Migranti: aumentano i respingimenti commissionati a navi commerciali
A cura di Emilio Drudi
Sono sempre più frequenti i casi in cui i respingimenti vengono commissionati anche a navi commerciali o quelli di barche di migranti abbandonate in mare fino all’arrivo delle motovedette dalla Libia, nonostante la presenza in zona di unità come cargo, petroliere, portacontainer, ecc. che potrebbero prestare soccorso ma non vengono mobilitate o, al massimo, ricevono la disposizione di restare in attesa fino all’intervento della marina libica. Solo negli ultimi mesi si contano ben nove episodi di questo genere, quasi tutti in zona Sar maltese ma comunque tutti in acque internazionali e, spesso, più vicino a Lampedusa (e dunque all’Italia) che a La Valletta. Un capitolo da non trascurare – e per certi versi affine – è inoltre quello delle sanzioni, sempre più numerose e pesanti, contro le navi umanitarie delle Ong
14-15 dicembre 2023 – 61 morti, 25 respinti in Libia. Alle 17 di giovedì 14 dicembre Alarm Phone segnala a Mrcc Italia e a Malta la situazione di estremo pericolo di un gommone con 86 persone salpato da Zuwara la notte precedente: lo scafo si sta sgonfiando e imbarca acqua. Nessuno interviene. In zona c’è la nave Asso 30 (bandiera italiana) ma non viene informata. Solo verso le 20,30, dopo che un aereo di Frontex ha confermato che il canotto è ormai semi-affondato e ci sono numerosi naufraghi in acqua, Mrcc Italia dirama un messaggio Immarsat per i soccorsi. Alle 21,40 viene allertata la nave Vos Triton (bandiera di Gibilterra), che arriva però sul posto solo dopo la mezzanotte. Si perdono in mare 61 naufraghi. Per gli altri 25, tratti in salvo nel mare in burrasca, con onde alte fino a 2,5 metri, la Vos Triton riceve ed esegue la disposizione di sbarcarli in Libia. E’ il secondo respingimento di massa eseguito dalla Vos Triton dopo quello del giugno 2021.
16 agosto 2023 – 30 persone. Cargo Maridive (Belize), acque internazionali. Allarme lanciato da aereo di Frontex ed Alarm Phone. Interviene la Guardia Costiera libica nonostante si tratti di zona Sar Malta. La Maridive intercetta i naufraghi e li costringe a restare sul loro barcone fino all’arrivo di una motovedetta da Tripoli. L’operazione documentata da Seabird (aereo Seawatch)
09 agosto 2023 – 24 persone. Pge Tornado (Panama) recupera i 24 naufraghi di un gommone (siriani ed egiziani) ma Malta, l’Italia e la Grecia rifiutano di indicare un “porto di sbarco sicuro”, disponendo così, di fatto, di portarli in Libia. Sbarcati a Misurata, tutti i 24 migranti, tra cui 9 bambini, vengono subito arrestati.
01 agosto 2023 – 170 persone. Sar Malta. Varie navi in zona allertate da Open Arms. Nessuno interviene. Sar Malta non dà disposizioni di soccorso. Si aspetta che arrivi una motovedetta dalla Libia.
7-8 luglio 2023 – 250 persone. Motopesca con oltre 250 a bordo segnalato da un drone di Frontex. Ci sono molte navi in zona (San Felix, Italia; Msc Rossella, Panama; Janine, Panama; Gaz Venture, Panama) e parte anche la Ocean Viking (Ong Sos Mediterranee). Nessuno interviene: si aspetta una motovedetta libica. La Ocean Viking non arriva in tempo ad anticipare il respingimento.
30-31 maggio – 400 persone. Barcone con 400 persone. Numerose navi in zona ma non vengono mobilitate da La Valletta. Alarm Phone segue il caso per 24 ore, poi perde i contatti, verosimilmente a causa dell’arrivo di una motovedetta libica.
29 maggio 2023 – 500 persone. Peschereccio con almeno 500 persone. La Valletta, ignorando le numerose navi in zona, fa intervenire la Libia: respingimento e soccorsi ritardati.
25 maggio 2023 –27 persone. Mrcc Roma mobilita la petroliera Long Beach (Isole Marshall) in rotta da Trieste a Bengasi la quale, dopo il salvataggio, porta i naufraghi in Libia, a Marsa Brega, senza che – a quanto risulta – ci siano da parte di Roma ordini o interventi concreti per impedirlo.
01 maggio 2023 – 30 persone. Degli otto, è l’unico episodio avvenuto in zona Sar libica. La nave Grimstad (Bahamas) interviene in soccorso di un barcone. Mrcc Italia dà disposizione di trasferire i naufraghi in Libia. Roma nega di aver mai impartito un ordine del genere, ma il comandante del cargo dichiara più volte di essersi fedelmente attenuto a quanto gli veniva indicato da Roma. E alla fine Roma ammette di aver riferito al comandante di eseguire le disposizioni impartite dall’autorità libica, pur non potendo non sapere fin troppo bene che ovviamente Tripoli avrebbe riportato i 30 migranti in Libia.
Comandanti e armatori.
Oltre a quelle delle autorità italiane e maltesi e di Frontex, in casi di questo genere appaiono evidenti le responsabilità dei comandanti delle navi. Lo dimostra la condanna decisa dal Tribunale di Napoli nell’ottobre 2021 e ribadita dalla Corte d’Appello nel novembre 2022 nei confronti del capitano della nave Asso 28 che il 30 luglio 2018, dopo aver soccorso in acque internazionali i 101 naufraghi di un gommone (tra cui numerosi minorenni), li ha ricondotti in Libia, sbarcandoli a Tripoli. I reati contestati sono pesanti, tutti legati al fatto che la Libia non può essere considerata un “posto sicuro”: sbarco e abbandono arbitrario di persone” (articolo 1155 del codice della navigazione) e “abbandono di minore” (articolo 591 del codice penale). Eppure questo importante precedente viene pressoché ignorato. C’è da sospettare che la politica di chiusura e respingimento adottata dall’Italia, da Malta e dall’Unione Europea abbia diffuso un senso di impunità anche tra i comandanti e gli armatori. Calpestando il diritto internazionale e la “legge del mare”.
Le Ong “punite”
Sembrano rientrare in questo contesto anche le sanzioni e i fermi amministrativi contro le navi delle Ong che operano nel Mediterraneo centrale. In particolare, i casi di navi accusate di aver ostacolato le operazioni della Guardia Costiera libica per il semplice fatto di essere arrivate in un punto – sempre in acque internazionali – dove era segnalata un’emergenza o addirittura era in corso un naufragio, contemporaneamente a una motovedetta di Tripoli. Gli episodi più recenti e più gravi sono quelli della Open Arms alcuni giorni fa e della Humanity 1 lo scorso mese di dicembre.
La Humanity è stata sanzionata e bloccata per aver tratto in salvo alcuni migranti che si erano gettati in mare per non essere catturati dai libici e riportati a Tripoli. La Open Arms addirittura per aver inviato un proprio gommone di soccorso per monitorare la situazione, senza peraltro intervenire e, per di più – ha denunciato – su richiesta di Mrcc Roma.
Le due sanzioni legittimano di fatto la cattura e il respingimento indiscriminato in mare dei naufraghi, che contro la loro volontà sono ricondotti in Libia: proprio il paese dal quale sono fuggiti e che in ogni caso non può in alcun modo essere considerato un “posto sicuro”, come dimostrano i ripetuti rapporti dell’Onu e numerose sentenze della stessa magistratura italiana. Legittimano, cioè, una palese violazione della “legge del mare”, del diritto internazionale e della Convenzione di Ginevra. Una “legittimazione” ancora più evidente – proprio perché sottolineata da una serie di sanzioni comminate dallo Stato italiano – di quella che comunque si registra anche quando, da parte dell’Italia e di Malta, le barche dei naufraghi vengono abbandonate a se stesse, senza intervenire direttamente e senza mobilitare le navi in transito nella zona, in attesa che da Tripoli arrivi una motovedetta per prenderli e riportarli indietro.
Nella foto: migranti a bordo della nave Grimstad prima di essere consegnati alla Guardia Costiera libica (maggio 2023)