Dossier vittimeMediterraneo e Canarie

2023 Mediterraneo – primo semestre

Sono morti più di 10 profughi/migranti al giorno, tentando di raggiungere la Fortezza Europa, nei dodici mesi del 2022. In tutto, 3.741, quasi il tre per cento in più delle 3.619 vittime del 2021, considerato un anno record. In particolare, 3.418 inghiottiti dal mare e 323 sulle vie di terra africane, del Medio Oriente o della rotta balcanica. Con un tasso di mortalità di uno ogni 46,5 migranti arrivati, leggermente inferiore a quello del 2021 (uno ogni 41,7) ma – come dimostra la più alta media vittime giornaliera di sempre – solo perché sono aumentati gli sbarchi (in totale 174.281 rispetto a 150.950). La rotta via mare più pericolosa si è confermata quella spagnola (Atlantico verso le Canarie e Mediterraneo occidentale), con 1.623 vittime, una ogni 17,7 migranti arrivati, in aumento rispetto a 1 ogni 27 nel 2021. In forte crescita anche il tasso registrato nel Mediterraneo orientale: 1 ogni 23,4 arrivi per un totale di 391 morti o dispersi rispetto a quello di 1 ogni 72,3 precedente, con un totale di 104 vittime. Quanto al Mediterraneo centrale, il maggior numero di sbarchi in Italia (105.140 pari a 37.663 in più dei 67.477 registrati nel 2021) ha ridotto a 1 su 75 arrivi l’indice di mortalità 2022 rispetto a 1 ogni 44,5 dei dodici mesi antecedenti, ma il dato assoluto delle vittime (1.404, pari al 37,6 per cento delle 3.741 sulle tre rotte) è tra i più alti mai registrati. Cifre da “bollettino di guerra”. La guerra condotta con i muri eretti dalla politica Ue e in particolare italiana per tenere fuori dalla Fortezza Europa i profughi/migranti a qualsiasi costo e a prescindere dalla sorte che li attende. Ne sono vittime, oltre ai 3.741 morti o dispersi, i circa 200 mila (194.550) bloccati e respinti dalle polizie degli Stati che si sono accordati con la Ue per svolgere il lavoro sporco di sorvegliare e rendere inaccessibili i confini dell’Unione Europea, esternalizzati sempre più verso sud, fino alla sponda meridionale del Mediterraneo o addirittura fino al Sahara: Turchia, Egitto, Sudan, Libia, Niger, Tunisia, Algeria, Marocco… E’, tutto questo, la conseguenza diretta della “politica dei muri” che, inaugurata ormai vent’anni fa, si è fatta sempre più aspra. Un ulteriore giro di vite si è avuto proprio sul finire del 2022. Ad esempio, con il prolungamento dei valli fortificati eretti a difesa delle frontiere europee, arrivati a 1.500 chilometri: una nuova cortina di ferro. O con i nuovi decreti contro le Ong, le cui navi umanitarie sembrano diventate un’autentica ossessione per il governo italiano e non solo: probabilmente perché sono le ultime testimoni di quanto accade ogni giorno nel Mediterraneo.

Grecia (Alexandropoli-Komotini), 1 gennaio 2023

Un morto e 3 feriti su un caravan carico di profughi finito fuori strada nella Grecia orientale lungo la via Egnatia. Il furgone veniva dalla frontiera dell’Evros con la Turchia. A bordo c’erano 16 persone, oltre all’autista. Aveva già superato l’abitato di Alexandropoli, a una trentina di chilometri dalla linea di confine, e si dirigeva verso Komotini, circa 50 chilometri più a ovest. Era a circa metà strada tra i due centri quando è finito fuori strada in piena velocità, rovesciandosi su una fiancata. La polizia, arrivando sul posto, ha trovato un profugo ormai privo di vita all’interno del furgone e nei pressi altri 15, di cui tre feriti. Nessuna traccia dell’autista, che si sarebbe dileguato subito dopo l’incidente. I feriti sono stati trasferiti all’ospedale di Alexandropoli.

(Fonte: Ana Mpa, Ekathimerini)

Turchia-Grecia (isola di Samos), 2 gennaio 2023

Cinque migranti dispersi nell’Egeo durante una operazione di respingimento verso la Turchia da parte delle forze di sicurezza greche nelle acque dell’isola di Samo. Non sono chiare le circostanze precise della tragedia. La notizia è stata diffusa dal rapporto periodico di Oim Missing Migrant, sulla base delle informazioni ricevute dalla sede turca dell’organizzazione. Si sa solo che la Marina turca ha soccorso gli altri naufraghi, i quali hanno appunto riferito che cinque loro compagni si erano perduti in mare. Tre erano originari del Congo, di Haiti e del Mali. Degli altri due non è noto nemmeno il paese di provenienza.

(Fonte: rapporto Missing Migrants sulla base di informazioni di Iom Turiye) 

Libia-Italia (Zawiya), 3 gennaio 2023

Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato sul litorale di Zawiya, all’altezza della scogliera di Refinery Point, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli. Segnalato da alcuni abitanti del posto, lo ha recuperato una squadra della Mezzaluna Rossa, trasferendolo poi nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa delle procedure di legge per l’inumazione. La polizia non ha riferito elementi per stabilirne la provenienza e le circostanze precise della morte, ma appare scontato che si tratti della vittima di un naufragio sulla rotta tra la Libia e Lampedusa. A giudicare dallo stato di degrado, la salma è rimasta in acqua per più giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Italia (Lampedusa), 5 gennaio 2023

Il cadavere di un migrante è affiorato a Lampedusa a pochi metri dalla scogliera di Cala Uccello, nell’insenatura situata nella zona della pista dell’aeroporto. Ad avvistarlo è stata una pattuglia di carabinieri in servizio di perlustrazione lungo la costa. Per recuperarlo e trasferirlo nell’obitorio del cimitero sono intervenuti i vigili del fuoco e la Guardia Costiera. Non è chiaro che l’uomo sia caduto in mare da una delle barche di migranti arrivate sull’isola nei giorni precedenti o se si tratti di uno degli ospiti dell’hotspot di Contrada Imbriacola.

(Fonte: Repubblica, Ansa, Agrigentonotizie, Il Piccolo)

Tunisia-Italia (Lampedusa), 6 gennaio 2022

Tre morti 6ispersi in un naufragio avvenuto a sud ovest di Lampedusa, sulla rotta dalla Tunisia. La barca era partita da Sfax con 36 persone a bordo, provenienti da Costa d’Avorio, Camerun, Guinea, Sierra Leone e Burkina Faso. Ha navigato per circa due giorni. Quando è stata 38 miglia a sud ovest di Lampedusa ha cominciato a imbarcare acqua e si è rovesciata. I soccorsi sono arrivati dagli equipaggi di due pescherecci tunisini, intervenuti sul posto quando tutti i migranti erano ormai in mare. Trentatre naufraghi sono stati tratti in salvo e poco dopo sono state recuperate le prime due salme, quelle di un uomo (poi identificato come Jonny, 38 anni, ivoriano) e di una bambina di appena 14 mesi, Sara, in fuga dalla Costa d’Avorio insieme alla mamma. Nelle ricerche successive, a cui ha partecipato anche una motovedetta della Guardia Costiera giunta da Lampedusa, è stato trovato il corpo della terza vittima, una donna, Melem, 38 anni, originaria del Camerun. Un bambino di 18 mesi è stato recuperato in mare esanime ma ancora in vita. Tutti i superstiti e i tre cadaveri sono stati trasbordati sulla motovedetta, che ha fatto rotta verso Lampedusa, attraccando al molo Favarolo. Al momento dello sbarco il bimbo di 18 mesi era in condizioni disperate ma i medici sono riusciti a rianimarlo, trasferendolo poi in elicottero a Palermo. Anche per altri 7 sopravvissuti si è reso necessario il ricovero, presso il poliambulatorio dell’isola, ma nessuno in pericolo di vita. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta.

(Fonte: Il Fatto Quotidiano, Agrigentonotizie, Repubblica, Ansa, Giornale di Sicilia)

Algeria-Spagna (Orano-Almeria), 7 gennaio 2023

Il cadavere di un migrante è affiorato circa cento metri al largo di una spiaggia di Cap Rousseau, meno di 15 chilometri a nord est di Orano. Recuperato dalla Guardia Costiera e dalla Protezione Civile, è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale in attesa del completamento delle procedure per l’inumazione. Non sono stati trovati elementi per poterlo identificare e stabilirne la provenienza ma non ci sono dubbi che sia la vittima di un naufragio sulla rotta verso Almeria, in Spagna. Secondo i medici dovrebbe trattarsi di un uomo sui 35 anni. Il forte stato di decomposizione indica che è rimasto a lungo in acqua e che dunque il naufragio si sarebbe verificato diversi giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Le Quotidien d’Oran)

Algeria-Spagna (Ile Paloma, Ai nel Turk), 7 gennaio 2023

Personale della Protezione Civile di Orano ha trasferito presso l’obitorio ospedaliero di Ain el Turk il corpo di un giovane migrante trovato mentre flottava in mare nei pressi di Ile Paloma, due miglia al largo della spiaggia di Les Andalous, circa 40 chilometri a ovest di Cap Rousseau dove, nelle stesse ore, è stato recuperato il cadavere di un altro migrante (nota precedente del 7 gennaio). Secondo gli esami medici, si tratterebbe di un giovane di circa 25 anni. Anche questa salma, come quella affiorata a Cap Rousseau, è in forte stato di decomposizione. Non si è riusciti a stabilirne l’identità né la provenienza. Gli unici elementi disponibili sono gli abiti; jeans blu e una felpa nera. Non sembrano esserci dubbi, comunque, che sia un harraga annegato nel tentativo di raggiungere la Spagna. Forse nelle medesime circostanze dell’uomo sui 35 anni trovato a Cap Rousseau.

(Fonte: Le Quotidien d’Oran edizione del 9 gennaio)  

Tunisia-Italia (Louata), 7 gennaio 2023

Almeno 15 vittime (5 migranti morti e 10 dispersi) in un naufragio al largo della Tunisia, sulla rotta verso l’Italia. Venti i superstiti. La tragedia è avvenuta al largo di Louata, una città costiera nel nord della regione di Sfax. Data la posizione, lontana dai percorsi usuali e più diretti verso Lampedusa, c’è da ritenere che la barca (con non meno di 35 persone a bordo) puntasse sulla Sardegna. Le autorità tunisine non hanno fornito particolari, limitandosi a comunicare che i soccorsi sono stati condotti da unità della Guardia Costiera, che hanno recuperato 20 naufraghi e 5 corpi senza vita. Il numero dei dispersi, dieci, è emerso dalle dichiarazioni dei superstiti.

(Fonte: Al Jazeera, Alarm Phone, Sea Watch)

Libia (o Tunisia) – Italia (Lampedusa), 8 gennaio 2023

Il cadavere di una donna in avanzato stato di decomposizione è stato recuperato in mare, ad 8 miglia da Lampedusa, da un peschereccio italiano che lo ha poi trasportato al molo Favarolo, arrivando in porto intorno alle 21. Non ci sono dubbi che si tratti di una migrante annegata nel tentativo di raggiungere l’isola, ma non è stato possibile stabilirne la provenienza né tantomeno l’identità. Il degrado della salma (priva di mani e piedi) ha reso difficile anche gli esami medici. L’unica cosa certa è che la morte risale a diverse settimane prima del ritrovamento.

(Fonte: Agrigentonotizie)

Italia-Francia (Ventimiglia-Mentone), 8 gennaio 2023

Un migrante subsahariano è morto folgorato sul tetto di un treno tentando di attraversare il confine tra Italia e Francia. Non è stato identificato, ma si tratta certamente di uno dei giovani che si accampano per giorni nei pressi della stazione di Ventimiglia o verso la foce del fiume Roja, in attesa di trovare l’occasione per entrare in Francia. Dopo essersi arrampicato sulla motrice del convoglio, in partenza da Ventimiglia la sera di domenica 8 gennaio, per non cadere durante il viaggio verso Mentone, la prima stazione oltreconfine, distante poco più di 10 chilometri, deve essersi aggrappato alla base del pantografo che alimenta il motore. Non è chiaro quando la scarica dell’alta tensione lo abbia investito, uccidendolo. Forse già alla partenza o lungo il percorso. Il suo corpo ormai senza vita è stato trovato e recuperato sul tetto del locomotore, poco dopo l’arrivo a Mentone, da una squadra di vigili del fuoco, allertati da alcune persone che avevano visto sprigionarsi delle fiammate alla base del pantografo. Dopo i primi accertamenti sul posto, la salma è stata trasferita all’obitorio a disposizione della magistratura.

(Fonte: Il Secolo XIX, Sanremo News, Imperia News, Agenzia Ansa, Infomigrants)

Siria-Turchia (Azmarin-Hacipasa), 10 gennaio 2023

Un profugo siriano è stato ucciso e altri tre feriti dalla polizia turca mentre tentavano di attraversare il confine nella zona compresa tra Hacipasa, in Turchia, e Azmarin, in Siria, meno di 50 chilometri a ovest di Idlib e un centinaio da Aleppo. Lo ha denunciato la Commissione Siriana per i Diritti Umani (Shrc), comunicando anche l’identità della vittima, Rayyan Mohammed Salloum, originario del villaggio di Qalaat Al Madiq, nella provincia di Hama, circa 90 chilometri a sud di Azmarin. Secondo quanto ha ricostruito la stessa Ong, Rayyan, espulso recentemente dalla Turchia dove si è rifugiata la sua famiglia, stava cercando di rientrare insieme a tre compagni. Il piccolo gruppo è stato sorpreso sulla linea di confine da una pattuglia della polizia di frontiera che per fermarlo non ha esitato a sparare ad altezza d’uomo. Shrc segnala anche che, da quando il regime di Ankara ha deciso deportazioni in massa di profughi siriani, si sono moltiplicate le violenze da parte delle forze di sicurezza turche lungo tutta la frontiera: viene ricordata in particolare l’uccisione di altri due giovani avvenuta nel mese di marzo 2022.

(Fonte: The News Arab, Are You Syrious)

Libia-Malta-Italia (Ajdabiya, Bengasi), 10 gennaio 2023

Su indicazione della polizia, personale della Mezzaluna Rossa ha recuperato il cadavere di un migrante su una spiaggia di Zuwetin, vicino alla stazione di servizio, 27 chilometri a nord ovest di Ajdabiya, in Cirenaica. A segnalare la presenza della salma, trascinata dal mare sulla battigia, sono stati alcuni abitanti del posto.  Stando allo stato di degrado, la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento. Si tratta evidentemente della vittima di un naufragio avvenuto sulla rotta che parte dalla Cirenaica verso Malta e l’Italia. Non sono emersi elementi per l’identificazione.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Zawiya e Tocra), 12 gennaio 2023

I cadaveri di due migranti sono stati recuperati sulla costa libica in due località distanti centinaia di chilometri. Il primo ad Al Marad, presso Zawiya, in Tripolitania, 50 chilometri a ovest di Tripoli. Una squadra della Mezzaluna Rossa, su indicazione di abitanti del posto, lo ha trovato in un tratto roccioso del litorale, trasferendolo poi nell’obitorio ospedaliero a disposizione della magistratura. Nelle stesse ore, ma in Cirenaica, sulla spiaggia di Dariana, provincia di Tocra, oltre 1.100 chilometri più a est e meno di 70 a sud ovest di Bengasi, è affiorato il secondo cadavere, anche questo recuperato e trasportato nel locale obitorio dalla Mezzaluna Rossa. Entrambe le salme, non identificate, erano in avanzate condizioni di degrado, a dimostrazione che hanno trascorso un lungo periodo in acqua. Si tratta con tutta evidenza di vittime di naufragi diversi, uno sulla rotta occidentale verso Lampedusa, l’altro su quella dalla Cirenaica su Malta e la Sicilia. Sempre in Cirenaica, ma su una spiaggia vicino ad Ajdabiya (nota del 10 gennaio) un altro cadavere era stato trovato due giorni prima.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Malta-Italia (Brega, Cirenaica), 13 gennaio 2023

Una squadra della Libyan Coast Security ha recuperato il cadavere di un migrante trascinato dal mare sulla battigia di una spiaggia di Brega, nel golfo di Sirte, in Cirenaica, circa 240 chilometri a sud di Bengasi. Su disposizione della magistratura la salma è stata trasferita nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa delle procedure per l’inumazione. Non sono emersi elementi per l’identificazione né per stabilirne la provenienza ma si ritiene lo sconosciuto sia annegato nel tentativo di raggiungere l’Europa sulla rotta che dalla Cirenaica punta verso Malta e l’Italia.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Italia (Lampedusa), 13 gennaio 2023

Un migrante è morto per un improvviso malore nel centro di prima accoglienza di Lampedusa. L’uomo, di circa trent’anni, era ospite della struttura di contrada Imbriacola solo da pochi giorni. Al momento dello sbarco al molo Favarolo appariva molto provato, come altri, dalle fatiche della traversata, ma non risulta che presentasse patologie o comunque sintomi particolari, tanto che, dopo i primi controlli è stato trasferito nell’hot spot, nonostante le condizioni di accoglienza estremamente precarie per il sovraffollamento: 912 ospiti contro una capienza massima di 400. Quando si è sentito male sono stati subito fatti intervenire i medici del poliambulatorio ma non c’è stato nulla da fare. La morte sarebbe dovuta a una crisi cardiocircolatoria.

(Fonte: Agrigentonotizie, Today, Repubblica, Qds online)

Marocco-Spagna (Ceuta), 14 gennaio 2023

Il cadavere di un migrante maghrebino è affiorato in mare all’altezza del molo di ponente, nella zona del porto di Ceuta. Lo hanno avvistato nelle prime ore del mattino alcuni pescatori, che hanno avvertito la polizia portuaria e la guardia civil facendo scattare una operazione di recupero effettuata da agenti delle squadre sommozzatori del Geas. L’uomo, presumibilmente un marocchino, indossava una tuta da sub e un giubbotto di salvataggio ma non sono stati trovati elementi per poterlo identificare. A giudicare dallo stato di conservazione la salma non deve essere rimasta in acqua molto a lungo.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Gambia-Canarie-Isole di Capo Verde (Morro Negro), 14 gennaio 2023

 Almeno 2 morti su un cayuco con 90 migranti diretto alle Canarie ma arrivato alle isole di Capo Verde, dopo essere rimasto alla deriva per oltre tre settimane. La barca risulta salpata dalla costa del Gambia il 24 dicembre 2022. I migranti a bordo, in gran parte senegalesi ma anche provenienti dal Gambia stesso, Guinea Bissau e Sierra Leone. Dopo pochi giorni dalla partenza se ne sono perse le tracce. L’allarme è stato lanciato dai familiari di alcuni senegalesi, che intorno al 5 gennaio 2023 si sono rivolti alla piattaforma di soccorso Alarm Phone. Le ricerche successive a questa segnalazione, condotte sulla rotta per le Canarie, non hanno dato esito. Nulla fino a sabato 14 gennaio, quando il cayuco è stato avvistato dal guardiano del faro di Morro Negro, sulla costa orientale dell’isola di Boa Vista, che ha allertato la polizia. Di lì a poco una motovedetta ha raggiunto il battello, trovando a bordo 2 cadaveri e 88 persone ancora in vita, fra cui 3 donne e due ragazzi di 16 e 14 anni. Tutti i superstiti erano ormai allo stremo per il lungo periodo trascorso in mare: per sei di loro è stato necessario il ricovero in ospedale. Tre, in particolare, erano in condizioni critiche. Secondo quanto ha poi appurato la polizia capoverdiana (relazione del comandante Evandro Sousa) il gruppo di migranti ha perso la rotta nella zona di mare tra la Mauritania e il Marocco e ed ha vagato fino a quando è finita la benzina. Rimasta in balia dell’oceano, la barca è stata spinta dalle correnti atlantiche fino all’arcipelago, giungendo nelle acque di Boa Vista la mattina di sabato 14 gennaio.

(Fonte: Le Dauphine, Alarm Phone, Expresso das Ilhas, Le Progresds, Imedias, Faapa, Africaradio, French News, Infomigrants, Helena Maleno)

Italia (Agrigento), 15 gennaio 2023

Un migrante egiziano appena diciassettenne è morto nel centro accoglienza per minori di Agrigento. Arrivato da solo in Italia appena qualche giorno prima su una delle barche provenienti dalla Libia, il ragazzo appena possibile era strato trasferito nella comunità per minori non accompagnati del Villaggio Mosè. Stando ai primi controlli medici, non presentava patologie particolari. La mattina di domenica 15, però, è stato colto da un improvviso malore, perdendo conoscenza, Il personale della struttura ha chiamato per i soccorsi i medici del 118 ma il loro intervento non è valso a rianimarlo e a salvargli la vita. La diagnosi di morte è collasso cardiocircolatorio.

(Fonte: Agrigentonotizie, Nuovo Sud it, La Sicilia, Sicilianews)

Bielorussia-Polonia (Cerlonka), 15 gennaio 2023

Quattro profughi sono morti dall’inizio dell’anno al confine tra la Polonia e la Bielorussia in seguito ai blocchi e ai respingimenti forzati operati dalla polizia di frontiera. Lo ha denunciato Grupa Granica, la Ong polacca che assiste e aiuta i migranti che cercano asilo nell’Unione Europea. Non è da escludere, anzi, che le vittime siano ancora di più: dopo i rapporti della Ong, le stesse autorità polacche hanno riferito di aver avviato una serie di ricerche lungo la linea di confine nel sospetto che, dopo il ritrovamento dei primi cadaveri, ce ne siano altri. La prima vittima – Ibrahim Dihiya, un medico yemenita – è stata trovata il 7 gennaio. Secondo quanto ha appurato Grupa Granica, era con un piccolo gruppo di afghani giunti ad attraversare il confine a sud di Cerlonka, una piccola città a poco più di 10 chilometri dalla frontiera e meno di 80 a sud est di Bialystok. Erano tutti allo stremo delle forze per il freddo e la fatica ma, sorpresi da una pattuglia di polizia, anziché essere soccorsi sono stati respinti e abbandonati. Gli afghani si sono poi salvati grazie all’aiuto di alcuni volontari ma quando sono arrivati i soccorsi Ibrahim era ormai morto. Nei giorni successivi sono stati trovati nella zona, sempre lungo la fascia di con fine, altri due cadaveri: uno giovedì 12 gennaio e l’altro venerdì 13. Nessuno dei due è stato identificato. Nel rapporto pubblicato il 15 gennaio da Oko Press e ripreso da Grupa Granica, infine, si afferma che le vittime sono salite a 4 e che dall’inizio della crisi alla frontiera, all’inizio del 2022, non si ha più notizia di 217 persone. Grupa Granica ha chiesto alla magistratura di aprire un’inchiesta sul comportamento della polizia nel caso della morte del medico yemenita.

(Fonte: Ong Grupa Granica, Oko Press, Infomigrants)

Libia-Malta-Italia (Bishr e Zuetina, Cirenaica), 16 gennaio 2023

I cadaveri di due migranti sono affiorati sulla costa della Cirenaica. Entrambi in avanzato stato di degrado, non si è riusciti a identificarli. Il primo è stato trovato sulla battigia del litorale compreso tra Al Arasah e Bishr, poco più di 120 chilometri a ovest di Agedabiya e non lontano da Brega, dove 24 ore prima era stato recuperato il corpo senza vita di un altro migrante sconosciuto (nota del 13 gennaio). Sul posto è intervenuta una squadra della Libyan Coast Security, che ha trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale. Lo stesso giorno, oltre 150 chilometri più a est, vicino a Zuwetina, a nord est dell’aeroporto e meno di 50 chilometri a nord di Agedabiya, è stato avvistato il secondo cadavere: flottava trascinato dalle onde a pochi metri dalla riva, Anche in questo caso è intervenuta la Libyan Coast Security con personale dei servizi d’emergenza della Protezione Civile. E anche in questa zona c’era stato in precedenza il ritrovamento del cadavere di un migrante (nota del 10 gennaio). Da questo tratto di costa della Cirenaica sono aumentate le partenze di barche di migranti sulla rotta per Malta e Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Turchia-Grecia (Bodrum), 18 gennaio 2023

Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare sulla spiaggia turca di Gumbet Inceburun, dove si trova l’impianto di depurazione della municipalità di Migla, distretto di Bodrum, in Turchia. Lo hanno trovato casualmente sulla battigia alcuni operai dell’impianto che hanno avvertito la polizia. Per la rimozione e il trasferimento nel locale obitorio è intervenuta una squadra della Mezaluna Rossa. A giudicare dallo stato di degrado la salma è stata in mare a lungo prima del ritrovamento. Secondo le autorità turche si tratta di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere la vicina isola di Kos, ma si ignorano le circostanze precise della morte e non sono stati trovati elementi per l’identificazione.

(Fonte: Missing Migrant Oim e stampa locale: Kokaelifikir, Hensonaber, Dhl)

Siria-Libano-Italia (Idlib-Tripoli), 18 gennaio 2023

Un profugo siriano è morto per un violento colpo alla testa ricevuto da un soldato libanese a un posto di blocco. Si chiamava Fawwaz: sessantenne, 11 figli alcuni dei quali ancora bambini, originario della zona di Idlib, si stava organizzando per cercare di arrivare in Italia insieme ad almeno parte dei familiari. La tragedia è stata riferita da alcuni parenti all’agenzia Ansa. Non essendoci vie di emigrazione legali, per trovare un imbarco verso l’Italia per sé, per il figlio maggiore e la fidanzata di questi, Fawwaz si era rivolto a un trafficante, pagando 200 dollari a persona. Insieme alla futura nuora aveva iniziato il viaggio verso la costa fra Tripoli e Tartus in sella a una moto guidata dal trafficante stesso. Lungo la strada i tre sono incappati in un posto di blocco ma non ci sono stati problemi perché il trafficante si era accordato, in cambio di una somma di denaro, con i miliari di guardia. Più avanti, all’altezza di Qubayat (circa 50 chilometri a nord est di Tripoli), sono arrivati a un altro posto di blocco inatteso e il trafficante, noto alla polizia, ha cercato di fuggire, accelerando l’andatura. All’inseguimento si è subito mossa un’auto militare con a bordo diversi soldati uno dei quali, quando la moto è stata raggiunta, ha colpito in corsa alla testa Fawwaz con il calcio del fucile, facendo cadere tutti a terra. Il trafficante si è subito rialzato ed è riuscito a dileguarsi. Fawwaz è rimasto esanime e sanguinante sulla strada. I militari – ha dichiarato il fratello riferendo il racconto della ragazza – hanno chiamato il loro ufficiale in comando, che ha detto di andarsene lasciando il ferito e la giovane sul posto. I soccorsi sono arrivati dopo più di un’ora ma quando Fawwaz è arrivato all’ospedale di Qubayat non c’era ormai più nulla da fare. La famiglia ha presentato una denuncia alla Procura militare di Tripoli, assistita da un avvocato libanese, Muammad Sabluh.

(Fonte: Infomigrants)

Marocco-Spagna (Ceuta), 17-20 gennaio 2022

Un giovane marocchino – Mohamed al Kahan, 22 anni, originario di Rio Martil – è scomparso nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco. Ha preso il mare, indossando una muta da sub, la sera di martedì 17 gennaio da una spiaggia marocchina nei pressi del varco del Tarajal, nella frontiera meridionale del territorio spagnolo. Era con un amico. I due si sono allontanati dalla riva per aggirare la lunga scogliera che segna  il confine ma, notando una motovedetta delle forze di sicurezza marocchine in servizio di pattugliamento, si sono separati, pensando che così avrebbero avuto meno probabilità di essere scoperti. Durante la notte l’amico è riuscito a superare la linea di confine e ad arrivare sulla spiaggia del Tarajal, ma quando ha toccato terra non ha visto più Mohamed mentre anche la motovedetta si era allontanata. E’ in pratica da quando i due giovani si sono separati che non si ha traccia di Mohamed. Senza telefono e senza documenti, l’amico ha potuto avvertire solo diverse ore dopo la famiglia, che a sua volta, perdurando la mancanza di notizie, si è rivolta alle autorità marocchine e poi anche alla Guardia Civil, lanciando infine un appello tramite la redazione del Faro de Ceuta. Senza esito le ricerche condotte dopo le segnalazioni.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Spagna-Marocco (Tetouan-Ceuta), 21 gennaio 2023

Non si ha più traccia di un ragazzo marocchino di 19 anni, Mustafa Hamdam, scomparso in mare nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Residente a Tetouan, meno di 50 chilometri a sud dell’enclave spagnola, quando si è allontanato da casa indossava maglia e pantaloni neri. Era con un amico, della sua stessa età. Per quanto se ne sa, i due hanno preso il mare la sera di martedì 17 gennaio da una spiaggia della zona di Castillejos, per cercare di superare al largo la linea di confine e approdare oltre il posto di blocco del Tarajal. Da quel momento non se ne sa più nulla. L’allarme per la scomparsa di Mustafa è stato lanciato dalla sua famiglia che, in mancanza di notizie e al corrente delle sue intenzioni di raggiungere la Spagna attraverso Ceuta, si è rivolta alle autorità marocchine. Sabato 21 gennaio il fratello, Mohamed, ha avvertito anche la redazione del Faro de Ceuta per un appello di ricerca, lasciando un numero telefonico e una foto per eventuali segnalazioni. Non si sa nulla anche dell’amico di Mustafà, che a sua volta non risulta si sia messo in contatto con qualcuno, tanto da lasciar temere che sia a sua volta scomparso in mare.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia-Italia (Garabulli), 23-24 gennaio 2023

Almeno 66 vittime nel naufragio di un barcone carico di migranti al largo della Libia, sulla rotta per Lampedusa. Altri 84 migranti sono stati recuperati da unità della Guardia Costiera di Tripoli. Le prime notizie, diffuse dalle autorità libiche, parlavano di 8 morti e 92 naufraghi salvati, senza fare parola del numero totale delle persone a bordo e, dunque, dei dispersi. In base agli accertamenti condotti dalla Mezzaluna Rossa, però, il bilancio si è rivelato molto più grave. Il battello era partito dal litorale di Garabulli, circa 60 chilometri a est di Tripoli e 150 a ovest di Misurata. La tragedia è avvenuta nelle acque della zona Sar libica ma le autorità di Tripoli non hanno fornito particolari sulle circostanze e sulle cause. Nel comunicato diffuso e poi ripreso in poche righe dal Libya Observer si specifica soltanto che i guardacoste hanno preso a bordo 92 naufraghi e trovato in mare 8 cadaveri. Le dimensioni reali della tragedia sono state definite soltanto due giorni più tardi, mercoledì 25 gennaio, quando l’Associated Press, citando come fonte Tawfik al Shukri, portavoce della Mezzaluna Rossa, ha specificato che il barcone trasportava non meno di 150 persone e che in effetti sono stati recuperati 8 cadaveri ma i superstiti sono solo 84 sicché i dispersi, come si era temuto fin dall’inizio, sono molto numerosi: quanto meno 58, pe run totale dunque di 66 vittime, quasi otto volte in più di quelle dichiarate da Tripoli. Una volta a terra gli 84 superstiti sono stati condotti in un centro di detenzione di Tripoli. La Mezzaluna Rossa ha trasferito i cadaveri dal porto nell’obitorio di un ospedale in attesa del nulla osta per la sepoltura. Le ricerche dei dispersi si sono protratte per due giorni senza risultato.

(Fonte: Associated Press, Libya Observer, Migrant Rescue Watch, Alarm Phone, Refugees in Libya, Agenzia Reuters)

Marocco-Spagna (Ceuta), 24-25 gennaio 2023

Quattro morti (inizialmente un morto e 3 dispersi) in un gruppo di migranti costretti da due trafficanti a gettarsi da un gommone di colore giallo al largo di Ceuta. Il battello era partito la mattina di martedì 24 gennaio dalla costa del Marocco a nord dell’enclave spagnola. Il mare era molto mosso, con onde alte oltre tre metri e forti correnti per una tempesta di levante, ma giunti all’altezza dello scogliera del Sarchal i due scafisti, forse per timore di finire contro le rocce o per non essere intercettati dalla polizia, non hanno accostato, gettando in acqua tutti i migranti che trasportavano a molta distanza dalla riva e dileguandosi subito dopo per superare la linea di confine. Decisivo per i soccorsi è stato l’intervento di un marocchino di Ceuta, Mohad Abdeselam, il quale, dopo aver visto quanto stava accadendo dalla sua casa situata vicino alla scogliera del Sarchal, si è gettato in mare ed ha tratto in salvo uno dei naufraghi, collaborando poi con la Guardia Civil, arrivata nel frattempo, nell’operazione di soccorso che ha consentito di portarne a riva altri 4. Due dei cinque giovani tratti in salvo – tra cui il primo recuperato da Mohad – erano in gravi condizioni, tanto da dover essere ricoverati. Gli altri tre sono stati condotti dalla polizia nel centro di accoglienza. Dalle testimonianze dei superstiti è emerso che a bordo erano in nove (5 marocchini e 4 giordani), senza contare i 2 scafisti, che sono riusciti a fuggire. La mattina dell’indomani, mercoledì 25, una squadra di sommozzatori del Geas Guardia Civil, su segnalazione dell’Autorità Portuale, ha recuperato a breve distanza dal Muele de Espana il cadavere di un giovane con indosso una muta da sub. Si pensava inizialmente che non ci fossero collegamenti con l’episodio avvenuto circa 24 ore prima ma si è poi avuta la prova che si trattava di uno dei 4 dispersi. Determinante per l’identificazione è stato un video che uno dei ragazzi a bordo – Mohamed el Khamlichi, 20 anni, di Rincon (40 chilometri a sud di Ceuta), dove lavorava come barbiere – ha inviato al momento della partenza ai familiari, che lo hanno poi consegnato alla redazione del Faro de Ceuta per un appello di ricerca. Nelle immagini si vedono i 9 harraga sul gommone giallo e uno è appunto il ragazzo con la muta da sub. Mohamed (che non si è più fatto vivo con la famiglia dopo quel filmato) non risulta tra i 5 tratti in salvo la mattina di martedì 24 ed è da ritenere dunque che sia uno dei 3 scomparsi nel mare in tempesta. I corpi degli altri tre dispersi sono stati recuperati nei giorni successivi.

(Fonte: El Faro de Ceuta edizioni del 24, 25, 27, 31 gennaio, 1 e 2 febbraio)

Algeria-Marocco (Ras Asfour), 25 gennaio 2023

La polizia ha recuperato i cadaveri di 2 migranti subsahariani nei pressi di Ras Asfour sul versante marocchino del confine tra Algeria e Marocco. E’ la stessa zona dove tra il 14 e la fine di dicembre 2022 sono stati trovati altri 7 corpi di giovani subsahariani (prima 6 e poi un altro a breve distanza) in una fascia boschiva dove spesso, per sottrarsi ai controlli della polizia di frontiera, trovano rifugio numerosi migranti nella loro via di fuga che, passando dall’Algeria, punta verso la costa del Marocco. Per le vittime recuperate nel dicembre 2022 si parlò di morte per ipotermia e sfinimento. Non sono emersi particolari nel caso dei due ultimi giovani trovati senza vita ed entrambi non identificati. Le salme sono state rapidamente trasferite e sepolte nel cimitero di Jerada, a circa 70 chilometri di distanza verso sud ovest, lo stesso dove sono state portate le altre sette. L’Associazione Marocchina per i Diritti Umani ha sollecitato un’inchiesta sia alle autorità marocchine che algerine su questa strana catena di morti nel giro di poco più di un mese e tutte nello stesso luogo.

(Fonte: Association Marocaine des Droits Humains)

Libia-Italia (zona Sar libica), 25-26 gennaio 2023   

Sono morti almeno 4 migranti di un gruppo soccorso dalla Ocean Viking di Sos Mediterranee su un gommone alla deriva al largo della Libia. Il battello, partito dalla costa a ovest di Tripoli con a bordo quasi un centinaio di persone, quando è stato intercettato dalla nave della Ong francese era in mare da oltre 17 ore. Mentre erano in corso le operazioni di salvataggio è arrivata sul posto anche una motovedetta di Tripoli che – riferisce Sos Mediterranee – ha iniziato una serie di manovre spericolate, ostacolando il salvataggio e mettendo a rischio la sicurezza dei naufraghi, nessuno dei quali indossava un giubbotto salvagente. Ciononostante gli equipaggi di soccorso della Ong hanno recuperato e tratto in salvo 95 persone. Appena sono stati al sicuro, alcuni dei naufraghi hanno segnalato che, prima dell’arrivo della Viking. almeno 4 loro compagni erano scivolati fuoribordo, scomparendo in mare. Sulla base di queste dichiarazioni la nave ha perlustrato per ore la zona, senza però trovare traccia dei dispersi. La ricerca era ancora in corso quando dal Viminale è arrivata la comunicazione che come porto di sbarco era stato scelto quello di Carrara, distante oltre tre giorni di Navigazione

(Fonte: Sos Mediterranee, Infomigrants)

Spagna (Ceuta), 26 gennaio 2023

Un migrante si è impiccato a un albero vicino al centro accoglienza (Ceti). Si chiamava Moussa, aveva solo 20 anni e veniva dalla Guinea Conakry. Secondo i compagni, avrebbe deciso di farla finita dopo l’ennesimo rifiuto di farlo entrare nella struttura dove aveva vissuto per alcune settimane. Il suo corpo, recuperato da una squadra di pompieri, è stato trasferito per le indagini all’istituto di medicina legale. Dai documenti risulta che Moussa era arrivato a Ceuta nell’ottobre del 2022, vivendo per qualche mese nel Ceti, dal quale è stato poi costretto ad uscire. Non rassegnato a questo rifiuto, ha chiesto più volte invano di usufruire ancora dell’accoglienza. L’ultima volta la sera di mercoledì 25. La notte successiva si è suicidato. Della tragedia si è accorto la mattina del 26 il personale del Ceti, che ha avvertito la polizia e  il servizio ambulanze nella speranza che fosse ancora possibile fare qualcosa.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Libia (Wadi Ali, Al Bayda), 27 gennaio 2023

Il cadavere di un migrante è stato trovato dalla polizia in pieno deserto del Sahara nella zona di Wadi Ali, in Cirenaica. Era in una fossa scavata di fresco nella sabbia. Secondo il Dipartimento di Sicurezza, potrebbe trattarsi di un egiziano rimasto vittima di una gang di trafficanti. Lo ha recuperato personale della Mezzaluna Rossa, trasferendolo poi, in attesa della conclusione delle indagini, nell’obitorio del centro medico di Al Bayda, quasi 200 chilometri a est di Bengasi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Tunisia-Italia (Louata-Lampedusa), 28-29 gennaio 2023

Almeno 13 migranti dispersi in un naufragio al largo della Tunisia sulla rotta per Lampedusa. La barca era partita la sera di sabato 28 gennaio dalla costa di Louata, nel governatorato di Sfax, circa 80 chilometri a nord ovest di Tunisi. A bordo c’erano quasi 40 persone, tutte di origine subsahariana. La tragedia è avvenuta durante la notte. Le autorità tunisine non hanno fornito particolari sulle cause e le circostanze precise. Il portavoce della Guardia Nazionale di Tunisi si è limitato a riferire che le unità della Guardia Costiera hanno recuperato 24 naufraghi ma che le ricerche dei dispersi segnalati dai superstiti non hanno dato esito.

(Fonte: Ansamed, Infomigrants)

Bielorussia-Lituania (frontiera fiume Neris), 29-30 gennaio 2023

Sienos Groupe, una Ong lituana, ha confermato che era un migrante lo sconosciuto trovato morto nell’agosto 2022 al confine con la Bielorussia nel fiume Neris: un giovane originario dello Sri Lanka la cui scomparsa era stata segnalata dalla famiglia lo scorso autunno. L’identità della vittima è stata poi confermata dal portavoce del ministero degli Interni lituano, pur asserendo di non avere elementi per dire che si tratta di un “migrante irregolare” e, più in generale, di “non avere dati relativi ai migranti morti” al confine con la Bielorussia nel tentativo di entrare in territorio dell’Unione Europea. In realtà – ha riferito Siemos Groupe, citando anche fonti di altre Ong e associazioni umanitarie – in base alle segnalazioni delle famiglie, risultano almeno 30 i migranti morti o dispersi nei boschi lungo la frontiera dal 2020 a oggi. Proprio partendo da questi dati la Ong mette sotto accusa la reticenza e il silenzio delle autorità lituane, che impediscono ai gruppi umanitari e ai giornalisti di monitorare l’area. “Nessuno – accusa un volontario di Sienos Groupe – si preoccupa nemmeno di assicurarsi che i corpi delle vittime non vengano lasciati a marcire nella foresta”. Secondo le Ong, infatti, tutta la fascia di confine con la Bielorussia è disseminata di cadaveri: persone provenienti in genere dal Medio Oriente, dall’Africa o dall’Asia, ignare di quando sia pericolosa questa zona coperta di fitte foreste e piena di paludi e dove d’inverno le temperature sono costantemente sotto lo zero.

(Fonte: Euronews.com, Grupa Granica)

Turchia-Grecia (Limniona, isola di Eubea), 31 gennaio 2023

Un profugo siriano è morto durante la traversata tra la Turchia e la Grecia. Il suo corpo senza vita è stato trovato su una barca arrivata con numerosi altri profughi sulla spiaggia di Limionas, nei pressi di Limniona, circa 40 chilometri a nord dell’abitato di Eubea, capoluogo dell’isola. Lo ha riferito il rapporto Missing Migrant dell’Oim, citando come fonte tre media locali: Iefi Meridia, Prisma Radio e News 247. La salma è stata trasferita presso l’obitorio dell’ospedale. Non sono state specificate le cause della morte.

(Fonte: Rapporto Missing Migrant Oim)

Marocco (Foum Lahcen), 1 febbraio 2023

Quattro migranti subsahariani (un senegalese e tre ivoriani tra cui una donna) sono morti mentre venivano trasportati in un centro di detenzione in attesa dell’espulsione oltre frontiera. Almeno un’altra decina sono rimasti feriti, alcuni in modo grave. Facevano parte di un gruppo di 55 che, bloccati dalla polizia nella zona di Laayoune, dopo alcuni giorni di fermo sono stati trasferiti sotto scorta più a sud, nella zona di Quarzazate, in pieno deserto. Nella notte tra il 31 gennaio e il primo febbraio, nei pressi di Foum Lahcen, a circa 100 chilometri da Laayoun, il pullman che li trasportava è finito fuori strada, rovesciandosi su un lato. Le quattro vittime sono morte sul colpo. La donna aveva due bambine, rimaste entrambe. I soccorsi sono arrivati molto in ritardo, ha denunciato la Ong Association Marocaine Droits Humains, cha ha segnalato anche come questi viaggi di respingimento siano particolarmente pericolosi perché lunghissimi, fatti quasi sempre di notte e per di più con vecchi autobus privi dei requisiti di sicurezza.

Un altro morto: 5 vittime. Cinque giorni dopo l’incidente uno dei feriti più gravi è morto presso l’ospedale Hassane di Agadir, dove era stato trasferito da personale della Protezione Civile intervenuto per i soccorsi. Si tratta di un giovane subsahariano sconosciuto. La Ong Association Marocain Droits Humains, che ha riferito la notizia, ha lanciato un appello di ricerca per poterlo almeno identificare.

(Fonte: Association Marocaine des Droits Humains edizioni 1 e 6 febbraio, Helena Maleno Caminando Fronteras, Alarm Phone

Marocco-Spagna (Almeria), 1 febbraio 2023

Due migranti morti in un naufragio sulla rotta tra il Marocco e la Spagna. A bordo della barca c’erano 15 harraga, tutti marocchini. Dopo oltre una notte di navigazione, erano ormai ad appena un miglio dalla costa di Mojacar, circa 80 chilometri a nord est di Almeria, quando lo scafo si è ribaltato. I soccorsi sono arrivati da una motovedetta della Guardia Civil, che ha recuperato 13 naufraghi. Nessuna traccia degli altri due: le ricerche sono proseguite senza esito per l’intera giornata di mercoledì 1 gennaio e di giovedì 2.

(Fonte: Heroes del Mar, Ong Cipimd Clemente Martin)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 2-3 febbraio 2023

Dieci vittime su una barca carica di migranti rimasta alla deriva per quasi sei giorni e cinque notti sulla rotta tra la Tunisia e Lampedusa: di otto (5 uomini e 3 donne, una in stato di gravidanza) è stato recuperato il corpo a bordo, gli altri due sono scomparsi in mare. Uno dei dispersi è il bimbo di appena quattro mesi di una delle donne morte. La barca, uno scafo in legno di sei metri con una cinquantina di subsahariani a bordo, è partita dal litorale di Sfax verso le tre del mattino di sabato 28 gennaio ma deve aver perso la rotta o è accaduto qualcosa che ne ha rallentato la navigazione, lasciandola in balia del mare. Il freddo e lo sfinimento sono stati terribili. Il primo a morire, in braccio alla mamma, è stato il bimbo. La donna, disperata e in stato di choc quando si è accorta che il figlio non dava segno di vita, ne ha gettato il corpicino in mare. Uno dei migranti si è subito gettato in acqua per cercare di recuperarlo, ma è scomparso anche lui tra le onde. Nelle ore e nei giorni successivi sono poi morti, l’uno dopo l’altro, altri otto migranti, a cominciare dalla madre del piccolo. L’allarme è stato lanciato da un peschereccio tunisino il cui equipaggio, incrociato casualmente il natante, ha subito intuito che la situazione era drammatica ed ha chiesto aiuto sia all’Italia che a Malta. L’intervento di soccorso non è stato immediato. Trovandosi la barca nella zona Sar maltese, l’operazione è stata delegata a La Valletta anche se la distanza da Lampedusa, 42 miglia, era molto minore di quella di oltre 100 miglia dalle isole maltesi. Solo ore più tardi si sono fatte carico dei soccorsi le autorità italiane le quali, pur al corrente dell’emergenza ed in grado di intervenire più rapidamente, hanno atteso una richiesta formale da Malta (giunta nel pomeriggio inoltrato) per mobilitare la motovedetta CP 324 della Guardia Costiera. La nave ha raggiunto la barca nella tarda serata di giovedì 2 febbraio, prendendo a bordo i 42 naufraghi superstiti e gli otto cadaveri, sbarcati poi durante la notte sul molo di Lampedusa.

(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Avvenire, La Repubblica, Corriere della Sera, Quotidiano Net, Tg-3 delle ore 14, Il Post, Al Jazeera, Infomigrants)

Libia-Italia (Mediterraneo centrale), 2-3 febbraio 2023  

Una donna e il suo bambino sono morti di stenti e di freddo su una barca carica di migranti rimasta alla deriva per sei giorni nel Mediterraneo. Il natante, un piccolo scafo in metallo del tutto inadatto a navigare in mare aperto, era partito dalla costa libica, sulla rotta per Lampedusa, con a bordo 34 persone, incluse le due vittime. Nessuno si è accorto dell’emergenza fino a quando, giovedì 2 febbraio, la barca è stata avvistata, nel tardo pomeriggio, dall’aereo di soccorso e ricerca Sea Bird, che ha lanciato l’allarme alla Sea Eye 4, l’unica unità umanitaria presente nella zona ma distante almeno 6 ore di navigazione. Procedendo a tutta forza, la nave ha raggiunto la barca in piena notte, ma a quel punto la donna e il suo piccolo erano ormai morti. I soccorsi si sono svolti in condizioni drammatiche, per il buio e le condizioni del mare, ma tutti i 32 superstiti sono stati tratti in salvo e portati a bordo, insieme alle due salme. Tra i superstiti ci sono anche il marito della donna e un altro figlio piccolo della coppia. Poche ore dopo la Sea Eye 4, nello stesso tratto di mare, ha condotto un’altra operazione di salvataggio, recuperando 77 persone, tra cui una donna incinta. Comunicati i due interventi, il ministero dell’interno ha indicato come porto di sbarco per i 109 naufraghi quello di Pesaro, distante 1.111 chilometri, pari ad almeno cinque giorni di navigazione, senza tener conto oltre tutto che sulla nave non ci sono celle frigorifere per conservare le salme. Soltanto in seguito alle proteste del comandante il Viminale ha cambiato il porto di destinazione, scegliendo Napoli, 487 chilometri a nord, ma ignorando che il più vicino era in realtà Pozzallo, distante solo 92 chilometri.

(Fonte: L’Unità, Fanpage, La Stampa, Repubblica, Napolitoday, sito web Sea Eye)

Turchia-Grecia (Leros), 5 febbraio 2023

Almeno 5 migranti subsahariani hanno perso la vita in un naufragio a Leros, nell’Egeo: una donna trovata cadavere in mare e quattro bambini (3 congolesi e 1 nigeriano) morti in ospedale poco dopo essere stati ricoverati. Altri 3 risultano dispersi. Quarantadue sono stati tratti in salvo: 15 uomini, 17 donne e 10 minori. Erano su un canotto pneumatico partito prima dell’alba dalla vicina costa turca di Didim. Pessime le condizioni meteo, con venti forza otto e onde alte fino a 4 metri. E’ probabilmente proprio questa la causa della tragedia. Il gommone, diventato ingovernabile, è stato spinto verso un tratto di costa alta e rocciosa, schiantandosi contro una scogliera nei pressi del villaggio di Pandeli, nella zona sud est dell’isola. L’allarme è stato dato da alcuni pescatori, che avevano visto flottare in acqua, a distanza dalla riva, il corpo di una donna mentre poco dopo è stato trovato anche il canotto semi-affondato. Sul posto sono confluite tre motovedette della Guardia Costiera, diverse barche private e un elicottero dell’Aeronautica mentre da terra è intervenuta la polizia coadiuvata da alcuni volontari. Le navi militari hanno recuperato in mare il corpo della donna e 35 naufraghi. Altri 6, che si erano arrampicati sugli scogli, sono stati presi a bordo dall’elicottero. Quattro bambini piccoli (tre maschi e una bimba, la più grande, di 5 anni) erano in condizioni critiche. Li hanno portati d’urgenza all’ospedale di Leros. Uno, il primo ad essere recuperato, era in stato di incoscienza. Inizialmente i medici sono riusciti a rianimarlo ma c’è stato un ulteriore, fatale aggravamento e si è spento nelle ore successive. Gli altri tre erano vigili quando sono stati trovati ma le loro condizioni si sono aggravate rapidamente e sono morti in serata a breve distanza l’uno dall’altro. Presso lo stesso ospedale sono stati ricoverati altri 5 naufraghi. Il resto dei superstiti è stato accompagnato presso il centro accoglienza dell’isola. Tra loro donne, bambini e anche un disabile. Le ricerche dei tre dispersi segnalati dai superstiti, proseguite nei giorni successivi, non hanno dato esito.

(Fonte: Efsyn, Aegean Boat Report, Ana Mpa, Ekathimerini, Associated Press, Infomigrants, Rapporto Misisng Migrant Oim)

Italia (stretto di Messina, nave Sea Eye 4), 5-6 febbraio 2023

Uno dei 109 migranti tratti in salvo dalla Sea Eye 4 nel Canale di Sicilia (nota del 2-3 febbraio) è morto poco dopo essere stato evacuato d’urgenza dalla nave per essere trasferito in ospedale con una eliambulanza. Era uno dei naufraghi più provati dalla durissima permanenza di più giorni in mare. Il comandante della missione Ong ha segnalato al Viminale che c’era questa situazione d’emergenza, evidenziata anche dal fatto che a bordo della prima delle due barche intercettate due migranti erano morti prima ancora dell’arrivo dei soccorsi, ma ha ottenuto solo che come porto di destinazione fosse assegnato quello di Napoli, distante 487 chilometri, anziché quello iniziale di Pesaro, lontano ben 1.111 chilometri, mentre non è stata minimamente presa in considerazione l’ipotesi di Pozzallo, ad appena 92 chilometri. Una rotta di circa 4 giorni, che sono però diventati 5 a causa del maltempo e del mare molto mosso. L’emergenza è scattata domenica 5 febbraio, quando le condizioni di quel profugo sono rapidamente peggiorate. In quel momento la Sea Eye 4 era all’altezza dello stretto di Messina. E da Messina, appunto, su richiesta del personale medico di bordo, si è levata in volo un’eliambulanza per il trasferimento in un centro sanitario attrezzato, ma non ce ne è stato il tempo: il giovane è morto prima ancora di arrivare in ospedale. La Sea Eye 4 ha poi proseguito la navigazione, arrivando a Napoli nel primo pomeriggio di lunedì 6 con a bordo 108 naufraghi e i due cadaveri prelevati dalla barca soccorsa quasi cinque giorni prima. Oltre 20 dei superstiti sono stati ricoverati presso l’Ospedale del Mare a Napoli.

(Fonte: Napolitoday, sito web Angela Caponnetto, Il Mattino, Agenzia Ansa)

Libia-Italia (Misurata), 6 febbraio 2023

Il corpo di uomo è stato recuperato al largo di Misurata, oltre 200 chilometri a ovest di Tripoli. Trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale da personale della Mezzaluna Rossa, si ritiene che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di arrivare in Italia, ma non sono emersi elementi né per stabilirne la provenienza né tantomeno per risalire all’identità. Il ritrovamento, come ha riferito il rapporto settimanale della sede Oim Libia, risale a lunedì 6 febbraio, ma la notizia è stata pubblicata lunedì 13. L’unica cosa certa è che, a giudicare dallo stato di degrado, il cadavere è rimasto in acqua per più giorni.

(Fonte: rapporto settimanale Oim Libia 6-11 febbraio)

Turchia-Grecia (Ayvalik-Lesbo), 7 febbraio 2023

Tre migranti (2 uomini e 1 donna) sono morti in un naufragio nelle acque di Lesbo, nell’Egeo. Si è temuto a lungo che ci fossero altre vittime ma tutti i dispersi sono stati ritrovati. Rispetto agli oltre 40 che si sono imbarcati i superstiti risultano così 39. Provenienti da Siria, Yemen e Somalia, erano partiti con un gommone, prima dell’alba, dalla costa di Ayvalik, nella penisola anatolica, nonostante le pessime condizioni meteomarine, con venti molto forti e onde alte fino a quattro metri. La tragedia è avvenuta a breve distanza dalla costa sud orientale di Lesbo: il battello è stato spinto dalla corrente contro una scogliera e si è squarciato, affondando rapidamente. Alcuni dei naufraghi sono riusciti ad aggrapparsi alle rocce e a raggiungere la riva. La maggior parte è finita in acqua. Nessuno aveva il giubbotto di salvataggio. I soccorsi sono arrivati da due motovedette della Guardia Costiera greca, che ha recuperato in acqua 18 persone ancora in vita e tre cadaveri. Più tardi la polizia ha rintracciato a terra prima un gruppo di 8 naufraghi e poi altri 3 che si erano messi in salvo da soli. A quel punto i superstiti risultavano dunque 32 in totale. Nella mattinata di mercoledì 8, sempre a terra, ne sono stati trovati ancora 7. Per dieci dei naufraghi recuperati in mare, in grave stato di ipotermia, è stato necessario il ricovero in ospedale. Uno presentava anche delle fratture, dovute all’urto violento contro gli scogli al momento del naufragio. Tutti gli altri sono stati alloggiati nel centro di accoglienza per rifugiati dell’isola: alla polizia hanno riferito che i trafficanti avevano assicurato che sul gommone sarebbero si sarebbero imbarcati al massimo 10 persone, ma al momento della partenza ne hanno costretto a salire oltre 40.

(Fonte: Efsyn ediizoni del 7 e 8 febbraio, Agenzia Reuters, Infomigrants, Agenzia Ana Mpa, Ekathimerini, Associated Press, Medici senza Frontiere, Aegean Boat Report, Avvenire)

Marocco-Spagna (rotta Canarie, Lanzarote), 7-8 febbraio 2023

Almeno 8 vittime (un migrante morto e 7 dispersi) su uno zodiac rimasto alla deriva per oltre tre giorni con una cinquantina di persone a bordo, in pieno Atlantico, sulla rotta dal Marocco alle Canarie. Partito da un tratto della costa di Tan Tan la notte tra sabato 4 e domenica 5 febbraio, sul battello avevano preso posto una cinquantina di persone, con diverse donne e bambini. Nessuno ne ha saputo nulla fino alla sera di martedì 7, quando è stato avvistato 37 chilometri a est dell’isola di Lanzarote. Per i soccorsi è stata mobilitata la salvamar Al Nair che ha raggiunto lo zodiac durante la notte, verso le 3,30. I soccorritori hanno trovato una situazione drammatica: quasi tutti i naufraghi apparivano molto provati soprattutto per il freddo e parecchi in stato di semi incoscienza. Due, in particolare, erano sul fondo del gommone, immersi in dieci centimetri d’acqua, abbracciati tra loro ed entrambi esanimi. Oltre a loro due, c’erano altri 41 naufraghi. In tutto, 43 persone: 32 uomini, 10 donne e un bambino, tutti subsahariani. L’equipaggio della salvamar li ha portati alla massima velocità al porto di Lanzarote. Al momento dello sbarco uno dei due ragazzi trovati abbracciati non dava ormai più segno di vita e i medici non hanno potuto che constatarne il decesso. Il suo compagno è stato ricoverato in condizioni critiche, così come un altro giovane del gruppo. In tutto i ricoverati sono stati una decina, con gravi sintomi di ipotermia e disidratazione. Quando alcuni superstiti sono stati in grado di parlare, si è poi scoperto, in base alle loro testimonianze, che prima dell’arrivo dei soccorsi almeno altri 7 migranti sono scomparsi in mare durante i tre giorni passati alla deriva. La conferma della strage è venuta in particolare da una giovane donna che ha perduto il figlio: sul molo dello sbarco non si dava pace per essersi assopita per breve tempo, vinta dalla stanchezza, l’ultima notte, non trovando più il bambino al risveglio. Il piccolo deve essere scivolato in mare senza che nessuno se ne accorgesse e non se ne è trovata più traccia.

(Fonte: Canarias 7, El Diario, sito Helena Maleno Caminando Fronteras, Salvamento Maritimo, La Provincia, Europa Press, Alarm Phone)

Marocco-Spagna (Dakhla-Tenerife), 11-12 febbraio 2023

Sei migranti morti su uno zodiac rimasto alla deriva per sei giorni nell’Atlantico tra il Marocco e le Canarie. Partito lunedì 6 febbraio dalla costa di Dakhla, nel Sahara Occidentale, del gommone si sono perse le tracce dopo meno di due giorni. A lanciare l’allarme è stata Helena Maleno, portavoce della Ong Caminando Fronteras, avvertita da alcuni familiari delle persone a bordo. Ancora nessuna notizia fino a sabato 11, quando lo zodiac è stato avvistato da un elicottero del Salvamento Maritimo delle Canarie circa 37 chilometri a sud est di Tenerife. Per recuperarlo sono state mobilitate la salvamar Alpheraz, partita da Tenerife, e la Alboran con base a La Gomera, l’isola più occidentale delle Canarie. La prima a raggiungerlo è stata la Alpheras. A bordo c’erano 23 persone, tutte di origine subsahariana. Che, allo stremo per i giorni trascorsi alla deriva, appena sbarcate nel porto di Los Cristiano sono state affidate ai medici di un presidio della Croce Rossa predisposto per l’emergenza. Prima alla Ong Caminando Fronteras e poi anche ai soccorritori i naufraghi hanno riferito che sei loro compagni, quattro uomini e due donne, vinti dal freddo e dallo sfinimento, erano morti durante la traversata e che i loro corpi sono stati fatti scivolare in mare.

(Fonte: Agenzia Efe Canarias, Alarm Phone, La Provincia, El Diario, Europa Press, Helena Maleno Caminando Fronteras)

Bielorussia-Polonia (foresta di Bialowieza), 12 febbraio 2023

Un giovane profuga etiope è morta di freddo e di sfinimento nel tentativo di attraversare il confine tra la Bielorussia e la Polonia. Il suo corpo è rimasto abbandonato per oltre una settimana nella foresta di Bialowiez, in territorio polacco, fino a quando è stato trovato da una squadra di volontari. La donna era con il marito ed altri 5 profughi, tutti in fuga dall’Etiopia, i quali, raggiunta la Bielorussia, sabato 4 febbraio erano riusciti a passare la linea di frontiera. Tre di loro sono stati intercettati poco dopo e respinti di forza in Bielorussia. Gli altri quattro sono rimasti sul versante polacco, nascosti nella fitta foresta della zona, ma la donna si è sentita male, perdendo conoscenza. Non riuscendo a rianimarla, il marito l’ha affidato al più giovane dei compagni e con l’altro ha raggiunto il più rapidamente possibile la piccola città di Hainowka, distante poco più di 20 chilometri dal confine, dove ha chiesto aiuto al guardiano di una fabbrica. Questi ha subito avvertito la stazione di polizia. Gli agenti hanno bloccato i due uomini, promettendo comunque che sarebbero intervenuti al più presto. Non risulta, invece, che sia stata organizzata alcuna operazione di ricerca e soccorso. La giovane è rimasta così abbandonata se stessa. Il ragazzo che era rimasto con lei è stato trovato l’indomani in Bielorussia. Non si sa quando e come ci sia arrivato: stremato, confuso e in stato di choc, non ha saputo fornire indicazioni. Rispondendo alla disperata richiesta di aiuto del marito si sono mossi alcuni volontari della Ong Grupa Granica e di altre organizzazioni umanitarie, che hanno setacciato invano tutti gli ospedali della zona, fino a Podlasic, a 200 chilometri circa dal confine, ma soprattutto si sono rivolti alla polizia di Hainowka, iniziando da lì una ricerca a tappeto nella foresta lungo la fascia di confine. Nella giornata di domenica 12 febbraio la ragazza, ormai senza vita, è stata trovata adagiata a terra, al riparo di un albero ma senza più il giaccone che indossava quando ha attraversato il confine. Accanto a lei un libro di preghiere, con immagini di santi. Poco distante, un telefono cellulare appartenente forse alla vittima o a un altro dei profughi etiopi del gruppo. Grupa Granica ha presentato un esposto chiedendo formalmente l’apertura di un’inchiesta sul comportamento della polizia.

(Fonte: Ong Grupa Granica, Wiborcza Gazeta)

Tunisia-Italia (Zarzis-Lampedusa), 13-14 febbraio 2023

I corpi di quattro migranti, tra cui quello di un bambino, sono stati recuperati sul litorale di Zarzis, circa 100 chilometri in linea d’aria a sud di Sfax, all’estremità meridionale del golfo di Gabes e a non grande distanza dall’isola di Djerba, il tratto di costa della Tunisia orientale da cui sono più frequenti le partenze di profughi verso l’Italia. Tre sono affiorati lunedì 13 febbraio all’altezza delle spiagge di Sonia (6 chilometri dall’abitato di Zarzis), di Ogla (5,5 chilometri più a nord) e di Jerbi (9 chilometri da Sonia). Il quarto è stato recuperato martedì dalla Guardia Costiera sul litorale di Medenine. Tutte le salme sono state trasferite dalla Mezzaluna Rossa presso l’obitorio dell’ospedale regionale di Zarzis. La magistratura ha disposto un’autopsia e il prelievo del Dna per cercare di risalire all’identità delle vittime. A giudicare dallo stato di degrado piuttosto avanzato, i quattro cadaveri sono rimasti in acqua diversi giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Tap News Agency, La Presse)

Algeria-Spagna (Arzew, Orano), 14 febbraio 2023

Risulta dispersa una barca con 15 migranti algerini partita la notte tra venerdì 13 e sabato 14 gennaio dal litorale di Arzew, meno di 40 chilometri a nord est di Orano. Si tratta di uno scafo in fibra, di colore bianco, con un motore Yamaha da 85 cavalli. Secondo le previsioni, avrebbe dovuto raggiungere le coste dell’Andalusia nel giro di poche ore, un giorno al massimo. Dal momento della partenza, invece, se ne sono perse le tracce. Il primo allarme, su segnalazione di alcuni familiari, è stato lanciato lunedì 16 dalla Ong Cipimd, che si occupa dei migranti morti o dispersi nel Mediterraneo Occidentale. Stando agli accertamenti della Ong, nessuno del gruppo risulta mai arrivato in un centro accoglienza spagnolo e, allo stesso modo, nessuno si è mai messo in contatto con le famiglie o gli amici. Senza esito anche le ricerche in mare e nessuna segnalazione di “intercettazione” da parte delle autorità algerine. Per facilitare le ricerche, nei giorni successivi otto delle famiglie hanno chiesto anche di pubblicare sul sito di Cipimd le foto dei dispersi, ma non sono arrivate segnalazioni. Nuovi appelli sono stati lanciati a partire dal 18 gennaio fino al 2 febbraio, ribadendo che non era stata ancora trovata traccia né della barca né dei 15 ragazzi. Nulla anche nei giorni successivi, fino al 14 febbraio, a un mese esatto dalla partenza.

(Fonte: Ong Cipimd Clemente Martin)

Libia-Italia (Qasr al Akhyar, Homs), 14-15 febbraio 2023

Almeno 73 migranti morti (11 cadaveri recuperati e 62 dispersi) nel naufragio di un gommone al largo della Libia. Sono tutti giovani subsahariani, inclusi gli unici 7 superstiti. Il battello – uno dei canotti pneumatici monouso in plastica, di colore bianco, che aveva a bordo come minimo 80 persone – risulta salpato dalla costa di Qasr al Akhyar, una sessantina di chilometri a ovest di Homs e circa 80 a est di Tripoli. La tragedia è avvenuta poco dopo la partenza o comunque a non molte miglia dalla costa, tanto che gli undici corpi recuperati dalla Mezzaluna Rossa (10 uomini e 1 donna) sono stati trovati spiaggiati, probabilmente quasi nello steso punto da cui il natante aveva preso il largo. Nessuna notizia dalle autorità libiche sulle circostanze del naufragio ma, a giudicare dal relitto, è probabile che sia esploso o si sia comunque lacerato uno dei tubolari pneumatici, provocando l’immediato ribaltamento del gommone e non lasciando scampo ai migranti trasportati. Scattato l’allarme quando sono affiorate sulla battigia le prime salme, la Guardia Costiera ha condotto una operazione di ricerca nella zona, con l’aiuto di pescatori locali, ma sono stati trovati solo 7 naufraghi ancora in vita. Le autorità libiche hanno cercato di addossare la responsabilità della strage a Sos Mediterranee, asserendo che gli 80 migranti si erano imbarcati per raggiungere la Ocean Viking, la nave umanitaria della Ong che tra il 13 e il 14 febbraio ha soccorso al largo della Libia, in acque internazionali, un altro gommone, con 84 persone a bordo. In realtà, quando è avvenuto il naufragio di Qasr al Akhyar, la Ocean Viking era molto lontana dalla zona, in rotta verso il porto di Ravenna, distante oltre 1.500 chilometri, secondo le disposizioni del ministero dell’Interno italiano per lo sbarco dei naufraghi tratti in salvo.

(Fonte: Migrant Rescue Watch, Oim Ginevra, Associated Press, Al Jazeera, Al Arabiya, Ansamed, Repubblica, La Stampa)

Marocco-Spagna (Tan Tan e El Aajoun – Canarie), 15 febbraio 2022

Settantacinque morti nella tragedia di due barche cariche di migranti partite una da Tan Tan e l’altra da Al Aajoun sulla rotta per le Canarie: 34 vittime nella prima, 41 nella seconda. Se ne erano perse le tracce da giorni. Tra martedì 14 febbraio e mercoledì 15 la Ong Caminando Fronteras, che ne aveva segnalato la scomparsa, ha poi scoperto quanto è accaduto e ne ha dato notizia.

La barca di Tan Tan. A bordo c’erano 65 persone. Salpate il 4 di febbraio, avrebbero dovuto raggiungere nell’arco di 24 ore al massimo Lanzarote o Fuerteventura, le due isole più vicine a quel tratto di costa del Marocco meridionale. Non se ne è saputo più nulla, invece, fino a venerdì 10, quando il natante è stato avvistato da un peschereccio marocchino molto più a sud. Evidentemente hanno perso la rotta o è accaduto qualcosa che ha reso ingovernabile la barca, rimasta così in balia del mare per quasi una settimana. Il freddo e la sete hanno ucciso più della metà dei naufraghi: 7 minori e 27 adulti. Gli altri 31, presi a bordo del peschereccio ormai allo stremo, sono stati sbarcati a El Marsa, una piccola città portuale situata circa 30 chilometri a sud di Al Aajoun, nel Sahara Occidentale, e 340 da Tan Tan.

La barca di Al Aajoun. A bordo c’erano 56 persone, tra cui 21 donne e 5 bambini. La partenza risale a venerdì 10 febbraio, in direzione di Fuerteventura o Gran Canaria. Da quel momento se ne sono perse le tracce fino a quando si è diffusa la notizia del naufragio, avvenuto all’inizio della traversata, nelle acque territoriali del Marocco, non è chiaro in quali circostanze. Le autorità marocchine non hanno diffuso comunicazioni o notizie ufficiali, ma Helena Maleno ha riferito di averne avuto conferma dai familiari delle vittime e, soprattutto, da alcuni dei 15 superstiti, i quali hanno specificato come tutti i 5 bambini siano morti, insieme a 36 adulti. Secondo quando ha comunicato l’agenzia Efe, citando fonti ufficiali della Marina imperiale, sarebbero stati recuperati soltanto 4 cadaveri.

(Fonte: El Diario, Canarias 7, sito Helena Maleno Caminando Fronteras, Avvenire).

Tunisia-Italia (Biserta-Lampedusa), 15 febbraio 2023

Tre migranti morti e almeno 8 dispersi in un naufragio al largo della Tunisia, sulla rotta per Lampedusa, all’altezza del litorale di El Houichette, circa 40 chilometri a ovest di Biserta e a poco più di cento da Tunisi. C’è un solo superstite, un ragazzo di 15 anni.  La tragedia risale a lunedì 13 febbraio ma se ne è avuta notizia solo mercoledì 15, quando le autorità tunisine hanno comunicato che era  in corso una vasta operazione di ricerca dei naufraghi da parte delle motovedette e di un elicottero della Guardia Costiera, specificando che un minorenne era stato tratto in salvo e che erano stati trovati tre corpi senza vita. Nulla sulle circostanze del naufragio e sul numero delle persone a bordo e, dunque, dei dispersi. Le salme, sbarcate a Biserta, sono state trasferite presso l’obitorio dell’ospedale Habib Bougafta per l’autopsia disposta dalla magistratura. Nelle ore successive – come ha riferito il 20 febbraio Infomigrants – si è appreso che le vittime sono 11 in totale 11: 3 corpi recuperati e 8 migranti dispersi.

(Fonte: Tap News Agency, La Presse, Tunisie Actu, Infomigrants)

Bielorussia-Polonia (Hainowka), 16 febbraio 2022

I cadaveri di tre migranti sono stati trovati dalla polizia al confine tra la Polonia e la Bielorussia, nella zona della foresta di Bialowez, in territorio polacco, una ventina di chilometri a est di Hainowka. La scoperta è stata fatta durante una ispezione alla frontiera nell’area dove pochi giorni prima era morta una profuga etiope di 28 anni (nota del 12 febbraio). A giudicare dall’avanzato stato di degrado, almeno una delle salme è rimasta abbandonata a lungo nel bosco prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione o per ricostruire le circostanze in cui lo sconosciuto ha perso la vita. Si sa solo che si tratta di un uomo in apparenza piuttosto giovane e di origine africana. La Procura ha aperto un’inchiesta. Sconosciute anche le altre due vittime, un uomo e una donna, trovati lungo il fiume Swislocz. La notizia è stata data dalla Ong Grupa Granica. “Ogni giorno – scrive la Ong nel suo sito – riceviamo segnalazioni di persone i cui cari sono scomparsi nella zona di confine. In totale, dall’inizio della crisi umanitaria, ne abbiamo raccolte quasi 300. In alcuni casi, dopo qualche mese, vengono ritrovati i corpi dei dispersi. Potremmo non sapere mai quante persone sono realmente morte alla frontiera”.

(Fonte: Grupa Granica)

Italia (Lampedusa), 16-17 febbraio 2022

Il cadavere decapitato di un migrante sconosciuto è stato recuperato in mare dai militari della Guardia di Finanza al largo di Lampedusa, all’altezza dell’isolotto di Lampione, e trasferito nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana. La Procura di Agrigento ha disposto una ispezione esterna del corpo per capire quali siano le cause delle morte, per quanto tempo la salma è rimasta in mare e come sia stata decapitata. Non ci sono dubbi che la vittima fosse a bordo di una delle decine di barche giunte negli ultimi giorni a Lampedusa o naufragate durante la traversata, ma sono emerse subito evidenti le difficoltà per risalire alle circostanze della tragedia.

(Fonte: Agrigentonotizie)

Bulgaria (Lokorsko, Sofia), 17 febbraio 2023

Diciotto afghani di età compresa tra 15 e 35 anni sono morti in Bulgaria su un tir che avrebbe dovuto trasportarli fino al confine con la Serbia. Insieme a loro c’erano 34 profughi, sempre afghani, tutti ormai allo stremo. Il tir, che trasportava un carico di legname, è stato trovato abbandonato nei pressi del piccolo centro abitato di Lokorsko, nell’hinterland di Sofia. Secondo la polizia gli autisti sono andati a prendere il gruppo di profughi alla frontiera con la Turchia, probabilmente all’altezza del varco di Edirne, nascondendoli in un piccolo scomparto ricavato sotto il legname. Uno spazio estremamente angusto nel quale mancava l’ossigeno sufficiente per tante persone, specie tenendo conto della durata del viaggio: la frontiera turca dista da Lokorsko circa 340 chilometri e fino al confine con la Serbia, all’altezza del varco più vicino, a Dimitrovgrad, ce ne sono ancora quasi 80. Forse era prevista una sosta nella zona di Sofia, prima di proseguire verso Dragoman, la città bulgara che dista una decina di chilometri dalla frontiera serba, e proprio durante questa sosta i trafficanti si sono accorti che alcuni dei profughi erano morti durante il viaggio. Temendo allora di essere arrestati sono fuggiti. Sta di fatto che il tir è stato trovato alle porte di Lokorsko e, quando è stato ispezionato, si è scoperta la tragedia. Sul posto è arrivata anche  una equipe medica, che ha constatato come per 18 del gruppo non ci fosse ormai più nulla da fare. Quattordici dei 34 superstiti sono stati ricoverati all’ospedale “Pirogov” di Sofia. Quattro in condizioni critiche. Nei giorni successivi la polizia è risalita all’organizzazione di trafficanti bulgari che si sospetta abbia organizzato la “spedizione”, incriminando 6 persone per omicidio plurimo e traffico di esseri umani.

(Fonte: Avvenire, Agenzia Ansa, Il Fatto Quotidiano, Al Jazeera)

Tunisia-Italia (Lampedusa), 19 febbraio 2023

Una trentenne nordafricana è morta poche ore dopo lo sbarco a Lampedusa. Nel primo pomeriggio di sabato 18, accusando dei malori, è stata accompagnata nel poliambulatorio. I medici l’hanno tenuta sotto osservazione per alcune ore e poi l’hanno dimessa, ritenendo nella norma i parametri vitali. Durante la notte tra sabato e domenica 19 la tragedia: la donna ha accusato un nuovo malore ed ha cessato di vivere. Forse può trattarsi di una malattia congenita, a cui si sono aggiunte le fatiche della traversata e quelle dell’accoglienza nell’hotspot dell’isola, concepito per 350 persone ma dove ce ne erano quasi tremila. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta.

(Fonte: Agrigentonotizie, Rainews)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 19-20 febbraio 2023

Il cadavere di un giovane subsahariano è stato trovato su una barca soccorsa durante la notte al largo di Lampedusa. Partito da Sfax sabato 18 febbraio con a bordo 46 persone (tra cui 7 donne), il natante (uno scafo in legno lungo 7 metri) era ormai poche miglia a sud est delle Pelagie quando è stato intercettato da una motovedetta della Guardia di Finanza, che lo ha agganciato per condurlo in porto. E’ in questa fase, prima ancora di sbarcare, che si è scoperto che uno dei migranti a bordo era ormai privo di vita. Gli altri 45 (provenienti da Costa d’Avorio, Guinea Conakry, Senegal e Nigeria) sono stati alloggiati nell’hotspot dell’isola, a disposizione della magistratura di Agrigento che ha aperto un’inchiesta per ricostruire come quel giovane sia morto e più in generale cosa sia eventualmente accaduto sulla barca durante la traversata.

(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Repubblica, Il Giornale di Sicilia)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 22 febbraio 2023

Il corpo di un migrante maghrebino è affiorato nelle acque di Ceuta nella zona del Sarchal, a sud dell’antemurale del porto commerciale. Avvistato da alcuni passanti, per poterlo recuperare è dovuta intervenire una squadra di sommozzatori della Guardia Civil perché quel tratto di mare, a circa 500 metri dalla riva, era difficile da raggiungere a causa delle correnti e del forte moto ondoso. Dopo un primo esame medico allo sbarco, sul molo dei pescatori, la salma è stata trasferita all’obitorio dell’istituto di medicina legale per l’autopsia disposta dalla Procura. A giudicare dal forte stato di degrado è rimasta in acqua a lungo. Il punto in cui è stata trovata è una delle aree dove più di frequente arrivano i migranti che tentano di giungere a nuoto nell’enclave spagnola da sud, partendo dalle spiagge di Castillejos, distante circa 8 chilometri. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio nello stesso tratto sono stati recuperati altri 4 cadaveri di giovani migranti maghrebini.

(Fonte: El Faro de Ceuta, Ceutactualidad)

Turchia-Grecia (Kusadasi-Samos), 23 febbraio 2023

Quattro dispersi in un gruppo di 22 profughi alla deriva nell’Egeo tra la costa turca e l’isola greca di Samos. La barca, uno scafo in vetroresina con un piccolo motore fuoribordo, era partita dal litorale del distretto di Kusadasi, distante solo poche miglia da Samos. L’allarme è scattato verso le 4,30 del mattino, quando al numero 112 di emergenza è arrivata la richiesta di aiuto lanciata da uno dei profughi a bordo. Due motovedette hanno localizzato la barca nella zona sud est dell’isola, all’altezza dello scoglio di Samiopoula, a circa 40 chilometri dal porto si Samo, recuperando 18 naufraghi. I superstiti hanno subito segnalato che quattro loro compagni erano caduti fuoribordo, scomparendo in mare nel buio, prima dell’arrivo dei soccorsi. Ne è seguita una operazione di ricerca condotta con un elicottero militare e due unità navali, ma dei dispersi non si è trovata traccia.

(Fonte: Efsyn, Associated Press, Aegean Boat Report, Ana Mpa)

Libia-Malta-Italia (Qaminis, Bengasi-Malta), 24 febbraio 2023

Almeno 28 vittime (17 migranti morti e un minimo di 11 dispersi) in un naufragio al largo della Cirenaica, sulla rotta verso Malta e l’Italia. Soltanto 8 i superstiti. La barca è partita da una spiaggia a sud di Bengasi nella notte tra giovedì 23 e venerdì 24 febbraio. Era ancora nella zona Sar libica, a non grande distanza dalla costa, quando si è rovesciata ed è affondata rapidamente, all’altezza di Shat al Badin, sul litorale di Qaminis, poco più di 50 chilometri da Bengasi. L’allarme è stato lanciato da alcuni pescherecci i quali, primi a intervenire per i soccorsi, hanno trovato 8 naufraghi ancora in vita e recuperato in breve tempo 11 cadaveri. Le ricerche di altri superstiti si sono protratte senza esito per l’intera giornata, con l’intervento di più unità della Guardia Costiera e con la collaborazione di diversi pescherecci della zona. Gli otto migranti tratti in salvo sono stati consegnati al comando di polizia di Suluq Qaminis mentre le salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale Al Jalaa di Bengasi. Le autorità libiche hanno riferito di non poter precisare il bilancio dei dispersi perché non era stato stabilito in quanti fossero a bordo. Nei giorni successivi l’ufficio Oim di Tripoli ha comunicato che c’erano almeno 17 dispersi perché risulta che sulla barca c’erano 36 persone, portando così il bilancio delle vittime a 28. In alcune note diffuse a partire da lunedì 27 febbraio poco prima delle 18, infine, la Guardia Costiera libica ha comunicato che sulla spiaggia di Shat al Badin erano affiorati altri 6 cadaveri, sicché le salme recuperate risultano 17 e i dispersi 11. Sia le vittime che i superstiti sono in gran parte indiani o bengalesi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia (Kufra), 25 febbraio 2023

Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato recuperato da una squadra della Mezzaluna Rossa in pieno deserto del Sahara, circa 35 chilometri a est di Kufra. Lo ha scoperto la polizia, pare durante un giro di ispezione lungo le piste battute dai pick-up carichi di migranti che, arrivando dal Sudan, puntano in genere proprio su Kufra come prima sosta dopo la frontiera. La salma è stata trasferita nell’obitorio della città, a disposizione della magistratura. Stando a un primo esame medico, l’uomo sarebbe morto per disidratazione. Si ignora però in quali circostanze e con chi e come sia arrivato fino al luogo dove ne è stato trovato il corpo ormai da tempo senza vita.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Turchia-Grecia-Italia (Izmir-Crotone), 25-26 febbraio 2023

Almeno 100 migranti sono morti in un naufragio nello Jonio, di fronte al litorale di Cutro, in provincia di Crotone: 94 morti accertati e una decina di dispersi. Erano su un vecchio barcone da pesca in legno salpato da Izmir, in Turchia, quattro giorni prima. Secondo le testimonianze di alcuni degli 81 superstiti, a bordo c’erano circa 180 persone (anche se inizialmente più di qualcuno ha detto 200 o addirittura 250), provenienti da Afghanistan, Iran, Iraq, Siria, Pakistan e qualche somalo. Il peschereccio è arrivato nel versante italiano dello Jonio nella giornata di sabato 25 febbraio. Le condizioni meteomarine erano proibitive, con mare in burrasca forza 5 e violente raffiche di vento. L’emergenza è stata segnalata già nella serata di sabato, quando un aereo di Frontex, in servizio di pattugliamento al largo della Calabria, ha avvistato il barcone, in evidente difficoltà, circa 35 miglia a est della costa di Crotone. Per i soccorsi sono state mobilitate due unità della Guardia di Finanza, la motovedetta V5006 di stanza a Crotone, e il pattugliatore veloce Barbarisi, partito da Taranto. Entrambe le navi, però, sono rientrate in porto, a causa del maltempo, senza riuscire a portare soccorso. Durante la notte il peschereccio ha arrancato fino all’altezza di Steccato, una frazione di Cutro, circa 40 chilometri a sud-ovest di Crotone, ed ha cominciato ad accostare, forse con l’intenzione di approdare alla foce del fiume Tacina, ma a poco più di 100 metri dalla riva è incappato in una secca sabbiosa. La violenza dell’urto sul fondo ha squarciato lo scafo, che si è spezzato in due. Al di là della secca, verso terra, l’acqua è di nuovo molto profonda: una trappola per chi non sa nuotare. Solo i più forti, quasi tutti giovani, ce l’hanno fatta a salvarsi, raggiungendo la spiaggia. Nelle ore successive le onde hanno mandato in frantumi quello che restava dello scafo e cominciato a portare i cadaveri a riva o sulla battigia. In tutto i vigili del fuoco e la Croce Rossa ne hanno recuperati 48, in gran parte donne e bambini, tra cui un neonato: sul litorale di Cutro 45 e poi 1 a Belcastro (Catanzaro) e 2 a Botricello (Catanzaro), mentre gli altri 11 li ha individuati la Guardia Costiera, intervenuta con unità minori e moto d’acqua dopo l’allarme lanciato da terra, intorno alle 4 del mattino, forse da un pescatore che aveva visto il relitto del peschereccio incagliato nella secca. Il giorno dopo, lunedì 27, ai primi 59 si sono aggiunti altri 4 corpi senza vita, trovati 2 a Cutro (uno sulla spiaggia e l’altro, una bambina, a circa 400 metri dalla riva), un altro in mare e il quarto a Le Castella, a una distanza di 3,5 miglia dal luogo del disastro. Degli 81 superstiti, 21 sono stati ricoverati in ospedale, per ferite di vario tipo o ipotermia. Uno in condizioni critiche. Gli altri 59 li hanno trasferiti in giornata presso il centro accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Innumerevoli i rottami del barcone gettati dal mare sulla spiaggia di Steccato. Nel pomeriggio di domenica i carabinieri hanno polizia ha fermato uno dei superstiti, un giovane turco, considerato lo scafista. Due altri sospetti, entrambi pakistani, sono stati poi fermati lunedì 27. Mercoledì primo marzo per il turco e uno dei pakistani il Gip ha confermato l’arresto.

Altri corpi recuperati. Dopo i primi 63, nei giorni successivi sono stati recuperati i corpi di altre 9 vittime. Tre (tra cui un bambino di circa sei anni) nella giornata di martedì 28 febbraio, tutti nelle acque di Steccato. Una bambina nelle prime ore di mercoledì primo marzo e ancora un cadavere giovedì 2. Sabato 4 ancora due bambini: il primo, di appena tre anni, in mare, a poca distanza dalla spiaggia di Steccato; l’altro nel pomeriggio sulla spiaggia di Batricello, a una decina di chilometri dalla secca su cui si è schiantato il barcone. Martedì 7 marzo, una bimba di 3 anni e una giovane donna. Un’altra bimba venerdì 10 marzo sulla battigia della spiaggia di Cutro e ancora tre cadaveri nella stessa zona sabato 11: un adulto e 2 bambine. Domenica 12 altri 3 cadaveri: un adulto e 2 bambini. Un adulto martedì 14 marzo tra Botricello e Belcastro, qualche chilometro a sud di Steccato e poi altri 5 corpi, tra cui quello di una bambina di tre anni e una di 5, portati dal mare sulla spiaggia del naufragio. Due, entrambi di adulti, sabato18: uno in mare l’altro a Praialonga. Ancora un adulto, in mare, martedì 21 marzo,  una donna giovedì 23 e un uomo sabato 25 tra Le Castella e Isola Capo Rizzuto. Domenica mattina 26 marzo, un altro adulto a Praialonga, a nord di Cutro. Sabato 1 aprile un giovane sui vent’anni sulla spiaggia di Cutro, lunedì 3 ragazzo di 20-26 anni, un uomo il 15 aprile. In totale le vittime minorenni risultano 35, delle quali 25 bambini al di sotto dei 12 anni di età ma tra i dispersi ci sarebbero almeno 6 bambini.  

(Fonte: Il Fatto Quotidiano, Sergio Scandura Radio Radicale, Agenzia Ansa, Today, Repubblica, La Gazzetta del Sud, La Stampa, Efsyn, La Voz de Cadiz, Al Jazeera, Al Arabiya, The Guardian, Avvenire).

Marocco-Algeria (Merzouga, confine Algeria), 28 febbraio 2023

Un altro migrante subsahariano è morto al confine tra Marocco e Algeria, nella zona della città marocchina di Merzouga. E’ il nono caso nel giro di pochi mesi. Il cadavere è stato trovato riverso in una macchia a breve distanza dalla linea di frontiera, nella località di Twicent. Ignote le cause di questa nuova tragedia: la polizia si è limitata a riferire del ritrovamento, avvenuto su segnalazione di gente del posto, e della rimozione della salma. L’unica cosa certa è che il poveretto, a giudicare dallo stato di conservazione del corpo, deve essere morto qualche giorno prima del recupero. “Il numero di immigrati deceduti in questa zona è arrivato a 9 casi nel giro di pochissimo tempo – denuncia l’Associazione Marocchina per i Diritti Umani, che ha diffuso la notizia – La nostra organizzazione ha inviato esposti alle autorità giudiziarie per conoscere le cause di questi ripetuti decessi e ottenere una copia dei rapporti di anatomia medica. Speriamo che almeno in questo caso il corpo non sia sepolto prima che vengano individuate le cause della morte, come è avvenuto per gli altri. Da notare che la zona in cui sono stati trovati i cadaveri è quella dove sono portati i migranti detenuti in vista dell’espulsione al di là del confine algerino”.

(Fonte: Association Marocaine des Droits Humains)

Turchia-Grecia (Bodrum-Kos), 1 marzo 2023

Due profughi morti e uno disperso in un naufragio tra la Turchia e le isole Egee Erano con altri 24 migranti su una barca in poliestere partita durante la notte tra martedì 28 febbraio e mercoledì primo marzo dalla costa di Bodrum, puntando verso Kos, distante circa 7 miglia. L’allarme è scattato nelle primissime ore del mattino quando la Capitaneria di Porto dell’isola è stata informata che la termocamera di un aereo dell’agenzia Frontex segnalava una barca sospetta a non grande distanza dalla riva, nella zona di Agios Fokas, meno di 9 chilometri a sud est dell’abitato di Kos. Arrivata sul posto, una motovedetta ha individuato il natante, sovraccarico e quasi immobile perché stava imbarcando acqua. Pochi minuti dopo, mentre l’unità militare si avvicinava, lo scafo dei migranti si è rovesciato ed è andato a fondo. Immediati i soccorsi, condotti dalla stessa motovedetta, che ha recuperato 24 naufraghi e nelle ore successive due corpi senza vita. Nessuna traccia del terzo disperso. Nulla anche nel corso delle ricerche condotte per l’intera giornata con due unità navali, un elicottero militare e  un aereo di Frontex. I superstiti, sbarcati nel porto di Mandraki, sono stati trasferiti nel centro emigrazione.

(Fonte: Efsyn, Associated Press, Abc News, Ekathinmerini)

Italia (Lampedusa) 5 marzo 2023

Il cadavere di una donna, avvistato da una unità della Capitaneria di porto a pochi metri dalla spiaggia di Cala Francese, a Lampedusa, è stato recuperato dai carabinieri e trasferito nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana. Gli inquirenti non hanno dubbi che si tratti di una migrante. Priva della testa e in uno stato di degrado molto avanzato, la salma era legata in una coperta. Questo particolare ha indotto a ritenere che si tratti di una migrante morta durante la traversata dall’Africa settentrionale verso Lampedusa e avvolta nella coperta come in un sudario dai compagni: quasi una forma di seppellimento in mare.

(Fonte: Agrigentonotizie)

Marocco-Spagna (Nador-Melilla), 6 marzo 2023

Un giovane marocchino è annegato nel tentativo di raggiungere Melilla a nuoto. Originario di Rabat, il ragazzo ha scelto una delle spiagge di Nador, poco a sud dell’enclave spagnola, per prendere il largo e superare via mare la linea di confine insieme a un compagno. Da quel momento se ne sono perse le tracce fino a quando, secondo quanto risulta alla Association Marocaine Droits Humainsg, il suo corpo è stato recuperato da una squadra della Guardia Civil nelle acque di Melilla. La Ong ha diffuso la notizia e la foto della vittima il 6 marzo, precisando che l’episodio risale a circa 15 giorni prima ma che le autorità spagnole l’avrebbero sottaciuta, tanto che si sa pochissimo sulle circostanze precise di quanto è accaduto. “Questo silenzio – si afferma – è incomprensibile. Chiediamo alle autorità spagnole di aprire una indagine su questa morte e di coordinarsi con quelle marocchine per facilitare la consegna del corpo ai familiari del giovane perché possano seppellirlo”.

(Fonte: Association Marocaine Droits Humains, Bladna 24 J)

Libia (Rabiana, distretto di Kufra), 7 marzo 2023

Due migranti subsahariani sono morti in pieno Sahara schiacciati sotto un pick up che si è rovesciato. Altri 5 sono rimasti feriti. Erano in un gruppo di 17 giovani entrato in Libia dal Sudan. Il pick up su cui viaggiavano, proveniente dalla frontiera libica meridionale, aveva giù superato l’oasi e l’abitato di Kufra ed era giunto all’altezza di Rabiana, puntando probabilmente verso El Giof, dove inizia una strada che conduce fino ad Agedabia, sulla costa della Cirenaica, oltre 850 chilometri più a nord. L’incidente è avvenuto lungo una delle piste meno battute del deserto, scelta evidentemente per evitare controlli e posti di blocco: forse a causa della velocità e del fondo sconnesso, il pick up è uscito dalla carreggiata e si è ribaltato. L’allarme è stato lanciato da altri automobilisti in transito, che hanno avvisato il posto di polizia di Rabiana. Sul posto, nei pressi del furgone, gli agenti hanno trovato 15 giovani (di cui 5 feriti) e i cadaveri di altri due, morti sul colpo – hanno riferito i compagni – quando c’è stato il capottamento. I feriti sono stati trasferiti presso l’ospedale di Rabiana mentre gli altri 10 migranti sono finiti nel centro di detenzione di Kufra. La Mezzaluna Rossa ha trasportato le due salme nell’obitorio di Rabiana in attesa delle decisioni della magistratura.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 8-9 marzo 2023

Un giovane donna subsahariana è annegata in un naufragio al largo di Lampedusa. Era con un’altra ventina di migranti su una barca di 8 metri partita da Sfax nelle prime ore di mercoledì 8 marzo. La traversata è stata particolarmente difficile a causa delle cattive condizioni meteo e del mare mosso. L’emergenza è scattata verso le due del mattino di giovedì 9 a poche miglia dall’isola, nell’area Sar italiana. Quando da Lampedusa è giunta sul posto la motovedetta Cp 324 della Guardia Costiera, i naufraghi erano in gran parte già in acqua: i soccorritori li hanno tratti in salvo tutti, tranne una ragazza, ormai cadavere quando è stata avvistata e recuperata. Sia i superstiti che il cadavere sono stati sbarcati al molo Favarolo. Vengono dal Camerun e dalla Costa d’Avorio. Poche ore prima, sulla stessa rotta dalla Tunisia a sud ovest dell’isola, c’era stato un altro naufragio, con il salvataggio di tutte le 38 persone a bordo della barca affondata.

(Fonte: Agenzia Ansa, Agrigentonotizie, Giornale di Sicilia, Repubblica)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 8-9 marzo 2023

Almeno 14 migranti subsahariani sono morti in un naufragio al largo della Tunisia, sulla rotta per Lampedusa. Secondo quanto ha riferito il portavoce della Guardia Costiera, Houssameddine Jbabli, sulla barca, partita da Sfax, c’erano come minimo 68 persone, tutte di origine subsahariana. La tragedia si è compiuta di fronte al litorale del distretto di Louata, a nord di Sfax. Se ne ignorano le cause e le circostanze precise: la Guardia Costiera non ha fornito informazioni in proposito, limitandosi a riferire che l’operazione di soccorso, condotta da più motovedette, ha consentito di salvare 54 naufraghi e di recuperare 14 corpi ormai senza vita. Nulla su eventuali dispersi, mentre ha aggiunto che nel giro di 24 ore, sulla rotta verso l’Italia, sono state fermate altre 14 barche con un totale di 435 migranti. I 54 superstiti, sbarcati nel porto di Sfax, sono stati consegnati alla gendarmeria. Alarm Phone ha denunciato che 7 barche con almeno 200 migranti sono state private del motore e poi abbandonate in mare dalla Guardia Costiera tunisina.

(Fonte: Associated Press, Triesteprima, Tap News Agency, Al Jazeera, Ansa Mondo e Ansamed)

Turchia-Grecia (Didim-Farmakonisi), 11marzo 2022

Almeno 15 vittime (5 cadaveri recuperati e 10 dispersi) in un naufragio nell’Egeo orientale tra le coste turche e le isole greche. La barca risulta partita prima dell’alba dalla costa di Didim, provincia di Aydin. A bordo erano in 31. Nelle prime ore del mattino sono giunti in vista della piccola isola di Farmakonisi, ma non sono mai arrivati. Il naufragio, dovuto verosimilmente alle pessime condizioni meteomarine, con venti forza 7 da sud, è avvenuto nelle acque turche e i soccorsi sono arrivati appunto da una motovedetta della Guardia Costiera di Aydin, che ha tratto in salvo 11 naufraghi (tra cui un bambino) e trovato in mare 5 corpi ormai senza vita. Inizialmente dunque i dispersi risultavano 15 ma non molto tempo dopo 5 naufraghi sono riusciti a raggiungere la vicina Farmakonisi, dove sono stati fermati dalla polizia. I dispersi sono così scesi a 10. Per le ricerche si sono mobilitate unità navali ed elicotteri sia nella zona turca che in quella greca, Le operazioni sono continuate fino a sera inoltrata, ma senza alcun esito. I cadaveri e i 10 superstiti salvati dalla Turchia sono stati sbarcati a Didim.

(Fonte: Ana Mps, Anadolu Agency, Hellas Posts, Efsyn)

Libia-Italia (Mediterraneo, zona Sar libica), 11-12 marzo 2023

Trenta migranti sono scomparsi in un naufragio a poco più di 110 miglia dalla costa libica. Erano su un gommone partito dalla zona di Bengasi nella giornata di venerdì 10 febbraio. Con loro, a bordo, altri 17 compagni. Le condizioni meteo non erano buone e, per di più, previste in peggioramento per forti venti da sud ovest. L’allarme è scattato poco dopo le due del mattino di sabato 11, quando dal gommone sono riusciti a mettersi in contatto con la Ong Alarm Phone. Nel dispaccio si diceva che il natante era in gravi difficoltà, cominciava a imbarcare acqua e anche il motore dava problemi. Pochi minuti dopo, alle 2,28 la Ong ha lanciato la richiesta di aiuto, segnalando l’emergenza sia a Tripoli che a Roma e specificando le coordinate: 33°56’ nord, 18°28’ est, a 113 miglia da Bengasi, zona Sar libica. Nessuno si è mosso fino a quando Mrcc Roma, a fronte del disimpegno della Guardia Costiera libica, ha diramato un messaggio di soccorso alle navi in transito nella zona. La prima ad arrivare è stata, verso le 14,30, la Basilis 1, un grosso cargo, che ha accostato a ridosso della barca per cercare di ripararla dalle onde, in quanto le condizioni del mare rendevano molto difficile un tentativo di recupero. La scena drammatica è stata filmata da Sea Bird, l’aereo da ricognizione di Sea Watch, che ha sorvolato a lungo la zona, lanciando a sua volta diversi Sos sia a Roma che a Tripoli. Sempre su indicazione di Mrcc Roma nelle ore successive sono arrivate altre due grosse navi, la Atlantic, intorno alle 9,30 di domenica 12, e la Kinling verso le 13. I tre cargo hanno continuato a operare per cercare insieme di “ridossare” e proteggere il piccolo scafo carico di migranti, in attesa di poterlo avvicinare e soccorrere. Nel frattempo è arrivata una quarta nave, la Froland, ed è stato proprio mentre quest’ultima, nel primo pomeriggio, cercava di recuperarlo, che il gommone si è rovesciato. I soccorritori sono riusciti a trarre in salvo solo 17 naufraghi. Dispersi gli altri 30. Nessuna unità militare della missione europea Irini impegnata nella zona è intervenuta. “Le autorità – ha denunciato Alarm Phone – erano informate dell’emergenza e della situazione di pericolo dalle 2,28 dell’undici marzo (almeno 36 ore prima del naufragio: ndr). Le autorità italiane hanno ritardato i soccorsi, lasciando morire decine di persone”.

(Fonte: Alarm Phone, Sergio Scandura Radio Radicale, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Corriere della Sera)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 12 marzo 2023

Due sedicenni marocchini – Mohamed Karok (Qarouq) e Yawad Rifi – sono morti nel tentativo di raggiungere Ceuta. Residenti a Castillejos, pochi chilometri a sud del confine dell’enclave spagnola, amici da sempre, si sono allontanati in mare, pare aiutandosi con un piccolo canotto pneumatico, la notte tra domenica 5 e lunedì 6 marzo. Da quel momento se ne sono perse le tracce. I familiari hanno dato subito l’allarme, avvertendo sia le autorità marocchine che la Guardi Civil spagnola e poi, rimaste senza esito le ricerche condotte per una settimana, si sono rivolti alla redazione del Faro de Ceuta che domenica 12 ha lanciato un appello per avere notizie. Nella serata, poi, la polizia marocchina ha trovato il corpo senza vita di Mohamed sulla costa più a sud-est, verso Alhucemas, dove era stato trascinato dalla corrente. Yawad risulta disperso.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Bielorussia-Polonia (foresta di Bialowieza), 12 marzo 2023

Attivisti del Gruppo Border e dell’associazione Egala hanno trovato il cadavere di un migrante nelle paludi vicino alla piccola città di Bialowieza, in Polonia, distretto di Bialystok, a breve distanza dalla linea di confine con la Bielorussia. Ad allertare i volontari è stato un abitante del posto. Del ritrovamento è stato subito avvertito il comando di polizia regionale di Bialystok, che ha inviato sul posto alcuni agenti per le indagini e la rimozione della salma. Non sono stati trovati elementi per l’identificazione. L’unica cosa certa è che l’uomo, di giovane età, è morto poco dopo aver attraversato la linea di confine, probabilmente non molto tempo prima della scoperta del cadavere. Si ignorano però le circostanze precise e con chi eventualmente quel giovane è arrivato in Polonia. Secondo i volontari della Ong Grupa Granica si tratta della trentottesima vittima accertata al confine tra Polonia e Bielorussia dalla primavera del 2021.

(Fonte: Gazeta Wyborcza, Grupa Granica)

Turchia-Grecia (penisola di Dilek), 14 marzo 2023

Quattro morti, una donna e tre uomini, in un gruppo di 44 profughi respinti dalla Grecia verso la Turchia su due zattere di salvataggio pneumatiche. Il naufragio è avvenuto nelle acque turche dell’Egeo, su una scogliera della penisola di Dilek, distretto di Kusadasi nella regione di Aydin. Uno dei superstiti – Ibrahim Camara, un giovane liberiano, ricoverato al Soke Fehime Faik Kocagoz Hospital insieme alla moglie – ha riferito che, sbarcati sull’isola di Samo lui e gli altri profughi sono stati intercettati e bloccati da una squadra di uomini armati che hanno li hanno costretti a consegnare il cellulare e poi ad ammassarsi su due piccole zattere che sono state trascinate fuori dalle acque territoriali da una motovedetta greca e abbandonate alla deriva. Le condizioni meteo non erano buone, con mare mosso e forte vento. I due natanti sovraccarichi sono stati spinti dalla forte corrente verso la costa turca, mandandoli a infrangersi contro un tratto roccioso e disabitato del litorale del parco naturale di Kusadasi. Gli scogli hanno squarciato le zattere, che sono affondate rapidamente. Trentanove naufraghi sono riusciti a raggiugere la riva ed hanno chiesto aiuto. Erano ancora vicino alla scogliera quando li ha trovati poco dopo la polizia, che ha recuperato un cadavere tra le rocce. Nelle ore successive la Guardia Costiera ha tratto in salvo un naufrago aggrappato al relitto di una delle zattere e individuato altri tre cadaveri in mare.

(Fonte: Associated Press, Daily Sabah, Infomigrants Aegean Boat Report)

Algeria-Italia (Skikda-Sardegna), 20 marzo 2023

Quattordici vittime (5 harraga dispersi e 9 morti accertati) in un naufragio al largo dell’Algeria orientale, sulla rotta per la Sardegna. Due soltanto i superstiti. La barca era partita dal litorale di Skikda, quasi 500 chilometri a est di Algeria e poco più di 180 dal confine con la Tunisia, una zona dalla quale le barche dei migranti puntano in genere verso le coste sarde sud occidentali. La tragedia è avvenuta quando il natante era ancora nelle acque algerine. Secondo i media locali, a provocarla sarebbero state le difficili condizioni meteomarine: le onde alte almeno due metri e il forte vento hanno rovesciato il piccolo scafo, già difficile da governare a causa del sovraccarico, e per quasi tutte le persone a bordo non c’è stato scampo. L’emergenza pare sia stata segnalata da alcuni pescatori. Unità della Guardia Costiera, coadiuvata da mezzi della Protezione Civile, sono riuscite a recuperare solo due naufraghi ancora in vita, un uomo e una donna. E’ grazie alla loro testimonianza che si saputo che a bordo erano in sedici. Nel corso delle ricerche successive sono stati recuperati 9 cadaveri. Nessuna traccia degli altri 5 naufraghi

(Fonte: L’Unione Sarda, Le Quotidien d’Oran, Raiu News, Youtg.net, Rai Radio 1, Avvenire)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 21-23 marzo 2022

Trentatre vittime (5 migranti morti e 28 dispersi) in un naufragio al largo della Tunisia meridionale, sulla rotta per Lampedusa. Solo 5 i superstiti. La barca, un piccolo scafo in legno da pesca, era partito dalla zona di Sfax. A bordo erano tutti subsahariani, in gran parte provenienti dalla Costa d’Avorio. La notizia della tragedia è stata comunicata mercoledì 21 marzo da Romdhane (Ramadan) Ben Omar, portavoce del Tunisian Forum for Social and Economic Rights ( (Ftdes). Poco o nulla si sa delle circostanze precise, poiché dalle autorità tunisine non sono filtrate informazioni. E’ verosimile tuttavia che la barca, sovraccarica rispetto alla tenuta dello scafo, non abbia retto alle condizioni meteomarine, caratterizzate da un mare con onde alte fino a due metri e un vento forte e teso. Sta di fatto che si è rovesciata e per quasi tutte le persone a bordo non c’è stato scampo. I soccorritori sono riusciti a trarre in salvo solo 5 naufraghi e a recuperare inizialmente 5 cadaveri. Nessuna traccia degli altri 28. E’ incerta anche la data precisa del naufragio. In ogni caso si tratta sicuramente di una delle due barche (ciascuna con 38 migranti a bordo) partite da Sfax la notte di giovedì 16 marzo e segnalate come “scomparse” da Alarm Phone la mattina di lunedì 20.

(Fonte: Agenzia Reuters, Ansamed, Al Jazeera, France24.com, Tg La 7 ore 13,30, Alarm Phone)

Polonia-Bielorussia (Parco di Bialowieza), 21-23 marzo 2023

Il cadavere di un giovane profugo afghano è stato trovato nel Parco Nazionale di Bialowieza, in territorio polacco ma vicinissimo al confine con la Bielorussia, da due volontari del Soccorso Umanitario di Podlasie (Poph) e da un gruppo di ricercatori scientifici impegnati in uno studio sulla fauna originaria della foresta primordiale. “Stavamo ormai rientrando – ha raccontato uno dei volontari – quando, verso le 16,30, abbiamo notato a terra una camicia marrone, forse rossa. Lì vicino, poi, c’erano altri effetti personali e a qualche passo di distanza il corpo senza vita di un giovane”. La zona, nel cuore del parco, è quella del Sentiero del Lupo, vicino al villaggio di Zamore, nel comune di Nerewka, quasi sulla linea di frontiera”. I due volontari hanno intuito subito che doveva trattarsi del profugo scomparso un mese prima. Lo avevano già cercato il 21 febbraio, su segnalazione dei familiari, ma l’indomani, domenica 22 febbraio, le battute nei boschi erano state inspiegabilmente bloccate dai guardaparco. Senza quell’intervento, che ha impedito di cercare ancora, forse quel giovane si sarebbe salvato. Meno di un’ora dopo la scoperta, verso le 17,20, è stato possibile informare la polizia di Hajnowka. Alcuni agenti e il pubblico ministero sono arrivati sul posto intorno alle 20. A conferma che la vittima è proprio il profugo scomparso intorno al 21 febbraio la polizia ha trovato accanto al cadavere un passaporto afghano.

(Fonte; Grupa Granica, Oko Press, Gazeta Wyborcza) 

Spagna (Ceuta), 22-23 marzo 2023

Il cadavere di un diciottenne originario della Guinea Conakry è stato trovato la sera di mercoledì 22 marzo a breve distanza dalla riva di fronte alla spiaggia di Benitez, sulla costa nord di Ceuta. Segnalato da alcuni passanti, è stato recuperato da una squadra sub della Guardia Civil (Geas) e trasferito all’obitorio dell’Istituto di Medicina Legale. L’ipotesi che si trattasse di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco è stata messa in dubbio quasi subito per almeno due motivi: gli abiti “da città” indossati dal ragazzo, del tutto inadatti per una lunga traversata a nuoto; il luogo stesso del ritrovamento, dal lato opposto della costa meridionale, al confine con le spiagge del villaggio marocchino di Castillejos, dalle quali nella quasi totalità dei casi prendono il mare i migranti che puntano su Ceuta, da soli o in gruppo. La conferma si è avuta l’indomani, giovedì 23, quanso si è accertato che il diciottenne, arrivato a Ceuta da tempo, era ospite del centro accoglienza Ceti. L’ipotesi più accreditata, allora, è che sia annegato tentando di imbarcarsi di nascosto per raggiungere da Ceuta la Penisola Iberica.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 23-24 marzo 2022

Almeno 34 dispersi in un naufragio al largo della Tunisia meridionale, sulla rotta per Lampedusa. Solo 4 i superstiti. Tutte le 38 persone a bordo della barca, salpata dalla zona di Sfax, venivano dall’Africa subsahariana. Quando si è diffusa la notizia della tragedia, si è ipotizzato che potesse trattarsi della barca alla deriva con circa 40 persone segnalata da Alarm Phone, nelle prime ore di venerdì 24 marzo, sulla base della richiesta di aiuto lanciata da un familiare di una delle persone a bordo. Nella telefonata ricevuta dalla Ong si diceva che la Guardia Costiera tunisina, dopo aver bloccato il natante, ne aveva rimosso il motore e abbandonato i migranti alla deriva, picchiando duramente quelli che avevano cercato di reagire o di opporsi. La stessa Alarm Phone ha chiarito, nella serata di sabato 25, che in realtà la barca “aggredita” era stata riportata in Tunisia. Quella del naufragio è dunque una delle tante partite nel fine settimana dalla costa orientale della Tunisia tra Sfax e Madhia. Scarsissimi i particolari sulle circostanze della tragedia. Si sa soltanto che i soccorritori, forse dei pescatori, sono riusciti a salvare appena 4 naufraghi. Nessuna traccia degli altri 34.

Altri naufragi. Il giorno prima di questa tragedia, giovedì 23 marzo, sempre al largo della zona di Sfax, si sono registrati altri 3 naufragi di barche di migranti diretti verso Lampedusa, in aggiunta a quello del 22-23 con 33 vittime tra morti e dispersi e 5 soli superstiti (nota del 21-23 marzo). Lo ha riferito l’agenzia Reuters, citando come fonte un magistrato tunisino, Faouzi Masmoudi. Il naufragio di venerdì 24 marzo, con 34 dispersi, risulta dunque il quinto nell’arco di poco più di 48 ore. Restano imprecisate le circostanze dei tre naufragi di giovedì, ma la stessa Reuters specifica che il bilancio complessivo dei quattro naufragi avvenuti tra mercoledì 22 e giovedì 23 (incluso dunque il primo del 22-23 marzo a Sfax) è di 38 vittime (5 morti e 33 dispersi) pari a 5 dispersi in più rispetto al bilancio del solo primo naufragio, dovuti evidentemente ai tre eventi di giovedì. Ne consegue che, tenendo conto anche del quinto e ultimo naufragio, risultano, in totale, 5 migranti morti e 67 (33 più 34) dispersi.

(Fonte: Agenzia Reuters, Al Jazeera, Agenzia Ansa, Barron’s, Cgtn, Al Arabiya, Daily Sabah, Xm.com, Trt World, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale di Sicilia)

Algeria-Spagna (Denia, Alicante), 23-24 marzo 2023

I cadaveri di due migranti maghrebini sono stati recuperati da barche di pescatori al largo della costa di Denia, nella zona di Alicante. Il primo, un giovane sui vent’anni, è stato avvistato verso le 11,45 di giovedì 23 marzo a cinque miglia dalla riva. L’altro, un uomo di 35-40, l’indomani, venerdì 24 poco prima delle 11,30, due miglia più al largo. I due corpi sono stati sbarcati nel porto di Denia e trasferiti nel locale obitorio. Stando all’autopsia la morte risale per entrambi a mercoledì 22. Questo tratto di costa spagnola è meta di numerosi arrivi di piccole barche cariche di migranti provenienti dall’Algeria. Secondo la polizia non sembrano esserci dubbi che i due siano annegati appunto in seguito al naufragio di una di queste imbarcazioni del quale, tuttavia, si ignorano le circostanze e il numero delle vittime.

(Fonte: El Confidencial, Cadena Sur, Nius, Levante, La Vanguardia, Europa Press, Cipimd, Helena Maleno)  

Polonia-Bielorussia (foresta di Bialowieza), 24 marzo 2023

I resti di un migrante sono stati trovati, nella fascia di confine tra la Polonia e la Bielorussia, da un gruppo di volontari polacchi del Servizio Umanitario di Podlaskie durante una perlustrazione nella foresta di Bialowieza. Non sono stati trovati elementi utili per l’identificazione o per risalire almeno alle circostanze della morte, ma l’avanzato stato di degrado induce a credere che la salma – scoperta intorno alle 12 in una macchia vicino al fiume Hwozna, a pochi chilometri dall’abitato di Bialowieza e dalla frontiera – si trovasse nel bosco da diversi giorni. Si tratta della quarantesima vittima del rigido blocco del confine imposto dal Governo polacco nei confronti dei profughi provenienti dai paesi del Sud del mondo.

(Fonte: Grupa Granica, Oko Press, Gruppo Border, Pawel Cywinski)

Marocco-Spagna (Dakhla-Canarie), 25 marzo 2023

Quarantuno migranti dispersi in un naufragio, nell’Atlantico, al largo delle coste del Sahara Occidentale. La barca, una vecchia piroga in legno, risulta partita la notte di lunedì 20 marzo, con 50 donne e uomini subsahariani, dalla zona di Dakhla, oltre 700 chilometri a sud dell’arcipelago spagnolo. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Della tragedia si è saputo circa cinque giorni più tardi, nella giornata di sabato 25 marzo. Ne hanno dato notizia alcuni esponenti di Alarm Phone che operano da terra, lungo la costa atlantica marocchina e sahariana, segnalando che, in base alle loro informazioni, la piroga, sovraccarica, si era rovesciata durante la navigazione a causa della violenza delle onde e del forte vento e che soltanto 9 dei 50 migranti a bordo avevano potuto mettersi in salvo. Non è stato specificato il punto esatto del naufragio né chi abbia soccorso i naufraghi. Nessuna informazione è stata diramata dalle autorità marocchine,

(Fonte: Alarm Phone)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 25 marzo 2023

Otto migranti morti in due naufragi nel Mediterraneo tra la Tunisia e l’Italia. Le due barche erano partite dalla costa sudorientale tunisina, zona tra Sfax, alle 22 di mercoledì 22 marzo. A bordo c’erano complessivamente poco meno di cento giovani subsahariani. La navigazione è proseguita lentamente, fino a lasciare le acque della zona Sar tunisina. La tragedia è avvenuta nell’area Sar maltese, ma molto più vicino a Lampedusa (qualche decina di chilometri) rispetto a La Valletta (oltre 100 miglia). Per quanto si è potuto appurare, i due scafi si sono rovesciati a breve distanza di tempo l’uno dall’altro, probabilmente a causa del sovraccarico. L’allarme è stato lanciato da un peschereccio tunisino, il Montacer, che si è fatto carico dei primi soccorsi, portando in salvo 46 naufraghi (tra cui 19 donne e 9 minori) e recuperando 3 corpi senza vita. Sul posto sono arrivate successivamente due motovedette italiane, una delle Guardia di Finanza e una della Guardia Costiera, che hanno trovato altri naufraghi e altri 5 cadaveri: 4 la prima (3 uomini e 1 donna, originari della Costa d’Avorio) e 1 la seconda. La motovedetta della Finanza è rientrata a Lampedusa verso sera, con 4 salme e 2 sopravvissuti. L’unità della Guardia Costiera si è fermata in mare più a lungo per soccorrere un’altra barca con 37 migranti, approdando poi al molo Favarolo verso le 22. Al molo Favarolo è arrivato in serata anche il peschereccio tunisino con i 46 naufraghi e i tre cadaveri che aveva recuperato. Le otto salme sono state trasferite al cimitero comunale. In tutto i superstiti dei due naufragi sono 97. Hanno dichiarato di venire da Guinea, Costa d’Avorio, Liberia e Sierra Leone e di aver pagata 1.500 dinari per la traversata.

(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Il Sole 24 Ore, La Stampa)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa) 25 marzo 2023

Sono saliti a 9 i migranti morti nei cinque naufragi avvenuti tra il 22 e il 24 marzo sulla rotta tra Sfax e Lampedusa: ai 5 accertati del primo naufragio (nota del 21-23 marzo) se ne sono aggiunti altri 4. Faouzi Masmoudi, il magistrato sentito dall’agenzia Reuters, aveva segnalato già il 24 marzo che i cadaveri trovati nel mare di Sfax erano 7 (nota del 23-24 marzo), due in più di quanto emerso inizialmente. Nella giornata di sabato 25, poi, il bilancio definitivo è stato comunicato dal portavoce della Guardia Nazionale di Tunisi, il quale ha precisato su Facebook che i corpi recuperati sono 9 in tutto. A queste nove vittime vanno aggiunti 67 dispersi.

(Fonte: Agenzia Reuters, Corriere della Sera, Ansa)

Tunisia-Italia (Sfax.Lampedusa), 25-26 marzo 2023

Almeno 29 migranti subsahariani morti in due naufragi sulla rotta tra la Tunisia e Lampedusa. Lo ha comunicato il portavoce della Direzione Generale della Guardia Nazionale, Houssem Eddine Jbabli, senza tuttavia fornire elementi sulle circostanze dei due episodi e senza specificare se ci siano stati, come è lecito temere, anche dei dispersi. Entrambi gli episodi si sono svolti di fronte alla costa compresa fra Sfax a sud e Madhia, quasi 120 chilometri più a nord. Il primo caso risale alla tarda serata di sabato 25 marzo. Il comunicato di Houssem Eddine Jbabli specifica solo che unità della Guardia Costiera di Madhia hanno recuperato 8 cadaveri e tratto in salvo 11 naufraghi. Il secondo naufragio si è verificato circa 36 miglia al largo di Sfax. I primi soccorsi sono arrivati da un peschereccio tunisino, che ha recuperato 19 cadaveri. Gli ultimi due corpi sono stati poi trovati da due altri pescherecci, sempre tunisini. Non si fa parola, in questo caso, né di naufraghi soccorsi né di eventuali dispersi. Non è da escludere, allora, che le vittime siano più delle 29 dichiarate.

(Fonte: Tap News Agency, Al Jazeera, Agenzia Reuters, Ansa, La Stampa, Corriere del Ticino)

Libia-Italia (Tripoli), 28 marzo 2023

I cadaveri di due migranti sono stati recuperati in mare nelle acque di Tripoli dalla Guardia Costiera libica. Ne ha dato notizia il rapporto settimanale dell’ufficio Oim in Libia pubblicato martedì 28 marzo, specificando che il ritrovamento risale a sabato 25, tre giorni prima. Nel comunicato non si specificano le circostanze del recupero né tantomeno della morte dei due migranti, ma ne emerge che nello stesso giorno le motovedette libiche hanno bloccato in mare 448 migranti su varie imbarcazioni.  La sola Zawiya, una delle unità cedute dall’Italia a Tripoli, 286 in quattro diverse operazioni, come rivela Migrant Rescuue Watch, il sito semi ufficiale della Marina di Tripoli. E’ verosimile allora che i due migranti morti siano stati trovati in questo contesto di blocchi e respingimenti.

(Fonte: rapporto Oim Libia, Migrant Rescue Watch).

Italia (Lampedusa), 28 marzo 2023

Il cadavere di una giovane migrante è stato trascinato dal mare fino alla scogliera di Punta Araimo, nella zona di Capo Grecale, a Lampedusa. Avvisata da una turista e da tre lampedusani, la Capitaneria di Porto ha chiesto l’intervento dei vigili del fuoco per il recupero ma, a causa del mare molto agitato, l’operazione è stata portata a termine solo l’indomani, mercoledì 29 marzo. Una unità dei vigili ha sbarcato il copro al molo Favarolo, per trasferirlo poi nell’obitorio del cimitero. Stando agli esami medici, la salma, ancora integra, non dovrebbe essere rimasta in acqua per molti giorni. L’ipotesi più accreditata dalla Guardia Costiera è che la ragazza sia annegata nel doppio naufragio avvenuto tra il 24 e il 25 marzo in zona Sar maltese ma pochi chilometri a sud ovest delle Pelagie.

(Fonte: Agrigentonotizie, Adn Kronos, Ansa, Vi Notizie, Il Giornale di Sicilia)

Marocco (Nador), 29 marzo 2023

Un minorenne è morto alle porte di Nador, in Marocco, cadendo dal camion dove si era nascosto per cercare di imbarcarsi e raggiungere la Spagna. L’incidente è avvenuto a pochi chilometri dal porto, nel sobborgo di Azghanghan, verso le 10 del mattino. Il ragazzo sembra si fosse aggrappato sotto il piano di carico dell’automezzo, un tir dei trasporti internazionali che doveva trasferire nella Penisola Iberica dei bovini. Con lui erano tre compagni. Probabilmente deve essere scivolato o ha perso la presa. Sta di fatto che è finito sull’asfalto e le ruote posteriori del camion lo hanno travolto in pieno, uccidendolo all’istante. L’autista sul momento non si è accorto di nulla ed ha proseguito la corsa. Agenti della Protezione Civile lo hanno raggiunto e avvertito più tardi. La polizia ha individuato e tratto in arresto i tre amici della vittima nel contesto delle indagini disposte dalla magistratura.

(Fonte: Nadorcity.com)

Algeria-Spagna (Orano-Cartagena), 31 marzo 2023

Almeno 6 vittime (ma forse 7) su una barca rimasta alla deriva per quasi dieci giorni sulla rotta tra l’Algeria occidentale e le coste della Murcia. Altri 9 migranti (8 uomini e una donna) si sono salvati ma al momento dei soccorsi erano tutti allo stremo, tanto da dover essere trasferiti d’urgenza in ospedale subito dopo lo sbarco. Quattro, in particolare, in condizioni critiche, con sintomi molto gravi di ipotermia e disidratazione. La barca, col motore in panne e ingovernabile, è stata avvistata diverse miglia al largo di Cartagena. Per i soccorsi è intervenuta la salvamar Draco, del Salvamento Maritimo, che ha preso a bordo i superstiti, trasportandoli poi il più velocemente possibile a terra. Prima ancora dello sbarco e del ricovero in ospedale, alcuni di loro hanno riferito di essere da Orano mercoledì 22 marzo, puntando verso le coste dell’Andalusia. Non è chiaro se a bordo fossero in 15 o in 16, tutti algerini e un solo marocchino. Tra loro la donna che si è salvata, Kheira, e la sua bambina di soli 8 anni, Ritedj. A poco più di 25 chilometri dalla costa algerina il motore (un Yamaha da 60 cavalli) è andato in panne e la barca è rimasta in balia del mare: lunghi, terribili giorni alla deriva durante i quali sei di loro sono morti, inclusa la piccola Ritedj, che sarebbe caduta accidentalmente in acqua, annegando prima che uno dei ragazzi a bordo riuscisse raggiungerla a nuoto per soccorrerla. I corpi delle vittime sono stati affidati al mare. Poi finalmente uno yatch ha avvistato la barca e dalla Spagna sono arrivati i soccorsi. Si tratta della stessa imbarcazione per la quale la Ong Cipimd ha lanciato un appello di ricerca sabato 25 marzo, pubblicando anche le foto di una decina dei giovani harraga a bordo. Uno dei superstiti, un giovane algerino indicato come lo scafista, è stato arrestato poco dopo lo sbarco. Gli altri hanno dichiarato di aver pagato ciascuno da 5 mila a 7 mila euro per la traversata. Kheira, in particolare, 7 mila in tutto per lei e la figlia: voleva raggiungere Parigi dove vive da tempo il suo figlio maggiore.

(Fonte: El Espanol, Ong Cipimd, Elhogra.com, Heroes del Mar)

Tunisia-Italia (Lampedusa), 1 aprile 2023    

Il cadavere di un migrante di età compresa tra I 20 e I 30 anni è stato avvistato e recuperate al largo di Lampedusa dalla motovedetta Cp 273 della Guardia Costiera al rientro si una operazione di soccorso a una barca con 37 persone sulla rotta tra la Tunisia a le Pelagie. Dopo un primo, sommario esame medico allo sbarco al molo Favarolo, le autorità ne hanno disposto il trasferimento nella camera morturaria del cimitero di Cala Pisana. Se ne ignora la provenienza ma, a giudicare dallo stato di saponificazione, il corpo deve essere rimasto in mare per diversi giorni.

(Fonte: Agrigentonotizie)

Algeria-Spagna (Cherchell-Denia, Alicante), 1-2 aprile 2023

Facevano parte di un gruppo di 16 migranti (14 uomini, 1 donna e una bambina) che volevano raggiungere le Baleari i due trovati morti in mare, tra giovedì 23 e venerdì 24 marzo, al largo della costa di Denia, nella zona di Alicante (nota del 23-24marzo). Non si è salvato nessuno. Nei giorni successivi sono stati recuperati ancora due corpi. Tutti gli altri risultano dispersi. Inizialmente si è parlato di 15 vittime perché non si era tenuto conto che a bordo c’era anche una bimba di 8 mesi. La barca (uno zodiac con un motore da 40 cavalli) veniva da Cherchell, meno di 90 chilometri a ovest di Algeri. Aveva preso il mare nelle prime ore di martedì 21. Da allora non se ne è saputo più nulla. Il primo allarme per la scomparsa è stato lanciato tra venerdì 24 e sabato 25 dalle Ong spagnole Caminando Fronteras e Cipimd. Quest’ultima ha anche pubblicato le foto dei 15 ragazzi. Quando è stato diffuso questo appello erano già in corso le indagini per identificare le due salme trovate a Denia. Fin dall’inizio si è intuito che si trattava delle vittime del naufragio di una barca proveniente dall’Algeria, ma non c’erano elementi per ricollegare questo ritrovamento al gruppo di Cherchell. I sospetti hanno cominciato a concretizzarsi nella serata di giovedì 30, quando la Ong Cipimd (che si occupa della ricerca e identificazione dei migranti morti o dispersi) ha avuto informazioni sulla identità delle prime due salme recuperate, scoprendo appunto che si trattava di due dei 16 partiti da Cherchell. La conferma definitiva, come riportato da alcuni media, si è avuta tra il primo e il due aprile. Non sono note le circostanze del naufragio, né è chiaro come mai i due corpi siano finiti a poche miglia da Denia tanto più che, a quanto risulta, la meta del gruppo sarebbero state le Baleari. L’unica cosa certa è che il naufragio è avvenuto mercoledì 22 marzo, come si evince dalla data di morte stabilita dall’autopsia per entrambi i cadaveri trovati in mare. Un’inchiesta del quotidiano Levante pubblicata il 30 aprile ha aggiunto alcuni particolari alla ricostruzione fatta dalla Ong Cipimd, confermando che le vittime sono sedici: 4 corpi recuperati e 12 dispersi. Dei 14 uomini, 10 erano algerini e 4 subsahariani. La bimba si chiamava Lilia; la giovane madre, l’unica donna a bordo, Samira. Si ritiene che uno dei corpi recuperati sia quello del padre.

Aggiornamento 13-14 giugno. Nelle settimane successive, fino al 13 giugno, sono stati recuperati nello stesso tratto di mare, al largo di Denia, altri 5 corpi, tutti in avanzatissimo stato di decomposizione, verosimilmente riconducibili al naufragio della barca partita da Cherchell: due il dodici aprile (nota del 12 aprile), poi uno il 30 maggio, uno il 2 giugno e infine uno il 13 giugno, finito nella rete di un peschereccio al largo di Cabo de la Nao, nel municipio di Xabia, 10 chilometri a nord di Denia.  

(Fonte: Ong Cipimd, El Espanol, Helena Maleno Caminando Fronteras, Levante, Xabia Com, 20 Minutos)

Tunisia-Italia (Lampedusa), 3 aprile 2023

Per il duplice naufragio in area Sar maltese, lungo la rotta tra la Tunisia e l’Italia, oltre agli otto morti (6 uomini e 2 donne) i cui cadaveri sono stati recuperati durante i soccorsi (nota del 23-24 marzo) e alla donna trascinata senza vita dal mare fino alla scogliera di Capo Grecale a Lampedusa (nota del 29 marzo), vanno anche considerati almeno due dispersi: due fratelli tunisini di 27 e 7 anni. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni della sorella. Appena diciassettenne, tratta in salvo dopo essere rimasta in acqua per quattro ore, allo sbarco sul molo Favarolo la ragazza è stata trasferita in stato di choc e con gravi sintomi di ipotermia nel poliambulatorio di Lampedusa. Poi, quando è stata in grado di parlare, ha raccontato a suor Maria Ausilia, una delle religiose che l’assistevano, di aver visto scomparire in mare i due fratelli partiti con lei dalal Tunisia, senza riuscire a fare nulla per aiutarli. Nel rapporto comunicato dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza, intervenute per i soccorsi, si parla di 8 cadaveri recuperati e 97 naufraghi tratti in salvo. Non un cenno su eventuali dispersi. Ma la ragazza ha ribadito la sua disperata segnalazione anche quando, due giorni dopo il ricovero, è stata dimessa e trasferita nell’hot sport dell’isola. Non risulta che, successivamente, in uno dei sei cadaveri di uomini recuperati sia stato identificato il fratello maggiore della ragazza e, d’altra parte, per quanto riguarda il minore, non ci sono corpi di bambini tra quelli riportati a riva venerdì 24. Le tracce di entrambi si perdono al momento del naufragio. E non è da escludere che la lista dei dispersi possa essere ancora più pesante.

(Fonte: Agrigentonotizie, IlSicilia.it, Live Sicilia)

Libia-Italia (Ghanima, Homs), 4 aprile 2023

Il cadavere di un migrante è affiorato sulla battigia di una spiaggia di Ghanima, circa 20 chilometri a ovest di Al Khums e 115 a est di Tripoli. Segnalato alla polizia da alcuni abitanti del posto, è stato recuperato e trasferito all’obitorio di un ospedale di Khums da una squadra delle Mezzaluna Rossa. Non sono stati trovati elementi per poterlo identificare o stabilirne almeno la provenienza. A giudicare dallo stato di degrado è rimasto in acqua per più giorni. Non c’è dubbio che si tratti di un migrante annegato nel naufragio di una barca partita presumibilmente dalla costa di Khums nel tentativo di raggiungere l’Italia. Se ne ignorano però le circostanze.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Lituania-Bielorussia (Ignalina), 6 aprile 2023

Un migrante indiano di quarant’anni è morto nel tentativo di attraversare il confine tra la Bielorussia e la Lituania. Il suo corpo senza vita è stato trovato nel pomeriggio di giovedì 6 aprile a breve distanza dalla linea di frontiera nel territorio del comune lituano di Ignalina, oltre 150 chilometri a est di Vilnius. Era adagiato sull’argine di un fiume. A scoprirlo sono stati alcuni abitanti della zona. La polizia, nel corso del sopralluogo sul posto, ha trovato dei documenti che hanno consentito di identificarlo. Dopo i primi accertamenti, la salma è stata trasferita nell’obitorio di Ignalina, a disposizione della magistratura. La morte, dovuta verosimilmente a ipotermia e sfinimento, dovrebbe risalire a qualche giorno prima del ritrovamento.

(Fonte: Infomigrants)

Libia-Malta-Italia (Tocra, Cirenaica), 7 aprile 2023

Il mare ha trascinato il cadavere di un migrante sulla spiaggia di Boutraba, nella zona di Tocra, circa 90 chilometri a nord est di Bengasi, in Cirenaica. Per recuperarlo, su segnalazione della polizia, è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Al Marj, nell’entroterra, in attesa del nulla osta per l’inumazione da parte della magistratura. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione. A giudicare dallo stato di degrado molto avanzato la morte risale a parecchi giorni prima del ritrovamento e la salma è rimasta a lungo in mare, sulla rotta tra la Cirenaica, Malta e Lampedusa.

(Fonte: Migrant Rescue Watch).

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 7-8 aprile 2023

Decine di vittime, tra morti e dispersi, in due naufragi sulla rotta tra la Tunisia e l’Italia. La due barche sono partite dalla zona di Sfax, prendendo il largo nonostante le condizioni meteo sfavorevoli, con mare mosso e forti raffiche vento. Salpate quasi alla stessa ora e dallo stesso tratto di costa, navigavano quasi in coppia verso nord est, in direzione di Lampedusa. La prima è affondata a 35 miglia (56 chilometri) da Sfax. Secondo quanto ha riferito la stampa locale, ha cominciato a imbarcare acqua ed è diventata pressoché ingovernabile, fino a che le onde, alte oltre due metri, la hanno rovesciata. Le prime notizie riferivano di almeno 35 morti. Faouzi Masmoudi, magistrato del Tribunale di Sfax, ha poi precisato che sono stati tratti in salvo 17 naufraghi (di cui due in condizioni critiche per ipotermia e sintomi di annegamento) e più di altri 20 risultano dispersi. Fonti locali (come il sito Afroplanet) hanno però calcolato che a bordo c’erano 49 persone, sicché i dispersi sarebbero 32. Il secondo naufragio si è verificato nelle ore successive, sempre a nord est di Sfax. Secondo il rapporto di Faouzi Masmoudi, su questa barca c’erano 43 migranti, tutti subsahariani: la Guardia Costiera tunisina ne ha tratti in salvo 36 ed ha recuperato 4 cadaveri. Nessuna traccia degli altri 3 naufraghi. Tenendo conto della segnalazione dei media tunisini sulla prima barca, in totale risultano dunque 39 vittime.

(Fonte: Anadolu Agency, Avvenire, Agenzia Reuters, Al Arabiya, Afroplanet, Efsyn, Ansamondo, Il Gazzettino, Rainews, Corriere della Sera, Il Secolo XIX, Al Jazeera, La Stampa)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa) 7-9 aprile 2023

Un migrante nigeriano è morto nelle acque di Sfax poco dopo essersi issato sulla barca dove erano altri 38 migranti, inclusi i suoi tre figli piccoli e la moglie. L’uomo si era attardato in mare per spingere il natante, uno scafo in metallo di 7 metri, per fargli prendere il largo, verso le 20 di venerdì 7 aprile. Quando a sua volta è riuscito a salire a bordo era stremato. Poco dopo è stato colto da un malore, forse causato dalla fatica e da un forte stato di ipotermia, ha perso conoscenza ed è spirato senza che i familiari e i compagni potessero fare nulla per aiutarlo. La barca è stata poi intercettata al largo di Lampedusa, durante la notte tra sabato 8 e domenica 9 aprile, dalla motovedetta Cp 303 della Guardia Costiera, che ha sbarcato i naufraghi al molo Favarolo. La salma è stata trasferita la notte stessa nella sala mortuaria del cimitero di Cala Pisana. Il gruppo era composto da 20 uomini (incluso il migrante morto), 11 donne e 8 minori, provenienti da Costa d’Avorio, Guinea, Camerun e Nigeria.

(Fonte: Agrigentonotizie)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 8-9 aprile 2023

Almeno 20 vittime (2 cadaveri recuperati e 18 dispersi) in un naufragio al largo di Lampedusa sulla rotta tra la Tunisia e le Pelagie. Sulla barca, uno scafo in metallo salpato dalla costa di Sfax, c’erano più di 40 persone, originarie di Costa d’Avorio, Guinea, Camerun e Senegal. Quando si è rovesciata, colando a picco, la sera di sabato 8 aprile, era ancora a parecchie miglia da Lampedusa. Arrivando sul posto la Nadir, la nave umanitaria della Ong tedesca Resqship, ha trovato circa 25 naufraghi, tutti molto provati perché erano in acqua già da oltre due ore. L’equipaggio è riuscito a portarne in salvo 22 ed ha recuperato due corpi ormai senza vita. Nessuna traccia degli altri. In base alle prime testimonianze dei superstiti, sbarcati a Lampedusa, si è parlato inizialmente di almeno 21 dispersi. Incrociando le dichiarazioni concordi rese successivamente alla polizia da tutti i naufraghi (tra cui 9 donne), si è potuto stabilire che i dispersi sono in realtà 18, per un totale di 20 vittime. Gli stessi superstiti hanno riferito di aver pagato ciascuno 3 mila dinari tunisini per la traversata.

(Fonte: Agrigentonotizie, sito web Resqship, Alarm Phone)

Marocco-Spagna (Guelmin-Canarie), 8-9 aprile 2023

Almeno 11 morti e un solo superstite nel naufragio di uno zodiac barca nell’Atlantico sulla rotta tra il Marocco occidentale e le Canarie. Il gommone è partito dalla zona di Guelmin, circa 200 chilometri a sud di Agadir (125 da Tiznit) e quasi 250 a est di Tarfaya, il punto della costa marocchina più vicino all’arcipelago spagnolo.  Puntava certamente verso le isole di Lanzarote o Fuerteventura, le più prossime al continente africano. La tragedia è avvenuta non molto dopo la partenza e comunque nelle acque della zona Sar marocchina. Se ne ignorano le cause e le circostanze precise. Sta di fatto che i soccorritori hanno potuto trarre in salvo un solo naufrago, trovato aggrappato al relitto, e recuperare i corpi senza vita di altri undici trascinati dal mare sulla spiaggia di Guelmin: 7 uomini e una donna maghrebini e 3 subsahariani: un uomo, una donna e un bambino molto piccolo, forse una famiglia. Non è chiaro se ci siano anche dei dispersi. Secondo alcune fonti (come il sito di Txema Santana) sullo zodiac c’erano solo 12 persone, ma secondo altre non è noto il numero dei migranti a bordo al momento della partenza e dunque potrebbero esserci altre vittime. Di sicuro non è frequente che, sulla rotta per le Canarie dal Marocco, partano imbarcazioni con appena una decina di migranti o poco di più. Il carico medio va in genere da 30 a 40. In questo caso ci sarebbero decine di dispersi.

(Fonte: Helena Maleno Caminando Fronteras, Alarm Phone, sito Txema Santana, Cear Refugio, Diario de Aviso)

Libia (Qirah, Sebha), 11 aprile 2023

Sette migranti subsahariani morti e altri 19 feriti, alcuni in modo grave, su un pick-up di trafficanti coinvolto in un incidente accaduto in pieno Sahara fra il 3 e il 4 aprile ma di cui è stata data notizia solo martedì 11. Il furgone viaggiava lungo la strada che conduce fino alla costa e a Tripoli. Era stracarico: quasi 30 migranti a bordo, probabilmente entrati in Libia dal confine con il Niger e forse prelevati a Sheba, l’ex capitale del Fezzan dove convergono le principali strade e piste del deserto provenienti dal sud e diventata uno dei principali nodi di sosta e riferimento per i “trasporti” di migranti dall’interno verso il Mediterraneo. Imprecisate le cause della tragedia, avvenuta alle porte di Qirah, un piccolo insediamento e punto sosta nel Sahara libico situato 75 chilometri a nord di Sheba e 700 a sud di Tripoli. Di sicuro il pick-up viaggiava a forte velocità e, non lontano dall’abitato, è finito fuori strada, ribaltandosi. Quando sul posto sono arrivate una squadra della Mezzaluna Rossa e la polizia, 7 dei migranti a bordo erano già morti. I feriti sono stati trasferiti al Brak General Hospital di Qirah.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 11-12 aprile 2023

Oltre 40/45 vittime tra migranti morti e dispersi (47 secondo le stime più attendibili) in un naufragio al largo della Tunisia, nella notte tra lunedì 11 e martedì 12 aprile, sulla rotta per Lampedusa. La barca è partita intorno alle 18 dalla zona di Sfax. A bordo c’erano oltre 120 persone, quasi tutte di origine subsahariana. La tragedia, provocata probabilmente dal sovraccarico e dalle condizioni del mare, è avvenuta verso le 22, dopo che, navigando verso nord-est, erano già state superate le isole Kerkennah. Il portavoce della Guardia Nazionale tunisina, Houssen Eddin Jebabli, ha dichiarato che i soccorritori hanno tratto in salvo 76 naufraghi (di cui 4 tunisini) e recuperato 10 cadaveri (2 di bambini), mentre risultavano tra 20 e 30 dispersi. Faouzi Masmoudi, giudice del Tribunale di Sfax, ha poi riferito all’agenzia Reuters che in realtà i dispersi sono più di 30. Nelle ore successive, sulla base di informazioni apprese e pubblicate dalla Ong Refugees in Libya, è emerso che a bordo della barca c’erano 123 persone, tra cui 30 donne e 13 bambini, alcuni dei quali neonati. Nella giornata di giovedì 13 aprile sono stati recuperati altri 15 cadaveri e ancora 8 venerdì 14. Ne consegue che i dispersi risultano 14 per un totale di 47 vittime (inclusi i 33 cadaveri recuperati tra martedì 12 e giovedì 14 aprile) e 76 superstiti.

(Fonte: Agenzia Reuters, Refugees in Libya, Al Jazeera, Tap News Agtency, Africa News, Ansamed, Ansa, Sky Tg24)

Libia-Italia (Derna e Tripoli), 11-12 aprile 2023

I cadaveri di due migranti sono affiorati sul litorale libico tra martedì 11 e mercoledì 12 aprile. Trovati quasi nelle stesse ore ma in due punti a enorme distanza l’uno dall’altro – a Tripoli e a Derna – si tratta certamente di vittime di episodi diversi, senza alcun collegamento tra di loro. Il primo era ai piedi di una scogliera nei pressi dell’hotel Al Bahr, circa dieci chilometri a ovest del centro della capitale, nella zona di Gargaresc. Segnalato alla polizia da abitanti del posto nella serata di martedì 11, è stato recuperato e trasferito presso un obitorio ospedaliero da personale della Mezzaluna Rossa, in attesa del nulla osta della magistratura per l’inumazione. L’altro è stato trovato oltre 1.300 chilometri più a est, in Cirenaica, sulla spiaggia di Karsa, una località distante una ventina di chilometri da Derna. Anche in questo caso, su disposizione del procuratore militare di Derna, è intervenuta per la rimozione una squadra della Mezzaluna Rossa, che ha trasportato la salma all’obitorio dell’ospedale Al Huraish per sottoporla a un’autopsia prima della sepoltura. In entrambi i casi non sono emersi elementi per l’identificazione o per stabilirne la provenienza. E’ certo ituttavia che i due corpi sono rimasti in acqua diversi giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Algeria-Spagna (Javea, Alicante), 12 aprile 2023

I corpi di due migranti sono affiorati nelle acque di Javea, 85 chilometri a nord est di Alicante, sulla costa valenciana. Recuperati dalla Guardia Civil, sono stati trasferiti nell’obitorio dell’istituto di medicina legale. Appare certo che si tratti di migranti annegati nel tentativo di arrivare in Spagna, quasi certamente partiti dall’Algeria, essendo quella di Valencia la zona dove sono più frequenti gli arrivi di barche salpate dalla costa algerina occidentale. A giudicare dallo stato di degrado le due salme sono rimaste in acqua per più giorni. Per tentare di dare un nome ai due giovani e di ricostruire le circostanze del naufragio in cui hanno perso la vita, Helena Maleno, della Ong Caminando Fronteras, ha diffuso una descrizione minuziosa degli abiti che indossavano: una felpa blu con una G bianca sotto una tuta scura il primo; una felpa Nike, con pantaloni e cintura scuri l’altro. Tra gli abiti la polizia ha trovato inoltre un passaporto della Repubblica di Guinea e proprio questo documento potrebbe rivelarsi determinante per le indagini.

Aggiornamento 13-14 giugno. Si ritiene che si tratti di due delle 16 vittime del naufragio della barca partita da Cherchell e scomparsa in mare senza lasciare traccia. La tragedia è stata scoperta il 23-24 marzo con il ritrovamento dei primi due cadaveri. Oltre ai 2 corpi trovati nello stesso tratto di mare il 12 aprile (2), ne sono stati recuperati altri tre il 30 maggio, il due e il tredici giugno (nota 1-2 aprile), tutti in grave stato di degrado.

(Fonte: sito web Helena Maleno Caminando Fronteras, Xabia.com, 20 Minutos)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 14 aprile 2023

I corpi di quattro migranti sono stati avvistati e recuperati in mare dalla Guardia Costiera tunisina nelle acque delle isole Kerkennah, a est di Sfax. Si tratta certamente di vittime di un naufragio sulla rotta verso Lampedusa, ma se ne ignorano i tempi e le circostanze. Secondo le autorità tunisine, in ogni caso, non sono ricollegabili al peschereccio stracarico di migranti affondato la notte tra l’undici e il dodici aprile, con almeno 47 vittime tra morti e dispersi (nota 11-12 aprile). Lo stato di degrado piuttosto avanzato dei corpi starebbe a indicare infatti che la morte risale a un periodo antecedente.

(Fonte: Agenzia Reuters, Tap News Agency)

Grecia (Makri-Komotini), 14-15 aprile 2023

Cinque profughi entrati da poco in Grecia dalla Turchia sono rimasti uccisi in un incidente sull’autostrada Egnatia. Altri cinque feriti. Gravemente ferito l’autista che li accompagnava nel viaggio verso ovest mentre anche il conducente di un’altra vettura è morto. Il gruppo di migranti era su un pulmino che, proveniente dalla frontiera dell’Evros, aveva superato l’abitato di Makri (distante una sessantina di chilometri dalla linea di confine con la Turchia) e stava procedendo verso Salonicco. Poco prima dello svincolo di Komotini (45 chilometri a nord ovest di Makri) sono incappati in un posto di blocco della polizia. Per superarlo ed eludere i controlli, l’autista ha accelerato l’andatura e invaso la corsia di marcia opposta, scontrandosi in piena velocità con l’auto di un quarantacinquenne greco. Nell’impatto sono morti sul colpo 5 dei 10 migranti e il conducente dell’altra macchina. Per estrarre i feriti dalle auto distrutte sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. La Croce Rossa li ha poi trasferiti presso gli ospedali di zona. Almeno due in condizioni critiche. Secondo altre fonti, tra i 5 morti del pulmino ci sarebbe anche l’autista.

(Fonte: Ekhatimerini)

Algeria-Spagna (Kristel), 15 aprile 2023

Il cadavere di un uomo dell’età apparente di circa 30 anni è stato portato dal mare sulla spiaggia di Kristel, nel comune di Gdyel, meno di 30 chilometri a nord est di Orano. Recuperato dalla polizia, è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale El Mohgou per l’autopsia, nell’ambito dell’inchiesta disposta dalla magistratura. Il corpo è rimasto in acqua per più giorni prima del ritrovamento. L’ipotesi più accreditata è che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per arrivare in Spagna. Si ignorano la data e le circostanze della morte, ma il litorale di Kristel è uno dei punti da cui sono più frequenti le partenze delle barche di harraga verso l’Andalusia. Negli stessi giorni del ritrovamento del cadavere proprio a Kristel la polizia ha scoperto una organizzazione di “passatori”, arrestando sette persone e sequestrando in un deposito una barca in vetroresina, uno zodiac con motore fuoribordo Yamaha, un rimorchio per imbarcazioni, bussole e taniche di benzina, 3 pick-up.

(Fonte: Le Quotidien d’Oran)

Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 16 aprile 2023

Risultano scomparsi due giovani marocchini – Andessamad Habachi e Mohamed Ekl Khaoua – che hanno cercato di raggiungere Ceuta a nuoto. Entrambi poco più che ventenni, amici da sempre, hanno deciso insieme di attraversare via mare la frontiera dell’enclave spagnola, confidando la loro intenzione a un altro amico, che ha poi dato l’allarme quando se ne sono perse le tracce. Hanno preso il largo da una spiaggia di Castillejos verso le 13 di martedì 12 aprile, pensando di aggirare la lunga scogliera antemurale situata sulla linea di confine per approdare poi sulla spiaggia del Tarajal, circa 3,5 chilometri a sud dell’area portuale. Da quel momento non se ne è saputo più nulla. I familiari hanno provato più volti a contattarli per telefono ma i loro cellulari risultano disattivati. Poi, tra sabato 15 e domenica 16 aprile, il fratello di uno dei due ne ha segnalato ufficialmente la scomparsa alle autorità marocchine. La gendarmeria si è messa in contatto con la polizia spagnola per estendere le ricerche ma a Ceuta i due ragazzi non risultano arrivati. Domenica 16 le famiglie si sono rivolte anche alla redazione del Faro de Ceuta per un appello di ricerca.

Aggiornamento 18 maggio. Il corpo di Mohamed è stato recuperato il 12 maggio da una barca di pescatori marocchini. Era al largo della costa nel tratto di circa 50 chilometri compreso tra le spiagge di Bouskour a est e di Bades a ovest, nella provincia di Al Hoceima, oltre 150 chilometri a est di Ceuta. Subito dopo il ritrovamento la gendarmeria marocchina, tra le varie ipotesi, ha ritenuto che potesse essere uno dei due giovani originari della zona di Berrechid, a sud di Casablanca, dispersi in mare dal 12 aprile nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. La grande distanza delle acque in cui è stato recuperato il corpo dall’enclave spagnola poteva spiegarsi con le forti correnti e burrasche da est nei giorni precedenti. L’ipotesi si è rivelata fondata. Tra il 16 e il 17 aprile c’è stato il riconoscimento ufficiale della salma di Mohamed da parte del fratello presso l’obitorio di Al Hoceima. Il 18 maggio i familiari hanno chiesto alla Procura la restituzione del corpo per seppellirlo ad El Jadida, la loro città, circa 100 chilometri a ovest di Berrechid.

(Fonte: El Faro de Ceuta edizioni del 16 aprile e 18 maggio, Nadorcity.com)

Libia-Malta-Italia (Tobruk), 17 aprile 2022       

Due migranti morti e 2 dispersi nelle acque al largo di Tobruk, in Cirenaica. Altri 6 sono stati recuperati e costretti rientrare in Libia. La notizia è venuta alla luce grazie al rapporto settimanale dell’ufficio Oim di Tripoli pubblicato lunedì 17 aprile ma il naufragio è avvenuto domenica 9, otto giorni prima. Se ne ignorano le circostanze e le cause: il dossier dell’Oim si limita a comunicare il numero delle vittime e di quanti si sono salvati mentre dalle autorità libiche non sono state diffuse informazioni di alcun genere. Non è da escludere che possano esserci altri migranti scomparsi in mare. Sulle barche che i trafficanti fanno partire dalla costa cirenaica verso Malta e l’Italia, infatti, sono ammassate in genere molte più persone delle 10 riferibili a questo episodio tra morti, dispersi e superstiti.

(Fonte: rapporto Oim Libia del 17 aprile ore 12,42)

Algeria-Spagna (Mers El Adjadj), 18 aprile 2022

Il cadavere di un uomo sui 40 anni è stato recuperato in mare oltre un miglio al largo della spiaggia di Mers El Hadjadj, una cinquantina di chilometri a est di Orano. Segnalato a quanto pare da alcuni pescatori, è stato recuperato da una motovedetta della Protezione Civile e trasferito nell’obitorio dell’ospedale di El Mohgoun per l’autopsia disposta dalla magistratura. Non sembrano esserci dubbi che si tratti di un harraga annegato nel tentativo di raggiungere la penisola iberica, probabile vittima di un naufragio “fantasma”. Ad avvalorare questa ipotesi concorre anche il fatto che tre giorni prima, il 15 aprile, era stato trovato un altro cadavere in quello stesso tratto di mare, nelle acque di Kristel, poco più di 35 chilometri a ovest di Mers El Hadjadj. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione. Se ha fondamento l’ipotesi del naufragio “fantasma” potrebbero esserci anche dei dispersi.

(Fonte: Le Quotidien d’Oran)

Marocco (Akhfennir-Tarfaya), 18 aprile 2022

Una ragazza guineana – Bountourab Rouré, 27 anni – è scomparsa nel Sahara mentre cercava di raggiungere Tarfaya, la città più prossima alle Canarie, forse con l’intento di trovare il modo di imbarcarsi verso Fuerteventura o Lanzarote. Ne ha dato notizia Helena Maleno, portavoce della Ong Caminando Fronteras, lanciando un appello di ricerca su richiesta dei familiari. Le tracce di Bounturab si perdono il 7 aprile, il giorno in cui è partita da Akhfennir, una città situata sulla costa atlantica del Marocco, oltre 100 chilometri a est di Tarfaya. La strada per raggiungere Tarfaya da questa zona costeggia l’Atlantico fino ai margini del parco nazionale di Khenifiss, dove piega verso sud-ovest addentrandosi profondamente nel Sahara per poi risalire verso la costa in direzione nord-ovest. E’ in questo tratto che Bounturab è scomparsa. La nota di Caminando Fronteras non specifica le circostanze precise né se, come è presumibile, fosse insieme ad altre persone. Sta di fatto che a Tarfaya non risulta mai arrivata. I familiari hanno atteso qualche giorno e poi hanno deciso di dare l’allarme.

(Fonte: Helena Maleno Caminando Fronteras)

Marocco-Spagna (vallo di confine), 18 aprile 2023

Almeno un morto – ma secondo alcune fonti 3 – tra i circa 200 migranti bloccati dalla polizia marocchina mentre tentavano di superare il vallo di confine che circonda l’enclave spagnola di Ceuta. Si chiamava Mamadou Aliou Diallo, veniva dalla Guinea ed aveva poco più di vent’anni. L’assalto alla duplice barriera di pali e rete d’acciaio alta dieci metri è avvenuto all’alba di venerdì 14 aprile, all’altezza del Tarajal. Nella zona sud. Nessuno è riuscito a entrare: la gendarmeria e la polizia ausiliaria hanno fermato decine di giovani prima che riuscissero a raggiungere la linea di frontiera. Il rapporto ufficiale e le cronache pubblicate dai media hanno riferito di 70 migranti subsahariani arrestati e 6 feriti in condizioni tali da dover essere ricoverati. La notizia della morte di Mamadou si è diffusa quattro giorni dopo. Secondo quanto hanno raccontato altri migranti, è stato colpito duramente alla testa nel caos provocato dal blocco ed ha perso conoscenza. Alcuni amici avrebbero voluto aiutarlo ma sono dovuti fuggire per sottrarsi a un’altra carica della polizia. Il suo corpo senza vita è stato poi trovato al pronto soccorso: non si sa se sia morto in ospedale o subito dopo essere stato colpito. Altri testimoni hanno riferito che sarebbero morti altri due dei ragazzi feriti ma la notizia non ha trovato conferme.

(Fonte: Association Marocaine des Droits Humains Nador)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 18-19 aprile 2023

Un migrante ventenne del Burkina Faso è annegato in un naufragio al largo di Lampedusa. Tratti in salvo altri 54 migranti, incluso un bambino di 4 anni giunto a riva in condizioni critiche. La barca, uno scafo in metallo lungo 7 metri, era arrivato al largo dell’isola dopo una navigazione di quasi una intera giornata iniziata a Sfax. Nella serata di martedì 18 è stato intercettato nelle acque italiane dalla motovedetta Cp 273 della Guardia Costiera. Vedendo la nave avvicinarsi, buona parte dei 55 migranti si sono spostati d’istinto sullo stesso lato del battello, come per richiamare l’attenzione dei soccorritori, ma questo brusco movimento ha compromesso l’equilibrio già precario dello scafo, che si è rovesciato di colpo, scaraventando tutti in acqua. Il ragazzo del Burkina Faso, forse rimasto incastrato sotto la barca, è annegato prima che potessero raggiungerlo. Tutti gli altri naufraghi (tra cui 11 donne e 4 bambini) sono stati tratti in salvo. Il bimbo di 4 anni è stato raggiunto appena in tempo: era già sott’acqua e rischiava di annegare quando è stato recuperato e portato a bordo della motovedetta dove gli sono state praticate le prime cure di rianimazione. Al momento dello sbarco sul molo Favarolo, nella notte tra il 18 e il 19 aprile, era in condizioni disperate, ma i medici del poliambulatorio hanno potuto salvarlo. Il cadavere del ventenne è stato portato nel cimitero di Cala Pisana.

(Fonte: Agrigentonotizie, Ansa, La Stampa, Repubblica)

Tunisia-Italia (isole Kerkennah), 18-19 aprile 2023

Quindici migranti subsahariani dispersi in un naufragio al largo delle isole Kerkennah, sulla rotta tra la Tunisia e Lampedusa. Solo 4 i superstiti. La barca era partita la sera di lunedì 17 aprile dalla costa di Sfax. Ha navigato fino a superare l’arcipelago delle Kerkenna, puntando verso nord est. La tragedia è avvenuta prima dell’alba di martedì 18: lo scafo si è rovesciato di colpo, senza dare il tempo ai migranti a bordo neanche di lanciare un Sos. I naufraghi sono rimasti in mare per ore, scomparendo uno dopo l’altro. I primi soccorsi sono arrivati solo la sera di martedì, grazie a un pescatore che ha avvistato casualmente e recuperato 4 superstiti aggrappati al relitto, a 21 miglia da El Kraten, il punto più settentrionale delle Kerkennah. Lo stesso pescatore ha lanciato l’allarme alla Guardia Costiera tunisina, riferendo che i superstiti avevano segnalato che sulla barca affondata c’erano altre 15 persone. Le ricerche, iniziate dal peschereccio, sono state poi continuate da unità della Marina ma non hanno dato alcun esito. I superstiti sono stati sbarcati a Sfax.

(Fonte: Tap News Agency, Agenzia Nova, Agen Press, Nuovo Sud, Day Fr Italia, Il Corriere del Ticino, Agenzia Ansa)

Polonia (Bialystok), 18-19 aprile 2023

Ancora due profughi provenienti dalla Bielorussia morti in Polonia e un terzo ferito gravemente. Si tratta di tre episodi distinti riconducibili al blocco del confine nei confronti dei rifugiati che cercano asilo in Europa.

Cadavere al confine. L’ultima vittima è un giovane sconosciuto trovato privo di vita tra martedì 18 e mercoledì 19 in un bosco lungo nei pressi della frontiera, nel tratto compreso tra Bialowieza e Kruzyniany, due citta sula linea di confine distanti rispettivamente 80 e 50 chilometri da Bialystok. A giudicare dallo stato di degrado la morte è sopraggiunta qualche giorno prima del ritrovamento. E’ il quarantunesimo cadavere trovato nella fascia di confine dall’inizio del 2021.

Siriano morto in detenzione. Alcuni giorni prima, giovedì 13 aprile, grazie a un servizio giornalistico pubblicato da Middle East Monitor, si era avuta notizia dell’altra vittima, un giovane deceduto in un centro di detenzione per migranti nella zona di Byalistok. La morte, ha riferito l’agenzia, risale alla notte del 17 marzo ma la polizia polacca la ha ammessa ufficialmente solo circa un mese dopo. Maria Ksiazek, una psicologa che assiste i rifugiati nel campo, ha rilasciato dichiarazioni pesantissime nei confronti delle autorità polacche: “I profughi detenuti hanno dichiarato che è stata usata violenza contro il loro compagno: picchiato e colpito a calci nello stomaco quando già si contorceva a terra per il dolore”. E da questo pestaggio il giovane non sarebbe più riuscito a riprendersi: “Nonostante i suoi amici lo implorassero, a quel giovane per diversi giorni è stata negata anche l’assistenza medica”. Marta Petkowska, portavoce dell’ufficio del Procuratore, ha dichiarato all’agenzia di stampa polacca Pap che sul caso è stata aperta un’inchiesta.

Siriano gravissimo. Un siriano si è ferito gravemente precipitando dal muro alto più di sei metri eretto lungo il confine polacco per ostacolare l’accesso dei profughi dalla Bielorussia. Anche in questo caso la notizia è emersa solo grazie a un servizio giornalistico, pubblicato da Al Jazeera nell’edizione pubblicata lunedì 17 aprile in Libano, dove vive la moglie della vittima. Nella caduta l’uomo, oltre a ferite minori, ha riportato la frattura di entrambe le gambe. La polizia lo ha fatto trasferire all’ospedale di Bialystok ma è subentrata una grave infezione che ne ha messo a rischio la vita stessa.

(Fonte: sito web Grupa Granica, Infomigrants)

Libia-Italia (Sabratha), 18-19 aprile 2023

Quarantasette cadaveri di migranti recuperati in mare e almeno 13 dispersi in un naufragio fantasma sulla rotta tra la Libia e Lampedusa. Il primo sospetto di una tragedia è maturato martedì 18 aprile quando sulla costa di Sabratha, a ovest di Tripoli, sono affiorati a pochi metri dalla battigia i corpi senza vita di due donne sconosciute. Le condizioni delle salme sembravano indicare che non erano rimaste in acqua molto a lungo e che il naufragio da cui probabilmente provenivano doveva essersi verificato a non grande distanza dalla riva. Una squadra della Mezzaluna Rossa le ha trasferite nell’obitorio dell’ospedale di Sabratha. La conferma che c’era stato un naufragio in quelle acque è arrivata nelle ore successive quando, in altri punti della costa, diversi ma vicini, sono stati trovati 4 corpi, tutti di uomini. Anche per questi non sono emersi elementi per poterli identificare. A dare un contorno più preciso all’entità della tragedia è stata la Mezzaluna Rossa, comunicando che, secondo le notizie raccolte, sulla barca naufragata ci sarebbero state almeno 48 persone. Nelle ore successive i contorni della tragedia si sono definiti meglio. A bordo, ha riferito l’Oim, c’erano almeno 60 persone. I dispersi risultavano dunque 54. Intanto, sempre sulla costa di Sabrata, in una casa abbandonata sulla spiaggia nell’estrema periferia, la polizia ha trovato i resti carbonizzati di un gommone, probabilmente incendiato dai trafficanti per cancellare delle prove, magari proprio quelle di una “spedizione” finita con un naufragio. Si è aperta un’inchiesta per verificare se ci sia un collegamento tra i due episodi

Recuperati altri cadaveri. A partire dal 20 aprile altri cadaveri sono stati recuperati lungo un ampio arco di costa a Sabratha. Dal mattino di giovedì 20 fino alla sera di venerdì 21, in varie fasi, diverse squadre della Mezzaluna Rossa ne hanno individuati 17, trasferendoli all’obitorio dell’ospedale regionale. Dopo meno di due giorni, domenica 23, ne sono affiorati altri 11, trascinati dal mare sulla battigia di vari tratti di spiaggia. Martedì 25, ancora 8 e mercoledì 26 altri 3. Un altro il 2 maggio. I morti accertati sono così saliti a 46 mentre i dispersi si sono ridotti a 14. 

(Fonte: Migrant Rescue Watch, sito web Marieldrese Mezzaluna Rossa, sito web Refugees in Libya)        

Macedonia (Gevgelija), 19 aprile 2023

Una giovane migrante è stata uccisa in Macedonia da un colpo di pistola esploso durante una colluttazione scoppiata a un posto di blocco della polizia. La ragazza era con un gruppo di altri sei profughi che, divisi su due auto, provenivano dalla Grecia. Poco dopo aver superato la linea di confine, entrambi i veicoli sono stati fermati per una ispezione da una pattuglia di agenti alla periferia di Gevgelija, una città situata 150 chilometri a sud est di Skopje, meno di 5 chilometri dalla frontiera e una ventina a nord della città greca di Policastro. Durante i controlli c’è stato un diverbio tra uno degli autisti e la pattuglia. Un agente avrebbe estratto la pistola e l’uomo, secondo le autorità macedoni, avrebbe cercato di impadronirsene. Nello scontro violento che ne è seguito è partito almeno un colpo, che ha raggiunto in pieno la ragazza, ferendola gravemente al torace. La stessa pattuglia di agenti l’ha fatta ricoverare d’urgenza nel più vicino ospedale ma è morta poche ore dopo. Entrambi gli autisti sono stati arrestati e le auto poste sotto sequestro.

(Fonte: Associated Press, Infomigrants)

Marocco-Spagna (Tan Tan – Canarie), 19-20 aprile

Diciannove vittime (2 cadaveri recuperati e 17 migranti dispersi) nel naufragio di uno zodiac nell’Atlantico sulla rotta per le Canarie. A bordo erano in 61, con 12 donne e 4 bambini. E gran parte dei morti sono donne, 7 sulle 12 in totale presenti sulla barca, oltre a un neonato. Il battello ha preso il mare nella tarda serata di martedì 18 aprile dalla zona di Tan Tan, puntando verso Fuerteventura o Lanzarote, le due isole dell’arcipelago più vicine alla costa marocchina. L’emergenza è scattata dopo circa 200 chilometri di navigazione, quando al largo di Tarfaya, nelle acque Sar del Marocco, lo scafo ha cominciato a imbarcare acqua, minacciando di affondare rapidamente. A lanciare per prima la richiesta di aiuto è stata Helena Maleno, portavoce della Ong Caminando Fronteras, che già in precedenza aveva segnalato come sulla rotta verso le Canarie ci fossero almeno 260 persone in pericolo su barche partite da vari punti della costa marocchina tra Tan Tan e Cabo Bojador. Il dispaccio diffuso alle 8,48 di mercoledì 19 aprile non lasciava adito a dubbi: “Sulla rotta delle Canarie si sta inabissando una imbarcazione con 61 migranti: occorrono soccorsi immediati”. Da quel momento più nulla fino a quando, la mattina di giovedì 20 aprile, le autorità marocchine hanno confermato il naufragio, specificando che erano state tratte in salvo 42 persone (tra cui 5 donne e 3 bambini) e recuperati 2 cadaveri. Nessuna traccia degli altri 17 naufraghi, scomparsi in mare prima dell’arrivo delle unità di salvataggio. Sia i superstiti che i due corpi sono stati sbarcati a Tarfaya.

(Fonte: Helena Maleno Ong Caminando Fronteras, El Diario)

Turchia-Grecia (Neo Itylo, Peloponneso), 19-20 aprile 2023

Un giovane profugo è annegato in un naufragio all’altezza della penisola di Mali, nel Peloponneso. Partita dalla Turchia con 81 persone (tra cui numerose donne e 16 minori), la barca puntava probabilmente verso l’Italia ma a sud del Peloponneso – secondo quanto hanno riferito gli stessi migranti – dopo essersi avvicinati alla costa gli scafisti l’hanno abbandonata, dileguandosi con un altro battello. Nessuno a bordo sapeva governare la barca così hanno lanciato un Sos che è stato raccolto dalla Ong Aegean Boat Report. Totalmente inesperti di navigazione, però, non sono stati in grado di fornire la posizione e la Ong, a quel punto, ha suggerito di chiamare il numero d’emergenza 112. Con il passare delle ore, praticamente abbandonata a se stessa, la barca, spinta dalle correnti, ha cominciato ad accostare verso la Grecia e poi, poco dopo essere stata finalmente localizzata ma prima che arrivassero i soccorsi, si è schiantata contro una scogliera vicino ad Artigia Beach, nel comune di Neo Itylo, 250 chilometri a sud di Atene. L’urto contro le rocce ha devastato lo scafo, che si è adagiato su un lato ed è in parte affondato. Quando sul posto, allertate da alcuni abitanti della zona, sono giunte la polizia e la Guardia Costiera, i migranti erano già riusciti a raggiungere da soli la spiaggia: 47 sono stati trovati sul posto e qualche ora dopo altri 33 che si erano allontanati in cerca di aiuto. Ispezionando il relitto, poi, è stato trovato a bordo il corpo del giovane morto quando la barca si è incagliata tra gli scogli. In seguito alle ricerche successive e alle testimonianze dei superstiti si è escluso che ci fossero altre vittime. Quattro bambini e tre donne sono stati trasferiti all’ospedale di Lakonia.

(Fonte: Associated Press, Ekathimerini, Ana Mpa, Anadolu Agency, Alarm Phone, Aegean Boat Report)

Marocco (Hassi Berkane, Nador), 21 aprile 2023

Il corpo senza vita di un migrante subsahariano è stato trovato, dopo la stazione di Hassi Berkane, lungo la massicciata della ferrovia che parte da Rabat, 470 chilometri più a sud, e termina a Nador. Secondo quanto è stato appurato, anche dal tipo di ferite, è morto saltando dal treno. Fonti locali hanno riferito che sono numerosi i migranti subsahariani che, provenienti da Rabat, abbandonano il treno in piena corsa, prima di arrivare a Nador, 40 chilometri più a nord, per sottrarsi ai controlli della polizia nell’ultimo tratto del viaggio o nella stessa stazione di Nador. Si ritiene che anche quel ragazzo, deciso ad arrivare a Nador con l’intenzione di trovare il modo di passare in Spagna, abbia fatto lo stesso, nel timore di essere fermato da una pattuglia di gendarmi, ma la caduta sulla massicciata gli è stata fatale. Il cadavere è stato trasferito all’obitorio dell’ospedale di Nador. Non è stato identificato.

(Fonte: Association Marocaine Droits Humains)

Polonia-Bielorussia (Istok, Dubicze), 22-24 aprile 2023

Ancora due profughi morti al confine tra la Bielorussia e la Polonia, in territorio polacco. Il primo è stato trovato verso le 14 di sabato 22, da alcuni abitanti del posto, nei pressi del villaggio di Istok, circa 90 chilometri a nord est del comune di Dubiecze Cerkievne. Il suo corpo ormai senza vita era rannicchiato ai margini della foresta di Bialowieska, la stessa zona dove sono stati trovati decine di altri migranti morti, a brevissima distanza dalla linea di frontiera. Dopo un sopralluogo sul posto, una squadra di polizia ha fatto rimuovere la salma, trasferendola all’obitorio di Bialystok per le indagini. Non sono emersi elementi per l’identificazione o stabilire le circostanze esatte della morte. Circa 24 ore dopo, nel tardo pomeriggio di domenica 23 aprile, dopo tre settimane di agonia, è morto all’ospedale di Bialystok il profugo siriano di 58 anni rimasto gravemente ferito la notte fra i 3 e il 4 aprile (nota del 18-19 aprile) precipitando dall’alto del muro eretto dal governo polacco lungo il confine per ostacolare l’accesso di migranti e richiedenti asilo dalla Bielorussia.

(Fonte: Grupa Granica)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 22-24 aprile 2023

Almeno 70 migranti morti in più naufragi nelle acque tunisine sulla rotta per Lampedusa. L’allarme è scattato nelle prime ore di sabato 22 quando numerosi cadaveri sono cominciati ad affiorare lungo la costa sia a nord di Sfax, verso Madhia, sia a sud, verso Gabes. Già i primi rapporti riferivano di decine di vittime. Un primo bilancio comunicato dalla Guardia Costiera ne ha poi conteggiati 31 ma nelle ore successive Faouzi Masmoudi, magistrato della Procura di Sfax, ha precisato all’agenzia Reuters che le salme recuperate sono 70, tutte di migranti subsahariani. Molte appaiono in grave stato di degrado e dovrebbero provenire dunque da naufragi avvenuti diversi giorni prima del ritrovamento ma rimasti sconosciuti. Altre sono invece di persone annegate più di recente, quasi certamente tra domenica 23 e lunedì 24 aprile. Lo stesso magistrato ha aggiunto che nel naufragio avvenuto la mattina di lunedì 47 naufraghi sono stati tratti in salvo ma che intanto tutti si sono esauriti tutti i posti disponibili negli ospedali di Sfax.

(Fonte: Agenzia Reuters, Tap News Agency, La Presse, Alarm Phone)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 24 aprile 2023

Due migranti morti e 17 dispersi in tre naufragi al largo di Lampedusa. Nella stessa giornata è affondato nelle acque delle Pelagie anche un quarto natante, ma in questo caso i 47 naufraghi (tra cui 6 donne e un bambino) sono stati tutti tratti in salvo dalla nave della Ong Open Arms.

Primo naufragio: 5 morti e 10 dispersi. Sulla barca – uno scafo in metallo lungo 7 metri – c’erano 55 persone, tutte subsahariane. Aveva già raggiunto la zona Sar italiana quando si è rovesciata e tutti sono finiti in acqua. I primi soccorsi sono arrivati da un peschereccio tunisino, il Mohamed Amine, che ha tratto in salvo 40 naufraghi (26 uomini, 8 donne e 6 minori) e recuperato il cadavere di un giovane. Lo stesso peschereccio h lanciato l’allarme e poco dopo è giunta sul posto da Lampedusa la motovedetta CP 319, che ha preso a bordo i superstiti e la salma, poi sbarcati al molo Favarolo. Le ricerche condotte successivamente da unità della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza per ritrovare i 14 dispersi nella giornata di lunedì non hanno dato alcun esito. Due salme, entrambe di donne, sono state trovate nelle prime ore di mercoledì 26 aprile dalla motovedetta Cp 268 al rientro da un’altra operazione di soccorso. Un’altra, di un uomo, il 27 dalla nave della Ong Open Arms. Ancora una, un uomo, in grave stato di degrado venerdì 5 maggio dalla Cp 327 della Guardia Costiera.

Secondo naufragio: 3 dispersi. Anche questa barca (partita sabato 22 aprile intorno alle 22 da Sfax) è affondata poco al largo di Lampedusa, in zona Sar italiana, un’ora circa dopo il primo naufragio. A bordo c’erano 45 persone. Una unità della Guardia Costiera è riuscita a recuperare 42 naufraghi (fra cui 5 donne e 3 minori), provenienti da Benin, Camerun, Congo, Guinea, Mali, Sierra Leone e Sud Sudan. I superstiti hanno subito segnalato che mancavano 3 dei loro compagni, tutti uomini adulti ma, nonostante ore di ricerca, non ne è stata trovata traccia.

Terzo naufragio: 1 morto. Il terzo barchino è naufragato verso le 17. A bordo erano in 37, tutti subsahariani. E’ probabile che si sia rovesciato perché i migranti si sarebbero in gran parte spostati d’istinto sullo stesso lato dello scafo vedendo arrivare per i soccorsi la motovedetta V 1300 della Guardia di Finanza. Trentasei naufraghi sono stati salvati. Tra loro, 8 donne e 3 minori. Non c’è stato nulla da fare invece per una giovane donna, forse ventiseienne, annegata prima di essere raggiunta dai soccorritori. Il suo cadavere è stato trasferito nel cimitero di Cala Pisana poco dopo lo sbarco al molo Favarolo.

(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Infomigrants, Avvenire, Associated Press, Genovatoday)

Libia-Italia (Al Jabal e Zliten), 25 aprile 2023

Oltre a quelle trovate nella zona di Sabratha (nota del 18-19 aprile), tra mercoledì 19 e venerdì 21 sono affiorate sul litorale libico le salme di nove migranti annegati nel tentativo di arrivare in Italia. Non se ne è saputo nulla fino a quando non ne ha dato notizia il rapporto settimanale dell’Oim Libia, pubblicato martedì 25 aprile. Otto erano all’altezza di Zliten, quasi 180 chilometri a est di Tripoli. Per recuperarle è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa. Due giorni dopo c’è stato il ritrovamento della nona salma, quella di un uomo di giovane età, trascinata dal mare verso Al Jabal al Akhdar, oltre 1.200 chilometri da Tripoli e quasi 200 a est di Bengasi, in Cirenaica, una fascia di costa da cui si sono intensificate le partenze verso Malta e l’Italia. Appare evidente, data la grande distanza dei luoghi, che tra i due “casi” non ci sono collegamenti. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione delle vittime.

(Fonte: Rapporto Oim Libya del 25 aprile 2023)

Libia-Italia (Garabulli), 25 aprile 2023

Almeno 75 vittime (11 cadaveri recuperati e 64 migranti dispersi) in un naufragio al largo delle coste libiche, a est di Tripoli, sulla rotta verso Lampedusa. Soltanto 5 i superstiti: 3 pachistani, un ragazzo siriano e un egiziano. Le fasi della tragedia sono state ricostruite grazie al loro racconto. In particolare dalla testimonianza del giovane egiziano. A bordo erano non meno di 80, con donne e bambini, provenienti da Siria, Pachistan, Tunisia, ed Egitto. Sono partiti dalla costa di Garabulli, 60 chilometri da Tripoli, intorno alle due del mattino di martedì 25 aprile. Non hanno navigato a lungo: erano ancora a poche miglia dalla riva quando lo scafo ha cominciato ad imbarcare acqua e ad affondare. “Abbiamo chiesto con forza di tornare indietro – ha raccontato il superstite egiziano a un cronista dell’agenzia Reuters – ma l’uomo che era al motore si è rifiutato. Ogni insistenza è stata inutile”. Poi la barca ha ceduto quasi di colpo ed è andata a fondo. Non c’è stato neanche il tempo di lanciare un Sos. “Siamo finiti tutti in acqua. E’ stato terribile: molti sono morti proprio davanti a me”, ha continuato il testimone. E’ stata la fine per quasi tutti. Il giovane egiziano e gli altri quattro superstiti si sono salvati a nuoto, raggiungendo la riva dopo aver lottato per ore contro le onde e la corrente. Quando hanno toccato la spiaggia erano stremati, al punto di non riuscire ad alzarsi e a camminare per andare a cercare aiuto. L’allarme generale è scattato solo quando sono stati visti alcuni corpi flottare in mare. Nelle ore successive alla tragedia alcuni pescatori e la Guardia Costiera ne hanno recuperati 11 (tra cui quello di un bambino), poi trasferiti da personale della Mezzaluna Rossa nell’obitorio di Garabulli. Altri cadaveri sono stati trovati nei giorni seguenti.

(Fonte: Agenzia Reuters, Migrant Rescue Watch, Al Arabiya, Associated Press, The National News, Agenzia Nova, Barron’s, Infomigrants)

Algeria-Spagna (Orano-Almeria), 27 aprile 2023

Due migranti marocchini hanno perso la vita su uno zodiac rimasto per giorni alla deriva tra l’Algeria e la Spagna. Quando sono arrivati i soccorsi non se ne è saputo nulla: dei loro corpi, abbandonati in mare, non c’era traccia e inizialmente nessuno degli altri migranti a bordo ne ha parlato. La loro morte è stata scoperta alcuni giorni dopo l’arrivo ad Almeria, in seguito alle indagini condotte dalla magistratura spagnola, che ha interrogato più volte tutti i superstiti e che giovedì 27 aprile, rese note le risultanze dell’inchiesta, ha disposto l’arresto di tre giovani algerini, ritenuti responsabili della “gestione” della spedizione. La barca risulta partita dalla costa di Orano intorno al 16 aprile. A bordo erano in 20, in gran parte harraga algerini, con qualche marocchino. Dopo oltre un giorno di navigazione il gommone ha cominciato a imbarcare acqua e il motore si è fermato. A bordo non c’era nulla per affrontare l’emergenza: né acqua, né cibo, né giubbotti di salvataggio o razzi di segnalazione. Tempo poche ore ed è scoppiato il panico. E’ in questa fase, secondo l’indagine condotta dalla polizia, che è morto il primo migrante marocchino: il suo corpo è stato gettato fuoribordo, “per alleggerire la barca” ma – ritengono gli inquirenti – anche per cercare di sottrarsi “ad eventuali responsabilità penali” nascondendo il decesso del giovane. Sono seguiti altri due giorni in balia del mare. Tormentati dalla sete, diversi migranti hanno scelto di bere acqua salata: proprio questa potrebbe essere la cause della morte del secondo migrante, il cui corpo è stato a sua volta gettato in mare. Il quarto giorno, infine, lo zodiac è stato intercettato da una motovedetta del Salvamento Maritimo e i 18 superstiti condotti ad Almeria. Sei di loro presentavano gravi ustioni chimiche causate dalla miscela di carburante e acqua di mare, tanto da dover essere ricoverati. A far scattare l’indagine sono state alcune contraddizioni rilevate dalla polizia nelle dichiarazioni di alcuni di loro. La conferma che due del gruppo erano morti si è avuta quando si è scoperto che lo zodiac era partito con 20 persone e sono arrivate le denunce di scomparsa dei familiari delle due vittime. E sulla base degli elementi raccolti si è ritenuto che la responsabilità sarebbe di tre membri del gruppo, giovani di 33, 20 e 19 anni, tutti algerini.

(Fonte: Europa Press, La Gazeta Es., Lavanguardia, Almeria Noticias, Nadorcity. com, La Sexta)

Siria-Turchia (Haram-Reyhanli), 27 aprile 2023

Due profughi siriani sono stati uccisi e altri sei feriti gravemente da un pattuglione della polizia di frontiera turca che li ha catturati poco dopo che avevano superato di nascosto la linea di confine. Le vittime sono due giovanissimi: Abdel Razzak al Qastal, diciottenne, e Abdo al Sabbah, di appena 17 anni. E’ accaduto l’undici marzo ma la notizia è emersa solo oltre un mese più tardi grazie a un’inchiesta condotta da Human Rights Watch, conclusa con un rapporto pubblicato venerdì 27 aprile. I particolari sono stati ricostruiti grazie alle testimonianze di alcuni dei feriti, ai racconti di familiari dei due ragazzi e a riscontri condotti dalla Ong sul posto, la zona della città frontaliera siriana di Haram, nel governatorato di Idlib, vicinissima al confine, all’altezza della città turca di Reyhanli. In quel punto la frontiera è sbarrata da un alto muro di cemento e acciaio, ma gli 8 profughi erano riusciti a scalarlo arrampicandosi su una scala che avevano portato con sé e calandosi poi dall’altra parte. Si stavano incamminando verso il villaggio di Harran, in direzione di Reyhanli, quando sono stati sorpresi e arrestati da una squadra di una quindicina di agenti. Da quel momento è iniziato l’incubo: pugni, calci, colpi sferrati con il calcio del fucile o con manganelli, torture feroci. “”Ci hanno gettato a terra – ha raccontato Zakaria Abou Yahya, 34 anni, uno dei feriti – Mi hanno calpestato entrambe le mani… Mi hanno pestato persino i genitali con i loro stivali. E poi mi hanno versato addosso litri di gasolio. Non ho potuto fare  ameno di ingoiarne un bel po’. Ho passato due ore a vomitare”. E Raed Musa, 35 anni, un altro dei prigionieri: “Ci hanno sdraiati a terra e infilato le teste tra i gradini di una scala, legandoci per il collo. Poi hanno cominciato a pestarci sulla testa… Non hanno fatto domande: ci hanno picchiato e basta…”. Un altro, anch’egli diciassettenne come Abdo al Sabbah, è stato torturato con delle pinze, afferrandogli e tirandogli la pelle. Abdel Razzak – hanno riferito i compagni – è morto durante le torture. L’incubo è finito verso l’una del mattino del 12 marzo, quando le guardie turche hanno portato al valico di Bab al Hawa sei prigionieri (cinque uomini e il diciassettenne) e il cadavere di Abdel. L’altro diciassettenne Abdo al Sabbah, è stato trattenuto. Probabilmente era morente e non hanno ritenuto di poterlo trasportare. Si è saputo che era morto solo quattro giorni dopo, il 16 marzo, quando le autorità turche ne hanno restituito il corpo alla famiglia, in Siria. Sul massacro è stata aperta un’inchiesta in Turchia. La Procura ha interrogato quattro dei superstiti e, secondo alcuni media turchi, sono stati incriminati sei agenti, di cui tre in stato di arresto. Ma non è un caso isolato: Ong siriane hanno segnalato a Human Rights Watch decine di casi di soprusi ed anche uccisioni a partire dal 2015. Uno degli ultimi il 13 marzo, due giorni dopo il massacro di Harran, quando una pattuglia turca ha sparato e ucciso senza alcun motivo un uomo di 59 anni, Mohammed Fayzo, che stava arando il suo campo dalla parte siriana della frontiera, vicino al villaggio di Kherbet El Joz.

(Fonte: Rapporto Human Rights Watch 27 aprile 2023)

Tunisia-Italia (Sfax-Kerkennah-Madhia), 28 aprile 2023

Tra il 18 e il 28 aprile sono stati recuperati i corpi di 210 migranti, in Tunisia, nelle acque tra Sfax, le isole Kerkennah e Madhia, l’arco di costa di circa 100 chilometri diventato la principale base di partenza sulla rotta per Lampedusa percorsa dai disperati che cercano di arrivare in Europa. Lo ha comunicato ufficialmente, con una nota pubblicata poco dopo le 17, il portavoce della Guardia Nazionale tunisina, con la precisazione che si tratta in gran parte di giovani subsahariani. Sono le vittime di più naufragi “fantasma”, tragedie rimaste per lo più sconosciute fino a quando non sono affiorati in mare o sulle spiagge i cadaveri, come i 41 trovati tra il 22 e il 24 aprile a nord di Sfax, in stato di degrado piuttosto avanzato, a dimostrazione che il naufragio e la morte risalivano a diversi giorni prima. Già dopo questo ritrovamento Faouzi Marmoudi, magistrato della Procura di Sfax, aveva riferito che la situazione era in realtà molto più grave, precisando che i cadaveri recuperati a quella data erano già più di 70, tanto da aver esaurito la capacità di accoglienza di tutti gli obitori di Sfax (nota del 22-24 aprile). L’indomani, 25 aprile, l’agenzia Tap News ha comunicato che i cadaveri portati a riva dal mare solo sul litorale di Sfax erano più di 90, quasi un centinaio. Il comunicato diffuso dalle autorità tunisine tre giorni più tardi, la sera di venerdì 28 aprile, triplica il già terribile bilancio reso noto dal procuratore di Sfax Faouzi Marmoudi il 24 aprile: almeno 140 vittime in più rispetto alle 70 già censite. In nessuno dei comunicati si precisano le circostanze e le cause dei naufragi. “Noi stessi non sappiamo chi siano e da quale naufragio provengano”, ha dichiarato sempre Faouzi Marmoudi. L’unica cosa certa è che le barche erano partite dalla costa tra Sfax e Madhia. Ed è probabile che tra i corpi recuperati ci siano anche alcuni di quelli dei 15 dispersi del naufragio avvenuto 21 miglia al largo delle Kerkennah (Kraten) tra il 17 e l 18 aprile, l’unico di cui si sono avute notizie (nota del 18-19 aprile). Le autorità sanitarie hanno predisposto un piano urgente di inumazione, anche senza che le vittime siano state identificate: nella giornata di venerdì 28 sono state sepolte in vari cimiteri della zona  le prime 50 salme prelevate dagli obitori di Sfax.

(Fonte: Tap News Agency, Al Jazeera)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 28-29 aprile 2023

Tre dispersi in un naufragio al largo di Lampedusa. Tra le vittime anche la madre di un bimbo di pochi mesi, Ismaele, che è stato tratto in salvo insieme ad altre 45 persone, provenienti da Costa d’Avorio, Guinea, Camerun e Gambia. La barca, uno scafo in metallo lungo 7 metri, era partita da Sfax. Arrivata dopo oltre un giorno di navigazione nelle acque della zona Sar italiana, è stata intercettata dalla motovedetta Cp 319 della Guardia Costiera di Lampedusa. La tragedia è avvenuta durante i soccorsi, la notte tra il 28 e il 29 aprile. Agganciato lo scafo, i marinai della Cp 319 hanno trasbordato subito i bambini, tra cui Ismaele. Poi si doveva procedere con gli altri migranti a bordo ma quasi tutti si sono spostati d’istinto verso il lato dov’era la motovedetta, compromettendo l’assetto già precario della loro imbarcazione, che si è rovesciata di colpo, scaraventando in acqua 39 persone. Trentasei sono state ripescate rapidamente e portate sulla motovedetta dove già erano i primi dieci migranti soccorsi. Gli altri tre, tra cui la mamma di Ismaele, sono scomparsi tra le onde prima di poter essere raggiunti. Senza esito anche le ricerche successive.

(Fonte: Agrigentonotizie, Ansa, Il Giornale di Sicilia)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 29 aprile 2023

Una bambina di quattro anni originaria del Burkina Faso è annegata cadendo in mare da una barca di migranti assalita da un peschereccio tunisino per rubarne il motore. Il natante – uno scafo precario in metallo lungo sette metri – era partita da Sfax alle 4 di giovedì 27 aprile. A bordo c’erano, oltre alla bambina e a suoi genitori, altri 32 migranti provenienti, da Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea e Sierra Leone. L’aggressione è avvenuta dopo diverse ore di navigazione, nella zona Sar maltese ma in acque molto più vicine a Lampedusa che a La Valletta. Secondo quanto hanno riferito gli stessi migranti ai primi soccorritori, sembrava che il peschereccio si fosse avvicinato come per portare aiuto, ma appena ha accostato l’equipaggio ha cercato di smontare il motore fuoribordo a poppa. Nella confusione che ne è derivata la bimba è scivolata fuoribordo, scomparendo in pochi istanti tra le onde, prima di poterla raggiungere e recuperare. La barca ha poi proseguito la rotta fino a quando è stata intercettata nella zona Sar italiana dalle motovedette Cp 319 della Guardia Costiera e Pv 8 della Finanza. I genitori ed altri migranti hanno subito riferito quanto era accaduto, ma il corpo della piccola non è stato trovato. I genitori e gli altri 32 naufraghi sono stati sbarcati sul molo Favorolo nella giornata di sabato 29 aprile.

(Fonte: Ansa, Sky 24, Il Mattino, Il Fatto Quotidiano, Today, Quotidiano Nazionale)

Marocco (Nador), 30 aprile 2023

Un ragazzo marocchino è morto domenica sera 30 aprile a Nador cadendo dal camion sul quale era salito per cercare di entrare nell’area portuale e imbarcarsi per la Spagna. Appena diciassettenne, originario della stessa provincia di Nador, ha raggiunto a piedi la zona di Bab Melilla, vicino al porto commerciale di Bani Ansar e al confine con l’enclave spagnola, cercando un Tir dei trasporti internazionali dove nascondersi. L’occasione l’ha trovata in serata quando è riuscito ad arrampicarsi sul tetto di un Tir in procinto di superare la barriera portuale. Stava tentando di introfularsi sul piano di carico posteriore quando ha perso l’equilibrio ed è caduto dalla motrice in movimento, urtando con violenza la testa sull’asfalto. Rimasto a terra privo di sensi, alcuni passanti lo hanno subito soccorso, avvertendo anche l’autista, ma è morto pochi minuti dopo per una forte emorragia. L’ambulanza fatta arrivare per i soccorsi ne ha recuperato il corpo senza vita, trasferendo all’obitorio dell’ospedale Al Hassani di Nador.

(Fonte: Nadorcity.com)

Algeria-Spagna (Pilar de la Horadada, Alicante), 2 maggio 2023 

Il cadavere di un uomo di giovane età è affiorato sulla spiaggia di Las Higuericas, a Pilar de la Horadada, circa 70 chilometri a sud ovest di Alicante. A trovarlo, verso le 10, sulla battigia, sono stati alcuni passanti. Una squadra della polizia giudiziaria di Pilar de la Horadada ha compiuto un primo sopralluogo sul posto, disponendo poi il trasferimento presso l’obitorio dell’ospedale per le indagini. Sul cadavere non sono stati trovati segni di violenza ma a giudicare dallo stato di degrado deve essere rimasto in acqua più di qualche giorno. Secondo gli inquirenti della Guardia Civil si tratta di un maghrebino, molto probabilmente un algerino, annegato cadendo  in mare da una barca di migranti che cercava di raggiungere la riva. Circa tre settimane prima, sullo stesso tratto di costa (nota del 12 aprile), sono stati trovati altri due corpi: uno di un giovane sui vent’anni e l’altro di un uomo di 35-40 anni.

(Fonte: Europa Press Alicante)

Libia (Zliten), 2 maggio 2023

Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare su una bassa scogliera del litorale di Zliten, quasi 180 chilometri a est di Tripoli. Segnalato da alcuni abitanti del posto, lo ha recuperato una squadra di agenti del Maritime Rescue, che lo ha poi trasferito presso l’obitorio del locale ospedale, a disposizione della magistratura. Non sono emersi elementi per stabilirne l’identità e la provenienza ma a giudicare dallo stato di conservazione deve essere rimasto a lungo in acqua. Nella stessa zona una settimana prima (nota del 25 aprile) sono stati recuperati i corpi di altri 8 migranti.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Marocco-Spagna (Skhirat-Cadice), 3 maggio 2023

Ventotto vittime (26 migranti dispersi e due cadaveri recuperati) in un naufragio nell’Atlantico sulla rotta tra il Marocco Occidentale e Cadice. Non ci sono superstiti. La barca era partito verso le fine di aprile da Skhirat, poco più di 65 chilometri a nord est di Casablanca e circa 30 a sud ovest di Rabat. Dal momento in cui  ha preso il mare se ne sono perse le tracce. L’allarme è scattato tra il 2 e il 3 maggio, quando sulla spiaggia di Mansouriya le onde hanno depositato il cadavere di un giovane, Azzedine, che era fra i 28 harraga a bordo. Poco dopo è affiorato anche il corpo di una bambina di cinque anni. Nessuna traccia degli altri 26 che erano sulla barca. La tragedia deve essere avvenuta più a nord, verso Rabat, ma le correnti hanno riportato i corpi verso sud, fino appunto all’altezza di Mansouriya, sul litorale della provincia di Benslimane, 30 chilometri circa a sud est di Skhirat.

(Fonte: Alarm Phone, Skhirat Live)

Libia-Malta-Italia (Zliten), 3 maggio 2023  

Almeno 5 morti, al largo della Libia, nel naufragio di una barca di migranti salpata dal litorale di Zliten, circa 180 chilometri a est di Tripoli e una sessantina a ovest di Misurata, sulla rotta verso Malta e Lampedusa. Molto scarse le notizie fornite dalle autorità libiche. Il sito Migrant Rescue Watch riferisce solo che sono intervenute per i soccorsi unità di Maritime Rescue Unit, che hanno recuperato 18 naufraghi e 5 corpi ormai senza vita. Non si precisa se ci siano stati anche dei dispersi. Sia i superstiti che le salme sono stati sbarcati a Zliten.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia (Bani Walid), 4 maggio 2023

Una squadra di polizia e personale sanitario hanno sepolto i corpi di 9 migranti sconosciuti che si trovavano da settimane nell’obitorio dell’ospedale di Bani Walid. Come stabilito dalla magistratura, è stata predisposta una fossa comune divisa per scomparti su ciascuno dei quali sono state iscritte una sigla e la data dell’inumazione. Le autorità libiche non hanno fornito particolari sulle circostanze della morte dei nove giovani, né dove eventualmente le loro salme siano state trovate se il decesso non è avvenuto nell’ospedale. E’ verosimile che si tratti in gran parte di migranti morti prima di poter arrivare alla costa. Bani Walid, situata circa 180 chilometri a sud est di Tripoli, in pieno deserto, è uno dei più importanti punti di snodo delle strade e delle piste che vengono dal sud. In particolare, da Sebha, l’ex capoluogo del Fezzan che è la tappa principale dei migranti che entrano in Libia dal Niger. Proprio per questa sua posizione strategica nel Sahara, oltre ad essere sede di uno dei più grandi e malfamati centri di detenzione statali per migranti, ospita diverse prigioni gestite da milizie autonome e trafficanti. Quei 9 migranti sepolti giovedì 4 maggio su disposizione della magistratura probabilmente sono morti in questo contesto ma non tutti insieme: si tratta di casi avvenuti in tempi e circostanze diverse.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Turchia-Grecia (Ayvalik-Lesbo), 4 maggio 2023

Tre profughi sono scomparsi in mare durante un respingimento forzato da parte della Guardia Costiera greca nell’Egeo tra la costa turca e quella nordorientale dell’isola di Lesbo. Solo il corpo di una delle vittime è stato recuperato. Le vittime facevano parte di un gruppo di 9 persone che prima dell’alba di giovedì 4 maggio ha preso il largo dalla costa della provincia di Ayvalik contando di attraversare in poche ore il braccio di mare di meno di 20 chilometri che la separa da Lesbo. Secondo la testimonianza dei superstiti una motovedetta li ha intercettati nelle acque greche e spinti di nuovo verso la costa della Turchia. Erano nelle acque turche, ma ancora piuttosto al largo, quando la barca, nel corso del respingimento, si è rovesciata. I soccorsi sono arrivati da una motovedetta della Guardia Costiera di Ayvalik che, giunta sul posto intorno alle 5,15, ha tratto in salvo 6 naufraghi e recuperato il corpo senza vita di un uomo. Nessuna traccia degli altri dispersi, una donna e un bambino, nel corso delle ricerche che si sono protratte per l’intera giornata di giovedì. Secondo la Ong Aegean Boat Report questo genere di interventi da parte delle autorità greche si sono intensificati negli  ultimi mesi, con la collaborazione anche delle  unità militari di Frontex.

(Fonte: Aegean Boat Report)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 5 maggio 2023

Una giovane migrante in fuga dalla Guinea è annegata al largo di Lampedusa cadendo in mare da una barca mentre erano appena iniziate le operazioni di soccorso. Il battello era partito da Sfax prima dell’alba di mercoledì 4 aprile. A bordo c’erano 29 uomini, 12 donne (inclusa la vittima) e 5 minori. In tutto 46 persone originarie di Burkina Faso, Benin, Costa d’Avorio, Guinea, Gambia, Nali e Senegal. Nelle acque della zona Sar italiana, a sud ovest di Lampedusa, è intervenuta per i soccorsi la motovedetta V 7003 della Guardia di Finanza. Neanche il tempo di accostare che gran parte dei migranti si è riversata di colpo sul lato da cui arrivava la nave, compromettendo l’assetto della piccola barca, che si è rovesciata, scaraventando tutti in acqua. L’equipaggio della Finanza è riuscito trarre in salvo 45 naufraghi ma quella ragazza guineana era ormai morta quando è stata raggiunta.

(Fonte: Agrigentonotizie, Il Piccolo, Agenzia Ansa, Il Giornale di Sicilia)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 5-6 maggio 2023

Tre migranti, tra cui un giovane originario del Burkina Faso, sono scomparsi in mare dopo il ribaltamento della barca con cui stavano cercando di raggiungere Lampedusa dalla Tunisia insieme ad altri 37 migranti, tra cui 7 donne. Il battello era partito dalla zona di Sfax intorno alle 23 di giovedì 4 maggio. La tragedia è avvenuta verso le 19 di venerdì 5 maggio, dopo quasi 24 ore di navigazione, nelle acque della zona Sar maltese ma a circa 120 miglia da la Valletta e a 42 soltanto a sud ovest di Lampedusa: forse a causa di un movimento brusco delle persone a bordo, lo scafo si è sbilanciato e rovesciato in un istante. I soccorsi sono arrivati da tre pescherecci tunisini che hanno recuperato 37 naufraghi insieme alla nave Nadir della Ong tedesca Res Qship. Uno dei superstiti ha subito segnalato che tra le persone tratte in salvo mancava suo fratello ed altri hanno aggiunto ai pescatori tunisini che c’erano altri due dispersi perché alla partenza erano 40 in tutto. Le ricerche che ne sono seguite non hanno dato alcun esito. Alle 21,50 i naufraghi sono stati trasbordati sulla motovedetta Cp 306 della Guardia Costiera, che li ha sbarcati sul molo Favarolo di Lampedusa all’una del mattino. Una volta a terra i migranti (provenienti da Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Sudan e Isole Comore) sono stati trasferiti al centro di Contrada Imbriacola, dove alcuni hanno confermato alla polizia che i dispersi erano 3, incluso il ragazzo del Burkina Faso segnalato dal fratello. Sempre dalle dichiarazioni dei superstiti è emerso che i trafficanti hanno preteso 2 mila dinari tunisini a testa per la traversata.

(Fonte: Agrigentonotizie, Today, Tg la 7, La Stampa)

Libia (Wadi Zamzam, Mizdah), 6 maggio 2023

La polizia ha sorpreso oltre 100 migranti e trovato il cadavere di un giovane sconosciuto in una base di trafficanti a Wadi Zamzam, in pieno deserto, 120 chilometri a sud di Mizdah e oltre 300 a sud di Tripoli, nella regione di Abu al Gharb.  L’operazione – secondo quanto hanno riferito le autorità libiche – è scattata nel contesto dei controlli predisposti lungo le strade e le piste che conducono dal sud verso la costa mediterranea. La valle di Zamzam, in particolare, si trova lungo la principale strada che arriva da Sebha, l’ex capoluogo del Fezzan che, situata oltre 470 chilometri più a sud, è lo snodo principale per i migranti entrati in Libia dal vicino confine con il Niger. I cento e più migranti fermati, tutti originari di paesi subsahariani, sono stati trasferiti in un centro di detenzione presso Abu al Gharb. La Mezzaluna Rossa ha invece trasportato la salma del giovane sconosciuto presso l’obitorio dell’ospedale di Nasmah, una cinquantina di chilometri più a est. Non presentava segni di violenza: secondo i primi esami medici la morte potrebbe essere stata determinata dall’ingestione di droga, forse cocaina.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Tunisia (costa tra Sfax e Madhia), 8 maggio 2023

I cadaveri di 14 migranti sconosciuti sono stati recuperati in mare, nell’arco di 24 ore, lungo il tratto di costa di cento chilometri circa compreso tra Sfax a sud e Madhia a nord. Altri 14 corpi che si vanno ad aggiungere ai 210 segnalati in varie fasi nelle settimane precedenti. Lo hanno comunicato le autorità tunisine, senza però specificare se si tratti delle vittime di un solo naufragio o se invece quei 14 migranti siano morti in tempi e circostanze diverse con il coinvolgimento di più imbarcazioni. Non è da escludere che possa esserci almeno in parte qualche collegamento con i tre naufragi segnalati dalla Guardia Costiera tunisina sabato 6 maggio, con il recupero in mare di 66 naufraghi, di cui 41 subsahariani e 25 harraga in fuga dalla stessa Tunisia. Nel rapporto diffuso dai guardacoste, tuttavia non si fa cenno ad eventuali dispersi, naufraghi i cui corpi potrebbero essersi persi in mare. Intervistato dalla rivista Infomigrants dopo la notizia del ritrovamento, Flavio Di Giacomo, portavoce dell’agenzia Oim per l’Italia, ha sottolineato come fino allo scorso anno “la rotta tunisina non era così mortale” e che il motivo di tante vittime in questo tratto di mare è dovuto al moltiplicarsi delle partenze “su imbarcazioni precarie in metallo”, assolutamente inadatte ad affrontare il mare.

(Fonte: Avvenire, Infomigrants)

Libia (Zliten), 10 maggio 2023

Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato trascinato dal mare sulla spiaggia di Zliten, 75 chilometri a ovest di Misurata e circa 180 a est di Tripoli. Avvistato sulla battigia da abitanti del posto, è stato recuperato da una squadra del Maritime Rescue Unit e trasferito nell’obitorio dell’ospedale in attesa del nulla osta della magistratura per l’inumazione. Potrebbe essere una delle vittime del naufragio avvenuto al largo di Zliten all’inizio del mese (nota del 3 maggio; ndr), nel quale il rapporto della Guardia Costiera libica ha segnalato 18 naufraghi tratti in salvo e 5 morti, senza però fare alcun cenno al numero degli eventuali dispersi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia (Al Azziyat, Derna), 11 maggio 2023

Due giovani egiziani sono morti su un pick-up carico di migranti finito fuori strada. Altri 8 sono rimasti feriti, alcuni in modo grave. Il furgone, proveniente dalla linea del confine orientale libico, procedeva a forte velocità. L’incidente è avvenuto poco dopo Derna, nella località di Al Azziyat: il conducente deve aver perso il controllo della guida e il pick-up è uscito dalla careggiata, capottandosi più volte. Due dei migranti a bordo sono morti sul colpo. L’autista è fuggito a piedi, facendo perdere le proprie tracce. La polizia ha poi soccorso i feriti, trasferendoli all’ospedale di Derna. Le salme, dopo il sopralluogo di un magistrato, sono state portate nell’obitorio dello stesso ospedale.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Marocco-Spagna (Beni Chiker, Nador), 14-16 maggio 2023

Il cadavere di un migrante marocchino è affiorato al largo della spiaggia di Beni Chiker, a ovest di Nador. Recuperato dalla Gendarmeria, è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale Hassani di Nador a disposizione della magistratura.  Un altro risulta disperso. In base alle indagini della polizia marocchina e a varie testimonianze raccolte dalla Ong Association Marocaine Droits Humains, il ragazzo trovato morto in mare dovrebbe essere originario di Al Arwi, una località dell’entroterra, poco più di 20 chilometri a sud di Nador e a una cinquantina da Beni Chiker. Inizialmente si è ipotizzato un collegamento con il cadavere del migrante originario di Berrechid recuperato due giorni prima da una barca di pescatori nello stesso tratto di mare, ma più a ovest, al largo di Al Hoceima (nota del 12 maggio). L’Associazione Marocaine, dopo due giorni di accertamenti, ha fornito una versione diversa, ricollegando la scomparsa dei due ragazzi (quello morto e quello disperso) al caso di una barca con 13 migranti a bordo (tra cui una donna e 2 bambini) che, partita dal litorale di Beni Chiker, ha cercato di arrivare a Melilla. Prima di raggiungere la spiaggia spagnola di Horcas Coloradas, a una decina di chilometri dal punto d’imbarco, il natante è stato intercettato da due zodiac della Guardia Civil, che lo hanno costretto a rientrare verso la costa marocchina “con manovre pericolose”. I due giovani – afferma la Ong – si sono gettati in mare, forse per paura o forse nel tentativo di raggiungere a nuoto l’ormai vicina Melilla, ma “gli agenti hanno continuato a spingere l’imbarcazione verso le acque marocchine senza prestare soccorso ai due che si erano gettati in acqua”. “Poche ore dopo – continua la Ong – il corpo di uno dei due, un migrante di Al Arwi, è stato trovato a galla vicino a Beni Chiker. L’altro è irreperibile”. Sulla base di questa ricostruzione la Ong ha chiesto alle autorità spagnole di aprire un’inchiesta. Il respingimento è stato confermato dalla stampa spagnola, ma senza la notizia delle due vittime.

Aggiornamento 26 maggio. Il 25 maggio nell’obitorio dell’ospedale Beni Hassani di Nador è stato portato il cadavere di un profugo etiope recuperato sul litorale da una squadra della Mezzaluna Rossa. A giudicare dallo stato di conservazione era in mare da più giorni. L’ipotesi più accreditata è che si tratti del migrante disperso durante le fasi del respingimento della barca che stava cercando di approdare a Melilla con a bordo 13 persone.

(Fonte: Nadorcity.com, Association Marocaine Droits Humains, El Faro de Melilla) 

Marocco-Spagna (Ceuta), 16 maggio 2023

Il corpo di un giovane maghrebino – Naufal Chekhali, 25 anni, di Tetouan – è affiorato nelle acque del porto di Ceuta, alcune decine di metri al largo del Molo di Spagna. Recuperato da una squadra del gruppo sommozzatori della Guardia Civil (Geas), è stato trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale per le indagini. La tuta di neoprene che indossava ha subito fatto capire che doveva trattarsi di un giovane harraga che aveva tentato di raggiungere Ceuta a nuoto, anche se il punto in cui è stato trovato il cadavere, a nord della penisola Santa Catalina, dalla parte opposta della zona in cui in genere arrivano i migranti a nuoto dalla frontiera sud, ha indotto a ipotizzare anche che potesse essere morto cercando di imbarcarsi di nascosto per la Penisola Iberica. Il Molo di Spagna, infatti. è il punto più frequentato dai maghrebini che cercano un “passaggio” verso la Spagna. L’identificazione della salma, 24 ore dopo il ritrovamento, ha consentito di chiarire le circostanze della tragedia. Naufal, che frequentava un corso da parrucchiere ed era titolare della squadra di calcio di Tetouan, aveva da tempo manifestato l’intenzione di raggiungere Ceuta o la Spagna, dove vivono alcuni parenti. Lunedì 15 è uscito di casa dicendo al padre di avere un appuntamento con un amico, senza aggiungere altro. Proprio con questo amico ha preso il largo a nuoto, per superare via mare la diga foranea che segna la linea di confine. Il mare era mosso e la corrente forte. Il suo amico dopo un po’ ha desistito, ritornando in Marocco. Naufal è andato avanti e da quel momento nessuno lo ha più visto vivo. Quando nel pomeriggio di martedì 16 si è diffusa la notizia del recupero del corpo di un migrante nelle acque del porto di Ceuta, questo amico ha subito intuito che poteva trattarsi proprio di Naufal. La conferma si è avuta nel giro di poche ore. La famiglia ha chiesto il corpo alle autorità spagnole per poterlo seppellire in Marocco.

(Fonte: El Faro de Ceuta edizioni del 16 e 17 maggio)

Algeria-Spagna (Temouchent-Almeria), 18 maggio 2023

Disperse in mare 17 persone (16 profughi siriani e 1 algerino ma, secondo altre fonti, tutti siriani): della barca con cui sono partite dall’Algeria, sulla rotta per l’Andalusia, si è persa ogni traccia dagli ultimi giorni di aprile. Il natante – uno scafo in fibra di colore bianco, con motore fuoribordo da 85 cavalli – risulta salpato dal litorale della provincia di Ain Temouchernt, a ovest di Orano, intorno alle 17 di martedì 25 aprile. Da quel momento non se ne è saputo più nulla. Il primo allarme è stato lanciato nella giornata di venerdì 28 dalla Ong spagnola Cipimd, che ha poi ripetuto l’allerta nei giorni successivi. Tra il 2 e il 3 maggio la segnalazione della scomparsa e un conseguente appello di ricerca sono arrivati anche dalla Siria, su iniziativa del Centro di Documentazione sulle Violazioni nel nord-est del paese, specificando che quasi tutti i profughi siriani dispersi erano fuggiti dalla zona di Kobane, al confine con la Turchia, oltre 500 chilometri a nord di Damasco. Giovedì 4 maggio ha fatto seguito un nuovo messaggio della Ong Cipimd che, su richiesta dei familiari, ha pubblicato anche le foto di 10 dei siriani scomparsi. Un appello analogo è stato poi lanciato il 9 maggio dalla Ong Association Marocaine des Droits Humains, con le foto e i nomi di tutti i giovani scomparsi:  Mohamed Mahmoud Ahmed Kobani, Mahmoud Suleiman Jesu, Sarwan Muhammad Alì, Aras Marwan Alì, Ahmed Bashir Kanno, Mohammed Naasan, Amed Alas El Din, Habash Ahmed Kahraman, Ibtahim Hussein Mohammed Ibraim Hamat Skeikho, Firas Ali Rami, Farhad Abdo Ali, Damhat,Othman Sheikho, Dagwar Abdulaziz, Messi, Moahmoud, Saleh, Othman, Mohamed Mustafa Hamo, Omar, Sami Khajoki, Mahmoud Mohamed Alì. Le autorità spagnole hanno riferito che le ricerche, dopo il primo allarme, non si sono mai interrotte, ma senza alcun esito, a oltre tre settimane dalla partenza.

(Fonte: Ong Cipimd, Association Marocaine Droits Humains, Futuro Quotidiano)

Libia (Zliten), 23 maggio 2023

Un migrante subsahariano è rimasto vittima di un incidente stradale nella zona di Zliten, circa 70 chilometri a ovest di Misurata. Ignote le circostanze della tragedia: la polizia di zona non ha fornito particolari, limitandosi a comunicare che, dopo gli accertamenti di legge, il corpo è stato sepolto nel cimitero per stranieri di Haloufa, su disposizione della magistratura, insieme a quello del migrante sconosciuto, sempre di origine subsahariana, recuperato tra il 9 e il 10 maggio dalla Mezzaluna Rossa sulla battigia della spiaggia di Zliten.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Polonia-Bielorussia (Losiniany), 24 maggio 2023

Un altro migrante sconosciuto ha perso la vita nel tentativo di entrare in Polonia dalla Bielorussia. Il suo cadavere è stato trovato nei pressi del villaggio polacco di Losiniany, da alcuni abitanti del luogo: era nell’alveo del fiume Swislocz, a breve distanza dal posto di confine di Jarylowka. La polizia non ha fornito particolari sul caso, ma è credibile che l’uomo, di giovane età, sia morto alcuni giorni prima del ritrovamento, forse annegato nel fiume stesso che potrebbe aver cercato di attraversare a nuoto. La salma è stata recuperata dalla Protezione Civile.

(Fonte: Grupa Granica)  

Turchia-Grecia (Mykonos, isole Cicladi), 25-26 maggio 2023

Quindici vittime (3 morti e 12 dispersi) nel naufragio di una barca di migranti nelle acque dell’isola di Mykonos, nelle Cicladi. Soltanto 2 dei 17 migranti a bordo si sono salvati. Il natante, salpato dalle coste occidentali della Turchia, ha navigato per circa 150 chilometri nell’Egeo senza essere avvistato. La tragedia è avvenuta quando Mykonos era ormai a breve distanza, la notte tra giovedì 25 e venerdì 26 maggio: lo scafo si è rovesciato e tutti sono finiti in acqua. Nessuno si è accorto di nulla. L’allarme è scattato solo quando, prima dell’alba di venerdì 26, sul litorale nord-est dell’isola, nella zona di Kalafati, sono stati trovati due naufraghi, un siriano e un palestinese, che erano riusciti a raggiungere la riva a nuoto. Seguendo le indicazioni dei due superstiti, la Guardia Costiera dell’isola ha condotto una operazione di ricerca con due motovedette nel tratto di mare dove si è verificato il naufragio. Nel corso della mattinata sono stati recuperati i cadaveri di due donne e  un uomo. Alle ricerche si è poi unito anche un elicottero da ricognizione e soccorso ma degli altri 12 naufraghi (tra cui almeno 4 donne e una bambina) non si è trovata traccia.

Aggiornamento 30 maggio. Circa cinque giorni dopo il naufragio sono stati recuperati altri 6 corpi. Il primo, di una donna, al largo dell’isola di Antiparos, parecchie miglia a sud est di Mykonos. Gli altri 5 (4 donne e un uomo) li ha trovati una squadra di sommozzatori all’interno del relitto della barca, a circa 100 metri di profondità.

(Fonte: Efsyn, Ertnews, Aegean Boat Report, Alarm Phone, Ana Mpa, Ekathimerini, Al Arabiya, Associated Press)   

Marocco-Spagna (Cabo Bojador – Gran Canaria), 25-26 maggio 2023

Almeno 3 morti, uccisi a fucilate, su una barca arrivata dal Sahara Occidentale a Gran Canaria la notte tra il 25 e il 26 maggio. A sparare sarebbe stata una pattuglia di soldati marocchini, al momento dell’imbarco, nel tentativo di bloccare la partenza. Il natante, un gommone zodiac, è stato intercettato nella serata di giovedì 25 a sud di Gran Canaria dalla salvamar Macondo. A bordo c’erano 43 persone, tra cui 9 donne e un bambino. Sembrava un’operazione di soccorso come tante altre. La tragedia è emersa al momento dello sbarco nel porto di Arguineguin, quando alcuni dei migranti hanno riferito quanto era accaduto e, a conferma delle loro testimonianze, si è scoperto che almeno due di loro, un uomo e una donna, presentavano ferite di arma da fuoco. Il gommone è partito martedì 23 verso le sette del mattino da una spiaggia di Cabo Bojador, puntando verso le Canarie, oltre 250 chilometri più a nord. Stava ormai prendendo il mare – hanno riferito i migranti – quando è intervenuta una pattuglia di polizia che, non potendo più bloccare il canotto a terra, ha aperto il fuoco ad altezza d’uomo contro le persone a bordo. Nei momenti di panico che ne sono seguiti, quattro dei migranti sono caduti in acqua. Tra loro – ha riferito Helena Maleno, della Ong Caminando Fronteras – anche un ragazzo maliano colpito al collo, che è morto poco dopo. Gli altri tre sono stati arrestati. Feriti dalle raffiche anche diversi altri profughi ma il gommone è riuscito ad allontanarsi. Nelle ore successive altri due dei migranti raggiunti dai proiettili sono morti: i loro corpi sono stati affidati all’Oceano. Poi, dopo oltre due giorni di navigazione, i superstiti sono arrivati alcune miglia a sud di Gran Canaria e dall’isola sono scattate le operazioni di soccorso. La polizia spagnola ha registrato tutte le testimonianze, a cominciare da quella dell’uomo ferito, raggiunto alla schiena da più proiettili. Helena Maleno ha riferito che potrebbero esserci altre due vittime, per un totale di 5, aggiungendo che i tre migranti rimasti bloccati a Capo Bojador hanno segnalato alla gendarmeria i soldati autori della sparatoria ma che nei loro confronti non sono stati presi provvedimenti. Anzi, sono stati arrestati proprio i tre testimoni.

(Fonte: El Diario, La Provincia, Canarias 7, Agenzia Efe, Helena Maleno,nts, sito web Txema Santana giornalista, Infomigrants, Seebruke Frankfurt, Al Arabiya)

Marocco-Spagna (Nador-Melilla), 25-26 maggio 2023

I cadaveri di 9 migranti sono affiorati sulla spiaggia di Beni Bougafar, a Bouyafar, periferia di Nador, a partire da lunedì 22 maggio. Si tratta di 7 marocchini e 2 subsahariani. A breve distanza da due dei corpi portati dalle onde sull’arenile si è spiaggiato anche il relitto di un gommone, con un piccolo motore fuoribordo. Si ritiene che siano le vittime di un naufragio senza superstiti avvenuto mentre tentavano di arrivare nell’enclave spagnola di Melilla, superando Cap Trois Fourkes, dopo una cinquantina di chilometri di navigazione, verosimilmente a bordo del canotto poi ritrovato sul litorale. Si ignorano però le circostanze precise della tragedia. Non è da escludere che ci siano anche dei dispersi.

(Fonte: Nadorcity.com, Association Marocaine des Droits Humains)

Algeria-Spagna (Cherchell- Tipazza), 28 maggio 2023

Da lunedì 8 maggio si è persa ogni traccia di 14 giovani harraga algerini salpati sulla rotta per Alicante, in Spagna, dall’arco di costa compreso tra Cherchell e Tipaza, oltre 120 chilometri a ovest di Algeri. Erano su una barca in fibra di colore azzurro con un motore fuoribordo Yamaha da 40 cavalli. Il primo allarme, su segnalazione dei familiari di alcuni dei migranti, è stato lanciato quattro giorni dopo, venerdì 12, dalla Ong spagnola Cipimd, che ha avvertito il comando del Salvamento Maritimo di Alicante e Valencia, il Servizio Marittimo della Guardia Civil e l’agenzia europea Frontex. Le operazioni di ricerca scattate nelle ore successive non hanno dato esito. Lunedì 15 l’emergenza è stata ribadita dalla centrale Alarm Phone del Mediterraneo occidentale con nuovi Sos alle autorità spagnole. A dieci giorni dalla partenza, il 18 maggio, quando la Spagna ha confermato che fino a quel momento la barca non era stata rintracciata, la Ong Cipimd (che si occupa della ricerca di migranti morti e dispersi) ha pubblicato le foto di tredici dei quattordici harraga fornite dai familiari, nella speranza di facilitare le indagini. Nulla, tuttavia, anche nei giorni successivi. L’unico indizio è stato il ritrovamento in mare di rottami di una barca in fibra che martedì 16 flottavano alla deriva al largo di Castellon, sulla costa di Valencia, ma non sono emersi elementi per poterli ricollegare alla barca scomparsa.

Aggiornamento 17 agosto: trovato un corpo. Nel mese di luglio è stato recuperato nelle acque di Alicante il corpo di un giovane algerino identificato come uno degli harraga a bordo della barca dispersa: si chiamava Ramzi e aveva 26 anni.

(Fonte: Ong Cipimd, Alarm Phone

Algeria-Spagna (Annaba-Jiel – Baleari), 30 maggio 2023

La Guardia Civil ha recuperato e trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale il cadavere di un migrante affiorato nelle acque delle Baleari. A giudicare dall’avanzato stato di degrado, la salma è rimasta in acqua per 2 o 3 mesi. Non sono stati trovati elementi utili per poterlo identificare o stabilirne almeno la provenienza. Si ritiene che sia un giovane harraga annegato nel naufragio “fantasma” di una barca salpata dall’arco di costa algerina compreso tra Annaba a est e Jijel a ovest, un tratto di circa 250 chilometri da cui sono frequenti le partenze verso l’arcipelago spagnolo. La Ong Cimimd, che si occupa della ricerca dei migranti morti o dispersi nel Mediterraneo occidentale, ha diffuso alcuni particolari che potrebbero facilitare l’identificazione: si tratta di un uomo alto 170/180 centimetri che aveva due protesi dentari e portava al polso un orologio Lotus in acciaio inossidabile.

(Fonte: Ong Cipimd)

Tunisia (Sfax), 30 maggio 2023

Un migrante trentenne originario del Benin è stato accoltellato a morte condotto da una squadra di almeno sette uomini armati contro un gruppo di migranti all’interno di una casa di El Haffara, un quartiere popolare nella periferia nord est di Sfax. Altri 5 migranti subsahariani sono stati feriti in modo grave, tanto da dover essere ricoverati. Il raid è avvenuto la notte tra il 22 e il 23 maggio, ma se ne è avuta notizia solo il 30, quando il portavoce del Tribunale di Sfax, Faouzi Masmoudi, ha diffuso un comunicato ufficiale al termine delle indagini, che hanno portato all’arresto di tre degli aggressori, tutti tunisini, rispettivamente di 17, 23 e 30 anni. Numerose Ong hanno denunciato che il delitto va inquadrato nel clima di violenza alimentato di fatto dalla politica del governo stesso di Tunisi. “Questo crimine – ha scritto il Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali – si inserisce in un contesto di ininterrotti discorsi di incitamento all’odio e al razzismo contro i migranti dell’Africa subsahariana”. “Si è creato un clima di impunità e di violenza”, hanno contestato la Lega tunisina pe ri diritti umani e l’Organizzazione contro la tortura, sottolineando, insieme ad altre 23 Ong, che “i discorsi di odio e le intimidazioni contro i migranti trasmessi sui social network hanno contribuito alla mobilitazione contro i gruppi più vulnerabili, alimentando la violenza nei loro confronti”.

(Fonte: Africanews)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 30 maggio 2023

Tredici migranti morti in un naufragio martedì 30 maggio al largo della Tunisia sulla rotta per Lampedusa. Dalle autorità tunisine non sono state diffuse informazioni. Della tragedia non si è saputo nulla fino a quando, mercoledì 31 maggio, alcuni superstiti hanno avvertito Alarm Phone, che ha poi comunicato la notizia, basandosi sugli scarni elementi delle testimonianze raccolte. La barca era partita la notte tra lunedì 20 e martedì 30. A bordo c’erano 41 persone. I 28 naufraghi recuperati dalla Guardia Costiera sono stati ricondotti in Tunisia.

(Fonte: Alarm Phone, Ong Refugees in Libya, Are You Syrious)

Italia-Francia (Oulx-Briancon), 31 maggio 2023

Un migrante è morto nel tentativo di raggiungere Briancon, in Francia, attraversando il confine delle Alpi. Partito da Oulx, in Piemonte, era riuscito a superare la frontiera sulle montagne della Valsusa: la tragedia è avvenuta durante la discesa sul versante francese. A segnalare il corpo senza vita del giovane è stato un altro migrante che nel primo pomeriggio di mercoledì 31 maggio ha avvertito la Gendarmeria francese. Le operazioni di recupero sono state molto difficili. La salma si trovava in un punto particolarmente impervio, vicino a un piccolo lago, e si è riusciti a raggiungerla solo un giorno dopo che sono scattate le operazioni di ricerca condotte dal soccorso alpino francese, con l’ausilio di un elicottero e la collaborazione italiana. Sul fronte italiano, anzi, già erano in corso ricerche per portare in salvo 9 migranti che stavano tentando di attraversare il confine tra Cesana e Claviere: 6 sono stati recuperati dai vigili del fuoco di Oulx e Susa e 3 dalla Croce Rossa di Susa.

(Fonte: Valsusa Oggi)

Libia (Barsas, Tocra), 31 maggio 2023

I cadaveri di due migranti sono stati trascinati dal mare nella zona di Barsas, distretto di Tocra, in Cirenaica, poco più di 50 chilometri a nord est di Bengasi. Il primo è affiorato lunedì 29 maggio. Avvistato sulla battigia da abitanti del posto, che hanno avvertito la polizia, è stato recuperato e trasferito nell’obitorio dell’ospedale dalla Mezzaluna Rossa con l’aiuto di personale del Maritime Rescue Unit. L’altro è stato trovano 48 ore dopo, il 31 maggio, sulla stessa spiaggia a non grande distanza dal primo. Anche in questo caso per il recupero e la rimozione è intervenuta la Mezzaluna Rossa, d’intesa con la polizia. Non sono stati trovati elementi per poterli identificare o stabilirne almeno la provenienza, ma secondo la polizia si tratterebbe delle vittime del naufragio fantasma di una barca di migranti partita dal litorale cirenaico alcuni giorni prima del ritrovamento. C’è da ritenere, dunque, che si siano anche numerosi migranti dispersi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 31 maggio – 2 giugno 2023

Almeno 47 migranti, tra cui sei bambini, morti o dispersi in due naufragi avvenuti lunedì 31 maggio, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, nello stesso braccio di mare, tra la costa di Sfax e le isole Kerkennah, nella Tunisia sud orientale, sulla rotta per Lampedusa. Inizialmente non si è saputo nulla perché le autorità tunisine, nell’immediatezza della strage, non hanno fornito alcun tipo di informazione. La notizia che doveva essere accaduto qualcosa di molto grave è emersa solo dopo che una motovedetta della Guardia Costiera ha recuperato il corpo di una bambina che flottava in mare trasportata dalla corrente: l’immagine della piccola, stesa bocconi in acqua, con indosso una tutina rosa e una cuffia grigia, è stata rilanciata dai siti web di numerose Ong. Da quel momento è stato un rincorrersi di informazioni, tra cui quella che la mamma della bimba risultava dispersa e che dovevano esserci numerose altre vittime, in gran parte provenienti dal Camerun. Camerunensi anche la bimba e sua madre. La tragedia dei due naufragi è stata poi ricostruita il 2 giugno alla France Presse da Faouzi Masmoudi, pubblico ministero e portavoce del Tribunale di Sfax. Nel primo sono morte 6 persone mentre 39 naufraghi sono stati tratti in salvo. Nel secondo, 12 i migranti recuperati e 41 i dispersi, tra cui 6 bambini, inclusa la piccola con la tutina rosa. Dopo la ricostruzione fatta dal procuratore Faouzi Masmoudi, un ufficiale della Guardia Costiera ha aggiunto che erano stati recuperati i corpi di altri bambini: 5 in tutto (inclusa la prima bimba) tra i quali un maliano e un senegalese. L’ipotesi che gran parte delle vittime dei due naufragi siano originarie del Camerun deriva anche dal fatto che nei giorni precedenti più di 200 migranti camerunensi sono stati intercettati in mare dalla Guardia Costiera.

Aggiornamento 8 giugno: altri 5 morti. Nei giorni successivi è emerso che nella stessa zona, tra Sfax e le Kerkennah, c’è stato un terzo naufragio e sono stati recuperati altri 5 cadaveri di migranti subsahariani. Lo ha comunicato sempre il procuratore Faouzi Masmoudi all’agenzia Associated Presse, specificando anche che in tutto i naufraghi recuperati sono 73 e sottolineando come le tre barche affondate fossero scafi in metallo “usa e getta”, assolutamente inadatti a una lunga e pericolosa navigazione nel Mediterraneo.

(Fonte: Euronews, Tgcom 24, sito web Apostlos Weuzus, Associated Press)

Turchia-Grecia (Plomari, isola di Lesbo), 2-3 giugno 2023

Il corpo di un migrante è stato trascinato dal mare sulla costa di Plomari, nella zona meridionale dell’isola di Lesbo, 50 chilometri circa a sud est di Mitilene. Scoperto nel pomeriggio di venerdì 2 giugno, l’operazione per recuperarlo, affidata a due squadre dei vigili del fuoco, è stata particolarmente lunga impegnativa: si è conclusa solo sabato in mattinata, perché il cadavere era saldamente incastrato tra le rocce di una scogliera. Lo stato di degrado era così avanzato che inizialmente non si è riusciti a capire nemmeno se si trattasse di un uomo o di una donna. Gli esami medici hanno poi consentito di appurare che è la salma di un uomo, ma non è stato possibile né stabilirne l’età in via approssimativa né tantomeno l’identità.

(Fonte: Stonisi, sito web Apostolos Veizis)

Italia (Bordighera), 4 giugno 2023

Il cadavere di un migrante – Mohamus Momin Said, 29 anni, nigeriano – è stato trascinato dal mare sulla battigia della spiaggia di Bordighera. Lo hanno trovato verso le 6 alcuni passanti, che hanno dato l’allarme al 112. Poco dopo sul posto sono intervenuti i carabinieri, la Guardia Costiera e un’automedica per la rimozione dopo i primi accertamenti. Si tratta di un uomo sui trent’anni, che indossava un giubbotto nero, jeans e scarpe da ginnastica. Secondo la perizia medica, che non ha riscontrato segni di violenza, sarebbe annegato e, a giudicare dallo stato di conservazione, è rimasto in acque più di qualche giorno. L’ipotesi è che sia morto nella zona di Ventimiglia, vicino al confine francese, meno di 10 chilometri più a ovest e che poi la corrente lo abbia trasportato fino a Bordighera. Resta da capire se sia morto tentando di passare la frontiera con la Francia o si tratti di un suicidio. E’ stato possibile identificarlo cinque giorni dopo il ritrovamento del corpo, grazie alla collaborazione dei volontari della Caritas di Ventimiglia.

(Fonte: Agenzia Ansa, Il Secolo XIX, Fanpage, Riviera 24.it)

Marocco-Spagna (Ceuta), 4 giugno 2023

Agenti del servizio marittimo della Guardia Civil hanno recuperato il cadavere di un migrante 12 miglia al largo di Ceuta. Ad avvistarlo e a dare subito l’allarme è stato l’equipaggio di una barca da diporto. Si tratta di un giovane maghrebino annegato nel tentativo di raggiungere a nuoto l’enclave spagnola partendo da una delle spiagge a sud della frontiera. Per aiutarsi nell’impresa aveva un battellino pneumatico giocattolo al quale deve essersi aggrappato per rimanere meglio a galla e su cui aveva depositato alcuni oggetti personali, prelevati dalla polizia perché potrebbero essere importanti per risalire all’identità. C’è da ritenere che, una volta in mare, la corrente lo abbia spinto sempre più al largo e che le forze lo abbiano abbandonato. Una volta trasportato a terra, il corpo è stato trasferito nell’obitorio dell’istituto di medicina legale per l’autopsia.

(Fonte: El Faro de Ceuta)

Algeria-Spagna (Gouraya e Sidi Ghiles), 5-6 giugno 2023

Ventiquattro vittime (6 migranti morti e 18 dispersi) in un naufragio al largo dell’Algeria sulla rotta per le Baleari. Soltanto 2 i superstiti. La barca – uno scafo in fibra di colore blu e bianco, con un motore fuoribordo da 150 cavalli – è partita lunedì 5 giugno verso l’una del mattino dal litorale di Gouraya, nella provincia di Tipaza, un centinaio di chilometri a ovest di Algeri. Dei 26 a bordo, 18 (tra cui 4 donne e 4 bambini) erano curdo-siriani e 8 harraga algerini. Da quel momento se ne sono perse le tracce. L’allarme è scattato nella serata di lunedì quando sul litorale di Sidi Ghiles, 21 chilometri a est di Gouraya, alcuni pescatori hanno avvistato i primi cadaveri, quelli di una donna e della sua bambina, avvertendo la Guardia Costiera. Nelle ore successive sono stati trovati e tratti in salvo 2 naufraghi, un algerino e un ragazzo siriano di 16 anni, mentre i sommozzatori della Protezione civile hanno recuperato prima 3 e poi un sesto corpo senza vita, tutti di uomini in giovane età. Nessuna traccia degli altri 18 dispersi. Tutte le salme, recuperate sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale di Sidi Ghiles.

(Fonte: Ong Cipimd, Wled Tipaza, Algerie 360, Avvenire, Ansamed, Migranti Italia)

Bielorussia-Polonia (Swilocz), 6 giugno 2023

Il cadavere di un migrante africano è stato trovato nei pressi del confine tra la Bielorussia e la Polonia, in territorio bielorusso. Secondo quanto ha comunicato il Comitato di Frontiera della Repubblica Bielorussa, era in una foresta nel comprensorio del municipio di Swilokz, che dista una decina di chilometri dal confine e poco di più dal villaggio polacco di Jalowka, ma in una zona pressoché disabitata, totalmente priva di strade e attraversabile solo percorrendo sentieri poco conosciuti che si inoltrano nei boschi.  Non sono emersi elementi per l’identificazione. La morte dovrebbe risalire a qualche giorno prima del ritrovamento della salma. “E’ un’altra vittima della chiusura del confine tra la Bielorussia e la Polonia. Un’altra morte evitabile: la quarantaseiesima dall’inizio della crisi della frontiera”, ha dichiarato la Ong polacca Grupa Granica.

(Fonte: Ong Grupa Granica) 

Tunisia-Italia (Sayada-Monastir), 6-7 giugno 2023

Almeno 9 migranti morti in un naufragio al largo della Tunisia, sulla rotta per Lampedusa. Altri 29 sono stati tratti in salvo ma si teme che ci sia un certo numero di dispersi. Sia le vittime che i superstiti venivano da paesi dell’Africa subsahariana. Erano su una barca salpata probabilmente più a sud, verso Madhia o Sfax, a circa 150 chilometri di distanza. La tragedia è avvenuta in piena notte nelle acque della costa compresa tra Sayada a sud e Monastir, meno di 20 chilometri più a nord. Dalle autorità tunisine nessuna comunicazione. La notizia è stata riferita mercoledì 7 dall’agenzia Reuters (citando come fonte Farid Ben Jaha, portavoce del Tribunale di Monastir) e ripresa giovedì 8 da Infomigrants. Scarsissimi i particolari sulle cause e le circostanze del naufragio. Lo stesso Farid Ben Jaha ha tuttavia precisato alla Reuters che erano state predisposte operazioni di ricerca proprio nel timore che, oltre alle 9 vittime accertate, ci siano dei dispersi.

(Fonte: Infomigrants, Le Currier du Vitnam)

Libia-Italia (Garabulli), 8 giugno 2023

Venti vittime (10 migranti morti e una decina dispersi) nel naufragio di un gommone a est di Garabulli. A bordo erano oltre un centinaio. Erano partiti prima dell’alba da una spiaggia dell’arco di costa lungo circa 60 chilometri compreso tra Garabulli e Homs. La tragedia è avvenuta quando ancora il natante era nelle acque territoriali libiche. La centrale di Alarm Phone ha ricevuto una richiesta di aiuto nelle prime ore del mattino. Nella telefonata, pubblicata dalle Ong alle 8,15, si diceva che il gommone era alla deriva, ormai ingovernabile, e che alcune persone erano cadute in mare. Poi più nulla fino a un comunicato delle autorità libiche le quali, poco dopo le 18, hanno riferito che una unità della Compagnia di supporto navale del 51° Fanteria aveva intercettato il gommone ormai quasi affondato, recuperando 90 naufraghi e 10 cadaveri. Sia le salme che i superstiti sono stati sbarcati a Garabulli. Si è intuito fin dall’inizio che dovevano esserci dei dispersi. I timori sono stati confermati nelle ore successive alla polizia libica dai superstiti, che hanno parlato di almeno 8/10 compagni scomparsi in mare, oltre ai 10 recuperati ormai privi di vita. La notizia è stata ufficializzata sabato 10 dalla Guardia Costiera. Tripoli ha insinuato che il gommone seguiva una rotta verso nord est per portarsi al largo di Khums, dove stava operando la nave umanitaria Geo Barents di Medici Senza Frontiere, rilanciando l’accusa alle Ong di essere un pull factor per le partenze.

(Fonte: Migrant Rescue Watch 8 e 10 giugno)

Marocco-Spagna (Adra, Almeria), 9 giugno 2023

Costretti dai trafficanti a scendere in mare a parecchia distanza dalla spiaggia, due migranti sono annegati nelle acque di Cabo de Gata, all’altezza di Adra, 55 chilometri a ovest di Almeria. Un altro è stato ricoverato in gravi condizioni per un forte stato di ipotermia ed altre ferite. Erano con un gruppo di 132 persone, incluse alcune donne, trasportate su due barche dal Marocco durante la notte. Sono arrivati in prossimità della costa spagnola verso l’alba, ma i trafficanti, anziché approdare, hanno intimato a tutti di scivolare fuoribordo per raggiungere a nuoto la riva, distante ancora molte decine o forse un centinaio di metri. Qualcuno ha cercato di opporsi ma ogni tentativo di resistenza è stato soffocato a furia di pestaggi e minacce, pare anche con delle armi. Quasi tutti ce l’hanno fatta comunque ad arrivare fino alla spiaggia di Adra ma due, appunto, si sono persi in mare. I loro corpi sono stati recuperati più tardi. Gli altri, incluso il ferito, sono rimasti sulla spiaggia per più di un’ora, fino a quando, intorno alle 7, li ha avvistati una pattuglia della Guardia Civil, che ha dato l’allarme. Nel frattempo le due barche si erano allontanate per ritornare in Marocco. Secondo la Ong Cipimd, si tratterebbe di due “narcolance”, motoscafi veloci usati dai trafficanti per il trasporto della droga: gli scafisti avrebbero evitato di approdare per accelerare al massimo la fuga ed evitare di essere intercettati dalle motovedette della Guardia Civil o della Guardia Costiera. In mattinata, verso le undici, i 130 migranti intercettati sulla spiaggia sono stati trasferiti nel centro accoglienza temporaneo di Almeria. Molti presentavano sintomi di ipotermia e malnutrizione. Le ricerche di eventuali dispersi sono proseguite fino al tramonto.

(Fonte: El Diario de Almeria, Europa Press Andalucia, Ong Cipimd, Heroes del Mar, Al Arabiya)

Libia-Italia (Daryanah e Al Mutrad), 10-11 giugno 2023

I cadaveri di due migranti sono affiorati sul litorale libico nell’arco di 24 ore ma a centinaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro. Il primo, segnalato alla polizia da alcuni abitanti del posto sulla battigia della spiaggia di Daryanah, 35 chilometri a nord est di Bengasi, in Cirenaica, è stato recuperato nella giornata di sabato 10 giugno dalla Mezzaluna Rossa e trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Tocra, in attesa della conclusione delle indagini disposte dalla magistratura. Il secondo era circa 1.100 chilometri più a ovest, in Tripolitania, ai piedi di un tratto roccioso di litorale all’altezza di Al Mutrad, meno di 60 chilometri da Tripoli. Dopo un sopralluogo della polizia effettuato la mattina di domenica 11, anche in questo caso della rimozione si è occupato personale della Mezzaluna Rossa, che su disposizione della Procura ha poi trasportato la salma nell’obitorio di Zawija in attesa del nulla osta per la sepoltura. Entrambi i corpi sono rimasti per più giorni in acqua e non sono emersi elementi per identificarli.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Ungheria-Serbia (confine sul Danubio), 11 giugno 2023

Due frateli siriani originarti della zona di Idlib, Muhammad e Mahmoud, sono annegati nel Danubio al confine tra l’Ungheria e la Serbia. Un terzo fratello, Yahya, il minore, si è salvato. Muhammad, arrivato già da tempo in Europa, si era stabilito in Belgio. Verso la metà di maggio i due fratelli minori, di 20 e 14 anni, dopo un’attesa di mesi, hanno lasciato la Turchia, dove erano fuggiti in precedenza, per cercare di arrivare a loro volta in Europa, passando dalla via balcanica: Erano d’accordo che Muhammad li avrebbe aspettati in Serbia per condurli poi con sé in Belgio. Arrivati in Ungheria nei primi giorni di giugno, Mahmoud e Yahya verso le quattro del mattino di domenica 11 hanno tentato di attraversare a nuoto il Danubio dalla sponda ungherese a quella serba in un punto concordato in precedenza con Muhammad, che li attendeva sul posto. Yahya ci è riuscito, Mahmoud è rimasto bloccato in mezzo al fiume. Vedendolo in difficoltà, Muhammad si è gettato a sua volta in acqua per aiutarlo, ma è rimasto bloccato anche lui. Sono annegati insieme. Yahya ha dato subito l’allarme ma i due ragazzi erano ormai scomparsi. I loro corpi sono stati trovati più a valle, uno alle quattro di pomeriggio e l’altro verso le sei.

(Fonte: Unitend Rescue Group, Are Yopu Syrious)  

Libia-Italia (Tocra, Bengasi), 12 giugno 2023

Il cadavere di un migrante in avanzato stato di degrado è stato segnalato alla polizia sulla battigia della spiaggia di Barsis, nei pressi di Tocra, in Cirenaica, poco più di 50 chilometri a nord est di Bengasi. Per il recupero, dopo un primo sopralluogo di una pattuglia di agenti sul posto, è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa, che lo ha trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Tocra. Nella stessa zona, a non grande distanza, sabato 10 giugno era stato trovato il corpo senza vita di un altro migrante, anche questo sconosciuto e in forte decomposizione. Si tratta quasi certamente di vittime dello stesso episodio: un “naufragio fantasma” sulla rotta verso l’Italia o Malta, di cui non si conoscono né le circostanze né il numero di morti e dispersi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Tocra, Bengasi), 14 giugno 2023

Il corpo senza vita di altri due migranti, il terzo e il quarto in cinque giorni, sono stati trovati in due punti diversi della spiaggia di Barsis, alle porte di Tocra, in Cirenaica. Il primo è stato scoperto semisepolto nella sabbia, vicino alla battigia, a breve distanza dal punto in cui era quello recuperato lunedì 12 giugno, due giorni prima (nota del 12 giugno), e poco più lontano da quello avvistato sabato 10. Segnalato alla polizia da alcuni abitanti del posto, è stato trasferito da personale della Mezzaluna Rossa nell’obitorio di Tocra, in attesa del nulla osta per l’inumazione da parte della magistratura. Circa 24 ore dopo, giovedì 15, sempre lungo la battigia ma in un tratto diverso, è affiorato l’altro corpo, anche questo recuperato dalla Mezzaluna Rossa e portato nell’obitorio di Tocra.  Erano entrambi in forte stato di degrado, come i due recuperati il 10 e il 12 giugno. Si ritiene che siano vittime tutti dello stesso naufragio, rimasto sconosciuto fino a quando non sono affiorati questi cadaveri.

(Fonte: Migrant Rescue Watch 14 e 15 giugno)

Libia-Grecia-Italia (Pylos, Peloponneso), 14 giugno 2023

Oltre 600 vittime – secondo i superstiti quasi 650 (646) tra morti di cui è stato recuperato il cadavere (79) e dispersi – nel naufragio di un peschereccio nelle acque dello Jonio, ad alcune decine di miglia dal Peloponneso. Poco più di cento (104) le persone che si sono salvate. E’ il più grande disastro del Mediterraneo lungo le rotte dei migranti verso l’Europa dopo quello tra la Libia e la Sicilia nell’aprile del 2015, quando si contarono quasi 800 vittime. Il barcone, un vecchio scafo in legno lungo 30 metri, risulta salpato da Tobruk, in Cirenaica, tra venerdì 9 e sabato 10 giugno. A bordo, stando alle testimonianze dei superstiti (tutte concordi fin dalle prime richieste di aiuto) erano almeno 750, in grande maggioranza profughi in fuga da Egitto, Pakistan, Afghanistan, Siria, Palestina. Puntavano verso le coste italiane, seguendo la rotta che passa a sud del Peloponneso.

Sos dopo la fuga dello scafista. La navigazione si è protratta per quattro giorni. Tra lunedì 12 e martedì 13 lo scafista che era al timone è fuggito su una imbarcazione più piccola, abbandonando il peschereccio in balia del mare. E’ stato a questo punto che, nelle prime ore di martedì 13, da bordo hanno lanciato il primo Sos, contattando Nawal Soufi, una attivista per i diritti umani siciliana di origine siriana, che si occupa dell’assistenza ai migranti. Il tono della richiesta di aiuto è stato subito drammatico: non erano più in grado di governare, da oltre 24 ore erano esaurite le scorte d’acqua, 6 migranti non davano più segno di vita (forse per aver bevuto acqua di mare), quasi tutti erano nel panico, nessuno tra i tanti sapeva dire nemmeno dove si trovassero con precisione in quel momento. Grazie ai dati istantanei del telefono Turaya la stessa Nawal Soufi ha potuto individuare la posizione esatta del natante – circa 80 chilometri (60 miglia) a sud ovest di Pylos, un punto dove il mare arriva a una profondità di 4.500 metri – ed ha rilanciato l’emergenza alle autorità italiane, maltesi e greche, aggiornando continuamente le coordinate fino alle quindici circa. Poco dopo mezzogiorno un aereo di Frontex ha sorvolato il peschereccio, confermando che (come dimostrano anche le foto aeree scattate) sul ponte superiore, quello esterno, erano ammassate centinaia di persone mentre nella stiva dovevano essercene altrettante, soprattutto donne e bambini. Due ore più tardi (alle 14,17) ha ricevuto una richiesta di aiuto direttamente dal barcone anche Alarm Phone, che da quel momento ne ha seguito costantemente la sorte fino a poco dopo le 20, informando di continuo tutte le autorità marittime competenti.

I primi soccorsi. Dalla Grecia si sono mosse alcune motovedette e sono state mobilitate anche due navi mercantili di passaggio nella zona, la Lucky Sailor e la Faithful Warrior. E’ arrivata per prima la Lucky Sailor, che pare abbia agganciato il peschereccio con due funi assicurate in punti diversi dello scafo, iniziando poi a gettare bottiglie d’acqua verso il ponte affollato di gente. Questa manovra – ha riferito Nawal Soufi in contatto con alcuni dei migranti – avrebbe finito per creare una situazione di rischio ancora maggiore: “A bordo temevano che le funi potessero far capovolgere la barca e che la ressa che si era creata per arrivare a prendere l’acqua causasse un naufragio. Così hanno deciso di allontanarsi un po’ dalla nave”. E’ stato l’inizio della fine. Dalle 20 in poi Alarm Phone ha perso ogni contatto, riuscendo solo alle 0,46 a ristabilire  una brevissima comunicazione, caduta in pochi istanti. Dopo le 23, black-out anche per Nawal Soufi. Il naufragio è avvenuto nelle ore successive, prima dell’alba: lo scafo, ormai ingovernabile e probabilmente con il motore in panne, deve essersi rovesciato a causa dei movimenti bruschi delle persone in preda al panico che ne hanno compromesso l’assetto già estremamente precario. Se ne è avuta conferma quando le motovedette greche inviate sul posto hanno cominciato ad avvistare i primi naufraghi, fino ad arrivare a 104, e a recuperare i primi cadaveri: inizialmente 17, poi saliti a 32, poi a 59 e infine a 78. I superstiti li hanno sbarcati a Calamata (oltre 50 chilometri a est di Pylos), dove una quarantina sono stati ricoverati per un forte stato di ipotermia. Per gli altri è stato disposto il trasferimento nel campo profughi di Malkassa, a nord di Atene, quasi 260 chilometri a nord est.

Le vittime e le contestazioni. A questo punto è cominciato il conto totale delle vittime. In base alle prime informazioni dell’Oim, si è ipotizzato che sul peschereccio ci fossero oltre 400 persone, forse circa 450. Il vicesindaco di Calamata ha parlato di oltre 500. Intervistato da Ert Television, l’ammiraglio Nikos Spanos ha ammesso che dovevano essere tra 600 e 700 persone. Tutte le testimonianze dei naufraghi, però, hanno ribadito che erano partiti in non meno di 750 e che le vittime complessive, dunque, sono 650 all’incirca. Mentre stava emergendo la portata enorme della tragedia, la Guardia Costiera greca ha diramato un comunicato, affermando che alcune motovedette avevano raggiunto nel primo pomeriggio il peschereccio ma che i migranti avevano “rifiutato qualsiasi assistenza, dichiarando di voler proseguire il viaggio verso l’Italia”. Alarm Phone ha fatto notare che, ammesso sia vera questa ricostruzione, i migranti non si fidano più ed anzi sono terrorizzati dalla Guardia Costiera greca a causa dei respingimenti indiscriminati attuati spesso con durissime forme di violenza.  E Nawal Soufi ha escluso che quel comunicato abbia fondamento: “Quando i migranti si sono leggermente allontanati dalla nave (la Lucky Sailor: ndr), non c’era alcuna intenzione di continuare il viaggio verso l’Italia, perché, non essendoci più il ‘capitano’ (lo scafista: ndr), non erano neanche in grado di navigare e continuavano a chiedere cosa fare. Avevano assolutamente bisogno di aiuto nelle acque dove si trovavano. Se mi avessero espresso la volontà di continuare il viaggio verso l’Italia, avrei ovviamente inviato un aggiornamento a Malta, alla Grecia e alla stessa Italia”.

(Fonte: Reuters, Associated Press, Ansa, sito web Nawal Sousi, Alarm Phone, Sergio Scandura Radio Radicale, Ekhatimerini, Ana Mpa, Al Jazeera, Efsyn, Repubblica, La Stampa, Infomigrants, Al Arabiya, Avvenire)

Marocco-Spagna (Ceuta), 15 giugno 2023

Sei ragazzi marocchini, due gruppi di tre ciascuno, sono scomparsi in mare, in due diverse circostanze ma quasi negli stessi giorni, a bordo di un piccolo kaiak, poco più di un canotto-giocattolo del tipo usato per brevi escursioni lungo la spiaggia. L’allarme per i primi tre (Marouane Bidaoui 16 anni, Yassine Darraz 17 anni, Ilias Fassi 18 anni, tutti della zona di Rabat) è scattato domenica 12 giugno. Lo hanno lanciato i familiari di Marouane Bidaoui, rivolgendosi alla Guardia Civil di Ceuta, che subito dopo ha organizzato una operazione di ricerca tra il confine dell’enclave e il tratto di mare a sud, verso Martil, la città costiera marocchina a oltre 50 chilometri di distanza da cui risultano aver preso il mare giovedì 8 giugno, intorno alle 23, come aveva comunicato lo stesso Marouane nella sua ultima telefonata al fratello maggiore. Una salvamar del Salvamento Maritimo ha recuperato il kayak. Nessuna traccia dei tre ragazzi. Martedì 14 giugno è poi emerso, sempre su segnalazione di alcuni familiari, che altri 3 ragazzi avevano tentato un’avventura analoga con un kayak pneumatico, partendo tra venerdì 9 e sabato 10. Da quel momento non si è saputo più nulla. Si tratta di giovani di poco più adulti dei primi tre: Abdenour Rifi 25 anni, Oussama Chepot 24 e Achraf Drioich, 21. Le ricerche della Guardia Civil e del Salvamento Maritimo sono state estese anche a questo caso, ma senza esito. Non si sa nemmeno di preciso da dove i tre amici siano partiti: i familiari hanno indicato genericamente “il litorale di Tetuan”, a sud-est di Ceuta. L’unica cosa certa è che avevano manifestato l’intenzione di arrivare a Ceuta.

Aggiornamento 20 giugno. E’ stato rintracciato a 11 giorni dalla partenza il secondo gruppo di ragazzi, quello composto da Abdenour Rifi, Oussama Chepot e Achraf Drioich: uno dei tre è morto, gli altri sono stati ricoverati in condizioni critiche all’ospedale Mohamed V di Alhucemas. Stando a quanto ha potuto ricostruire la gendarmeria marocchina, il loro kaiak ha perso la rotta poco dopo aver preso il largo. Le correnti lo hanno spinto a diverse miglia di distanza, verso est ed è rimasto in balia del mare fino a quando è stato avvistato casualmente all’altezza di Driouch, una città portuale lontana circa 350 chilometri da Ceuta, in direzione sud est. Uno dei tre deve essere morto un paio di giorni prima del ritrovamento: il cadavere è stato portato nell’obitorio dell’ospedale di Alhucemas per l’autopsia. Gli altri erano esanimi per gli oltre dieci giorni trascorsi alla deriva senza cibo e senz’acqua.

(Fonte: El Faro de Ceuta 12-15 giugno e 20 giugno, Nadorcity 20 giugno)

Algeria-Spagna (Bourmedes-Baleari), 16 giugno 2023

Diciassette migranti scomparsi in mare in un naufragio sulla rotta tra l’Algeria e le Baleari. C’è un solo superstite, un giovane harraga di nome Sofian, ricoverato per un grave stato di ipotermia. La barca, uno scafo in fibra con un motore fuoribordo da 40 cavalli, era partita nelle prime ore di domenica 11 giugno dalla costa di Bourmedes, circa 45 chilometri a est di Algeri. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Preoccupati per la mancanza di notizie, tre giorni dopo, mercoledì 14, alcuni familiari si sono rivolti alla Ong spagnola Cipimd, che ha segnalato l’emergenza alla centrale di coordinamento del Salvamento Maritimo di Valencia e Palma de Maiorca, al Servizio Marittimo della Guardia Civil e alla Guardia Costiera algerina. Le ricerche non hanno dato esito, ma i timori peggiori hanno trovato conferma tra giovedì 15 e venerdì 16 giugno, quando alcuni pescatori hanno avvistato in mare, aggrappato a un relitto, l’unico superstite, Sofian, duramente provato ma ancora in vita. Lo stesso Sofian ha raccontato che la barca non ha retto al mare in burrasca: si è rovesciata e non c’è stato scampo. Tutti i suoi compagni risultano dispersi.

(Fonte: Ong Cipimd, rapporti del 14 e del 16 giugno)

Libia-Italia (Al Mabni e Talmitha, Tocra), 17 giugno 2023

I cadaveri di altri 2 migranti sono stati trascinati dal mare sul litorale di Tocra, a nord est di Bengasi, in Cirenaica. Il primo era sulla spiaggia di Al Mabni, meno di 15 chilometri a sud ovest di Tocra e circa 50 a nord est di Bengasi. Per il recupero è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa che, dopo un primo sopralluogo della polizia, ha trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale di Tocra. Nelle stesse ore è stato segnalato il secondo corpo, spiaggiato sulla battigia di Talmitha, 70 chilometri a est di Tocra e 80 circa da Al Mabni. Anche in questo caso per il recupero è intervenuta la Mezzaluna Rossa. Entrambi i cadaveri erano in forte stato di degrado e non è stato possibile identificarli. Con queste due, a partire da sabato 10 giugno, sono 6 le salme recuperate in questo tratto di litorale cirenaico. Tutte arenate dopo essere rimaste a lungo in mare. Segno sempre più evidente di un “naufragio fantasma” sulla rotta tra la Cirenaica e l’Italia, presumibilmente con decine di vittime.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Tocra, Bengasi), 18 giugno 2023

Ancora due cadaveri di migranti arenati sulle spiagge del litorale di Tocra a poche ore di distanza dal recupero di quello trascinato dal mare a Talmitha (nota del 17 giugno: ndr). Con questi ultimi due, salgono a otto i corpi ritrovati a partire da sabato 10 giugno in un arco di costa di qualche decina di chilometri. Erano entrambi nella zona di Tocra 3 ma non nello stesso punto, anche se a non grande distanza l’uno dall’altro. Due squadre della Mezzaluna Rossa li hanno recuperati e trasferiti nell’obitorio dell’ospedale Al Jalaa di Bengasi. Secondo gli esami medici la morte risale a una quindicina di giorni prima del ritrovamento, lo stesso periodo stimato per i sei cadaveri trovati in precedenza. E’ la conferma del “naufragio fantasma” di una barca salpata dalla zona di Bengasi presumibilmente all’inizio del mese di giugno. Non si sa quanti fossero i migranti a  bordo ma c’è da credere che vadano calcolati numerosi dispersi.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Niger-Libia (Madama, Sahara), 19 giugno 2023

Otto migranti nigeriani sono morti su un pick-up saltato su una mina lungo una pista secondaria del Sahara, verso il confine con la Libia. Altri 10 sono rimasti feriti. La tragedia risale al 28 maggio ma se ne è avuta notizia solo lunedì 19 giugno da  un rapporto pubblicato dalla sezione di Alarm Phone Sahara con base ad Agadez, in Niger. A bordo erano in diciotto. Erano partiti dalla zona di Zinder, la seconda città nigerina, 170 chilometri a est della città nigeriana di Kano e 450 a sud di Agadez. Superata Agadez, hanno attraversato il Sahara in direzione nord-est.  All’altezza di Madama, l’ultimo nucleo abitato nigerino prima della frontiera libica, hanno aggirato l’abitato, seguendo un itinerario pochissimo battuto, lontano dalle strade principali, evidentemente per sottrarsi ai posti di blocco della polizia ed è su questa pista pressoché sconosciuta, appunto, che il pick-up è finito sulla mina che lo ha fatto saltare in aria. Due delle persone a bordo sono rimaste uccise sul colpo. Altre 6 sono morte nell’ambulatorio medico di Madama, dove sono stati soccorsi anche 8 dei 10 feriti. Gli altri due, entrambi in condizioni disperate,  dopo le prime cure sono stati evacuati e trasferiti in ambulanza ad Agadez. Dall’inizio di maggio, ha riferito Alarm Phone Sahara, si sono intensificati i controlli su tutte le piste del Sahara perché è aumentato il flusso di auto di migranti dirette verso la frontiera c on la Libia.

(Fonte: Alarm Phone Sahara)

Niger-Libia (Tizeri, Sahara), 19 giugno 2023

Quattro migranti sono morti di sete in pieno Sahara, dove sono rimasti bloccati per giorni a causa di un guasto al pick-up su cui viaggiavano. Lo ha riferito il rapporto pubblicato da Alarm Phone Sahara il 19 giugno ma la tragedia è accaduta almeno una decina di giorni prima. Le vittime facevano parte di un gruppo di 15 uomini partiti da Agadez martedì 30 giugno. Puntavano a nord est, verso la Libia, in direzione di Bilma e poi di Madama, l’ultimo insediamento abitato nigerino prima della frontiera. Il guasto che ha bloccato il pick-up si è verificato molto prima, nella zona di Tizeri. Per sottrarsi ai controlli della polizia  nigerina e delle guardie di frontiera, avevano evitato la pista principale, scegliendo un percorso pochissimo battuto. L’allarme è scattato così soltanto dopo alcuni giorni, quando per quattro del gruppo era ormai troppo tardi: i volontari di Alarm Phone arrivati sul posto hanno potuto solo recuperarne i cadaveri, ma sono riusciti a soccorrere in tempo gli altri 11, trasferiti d’urgenza, in gravi condizioni di disidratazione ma ancora vivi, nel più vicino centro medico, in pieno deserto. Anche sulla scia di questa tragedia, una decina di volontari della Croce Rossa nigerina con base a Bilma hanno ispezionato e ripulito 9 pozzi, assicurandosi del loro funzionamento, lungo gli itinerari meno battuti nel Sahara tra il Niger e la Libia.

(Fonte: Alarm Phone Sahara)

Marocco-Spagna (Tan Tan – Lanzarote), 20 giugno 2023

Un giovane  subsahariana in stato di gravidanza è morta a bordo dello zodiac con cui stava cercando di raggiungere le Canarie dal Marocco occidentale insieme ad altri 52 migranti: 42 uomini, 7 donne e tre bambini. Il gommone è rimasto in mare per diversi giorni dopo aver preso il largo dalla costa di Tan Tan. Nelle prime ore di martedì 20, a conclusione di una rotta di circa 300 chilometri, è arrivato in prossimità di Lanzarote, all’altezza del litorale di Los Cocoteros, una ventina di chilometri a nord-est di Arrecife, dove è stato avvistato dall’equipaggio di un peschereccio spagnolo, il Mar Azul, che ha dato l’allarme alla polizia e al Salvamento Maritimo. Poco più tardi, verso le 10, lo ha intercettato la salvamar Al Nair, uscita dal porto di Arecife, che ha trasbordato tutti i migranti, sbarcandoli poi al molo La Cebolla dove è stato trasportato e affidato al servizio assistenza della Croce Rossa anche il corpo della giovane donna scoperto durante i soccorsi.

(Fonte: El Diario, La Provincia, Canarias 7, Europa Press, Helena Maleno Ong Caminando Fronteras)

Bielorussia-Polonia (Fiume Narewka, Bialowieza), 20 giugno 2023

I corpi senza vita di due migranti sconosciuti sono stati recuperati nell’alveo del fiume Narewka, in territoro polacco, comune di Bialowieza, nei pressi del confine tra la Polonia e la Bielorussia. Le prime notizie parlavano di un solo cadavere, pur non escludendo che potessero essercene altri. Ispezionando la zona, dopo poche ore e a breve distanza dal primo, è stato trovato il secondo. “Non sono note le circostanze precise della morte di queste altre due vittime – ha denunciato la Ong polacca Grupa Granica – Sappiamo però che a causa dei rigidi servizi di vigilanza polacchi e bielorussi, della necessità di nascondersi dalla violenza delle guardie di frontiera, sono morte più persone che cercavano solo una vita più dignitosa e un futuro migliore”.

(Fonte: Ong Grupa Granica)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 20-21 giugno 2023

Tre migranti subsahariani sono scomparsi in mare in seguito a un naufragio sulla rotta tra la Tunisia e Lampedusa. Sulla barca – uno scafo in metallo di 6 metri – c’erano almeno 47 che partite da Sfax verso le 21 di lunedì 19 giugno hanno navigato fino alla notte di martedì 20, raggiungendo la zona Sar italiana, dove sono state avvistate e soccorse dalla motovedetta Cp 305 della Guardia Costiera. Non sono chiare le circostanze della tragedia: forse, come in numerosi altri casi in precedenza, i migranti a bordo si sono spostati di colpo sul lato da cui arrivava la motovedetta, compromettendo l’assetto già estremamente precario dello scafo. Alcuni hanno riferito di aver viaggiato su una barca più grande e di essere stati costretti a scendere in quella di 6 metri poco prima dell’arrivo della motovedetta italiana. I guardacoste hanno recuperato prima dell’alba 44 naufraghi dai quali si è appreso che ne mancavano ancora almeno 3. Senza esito le ricerche condotte in tutta la zona per individuare questi dispersi. I superstiti sono stati sbarcati sul molo Favarolo di Lampedusa: vengono da Burkina Faso, Camerun, Gambia, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Sudan e Algeria ed hanno riferito di aver pagato 3 mila dinari (circa 600 euro) per la traversata.

Aggiornamento 21-22 giugno: 6 dispersi. Risultano 6 e non 3 come emerso in un primo momento i migranti dispersi nel naufragio. Lo hanno dichiarato numerosi superstiti agli agenti della Squadra Mobile incaricati delle indagini disposte dalla Procura di Agrigento. Si tratta di tre giovani, una giovane coppia e il loro bambino di meno di due anni di età.

(Fonte: Agrigentonotizie, Ansa Sicilia, Avvenire; Repubblica, La Stampa, Sicilia Tv)

Marocco-Spagna (Boujdour-Gran Canaria), 21 giugno 2023

Trentasette vittime (2 cadaveri recuperati e 35 dispersi) nel naufragio di uno zodiac stipato di migranti sulla rotta tra il Sahara Occidentale e le Canarie. Il gommone era partito dalla costa di Boujdour, puntando verso Gran Canaria domenica 18 giugno. A bordo erano in 61, tra cui 6 donne e 2 bambini. L’allarme è scattato martedì 20, quando alla centrale operativa di Alarm Phone è arrivata una disperata richiesta di aiuto, nella quale si diceva che il motore era in avaria e lo scafo imbarcava acqua. Un Sos analogo è arrivato nelle stesse ore ad Helena Maleno, di Caminando Fronteras, che peraltro aveva già segnalato in precedenza la presenza nell’Atlantico di quel gommone stracarico. Entrambe le Ong hanno girato la segnalazione dell’emergenza sia alle autorità spagnole che a quelle marocchine, specificando le coordinate rilevate attraverso il Gps: 26° 59’ nord e 14° 14’ ovest:  in sostanza, 40 miglia dal Sahara Occidentale e 88 da Gran Canarie, nelle acque Sar marocchine.  La situazione è precipitata rapidamente. Per dodici ore si sono ripetute invano le richieste di soccorso. Non lontano c’era la guardamar Caliope, del Salvamento Maritimo spagnolo, che aveva concluso da poco un’altra operazione di salvataggio, ma non è stata dirottata per la nuova emergenza, perché la centrale Mrcc di Rabat aveva assicurato che stava intervenendo una sua motovedetta. La prima ad arrivare sul posto, allertata da Rabat, è stata così una nave commerciale, la Navios Azure, una portacontainer delle Isole Marshall lunga 260 metri diretta ad Algeciras che, troppo grande per tentare il soccorso direttamente, si è fermata a monitorare la situazione, confermando che lo zodiac appariva in gravi difficoltà, con parte dei migranti a cavallo delle camere stagne e una gamba in acqua. Il naufragio è avvenuto alla fine di quelle dodici ore convulse, nelle prime ore del mattino di mercoledì 21 giugno. Quando è arrivata la motovedetta marocchina la tragedia si era ormai compiuta: si è fatto in tempo a trarre in salvo 24 naufraghi, ma tutti gli altri erano ormai scomparsi in mare. Nelle ore successive sono stati trovati due cadaveri: quello di un uomo, recuperato dai guardacoste di Rabat, e quello di un bambino, avvistato da un elicottero del Salvamento Maritimo, che lo ha trasferito a Gran Canaria, presso l’obitorio dell’istituto di medicina legale. I 24 superstiti, molto provati e in stato di ipotermia, sono stati sbarcati a Boujdour.

(Fonte: Alarm Phone, Helena Maleno Caminando Fronteras, El Diario, The Guardian, Vrt News, Nu.Nl, sito Refugees in Libya, Il Post)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 21-22 giugno 2023

Almeno 15 vittime (3 morti e 12 migranti dispersi) in tre naufragi avvenuti sulla rotta tra la Tunisia e Lampedusa nell’arco di due giorni, tra il 21 e il 22 giugno, nello stesso tratto di mare, poco a nord di Sfax. Lo ha riferito Faouzi Masmoudi, portavoce del Tribunale di Sfax, in una intervista rilasciata all’emittente radiofonica tunisina Mosaique fm. La prima barca affondata era partita dal litorale di La Louza, poco più di 40 chilometri a nord est di Sfax. A bordo erano in 46, in gran parte subsahariani: 39 sono stati tratti in salvo dalla Guardia Costiera e 7, incluso un neonato, risultano disperse. Sulla seconda, salpata da La Laouata, 3 chilometri a nord di La Louza, c’erano 85 persone, incluse donne e bambini: 83 sono state soccorse in tempo mentre di due neonati i soccorritori hanno potuto solo recuperare i corpi ormai senza vita. Da La Laouata era partita anche la terza barca. A bordo erano in 36. Solo 30 si sono salvati: 5, tra cui almeno 2 bambini, risultano dispersi mentre del sesto è stato recuperato il cadavere nel corso delle ricerche condotte dalla Guardia Costiera nelle ore successive.

(Fonte: Nova News, Radio Mosaique fm)

Libia-Italia (El Agheila, Cirenaica), 23 giugno 2023

Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato trascinato dal mare sulla spiaggia di El Agheida (Al Aqila), in Cirenaica, oltre 120 chilometri a sud ovest di Agedabia e 250 circa da Bengasi. Trovato da abitanti del posto sulla battigia, lo ha recuperato una squadra di agenti del distretto di polizia, trasferendo nell’obitorio dell’ospedale di Al Buraiqa in attesa del completamento delle procedure per l’inumazione. A giudicare dallo stato di degrado, la salma è rimasta a lungo in acqua e la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento.

(Fonte: Migrante Rescue Watch)

Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 23-24 giugno 2023

Circa 40 dispersi nel naufragio di una barca carica di migranti sulla rotta tra Sfax e Lampedusa. La tragedia è stata ricostruita dagli unici 4 superstiti arrivati in Italia. Non ci sono riscontri alla notizia che altri 5 potrebbero essere stati salvati ma poi riportati in Tunisia. Sta di fatto che il battello, partito prima dell’alba di martedì 20 giugno, con almeno 45 persone, dalla zona di Sfax, quasi contemporaneamente a diversi altri natanti carichi di migranti, ha navigato solo per sei ore e poi, già instabile per il sovraccarico, si è capovolto ed è affondato, pare a causa di un improvviso colpo di mare e del forte vento. I naufraghi sono rimasti in acqua a lungo ma quasi tutti sono progressivamente scomparsi. I quattro superstiti sono stati soccorsi da un’altra barca con a bordo 43 migranti, che ha la notte tra giovedì 22 e venerdì 23 giugno ha raggiunto poi la zona Sar italiana. Era alcune miglia a sud ovest di Lampedusa quando è stata intercettata dalla Cp 305 della Guardia Costiera, che prima dell’alba di venerdì 23 ha sbarcato i 47 migranti soccorsi sul molo Favarolo. Appena a terra i 4 scampati al naufragio al largo di Sfax hanno riferito la loro vicenda sia alla Guardia Costiera che alla polizia, specificando che 5 loro compagni potrebbero essere stati salvati da un’altra imbarcazione di migranti. Tra le centinaia di persone arrivate dalla Tunisia nelle ore antecedenti o successive a Lampedusa non risulta che ci siano anche questi cinque. Per questo si è ipotizzato che la barca che li avrebbe soccorsi sia stata intercettata dai guardacoste tunisini ma non si sono trovate conferme. Da qui il bilancio di 40/41 dispersi, che diventerebbero 36 nel caso anche i 5 “scomparsi” dopo il possibile salvataggio fossero ritrovati. Tra le vittime anche sei donne e un neoinato.

(Fonte: Agrigentonotizie, Repubblica, Sergio Scandura Radio Radicale, Agenzia Reuters, Chiara Cardoletti Unhcr, Flavio Di Giacomo Oim, The Post International, Il Fatto Quotidiano, La Sicilia, Giornale di Sicilia, La Stampa)

Libia-Italia (zona Sar Malta), 24 giugno 2023

Un migrante subsahariano è annegato cadendo in mare da un gommone rimasto alla deriva per oltre tre giorni in pieno Mediterraneo. Salpato dalla Cirenaica, a bordo del natante c’erano 14 persone, tra cui due donne e due minori. Quando è scattata l’emergenza, circa un giorno dopo la partenza, era entrato da poco nelle acque della zona Sar maltese: motore in avaria e scafo che cominciava a imbarcare acqua. Il primo allarme è stato lanciato giovedì 22 da Alarm Phone, che ha allertato sia le autorità maltesi che italiane. Nessun intervento fino a sabato 24, quando il gommone è stato raggiunto dalla Geo Barents, la nave umanitaria di Medici senza Frontiere: a bordo c’erano solo 13 e non 14 persone perché – come hanno raccontato i compagni – circa due giorni prima uno del gruppo era scivolato fuoribordo, scomparendo in pochi minuti, senza alcuna possibilità di aiutarlo. Tutti i naufraghi apparivano molto provati dai tre giorni trascorsi in mare, ma alla Geo Barents è stato ordinato di sbarcarli a La Spezia, distante oltre tre giorni di navigazione dalle acque del Canale di Sicilia dove è stata condotta l’operazione di salvataggio.

(Fonte: Sito Msf Geo Barents, Alarm Phone, Avvenire)

Libia-Malta-Italia (Al Mabni, Tocra), 24-25 giugno 2023

La Mezzaluna Rossa, su segnalazione della polizia, ha recuperato i cadaveri di due migranti sconosciuti sul litorale di Al Mabni (Al Mabani), 16 chilometri a sud ovest di Tocra e 54 a nord est di Bengasi. Il mare li ha depositati sulla battigia a breve distanza l’uno dall’altro. A dare l’allarme sono stati alcuni abitanti del posto. Dopo una prima ispezione sulla spiaggia, sono stati trasferiti nell’obitorio di Tocra a disposizione della magistratura. Erano entrambi in avanzato stato di decomposizione, a conferma che sono rimasti a lungo in acqua. Con questi salgono a 10 le salme di migranti trascinate dalla corrente su questo tratto di costa a partire da sabato 10 giugno (nota del 18 giugno: ndr). Sono presumibilmente vittime dello stesso naufragio, sulla rotta Cirenaica-Malta-Iyalia, ignorato fino a quando sono emersi i primi cadaveri.

(Fonte: Migrant Rescue Watch)

Libia-Italia (Tripoli-Lampedusa), 26 giugno 2023

Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato recuperato a ovest di Tripoli il 18 giugno. Lo ha riferito il rapporto settimanale della sede Oim Libia per il periodo 18-24 giugno pubblicato lunedì 26. Dalla relazione si apprende che, sempre domenica 18, nelle acque a ovest di Tripoli, sulla rotta per Lampedusa, sono state bloccate e riportate in Libia dalla Guardia Costiera più barche, in diverse operazioni, con a bordo complessivamente circa 175 migranti. Non si specifica, però, se il cadavere sia stato recuperato nel corso di questi interventi o sia stato invece trovato dopo che il mare lo aveva trascinato sulla costa.

(Fonte: Rapporto Oim Libia 26 giugno)

Tunisia-Italia (Sfax), 27 giugno 2023

Circa 70 morti o dispersi nel naufragio di un gommone con 97 migranti al largo di Sfax. La maggior parte delle vittime veniva dal Camerun. Tra loro almeno due bambini. La tragedia risale a giovedì 22 giugno ma è venuta alla luce solo martedì 27 grazie a un servizio pubblicato da Infomigrants sulla base delle testimonianze di alcuni sopravvissuti e, in particolare, di Eric Tehata, presidente della diaspora camerunense in Tunisia (presente a Tunisi, Sfax e Zarzis), al quale si sono rivolti sia alcuni superstiti che vari familiari delle vittime. Poco più di un mese dopo, il 2 agosto, la notizia è stata rilanciata nel dossier sulla grave situazione dei migranti subsahariani in Tunisia elaborato da Migration Control Info, un collettivo internazionale che si occupa della esternalizzazione dell’emigrazione in Africa da parte dell’Europa. Tra il 21 e il 22 le autorità tunisime hanno segnalato tre naufragi nella zona di Sfax, con 3 morti e 12 dispersi (nota del 21-22 giugno) ma su questo, il quarto nella zona secondo le testimonianze raccolte, non sono filtrate informazioni. Forse perché – stando a quanto affermano i superstiti – gran parte delle responsabilità di questa strage graverebbero sulla Guardia Costiera. “Quello che sappiamo – ha riferito Eric Tehata – è che questo naufragio è avveniuto poco dopo la partenza. Tra le 97 persone a bordo c’era anche una ragazza, Claire, che ha perso un figlio di cinque anni. Ebbene, Claire ci ha detto che la motovedetta della Guardia Costiera si è messa a girare intorno alla loro barca, creando alte onde. Poi hanno lanciato anche dei gas lacrimogeni. A bordo si è scatenato il panico e lo scafo si è rovesciato”. Un’altra giovane donna era sul gommone con i duoi due gemelli. “Uno di loro è morto nel naufragio”, ha specificato sempre Eric Tehata. Sono stati recuperati solo pochi corpi, incluso quello del figlio di Claire. A segnalare che vanno calcolate 70 vittime sono stati i naufraghi che si sono salvati. Della tragedia, su indicazione della dispora camerunense, si è interessata anche l’ambasciata del Camerun a Tunisi

(Fonte: Infomigrants,  Migration Control Info)

Marocco-Spagna (Agadir-Lanzarote), 27 giugno 2023

Si è persa ogni traccia di almeno 51 (forse 59) migranti marocchini salpati da Agadir sulla rotta per le Canarie. La barca, un cayuco in legno, risulta partito la notte tra il dieci e l’undici giugno, puntando verso Lanzarote che, sia pure a centinaia di chilometri di navigazione, è la più vicina delle isole dell’arcipelago spagnolo a quel tratto di costa marocchina. Da allora non se ne è saputo più. Il primo Sos alle autorità spagnole e marocchine, su segnalazione di alcuni familiari, è stato lanciato da Alarm Phone la mattina di sabato 17 giugno, a una settimana dalla partenza. Nei giorni successivi le ricerche non hanno dato esito, mentre altre segnalazioni, non confermate, hanno riferito che forse le persone a bordo erano 59. Un nuovo Sos è stato diffuso da Alarm Phone mercoledì 21 giugno, anche sulla scia della notizia, anche questa non confermata, che tre delle persone a bordo erano morte. Dal 21, poi, si sono moltiplicate le richieste di aiuto da parte dei familiari. Amine Aharrouy, un giovane marocchino, ha precisato che erano partiti in 51 e ribadito all’Associazione Marocchina per i Diritti Umani che si era perso ogni contatto con la barca fin dall’alba di domenica 11. Le stesse autorità interessate non avevano saputo fornire alcuna informazione. Abdedelrezzak Arki, padre di uno dei ragazzi scomparsi, parlando a nome anche di altri parenti delle persone a bordo, ha confermato ad Infomigrants French le dichiarazioni di Amine, aggiungendo che la maggior parte dei 51 migranti partiti da Agadir risultano giovani di età compresa tra i 15 e i 37 anni.

(Fonte: Infomigrants, Ansamed, Alarm Phone)

Libia (strada tra Tajoura e Tahroun), 27 giugno 2023

Un migrante nigerino, prigioniero di un trafficante, è stato torturato e ucciso perché la sua famiglia non riusciva a pagare il riscatto. Il suo corpo martoriato è stato trovato al margine della strada di 80 chilometri circa che, attraverso il deserto, conduce in direzione sud da Tajoura a Tahroun, a sud est di Tripoli. Le condizioni stesse della salma e il tipo di ferite riscontrate hanno subito indotto a ritenere che dovesse trattarsi di un delitto maturato nel contesto del traffico di esseri umani. Le indagini condotte dalla polizia criminale hanno portato prima all’identificazione della vittima (scomparsa da mesi) e poi, partendo appunto dall’identità del giovane oltre che presumibilmente dalle testimonianze dei suoi familiari, si è risaliti al trafficante che lo ha sequestrato. Si tratta di un guineano sulla trentina. Stando a quanto è emerso dalle indagini, l’uomo pretendeva un riscatto di 4.500 dinari libici, circa 850 euro. La famiglia è riuscita a raccoglierne meno di un quarto, poco più di mille dinari, una somma che il trafficante ha ritenuto troppo esigua ed ha rifiutato, sottoponendo il prigioniero a continue torture per costringere a raccogliere il resto al più presto. E’ da presumere che il ragazzo sia morto appunto in conseguenza di queste torture e che il suo corpo sia stato poi abbandonato nel deserto nel tentativo di farlo sparire. Insieme al trafficante sono state arrestate due donne che sembra siano state avviate alla prostituzione e che la polizia ritiene complici del sequestro.

(Fonte: Migrant Rescue Watch, Libya Observer)

Libia-Malta-Italia (Sirte e Tocra), 28-29 giugno 2023

I cadaveri di due migranti sconosciuti sono stati trascinati dal mare sulle coste della Cirenaica e della Tripolitania. Il primo era nei pressi di Tocra, circa 70 chilometri a nord est di Bengasi, sullo stesso tratto di litorale dove, a partire dal 10 giugno, la polizia e la Mezzaluna Rossa ne hanno recuperati altri 10. Sembra sempre più evidente che si tratti delle vittime di un naufragio “fantasma” sulla rotta verso Malta e l’Italia. Anche in questo caso è intervenuta la Mezzaluna Rossa, che ha trasferito la salma all’obitorio di Tocra. L’altro corpo è stato scoperto, semisepolto nella sabbia, da personale dei servizi di sicurezza della Al Arasa Company, alle porte di Sirte, nell’area di Bar al Taliyan, dove sono i terminali petroliferi, 450 chilometri a est di Tripoli e 640 a ovest di Tocra.  Lo stato di decomposizione molto avanzato dimostra che è rimasto a lungo in acqua prima del ritrovamento. Su disposizione della polizia è stato trasportato nell’obitorio dell’ospedale in attesa degli esami medico-legali prima della sepoltura.

(Fonte: Migrant Rescue Watch, 7e-news)

Libia-Malta-Italia (Bengasi), 29 giugno 2023

Almeno 67 morti, in gran parte pakistani, in un naufragio “fantasma” sulla rotta dalla Cirenaica verso Malta e l’Italia. La tragedia risale alla fine del mese di febbraio, presumibilmente giovedì 26 ma, come ha riferito il quotidiano Avvenire il 29 giugno, se ne è avuta conferma – nel silenzio di Libia, Malta e Italia – solo quattro mesi dopo grazie alle indagini condotte dall’Agenzia Federale di Investigazione (Aif) del Pakistan, a cui si sono rivolti alcuni familiari quando hanno perso ogni contatto con le persone a bordo. In base a quanto è emerso dall’inchiesta, la barca è affondata al largo di Bengasi, nelle acque libiche. Nessuno inizialmente ne ha saputo nulla ma nei giorni successivi sono affiorati diversi cadaveri e sono stati trovati alcuni superstiti che, una volta a terra, sono stati rinchiusi in un campo di prigionia sotto il controllo dei miliziani del generale Haftar. La tragedia e le varie fasi delle indagini sono state ricostruite nei particolari dal quotidiano pakistano The Express Tribune. Gli inquirenti dell’Aif sono partiti da 15 denunce depositate dai parenti delle vittime, raggiungendo poi i villaggi del distretto di Gujrat, nel Punjab, dove hanno rintracciato altri congiunti dei migranti scomparsi. Si è così scoperto che il viaggio era iniziato quattro mesi prima. Attraverso varie tappe il gruppo ha raggiunto l’Egitto e poi, varcato il confine con la Libia, è stato suddiviso e nascosto fino alla partenza per l’Italia in alcuni centri clandestini sulla costa della Cirenaica. Seguendo questa trafila la polizia pakistana, in collaborazione con l’Interpol, ha scoperto l’intera rete organizzativa del traffico, composta da oltre una decina di persone. Il boss era Saeed Sunyara, un pakistano che gestiva l’attività criminosa con l’aiuto dei suoi due figli, uno operativo in Italia e l’altro in Cirenaica. E’ stata avviata anche la procedura per l’emissione dei “red notice”, gli avvisi dell’Interpol, a carico di altri sospettati.

(Fonte: Avvenire)

Marocco-Spagna (Tan Tan – Canarie), 30 giugno 2023

Quattro soli superstiti e 51 migranti morti (11 donne, 3 minori e 37 uomini) nel naufragio di un gommone alla deriva per otto giorni sulla rotta tra il Marocco e le Canarie. Il battello era partito tra giovedì 22 e venerdì 23 giugno dalla costa di Tarfaya, a sud ovest di Guelmin. Puntando verso Lanzarote o Fuerteventura, le due isole spagnole più vicine a quel tratto di costa marocchina, ha navigato verso ovest al largo di Tarfaya ma, forse per un guasto al motore, è rimasto in balia del mare, senza neanche arrivare, a quanto pare, nelle acque spagnole. Il primo allarme è stato lanciato sabato 24 giugno da Helena Maleno, della Ong Caminando Fronteras, che ha poi ripetuto l’Sos sabato 24 giugno, diramando l’ultima posizione conosciuta del battello sia alle autorità spagnole che marocchine. La stessa Helena Maleno ha riferito che i servizi di soccorso spagnoli avrebbero comunicato le coordinate al Marocco, ricevendo però la risposta che in quel punto non risultava alcun battello di migranti. Sta di fatto che il gommone è rimasto abbandonato a se stesso in un’agonia durata otto giorni. Venerdì 30 si è poi saputo che il relitto era stato recuperato in Marocco ma che c’erano solo 4 superstiti, tutti ormai allo stremo, tanto da dover essere ricoverati in ospedale. Il primo luglio Caminando Fronteras è riuscita a contattarne due, un sudanese e un ivoriamo, entrambi con gravi sintomi di ipotermia e profonde ustioni, nell’ospedale di Al Aaiun, cento chilometri circa a sud di Tarfaya. La tragedia è stata ricostruita grazie alle loro testimonianze. La conferma è arrivata tra il primo e il 2 luglio. Non si è saputo in quale ospedale siano stati trasferiti gli altri due superstiti. Nessuna traccia dei 51 dispersi.

(Fonte: Helena Maleno Caminando Fronteras, El Diario, La Provincia, Canarias 7, Infomigrants, Nadorcity.com)