, e contemporaneamente sono state fatte partire la salvamar di base a El Hierro e una motovedetta della Guardia Civil, mentre la Beskidy rimaneva in zona per i soccorsi più urgenti e per monitorare la situazione. Verso le 9,15 l’equipaggio dell’elicottero ha preso a bordo i nove naufraghi, tutti molto provati, trasferendoli d’urgenza all’ospedale di El Hierro. Sono stati loro a ricostruire la tragedia, specificando che erano partiti da Mbour in almeno 60, tutti uomini, che il cayuco era quasi completamente sommerso da più di due giorni e che 51 compagni non ce l’avevano fatta a resistere, scomparendo nell’Atlantico.
(Fonte: Efe Canarias, El Diario, Helena Maleno Caminando Fronteras, Txenma Santana, Agenzia Ansa, Ansamed, Anadolu Agency)
Tunisia-Italia (Sfax-Madhia – Lampedusa), 29-30 aprile 2023
La Guardia Costiera tunisina di base a Madhia, 100 chilometri a nord di Sfax, ha recuperato in mare i cadaveri di 9 migranti. Come ha riferito il portavoce della Corte di Monastir e Madhia, i primi 7, in stato di degrado molto avanzato, erano nelle acque di Chebba, 37 chilometri a sud di Madhia; gli altri 2, meglio conservati, di fronte a Salah Beach, 20 chilometri più a nord. Le diverse condizioni di conservazione delle salme inducono a pensare che si tratti di vittime di due diversi naufragi, avvenuti entrambi a nord di Sfax, sulla rotta per Lampedusa. La Guardia Costiera tunisina, tuttavia, non ha fornito elementi in proposito.
(Fonte: Tap News Agency)
Tunisia-Italia (Biserta-Sardegna-Sicilia), 29-30 aprile 2024
Diciotto harraga tunisini sono annegati in un naufragio avvenuto nei primi giorni di febbraio al largo della Sardegna. Non ci sono superstiti. Della tragedia non si è saputo nulla di ufficiale sino alla fine di aprile ma il sospetto che nelle acque tra la Sardegna e la Sicilia fosse accaduto qualcosa di molto grave si è fatto strada a partire dalla seconda metà di marzo in poi quando, nel giro di quattro settimane circa, sono stati trovati i cadaveri di quattro migranti sconosciuti tra Messina e le isole Eolie. Il primo è emerso a Vulcano il 18 marzo, poi un altro il 13 aprile tra Milazzo e Vulcano e nei giorni successivi uno a Filicudi e l’ultimo sulla spiaggia di Rodia a Messina. Escluso che potesse trattarsi di vittime di naufragi avvenuti sulla rotta per Lampedusa, qualche elemento è emerso ricollegando i ritrovamenti alla richiesta di informazioni inoltrata il 23 marzo alla Capitaneria di porto di Cagliari dal Consolato di Tunisia a Roma a proposito di una barca con 18 persone a bordo partita da Biserta all’inizio di febbraio sulla rotta per la Sardegna. La conferma che i quattro cadaveri appartengono a giovani che facevano parte di quel gruppo è arrivata il 29-30 aprile, quando uno dei giovani, Bilel May, 37 anni, è stato riconosciuto dal fratello grazie a un tatuaggio ancora visibile nonostante il grave stato di degrado della salma. Evidentemente i 4 corpi sono stati trascinati verso est dalle forti mareggiate di ponente registrate in questo periodo. Nessuna traccia degli altri 14 naufraghi. Il Consolato ha fornito la lista dei nomi di tutte le vittime.
Aggiornamento 6 giugno. Nelle acque antistanti l’aeroporto di Lametia Terme il 14 aprile è stato recuperato il corpo in forte stato di degrado di un bambino dell’età apparente di 6-8 anni. Secondo le indagini della Procura si tratta di un bambino morto nel naufragio di una barca di migranti, come dimostrerebbe anche il fatto che indossava tre paia di pantaloni per difendersi dal freddo durante la traversata. Ulteriori indagini condotte dalla Ong tunisina Association Terres Pour Tous, hanno portato alla conclusione che sono i resti di Anis Bin Suhail Al Zwali, figlio di Suhail Bin Othman Al Zwali, morto a sua volta nel naufragio della barca avvenuto in febbraio al largo della Sardegna.
Aggiornamento 1 luglio. Un altro cadavere dei 18 harraga tunisini scomparsi è stato recuperato in mare al largo delle Eolie, tra Filicudi e Salina. Ad avvistarlo è stato un diportista, che ha dato l’allarme alla Guardia Costiera. La salma è stata sbarcata a Lipari e trasferita nell’obitorio del cimitero dell’isola.
(Fonte: L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna, Rai News, Sergio Scandura Radio Radicale, La Sicilia, Messinatoday, Agenzia Ansa, La Repubblica. Fonte aggiornamento: Ong Association Terres Pour Tous e La Gazzetta del Sud, La Sicilia)
Senegal-Spagna (Joal-Gandiole, rotta Canarie), 2-3 maggio 2024
Almeno 19 vittime (2 cadaveri recuperati e 17 migranti dispersi) su un cayuco proveniente dal Sud e finito sulla costa di Saint Louis, oltre 300 chilometri più a nord, tentando di raggiungere le Canarie. L’allarme è scattato il 2 maggio, quando il barcone, in gravi difficoltà e in procinto di rovesciarsi, è stato avvistato a non grande distanza dalla riva all’altezza di Gandiole, alla periferia di Saint Louis. I soccorritori hanno trovato a bordo 32 migranti ormai allo stremo e due cadaveri. Trasporti all’ospedale di Saint Louis, i superstiti hanno riferito di essere partiti dalla costa di Joal, diretti verso le Canarie ma di essere rimasti alla deriva per più di una settimana. A bordo erano inizialmente oltre 50 (non meno di 51), ma 17 del gruppo sono scomparsi in mare. Nella stessa giornata del 2 maggio a Gandiole è stato intercettato un altro barcone con a bordo 200 migranti circa, tutti subsahariani.
Aggiornamento 16-17 maggio. Il cayuco proveniva dalla Guinea e sono almeno 26 (e non 19) i migranti morti durante la navigazione e affidati al mare dai compagni, prima del naufragio al largo di Gandiole. Lo ha comunicato da Conakry il primo ministro Amadou Oury, confermando che il barcone stava cercando di raggiungere le Canarie, distanti oltre 2 mila chilometri.
(Fonte: Direct News, Buzz Senegal, Aps, Pulse Senegal, Exclusive Net, Le Quotidien, Actusen, Xalimas.com. Fonte aggiornamento: Trt Africa, Infomigrants))
Libia-Italia (Mellitah e Zawiya), 5-7 maggio 2024
I cadaveri di 3 migranti sono stati trascinati dal mare nell’arco di tre giorni sulla costa libica tra Melittah e Al Mutrad, nell’area di Zawiya. I primi due, finiti sulla spiaggia di Mellitah, 115 chilometri a ovest di Tripoli, sono stati recuperati e trasferiti nell’obitorio dell’ospedale di Ajaylat la sera di domenica 5 maggio. Il terzo era una ventina di chilometri più a est, sul litorale di Al Mutrad. Anche in questo caso è intervenuta per il recupero una squadra della Mezzaluna Rossa. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione né per risalire alle circostanze precise della morte.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Lampedusa), 6-7 maggio 2024
Un morto a bordo di un barcone con altri 60 migranti soccorso dalla nave Nadir, appartenente a una Ong tedesca, al largo di Lampedusa. Il natante è stato intercettato mentre era in difficoltà alcune miglia a sud ovest di Lampedusa, sulla rotta dalla Tunisia. Nonostante la piccola unità Ong non sia adatta a questo genere di operazioni, occupandosi soprattutto di prevenzione e pattugliamento, vista l’emergenza ha preso a bordo i naufraghi (tra cui due in gravi condizioni) e la salma di un giovane subsahariano morto durante la navigazione, avvertendo subito la Guardia Costiera. Da Lampedusa è stata inviata una motovedetta per il trasferimento di tutti i superstiti, che sono stati sbarcati al molo Favarolo, dove erano in attesa due ambulanze per i più gravi. Il cadavere è rimasto sulla Nadir, che lo ha trasportato alcune ore dopo a Lampedusa.
(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 7 maggio 2024
Un ragazzo marocchino, Hamza, 18 anni, è scomparso in mare cercando di raggiungere Ceuta a nuoto. L’allarme è stato lanciato da un altro ragazzo, che è riuscito ad approdare nel territorio spagnolo. I due giovani, entrambi residenti a Castillejos, hanno tentato insieme l’impresa partendo la notte tra sabato 4 e domenica 5, intorno alle due. Indossavano entrambi una muta di neoprene per difendersi dal freddo. Superata al largo la barriera del Tarajal, nel buio, si sono persi di vista. Appena a terra, sulla spiaggia del Tarajal, all’altezza dell’ospedale, l’amico, non vedendolo arrivare, ha cercato invano Hamza nei pressi e poi ha dato l’allarme alla famiglia. Le ricerche sono continuate nella speranza che Hamza fosse approdato altrove o avesse deciso di desistere, rientrando in Marocco. In mancanza di notizie, la famiglia ha lanciato un appello alla redazione del Faro de Ceuta. Senza esito anche le ricerche nell’enclave.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Turchia-Grecia (Agios Dimitrios, Lesbo), 7-8 maggio 2024
Il corpo senza vita di un migrante è stato spinto dal mare sulla costa rocciosa di Agios Dimitrios, a Lesbo, nei pressi del villaggio di pescatori di Skala Sykaminea, meno di 25 chilometri a ovest di Mitilene. Segnalato da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato da una pattuglia della Guardia Costiera e trasferito nell’obitorio dell’ospedale generale di Mitilene. La Procura ha disposto un’autopsia prima di procedere all’inumazione. Lo stato di degrado molto avanzato fa ritenere che il cadavere sia rimasto in acqua molto a lungo. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione. Si ritiene che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di arrivare a Lesbo dalla costa della vicina Turchia. Si ignorano però le circostanze precise della morte. L’inchiesta è stata affidata dalla magistratura alla stazione di polizia portuale di Mithymna.
(Fonte: Aegean Boat Report)
Libia-Italia (Mellitah, Ajaylat), 7-8 maggio 2024
Il cadavere di un altro migrante è stato trascinato dal mare sulla costa libica della zona di Zawiya. Lo ha recuperato una squadra della Mezzaluna Rossa su una spiaggia di Ajaylat (47 chilometri a ovest di Zawiya e circa 100 da Tripoli), trasferendolo poi nell’obitorio dell’ospedale di zona, a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. E’ il quarto caso nell’arco di tre giorni (nota del 5-7 maggio) ed è un ulteriore indizio a sostegno dell’ipotesi di un naufragio fantasma sulla rotta per Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia (Sabratha), 9-10 maggio 2024
Un migrante subsahariano è morto a Sabratha, sulla costa a ovest di Tripoli, in seguito alle torture a cui è stato sottoposto da quattro giovani libici che lo avevano aggredito e sequestrato. Lo ha comunicato la polizia specificando che i presunti assassini sono stati individuati e arrestati. Nel rapporto reso noto alla stampa non si specificano le circostanze e i motivi del sequestro ma si presume che il giovane sia stato catturato per chiederne il riscatto.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Senegal-Mauritania-Spagna (M’bour-Nouakchott), 10 maggio 2024
Due morti su un cayuco con 120 migranti rimasto alla deriva per quasi dieci giorni. Il barcone era partito intorno al primo maggio dalla costa di M’Bour, in Senegal, circa 100 chilometri a sud di Dakar, puntando verso le Canarie, a una distanza superiore a 1.800 chilometri. Durante la navigazione deve aver avuto un’avaria che lo ha reso ingovernabile ed è andato alla deriva. Il primo allarme è stato lanciato il 4 maggio dai familiari di alcuni dei migranti a bordo che, preoccupati per la mancanza di notizie, si sono rivolti alla piattaforma di Alarm Phone. Le ricerche sono rimaste senza esito fino alla mattina del giorno 10, quando si è saputo che il cayuco era stato intercettato dalla Guardia Costiera della Mauritania oltre 800 chilometri a nord di M’Bour, scoprendo che almeno 2 dei 120 migranti erano morti nei giorni precedenti e che i compagni ne avevano affidato i corpi al mare. Molto provati anche quasi tutti i superstiti. Uno in particolare ha perso i sensi al momento dello sbarco ed è stato trasferito d’urgenza in ospedale in condizioni critiche per un forte stato di sfinimento e ipotermia.
(Fonte: Alarm Phone)
Turchia-Grecia (Tilos, Dodecaneso), 10 maggio 2024
Un profugo è morto durante o poco dopo lo sbarco nell’isola di Tilos, nel Dodecaneso, poche decine di miglia a ovest di Rodi. Faceva parte di un gruppo di 26 profughi che, arrivati con una imbarcazione di fortuna nelle acque della piccola isola dalla vicina costa turca, hanno segnalato ad alcuni familiari di essere stati intercettati da una motovedetta della Guardia Costiera greca. Temendo un respingimento forzato in mare, proprio i familiari hanno subito avvertito la centrale operativa di Alarm Phione, che a sua volta si è messa in contatto con il comando della Guardia Costiera di Rodi, ricevendo conferma che era in corso un’operazione di recupero. Da quel momento non si è avuta più alcuna notizia fino a quando le autorità di Tilos hanno comunicato ad Alarm Phone che uno dei profughi era morto, senza però riferire alcun particolare sulla tragedia.
(Fonte: Alarm Phone)
Libia-Italia (Sabratha), 10 maggio 2024
I cadaveri di 7 migranti sono stati trascinati dal mare in vari punti della spiaggia di Sabratha, uno dei luoghi di imbarco più frequenti verso Lampedusa, 75 chilometri a ovest di Tripoli. Sono stati scoperti e segnalati in momenti diversi, da abitanti del posto, nell’arco dell’intera giornata di venerdì 10 maggio, fino a dopo il tramonto. Per il recupero sono intervenute varie squadre della Mezzaluna Rossa, che hanno trasferito tutte le salme presso l’obitorio del Teaching Hospital di Sabratha. Non sono emersi elementi per l’identificazione. Lo stato di degrado dei corpi indica che sono rimasti a lungo in mare ed appare scontato che questo ritrovamento vada ricollegato a quello di altri 4 corpi avvenuto sullo stesso tratto di costa nei giorni precedenti (note del 5-7 maggio e 7-8 maggio). Tutto lascia credere che si sia verificato un “naufragio fantasma” sulla rotta per Lampedusa con un numero imprecisato di vittime.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Marocco-Spagna (Tan Tan – Canarie), 10 maggio 2024
Trenta vittime nel naufragio di un grosso zodiac di migranti sulla rotta tra il Marocco e le Canarie. Il gommone era partito da una spiaggia di Tan Tan, puntando verso le isole di Fuerteventura o Lanzarote, le più vicine a quel tratto di costa marocchina. A bordo erano in 66, tra harraga marocchini e giovani subsahariani. Erano solo all’inizio della rotta di oltre 300 chilometri prevista e circa 200 da Tarfaya, la città marocchina più prossima all’arcipelago spagnolo, quando lo zodiac si è ribaltato. Ignote le cause e le circostanze precise della tragedia. Sta di fatto che i soccorritori sono riusciti a trarre in salvo solo 36 naufraghi e a recuperare 15 corpi ormai senza vita. Scomparsi in mare gli altri 15 migranti. I superstiti sono stati ricondotti a Tan Tan. Tra il 9 e il 10 maggio, oltre allo zodiac naufragato, dalla costa tra Tan Tan e Tarfaya sono partite numerose barche di migranti ma solo 3 sono arrivate alle Canarie: le altre sono state intercettate dalla Marina Imperiale marocchina.
(Fonte: Nadorcity.com)
Marocco-Spagna (La Gomera, Canarie), 11 maggio 2024
I cadaveri di 3 migranti sono stati trascinati dal mare, nell’arco di sei giorni, sulle coste dell’isola di La Gomera, nelle Canarie. L’ultimo è affiorato ad alcune decine di metri dalla riva nella parte settentrionale dell’isola, sulla costa di Hermigua. Il primo era stato segnalato lunedì 6 maggio da un pescatore nella zona sud, circa 100 metri al largo della spiaggia di Ereses. L’altro mercoledì 8: avvistato da una coppia di turisti che navigavano su un piccolo zodiac all’altezza della spiaggia di Vallehermoso, nella parte più settentrionale di La Gomera, è stato recuperato dalla salvamar Nizar, del Salvamento Maritimo. Le tre salme sono state trasferite nell’obitorio di San Sebastian: risultano tutte in forte stato di degrado, indicando che devono essere rimaste a lungo in mare. Deve trattarsi delle vittime di un “naufragio fantasma”: una tragedia id cui non si è saputo nulla fino a quando non sono apparsi in mare i primi tre cadaveri. Impossibile stabilire il numero esatto delle vittime. Sicuramente decine.
(Fonte: sito web Txema Santana, Diario de Avisos, Canariassenred, El Diario, Antena3.com, Canarias7)
Libia-Italia (Mellitah, Sabratha), 11 maggio 2024
I corpi di altri 7 migranti sono affiorati sul litorale di Sabratha, nella zona del polo petrolifero di Mellitah, circa 20 chilometri a ovest del centro e un centinaio da Tripoli. Sparsi in diversi punti della spiaggia, sono stati recuperati da alcune squadre della Mezzaluna Rossa e trasferito nell’obitorio del Teaching Hospital di Sabratha. Con questi 7 salgono a 18 i cadaveri di migranti trovati su questo tratto di costa libica a partire da domenica 5 maggio, tutti in avanzato stato di degrado. Sembra la prova evidente di un “naufragio fantasma” sulla rotta dei migranti tra Sabratha e Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Al Shatt Road, Tripoli), 12 maggio 2024
Il cadavere di un migrante è affiorato a Tripoli sul litorale di Al Shatt Road, non lontano dalla zona del porto. Per il recupero è intervenuta la Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio di un ospedale della zona a disposizione della magistratura per le indagini, in attesa del nulla osta per l’inumazione. Non sono emersi elementi utili per poterlo identificare ma deve trattarsi di un giovane annegato nel tentativo di arrivare in Italia. A giudicare dallo stato di degrado della salma, la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia (Sahara, regione sud-est), 12 maggio 2024
I corpi di 5 migranti sono stati recuperati in pieno Sahara, nella regione sud-est della Libia, verso il confine con il Sudan. La scoperta delle salme si è avuta in seguito alla cattura di un trafficante eritreo che stava tentando di rifugiarsi oltrefrontiera, verosimilmente diretto a Khartoum. Nel corso degli interrogatori di polizia l’uomo ha ammesso di gestire più di una prigione clandestina per i profughi/migranti arrivati in Libia dal confine sudanese, confessando anche, alla fine, che alcuni prigionieri erano morti durante la detenzione in seguito ai maltrattamenti subiti. A conferma di quanto aveva dichiarato ha poi accompagnato una pattuglia di agenti nel luogo dove erano sepolte cinque salme. Del recupero dei resti, ridotti a corpi scheletriti, si è poi occupata, insieme alla polizia, una squadra della Mezzaluna Rossa. Non è da escludere che ci siano altre vittime.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Senegal-Spagna (Gran Canaria), 13 maggio 2024
Due morti sulla rotta per le Canarie su un cayuco con a bordo oltre 170 migranti. Il barcone, salpato dal Senegal, è rimasto a lungo in pieno Atlantico prima di essere avvistato nelle prime ore del mattino 280 chilometri a sud est di Maspalomas, la punta più meridionale di Gran Canaria, da un aereo della vigilanza marittima della Guardia Civil, che ha poi segnalato l’emergenza per organizzare i soccorsi. Dal comando del Salvamento Maritimo di Gran Canaria è stata dirottata sul posto la petroliera kuwaitiana Al Bateen, in navigazione verso Barcellona, per monitorare la situazione e prestare eventualmente assistenza fino all’arrivo di una nave guardamar, che ha recuperato 171 persone, tra cui 23 donne, 7 bambini e 3 neonati. Al momento del trasbordo si è scoperto che uno dei migranti era morto prima dell’arrivo dei soccorsi. Alcuni superstiti, inoltre, hanno segnalato che nei giorni precedenti era morta anche una giovane donna, madre di un bimbo di appena un anno, il cui cadavere è stato affidato al mare. Tutti i naufraghi e il cadavere recuperato dalla guardamar sono stati sbarcati nel porto di Arguineguin intorno alle 22.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Canarias Ahora, La Provincia Canarias)
Libia-Italia (Sabratha), 13 maggio 2024
Ancora un migrante senza vita sul litorale di Sabratha: è il diciannovesimo nel giro di otto giorni. Il cadavere è affiorato nella serata di lunedì 13 maggio nella stessa zona dove, in punti e momenti diversi, sono stati trovati gli altri. Segnalato da alcuni abitati del posto alla polizia, una squadra della Mezzaluna Rossa lo ha recuperato e trasferito nell’obitorio dell’ospedale a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. Non sembrano esserci dubbi che questi 19 corpi provengano dallo stesso naufragio “fantasma” sulla rotta per Lamperdusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia (Sabratha), 15 maggio 2024
Un migrante subsahariano è stato ucciso a colpi di arma da fuoco a Sabratha, 100 chilometri circa a ovest di Tripoli. Il suo corpo, senza vita ormai da diverse ore, era sulla spiaggia: segnalato da alcuni abitanti del posto è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa e trasferito nell’obitorio di medicina legale per le indagini. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. A giudicare dalle condizioni in cui è stato trovato – mani legate, diversi fori di proiettile, parecchie macchie di sangue – c’è da ritenere che si sia trattato di una vera e propria esecuzione. La polizia non ha scoperto né i motivi, né le circostanze. “Per le indagini è essenziale innanzi tutto poter identificare quest’uomo”, ha riferito, lanciando un appello e diffondendo varie foto per cercare di arrivare almeno a dare un nome alla vittima. Sabratha è uno dei principali punti d’imbarco dei migranti dalla Libia verso Lampedusa. Non è da escludere che l’omicidio sia da ricollegare a questa attività.
(Fonte: Migrant Rescue Watch).
Grecia (Paleochora, Creta), 16 maggio 2024
Tre dispersi nel naufragio di una barca con a bordo 45 migranti bengalesi a sud di Creta. Non è chiaro da dove sia partita l’imbarcazione: probabilmente l’Egitto o la Cirenaica. Sta di fatto che, verosimilmente a causa delle condizioni del mare e del sovraccarico, si è rovesciata quando era circa 30 miglia a sud di Paleochora. L’allarme è scattato nelle primissime ore del mattino: lo ha lanciato alle autorità greche la centrale operativa della Guardia Costiera italiana, che aveva captato una richiesta di aiuto. Sul posto si sono portate diverse unità della Marina greca e due elicotteri. Un rimorchiatore ha recuperato 39 naufraghi, sbarcandoli in mattinata a Paleochora. Un altro, rimasto isolato, è stato tratto in salvo da un secondo rimorchiatore e poi trasferito in elicottero a Souda. Sempre a Souda poco dopo ne sono arrivati ancora due, trovati in mare dall’altro elicottero. I superstiti, poi trasferiti in giornata a Chania, hanno subito riferito che mancavano tre persone. Le ricerche sono proseguite fino al tramonto ma senza alcun esito. Secndo le autorità greche la barca era diretta in Italia ma anche il sud di Creta in realtà è da mesi meta di numerosi sbarchi di migranti.
(Fonte: Ekathimerini, Agenzia Ana Mpa, Efsyn, Infonmigrants)
Croazia (Sinj), 16 maggio 2024
Tre migranti sono morti in Croazia su un’auto finita fuori strada dopo aver saltato un posto di controllo della polizia. Morto anche il conducente. Sulla vettura, una berlina di grossa cilindrata, oltre all’autista, c’erano otto persone, provenienti da Siria e Afghanistan. Venivano dal confine con la Bosnia, diretti verso nord. Alle porte di Sinj, un piccolo centro situato 20 chilometri circa dalla linea di frontiera, c’era un posto di blocco. Anziché fermarsi, l’autista, un giovane moldavo, ha cercato di fuggire, accelerando bruscamente l’andatura. ma di lì a poco ha perso il controllo della guida e l’auto è finita fuori strada, schiantandosi contro un grosso muro di recinzione. Pochi istanti dopo è arrivata sul posto un’auto di servizio della gendarmeria. Gli agenti hanno fatto confluireo diverse ambulante ma tre degli otto profughi sono morti all’istante così come l’autista. Tutti in condizioni molto gravi i cinque superstiti, tra i quali due ragazzini di 12 e 15 anni.
(Fonte: Associated Press, Abc News, Acces W Dun, Infomigrants)
Tunisia-Italia (Korba-Lampedusa), 18 maggio 2024
Non si ha più traccia di almeno 37 giovani tunisini (tra cui una ragazza), scomparsi nel tentativo di raggiungere Lampedusa dalla costa nord orientale della Tunisia. Non è da escludere che siano anche di più: le prime notizie parlavano di 60 dispersi, provenienti da Korba, Djerba, Manaq, Kairouan ed altri centri minori. Si sa per certo che si sono imbarcati nella tarda serata di venerdì 3 maggio dalla costa di Korba (governatorato di Nabeul), poco più di 80 chilometri a sud est di Tunisi e 250 a nord di Sfax, forse su due natanti. Da quel momento non se ne è saputo più nulla. Il primo allarme è stato lanciato da alcuni familiari che, in mancanza di notizie, si sono rivolti alla Ong Association Terres Pour Tous che, oltre a sollecitare ricerche sistematiche alle autorità tunisine, sia a terra che lungo la rotta per Lampedusa, si è messa in contatto con varie Ong e associazioni umanitarie in Italia, le quali hanno escluso che questo grosso gruppo di harraga sia mai arrivato a Lampedusa o in un altro porto italiano. Nessuna comunicazione ufficiale da parte della Guardia Costiera tunisina. Nulla neanche quando, con il passare dei giorni, alle segnalazioni dei primi familiari se ne sono aggiunte numerose altre, fino a stabilire appunto un numero minimo di 37 ragazzi scomparsi, dei quali sono state anche diffuse le foto sul web per facilitare eventuali riconoscimenti. Gli appelli della Ong Terres Pou Tous si sono susseguiti pressoché quotidianamente per quindici giorni, accusando le autorità tunisine di non aver organizzato operazioni di ricerca adeguate. Con la stessa motivazione numerose famiglie hanno dato vita a una protesta a Tunisi, chiamando in causa anche le restrizioni introdotte sull’emigrazione con gli ultimi accordi con l’Italia. Sabato 18 maggio, quindici giorni dopo la partenza, anche le autorità tunisine hanno dato la notizia di decine di harraga dispersi (almeno 23) dopo essere partiti la notte fra il 3 e il 4 maggio dalla costa del governatorato di Nabeul.
(Fonte: Association Les Terre pour Tous, Alethiad.ae, Al Arabiya, Al Jazeera, La Presse Tunisia, Tap News Agency)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 18 maggio 2024
Due giovani sono scomparsi, in momenti e circostanze diverse, nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Saiid, un ragazzo marocchino di 23 anni, originario di Uezzan, una città dell’interno, oltre 160 chilometri a sud dell’enclave spagnola, ha raggiunto il villaggio di Castillejos intorno a venerdì 10 maggio e ha cercato di attraversare la frontiera sabato 11 superando al largo la lunga scogliera del Tarajal. Poco prima ha telefonato ai familiari. Le sue tracce si perdono da quel contatto telefonico. La famiglia ha atteso invano notizie per alcuni giorni ed ha provato più volte a chiamare Saiid al suo numero del cellulare ma l’apparecchio risulta fuori servizio. Da qui sabato 18 la decisione di rivolgere un appello di ricerca alla redazione del Faro de Ceuta. L’altro migrante disperso è Imad, un algerino di 31 anni. Il suo tentativo di arrivare a Ceuta risale ai primi giorni di maggio anche se la notizia è emersa solo nei giorni successivi. Imad era con un compagno, un altro algerino, Aymen. I due si sono allontanati anch’essi in mare all’altezza del Tarajal ma durante la traversata si sono persi di vista. Sia pure a fatica Aymen è riuscito ad approdare sulla spiaggia oltre la scogliera antemurale e, non trovando traccia di Imad, dopo averlo aspettato per un po’, ha dato l’allarme alla famiglia e alla Guardia Civil. Le ricerche condotte subito dopo che è scattato l’allarme non hanno dato esito, né a Ceuta né in Marocco.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Libia-Italia (Sabratha), 18 maggio 2024
Ancora un migrante sconosciuto morto sulla costa di Sabratha, circa 80 chilometri a ovest di Tripoli: è il ventiduesimo dal 5 maggio e rafforza l’ipotesi di un naufragio fantasma sulla rotta per Lampedusa. Segnalato alla polizia da alcuni abitanti del posto su un tratto di litorale sabbioso, è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale, in attesa delle disposizioni della magistratura. Molto avanzato lo stato di degrado della salma, a conferma che deve essere rimasta a lungo in mare prima di essere trascinata a riva dalle correnti.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Sfax), 19 maggio 2024
Almeno 4 migranti morti su due barconi intercettati e soccorsi sulla rotta dalla Tunisia per Lampedusa. Lo ha comunicato la direzione generale della Guardia Costiera, senza però fornire particolari sulle circostanze della tragedia. Si sa per certo solo che i due natanti sono partiti dalla costa di Sfax e che erano ancora nelle acque tunisine quando sono intervenute le motovedette. Nel corso dell’operazione – si afferma nel comunicato ufficiale – sono stati tratti in salvo 52 migranti mentre sono stati recuperati quattro corpi ormai senza vita. Nessuna informazione su come e perché almeno una delle barche sia naufragata né si fa cenno ad eventuali dispersi. I superstiti e i quattro cadaveri sono stati sbarcati a Sfax.
(Fonte: Agenzia Nova)
Libia-Italia (Sabratha), 20 maggio 2024
Sono 5 i corpi senza vita di migranti affiorati sul litorale tra Sabratha e Zawiya fra il 13 e il 18 maggio. E’ quanto emerge dal rapporto dell’ufficio Oim di Tripoli pubblicato il 20 maggio: ai 4 già segnalati (3 a Sabratha e 1 a Zawiya) ne va aggiunto un altro, recuperato il 13 maggio a Sabratha e trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale dalla Mezzaluna Rossa. A partire dal 5 maggio sono dunque 23 i cadaveri trovati in questo tratto di costa libica, 70/80 chilometri a ovest di Tripoli, base di imbarco per numerosi “trasporti” sulla rotta per Lampedusa. Nel rapporto l’Oim parla anche di 20 dispersi il 13 maggio, senza però fornire particolari o indicazioni sulle circostanze.
(Fonte: rapporto settimanale Oim Libya 20 maggio)
Niger (Agadez), 20 maggio 2024
Due bambini, figli di giovani migranti bloccati ad Agadez, in Niger, sono morti per mancanza di cure mediche. Lo ha denunciato un rapporto di Alarm Phone Sahara pubblicato lunedì 20 maggio sulle durissime condizioni che devono affrontare i subsahariani in transito in caso abbiano bisogno di assistenza sanitaria. Il primo è morto al momento del parto il 25 aprile. La madre, in avanzatissimo stato di gravidanza e fortemente debilitata, è stata incontrata per caso da un collaboratore di Alarm Phone, che l’ha accompagnata d’urgenza all’ospedale. Il parto è avvenuto poche ore dopo il ricovero ma il piccolo non ce l’ha fatta. Il secondo bambino, figlio gemello di una coppia nigeriana, aveva circa un anno. Quando un funzionario della Ong ha incontrato i genitori il piccolo stava già molto male, probabilmente per una infezione di morbillo. L’intera famiglia è stata trasferita prima possibile al centro medico ma le cure non sono valse a salvare la vita al piccolo, che è stato sepolto due giorni dopo ad Agadez con l’assistenza del personale di Alarm Phone Sahara.
(Fonte: Alarm Phone Sahara)
Marocco-Spagna (Martil-Castillejos-Ceuta), 22 maggio 2024
Zohair Ettijani, un ragazzo marocchino di 17 anni, è scomparso nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Originario di Martil, dove militava nella locale squadra di calcio, si è allontanato da casa verso le 19 di sabato 18 maggio e, probabilmente insieme a un amico, ha raggiunto Castillejos, distante poco più di 30 chilometri, fino a una delle spiagge ai limiti della frontiera, prendendo il largo per aggirare la lunga scogliera antemurale e approdare sulla spiaggia del Tarajal. Non risulta mai arrivato. Le sue tracce si perdono dall’ora in cui ha lasciato Martil la sera del 18. Non si sa nemmeno se e come fosse attrezzato per la difficile traversata in mare, chi sia il coetaneo che era con lui e se anche questi sia da considerarsi disperso. Non ricevendo alcun tipo di notizie i familiari hanno denunciato la scomparsa sia in Marocco che a Ceuta, rivolgendo poi mercoledì 20 un appello di ricerca attraverso la redazione del Faro de Ceuta. Senza esito.
Aggiornamento 7 giugno. Il cadavere di Zohair è stato restituito dal mare all’inizio di giugno su una spiaggia di Castillejos, dove lo ha recuperato una squadra della Protezione Civile. Nei giorni successivi c’è stato il riconoscimento ufficiale.
(Fonte: El Faro de Ceuta. Fonte aggiornamento: El Faro de Ceuta).
Libia-Grecia (Creta), 23 maggio 2024
Un migrante è annegato cadendo in mare durante in soccorsi. Era con altri 39 migranti su una barca che, partita dalla Cirenaica, si è trovata in gravi difficoltà a causa delle condizioni del mare mentre era alcune decine di miglia a sud di Creta. L’emergenza è stata segnalata dalla famiglia di una delle persone a bordo alla Ong Alarm Phone, che si è messa in contatto con la centrale operativa della guardia costiera egiziana. Sul posto per i soccorsi è stata dirottata una nave commerciale in transito, la Juliet. Quando il cargo ha raggiunto la zona dell’emergenza i 40 naufraghi erano ancora tutti sulla barca alla deriva ma uno è caduto in acqua durante il trasbordo e si è perso tra le onde prima che lo potessero raggiungere e recuperare. I superstiti sono stati condotti dalla Juliet a Creta, il place of safety più vicino.
(Fonte: Alarm Phone. Ekathimerini)
Marocco-Spagna (Al Hoceinma, Nador), 24 maggio2024
Il cadavere di un migrante algerino è stato recuperato in mare al largo di Al Hoceima, circa 130 chilometri a ovest di Nador, sulla costa settentrionale del Marocco. Ad avvistarlo è stato l’equipaggio di un peschereccio marocchino, che ha allertato la Guardia Costiera per il recupero. E’ stato possibile identificarlo grazie ad alcuni documenti trovati tra gli abiti, in una busta impermeabile, sotto una muta di neoprene. La tuta da sub starebbe a indicare che la vittima abbia cercato di raggiungere a nuoto una delle due enclave spagnole in Marocco. Melilla dista da Al Hoceima poco più di 130 chilometri verso est mentre Ceuta è quasi 270 chilometri a ovest, ma le correnti molto forti in questo tratto di mare potrebbero giustificare distanze così elevate. Lo stato di degrado molto avanzato, del resto, lascia intendere che il cadavere, trasferito dopo il recupero nell’obitorio dell’ospedale di Al Hoceima, è rimasto in acqua a lungo.
(Fonte: Nadorcity.com)
Tunisia-Italia (Sfax), 26-27 maggio 2024
Sette giovani senegalesi sono annegati in un naufragio avvenuto al largo di Sfax, sulla rotta per Lampedusa. La tragedia risale alla notte tra il 15 e il 16 maggio ma se ne è avuta notizia solo domenica 26 grazie ai servizi pubblicati da alcuni giornali senegalesi ripresi poi l’indomani da testate nordafricane. Le vittime erano su una barca con a bordo un gruppo di 41 migranti, tutti senegalesi, partita dalla costa di Sfax e affondata nelle acque tunisine. La Guardia Costiera tunisina ha recuperato 34 naufraghi che, una volta ricondotti a terra, sono stati arrestati e deportati verso sud, nel deserto, in parte al confine con l’Algeria e in parte alla frontiera con la Libia. Undici sono però riusciti a fuggire ed hanno raggiunto il Niger, con l’obiettivo di rientrare in Senegal. E’ stata proprio la testimonianza di questi undici superstiti a consentire di ricostruire quanto è accaduto. Silenzio totale da parte delle autorità tunisine,
(Fonte: Northern Africa News, Libya Observer)
Libia-Italia (Zawiya), 27 maggio 2024
Ventotto migranti dispersi in mare nell’arco di dieci giorni al largo di Zawiya, poco più di 50 chilometri a ovest di Tripoli. E’ quanto emerge dagli ultimi due rapporti settimanali dell’ufficio Oim in Libia. Otto sono segnalati mercoledì 22 nella relazione pubblicata lunedì 27. Non sono specificate le circostanze precise ma nello stesso tempo si riferisce di 56 migranti intercettati in mare e riportati in Libia. Potrebbe trattarsi allora dello stesso episodio, verosimilmente il naufragio di una barca sulla rotta per Lampedusa. Gli altri 20 dispersi risalgono invece al 13 maggio e sono segnalati nel rapporto del 20 maggio. In questo arco di tempo, tra il 5 e il 20 maggio, sono stati recuperati oltre 20 cadaveri di migranti lungo i 30 chilometri di costa compresa tra Zawiya e Sabratha.
(Fonte: rapporti Oim del 27 e del 20 maggio)
Libia (Tajoura), 27-28 maggio 2024
Un migrante subsahariano è stato ucciso a coltellate e un altro gravemente ferito nel corso di una aggressione. L’episodio, di cui non si conoscono i contorni precisi, è venuto alla luce quando i due giovani sono stati portati all’ospedale di Tajoura, dove uno è poi morto a poche ore dal ricovero. Ad avvertire la polizia sono stati i medici. Le indagini hanno portato all’arresto di quattro uomini di cui non sono state fornite le generalità, sospettati di aver partecipato all’aggressione che ha portato all’omicidio. Nella prima fase degli accertamenti non sono emersi né il movente e le circostanze del delitto, né il ruolo svolto da ciascuno degli arrestati. La polizia non hacomunicato alcun dettaglio sull’inchiesta.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 28 maggio 2024
Una bambina di appena sei mesi, originaria della Guinea Conakry, è morta tra le braccia della madre e accanto alla sorellina di tre anni su una barca di migranti partita da Sfax e intercettata diverse miglia a sud ovest di Lampedusa. Ad avvistare e soccorrere l’imbarcazione, con circa 50 persone a bordo, verso le 5,30 del mattino, è stata la nave Ong Sos Humanity, che stava rientrando dalla zona Sar libica dove aveva soccorso altre due barche, con a bordo complessivamente 85 migranti. I primi soccorritori che hanno accostato la barca con i gommoni di salvataggio hanno trovato la piccola ormai esanime e i medici della nave hanno potuto solo constatare che aveva cessato di vivere poco prima dell’arrivo della Humanity. Ripresa la rotta, la nave Ong ha prestato soccorso a una quarta barca. Avendo 183 naufraghi a bordo e alla luce anche della tragedia della bimba morta, ha chiesto che venisse assegnato un porto più vicino di Livorno, distante 1.300 chilometri, indicato da Mrcc Italia dopo le prime operazioni, ma la segnalazione è stata ignorata: si è ottenuto solo che da Lampedusa venisse inviata una motovedetta della Guardia Costiera, la Cp 324, per prelevare e trasferire sull’isola la salma della bimba, insieme alla madre e alla sorellina.
(Fonte: sito web Ong Sos Humanity, Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Il Giornale di Sicilia, La Sicilia, L’Unità)
Tunisia-Italia (El Amra), 28 maggio 2024
I cadaveri di due migranti sconosciuti sono stati trascinati dal mare su una spiaggia di El Amra, poco più di 30 chilometri a nord di Sfax. Se ne ignora la provenienza ma sembra scontato che si tratti di vittime di un naufragio sulla rotta per Lampedusa. L’avanzato stato di degrado indica che sono rimasti in acqua a lungo prima del ritrovamento. Recuperati su indicazione della polizia, sono stati trasferiti nell’obitorio dell’ospedale locale. Ne ha dato notizia la Ong Association Terres Pour Tous, fornendo anche una documentazione fotografica. Nessuna comunicazione da parte delle autorità tunisine.
(Fonte: sito web Ong Association Terres Pour Tous)
Niger (Assamaka), 30 maggio 2024
Dodici migranti subsahariani, deportati dalla polizia algerina al confine con il Niger, sono morti di sete e di stenti nel deserto: lo ha comunicato, nel suo ultimo rapporto mensile, Alarm Phone Sahara, specificando che si tratta di tre distinti episodi, avvenuti in momenti diversi, ma tutti legati all’espulsione dall’Algeria di migliaia di migranti arrestati in varie parti del paese: circa 12.500 dall’inizio dell’anno. Per l’esattezza, 9 vittime nel mese di maggio e 3 in aprile. Cinque corpi ormai senza vita sono stati trovati il 10 maggio da una squadra di soccorso di Alarm Phone Sahara accorsa da Agadez verso “point zero”, la linea di frontiera dove avvengono in genere le espulsioni, quando ha saputo che c’era un altro convoglio di deportati. Tre cadaveri erano lungo la pista di oltre 15 chilometri che dal confine conduce ad Assamaka, il primo piccolo centro abitato nel Sahara venendo dall’Algeria, 450 chilometri a nord ovest di Agadez e una trentina a sud della città di frontiera algerina di In Guezzam: si tratta di un nigerino e di due maliani. Altri 2 sono stati scoperti a non grande distanza, ma fuori pista: sono di due giovani originari della Guinea Conakri che evidentemente avevano cercato di raggiungere a piedi Assamaka ma devono essersi perduti nel deserto, senza più riuscire a trovare l’orientamento. Le altre quattro vittime registrate in maggio sono un uomo originario del Burkina Faso, due maliani e una bambina nigeriana di tre anni, morti tutti il giorno 13 nel centro medico di Assamaka dove erano stati trasportati da una squadra di soccorso che li aveva trovati in condizioni disperate in pieno deserto, con una temperatura intorno ai 50 gradi. Le vittime del mese di aprile sono 3 uomini: i loro corpi sono stati trovati da Alarm Phone Sahara, non lontano dalla linea di frontiera, il giorno 5 ma, a giudicare dall’avanzato stato di decomposizione, la deportazione e la conseguente espulsione devono essere avvenute parecchio tempo prima. “Non sono stati in grado di sopportare il caldo – ha detto Azizou Chehou, portavoce di Alarm Phone Sahara – Dovevano anche essere esausti e senza acqua. Non abbiamo trovato nessun documento, quindi non abbiamo potuto identificarli”.
(Fonte: Alarm Phone Sahara, Alarm Phone, Infomigrants)
Libia (Zuwara), 30-31 maggio 2024
Un migrante subsahariano è morto al Marine Hospital di Zuwara in seguito alle gravi ferite riportate in una aggressione. Quando era ormai in condizioni critiche, privo di conoscenza, è stato scaricato giovedì 30 maggio all’ingresso dell’ospedale dallo stesso aggressore, che poi si è dato alla fuga. I medici non sono stati in grado di salvarlo: ha cessato di vivere poche ore più tardi. Gli agenti del Dipartimento di Polizia Criminale di Zuwara sono poi riusciti a individuare e ad arrestare il presunto colpevole: si tratta di un giovane libico che è stato incriminato formalmente dalla magistratura dopo i primi interrogatori. E’ il secondo caso di omicidio di un migrante subsahariano nell’arco di tre giorni, dopo quello registrato il 27 maggio a Tajoura, oltre 140 chilometri a est di Zuwara. E come a Zuwara non sono emerse, almeno nella prima fase delle indagini, le cause e le circostanze precise del delitto.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Turchia-Grecia (Bodrum-Kos), 31 maggio 2024
Due migranti morti e 4 dispersi in un naufragio nell’Egeo, tra la Turchia e l’isola greca di Kos. Erano su uno zodiac partito prima dell’alba di venerdì 31 maggio, con 20 persone a bordo, dal litorale di Bodrum, puntando verso le coste orientali di Kos, distanti meno di 20 chilometri. Era ancora nelle acque turche, a sud ovest di Bodrum, quando il motore è andato in avaria e lo scafo, ormai ingovernabile nel mare mosso, ha cominciato a imbarcare acqua ed è affondato. L’allarme è arrivato nelle prime ore del mattino alla Guardia Costiera turca, che ha inviato per le ricerche e i soccorsi tre elicotteri, tre motovedette e due equipe di sommozzatori. La vasta operazione ha portato al recupero di 14 naufraghi ancora in vita. Più tardi sono stati trovati due cadaveri. Nessuna traccia degli altri quattro migranti, che risultano dispersi. I superstiti sono stati sbarcati a Bodrum.
(Fonte: Hurriyet Daily News)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 1 giugno 2024
Due ragazzi algerini – Alaa Eddin Hebri, 19 anni, e Mouhmed Bousfet, 21 anni – sono scomparsi in mare tentando di arrivare a Ceuta. Alaa era arrivato in Marocco in aereo, partendo da Algeri e facendo scalo a Tunisi. Appena sbarcato ha raggiunto Castillejos, alle soglie del confine con Ceuta, dove, seguendo probabilmente un piano predisposto in precedenza, ha incontrato Mouhmed. Per affrontare la traversata, i due amici si erano procurati una muta da sub e delle pinne. Hanno preso il largo domenica 26 maggio, come dimostra una foto, che li ritrae insieme in tuta, inviata poco prima ai familiari. Volevano aggirare la scogliera del Tarajal, per approdare sulla spiaggia al di là della linea di confine, ma da quel momento se ne sono perse le tracce. I familiari ne hanno denunciato la scomparsa rivolgendosi sia alle autorità marocchine che a quelle spagnole e sabato 1 giugno Sami, il fratello di Alaa, ha anche lanciato un appello di ricerca attraverso la redazione de El Faro de Ceuta, diffondendo sul web diverse foto di entrambi i ragazzi per agevolare eventualmente il riconoscimento. Le ricerche, tuttavia, non hanno dato alcun esito.
(Fonte: El Faro de Ceuta).
Turchia-Grecia (Selmiye-Symi), 1 giugno 2024
Un migrante è morto nell’Egeo orientale cadendo in acqua quando lo zodiac su cui stava tentando la traversata verso il territorio greco dalla Turchia si è scontrato con una motovedetta. Il gommone era partito dalla costa turca del dipartimento di Selmiye, puntando verso la vicina isola di Symi, una cinquantina di chilometri a nord ovest di Rodi e una ventina dalla Turchia. A bordo erano in 19, incluso lo scafista. Nelle acque greche è stato intercettato da una motovedetta della Guardia Costiera ma – secondo la versione data dalla polizia greca – anziché fermarsi avrebbe proseguito la rotta a forte velocità, finendo per scontrarsi contro la fiancata sinistra della nave dopo che l’uomo al timone si è gettato in mare nel tentativo di sottrarsi all’arresto. In seguito all’urto, quasi tutto il gruppo di 18 migranti è finito in acqua. Tutti i naufraghi sono stati recuperati ma sei risultavano feriti e uno di questi è morto prima di arrivare in porto a Symi. Gli altri sono stati affidati alle cure di un centro medico subito dopo lo sbarco. Lo scafista è stato tratto in arresto.
(Fonte: Ekathimerini e Efsyn)
Libia-Malta-Italia (Garabulli-Lampedusa), 1 giugno 2024
Un migrante originario del Gambia è annegato nelle acque della zona Sar maltese durante i soccorsi. Era su un gommone partito nelle prime ore di venerdì 31 maggio da Garabulli, 60 chilometri circa a est di Tripoli, con 68 persone, provenienti da Senegal, Mali e Gambia. L’allarme è scattato diverse ore dopo, durante la notte, quando alcuni familiari delle persone a bordo hanno chiesto aiuto alla centrale operativa di Alarm Phone, segnalando che il battello, giunto a sud di Malta, era in gravi difficoltà. La Ong ha segnalato l’emergenza sia alle autorità italiane che maltesi, precisando le coordinate: 34° 54’ nord e 14° 49 ‘ est. I soccorsi sono arrivati solo l’indomani, ad opera del cargo Maersk Aegean. La tragedia è avvenuta durante le operazioni di trasbordo dal gommone semi-affondato: il giovane gambiano è caduto in mare e se ne sono perse le tracce. I compagni recuperati dal Maersk Aegean lo hanno subito segnalato ma le ricerche non hanno dato esito. La nave ha poi fatto rotta verso Lampedusa, entrando nella zona Sar italiana, dove la motovedetta Cp 319 della Guardia Costiera ha preso a bordo tutti i 67 superstiti, sbarcandoli nella serata di sabato primo giugno al molo Favarolo
(Fonte: Alarm Phone, Agrigentonotizie)
Marocco-Spagna (Ceuta), 3 giugno 2024
Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato trascinato dal mare sulla spiaggia di Calamocarro, poco più di 4 chilometri dal centro di Ceuta e meno di 2 dal valico di Benzù sulla linea del confine nord dell’enclave spagnola. Si tratta di un uomo giovane, con indosso una muta da sub e un paio di pinne. A giudicare dal punto in cui è stato trovato da una pattuglia della Guardia Civil è probabile che abbia tentato di raggiungere il territorio di Ceuta a nuoto partendo da una spiaggia di Beliones. Esaurite le indagini sul posto, la salma è stata trasferita all’obitorio dell’istituto di medicina legale. Per cercare di risalire all’identità della vittima la polizia è partita dalle numerose denunce di scomparsa di migranti presentate nelle ultime settimane.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Marocco-Spagna (foce del Moulouya, Saidia), 4 giugno 2024
Il cadavere di un migrante è affiorato in mare poco lontano dalla costa, quasi di fronte alla foce del fiume Moulouya, nel dipartimento di Saidia, circa 65 chilometri a est di Nador. In avanzato stato di decomposizione, era tenuto a galla da un giubbotto di salvataggio. Si ritiene sia la vittima del naufragio di una barca di migranti diretta verso l’Andalusia avvenuto parecchi giorni prima del ritrovamento. Portato a riva da una squadra della Protezione Civile, dopo i primi accertamenti sul posto è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale regionale di Darrag, a Berkane. Non sono emersi elementi utili per l’idenitificazione. Secondo i primi esami medici si tratta di un uomo di circa 30 anni.
(Fonte: Nadorcity.com)
Libano (Beirut-Sidone), 5 giugno 2024
Si stava accingendo a fuggire nella zona di Idlib, in Siria, abbandonando il Libano, dove le condizioni vita dei rifugiati siriani sono diventate molto difficili e pericolose. Non ha fatto in tempo: caduto in un agguato, lo hanno massacrato di botte, fino a sfondargli il cranio. Si chiamava Ali Walid ed aveva 30 anni. Era esiliato in Libano con la famiglia dal 2012. La sua storia, raccontata dal padre, Abdel Bagi, 50 anni, ad alcuni media siriano-libanesi, è stata ripresa e pubblicata il 5 giugno da Infomigrants: “Ali stava andando verso Beirut: voleva raggiungere Sidone, per incontrare e salutare la sorella, mia figlia. Quando è arrivato era buio e non è riuscito a trovare la casa. Da quel momento ne abbiamo perso le tracce. Non ne abbiamo saputo più nulla per due settimane. Poi è emerso che è stato aggredito da una banda di sconosciuti, che lo hanno pestato duramente, tanto da fratturargli il cranio, rompergli diverse costole e provocargli un’emorragia interna, prima di scaricarlo esanime davanti a una stazione di polizia”. Ali non si è più ripreso. Solo a questo punto, dopo 15 giorni, quando era ormai morto, i familiari lo hanno ritrovato. Dopo la sua tragica fine anche Abdel ha deciso di raggiungere Idlib. Il governo di Beirut, sostenuto anche da diversi governi europei, sostiene che i profughi arrivati a partire dal 2011 devono rientrare in Siria, perché non ci sarebbero più pericoli. In realtà tutti i profughi siriani sono considerati nemici dal regime di Assad: se ritornano vengono arrestati, perseguitati o costretti ad arruolarsi nell’esercito. Si sono così moltiplicate le partenze verso Cipro, che ha però chiuso i confini, pattuglia con navi militari le acque internazionali per respingere le barche di migranti, ha chiesto a Beirut di bloccare le partenze e ritiene a sua volta che tutti i siriani fuggiti negli ultimi tredici anni devono rientrare nel loro Paese. La fuga verso la zona di Idlib, controllata dalle forze ribelli che si battono contro Assad, appare dunque per molti l’unica soluzione percorribile.
(Fonte: Infomigrants)
Mauritania-Spagna (Nouackhott-El Hierro), 5-6 giugno 2024
Almeno 13 migranti subsahariani morti su un cayuco salpato dalla Mauritania sulla rotta per le Canarie: 12 prima dei soccorsi e 1 in ospedale. Partito intorno al 24 maggio dalla costa di Nouakchott, circa 260 chilometri a nord del confine con il Senegal, il barcone è rimasto alla deriva per tredici giorni. I soccorsi sono arrivati nel contesto di una vasta operazione che ha visto coinvolte più barche. L’allarme è scattato nel pomeriggio di mercoledì 5 giugno quando, circa 200 chilometri a sud di El Hierro il mercantile norvegese Ramfor Atlas, avvistato un cayuco con 190 persone a bordo, si è messo in contatto con la centrale d’emergenza 112 spagnola. Per i soccorsi è partita dalla base del Salvamento Maritimo di Granadilla (Tenerife) la guardamar Urania, che giunta sul posto ha constatato che in realtà erano due i barconi in difficoltà, su uno dei quali c’era una donna in procinto di partorire. All’intervento si è aggiunta allora la guardamar Talia. Insieme le due unità hanno recuperato tutti i naufraghi ma mentre stavano rientrando (l’Urania a El Hierro e la Talia a Gran Canaria), è arrivata la segnalazione che c’era nella zona un terzo cayuco alla deriva. A intercettarlo è stata la guardamar Adhara che, già partita da La Restiga (El Hierro) come rinforzo alle prime due, ha trovato la situazione più grave: sul barcone c’erano 70 persone ormai allo stremo, che hanno riferito di aver perso la rotta e di essere rimasti in mare per quasi due settimane, un’odissea costata la vita ad almeno 12 compagni, morti di sete e di sfinimento. I loro corpi erano stati affidati al mare. Per tre donne, in condizioni molto gravi, è stato necessario il trasferimento immediato all’ospedale di Tenerife con un elicottero che le ha prelevate direttamente dalla Adhara prima dell’arrivo in porto. Allo sbarco a La Restiga gli altri 67 sono stati tutti affidati alle cure del centro medico, che ha disposto il ricovero di otto di loro, uno dei quali è morto però poche ore dopo. I superstiti vengono da Ghana, Senegal, Guinea Bissau e Mali.
Aggiornamento 7 giugno. Sono almeno 50 i migranti morti sul cayuco rimasto alla deriva per 13 giorni tra la Mauritania e le Canarie: 37 in più rispetto ai 13 conteggiati inizialmente (12 in mare e 1 nell’ospedale di El Hierro). E’ quanto è emerso dalle dichiarazioni che i superstiti, quando si sono ripresi dallo stato di choc delle ore immediatamente successive ai soccorsi, hanno reso sia ai sanitari del centro medico che alla Guardia Civil, nel contesto dell’inchiesta disposta dalle autorità spagnole. Hanno tutti confermato di essere partiti da Nouakchott circa due settimane prima (tra il 25 e il 26 maggio) ma che dopo tre giorni il motore è andato in avaria e non sono stati in grado di chiedere aiuto. Finite le scorte d’acqua e di cibo, calcolate per sette giorni di navigazione, i più deboli hanno cominciato a morire: in particolare quelli che, spinti dalla sete, hanno bevuto acqua di mare. Non è da escludere che si tratti del cayuco segnalato come disperso da Alarm Phone il 5 giugno: coincidono sia la data che il luogo della partenza. Se fosse così il bilancio sarebbe ancora più grave: secondo le notizie raccolte da Alarm Phone su questo barcone c’erano da 130 a 150 migranti subsahariani.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario, Agenzia Efe, La Provincia Canarias)
Libia-Italia (zona Sar Libia), 7 giugno 2024
I cadaveri di 11 migranti subsahariani sono stati recuperati in mare nella zona Sar libica dalla Geo Barents. Dopo aver tratto in salvo 126 persone in due operazioni (37 trovate su una barca in vetroresina e 109 su un gommone), la nave di Medici Senza Frontiere stava facendo rotta verso Civitavecchia per lo sbarco quando ha ricevuto la segnalazione che Sea Bird, l’aereo della Ong Sea Watch, aveva avvistato in mare numerosi cadaveri. In precedenza Sea Bird aveva tentato di contattare anche la Guardia Costiera libica, senza però ricevere risposta. Anche a fronte di questo “silenzio”, probabilmente, Mrcc Roma ha autorizzato la Geo Barents a deviare la rotta per portarsi nella zona della nuova emergenza. L’operazione di recupero si è protratta per nove ore. Al termine sono stati individuati e portati a bordo 11 cadaveri ma è da credere che le vittime siano molte di più. Si tratta evidentemente di un naufragio fantasma di cui non si sarebbe saputo nulla senza l’intervento di Sea Bird. Nel corso della ricerca dei cadaveri la Geo Barents ha avvistato un’altra barca con 20 persone che sono state tratte in salvo. I naufraghi a bordo della nave sono così saliti a 146, oltre agli 11 cadaveri. Anziché ridurre la distanza del porto di sbarco, però, Mrcc Roma ha cambiato la destinazione: Genova anziché Civitavecchia, centinaia di chilometri in più. Le Ong hanno sollecitato un’indagine per ricostruire il naufragio fantasma e conoscere il numero reale delle vittime.
Aggiornamento 8 giugno. Altri due corpi di migranti nelle stesse acque della zona Sar libica dove la Geo Barents di Medici Senza Frontiere ha recuperato 11 salme. Il primo è stato trovato e preso a bordo dalla Ocean Viking, la nave della Ong Sos Mediterranee, che stava facendo rotta verso l’Italia dopo aver tratto in salvo 64 naufraghi che il Viminale ha ordinato di sbarcare a Marina di Carrara, a mille chilometri di distanza. Il secondo lo ha avvistato Sea Bird che, all’indomani della prima segnalazione, ha perlustrato di nuovo l’intera area nell’ipotesi sempre più concreta che si siano verificati uno o addirittura due naufragi “fantasma”. A questi due corpi se ne possono aggiungere altri tre, portando il totale a 16, tenendo conto dei primi 11. E’ quanto emerge dall’analisi comparata condotta da Sergio Scandura, di Radio Radicale, sui dati diffusi da Medici Senza Frontiere e da Sea Bird sulla prima operazione, quella conclusa con il recupero di 11 corpi. “Dal report della missione Sea Bird – afferma Scandura – abbiamo analizzato con la precisione della mappa nautica, la differenza tra le singole coordinate di posizione dei corpi avvistati dal velivolo Ong e il tracciato Ais della navigazione di Geo Barents. Un quadrante distante, più a sud, all’altezza di Zawiya, non è stato coperto dalla navigazione della nave di Msf”. Tre dei corpi avvistati dall’aereo, in sostanza, erano in un punto dove la Geo Barents non è mai arrivata. Ne consegue, quindi, che “sarebbero 14 i corpi in totale tra quelli recuperati in mare e quelli avvistati per via aerea”. E a questi 14 vanno aggiunti quello recuperato dalla Viking e quello segnalato da Sea Bird la mattina di sabato 8 giugno. Certo è che i cadaveri, tutti in forte stato di decomposizione, sono disseminato in un tratto di mare molto vasto, “a distanze tra loro che arrivano anche a 25-30 miglia”. Proprio questo induce a sospettare che potrebbero esserci stati più naufragi “fantasma”. Rivedendo la precedente disposizione, il Viminale ha consentito lo sbarco a Lampedusa delle 12 salme recuperate, inviando a prelevarle dalla Geo Barents e dalla Viking una motovedetta di base sull’isola.
Aggiornamento 14 giugno. Sono saliti a 17 i morti accertati nella tragedia scoperta nella zona Sar libica, sulla rotta per Lampedusa, da Sea Bird, l’aereo da ricogniizone della Ong Sea Watch. Ai 12 iniziali recuperati dalla Ocean Viking (11) e dalla Geo Barents (1) e ai 4 avvistati se ne è aggiunto un altro, anche questo avvistato ma che non è stato possibile recuperare. E’ quanto emerge dal rapporto di Medici Senza Frontiere pubblicato venerdì 14 giugno. Nella relazione si insiste sull’importanza della ricognizione aerea delle Ong che l’autorità aeronautica italiana (Enac) intende invece vietare: “Quei corpi – ha dichiarato Tamino Bohm, uno dei piloti che hanno scoperto i cadaveri – erano in mare da almeno una settimana. Senza l’avvistamento di Sea Bird non si sarebbe saputo nulla di questa nuova tragedia. Se il tentativo dell’Enac avrà successo non ci saranno più testimoni di quanto sta avvenendo”.
(Fonte: Agenzia Ansa, Medici Senza Frontiere, Ong Sea Watch. Fonte aggiornamenti: Ong Sos Mediterranee, Sergio Scandura Radio Radicale, Sea Watch, Il Fatto Quotidiano, Rapporto Msf 14 giugno)
Libia-Italia (Tripoli), 8 giugno 2024
Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato in mare, a Tripoli, nella zona del porto, nel tratto di fronte al Grand Hotel. Per il recupero è intervenuta la motovedetta Wadi Mejenin, della Guardia Costiera, che ha sbarcato la salma su una banchina dell’area militare, trasferendola su un’ambulanza per il trasporto nell’obitorio cittadino a disposizione dell’autorità giudiziaria. A giudicare dallo stato di conservazione la morte risale a parecchi giorni prima del ritrovamento. Dovrebbe trattarsi comunque di un uomo giovane ed appare scontato che sia rimasto vittima di un naufragio sulla rotta verso l’Italia.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Sudan-Egitto-Libia (Sahara), 10 giugno 2024
Almeno 15 profughi sudanesi, forse circa 20, morti di sete e di stenti nel deserto, nell’area di confine tra l’Egitto e la Libia. Facevano parte di un gruppo di donne e uomini che, fuggiti dal Sudan e riparati in Egitto, intendevano raggiungere la Libia dal sud per proseguire poi verso la costa mediterranea. La notizia della tragedia è stata data dalla Ong Refugees in Libya, con una breve nota e un video girato dai primi soccorritori che testimonia quanto è accaduto. Nulla dalle “fonti ufficiali”. Anche per questo i particolari sono molto scarsi, non si sa quando i profughi siano partiti dall’Egitto ed è incerto il numero stesso delle vittime. Certo è che il pick-up su cui i profughi viaggiavano (un vecchio furgone bianco con targa egiziana, del tutto simile al tipo generalmente usato dai trafficanti di uomini per le traversate del deserto), si è bloccato per un guasto in pieno Sahara e non si è stati in grado né di farlo ripartire né di chiedere aiuto. Da quel momento non c’è stato scampo. Quando il gruppo è stato finalmente avvistato e sono arrivati i primi soccorsi, la maggior parte dei profughi erano ormai morti. Nel filmato pubblicato da Refugees in Libya non si vedono più di 4 o 5 persone che danno ancora segni di vita. Tutte le altre appaiono ormai esanimi, sparse intorno al furgone, accanto alle ruote, sul piano di carico e nella cabina di guida. Tenendo conto che quel genere di pick-up trasporta generalmente dai 20 ai 25 migranti, c’è da ritenere che le vittime siano almeno una quindicina. Le prime notizie pervenute alla Ong dai superstiti e dai soccorritori parlano di “decine di morti” ma non si sono avuti riscontri in proposito.
(Fonte: Ong Refugees in Libya, Avvenire)
Libia-Italia (costa tra Al Mutrad e Sabratha), 13-15 giugno 2024
I corpi di 8 migranti sono stati trascinati dal mare, nel giro di tre giorni, su un arco di costa di circa 20 chilometri, a ovest di Tripoli, tra Al Mutrad e Sabratha. I primi 6 sono affiorati tra giovedì 13 e venerdì 14 in un tratto roccioso nella zona di Sabratha. Per il recupero, su segnalazione della polizia, sono state mobilitate diverse squadre della Mezzaluna Rossa, che hanno trasferito le salme presso l’obitorio dell’ospedale locale. Un altro corpo è stato avvistato nella giornata di venerdì 14 sul litorale di Sorman, poco meno di 20 chilometri più a est, sulla battigia di una spiaggia sabbiosa. Anche in questo caso è intervenuta la Mezzaluna Rossa. Sabato 15 giugno, infine, l’’ottavo ritrovamento, ad Al Mutrad, a 8 chilometri da Sorman, in direzione est, e a meno di 60 da Tripoli. Entrambe queste salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale di Sorman. Non sono stati trovati elementi utili per l’identificazione né per stabilirne la provenienza, ma appare scontato che deve trattarsi delle vittime di un naufragio sulla rotta per Lampedusa rimasto sconosciuto fino a quando non sono emersi i corpi. A giudicare dallo stato di degrado dei cadaveri, la tragedia sembra avvenuta diversi giorni prima del ritrovamento. In questa luce, c’è da credere che ci siano anche numerosi dispersi.
(Fonte: Migrant Rescue Watch
Mauritania-Marocco (El Hierro, rotta Canarie), 15 giugno 2024
Si è persa ogni traccia di un cayuco salpato dalla Mauritania con 95 migranti subsahariani tra il 25 e il 26 maggio. Helena Maleno, della Ong Caminando Fronteras, avvertita da alcuni familiari delle persone a bordo, ha allertato sin dalla fine di maggio i servizi di salvataggio e le guardie costiere della stessa Mauritania, del Marocco e della Spagna che operano lungo la rotta presumibile del barcone scomparso. La notizia è tuttavia emersa solo tredici giorni dopo la partenza, quando si è ipotizzato che potesse trattarsi del cayuco trovato la notte tra il 6 e il 7 giugno circa 200 chilometri a sud dell’isola di El Hierro, la più occidentale delle Canarie, con 70 naufraghi (3 dei quali evacuati in elicottero) ancora in vita, non meno di 12 morti e probabilmente diversi dispersi durante la lunga odissea in balia dell’oceano senza scorte d’acqua e di cibo. Nei giorni successivi, però, le testimonianze dei superstiti hanno portato ad escludere che fosse la stessa barca, tanto più che è emerso che le vittime morte in mare pima dei soccorsi erano in realtà almeno 50 e, dunque, che alla partenza si erano imbarcati in oltre 120, molti di più dei 95 del cayuco segnalato da Helena Maleno e del quale anche nei giorni successivi non si è saputo più nulla. Tutti gli elementi portano a ritenere, dunque, che ci si trovi di fronte a un altro “naufragio fantasma”, senza superstiti. Secondo il censimento di Caminando Fronteras, dal primo gennaio al 15 aprile sarebbero ben 22 i barconi o i gommoni scomparsi in questo modo, con quasi 1.500 persone a bordo sulla rotta atlantica. Nelle settimane sino al 15 giugno questo bilancio di morte sarebbe ulteriormente aumentato.
(Fonte: El Diario, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras)
Senegal-Marocco-Spagna (Dakhla), 15 giugno 2024
Almeno 30 migranti morti su un cayuco rimasto alla deriva per dieci giorni sulla rotta tra il Senegal e le Canarie. Il barcone risulta partito dalla costa nord del Senegal, probabilmente la zona di Saint Louis, prima dell’alba di giovedì 5 giugno, puntando verso le Canarie, un percorso di oltre 1.300 chilometri. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Forse a causa di un guasto o di un errore di rotta ha vagato in mare fino a sabato 10, quando è stato intercettato da una motovedetta della Marina marocchina al largo di Dakhla, a più di mille chilometri dal punto di partenza e alcune centinaia a sud della più vicina delle Canarie. A bordo sono stati trovati 86 migranti i quali, tutti ormai allo stremo, hanno riferito che nei dieci giorni trascorsi nell’Atlantico, dopo l’esaurimento delle scorte d’acqua e di cibo, sono morti almeno 30 loro compagni. I corpi sono stati fatti scivolare fuoribordo e affidati al mare. I supertsiti sono stati sbarcati a Dakhla e trasferiti in gran parte in un centro medico.
(Fonte: Alarm Phone)
Libia-Italia (zona Sar Malta), 16 giugno 2024
L’equipagio della Nadir, la nave umanitaria della Ong Resqship, ha trovato i corpi senza vita di 10 migranti su un barcone in legno rimasto alla deriva nel Mediterraneo centrale sulla rotta tra la Libia e Lampedusa. Nelle ore precedenti la Nadir aveva effettuato due altre operazioni di soccorso: la prima a un barcone segnalato da Alarm Phone con 62 migranti (poi trasferiti su una motovedetta italiana inviata da Lampedusa) e poco più tardi a un’altra barca con 27 persone, a loro volta prelevate dopo il salvataggio da una motovedetta italiana. Il pattugliamento delle acque internazionali, nella zona Sar maltese, era ripresa da poco quando è stato intercettato un terzo barcone in legno, partito da Zawiya, affollato di migranti. Sul ponte e sottocoperta sono state recuperate 51 persone ma, salendo a bordo, i soccorritori si sono accorti che nella stiva, in buona parte allagata da carburante e acqua salata, c’erano diversi corpi esanimi. Per cercare di recuperarli si è deciso di sfondare la tolda di legno a colpi di ascia. Quando finalmente sono stati raggiunti, si sono contati altri 10 migranti: nessuno di loro era ancora in vita. Non si è riusciti a recuperarne i corpi e a trasferirli sulla Nadir. Ricevuta la segnalazione dell’emergenza, da Lampedusa è stata inviata di nuovo una motovedetta per trasportare sull’isola sia i supertsiti che i dieci cadaveri. Due dei sopravvissuti, in condizioni critiche e tenuti in vita sulla Nadir facendoli respirare con bombole di ossigeno, sono stati evacuati con un elicottero e ricoverati in ospedale in Sicilia. I dieci cadaveri sono rimasti incastrati nella stiva, semi sommersi nella miscela di benzina e acqua salata. La Nadir ha preso a rimorchio il relitto per trainarlo fino a Lampedusa con il suo carico di morte.
(Fonte: Ong Resqship, Agrigentonotizie, Repubblica, Alarm Phone, Tg-3 Rai)
Turchia-Italia (Jonio, 126 miglia a sud est di Roccella), 17 giugno 2024
Almeno 67 vittime (66 dispersi in mare e una donna morta poco dopo i soccorsi) nel naufragio di una barca al limite tra la zona Sar italiana e quella greca, 126 miglia a sud est di Roccella Ionica. L’imbarcazione, uno scafo a vela dotato di un motore ausiliario, partito dalla Turchia, zona di Bodrum, con a bordo poco meno di 80 profughi afghani, iraniani e curdo iracheni, ha navigato per circa otto giorni. Era entrata da poco nella zona Sar italiana quando ha cominciato ad affondare sembra a causa di una falla da cui entrava acqua già da almeno tre giorni e anche di un incendio scoppiato nel vano motore. L’allarme è stato lanciato da una imbarcazione da diporto francese, la Daryachah3 che, nelle primissime ore del mattino, avvistato casualmente lo scafo semi affondato, ha recuperato 12 naufraghi, avvertendo contemporaneamente le centrali Mrcc sia italiana che greca. Il comando operativo della Guardia Costiera di Roma ha dirottato sul posto due navi commerciali e inviato per i soccorsi un aereo Atc42 e due motovedette, la Cp 305 e la Cp 326 di stanza in Calabria. I dodici naufraghi, dopo essere stati trasferiti dalla Daryachah3 su una delle navi commerciali accorse, il cargo portohese Kate C, sono stati presi a bordo dalla Cp 305, che ha fatto rotta verso Roccella Ionica, dove è arrivata nella tarda mattinata, ma poco dopo lo sbarco uno dei superstiti, una donna, ha cessato di vivere. Inizialmente si parlava di oltre 50 dispersi ma dalle dichiarazioni rilasciate dagli undici superstiti a Shakilla Mohammadi, mediatrice interculturale di Medici Senza Frontiere a Roccella, è emerso che si sono persi in mare 66 naufraghi, tra i quali almeno 26 bambini. In alcuni casi, intere famiglie. Alcuni superstiti hanno anche riferito di aver incrociato e chiesto aiuto ad altre imbarcazioni, nessuna delle quali però sarebbe intervenuta. Le ricerche si sono protratte fino al tramonto ma senza alcun esito.
Aggiornamento 18-21 giugno. I corpi di 6 naufraghi (4 uomini e 2 donne) sono stati recuperati in mare dalla Guardia Costiera italiana, che li ha poi trasferiti a Roccella Ionica il giorno 18. Nei tre giorni successivi aono stati trovati i cadaveri di altri 28 naufraghi. Confermato che al momento del naufragio i dispersi risultavano 66, tra cui 26 bambini, inclusi alcuni neonati.
Aggiornamento 26 giugno: denunciato l’omicidio di una ragazza. Una sedicenne irachena, Maylan Ghader, sarebbe morta sul barcone in procinto di affondare soffocata da un altro profugo, Ahmad Haukar, 27 anni, curdo-iracheno. L’omicidio è stato denunciato dalla madre della ragazza, Mojda Omar, 41 anni, al momento dello sbarco a Roccella Jonica, quando ha avuto modo di parlare con la polizia italiana. “All’improvviso quell’uomo, Haukar – ha riferito la donna – si è avvicinato a mia figlia ed è salito sopra di lei, appoggiandole entrambe le ginocchia sul petto e premendo forte, con tutto il peso del suo corpo. Ho cercato di gridare, dicendogli di spostarsi e lasciarla in pace, ma lui ha proseguito sino alla morte. Fino a qualche istante prima dell’aggressione mia figlia parlava ed era tranquilla. Anche se nei giorni precedenti aveva bevuto molta acqua di mare, aveva nausea ed era priva di forze. Penso sia morta quasi immediuatamente perché dopo aver subito quello schiacciamento non ha mostrato più segni di vita… Mio figlio Naser si è avvicinato alla sorella dopo che Haukar l’aveva soffocata e si è accorto che non aveva più battito. Nessuno di noi ha potuto intervenire per salvarla, perché eravamo esausti e senza forze. Mio marito, anzi, era già morto… Mia figlia indossava un pantalone. Tre ore prima di essere uccisa Haukar le aveva detto di toglierlo. Voleva vederla nuda…”. Sulla scorta di queste accuse Ahmad Haukar è stato arrestato per omicidio e rinchiuso nel carcere di Catanzaro.
(Fonte: Sergio Scandura Radio Radicale, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, La Gazzetta del Sud, Reggiotoday, Agenzia Ansa, Il Giornale di Sicilia, Repubblica. Fonte aggiornamento 18-21 giugno: Tg La 7, Th Rai3. Aggiornamento 26 giugno: Corriere della Sera, Reggio Calabria Today)
Tunisia-Italia (Sfax e costa orientale), 17 giugno 2024
La Guardia Costiera tunisina ha recuperato in mare due cadaveri sulla rotta tra Sfax e Lampedusa. E’ quanto emerge da un rapporto pubblicato lunedì 17 giugno dalla direzione generale della Guardia Nazionale relativa alle operazioni anti immigrazione condotte tra sabato 15 e domenica 16 lungo la costa orientale. Nella relazione non vengno precisate la località precisa e le circostanze del ritrovamento. Si specifica solo che sono state intercettate 59 barche che tentavano la traversata verso l’Italia con a bordo complessivamente 1.806 migranti, di cui 1.788 subsahariani e 18 tunisini. Le due salme sono state sbrcate a Sfax.
(Fonte: Rap News Agency, Ong Terres Pour Tous)
Libia-Italia (Sabratha e Tokra), 17 giugno 2024
Sulla costa libica sono affiorati i cadaveri di altri due migranti nell’arco di 24 ore. Il primo è emerso a breve distanza dalla riva in un tratto di litorale misto, roccioso e sabbioso, nei pressi di Sabratha, lo stesso arco di costa dove fra il 13 e il 15 giugno sono stati recuperati i corpi di 8 migranti. La salma è stata trasferita dalla Mezzaluna Rossa nell’obitorio del Teaching Hospital di Sabratha. A giudicare dallo stato di degrado dei 9 corpi ritrovati nella zona, potrebbe trattarsi dello stesso naufragio, le cui cause e circostanze sono però rimaste sconosciute. Sicuramente in un altro naufragio è annegato invece il secondo migrante, trascinato dal mare oltre 1.630 chilometri più a est, sulla spiaggia di Tokra, in Cirenaica, 70 chilometri circa a nord est di Bengasi. Segnalato alla polizia da alcuni abitanti del posto, anche in questo caso del recupero si è occupatra la Mezzaluna Rossa, che lo ha trasportato nell’obitorio dell’ospedale locale, a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi né per l’identificazione né per risalire alle circostanze precise della morte.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Qasr, Cirenaica), 17-18 giugno 2024
Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato a breve distanza dalla riva sulla costa della Cirenaica, nella zona di Qasr, 150 chilometri circa a nord est di Bengasi. Su segnalazione di alcuni abitanti del posto la polizia lo ha trovato e recuperato in un tratto di litorale sabbioso nel municipio di Al Sahil, trasferendolo poi nell’obitorio del centro medico di Qasr a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi per poterlo identificare. Poche ore prima un altro cadavere era stato trovato sulla costa di Tocra, 80 chilometri più a ovest. Non è stato possibile stabilire se si tratti di vittime dello stesso naufragio sulla rotta verso Malta e l’Italia.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Sabratha), 18-19 giugno 2024
I cadaveri di due migranti sconosciuti sono affiorati a pochi metri dalla riva sul litorale di Sabratha, a ovest di Tripoli, lungo lo stesso arco di costa dove, a partire dal 13 giugno, ne sono stati trovati altri 9. Sembra la conferma dell’ipotesi del naufragio “fantasma” di una barca di migranti partita sulla rotta per Lampedusa e si rafforza dunque il sospetto che ci siano numeorsi dispersi. Le due salme erano a non grande distanza l’una dall’altra in un tratto misto di sabbia e rocce. Per il recupero è intervenuta la Mezzaluna Rossa, che le ha poi trasferite presso l’obitorio del Teaching Hospital di Sabrata a disposizione della magistratura.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 19 giugno 2024
Non si ha più traccia di una barca con 47 migranti salpata da Sfax nelle prime ore di lunedì 10 giugno. Il primo allarme è stato lanciato giovedì 13 da alcuni familiari delle persone a bordo, che si sono rivolte alla piattaforma di soccorso di Alarm Phone. La Guardia Costiera tunisina, subito allertata per i soccorsi, ha confermato la scomparsa della barca, estendendo le ricerche a un vasto tratto di mare a nord est di Sfax, lungo la rotta verso Lampedusa. L’ultima posizione accertata della barca, prima della scomparsa, risulta 34°57’ nord e 11°37’ est, parecchie miglia al largo della costa tunisina compresa tra El Amra e La Louza, meno di 50 chilometri a nord est di Sfax e oltre le isole Kerkennah, l’itinerario classico da Sfax verso Lampedusa. Domenica 16 giugno la Marina tunisina ha comunicato di aver interrotto le operazioni di ricerca alla luce del fatto che dopo tre giorni non avevano dato alcun esito. Lunedì 17 alcuni familiari hanno confermato alla Ong Terres Pour Tous che nessun contatto era stato ristabilito con i dispersi. Nulla anche dopo dieci giorni.
(Fonte: Alarm Phone, Ong Terres Pour Tous)
Mauritania-Spagna (El Hierro-Tenerife), 19-20 giugno 2024
Sei vittime (5 migranti trovati ormai morti e 1 deceduto poche ore dopo i primi soccorsi) su un cayuco partito da Nouakhott in Mauritania e rimasto alla deriva nell’Atlantico per oltre due settimane. L’allarme è stato lanciato da una petroliera, la Philipp Olendorff, che, in viaggio verso il Brasile, ha avvistato il barcone 815 chilometri a sud di El Hierro, ampiamente fuori rotta rispetto all’itinerario dalle coste occidentali africane alle Canarie. La grossa nave, lunga 254 metri e con fiancate alte decine di metri, ha segnalato l’emergenza alla centrale operativa del Salvamento Maritimo di Tenerife, precisando che erano in grave pericolo decine di persone ma specificando che un intervento diretto di soccorso sarebbe stato molto difficile e avrebbe anzi potuto mettere a rischio il cayuco, anche a causa delle condizioni del mare molto mosso. Si è così stabilito che rimanesse in zona a monitorare la situazione, ridossando per quanto possibile il barcone per ripararlo dalle onde. Sul posto è stata così dirottata una nave da crociera, la Insignia, in navigazione dalla Guinea a Tenerife, che ha raggiunto l’area dell’emergenza nelle prime ore di giovedì 20, prendendo a bordo 68 naufraghi e riuscendo a recuperare 3 dei 5 cadaveri che erano in fondo allo scafo del cayuco: per gli altri due, invece, l’operazione non è stata possibile a causa del rapido, ulteriore peggioramento del mare. Subito dopo è stata data disposizione alla Insignia di puntare su Tenerife per sbarcare i naufraghi mentre è stata fatta partire la guardamare Urania per intercettare il cayuco con l’aiuto di un aereo da ricognizione del Salvamento Maritimo e recuperare i 2 cadaveri. Poche ore più tardi, prima di sera, dalla Insignia è poi arrivata la comunicazione che uno dei naufraghi si stava aggravando rapidamente tanto da dover essere evacuato al più presto. Da Tenerife è stato inviato un elicottero di soccorso, che era però ancora in volo quando è arrivata la notizia che il giovane avevart cessato di vivere. Molto provati anche tutti gli altri naufraghi a causa del lungo periodo trascorso in balia dell’Atlantico. A Tenerife è stato allestito un presidio medico straordinario per accoglierli al momento dello sbarco.
Aggiornamento 21 giugno. Sono 83 i morti e dispersi del cayuco intercettato 815 chilometri a sud di El Hierro: ai 6 accertati subito dopo i soccorsi ne vanno aggiunti 77, scomparsi in mare tra la Mauritania e le Canarie. La tragedia è iniziata quattro giorni dopo la partenza, quando il motore è andato in avaria e il barcone è rimasto in balia delle correnti. I superstiti, confermando di essere partiti a fine maggio dal litorale di Nouakhott, hanno riferito che a bordo erano “molto più di 100” e che quelli che mancavano, quando il barcone è stato avvistati dalla petroliera Philipp Olendorff e soccorso dalla nave da crociera Insignia, erano morti di sete e di inedia. I loro corpi sono stati fatti scivolare fuoribordo. Sulla base di queste dichiarazioni e confrontando i dati sulle richieste di soccorso e sulle segnalazioni delle partenze ricevute, la Ong Caminando Fronteras è arrivata alla conclusione che deve trattarsi del grosso cayuco salpato il 30 maggio da Nouakhott e del quale non si è saputo più nulla dopo tre o quattro giorni. A bordo c’erano almeno 150 persone (tra cui 9 donne e diversi bambini) provenienti da Mauritania, Senegal, Mali, Burkina Faso e Gambia. Tenendo conto dei 67 tratti in salvo (con 2 donne e 3 bambini), oltre alle 5 salme che erano sul cayuco e al naufrago morto a bordo della Insignia, vanno calcolate dunque altre 77 vittime. “Il mese di giugno – ha riferito Helena Maleno, portavoce di Caminando Fronteras – è stato uno dei più micidiali dell’anno per i migranti sulla rotta delle Canarie, che si conferma la più pericolosa del mondo”.
(Fonte: La Provincia Canarias, Canarias7, Txema Santana sito web, El Diario, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Salvamento Maritimo, Europa Press. Fonte aggiornamento: Ong Caminando Fronteras, El Diario, Canarias7)
Marocco-Spagna (Bouyafar, Nador), 20 giugno 2024
E’ annegato Zahir Bazat, un giovane marocchino scomparso dall’inizio di maggio da Ain Zour, una città rurale dell’interno, circa 100 chilometri a sud di Nador. Secondo quanto ha potuto accertare la Ong Association Droits Humains, era tra i numerosi harraga che il 3 giugno avevano un appuntamento sulla costa di Bouyafar, 30 chilometri a ovest di Nador, per imbarcarsi su un phantom, uno dei motoscafi veloci semirigidi usati sempre più spesso per il traffico di migranti oltre che di droga. All’ora fissata, il natante si è avvicinato alla costa, in un tratto isolato e scosceso, tenendosi diverse decine di metri lontano dalla riva per poter prendere il largo rapidamente nel caso di un intervento della polizia. I ragazzi che erano con Zahir spono riusciti a raggiungere e a salire sullo scafo. Zahir si è trovato in difficoltà ed è scomparso tra le onde. Nessuno lo ha aiutato: né gli altri harraga, né tantomeno gli scafisti. Il phantom è poi arrivato in Andalusia, attraversando il Mare di Alboran. Di Zahir si sono perse le tracce e in seguito si è scoperto che è stato abbandonato e lasciato annegare.
(Fonte: Ong Association Marocaine Droits Humains rapporto 20 giugno, Nadorcity.com)
Marocco-Spagna (Tetouan-Castillejos-Ceuta), 23 giugno 2024
Mouncif Zain, un marocchino di 26 anni, è scomparso in mare nel tentativo di entrare a Ceuta a nuoto. Residente nel quartiere di La Paloma a Tetouan, circa 40 chilometri a sud dell’enclave spagnola, se ne è andato di casa tra sabato 15 e domenica 16 giugno, raggiungendo Castillejos, il villaggio marocchino distante meno di 7 chilometri dalla linea di frontiera con Ceuta, e da qui si è diretto verso la spiaggia alle soglie della lunga scogliera della zona del Tarajal per aggirarla via mare e approdare in territorio spagnolo. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Secondo le notizie acquisite dai familiari era in compagnia di un altro giovane marocchino che sarebbe riuscito a nuotare fino alla spiaggia del Tarajal, a Ceuta, ma che non si è messo in contatto con i parenti di Mouncif e risulta introvabile. Rimaste senza esito le ricerche condotte sia a Ceuta che in Marocco e sicuri che se Mouncif fosse arrivato sulla sponda spagnola li avrebbe avvisati, i familiari hanno deciso di rivolgere un appello attraverso la redazione di El Faro de Ceuta, mettendo a disposizioone anche alcune foto nella speranza di facilitare il riconoscimento.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Mauritania-Spagna (La Restinga, El Hierro), 24 giugno 2024
Un migrante subsahariano è morto durante la traversata dalla Mauritania alle Canarie su un cayuco arrivato nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 al porto di La Restinga, nel municipio di El Pinar, sull’isola di El Hierro, la più occidentale dell’arcipelago. Il barcone, rimasto in mare diversi giorni, è stato avvistato quando era già in prossimità dell’isola ed è riuscito ad approdare da solo, verso le 2,15, sia pure sotto la scorta della guardamar Urania, uscita ad intercettarlo non appena è scattato l’allarme della centrale d’emergenza 112. A bordo, oltre a quello ormai privo di vita, c’erano 46 migranti (tra cui due ragazzi minorenni) tutti molto provati e con forti sintomi di ipotermia e disidratazione a causa dei giorni trascorsi in mare. Per due, in particolare, i medici della postazione della Croce Rossa presente sulla banchina del porto hanno disposto il ricovero nell’ospedale dell’isola. La salma della vittima è stata sbarcata subito dopo e trasferita nell’obitorio del cimitero.
(Fonte: Salvamento Maritimo, Txema Santana, Servizio 112, Agenzia Efe, Canarias7)
Libia-Italia (Zuwara e Sabratha), 24 giugno 2024
Altri 2 cadaveri di migranti sconosciuti sono stati trascinati dal mare sulla costa a ovest di Tripoli, tra Sabratha e Zuwara, dopo gli 11 recuperati a partire dal 13 giugno. E’ quanto emerge dal rapporto settimanale 16-22 giugno pubblicato lunedì 24 dall’ufficio Oim di Tripoli con dati che integrano le segnalazioni arrivate dalla polizia libica. Il primo è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa nella tarda serata di lunedì 17 sulla battigia di una spiaggia di Sabratha, 70 chilometri circa da Tripoli. Il secondo è affiorato nella zona di Zuwara, 40 chilometri più a ovest. Non sono emersi elementi per poterli identificare e stabilirne la provenienza ma si è rafforzata l’ipotesi di un naufragio “fantasma” sulla rotta per Lampedusa.
(Fonte: Rapporto Oim 16-22 giugno, Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Ayn el Gazala, Tobruk), 25 giugno 2024
Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare sulla spiaggia di Ayn el Gazala, nel golfo di Bomba, 60 chilometri a ovest di Tobruk, in Cirenaica. Recuperato da una squadra della Mezzaluna Rossa, è stato trasferito nell’obitorio della zona, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Non sono emersi elementi utili per poterlo identificare. Si ritiene comunque si tratti di una vittima del naufragio di una barca di migranti in rotta dalla Cirenaica verso l’Italia
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Mauritania-Spagna (rotta Canarie da Nouakhott), 26-27 giugno 2024
Si è persa ogni traccia di un grosso cayuco salpato da Nouakhott, in Mauritania, sulla rotta per le Canarie, il 26 maggio. A bordo c’erano 150 migranti provenienti da vari paesi subsahariani. Ci sono elementi per ritenere che si tratti di un altro “naufragio fantasma” senza superstiti. La notizia è emersa il 26 giugno in seguito all’appello di ricerca lanciato ad Helena Maleno, della Ong Caminando Fronteras, da parte della famiglia di un senegalese, Moustapha Diop, 32 anni, che aveva raggiunto la Mauritania per cercare un imbarco per le Canarie: l’ultimo contatto con la famiglia, sicuramente da Nouakhott, risale al 26 maggio. All’appello diffuso attraverso la rete web sono subito seguiti i messaggi di diverse altre famiglie che hanno riferito della scomparsa di un barcone con 150 persone partito da Nouakhott, tra il 26 e il 27 maggio: alle Canarie non è mai arrivato né risulta rientrato sulla costa africana o intercettato da unità della Mauritania o del Marocco. “Non ci sono più notizie – scrive un giovane maliano – di un barcone sparito dalla Mauritania il 26 maggio: su quella barca c’erano due dei miei fratelli”. Altri due messaggi hanno confermato che la notte tra il 26 e il 27 maggio ha preso il largo da Nouakhott un cayuco con 150 giovani ma che da allora non se ne è saputo più nulla. Un altro familiare, ribadendo la notizia della partenza il 26 maggio, ha aggiunto che anche i suoi due fratelli si sono imbarcati su quel cayuco. Sulla scorta di altri appelli di ricerca arrivati ad Helena Maleno, inoltre, è emerso che dal 26 maggio, come Moustapha Diop, sono scomparsi da Nouakhott almeno altri 4 subsahariani che verosimilmente erano sul cayuco disperso: un senegalese, Salifa Cissokho, 31 anni; e 3 maliani, Makan Mangara 17 anni, Madi Mangara 42 anni e Douga Macalou, 27 anni.
(Fonte: Helena Maleno, Ong Caminando Fronteras)
Spagna (Mao, Minorca), 27 giugno 2024
Il corpo di una giovane donna di origine africana è affiorato in mare di fronte al litorale di Mao, nella parte nord orientale di Minorca. Avvistato dall’equipaggio di una barca da diporto spagnola, è stato recuperato e portato a riva da una motovedetta della Guardia Civil, per essere poi trasferito nell’obitorio di un centro ospedaliero. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione. A giudicare dallo stato di conservazione la salma è rimasta a lungo in acqua prima del ritrovamento. Secondo la polizia non ci sono dubbi che la donna era a bordo di una barca di migranti in rotta verso le Baleari o la costa della penisola iberica proveniente dall’Algeria o dal Marocco.
(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, Menorca Info)
Libia-Italia (acque tra Sar Malta e Sar Italia), 27-28 giugno 2024
Due morti su una barca con 48 migranti rimasta alla deriva per più giorni nel Mediterranea centrale a est di Malta, sulla rotta tra la Libia e la Sicilia. A segnalare la situazione d’emergenza è stata la Ong Alarm Phone che, contattata da qualcuno dei migranti a bordo nella giornata di martedì 25, ha informato le centrrali operative Mrcc italiana e maltese e allertato direttamente una petroliera che navigava nella zona, la Ceci Bulk Carrier, registrata alle Isole Marshall e proveniente dalla Turchia, comunicando anche le coordinate geografiche del punto in cui presumibilmente si trovava la barca. Nelle prime ore di mercoledì 26 Alarm Phone ha pubblicato la notizia dell’emergenza sul suo sito web, precisando che intanto le comunicazioni con la barca in difficoltà si erano interrotte. La mancanza di notizie si è protratta fino alla nottata tra mercoledì 26 e giovedì 27, quando la Ong è stata informata che la barca era stata raggiunta e soccorsa da una motovedetta della Guardia Costriera italiana. Nelle prime ore di venerdì 28 giugno, poi, Alarm Phone è stata informata che nel secondo giorno trascorso alla deriva nel Mediterraneo due dei migranti a bordo della barca erano morti. I superstiti sono stati sbarcati in Sicilia.
(Fonte: Alarm Phone)
Libia (Al Mutrad, Zawiya), 28 giugno 2024
Il corpo di un migrante asiatico, molto probabilmente bengalese, è stato trovato presso Al Mutrad, nel territorio di Zawiya, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli, un tratto di costa da cui sono più frequenti gli imbarchi di migranti verso l’Italia. Secondo il dipartimento di polizia di Sorman, intervenuto per le indagini, si tratta di un omicidio: un crimine maturato nel contesto della migrazione illegale e del traffico di migranti. Si ignorano però le circostanze precise del delitto. Su disposizione della magistratura, dopo un primo sopralluogo sul posto del ritrovamento, il cadavere è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale per l’autopsia.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Algeria-Marocco-Spagna (Ceuta), 28-29 giugno 2024
E’ stato identificato ufficialmente il giovane migrante annegato nelle acque del porto di Ceuta. Si tratta di Loucif Mohammed Elamin, 26 anni, algerino: il suo corpo è stato consegnato alla famiglia per la sepoltura. Raggiunta Ceuta a nuoto all’inizio di giugno, Loucif voleva proseguire verso la Spagna, nella speranza di trovare un lavoro e costruirsi un futuro. Inseguendo questo progetto, la notte di sabato 15 giugno ha cercato con due amici di nuotare fino a uno dei ferry della società Balearia che fanno servizio sulla linea per l’Andalusia, sperando di riuscire a issarsi e nasconersi a bordo. Il tentativo è fallito: i suoi due amici, un altro algerino e un ragazzo marocchino, sono stati soccorsi e portati a riva da unità della Guardia Civil mentre Loucif è scomparso al largo della banchina dei ferry. Senza esito le ricerche fino a venerdì 21, quando il suo corpo è affiorato in mare nelle vicinanze del porto. Più tardi sul cadavere, trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale, protetti in una busta di plastica sigillata, sono stati trovati il passaporto ed altri documenti che hanno consentito una prima identificazione presosché sicura ma in forma ufficiosa. Il riconoscimento ufficiale si è avuto pochi giorni dopo da parte di altri migranti suoi amici, ospitati nel centro di permanenza temporanea, e da alcuni familiari che hanno ottenuto di poter riportare in Algeria il corpo per il funerale e l’inumazione
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Libia-Malta-Italia (Derna), 29 giugno 2024
Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato in un tratto di litorale roccioso nella zona di Derna, in Cirenaica, oltre 290 chilometri a est di Bengasi e circa 170 a ovest di Tobruk. Dopo un primo sopralluogo della polizia, per il recupero è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha trasferito la salma nell’obitorio del centro ospedaliero a disposizione della magistratura. Si ignorano le circostanze precise della morte che, a giudicare dallo stato di degrado, deve essere avvenuta comunque diversi giorni prima del ritrovamento. Tutto lascia credere che si tratti di un giovane annegato in un naufragio sulla rotta tra la Cirenaica verso Malta e l’Italia
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Malta-Italia (Tobruk-Catania), 29-30 giugno 2024
Un migrante è morto prima dei soccorsi su un vecchio peschereccio alla deriva lungo la rotta tra la Cirenaica e la Sicilia. Il barcone risulta partito da Tobruk tra il 24 e il 25 giugno, cinque giorni prima di essere intercettato. A bordo c’erano 187 persone, di varie nazionalità. L’emergenza è scattata nel primo pomeriggio di sabato 29 giugno, quando la nave della Ong Sos Humanity ha intercettato il may day lanciato da un aereo di Frontex che segnalava il motopesca in difficoltà ai limiti tra la zona Sar maltese e quella italiana. Dopo essersi messa in contatto con la centrale Mrcc di Malta, che ha ignorato l’appello, la Humanity ha fatto rotta per intercettare il barcone, raggiungendolo quando era entrato da poco nella zona Sar italiana. Sul posto ha trovato due motovedette della Guardia Costiera italiana, giunte poco prima, le quali hanno provveduto ai soccorsi, recuperando prima dell’alba 186 naufraghi e scoprendo che a bordo c’era anche il cadavere di un migrante morto ormai da diverse ore. Tutti i naufraghi e il corpo della vittima sono stati poi trasferiti sulla Humanity che, su disposizione di Mrcc Italia, ha fatto rotta verso Catania per lo sbarco, arrivando nel primo pomeriggio di domenica 30.
(Fonte: Ong Sos Humanity, Sergio Scandura Radio Radicale, Cataniatoday, Sky Tg24)
Libia-Italia (Zawiya-Lampedusa), 29-30 giugno 2024
Un migrante proveniente dalla Costa d’Avorio è annegato cadendo in mare, vinto dal sonno e dalla stanchezza, dal gommone con cui stava cercando di raggiungere l’Italia dalla Libia insieme ad altri 47 migranti. Quando si sono accorti che era scivolato fuoribordo i compagni hanno invertito la rotta per aiutarlo ma nel buio della notte non sono riusciti a trovarlo. Il canotto ha poi proseguito la navigazione fino a quando, nella serata di sabato 29 giugno, è stato intercettato a sud di Lampedusa, nella zona Sar italiana, da una motovedetta della Guardia di Finanza e, appena sbarcati al molo Favarolo, quasi tutti hanno segnalato quanto era accaduto: “Il nostro compagno – hanno detto – si è addormentato sul ciglio del gommone e a un certo punto è caduto in acqua. Non indossava un giubotto di salvataggio e non sapeva nuotare, così è scomparso subito. Siamo tornati indietro per tentare di soccorrerlo ma non lo abbiamo trovato”. Al momento della tragedia il natante, partito da Zawiya, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli, era in mare già da quasi due giorni. Ciascuno dei migranti a bordo (tra cui 5 donne e 2 minori, originari di Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea, Mali, Nigeria e Pakistan) hanno pagato mille dollari per la traversata.
(Fonte: Agrigentonotizie)