Un cimitero chiamato Mediterraneo: il 2023. Prima parte
Sono morti più di 10 profughi/migranti al giorno, tentando di raggiungere la Fortezza Europa, nei dodici mesi del 2022. In tutto, 3.741, quasi il tre per cento in più delle 3.619 vittime del 2021, considerato un anno record. In particolare, 3.418 inghiottiti dal mare e 323 sulle vie di terra africane, del Medio Oriente o della rotta balcanica. Con un tasso di mortalità di uno ogni 46,5 migranti arrivati, leggermente inferiore a quello del 2021 (uno ogni 41,7) ma – come dimostra la più alta media vittime giornaliera di sempre – solo perché sono aumentati gli sbarchi (in totale 174.281 rispetto a 150.950). La rotta via mare più pericolosa si è confermata quella spagnola (Atlantico verso le Canarie e Mediterraneo occidentale), con 1.623 vittime, una ogni 17,7 migranti arrivati, in aumento rispetto a 1 ogni 27 nel 2021. In forte crescita anche il tasso registrato nel Mediterraneo orientale: 1 ogni 23,4 arrivi per un totale di 391 morti o dispersi rispetto a quello di 1 ogni 72,3 precedente, con un totale di 104 vittime. Quanto al Mediterraneo centrale, il maggior numero di sbarchi in Italia (105.140 pari a 37.663 in più dei 67.477 registrati nel 2021) ha ridotto a 1 su 75 arrivi l’indice di mortalità 2022 rispetto a 1 ogni 44,5 dei dodici mesi antecedenti, ma il dato assoluto delle vittime (1.404, pari al 37,6 per cento delle 3.741 sulle tre rotte) è tra i più alti mai registrati. Cifre da “bollettino di guerra”. La guerra condotta con i muri eretti dalla politica Ue e in particolare italiana per tenere fuori dalla Fortezza Europa i profughi/migranti a qualsiasi costo e a prescindere dalla sorte che li attende. Ne sono vittime, oltre ai 3.741 morti o dispersi, i circa 200 mila (194.550) bloccati e respinti dalle polizie degli Stati che si sono accordati con la Ue per svolgere il lavoro sporco di sorvegliare e rendere inaccessibili i confini dell’Unione Europea, esternalizzati sempre più verso sud, fino alla sponda meridionale del Mediterraneo o addirittura fino al Sahara: Turchia, Egitto, Sudan, Libia, Niger, Tunisia, Algeria, Marocco… E’, tutto questo, la conseguenza diretta della “politica dei muri” che, inaugurata ormai vent’anni fa, si è fatta sempre più aspra. Un ulteriore giro di vite si è avuto proprio sul finire del 2022. Ad esempio, con il prolungamento dei valli fortificati eretti a difesa delle frontiere europee, arrivati a 1.500 chilometri: una nuova cortina di ferro. O con i nuovi decreti contro le Ong, le cui navi umanitarie sembrano diventate un’autentica ossessione per il governo italiano e non solo: probabilmente perché sono le ultime testimoni di quanto accade ogni giorno nel Mediterraneo.
Grecia (Alexandropoli-Komotini), 1 gennaio 2023
Un morto e 3 feriti su un caravan carico di profughi finito fuori strada nella Grecia orientale lungo la via Egnatia. Il furgone veniva dalla frontiera dell’Evros con la Turchia. A bordo c’erano 16 persone, oltre all’autista. Aveva già superato l’abitato di Alexandropoli, a una trentina di chilometri dalla linea di confine, e si dirigeva verso Komotini, circa 50 chilometri più a ovest. Era a circa metà strada tra i due centri quando è finito fuori strada in piena velocità, rovesciandosi su una fiancata. La polizia, arrivando sul posto, ha trovato un profugo ormai privo di vita all’interno del furgone e nei pressi altri 15, di cui tre feriti. Nessuna traccia dell’autista, che si sarebbe dileguato subito dopo l’incidente. I feriti sono stati trasferiti all’ospedale di Alexandropoli.
(Fonte: Ana Mpa, Ekathimerini)
Turchia-Grecia (isola di Samos), 2 gennaio 2023
Cinque migranti dispersi nell’Egeo durante una operazione di respingimento verso la Turchia da parte delle forze di sicurezza greche nelle acque dell’isola di Samo. Non sono chiare le circostanze precise della tragedia. La notizia è stata diffusa dal rapporto periodico di Oim Missing Migrant, sulla base delle informazioni ricevute dalla sede turca dell’organizzazione. Si sa solo che la Marina turca ha soccorso gli altri naufraghi, i quali hanno appunto riferito che cinque loro compagni si erano perduti in mare. Tre erano originari del Congo, di Haiti e del Mali. Degli altri due non è noto nemmeno il paese di provenienza.
(Fonte: rapporto Missing Migrants sulla base di informazioni di Iom Turiye)
Libia-Italia (Zawiya), 3 gennaio 2023
Il cadavere di un migrante sconosciuto è affiorato sul litorale di Zawiya, all’altezza della scogliera di Refinery Point, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli. Segnalato da alcuni abitanti del posto, lo ha recuperato una squadra della Mezzaluna Rossa, trasferendolo poi nell’obitorio dell’ospedale di zona in attesa delle procedure di legge per l’inumazione. La polizia non ha riferito elementi per stabilirne la provenienza e le circostanze precise della morte, ma appare scontato che si tratti della vittima di un naufragio sulla rotta tra la Libia e Lampedusa. A giudicare dallo stato di degrado, la salma è rimasta in acqua per più giorni prima del ritrovamento.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Italia (Lampedusa), 5 gennaio 2023
Il cadavere di un migrante è affiorato a Lampedusa a pochi metri dalla scogliera di Cala Uccello, nell’insenatura situata nella zona della pista dell’aeroporto. Ad avvistarlo è stata una pattuglia di carabinieri in servizio di perlustrazione lungo la costa. Per recuperarlo e trasferirlo nell’obitorio del cimitero sono intervenuti i vigili del fuoco e la Guardia Costiera. Non è chiaro che l’uomo sia caduto in mare da una delle barche di migranti arrivate sull’isola nei giorni precedenti o se si tratti di uno degli ospiti dell’hotspot di Contrada Imbriacola.
(Fonte: Repubblica, Ansa, Agrigentonotizie, Il Piccolo)
Tunisia-Italia (Lampedusa), 6 gennaio 2022
Tre morti 6ispersi in un naufragio avvenuto a sud ovest di Lampedusa, sulla rotta dalla Tunisia. La barca era partita da Sfax con 36 persone a bordo, provenienti da Costa d’Avorio, Camerun, Guinea, Sierra Leone e Burkina Faso. Ha navigato per circa due giorni. Quando è stata 38 miglia a sud ovest di Lampedusa ha cominciato a imbarcare acqua e si è rovesciata. I soccorsi sono arrivati dagli equipaggi di due pescherecci tunisini, intervenuti sul posto quando tutti i migranti erano ormai in mare. Trentatre naufraghi sono stati tratti in salvo e poco dopo sono state recuperate le prime due salme, quelle di un uomo (poi identificato come Jonny, 38 anni, ivoriano) e di un bambina di appena 14 mesi, Sara, in fuga dalla Costa d’Avorio insieme alla mamma. Nelle ricerche successive, a cui ha partecipato anche una motovedetta della Guardia Costiera giunta da Lampedusa, è stato trovato il corpo della terza vittima, una donna, Melem, 38 anni, originaria del Camerun. Un bambino di 18 mesi è stato recuperato in mare esanime ma ancora in vita. Tutti i superstiti e i tre cadaveri sono stati trasbordati sulla motovedetta, che ha fatto rotta verso Lampedusa, attraccando al molo Favarolo. Al momento dello sbarco il bimbo di 18 mesi era in condizioni disperate ma i medici sono riusciti a rianimarlo, trasferendolo poi in elicottero a Palermo. Anche per altri 7 sopravvissuti si è reso necessario il ricovero, presso il poliambulatorio dell’isola, ma nessuno in pericolo di vita. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta.
(Fonte: Il Fatto Quotidiano, Agrigentonotizie, Repubblica, Ansa, Giornale di Sicilia)
Algeria-Spagna (Orano-Almeria), 7 gennaio 2023
Il cadavere di un migrante è affiorato circa cento metri al largo di una spiaggia di Cap Rousseau, meno di 15 chilometri a nord est di Orano. Recuperato dalla Guardia Costiera e dalla Protezione Civile, è stato trasferito nell’obitorio dell’ospedale in attesa del completamento delle procedure per l’inumazione. Non sono stati trovati elementi per poterlo identificare e stabilirne la provenienza ma non ci sono dubbi che sia la vittima di un naufragio sulla rotta verso Almeria, in Spagna. Secondo i medici dovrebbe trattarsi di un uomo sui 35 anni. Il forte stato di decomposizione indica che è rimasto a lungo in acqua e che dunque il naufragio si sarebbe verificato diversi giorni prima del ritrovamento.
(Fonte: Le Quotidien d’Oran)
Algeria-Spagna (Ile Paloma, Ai nel Turk), 7 gennaio 2023
Personale della Protezione Civile di Orano ha trasferito presso l’obitorio ospedaliero di Ain el Turk il corpo di un giovane migrante trovato mentre flottava in mare nei pressi di Ile Paloma, due miglia al largo della spiaggia di Les Andalous, circa 40 chilometri a ovest di Cap Rousseau dove, nelle stesse ore, è stato recuperato il cadavere di un altro migrante (nota precedente del 7 gennaio). Secondo gli esami medici, si tratterebbe di un giovane di circa 25 anni. Anche questa salma, come quella affiorata a Cap Rousseau, è in forte stato di decomposizione. Non si è riusciti a stabilirne l’identità né la provenienza. Gli unici elementi disponibili sono gli abiti; jeans blu e una felpa nera. Non sembrano esserci dubbi, comunque, che sia un harraga annegato nel tentativo di raggiungere la Spagna. Forse nelle medesime circostanze dell’uomo sui 35 anni trovato a Cap Rousseau.
(Fonte: Le Quotidien d’Oran edizione del 9 gennaio)
Tunisia-Italia (Louata), 7 gennaio 2023
Almeno 15 vittime (5 migranti morti e 10 dispersi) in un naufragio al largo della Tunisia, sulla rotta verso l’Italia. Venti i superstiti. La tragedia è avvenuta al largo di Louata, una città costiera nel nord della regione di Sfax. Data la posizione, lontana dai percorsi usuali e più diretti verso Lampedusa, c’è da ritenere che la barca (con non meno di 35 persone a bordo) puntasse sulla Sardegna. Le autorità tunisine non hanno fornito particolari, limitandosi a comunicare che i soccorsi sono stati condotti da unità della Guardia Costiera, che hanno recuperato 20 naufraghi e 5 corpi senza vita. Il numero dei dispersi, dieci, è emerso dalle dichiarazioni dei superstiti.
(Fonte: Al Jazeera, Alarm Phone, Sea Watch)
Libia (o Tunisia) – Italia (Lampedusa), 8 gennaio 2023
Il cadavere di una donna in avanzato stato di decomposizione è stato recuperato in mare, ad 8 miglia da Lampedusa, da un peschereccio italiano che lo ha poi trasportato al molo Favarolo, arrivando in porto intorno alle 21. Non ci sono dubbi che si tratti di una migrante annegata nel tentativo di raggiungere l’isola, ma non è stato possibile stabilirne la provenienza né tantomeno l’identità. Il degrado della salma (priva di mani e piedi) ha reso difficile anche gli esami medici. L’unica cosa certa è che la morte risale a diverse settimane prima del ritrovamento.
(Fonte: Agrigentonotizie)
Italia-Francia (Ventimiglia-Mentone), 8 gennaio 2023
Un migrante subsahariano è morto folgorato sul tetto di un treno tentando di attraversare il confine tra Italia e Francia. Non è stato identificato, ma si tratta certamente di uno dei giovani che si accampano per giorni nei pressi della stazione di Ventimiglia o verso la foce del fiume Roja, in attesa di trovare l’occasione per entrare in Francia. Dopo essersi arrampicato sulla motrice del convoglio, in partenza da Ventimiglia la sera di domenica 8 gennaio, per non cadere durante il viaggio verso Mentone, la prima stazione oltreconfine, distante poco più di 10 chilometri, deve essersi aggrappato alla base del pantografo che alimenta il motore. Non è chiaro quando la scarica dell’alta tensione lo abbia investito, uccidendolo. Forse già alla partenza o lungo il percorso. Il suo corpo ormai senza vita è stato trovato e recuperato sul tetto del locomotore, poco dopo l’arrivo a Mentone, da una squadra di vigili del fuoco, allertati da alcune persone che avevano visto sprigionarsi delle fiammate alla base del pantografo. Dopo i primi accertamenti sul posto, la salma è stata trasferita all’obitorio a disposizione della magistratura.
(Fonte: Il Secolo XIX, Sanremo News, Imperia News, Agenzia Ansa, Infomigrants)
Siria-Turchia (Azmarin-Hacipasa), 10 gennaio 2023
Un profugo siriano è stato ucciso e altri tre feriti dalla polizia turca mentre tentavano di attraversare il confine nella zona compresa tra Hacipasa, in Turchia, e Azmarin, in Siria, meno di 50 chilometri a ovest di Idlib e un centinaio da Aleppo. Lo ha denunciato la Commissione Siriana per i Diritti Umani (Shrc), comunicando anche l’identità della vittima, Rayyan Mohammed Salloum, originario del villaggio di Qalaat Al Madiq, nella provincia di Hama, circa 90 chilometri a sud di Azmarin. Secondo quanto ha ricostruito la stessa Ong, Rayyan, espulso recentemente dalla Turchia dove si è rifugiata la sua famiglia, stava cercando di rientrare insieme a tre compagni. Il piccolo gruppo è stato sorpreso sulla linea di confine da una pattuglia della polizia di frontiera che per fermarlo non ha esitato a sparare ad altezza d’uomo. Shrc segnala anche che, da quando il regime di Ankara ha deciso deportazioni in massa di profughi siriani, si sono moltiplicate le violenza da parte delle forze di sicurezza turche lungo tutta la frontiera: viene ricordata in particolare l’uccisione di altri due giovani avvenuta nel mese di marzo 2022.
(Fonte: The News Arab, Are You Syrious)
Libia-Malta-Italia (Ajdabiya, Bengasi), 10 gennaio 2023
Su indicazione della polizia, personale della Mezzaluna Rossa ha recuperato il cadavere di un migrante su una spiaggia di Zuwetin, vicino alla stazione di servizio, 27 chilometri a nord ovest di Ajdabiya, in Cirenaica. A segnalare la presenza della salma, trascinata dal mare sulla battigia, sono stati alcuni abitanti del posto. Stando allo stato di degrado, la morte risale a diversi giorni prima del ritrovamento. Si tratta evidentemente della vittima di un naufragio avvenuto sulla rotta che parte dalla Cirenaica verso Malta e l’Italia. Non sono emersi elementi per l’identificazione.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Italia (Zawiya e Tocra), 12 gennaio 2023
I cadaveri di due migranti sono stati recuperati sulla costa libica in due località distanti centinaia di chilometri. Il primo ad Al Marad, presso Zawiya, in Tripolitania, 50 chilometri a ovest di Tripoli. Una squadra della Mezzaluna Rossa, su indicazione di abitanti del posto, lo ha trovato in un tratto roccioso del litorale, trasferendolo poi nell’obitorio ospedaliero a disposizione della magistratura. Nelle stesse ore, ma in Cirenaica, sulla spiaggia di Dariana, provincia di Tocra, oltre 1.100 chilometri più a est e meno di 70 a sud ovest di Bengasi, è affiorato il secondo cadavere, anche questo recuperato e trasportato nel locale obitorio dalla Mezzaluna Rossa. Entrambe le salme, non identificate, erano in avanzate condizioni di degrado, a dimostrazione che hanno trascorso un lungo periodo in acqua. Si tratta con tutta evidenza di vittime di naufragi diversi, uno sulla rotta occidentale verso Lampedusa, l’altro su quella dalla Cirenaica su Malta e la Sicilia. Sempre in Cirenaica, ma su una spiaggia vicino ad Ajdabiya (nota del 10 gennaio) un altro cadavere era stato trovato due giorni prima.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Libia-Malta-Italia (Brega, Cirenaica), 13 gennaio 2023
Una squadra della Libyan Coast Security ha recuperato il cadavere di un migrante trascinato dal mare sulla battigia di una spiaggia di Brega, nel golfo di Sirte, in Cirenaica, circa 240 chilometri a sud di Bengasi. Su disposizione della magistratura la salma è stata trasferita nell’obitorio dell’ospedale locale in attesa delle procedure per l’inumazione. Non sono emersi elementi per l’identificazione né per stabilirne la provenienza ma si ritiene che lo sconosciuto sia annegato nel tentativo di raggiungere l’Europa sulla rotta che dalla Cirenaica punta verso Malta e l’Italia.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Italia (Lampedusa), 13 gennaio 2023
Un migrante è morto per un improvviso malore nel centro di prima accoglienza di Lampedusa. L’uomo, di circa trent’anni, era ospite della struttura di contrada Imbriacola solo da pochi giorni. Al momento dello sbarco al molo Favarolo appariva molto provato, come altri, dalle fatiche della traversata, ma non risulta che presentasse patologie o comunque sintomi particolari, tanto che, dopo i primi controlli è stato trasferito nell’hot spot, nonostante le condizioni di accoglienza estremamente precarie della struttura per il sovraffollamento: 912 ospiti contro una capienza massima di 400. Quando si è sentito male sono stati subito fatti intervenire i medici del poliambulatorio ma non c’è stato nulla da fare. La morte sarebbe dovuta a una crisi cardiocircolatoria.
(Fonte: Agrigentonotizie, Today, Repubblica, Qds online)
Marocco-Spagna (Ceuta), 14 gennaio 2023
Il cadavere di un migrante maghrebino è affiorato in mare all’altezza del molo di ponente, nella zona del porto di Ceuta. Lo hanno avvistato nelle prime ore del mattino alcuni pescatori, che hanno avvertito la polizia portuaria e la guardia civil facendo scattare una operazione di recupero effettuata da agenti delle squadre sommozzatori del Geas. L’uomo, presumibilmente un marocchino, indossava una tuta da sub e un giubbotto di salvataggio ma non sono stati trovati elementi per poterlo identificare. A giudicare dallo stato di conservazione la salma non deve essere rimasta in acqua molto a lungo.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Gambia-Canarie-Isole di Capo Verde (Morro Negro), 14 gennaio 2023
Almeno 2 morti su un cayuco con 90 migranti diretto alle Canarie ma arrivato alle isole di Capo Verde, dopo essere rimasto alla deriva per oltre tre settimane. La barca risulta salpata dalla costa del Gambia il 24 dicembre 2022. I migranti a bordo, in gran parte senegalesi ma anche provenienti dal Gambia stesso, Guinea Bissau e Sierra Leone. Dopo pochi giorni dalla partenza se ne sono perse le tracce. L’allarme è stato lanciato dai familiari di alcuni senegalesi, che intorno al 5 gennaio 2023 si sono rivolti alla piattaforma di soccorso Alarm Phone. Le ricerche successive a questa segnalazione, condotte sulla rotta per le Canarie, non hanno dato esito. Nulla fino a sabato 14 gennaio, quando il cayuco è stato avvistato dal guardiano del faro di Morro Negro, sulla costa orientale dell’isola di Boa Vista, che ha allertato la polizia. Di lì a poco una motovedetta ha raggiunto il battello, trovando a bordo 2 cadaveri e 88 persone ancora in vita, fra cui 3 donne e due ragazzi di 16 e 14 anni. Tutti i superstiti erano ormai allo stremo per il lungo periodo trascorso in mare: per sei di loro è stato necessario il ricovero in ospedale. Tre, in particolare, erano in condizioni critiche. Secondo quanto ha poi appurato la polizia capoverdiana (relazione del comandante Evandro Sousa) il gruppo di migranti ha perso la rotta nella zona di mare tra la Mauritania e il Marocco e ed ha vagato fino a quando è finita la benzina. Rimasta in balia dell’oceano, la barca è stata spinta dalle correnti atlantiche fino all’arcipelago, giungendo nelle acque di Boa Vista la mattina di sabato 14 gennaio.
(Fonte: Le Dauphine, Alarm Phone, Expresso das Ilhas, Le Progresds, Imedias, Faapa, Africaradio, French News, Infomigrants, Helena Maleno)
Italia (Agrigento), 15 gennaio 2023
Un migrante egiziano diciassettenne è morto nel centro accoglienza per minori di Agrigento. Arrivato da solo in Italia qualche giorno prima su una delle barche provenienti dalla Libia, il ragazzo appena possibile era stato trasferito nella comunità per minori non accompagnati del Villaggio Mosè. Stando ai primi controlli medici, non presentava patologie particolari. La mattina di domenica 15, però, è stato colto da un improvviso malore, perdendo conoscenza. Il personale della struttura ha chiamato per i soccorsi i medici del 118 ma il loro intervento non è valso a rianimarlo e a salvargli la vita. La diagnosi di morte è collasso cardiocircolatorio.
(Fonte: Agrigentonotizie, Nuovo Sud it, La Sicilia, Sicilianews)
Bielorussia-Polonia (Cerlonka), 15 gennaio 2023
Quattro profughi sono morti dall’inizio dell’anno al confine tra la Polonia e la Bielorussia in seguito ai blocchi e ai respingimenti forzati operati dalla polizia di frontiera. Lo ha denunciato Grupa Granica, la Ong polacca che assiste e aiuta i migranti che cercano asilo nell’Unione Europea. Non è da escludere, anzi, che le vittime siano ancora di più: dopo il ritrovamento dei primi cadaveri e i rapporti della Ong, le stesse autorità polacche hanno riferito di aver ritenuto necessaario avviare una serie di ricerche lungo la linea di confine. La prima vittima – Ibrahim Dihiya, un medico yemenita – è stata trovata il 7 gennaio. Secondo quanto ha appurato Grupa Granica, era con un piccolo gruppo di afghani giunti ad attraversare il confine a sud di Cerlonka, una piccola città a poco più di 10 chilometri dalla frontiera e meno di 80 a sud est di Bialystok. Erano tutti allo stremo delle forze per il freddo e la fatica ma, sorpresi da una pattuglia di polizia, anziché essere soccorsi sono stati respinti e abbandonati. Gli afghani si sono poi salvati grazie all’aiuto di alcuni volontari ma quando sono arrivati i soccorsi Ibrahim era ormai morto. Nei giorni successivi sono stati trovati nella zona, sempre lungo la fascia di confine, altri due cadaveri: uno giovedì 12 gennaio e l’altro venerdì 13. Nessuno dei due è stato identificato. Nel rapporto pubblicato il 15 gennaio da Oko Press e ripreso da Grupa Granica, infine, si afferma che le vittime sono salite a 4 e che dall’inizio della crisi alla frontiera non si ha più notizia di 217 persone. Grupa Granica ha chiesto alla magistratura di aprire un’inchiesta sul comportamento della polizia nel caso della morte del medico yemenita.
(Fonte: Ong Grupa Granica, Oko Press, Infomigrants)
Libia-Malta-Italia (Bishr e Zuweitina, Cirenaica), 16 gennaio 2023
I cadaveri di due migranti sono affiorati sulla costa della Cirenaica. Entrambi in avanzato stato di degrado, non si è riusciti a identificarli. Il primo è stato trovato sulla battigia del litorale compreso tra Al Arasah e Bishr, poco più di 120 chilometri a ovest di Agedabiya e non lontano da Brega, dove 24 ore prima era stato recuperato il corpo senza vita di un altro migrante sconosciuto (nota del 13 gennaio). Sul posto è intervenuta una squadra della Libyan Coast Security, che ha trasferito la salma nell’obitorio dell’ospedale. Lo stesso giorno, oltre 150 chilometri più a est, vicino a Zuweitina, a nord est dell’aeroporto e meno di 50 chilometri a nord di Agedabiya, è stato avvistato il secondo cadavere: flottava trascinato dalle onde a pochi metri dalla riva. Anche in questo caso è intervenuta la Libyan Coast Security con personale dei servizi d’emergenza della Protezione Civile. E anche in questa zona c’era stato in precedenza il ritrovamento del cadavere di un migrante (nota del 10 gennaio). Da questo tratto di costa della Cirenaica sono aumentate le partenze di barche di migranti sulla rotta per Malta e Lampedusa.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Turchia-Grecia (Bodrum), 18 gennaio 2023
Il cadavere di un migrante è stato trascinato dal mare sulla spiaggia turca di Gumbet Inceburun, dove si trova l’impianto di depurazione della municipalità di Migla, distretto di Bodrum, in Turchia. Lo hanno trovato casualmente sulla battigia alcuni operai dell’impianto, che hanno avvertito la polizia. Per la rimozione e il trasferimento nel locale obitorio è intervenuta una squadra della Mezzaluna Rossa. A giudicare dallo stato di degrado la salma è stata in mare a lungo prima del ritrovamento. Secondo le autorità turche si tratta di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere la vicina isola di Kos, ma si ignorano le circostanze precise della morte e non sono stati trovati elementi per l’identificazione.
(Fonte: Missing Migrant Oim e stampa locale: Kokaelifikir, Hensonaber, Dhl)
Siria-Libano-Italia (Idlib-Tripoli), 18 gennaio 2023
Un profugo siriano è morto per un violento colpo alla testa ricevuto da un soldato libanese a un posto di blocco. Si chiamava Fawwaz: sessantenne, 11 figli alcuni dei quali ancora bambini, originario della zona di Idlib, si stava organizzando per cercare di arrivare in Italia insieme ad almeno parte dei familiari. La tragedia è stata riferita da alcuni parenti all’agenzia Ansa. Non essendoci vie di emigrazione legali, per trovare un imbarco verso l’Italia per sé, per il figlio maggiore e la fidanzata di questi, Fawwaz si era rivolto a un trafficante, pagando 200 dollari a persona. Insieme alla futura nuora aveva iniziato il viaggio verso la costa fra Tripoli e Tartus in sella a una moto guidata dal trafficante stesso. Lungo la strada i tre sono incappati in un posto di blocco ma non ci sono stati problemi perché il trafficante si era accordato, in cambio di una somma di denaro, con i militari di guardia. Più avanti, all’altezza di Qubayat (circa 50 chilometri a nord est di Tripoli), sono arrivati a un altro posto di blocco inatteso e il trafficante, noto alla polizia, ha cercato di fuggire, accelerando l’andatura. All’inseguimento si è subito mossa un’auto militare con a bordo diversi soldati uno dei quali, quando la moto è stata raggiunta, ha colpito in corsa alla testa Fawwaz con il calcio del fucile, facendo cadere tutti a terra. Il trafficante si è subito rialzato ed è riuscito a dileguarsi. Fawwaz è rimasto esanime e sanguinante sulla strada. I militari – ha dichiarato il fratello riferendo il racconto della ragazza – hanno chiamato il loro ufficiale in comando, che ha detto di andarsene lasciando il ferito e la giovane sul posto. I soccorsi sono arrivati dopo più di un’ora ma quando Fawwaz è arrivato all’ospedale di Qubayat non c’era ormai più nulla da fare. La famiglia ha presentato una denuncia alla Procura militare di Tripoli, assistita da un avvocato libanese, Muammad Sabluh.
(Fonte: Infomigrants)
Marocco-Spagna (Ceuta), 17-20 gennaio 2022
Un giovane marocchino – Mohamed al Kahan, 22 anni, originario di Rio Martil – è scomparso nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco. Ha preso il mare, indossando una muta da sub, la sera di martedì 17 gennaio da una spiaggia marocchina nei pressi del varco del Tarajal, nella frontiera meridionale del territorio spagnolo. Era con un amico. I due si sono allontanati dalla riva per aggirare la lunga scogliera che segna il confine ma, notando una motovedetta delle forze di sicurezza marocchine in servizio di pattugliamento, si sono separati, pensando che così avrebbero avuto meno probabilità di essere scoperti. Durante la notte l’amico è riuscito a superare la linea di frontiera e ad arrivare sulla spiaggia del Tarajal, ma quando ha toccato terra non ha visto più Mohamed mentre anche la motovedetta si era allontanata. E’ in pratica da quando i due giovani si sono separati che non si ha traccia di Mohamed. Senza telefono e senza documenti, l’amico ha potuto avvertire solo diverse ore dopo la famiglia, che a sua volta, perdurando la mancanza di notizie, si è rivolta alle autorità marocchine e poi anche alla Guardia Civil, lanciando infine un appello tramite la redazione del Faro de Ceuta. Senza esito le ricerche condotte dopo le segnalazioni.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Spagna-Marocco (Tetouan-Ceuta), 21 gennaio 2023
Non si ha più traccia di un ragazzo marocchino di 19 anni, Mustafa Hamdam, scomparso in mare nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto. Residente a Tetouan, meno di 50 chilometri a sud dell’enclave spagnola, quando si è allontanato da casa indossava maglia e pantaloni neri. Era con un amico, della sua stessa età. Per quanto se ne sa, i due hanno preso il mare la sera di martedì 17 gennaio da una spiaggia della zona di Castillejos, per cercare di superare al largo la linea di confine e approdare oltre il posto di blocco del Tarajal. Da quel momento non se ne sa più nulla. L’allarme per la scomparsa di Mustafa è stato lanciato dalla sua famiglia che, in mancanza di notizie e al corrente delle sue intenzioni di raggiungere la Spagna attraverso Ceuta, si è rivolta alle autorità marocchine. Sabato 21 gennaio il fratello, Mohamed, ha avvertito anche la redazione del Faro de Ceuta per un appello di ricerca, lasciando un numero telefonico e una foto per eventuali segnalazioni. Non si sa nulla anche dell’amico di Mustafà, che non risulta si sia messo in contatto con qualcuno, tanto da lasciar temere che sia a sua volta scomparso in mare.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Libia-Italia (Garabulli), 23-24 gennaio 2023
Almeno 66 vittime nel naufragio di un barcone carico di migranti al largo della Libia, sulla rotta per Lampedusa. Altri 84 migranti sono stati recuperati da unità della Guardia Costiera di Tripoli. Le prime notizie, diffuse dalle autorità libiche, parlavano di 8 morti e 92 naufraghi salvati, senza fare parola del numero totale delle persone a bordo e, dunque, dei dispersi. In base agli accertamenti condotti dalla Mezzaluna Rossa, però, il bilancio si è rivelato molto più grave. Il battello era partito dal litorale di Garabulli, circa 60 chilometri a est di Tripoli e 150 a ovest di Misurata. La tragedia è avvenuta nelle acque della zona Sar libica ma le autorità di Tripoli non hanno fornito particolari sulle circostanze e sulle cause. Nel comunicato diffuso e poi ripreso in poche righe dal Libya Observer si specifica soltanto che i guardacoste hanno preso a bordo 92 naufraghi e trovato in mare 8 cadaveri. Le dimensioni reali della tragedia sono state definite soltanto due giorni più tardi, mercoledì 25 gennaio, quando l’Associated Press, citando come fonte Tawfik al Shukri, portavoce della Mezzaluna Rossa, ha specificato che il barcone trasportava non meno di 150 persone e che in effetti sono stati recuperati 8 cadaveri ma i superstiti sono solo 84 sicché i dispersi, come si era temuto fin dall’inizio, sono molto numerosi: quanto meno 58, per un totale dunque di 66 vittime, quasi otto volte in più di quelle dichiarate da Tripoli. Una volta a terra gli 84 superstiti sono stati condotti in un centro di detenzione di Tripoli. La Mezzaluna Rossa ha trasferito i cadaveri dal porto nell’obitorio di un ospedale in attesa del nulla osta per la sepoltura. Le ricerche dei dispersi si sono protratte per due giorni senza risultato.
(Fonte: Associated Press, Libya Observer, Migrant Rescue Watch, Alarm Phone, Refugees in Libya, Agenzia Reuters)
Marocco-Spagna (Ceuta), 24-25 gennaio 2023
Quattro morti (inizialmente un morto e 3 dispersi) in un gruppo di migranti costretti da due trafficanti a gettarsi da un gommone di colore giallo al largo di Ceuta. Il battello era partito la mattina di martedì 24 gennaio dalla costa del Marocco a nord dell’enclave spagnola. Il mare era molto mosso, con onde alte oltre tre metri e forti correnti per una tempesta di levante, ma giunti all’altezza dello scogliera del Sarchal i due scafisti, forse per timore di finire contro le rocce o per non essere intercettati dalla polizia, non hanno accostato, gettando in acqua, a grande distanza dalla riva, tutti i migranti che trasportavano e dileguandosi subito dopo per superare la linea di confine. Decisivo per i soccorsi è stato l’intervento di un marocchino di Ceuta, Mohad Abdeselam, il quale, dopo aver visto quanto stava accadendo dalla sua casa situata vicino alla scogliera del Sarchal, si è gettato in mare ed ha tratto in salvo uno dei naufraghi, collaborando poi con la Guardia Civil, arrivata nel frattempo, nell’operazione di soccorso che ha consentito di portarne a riva altri 4. Due dei cinque giovani tratti in salvo – tra cui il primo recuperato da Mohad – erano in gravi condizioni, tanto da dover essere ricoverati. Gli altri tre sono stati condotti dalla polizia nel centro di accoglienza. Dalle testimonianze dei superstiti è emerso che a bordo erano in nove (5 marocchini e 4 giordani), senza contare i 2 scafisti, che sono riusciti a fuggire. La mattina dell’indomani, mercoledì 25, una squadra di sommozzatori del Geas Guardia Civil, su segnalazione dell’Autorità Portuale, ha recuperato a breve distanza dal Muele de Espana il cadavere di un giovane con indosso una muta da sub. Si pensava inizialmente che non ci fossero collegamenti con l’episodio avvenuto circa 24 ore prima, ma si è poi avuta la prova che si trattava di uno dei 4 dispersi. Determinante per l’identificazione è stato un video che uno dei ragazzi a bordo del gommone giallo – Mohamed el Khamlichi, 20 anni, di Rincon (40 chilometri a sud di Ceuta), dove lavorava come barbiere – ha inviato al momento della partenza ai familiari, che lo hanno poi consegnato alla redazione del Faro de Ceuta per un appello di ricerca. Nelle immagini si vedono i 9 harraga sulla prua del gommone e uno è appunto il ragazzo con la muta da sub. Mohamed (che non si è più fatto vivo con la famiglia dopo quel filmato) non risulta tra i 5 tratti in salvo la mattina di martedì 24 ed è da ritenere dunque che sia uno dei 3 scomparsi nel mare in tempesta. I corpi degli altri 3 dispersi sono stai recuperati nei giorni successivi.
(Fonte: El Faro de Ceuta edizioni del 24, 25, 27, 31 gennaio, 1 e 2 febbraio))
Algeria-Marocco (Ras Asfour), 25 gennaio 2023
La Mezzaluna Rossa ha recuperato i cadaveri di 2 migranti subsahariani nei pressi di Ras Asfour sul versante marocchino del confine tra Algeria e Marocco. E’ la stessa zona dove tra il 14 e la fine di dicembre 2022 sono stati trovati altri 7 corpi di giovani subsahariani (prima 6 e poi un altro a breve distanza) in una fascia boschiva dove spesso, per sottrarsi ai controlli della polizia di frontiera, trovano rifugio numerosi migranti nella loro via di fuga che, passando dall’Algeria, punta verso la costa del Marocco. Per le vittime recuperate nel dicembre 2022 si parlò di morte per ipotermia e sfinimento. Non sono emersi particolari nel caso dei due ultimi giovani trovati senza vita ed entrambi non identificati. Le salme sono state rapidamente trasferite e sepolte nel cimitero di Jerada, a circa 70 chilometri di distanza verso sud ovest, lo stesso dove sono state portate le altre sette. L’Associazione Marocchina per i Diritti Umani ha sollecitato un’inchiesta sia alle autorità marocchine che algerine su questa strana catena di morti nel giro di poco più di un mese e tutte nello stesso luogo.
(Fonte: Association Marocaine des Droits Humains)
Libia-Italia (zona Sar libica), 25-26 gennaio 2023
,ono morti almeno 4 migranti di un gruppo soccorso dalla Ocean Viking di Sos Mediterranee su un gommone alla deriva al largo della Libia. Il battello, partito dalla costa a ovest di Tripoli con a bordo quasi un centinaio di persone, quando è stato intercettato dalla nave della Ong francese era in mare da oltre 17 ore. Mentre erano in corso le operazioni di salvataggio è arrivata sul posto anche una motovedetta di Tripoli che – riferisce Sos Mediterranee – ha iniziato una serie di manovre spericolate, ostacolando il salvataggio e mettendo a rischio la sicurezza dei naufraghi, nessuno dei quali indossava un giubbotto salvagente. Ciononostante gli equipaggi di soccorso della Ong hanno recuperato e tratto in salvo 95 persone. Appena sono stati al sicuro, alcuni dei naufraghi hanno segnalato che, prima dell’arrivo della Viking. almeno 4 loro compagni erano scivolati fuoribordo, scomparendo in mare. Sulla base di queste dichiarazioni la nave ha perlustrato per ore la zona, senza però trovare traccia dei dispersi. La ricerca era ancora in corso quando dal Viminale è arrivata la comunicazione che come porto di sbarco era stato scelto quello di Carrara, distante oltre tre giorni di navigazione
(Fonte: Sos Mediterranee, Infomigrants)
Spagna (Ceuta), 26 gennaio 2023
Un migrante si è impiccato a un albero vicino al centro accoglienza (Ceti). Si chiamava Moussa, aveva solo 20 anni e veniva dalla Guinea Conakry. Secondo i compagni, avrebbe deciso di farla finita dopo l’ennesimo rifiuto di farlo entrare nella struttura dove aveva vissuto per alcune settimane. Il suo corpo, recuperato da una squadra di pompieri, è stato trasferito per le indagini all’istituto di medicina legale. Dai documenti risulta che Moussa era arrivato a Ceuta nell’ottobre del 2022, vivendo per qualche mese nel Ceti, dal quale è stato poi costretto ad uscire. Non rassegnato a questo rifiuto, ha chiesto più volte invano di usufruire ancora dell’accoglienza. L’ultima volta la sera di mercoledì 25. La notte successiva si è suicidato. Della tragedia si è accorto la mattina del 26 il personale del Ceti, che ha avvertito la polizia e il servizio ambulanze nella speranza che fosse ancora possibile fare qualcosa.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Libia (Wadi Ali, Al Bayda), 27 gennaio 2023
Il cadavere di un migrante è stato trovato dalla polizia in pieno deserto del Sahara nella zona di Wadi Ali, in Cirenaica. Era in una fossa scavata di fresco nella sabbia. Secondo il Dipartimento di Sicurezza, potrebbe trattarsi di un egiziano rimasto vittima di una gang di trafficanti. Lo ha recuperato personale della Mezzaluna Rossa, trasferendolo poi, in attesa della conclusione delle indagini, nell’obitorio del centro medico di Al Bayda, quasi 200 chilometri a est di Bengasi.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Louata-Lampedusa), 28-29 gennaio 2023
Almeno 13 migranti dispersi in un naufragio al largo della Tunisia sulla rotta per Lampedusa. La barca era partita la sera di sabato 28 gennaio dalla costa di Louata, nel governatorato di Sfax, circa 80 chilometri a nord ovest di Tunisi. A bordo c’erano quasi 40 persone, tutte di origine subsahariana. La tragedia è avvenuta durante la notte. Le autorità tunisine non hanno fornito particolari sulle cause e sulle circostanze precise. Il portavoce della Guardia Nazionale di Tunisi si è limitato a riferire che le unità della Guardia Costiera hanno recuperato 24 naufraghi ma che le ricerche dei dispersi segnalati dai superstiti non hanno dato esito.
(Fonte: Ansamed, Infomigrants)
Bielorussia-Lituania (frontiera fiume Neris), 29-30 gennaio 2023
Sienos Groupe, una Ong lituana, ha confermato che era un migrante lo sconosciuto trovato morto nell’agosto 2022 al confine con la Bielorussia nel fiume Neris: un giovane originario dello Sri Lanka la cui scomparsa era stata segnalata dalla famiglia nell’autunno 2022. L’identità della vittima è stata poi confermata dal portavoce del ministero degli Interni lituano, pur asserendo di non avere elementi per dire che si tratta di un “migrante irregolare” e, più in generale, di “non avere dati relativi ai migranti morti” al confine con la Bielorussia nel tentativo di entrare in territorio dell’Unione Europea. In realtà – ha riferito Siemos Groupe, citando anche fonti di altre Ong e associazioni umanitarie – in base alle segnalazioni delle famiglie, risultano almeno 30 i migranti morti o dispersi nei boschi lungo la frontiera dal 2020 a oggi. Proprio partendo da questi dati la Ong mette sotto accusa la reticenza e il silenzio delle autorità lituane, che impediscono ai gruppi umanitari e ai giornalisti di monitorare l’area. “Nessuno – accusa un volontario di Sienos Groupe – si preoccupa nemmeno di assicurarsi che i corpi delle vittime non vengano lasciati a marcire nella foresta”. Secondo le Ong, infatti, tutta la fascia di confine con la Bielorussia è disseminata di cadaveri: persone provenienti in genere dal Medio Oriente, dall’Africa o dall’Asia, ignare di quando sia pericolosa questa zona coperta di fitte foreste e piena di paludi e dove d’inverno le temperature sono costantemente sotto lo zero.
(Fonte: Euronews.com, Grupa Granica)
Turchia-Grecia (Limniona, isola di Eubea), 31 gennaio 2023
Un profugo siriano è morto durante la traversata tra la Turchia e la Grecia. Il suo corpo senza vita è stato trovato su una barca arrivata con numerosi altri profughi sulla spiaggia di Limionas, nei pressi di Limniona, circa 40 chilometri a nord dell’abitato di Eubea, capoluogo dell’isola. Lo ha riferito il rapporto Missing Migrant dell’Oim, citando come fonte tre media locali: Iefi Meridia, Prisma Radio e News 247. La salma è stata trasferita presso l’obitorio dell’ospedale. Non sono state specificate le cause della morte.
(Fonte: Rapporto Missing Migrant Oim)
Marocco (Foum Lahcen), 1 febbraio 2023
Quattro migranti subsahariani (un senegalese e tre ivoriani, tra cui una donna) sono morti mentre venivano trasportati in un centro di detenzione in attesa dell’espulsione oltre frontiera. Almeno un’altra decina sono rimasti feriti, alcuni in modo grave. Facevano parte di un gruppo di 55 che, bloccati dalla polizia nella zona di Laayoune, dopo alcuni giorni di fermo sono stati trasferiti sotto scorta più a sud, nella zona di Quarzazate, in pieno deserto. Nella notte tra il 31 gennaio e il primo febbraio, nei pressi di Foum Lahcen, a circa 100 chilometri da Laayoun, il pullman che li trasportava è finito fuori strada, rovesciandosi su un lato. Le quattro vittime sono morte sul colpo. La donna aveva due bambine, rimaste entrambe ferite. I soccorsi sono arrivati molto in ritardo, ha denunciato la Ong Association Marocaine Droits Humains, che ha segnalato anche come questi viaggi di respingimento siano particolarmente pericolosi perché lunghissimi, fatti quasi sempre di notte e per di più con vecchi autobus privi dei requisiti di sicurezza.
Un altro morto: 5 vittime. Lunedì 6 febbraio, cinque giorni dopo l’incidente uno dei feriti più gravi è morto presso l’ospedale Hassane di Agadir, dove era stato trasferito da personale della Protezione Civile intervenuto per i soccorsi. Si tratta di un giovane subsahariano sconosciuto. La Ong Association Marocain Droits Humains, che ha riferito la notizia, ha lanciato un appello di ricerca per poterlo almeno identificare.
(Fonte: Association Marocaine des Droits Humains edizioni 1 e 6 febbraio, Helena Maleno Caminando Fronteras, Alarm Phone
Marocco-Spagna (Almeria), 1 febbraio 2023
Due migranti morti in un naufragio sulla rotta tra il Marocco e la Spagna. A bordo della barca c’erano 15 harraga, tutti marocchini. Dopo oltre una notte di navigazione, erano ormai ad appena un miglio dalla costa di Mojacar, circa 80 chilometri a nord est di Almeria, quando lo scafo si è ribaltato. I soccorsi sono arrivati da una motovedetta della Guardia Civil, che ha recuperato 13 naufraghi. Nessuna traccia degli altri due: le ricerche sono proseguite senza esito per l’intera giornata di mercoledì 1 gennaio e di giovedì 2.
(Fonte: Heroes del Mar, Ong Cipimd Clemente Martin)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 2-3 febbraio 2023
Dieci vittime su una barca carica di migranti rimasta alla deriva per quasi sei giorni e cinque notti sulla rotta tra la Tunisia e Lampedusa: di otto (5 uomini e 3 donne, una in stato di gravidanza) è stato recuperato il corpo a bordo, gli altri due sono scomparsi in mare. Uno dei dispersi è il bimbo di appena quattro mesi di una delle donne morte. La barca, uno scafo in legno di sei metri con una cinquantina di subsahariani a bordo, è partita dal litorale di Sfax verso le tre del mattino di sabato 28 gennaio ma deve aver perso la rotta o è accaduto qualcosa che ne ha rallentato la navigazione, lasciandola in balia del mare. Il freddo e lo sfinimento sono stati terribili. Il primo a morire, in braccio alla mamma, è stato il bimbo. La donna, disperata e in stato di choc quando si è accorta che il figlio non dava segno di vita, ne ha gettato il corpicino in mare. Uno dei migranti si è subito gettato in acqua per cercare di recuperarlo, ma è scomparso anche lui tra le onde. Nelle ore e nei giorni successivi sono poi morti, l’uno dopo l’altro, altri otto migranti, a cominciare dalla madre del piccolo. L’allarme è stato lanciato da un peschereccio tunisino il cui equipaggio, incrociato casualmente il natante, ha subito intuito che la situazione era drammatica ed ha chiesto aiuto sia all’Italia che a Malta. L’intervento di soccorso non è stato immediato. Trovandosi la barca nella zona Sar maltese, l’operazione è stata delegata a La Valletta anche se la distanza da Lampedusa, 42 miglia, era molto inferiore a quella di oltre 100 miglia dalle isole maltesi. Solo ore più tardi si sono fatte carico dei soccorsi le autorità italiane le quali, pur al corrente dell’emergenza ed in grado di intervenire più rapidamente, hanno atteso una richiesta formale da Malta (giunta nel pomeriggio inoltrato) per mobilitare la motovedetta CP 324 della Guardia Costiera. La nave ha raggiunto la barca nella tarda serata di giovedì 2 febbraio, prendendo a bordo i 42 naufraghi superstiti e gli otto cadaveri, sbarcati poi durante la notte sul molo di Lampedusa.
(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, La Repubblica, Corriere della Sera, Quotidiano Net, Tg-3 delle ore 14, Il Post, Avvenire, Al Jazeera, Infomigrants)
Libia-Italia (Mediterraneo centrale), 2-3 febbraio 2023
Una donna e il suo bambino sono morti di stenti e di freddo su una barca carica di migranti rimasta alla deriva per sei giorni nel Mediterraneo. Il natante, un piccolo scafo in metallo del tutto inadatto a navigare in mare aperto, era partito dalla costa libica, sulla rotta per Lampedusa, con a bordo 34 persone, incluse le due vittime. Nessuno si è accorto dell’emergenza fino a quando, giovedì 2 febbraio, la barca è stata avvistata, nel tardo pomeriggio, dall’aereo di soccorso e ricerca Sea Bird, che ha lanciato l’allarme alla Sea Eye 4, l’unica unità umanitaria presente nella zona ma distante almeno 6 ore di navigazione. Procedendo a tutta forza, la nave ha raggiunto la barca in piena notte, ma a quel punto la donna e il suo piccolo erano ormai morti. I soccorsi si sono svolti in condizioni drammatiche, per il buio e le condizioni del mare, ma tutti i 32 superstiti sono stati tratti in salvo e portati a bordo, insieme alle due salme. Tra i superstiti ci sono anche il marito della donna e un altro figlio piccolo della coppia. Poche ore dopo la Sea Eye 4, nello stesso tratto di mare, ha condotto un’altra operazione di salvataggio, recuperando 77 persone, tra cui una donna incinta. Comunicati i due interventi, il ministero dell’interno ha indicato come porto di sbarco per i 109 naufraghi quello di Pesaro, distante 1.111 chilometri, pari ad almeno cinque giorni di navigazione, senza tener conto oltre tutto che sulla nave non ci sono celle frigorifere per conservare le salme. Soltanto in seguito alle proteste del comandante il Viminale ha cambiato il porto di destinazione, scegliendo Napoli, 487 chilometri a nord, ma ignorando che il più vicino era in realtà Pozzallo, distante solo 92 chilometri.
(Fonte: L’Unità, Fanpage, La Stampa, Repubblica, Napolitoday, sito Sea Eye)
Turchia-Grecia (Leros), 5 febbraio 2023
Almeno 8 migranti subsahariani hanno perso la vita in un naufragio a Leros, nell’Egeo: una donna trovata cadavere in mare e quattro bambini (3 congolesi e 1 nigeriano) morti in ospedale poco dopo essere stati ricoverati mentre 3 adulti risultano dispersi. Quarantadue sono stati tratti in salvo: 15 uomini, 17 donne e 10 minori. Erano su un canotto pneumatico partito prima dell’alba dalla vicina costa turca di Didim. Pessime le condizioni meteo, con venti forza otto e onde alte fino a 4 metri. E’ probabilmente proprio questa la causa della tragedia. Il gommone, diventato ingovernabile, è stato spinto verso un tratto di costa rocciosa, schiantandosi contro una scogliera nei pressi del villaggio di Pandeli, nella zona sud est dell’isola. L’allarme è stato dato da alcuni pescatori, che avevano visto flottare in acqua, a distanza dalla riva, il corpo di una donna, mentre poco dopo è stato trovato anche il canotto semi-affondato. Sul poso sono confluite tre motovedette della Guardia Costiera, diverse barche private e un elicottero dell’Aeronautica. Da terra è intervenuta la polizia coadiuvata da alcuni volontari. Le navi militari hanno recuperato in mare il corpo della donna e 35 naufraghi. Altri 6, che si erano arrampicati sugli scogli, sono stati presi a bordo dall’elicottero. Quattro bambini piccoli (tre maschi e una bimba, la più grande, di 5 anni) erano in condizioni critiche. Li hanno portati d’urgenza all’ospedale di Leros. Uno, il primo ad essere recuperato, era in stato di incoscienza. Inizialmente i medici sono riusciti a rianimarlo ma c’è stato un ulteriore, fatale aggravamento e il piccolo si è spento nelle ore successive. Gli altri tre erano vigili quando sono stati trovati ma le loro condizioni sono , ma sono peggiorate rapidamente e sono morti in serata, a breve distanza di tempo l’uno dall’altro. Presso lo stesso ospedale sono stati ricoverati altri 5 naufraghi. Il resto dei superstiti è stato accompagnato presso il centro accoglienza dell’isola. Tra loro donne, bambini e anche un disabile. Le ricerche dei tre dispersi segnalati dai superstiti, proseguite nei giorni successivi, non hanno dato esito.
(Fonte: Efsyn, Aegean Boat Report, Ana Mpa, Ekathimerini, Associated Press, Rapporto Missing Migrant Oim)
Italia (stretto di Messina, nave Sea Eye 4), 5-6 febbraio 2023
Uno dei 109 migranti tratti in salvo dalla Sea Eye 4 nel Canale di Sicilia (nota del 2-3 febbraio) è morto poco dopo essere stato evacuato d’urgenza dalla nave per essere trasferito in ospedale con una eliambulanza. Originario del Mali, 29 anni, era uno dei naufraghi più provati dalla durissima permanenza di più giorni in mare. Il comandante della missione Ong ha segnalato al Viminale che c’era questa situazione d’emergenza, evidenziata anche dal fatto che a bordo della prima delle due barche intercettate due migranti erano morti prima ancora dell’arrivo dei soccorsi, ma ha ottenuto solo che come porto di destinazione fosse assegnato quello di Napoli, distante 487 chilometri, anziché quello iniziale di Pesaro, lontano ben 1.111 chilometri, mentre non è stata minimamente presa in considerazione l’ipotesi di Pozzallo, ad appena 92 chilometri. Una rotta di circa 4 giorni, che sono però diventati 5 a causa del maltempo e del mare molto mosso. L’emergenza è scattata domenica 5 febbraio, quando le condizioni del giovane maliano sono rapidamente peggiorate. In quel momento la Sea Eye 4 era all’altezza dello stretto di Messina. Da Catania, su richiesta del personale medico di bordo, si è levata in volo un’eliambulanza per il trasferimento in un centro sanitario attrezzato a Messina, ma non ce ne è stato il tempo: il giovane è morto appena arrivato in ospedale. La Sea Eye 4 ha poi proseguito la navigazione, arrivando a Napoli nel primo pomeriggio di lunedì 6 con a bordo 108 naufraghi e i due cadaveri prelevati dalla barca soccorsa quasi cinque giorni prima. Oltre 20 dei superstiti sono stati ricoverati presso l’Ospedale del Mare a Napoli.
(Fonte: Napolitoday, sito web Angela Caponnetto, Il Mattino, Agenzia Ansa, Sergio Scandura Radio Radicale)
Libia-Italia (Misurata), 6 febbraio 2023
Il corpo di uomo è stato recuperato al largo di Misurata, oltre 200 chilometri a ovest di Tripoli. Trasferito nell’obitorio dell’ospedale locale da personale della Mezzaluna Rossa, si ritiene che si tratti di un migrante annegato nel tentativo di arrivare in Italia, ma non sono emersi elementi né per stabilirne la provenienza né tantomeno per risalire all’identità. Il ritrovamento, come ha riferito il rapporto settimanale della sede Oim Libia, risale a lunedì 6 febbraio, ma la notizia è stata pubblicata lunedì 13. L’unica cosa certa è che, a giudicare dallo stato di degrado, il cadavere è rimasto in acqua per più giorni.
(Fonte: rapporto settimanale Oim Libia 6-11 febbraio)
Turchia-Grecia (Ayvalik-Lesbo), 7-8 febbraio 2023
Tre migranti (2 uomini e 1 donna) sono morti in un naufragio nelle acque di Lesbo, nell’Egeo. Si è temuto a lungo che ci fossero altre vittime ma tutti i dispersi sono stati ritrovati. Rispetto agli oltre 40 che si sono imbarcati i superstiti risultano così 39. Provenienti da Siria, Yemen e Somalia, erano partiti con un gommone, prima dell’alba, dalla costa di Ayvalik, nella penisola anatolica, nonostante le pessime condizioni meteomarine, con venti molto forti e onde alte fino a quattro metri. La tragedia è avvenuta a breve distanza dalla costa sud orientale di Lesbo: il battello è stato spinto dalla corrente contro una scogliera e si è squarciato, affondando rapidamente. Alcuni dei naufraghi sono riusciti ad aggrapparsi alle rocce e a raggiungere la riva. La maggior parte è finita in acqua. Nessuno aveva il giubbotto di salvataggio. I soccorsi sono arrivati da due motovedette della Guardia Costiera greca, che ha recuperato in acqua 18 persone ancora in vita e tre cadaveri. Più tardi la polizia ha rintracciato a terra prima un gruppo di 8 naufraghi e poi altri 3 che si erano messi in salvo da soli. A quel punto i superstiti risultavano dunque 32 in totale. Nella mattinata di mercoledì 8, sempre a terra, ne sono stati trovati ancora 7. Per dieci dei naufraghi recuperati in mare, in grave stato di ipotermia, è stato necessario il ricovero in ospedale. Uno presentava anche delle fratture, dovute all’urto violento contro gli scogli al momento del naufragio. Tutti gli altri sono stati alloggiati nel centro di accoglienza per rifugiati dell’isola: alla polizia hanno riferito che i trafficanti avevano assicurato che sul gommone si sarebbero imbarcate al massimo 10 persone, ma al momento della partenza ne hanno costretto a salire oltre 40.
(Fonte: Efsyn ediizoni del 7 e 8 febbraio, Agenzia Reuters, Infomigrants, Agenzia Ana Mpa, Ekathimerini, Associated Press, Medici senza Frontiere, Aegean Boat Report, Avvenire)
Marocco-Spagna (rotta Canarie, Lanzarote), 7-8 febbraio 2023
Almeno 8 vittime (un migrante morto e 7 dispersi) su uno zodiac rimasto alla deriva per oltre tre giorni con una cinquantina di persone a bordo, in pieno Atlantico, sulla rotta dal Marocco alle Canarie. Partito da un tratto della costa di Tan Tan la notte tra sabato 4 e domenica 5 febbraio, sul battello avevano preso posto una cinquantina di persone, con diverse donne e bambini. Nessuno ne ha saputo nulla fino alla sera di martedì 7, quando è stato avvistato 37 chilometri a est dell’isola di Lanzarote. Per i soccorsi è stata mobilitata la salvamar Al Nair che ha raggiunto lo zodiac durante la notte, verso le 3,30. I soccorritori hanno trovato una situazione drammatica: quasi tutti i naufraghi apparivano molto provati soprattutto per il freddo e parecchi in stato di semi incoscienza. Due, in particolare, erano sul fondo del gommone, immersi in dieci centimetri d’acqua, abbracciati tra loro ed entrambi esanimi. Oltre a loro due, c’erano altri 41 naufraghi. In tutto, 43 persone: 32 uomini, 10 donne e un bambino, tutti subsahariani. L’equipaggio della salvamar li ha portati alla massima velocità al porto di Lanzarote. Al momento dello sbarco uno dei due ragazzi trovati abbracciati non dava ormai più segno di vita e i medici non hanno potuto che constatarne il decesso. Il suo compagno è stato ricoverato in condizioni critiche, così come un altro giovane del gruppo. In tutto i ricoverati sono stati una decina, con gravi sintomi di ipotermia e disidratazione. Quando alcuni superstiti sono stati in grado di parlare, si è poi scoperto, in base alle loro testimonianze, che prima dell’arrivo dei soccorsi almeno altri 7 migranti sono scomparsi in mare durante i tre giorni passati alla deriva. La conferma della strage è venuta in particolare da una giovane donna che ha perduto il figlio: sul molo dello sbarco non si dava pace per essersi assopita per breve tempo, vinta dalla stanchezza, l’ultima notte, non trovando più il bambino al risveglio. Il piccolo deve essere scivolato in mare senza che nessuno se ne accorgesse e non se ne è trovata più traccia.
(Fonte: Canarias 7, El Diario, sito Helena Maleno Caminando Fronteras, Salvamento Maritimo, La Provincia, Europa Press, Alarm Phone)
Marocco-Spagna (Dakhla-Tenerife), 11-12 febbraio 2023
Sei migranti morti su uno zodiac rimasto alla deriva per sei giorni nell’Atlantico tra il Marocco e le Canarie. Partito lunedì 6 febbraio dalla costa di Dakhla, nel Sahara Occidentale, del gommone si sono perse le tracce dopo meno di due giorni. A lanciare l’allarme è stata Helena Maleno, portavoce della Ong Caminando Fronteras, avvertita da alcuni familiari delle persone a bordo. Ancora nessuna notizia fino a sabato 11, quando lo zodiac è stato avvistato da un elicottero del Salvamento Maritimo delle Canarie circa 37 chilometri a sud est di Tenerife. Per recuperarlo sono state mobilitate la salvamar Alpheraz, partita da Tenerife, e la Alboran con base a La Gomera, l’isola più occidentale delle Canarie. La prima a raggiungerlo è stata la Alpheras. A bordo c’erano 23 persone, tutte di origine subsahariana, le quali, allo stremo per i giorni trascorsi alla deriva, appena sbarcate nel porto di Los Cristianos sono state affidate ai medici di un presidio della Croce Rossa predisposto per l’emergenza. Prima alla Ong Caminando Fronteras e poi anche ai soccorritori i naufraghi hanno riferito che sei loro compagni, quattro uomini e due donne, vinti dal freddo e dallo sfinimento, erano morti durante la traversata e che i loro corpi sono stati fatti scivolare in mare.
(Fonte: Agenzia Efe Canarias, Alarm Phone, La Provincia, El Diario, Europa Press, Helena Maleno Caminando Fronteras)
Bielorussia-Polonia (foresta di Bialowieza), 12 febbraio 2023
Un giovane profuga etiope è morta di freddo e di sfinimento nel tentativo di attraversare il confine tra la Bielorussia e la Polonia. Il suo corpo è rimasto abbandonato per oltre una settimana nella foresta di Bialowiez, in territorio polacco, fino a quando è stato trovato da una squadra di volontari. La donna era con il marito ed altri 5 profughi, tutti in fuga dall’Etiopia, i quali, raggiunta la Bielorussia, sabato 4 febbraio erano riusciti a passare la linea di frontiera. Tre di loro sono stati intercettati poco dopo e respinti di forza in Bielorussia. Gli altri quattro sono rimasti sul versante polacco, nascosti nella fitta foresta della zona, ma la donna si è sentita male, perdendo conoscenza. Non riuscendo a rianimarla, il marito l’ha affidato al più giovane dei compagni e con l’altro ha raggiunto il più rapidamente possibile la piccola città di Hainowka, distante poco più di 20 chilometri dal confine, dove ha chiesto aiuto al guardiano di una fabbrica. Questi ha subito avvertito la stazione di polizia. Gli agenti hanno bloccato i due uomini, promettendo comunque che sarebbero intervenuti al più presto. Non risulta, invece, che sia stata organizzata alcuna operazione di ricerca e soccorso. La giovane è rimasta così abbandonata se stessa. Il ragazzo che era rimasto con lei è stato trovato l’indomani in Bielorussia. Non si sa quando e come ci sia arrivato: stremato, confuso e in stato di choc, non ha saputo fornire indicazioni. Rispondendo alla disperata richiesta di aiuto del marito si sono mossi alcuni volontari della Ong Grupa Granica e di altre organizzazioni umanitarie, che hanno setacciato invano tutti gli ospedali della zona, fino a Podlasic, a 200 chilometri circa dal confine, ma soprattutto si sono rivolti alla polizia di Hainowka, iniziando da lì una ricerca a tappeto nella foresta lungo la fascia di confine. Nella giornata di domenica 12 febbraio la ragazza, ormai senza vita, è stata trovata adagiata a terra, al riparo di un albero ma senza più il giaccone che indossava quando ha attraversato il confine. Accanto a lei un libro di preghiere, con immagini di santi. Poco distante, un telefono cellulare appartenente forse alla vittima o a un altro dei profughi etiopi del gruppo. Grupa Granica ha presentato un esposto, chiedendo formalmente l’apertura di un’inchiesta sul comportamento della polizia.
(Fonte: Ong Grupa Granica, Wiborcza Gazeta)
Tunisia-Italia (Zarzis-Lampedusa), 13-14 febbraio 2023
I corpi di quattro migranti, tra cui quello di un bambino, sono stati recuperati sul litorale di Zarzis, circa 100 chilometri in linea d’aria a sud di Sfax, all’estremità meridionale del golfo di Gabes e a non grande distanza dall’isola di Djerba, il tratto di costa della Tunisia orientale da cui sono più frequenti le partenze di profughi verso l’Italia. Tre sono affiorati lunedì 13 febbraio all’altezza delle spiagge di Sonia (6 chilometri dall’abitato di Zarzis), di Ogla (5,5 chilometri più a nord) e di Jerbi (9 chilometri da Sonia). Il quarto è stato recuperato martedì dalla Guardia Costiera sul litorale di Medenine. Tutte le salme sono state trasferite dalla Mezzaluna Rossa presso l’obitorio dell’ospedale regionale di Zarzis. La magistratura ha disposto un’autopsia e il prelievo del Dna per cercare di risalire all’identità delle vittime. A giudicare dallo stato di degrado piuttosto avanzato, i quattro cadaveri sono rimasti in acqua diversi giorni prima del ritrovamento.
(Fonte: Tap News Agency, La Presse)
Algeria-Spagna (Arzew, Orano), 14 febbraio 2023
Risulta dispersa una barca con 15 migranti algerini partita la notte tra venerdì 13 e sabato 14 gennaio dal litorale di Arzew, meno di 40 chilometri a nord est di Orano. Si tratta di uno scafo in fibra, di colore bianco, con un motore Yamaha da 85 cavalli. Secondo le previsioni, avrebbe dovuto raggiungere le coste dell’Andalusia nel giro di poche ore, un giorno al massimo. Dal momento della partenza, invece, se ne sono perse le tracce. Il primo allarme, su segnalazione di alcuni familiari, è stato lanciato lunedì 16 dalla Ong Cipimd, che si occupa dei migranti morti o dispersi nel Mediterraneo Occidentale. Stando agli accertamenti della Ong, nessuno del gruppo risulta mai arrivato in un centro accoglienza spagnolo e, allo stesso modo, nessuno si è mai messo in contatto con le famiglie o gli amici. Senza esito anche le ricerche in mare e nessuna segnalazione di “intercettazione” da parte delle autorità algerine. Per facilitare le ricerche, nei giorni successivi otto delle famiglie hanno chiesto anche di pubblicare sul sito di Cipimd le foto dei dispersi, ma non sono arrivate segnalazioni. Nuovi appelli sono stati lanciati a partire dal 18 gennaio fino al 2 febbraio, ribadendo che non era stata ancora trovata traccia né della barca né dei 15 ragazzi. Nulla anche nei giorni successivi, fino al 14 febbraio, a un mese esatto dalla partenza.
(Fonte: Ong Cipimd Clemente Martin)
Libia-Italia (Qasr al Akhyar, Homs), 14-15 febbraio 2023
Almeno 73 migranti morti (11 cadaveri recuperati e 62 dispersi) nel naufragio di un gommone al largo della Libia. Sono tutti giovani subsahariani, inclusi gli unici 7 superstiti. Il battello – uno dei canotti pneumatici monouso in plastica, di colore bianco, che aveva a bordo come minimo 80 persone – risulta salpato martedì 14 febbraio dalla costa di Qasr al Akhyar, una sessantina di chilometri a ovest di Homs e circa 80 a est di Tripoli. La tragedia è avvenuta poco dopo la partenza o comunque a non molte miglia dalla costa, tanto che gli undici corpi recuperati dalla Mezzaluna Rossa (10 uomini e 1 donna) sono stati trovati spiaggiati, probabilmente quasi nello steso punto da cui il natante aveva preso il largo. Nessuna notizia dalle autorità libiche sulle circostanze del naufragio ma, a giudicare dal relitto, è probabile che sia esploso o si sia comunque lacerato uno dei tubolari pneumatici, provocando l’immediato ribaltamento dello scafo e non lasciando scampo ai migranti trasportati. Scattato l’allarme quando sono affiorate sulla battigia le prime salme, la Guardia Costiera ha condotto una operazione di ricerca nella zona, con l’aiuto di pescatori locali, ma sono stati trovati solo 7 naufraghi ancora in vita. Le autorità libiche hanno cercato di addossare la responsabilità della strage a Sos Mediterranee, asserendo che gli 80 migranti si erano imbarcati per raggiungere la Ocean Viking, la nave umanitaria della Ong che tra il 13 e il 14 febbraio ha soccorso al largo della Libia, in acque internazionali, un altro gommone, con 84 persone a bordo. In realtà, quando è avvenuto il naufragio di Qasr al Akhyar, la Ocean Viking era molto lontana dalla zona, in rotta verso il porto di Ravenna, distante oltre 1.500 chilometri, secondo le disposizioni del ministero dell’Interno italiano per lo sbarco dei naufraghi tratti in salvo.
(Fonte: Migrant Rescue Watch, Oim Ginevra, Associated Press, Al Jazeera, Al Arabiya, Ansamed, Repubblica, La Stampa)
Marocco-Spagna (Tan Tan e El Aajoun – Canarie), 15 febbraio 2022
Settantacinque morti nella tragedia di due barche cariche di migranti partite una da Tan Tan e l’altra da Al Aajoun sulla rotta per le Canarie: 34 vittime nella prima, 41 nella seconda. Se ne erano perse le tracce da giorni. Tra martedì 14 febbraio e mercoledì 15 la Ong Caminando Fronteras, che ne aveva segnalato la scomparsa, ha poi scoperto quanto è accaduto e ne ha dato notizia.
La barca di Tan Tan. A bordo c’erano 65 persone. Salpate il 4 di febbraio, avrebbero dovuto raggiungere nell’arco di 24 ore al massimo Lanzarote o Fuerteventura, le due isole più vicine a quel tratto di costa del Marocco meridionale. E’ accaduto invece che non se ne è saputo più nulla fino a venerdì 10, allorché il natante è stato avvistato casualmente da un peschereccio marocchino molto più a sud. Evidentemente hanno perso la rotta o è accaduto qualcosa che ha reso ingovernabile la barca, rimasta così in balia del mare per quasi una settimana. Il freddo e la sete hanno ucciso più della metà dei naufraghi: 7 minori e 27 adulti. Gli altri 31, presi a bordo del peschereccio quando erano ormai allo stremo, sono stati sbarcati a El Marsa, una piccola città portuale situata circa 30 chilometri a sud di Al Aajoun, nel Sahara Occidentale, e 340 da Tan Tan.
La barca di Al Aajoun. A bordo c’erano 56 persone, tra cui 21 donne e 5 bambini. La partenza risale a venerdì 10 febbraio, in direzione di Fuerteventura o Gran Canaria. Da quel momento buio totale fino a quando si è diffusa la notizia del naufragio, avvenuto all’inizio della traversata, non si sa in quali circostanze, nelle acque territoriali del Marocco. Le autorità marocchine non hanno diffuso comunicazioni o notizie ufficiali, ma Helena Maleno ha riferito di aver avuto conferma della strage dai familiari delle vittime e, soprattutto, da alcuni dei 15 superstiti, i quali hanno specificato come tutti i 5 bambini siano morti, insieme a 36 adulti. Secondo quando ha comunicato l’agenzia Efe, citando fonti ufficiali della Marina imperiale, sarebbero stati recuperati soltanto 4 cadaveri.
(Fonte: El Diario, Canarias 7, sito Helena Maleno Caminando Fronteras, Avvenire).
Tunisia-Italia (Biserta-Lampedusa), 15 febbraio 2023
Tre migranti morti e almeno 8 dispersi in un naufragio al largo della Tunisia, sulla rotta per Lampedusa, all’altezza del litorale di El Houichette, circa 40 chilometri a ovest di Biserta e a poco più di cento da Tunisi. C’è un solo superstite, un ragazzo di 15 anni. La tragedia risale a lunedì 13 febbraio ma se ne è avuta notizia solo mercoledì 15, quando le autorità tunisine hanno comunicato che era in corso una vasta operazione di ricerca dei naufraghi da parte delle motovedette e di un elicottero della Guardia Costiera, specificando che un minorenne era stato tratto in salvo e che erano stati trovati tre corpi senza vita. Nulla sulle circostanze del naufragio e sul numero delle persone a bordo e, dunque, dei dispersi. Le salme, sbarcate a Biserta, sono state trasferite presso l’obitorio dell’ospedale Habib Bougafta per l’autopsia disposta dalla magistratura. Nei giorni successivi – come ha riferito il 20 febbraio Infomigrants – si è appreso he le vittime sono almeno 11 in totale: 3 corpi recuperati e 8 migranti dispersi.
(Fonte: Tap News Agency, La Presse, Tunisie Actu, Infomigrants)
Bielorussia-Polonia (Hainowka), 16 febbraio 2022
I cadaveri di tre migranti sono stati trovati dalla polizia al confine tra la Polonia e la Bielorussia, nella zona della foresta di Bialowez, in punti diversi ma tutti in territorio polacco, una ventina di chilometri a est di Hainowka. La scoperta è stata fatta durante una ispezione alla frontiera nell’area dove pochi giorni prima era morta una profuga etiope di 28 anni (nota del 12 febbraio). A giudicare dall’avanzato stato di degrado, almeno una delle salme è rimasta abbandonata a lungo nel bosco prima del ritrovamento. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione o per ricostruire le circostanze in cui lo sconosciuto ha perso la vita. Si sa solo che si tratta di un uomo in apparenza piuttosto giovane e di origine africana. La Procura ha aperto un’inchiesta. Sconosciute anche le altre due vittime, un uomo e una donna, trovate lungo il fiume Swislocz. La notizia è stata data dalla Ong Grupa Granica. “Ogni giorno – scrive la Ong nel suo sito – riceviamo segnalazioni di persone i cui cari sono scomparsi nella zona di confine. In totale, dall’inizio della crisi umanitaria, ne abbiamo raccolte quasi 300. In alcuni casi, dopo qualche mese, vengono ritrovati i corpi dei dispersi. Potremmo non sapere mai quante persone sono realmente morte alla frontiera”.
(Fonte: Grupa Granica, Are You Syrious)
Italia (Lampedusa), 16-17 febbraio 2022
Il cadavere decapitato di un migrante sconosciuto è stato recuperato in mare dai militari della Guardia di Finanza al largo di Lampedusa, all’altezza dell’isolotto di Lampione, e trasferito nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana. La Procura di Agrigento ha disposto una ispezione esterna del corpo per capire quali siano le cause delle morte, per quanto tempo la salma è rimasta in mare e come sia stata decapitata. Non ci sono dubbi che la vittima fosse a bordo di una delle decine di barche giunte negli ultimi giorni a Lampedusa o naufragate durante la traversata, ma sono emerse subito evidenti le difficoltà per risalire alle circostanze della tragedia.
(Fonte: Agrigentonotizie)
Bulgaria (Lokorsko, Sofia), 17 febbraio 2023
Diciotto afghani di età compresa tra i 15 e i 35 anni sono morti in Bulgaria su un tir che avrebbe dovuto trasportarli fino al confine con la Serbia. Insieme a loro c’erano almeno altri 34 profughi, sempre afghani, tutti ormai allo stremo. Il tir, che trasportava un carico di legname, è stato trovato abbandonato nei pressi del piccolo centro abitato di Lokorsko, nell’hinterland di Sofia. Secondo la polizia gli autisti sono andati a prendere il gruppo di profughi alla frontiera con la Turchia, probabilmente all’altezza del varco di Edirne, nascondendoli in un piccolo scomparto ricavato sotto il legname. Uno spazio estremamente angusto nel quale mancava l’ossigeno sufficiente per tante persone, specie tenendo conto della durata del viaggio: la frontiera turca dista da Lokorsko circa 340 chilometri e fino al confine con la Serbia, all’altezza del varco più vicino, a Dimitrovgrad, ce ne sono ancora quasi 80. Forse era prevista una sosta nella zona di Sofia, prima di proseguire verso Dragoman, la città bulgara che dista una decina di chilometri dalla frontiera serba, e proprio durante questa sosta i trafficanti devono essersi accorti che alcuni dei profughi erano morti durante il viaggio, decidendo di fuggire di fronte alla prospettiva di essere individuati e arrestati. Sta di fatto che il tir è stato trovato alle porte di Lokorsko e, quando è stato ispezionato, si è scoperta la tragedia. Sul posto è arrivata anche una equipe medica, che ha constatato come per 18 del gruppo non ci fosse ormai più nulla da fare. Quattordici dei 22 superstiti sono stati ricoverati all’ospedale “Pirogov” di Sofia. Quattro in condizioni critiche. Nei giorni successivi la polizia è risalita al clan di trafficanti bulgari che si sospetta abbia organizzato la “spedizione”, incriminando 6 persone per omicidio plurimo e traffico di esseri umani.
(Fonte: Avvenire, Agenzia Ansa, Al Jazeera)
Tunisia-Italia (Lampedusa), 19 febbraio 2023
Una trentenne nordafricana è morta poche ore dopo lo sbarco a Lampedusa. Nel primo pomeriggio di sabato 18, accusando dei malori, è stata accompagnata nel poliambulatorio. I medici l’hanno tenuta sotto osservazione per alcune ore e poi l’hanno dimessa, ritenendo nella norma i parametri vitali. Durante la notte tra sabato e domenica 19 la tragedia: la donna ha accusato un nuovo malore e si è spenta. Forse può trattarsi di una malattia congenita, a cui si sono aggiunte le fatiche della traversata e quelle dell’accoglienza nell’hotspot dell’isola, concepito per 350 persone ma dove ce ne erano quasi tremila. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta.
(Fonte: Agrigentonotizie, Rainews)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 19-20 febbraio 2023
Il cadavere di un giovane subsahariano è stato trovato su una barca soccorsa durante la notte al largo di Lampedusa. Partito da Sfax sabato 18 febbraio con a bordo 46 persone (tra cui 7 donne), il natante (uno scafo in legno lungo 7 metri) era ormai poche miglia a sud est delle Pelagie quando è stato intercettato da una motovedetta della Guardia di Finanza, che lo ha agganciato per condurlo in porto. E’ in questa fase, prima ancora di sbarcare, che si è scoperto che uno dei migranti a bordo era ormai privo di vita. Gli altri 45 (provenienti da Costa d’Avorio, Guinea Conakry, Senegal e Nigeria) sono stati alloggiati nell’hotspot dell’isola, a disposizione della magistratura di Agrigento che ha aperto un’inchiesta per ricostruire come quel giovane sia morto e più in generale cosa sia eventualmente accaduto sulla barca durante la traversata.
(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Repubblica, Il Giornale di Sicilia)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 22 febbraio 2023
Il corpo di un migrante maghrebino è affiorato nelle acque di Ceuta nella zona del Sarchal, a sud dell’antemurale del porto commerciale. Avvistato da alcuni passanti, per poterlo recuperare è dovuta intervenire una squadra di sommozzatori della Guardia Civil perché quel tratto di mare, a circa 500 metri dalla riva, era difficile da raggiungere a causa delle correnti e del forte moto ondoso. Dopo un primo esame medico allo sbarco, sul molo dei pescatori, la salma è stata trasferita all’obitorio dell’istituto di medicina legale per l’autopsia disposta dalla Procura. A giudicare dal forte stato di degrado è rimasta in acqua a lungo. Il punto in cui è stata trovata è una delle aree dove più di frequente arrivano i migranti che tentano di giungere a nuoto nell’enclave spagnola da sud, partendo dalle spiagge di Castillejos, distante circa 8 chilometri. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio nello stesso tratto sono stati recuperati altri 4 cadaveri di giovani migranti maghrebini.
(Fonte: El Faro de Ceuta, Ceutactualidad)
Turchia-Grecia (Kusadasi-Samos), 23 febbraio 2023
Quattro dispersi in un gruppo di 22 profughi alla deriva nell’Egeo tra la costa turca e l’isola greca di Samos. La barca, uno scafo in vetroresina con un piccolo motore fuoribordo, era partita dal litorale del distretto di Kusadasi, distante solo poche miglia da Samos. L’allarme è scattato verso le 4,30 del mattino, quando al numero 112 di emergenza è arrivata la richiesta di aiuto lanciata da uno dei profughi a bordo. Due motovedette hanno localizzato la barca nella zona sud est dell’isola, all’altezza dello scoglio di Samiopoula, a circa 40 chilometri dal porto si Samo, recuperando 18 naufraghi. I superstiti hanno subito segnalato che quattro loro compagni erano caduti fuoribordo, scomparendo in mare nel buio, prima dell’arrivo dei soccorsi. Ne è seguita una operazione di ricerca condotta con un elicottero militare e diverse unità navali, ma dei dispersi non si è trovata traccia.
(Fonte: Efsyn, Associated Press, Aegean Boat Report, Ana Mpa)
Libia-Malta-Italia (Qaminis, Bengasi-Malta), 24 febbraio 2023
Almeno 28 vittime (16 migranti morti e un minimo di 11 dispersi) in un naufragio al largo della Cirenaica, sulla rotta verso Malta e l’Italia. Soltanto 8 i superstiti. La barca è partita da una spiaggia a sud di Bengasi nella notte tra giovedì 23 e venerdì 24 febbraio. Era ancora nella zona Sar libica, a non grande distanza dalla costa, quando si è rovesciata ed è affondata rapidamente, all’altezza di Shat al Badin, sul litorale di Qaminis, poco più di 50 chilometri da Bengasi. L’allarme è stato lanciato da alcuni pescherecci i quali, primi a intervenire per i soccorsi, hanno trovato 8 naufraghi ancora in vita e recuperato in breve tempo 11 cadaveri. Le ricerche di altri superstiti si sono protratte senza esito per l’intera giornata, con l’intervento di più unità della Guardia Costiera e con la collaborazione di diversi pescherecci della zona. Gli otto migranti tratti in salvo sono stati consegnati al comando di polizia di Suluq Qaminis mentre le salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale Al Jalaa di Bengasi. Le autorità libiche hanno riferito di non poter precisare il bilancio dei dispersi perché non era stato stabilito in quanti fossero a bordo. Nei giorni successivi l’ufficio Oim di Tripoli ha comunicato che c’erano almeno 17 dispersi perché risulta che sulla barca c’erano 36 persone, portando così il bilancio delle vittime a 28. In una serie di note diffuse a partire da lunedì 27 febbraio poco prima delle 18, infine, la Guardia Costiera libica ha comunicato che sulla spiaggia di Shat al Badin erano affiorati altri 6 cadaveri, sicché le salme recuperate risultano 17 e i dispersi 11. Sia le vittime che i superstiti sono in gran parte indiani del Gujarat e bengalesi.
(Fonte: Migrant Rescue Watch, rapporto Oim Libia del 27 febbraio)
Libia (Kufra), 25 febbraio 2023
Il cadavere di un migrante sconosciuto è stato recuperato dalla Mezzaluna Rossa in pieno deserto del Sahara, circa 35 chilometri a est di Kufra. Lo ha scoperto la polizia, pare durante un giro di ispezione lungo le piste battute dai pick-up carichi di migranti che, arrivando dal Sudan, puntano in genere proprio su Kufra come prima sosta dopo la frontiera. La salma è stata trasferita nell’obitorio della città, a disposizione della magistratura. Stando a un primo esame medico, l’uomo sarebbe morto per disidratazione. Si ignora però in quali circostanze e con chi e come sia arrivato fino al luogo dove ne è stato trovato il corpo ormai da tempo senza vita.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Turchia-Grecia-Italia (Izmir-Crotone), 25-26 febbraio 2023
Almeno 100 migranti sono scomparsi in un naufragio nello Jonio, di fronte al litorale di Cutro, in provincia di Crotone: 91 morti accertati e non meno di 10 dispersi. Erano su un vecchio barcone da pesca in legno salpato da Izmir, in Turchia, quattro giorni prima. Secondo le testimonianze di alcuni degli 81 superstiti, a bordo c’erano circa 180 persone (anche se inizialmente più di qualcuno ha detto 200 o addirittura 250), provenienti da Afghanistan, Iran, Iraq, Siria, Pakistan e qualche somalo. Il peschereccio è arrivato nel versante italiano dello Jonio nella giornata di sabato 25 febbraio. Le condizioni meteomarine erano proibitive, con mare in burrasca forza 5 e violente raffiche di vento. L’emergenza è stata segnalata già nella serata di sabato, quando un aereo di Frontex, in servizio di pattugliamento al largo della Calabria, ha avvistato il barcone, in evidente difficoltà, circa 35 miglia a est della costa di Crotone. Per i soccorsi sono state mobilitate due unità della Guardia di Finanza, la motovedetta V5006 di stanza a Crotone, e il pattugliatore veloce Barbarisi, partito da Taranto. Entrambe le navi, però, sono rientrate in porto, “a causa del maltempo”, senza riuscire a portare soccorso. Durante la notte il peschereccio ha arrancato fino all’altezza di Steccato, una frazione di Cutro, circa 40 chilometri a sud-ovest di Crotone, ed ha cominciato ad accostare, forse con l’intenzione di approdare alla foce del fiume Tacina, ma a poco più di 100 metri dalla riva è incappato in una secca sabbiosa. La violenza dell’urto sul fondo ha squarciato lo scafo, che si è spezzato in due. Al di là della secca, verso terra, l’acqua è di nuovo molto profonda: una trappola per chi non sa nuotare. Solo i più forti, quasi tutti giovani, ce l’hanno fatta a salvarsi, raggiungendo la spiaggia. Nelle ore successive le onde hanno mandato in frantumi quello che restava dello scafo e cominciato a portare i cadaveri a riva o sulla battigia. In tutto i vigili del fuoco e la Croce Rossa ne hanno recuperati 48, in gran parte donne e bambini, tra cui un neonato: sul litorale di Cutro 45 e poi 1 a Belcastro (Catanzaro) e 2 a Botricello (Catanzaro), mentre altri 11 li ha individuati la Guardia Costiera, intervenuta con unità minori e moto d’acqua dopo l’allarme lanciato da terra, intorno alle 4 del mattino, pare da un pescatore, che aveva visto il relitto del peschereccio incagliato nella secca. Il giorno dopo, lunedì 27, ai primi 59 si sono aggiunti altri 4 corpi senza vita, trovati due a Cutro (uno sulla spiaggia e l’altro, una bambina, a circa 400 metri dalla riva), uno in mare e il quarto a Le Castella, a una distanza di 3,5 miglia dal luogo del disastro. Degli 81 superstiti, 21 sono stati ricoverati in ospedale, per ferite di vario tipo o ipotermia. Uno in condizioni critiche. Gli altri 59 li hanno trasferiti in giornata presso il centro accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Innumerevoli i rottami del barcone gettati dal mare sulla spiaggia di Steccato. Nel pomeriggio di domenica 26 febbraio la polizia ha fermato uno dei superstiti, un giovane turco, considerato lo scafista. Due altri sospetti sono stati fermati lunedì 27.
Altri corpi recuperati. Dopo i primi 63, nei giorni successivi sono stati recuperati i corpi di altre 9 vittime. Tre (tra cui un bambino di circa sei anni) nella giornata di martedì 28 febbraio, tutti nelle acque di Steccato. Una bambina nelle prime ore di mercoledì primo marzo e ancora un cadavere giovedì 2. Sabato quattro, altri 2 bambini: il primo, di appena tre anni, in mare a poca distanza dalla spiaggia di Steccato; il secondo nel pomeriggio, sulla spiaggia di Batricello, a una decina di chilometri dalla secca su cui si è schiantato il barcone. Martedì 7 marzo una bimba di 3 anni e una giovane donna. Un’altra bimba venerdì 10 sulla battigia della spiaggia di Cutro e ancora 3 cadaveri nella stessa zona sabato 11: un adulto e 2 bambine. Tre anche domenica 12 marzo: 1 adulto e 2 bambini. Un adulto martedì 14 marzo tra Botricello e Belcastro, qualche chilometro a sud della spiaggia di Steccato, e altri 5 corpi, tra cui quello di una bimba di tre anni, fino alla serata di mercoledì 15. Due, entrambi di adulti, sabato 18: uno recuperato in mare dai sub, l’altro emerso a Praialonga. Ancora un adulto, in mare, martedì 21 marzo, una giovane donna la mattina di giovedì 23 e un uomo sabato 25 tra Le Castella e Isola Capo Rizzuto. Domenica 26 un uomo sui trent’anni a Praialonga, a nord di Cutro. In totale le vittime minorenni recuperate sono 35, delle quali 25 bambini sotto i dodici anni. Tra i dispersi ci sarebbero altri 6 basmbini.
(Fonte: Il Fatto Quotidiano, Sergio Scandura Radio Radicale, Agenzia Ansa, Today, Repubblica, La Gazzetta del Sud, La Stampa, Efsyn, La Voz de Cadiz, Al Jazeera, Al Arabiya, The Guardian, Avvenire).
Marocco-Algeria (Merzouga, confine Algeria), 27 febbraio 2023
Un altro migrante subsahariano è morto al confine tra Marocco e Algeria, nella zona della città marocchina di Merzouga. E’ il nono caso nel giro di pochi mesi. Il cadavere è stato trovato riverso in una macchia a breve distanza dalla linea di frontiera, nella località di Twicent. Ignote le cause di questa nuova tragedia: la polizia si è limitata a riferire del ritrovamento, avvenuto su segnalazione di gente del posto, e della rimozione della salma. L’unica cosa certa è che il poveretto, a giudicare dallo stato di conservazione, deve essere morto qualche giorno prima del recupero. “Il numero di immigrati deceduti in questa zona è arrivato a 9 casi nel giro di pochissimo tempo – denuncia l’Associazione Marocchina per i Diritti Umani, che ha diffuso la notizia – La nostra organizzazione ha inviato esposti alle autorità giudiziarie per conoscere le cause di questi ripetuti decessi e ottenere una copia dei rapporti di anatomia medica. Speriamo che almeno in questo caso il corpo non sia sepolto prima che vengano individuate le cause della morte, come è avvenuto per gli altri. Da notare che la zona in cui sono stati trovati i cadaveri è quella dove sono portati i migranti detenuti in vista dell’espulsione al di là del confine algerino”.
(Fonte: Association Marocaine des Droits Humains)
Turchia-Grecia (Bodrum-Kos), 1 marzo 2023
Due profughi morti e uno disperso in un naufragio tra la Turchia e le isole Egee. Erano con altri 24 migranti su una barca in poliestere partita durante la notte tra martedì 28 febbraio e mercoledì primo marzo dalla costa di Bodrum, puntando verso Kos, distante circa 7 miglia. L’allarme è scattato nelle primissime ore del mattino, quando la Capitaneria di Porto dell’isola è stata informata che la termocamera di un aereo dell’agenzia Frontex segnalava una barca sospetta a non grande distanza dalla riva, nella zona di Agios Fokas, meno di 9 chilometri a sud est dell’abitato di Kos. Arrivata sul posto, una motovedetta ha individuato il natante, sovraccarico e quasi immobile perché stava imbarcando acqua. Pochi minuti dopo, mentre l’unità militare si avvicinava, lo scafo dei migranti si è rovesciato ed è andato a fondo. Immediati i soccorsi, condotti dalla stessa motovedetta, che ha recuperato 24 naufraghi e nelle ore successive due corpi senza vita. Nessuna traccia del terzo disperso. Nulla anche nel corso delle ricerche condotte per l’intera giornata con due unità navali, un elicottero militare e un aereo di Frontex. I superstiti, sbarcati nel porto di Mandraki, sono stati trasferiti nel centro emigrazione.
(Fonte: Efsyn, Associated Press, Abc News, Ekathinmerini)
Italia (Lampedusa) 5 marzo 2023
Il cadavere di una donna, avvistato da una unità della Capitaneria di porto a pochi metri dalla spiaggia di Cala Francese, a Lampedusa, è stato recuperato dai carabinieri e trasferito nell’obitorio del cimitero di Cala Pisana. Gli inquirenti non hanno dubbi che si tratti di una migrante. Priva della testa e in uno stato di degrado molto avanzato, la salma era legata in una coperta. Questo particolare ha indotto a ritenere che si tratti di una migrante la quale, morta durante la traversata dall’Africa settentrionale verso Lampedusa, potrebbe essere stata avvolta nella coperta come in un sudario dai compagni: quasi una forma di seppellimento in mare.
(Fonte: Agrigentonotizie)
Marocco-Spagna (Nador-Melilla), 6 marzo 2023
Un giovane marocchino è annegato nel tentativo di raggiungere Melilla a nuoto. Originario di Rabat, il ragazzo ha scelto una delle spiagge di Nador, poco a sud dell’enclave spagnola, per prendere il largo e superare via mare la linea di confine insieme a un compagno. Da quel momento se ne sono perse le tracce fino a quando, secondo quanto risulta alla Association Marocaine Droits Humains, il suo corpo è stato recuperato da una squadra della Guardia Civil nelle acque di Melilla. La Ong ha diffuso la notizia e la foto della vittima il 6 marzo, precisando che l’episodio risale a circa 15 giorni prima ma che le autorità spagnole l’avrebbero sottaciuta, tanto che si sa pochissimo sulle circostanze precise di quanto è accaduto. “Questo silenzio – si afferma – è incomprensibile. Chiediamo alle autorità spagnole di aprire una indagine su questa morte e di coordinarsi con quelle marocchine per facilitare la consegna del corpo ai familiari del giovane perché possano seppellirlo”.
(Fonte: Association Marocaine Droits Humains, Bladna 24 J)
Libia (Rabiana, distretto di Kufra), 7 marzo 2023
Due migranti subsahariani sono morti in pieno Sahara schiacciati sotto un pick-up che si è rovesciato. Altri 5 sono rimasti feriti. Erano in un gruppo di 17 giovani entrato in Libia dal Sudan. Il pick-up su cui viaggiavano, proveniente dalla frontiera libica meridionale, aveva giù superato l’oasi e l’abitato di Kufra ed era giunto all’altezza di Rabiana, puntando probabilmente verso El Giof, dove inizia una strada che conduce fino ad Agedabia, sulla costa della Cirenaica, oltre 850 chilometri più a nord. L’incidente è avvenuto lungo una delle piste meno battute del deserto, scelta evidentemente per evitare controlli e posti di blocco: forse a causa della velocità e del fondo sconnesso, il pick-up è uscito dalla carreggiata e si è ribaltato. L’allarme è stato lanciato da altri automobilisti in transito, che hanno avvisato il posto di polizia di Rabiana. Sul posto, nei pressi del furgone, gli agenti hanno trovato 15 giovani (di cui 5 feriti) e i cadaveri di altri due, morti sul colpo – hanno riferito i compagni – quando c’è stato il capottamento. I feriti sono stati trasferiti presso l’ospedale di Rabiana mentre gli altri 10 migranti sono finiti nel centro di detenzione di Kufra. La Mezzaluna Rossa ha trasportato le due salme nell’obitorio di Rabiana in attesa delle decisioni della magistratura.
(Fonte: Migrant Rescue Watch)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 8-9 marzo 2023
Un giovane donna subsahariana è annegata in un naufragio al largo di Lampedusa. Era con un’altra ventina di migranti su una barca di 8 metri partita da Sfax nelle prime ore di mercoledì 8 marzo. La traversata è stata particolarmente difficile a causa delle cattive condizioni meteo e del mare mosso. L’emergenza è scattata verso le due del mattino di giovedì 9 a poche miglia dall’isola, nell’area Sar italiana. Quando da Lampedusa è giunta sul posto la motovedetta Cp 324 della Guardia Costiera, i naufraghi erano in gran parte già in acqua: i soccorritori li hanno tratti in salvo tutti tranne una ragazza, ormai cadavere quando è stata avvistata e recuperata. Sia i superstiti che il cadavere sono stati sbarcati al molo Favarolo. Vengono dal Camerun e dalla Costa d’Avorio. Poche ore prima, sulla stessa rotta dalla Tunisia a sud ovest dell’isola, c’era stato un altro naufragio, con il salvataggio di tutte le 38 persone a bordo della barca affondata.
(Fonte: Agenzia Ansa, Agrigentonotizie, Giornale di Sicilia, Repubblica)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 8-9 marzo 2023
Almeno 14 migranti subsahariani sono morti in un naufragio al largo della Tunisia, sulla rotta per Lampedusa. Secondo quanto ha riferito il portavoce della Guardia Costiera, Houssameddine Jbabli, sulla barca, partita da Sfax, c’erano come minimo 68 persone, tutte di origine subsahariana. La tragedia si è compiuta di fronte al litorale del distretto di Louata, a nord di Sfax. Se ne ignorano le cause e le circostanze precise: la Guardia Costiera non ha fornito informazioni in proposito, limitandosi a riferire che l’operazione di soccorso, condotta da più motovedette, ha consentito di salvare 54 naufraghi e di recuperare 14 corpi ormai senza vita. Nulla su eventuali dispersi, mentre ha aggiunto che nel giro di 24 ore, sulla rotta verso l’Italia, sono state fermate altre 14 barche con un totale di 435 migranti. I 54 superstiti, sbarcati nel porto di Sfax, sono stati consegnati alla gendarmeria. Alarm Phone ha denunciato che 7 barche con almeno 200 migranti sono state private del motore e poi abbandonate in mare dalla Guardia Costiera tunisina.
(Fonte: Associated Press, Triesteprima, Tap News Agency, Al Jazeera, Ansa Mondo e Ansamed)
Turchia-Grecia (Didim-Farmakonisi), 11marzo 2022
Almeno 15 vittime (7 cadaveri recuperati e 8 migranti dispersi) in un naufragio nell’Egeo orientale tra le coste turche e le isole greche. La barca risulta partita prima dell’alba dalla costa di Didim, provincia di Aydin. A bordo erano in 31. Nelle prime ore del mattino sono giunti in vista della piccola isola di Farmakonisi, ma non sono mai arrivati. Il naufragio, dovuto verosimilmente alle pessime condizioni meteomarine, con venti forza 7 da sud, è avvenuto nelle acque turche e i soccorsi sono arrivati appunto da una motovedetta della Guardia Costiera di Aydin, che ha tratto in salvo 11 naufraghi (tra cui un bambino) e trovato in mare 5 corpi ormai senza vita. Inizialmente dunque i dispersi risultavano 15 ma non molto tempo dopo 5 naufraghi sono riusciti a raggiungere la vicina Farmakonisi, dove sono stati fermati dalla polizia. I dispersi sono così scesi a 10. Per le ricerche si sono mobilitate unità navali ed elicotteri sia nella zona turca che in quella greca, Le operazioni sono continuate fino a sera inoltrata, ma senza alcun esito. I cadaveri e i 10 superstiti salvati dalla Turchia sono stati sbarcati a Didim. Tre giorni dopo la Marina turca ha recuperato altri 2 cadaveri.
(Fonte: Ana Mps, Anadolu Agency, Hellas Posts, Efsyn)
Libia-Italia (Mediterraneo, zona Sar libica), 11-12 marzo 2023
Trenta migranti sono scomparsi in un naufragio a poco più di 110 miglia dalla costa libica. Erano su un gommone partito dalla zona di Bengasi nella giornata di venerdì 10 febbraio. Con loro, a bordo, altri 17 compagni.. Le condizioni meteo non erano buone e, per di più, previste in peggioramento per forti venti da sud ovest. L’allarme è scattato poco dopo le due del mattino di sabato 11, quando dal gommone sono riusciti a mettersi in contatto con la Ong Alarm Phone. Nel dispaccio si diceva che il natante era in gravi difficoltà, cominciava a imbarcare acqua e anche il motore dava problemi. Pochi minuti dopo, alle 2,28 la Ong ha lanciato la richiesta di aiuto, segnalando l’emergenza sia a Tripoli che a Roma e specificando le coordinate: 33°56’ nord, 18°28’ est, a 113 miglia da Bengasi, zona Sar libica. Nessuno si è mosso fino a quando Mrcc Roma, a fronte del disimpegno della Guardia Costiera libica, ha diramato un messaggio di soccorso alle navi in transito nella zona. La prima ad arrivare è stata, verso le 14,30, la Basilis 1, un grosso cargo, che ha accostato a ridosso della barca per cercare di ripararla dalle onde, in quanto le condizioni del mare rendevano molto difficile un tentativo di recupero. La scena drammatica è stata filmata da Sea Bird, l’aereo da ricognizione di Sea Watch, che ha sorvolato a lungo la zona, lanciando a sua volta diversi Sos sia a Roma che a Tripoli. Sempre su indicazione di Mrcc Roma nelle ore successive sono arrivate altre due grosse navi, la Atlantic, intorno alle 9,30 di domenica 12, e la Kinling alle 13,30. I tre cargo hanno continuato a operare per cercare insieme di “ridossare” e proteggere il piccolo scafo carico di migranti, in attesa di poterlo avvicinare e soccorrere. Nel frattempo è arrivata una quarta nave, la Froland, ed è stato proprio mentre quest’ultima, nel primo pomeriggio, si accingeva a recuperarlo, che il gommone si è rovesciato. I soccorritori sono riusciti a trarre in salvo solo 17 naufraghi. Dispersi gli altri 30. Nessuna unità militare della missione europea Irini impegnata nella zona è intervenuta. “Le autorità – ha denunciato Alarm Phone – erano informate dell’emergenza e della situazione di pericolo dalle 2,28 dell’undici marzo (almeno 36 ore prima del naufragio: ndr). Le autorità italiane hanno ritardato i soccorsi, lasciando morire decine di persone”.
(Fonte: Alarm Phone, Sergio Scandura Radio Radicale, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Corriere della Sera)
Marocco-Spagna (Castillejos-Ceuta), 12 marzo 2023
Due sedicenni marocchini – Mohamed Karok (Qarouq) e Yawad Rifi – sono morti nel tentativo di raggiungere Ceuta. Residenti a Castillejos, pochi chilometri a sud del confine dell’enclave spagnola, amici da sempre, si sono allontanati in mare, sembnra aiutandosi con un piccolo canotto pneumatico, la notte tra domenica 5 e lunedì 6 marzo. Da quel momento se ne sono perse le tracce. I familiari hanno dato subito l’allarme, avvertendo sia le autorità marocchine che la Guardi Civil spagnola ma, rimaste senza esito le ricerche condotte per una settimana, si sono rivolti alla redazione del Faro de Ceuta che domenica 12 ha lanciato un appello per avere notizie. Nella serata, poi, la polizia marocchina ha trovato il corpo senza vita di Mohamed sulla costa più a sud-est, verso Alhucemas, dove era stato trascinato dalla corrente. Yawad risulta disperso.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Bielorussia-Polonia (foresta di Bialowieza), 12 marzo 2023
Attivisti del Gruppo Border e dell’associazione Egala hanno trovato il cadavere di un migrante nelle paludi vicino alla piccola città di Bialowieza, in Polonia, distretto di Bialystok, a breve distanza dalla linea di confine con la Bielorussia. Ad allertare i volontari è stato un abitante del posto. Del ritrovamento è stato subito avvertito il comando di polizia regionale di Bialystok, che ha inviato sul posto alcuni agenti per le indagini e la rimozione della salma. Non sono stati trovati elementi per l’identificazione. L’unica cosa certa è che l’uomo, di giovane età, è morto poco dopo aver attraversato la linea di confine, probabilmente non molto tempo prima della scoperta del cadavere. Si ignorano però le circostanze precise e con chi eventualmente quel giovane è arrivato in Polonia. Secondo i volontari della Ong Grupa Granica si tratta della trentottesima vittima accertata al confine tra Polonia e Bielorussia dalla primavera del 2021.
(Fonte: Gazeta Wyborcza, Grupa Granica)
Turchia-Grecia (penisola di Dilek), 14 marzo 2023
Quattro morti, una donna e tre uomini, in un gruppo di 44 profughi respinti dalla Grecia verso la Turchia su due zattere di salvataggio pneumatiche. Il naufragio è avvenuto nelle acque turche dell’Egeo, su una scogliera della penisola di Dilek, distretto di Kusadasi nella regione di Aydin. Uno dei superstiti – Ibrahim Camara, un giovane liberiano, ricoverato al Soke Fehime Faik Kocagoz Hospital insieme alla moglie – ha riferito che, sbarcati sull’isola di Samo lui e gli altri profughi sono stati intercettati e bloccati da una squadra di uomini armati che hanno li hanno costretti a consegnare i cellulari e poi ad ammassarsi su due piccole zattere che sono state trascinate fuori dalle acque territoriali da una motovedetta greca e abbandonate alla deriva. Le condizioni meteo non erano buone, con mare mosso e forte vento. I due natanti sovraccarichi sono stati spinti dalle onde e dalla corrente verso la costa turca, mandandoli a infrangersi contro un tratto roccioso e disabitato del litorale del parco naturale di Kusadasi. Gli scogli hanno squarciato le zattere, che sono affondate rapidamente. Trentanove naufraghi sono riusciti a raggiugere la riva ed hanno chiesto aiuto. Erano ancora vicino alla scogliera quando li ha trovati poco dopo la polizia, che ha recuperato un cadavere tra le rocce. Nelle ore successive la Guardia Costiera ha tratto in salvo un naufrago aggrappato al relitto di una delle zattere e individuato altri tre cadaveri in mare.
(Fonte: Associated Press, Daily Sabah, Infomigrants Aegean Boat Report)
Algeria-Italia (Skikda-Sardegna), 20 marzo 2023
Quattordici vittime (5 harraga dispersi e 9 morti accertati) in un naufragio al largo dell’Algeria orientale, sulla rotta per la Sardegna. Due soltanto i superstiti. La barca era partita dal litorale di Skikda, quasi 500 chilometri a est di Algeria e poco più di 180 dal confine con la Tunisia, una zona dalla quale le barche dei migranti puntano in genere verso le coste sarde sud occidentali. La tragedia è avvenuta quando il natante era ancora nelle acque algerine. Secondo i media locali, a provocarla sarebbero state le difficili condizioni meteomarine: le onde alte almeno due metri e il forte vento hanno rovesciato il piccolo scafo, già difficile da governare a causa del sovraccarico, e per quasi tutte le persone a bordo non c’è stato scampo. L’emergenza pare sia stata segnalata da alcuni pescatori. Unità della Guardia Costiera, coadiuvata da mezzi della Protezione Civile, sono riuscite a recuperare solo due naufraghi ancora in vita, un uomo e una donna. E’ grazie alla loro testimonianza che si saputo che a bordo erano in sedici. Nel corso delle ricerche successive sono stati recuperati 9 cadaveri. Nessuna traccia degli altri 5 naufraghi
(Fonte: L’Unione Sarda, Le Quotidien d’Oran, Raiu News, Youtg.net, Rai Radio 1, Avvenire)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 21-23 marzo 2022
Trentatre vittime (5 migranti morti e 28 dispersi) in un naufragio al largo della Tunisia meridionale, sulla rotta per Lampedusa. Solo 5 i superstiti. La barca, un piccolo scafo in legno da pesca, era partito dalla zona di Sfax. A bordo erano tutti subsahariani, in gran parte provenienti dalla Costa d’Avorio. La notizia della tragedia è stata comunicata mercoledì 21 marzo da Romdhane (Ramadan) Ben Omar, portavoce del Tunisian Forum for Social and Economic Rights (Ftdes). Poco o nulla si sa delle circostanze precise, poiché dalle autorità tunisine non sono filtrate informazioni. E’ verosimile tuttavia che la barca, sovraccarica rispetto alla tenuta dello scafo, non abbia retto alle condizioni meteomarine, caratterizzate da un mare con onde alte fino a due metri e un vento forte e teso. Sta di fatto che si è rovesciata e per quasi tutte le persone a bordo non c’è stato scampo. I soccorritori sono riusciti a trarre in salvo solo 5 naufraghi e a recuperare 5 cadaveri.. Nessuna traccia degli altri 28. E’ incerta anche la data precisa del naufragio. In ogni caso si tratta sicuramente di una delle due barche (ciascuna con 38 migranti a bordo) partite da Sfax la notte di giovedì 16 marzo e segnalate come “scomparse” da Alarm Phone la mattina di lunedì 20.
(Fonte: Agenzia Reuters, Ansamed, Al Jazeera, France24.com, Tg La 7 ore 13,30, Alarm Phone)
Polonia-Bielorussia (Parco di Bialowieza), 21-23 marzo 2023
Il cadavere di un giovane profugo afghano è stato trovato nel Parco Nazionale di Bialowieza, in territorio polacco ma vicinissimo al confine con la Bielorussia, da due volontari del Soccorso Umanitario di Podlasie (Poph) e da un gruppo di ricercatori scientifici impegnati in uno studio sulla fauna originaria della foresta primordiale. “Stavamo ormai rientrando – ha raccontato uno dei volontari – quando, verso le 16,30, abbiamo notato a terra una camicia marrone, forse rossa. Lì vicino, poi, c’erano altri effetti personali e a qualche passo di distanza il corpo senza vita di un giovane”. La zona, nel cuore del parco, è quella del Sentiero del Lupo, vicino al villaggio di Zamore, nel comune di Nerewka, quasi sulla linea di frontiera. I due volontari hanno intuito subito che doveva trattarsi del profugo scomparso un mese prima. Lo avevano già cercato il 21 febbraio, su segnalazione dei familiari, ma l’indomani, domenica 22 febbraio, le battute nei boschi erano state inspiegabilmente bloccate dai guardaparco. Senza quell’intervento, che ha impedito di cercare ancora, forse quel giovane si sarebbe salvato. Meno di un’ora dopo la scoperta, verso le 17,20, è stato possibile informare la polizia di Hajnowka. Alcuni agenti e il pubblico ministero sono arrivati sul posto intorno alle 20. A conferma che la vittima è proprio il profugo scomparso intorno al 21 febbraio la polizia ha trovato accanto al cadavere un passaporto afghano.
(Fonte; Grupa Granica, Oko Press, Gazeta Wyborcza)
Spagna (Ceuta), 22-23 marzo 2023
Il cadavere di un diciottenne originario della Guinea Conakry è stato trovato la sera di mercoledì 22 marzo a breve distanza dalla riva di fronte alla spiaggia di Benitez, sulla costa nord di Ceuta. Segnalato da alcuni passanti, è stato recuperato da una squadra sub della Guardia Civil (Geas) e trasferito all’obitorio dell’Istituto di Medicina Legale. L’ipotesi che si trattasse di un migrante annegato nel tentativo di raggiungere Ceuta a nuoto dal Marocco è stata messa in dubbio quasi subito per almeno due motivi: gli abiti “da città” indossati dal ragazzo, del tutto inadatti per una lunga traversata a nuoto; il luogo stesso del ritrovamento, dal lato opposto della costa meridionale, al confine con le spiagge del villaggio marocchino di Castillejos, dalle quali nella quasi totalità dei casi prendono il mare i migranti che puntano su Ceuta, da soli o in gruppo. La conferma si è avuta l’indomani, giovedì 23, quando si è accertato che il diciottenne, arrivato a Ceuta da tempo, era ospite del centro accoglienza Ceti. L’ipotesi più accreditata, allora, è che sia annegato tentando di imbarcarsi di nascosto per raggiungere da Ceuta la Penisola Iberica.
(Fonte: El Faro de Ceuta)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 23-24 marzo 2022
Almeno 34 dispersi in un naufragio al largo della Tunisia meridionale, sulla rotta per Lampedusa. Solo 4 i superstiti. Tutte le 38 persone a bordo della barca, salpata dalla zona di Sfax, venivano dall’Africa subsahariana. Quando si è diffusa la notizia della tragedia, si è ipotizzato che potesse trattarsi della barca alla deriva con circa 40 persone segnalata da Alarm Phone, nelle prime ore di venerdì 24 marzo, sulla base della richiesta di aiuto lanciata da un familiare di uno dei migranti. Nella telefonata ricevuta dalla Ong si diceva che la Guardia Costiera tunisina, dopo aver bloccato il natante, ne aveva rimosso il motore e l’aveva abbandonato alla deriva, picchiando duramente chi cercava di reagire o di opporsi. La stessa Alarm Phone ha chiarito, nella serata di sabato 25, che in realtà la barca “aggredita” era stata riportata in Tunisia. Quella del naufragio è dunque una delle tante partite nel fine settimana dalla costa orientale della Tunisia tra Sfax e Madhia. Scarsissimi i particolari sulle circostanze della tragedia. Si sa soltanto che i soccorritori, forse dei pescatori, sono riusciti a salvare appena 4 naufraghi. Nessuna traccia degli altri 34.
Altri naufragi. Il giorno prima di questa tragedia, giovedì 23 marzo, sempre al largo della zona di Sfax, si sono registrati altri 3 naufragi di barche di migranti diretti verso Lampedusa, in aggiunta a quello del 22-23 con 33 vittime tra morti e dispersi e 5 soli superstiti (nota del 21-23 marzo). Lo ha riferito l’agenzia Reuters, citando come fonte un magistrato tunisino, Faouzi Masmoudi. Il naufragio di venerdì 24 marzo, con 34 dispersi, risulta dunque il quinto nell’arco di poco più di 48 ore. Restano imprecisate le circostanze dei tre naufragi di giovedì, ma la stessa Reuters specifica che il bilancio complessivo dei quattro naufragi avvenuti tra mercoledì 22 e giovedì 23 (incluso dunque il primo del 22-23 marzo a Sfax) è di 38 vittime (5 morti e 33 dispersi) pari a 5 dispersi in più rispetto al bilancio del solo primo naufragio, dovuti evidentemente ai tre eventi di giovedì. Ne consegue che, tenendo conto anche del quinto e ultimo naufragio, risultano, in totale, 5 migranti morti e 67 (33 più 34) dispersi.
(Fonte: Agenzia Reuters, Al Jazeera, Agenzia Ansa, Barron’s, Cgtn, Al Arabiya, Daily Sabah, Xm.com, Trt World, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale di Sicilia)
Algeria-Spagna (Denia, Alicante), 23-24 marzo 2023
I cadaveri di due migranti maghrebini sono stati recuperati da barche di pescatori al largo della costa di Denia, nella zona di Alicante. Il primo, un giovane sui vent’anni, è stato avvistato verso le 11,45 di giovedì 23 marzo a cinque miglia dalla riva. L’altro, un uomo di 35-40, l’indomani, venerdì 24, poco prima delle 11,30, due miglia più al largo. I due corpi sono stati sbarcati nel porto di Denia e trasferiti nel locale obitorio. Stando all’autopsia, la morte risale per entrambi a mercoledì 22. Questo tratto di costa spagnola è meta di numerosi arrivi di piccole barche cariche di migranti provenienti dall’Algeria. Secondo la polizia non sembrano esserci dubbi che i due siano annegati appunto in seguito al naufragio di una di queste imbarcazioni del quale, tuttavia, si ignorano le circostanze e il numero delle vittime.
(Fonte: El Confidencial, Cadena Sur, Nius, Levante, La Vanguardia, Europa Press, Cipimd, Helena Maleno)
Polonia-Bielorussia (foresta di Bialowieza), 24 marzo 2023
I resti di un migrante sono stati trovati, nella fascia di confine tra la Polonia e la Bielorussia, da un gruppo di volontari polacchi del Servizio Umanitario di Podlaskie durante una perlustrazione nella foresta di Bialowieza. Non sono emersi elementi utili per l’identificazione o per risalire almeno alle circostanze della morte, ma l’avanzato stato di degrado induce a credere che la salma – scoperta intorno alle 12 in una macchia vicino al fiume Hwozna, a pochi chilometri dall’abitato di Bialowieza e dalla frontiera – si trovasse nel bosco da diversi giorni. Si tratta della quarantesima vittima del rigido blocco del confine imposto dal Governo polacco nei confronti dei profughi provenienti dai paesi del Sud del mondo.
(Fonte: Grupa Granica, Oko Press, Gruppo Border, Pawel Cywinski)
Marocco-Spagna (Dakhla-Canarie), 25 marzo 2023
Quarantuno 41 migranti dispersi in un naufragio, nell’Atlantico, al largo delle coste del Sahara Occidentale. La barca, una vecchia piroga in legno, risulta partita la notte di lunedì 20 marzo, con 50 donne e uomini subsahariani, dalla zona di Dakhla, oltre 700 chilometri a sud dell’arcipelago spagnolo. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Della tragedia si è saputo circa cinque giorni più tardi, nella giornata di sabato 25 marzo. Ne hanno dato notizia alcuni esponenti di Alarm Phone che operano da terra, lungo la costa atlantica marocchina e sahariana, segnalando che, in base alle loro informazioni, la piroga, sovraccarica, si era rovesciata durante la navigazione a causa della violenza delle onde e del forte vento e che soltanto 9 dei 50 migranti a bordo avevano potuto mettersi in salvo. Non è stato specificato il punto esatto del naufragio né chi abbia soccorso i naufraghi. Nessuna informazione è stata diramata dalle autorità marocchine,
(Fonte: Alarm Phone)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa), 25 marzo 2023
Otto migranti morti in due naufragi nel Mediterraneo tra la Tunisia e l’Italia. Le due barche erano partite dalla costa sudorientale tunisina, zona di Sfax, alle 22 di mercoledì 22 marzo. A bordo c’erano complessivamente poco più di cento giovani subsahariani. La navigazione è proseguita lentamente, fino a lasciare le acque della zona Sar tunisina. La tragedia è avvenuta nell’area Sar maltese, ma molto più vicino a Lampedusa (qualche decina di chilometri) rispetto a La Valletta (oltre 100 miglia). Per quanto si è potuto appurare, i due scafi si sono rovesciati a breve distanza di tempo l’uno dall’altro, probabilmente a causa del sovraccarico. L’allarme è stato lanciato da un peschereccio tunisino, il Montacer, che si è fatto carico dei primi soccorsi, portando in salvo 46 naufraghi (tra cui 19 donne e 9 minori) e recuperando 3 corpi senza vita. Sul posto sono arrivate successivamente due motovedette italiane, una delle Guardia di Finanza e una della Guardia Costiera, che hanno trovato altri naufraghi e altri 5 cadaveri: 4 la prima (3 uomini e 1 donna, originari della Costa d’Avorio) e 1 la seconda. La motovedetta della Finanza è rientrata a Lampedusa verso sera, con 4 salme e 2 sopravvissuti. L’unità della Guardia Costiera si è fermata in mare più a lungo per continuare le ricerche e prendere a bordo i naufraghi e i corpi recuperati dal peschereccio tunisino, approdando poi al molo Favarolo verso le 22. Le otto salme sono state trasferite al cimitero comunale. In tutto i migranti sbarcati a Lampedusa sono 97. Hanno dichiarato di venire da Guinea, Costa d’Avorio, Liberia e Sierra Leone e di aver pagata 1.500 dinari per la traversata.
(Fonte: Agrigentonotizie, Agenzia Ansa, Il Sole 24 Ore, La Stampa)
Tunisia-Italia (Sfax-Lampedusa) 25 marzo 2023
Sono saliti a 9 i migranti morti nei cinque naufragi avvenuti tra il 22 e il 24 marzo sulla rotta tra Sfax e Lampedusa: ai 5 accertati del primo naufragio (nota del 21-23 marzo) se ne sono aggiunti altri 4. Faouzi Masmoudi, il magistrato sentito dall’agenzia Reuters, aveva segnalato già il 24 marzo che i cadaveri trovati nel mare di Sfax (nota del 23-24 marzo) erano 7, due in più di quanto emerso inizialmente. Nella giornata di sabato 25, poi, il bilancio definitivo è stato comunicato dal portavoce della Guardia Nazionale di Tunisi, Houssan Eddine, il quale ha precisato su Facebook che i corpi recuperati sono 9 in tutto. A queste nove vittime vanno aggiunti 67 dispersi.
(Fonte: Agenzia Reuters, Corriere della Sera, Ansa, Anadolu Agency)
Tunisia-Italia (Sfax.Lampedusa), 25-26 marzo 2023
Almeno 29 migranti subsahariani morti in due naufragi sulla rotta tra la Tunisia e Lampedusa. Lo ha comunicato il portavoce della Direzione Generale della Guardia Nazionale, Houssem Eddine Jbabli, senza tuttavia fornire elementi sulle circostanze dei due episodi e senza specificare se ci siano stati, come è lecito temere, anche dei dispersi. Entrambi gli episodi si sono svolti di fronte alla costa compresa fra Sfax, a sud, e Madhia, quasi 120 chilometri più a nord. Il primo caso risale alla tarda serata di sabato 25 marzo. Il comunicato di Houssem Eddine Jbabli specifica solo che unità della Guardia Costiera di Madhia hanno recuperato 8 cadaveri e tratto in salvo 11 naufraghi. Il secondo naufragio si è verificato circa 36 miglia al largo di Sfax. I primi soccorsi sono arrivati da un peschereccio tunisino, che ha recuperato 19 cadaveri. Gli ultimi due corpi sono stati poi trovati da due altri pescherecci, sempre tunisini. Non si fa parola, in questo caso, né di naufraghi soccorsi né di eventuali dispersi. Non è da escludere, allora, che le vittime siano più delle 29 dichiarate.
(Fonte: Tap News Agency, Al Jazeera, Agenzia Reuters, Ansa, La Stampa, Corriere del Ticino)
Libia-Italia (Tripoli), 28 marzo 2023
I cadaveri di due migranti sono stati recuperati nelle acque di Tripoli dalla Guardia Costiera libica. Ne ha dato notizia il rapporto settimanale dell’ufficio Oim in Libia pubblicato martedì 28 marzo, specificando che il ritrovamento risale a sabato 25, tre giorni prima. Nel comunicato non si specificano le circostanze del recupero né tantomeno della morte dei due migranti, ma ne emerge che nello stesso giorno le motovedette libiche hanno bloccato in mare 448 migranti su varie imbarcazioni. La sola Zawiya, una delle unità cedute dall’Italia a Tripoli, 286 in quattro diverse operazioni, come rivela Migrant Rescuue Watch, il sito semi ufficiale della Marina di Tripoli. E’ verosimile allora che i due migranti morti siano stati trovati in questo contesto di blocchi e respingimenti.
(Fonte: rapporto Oim Libia, Migrant Rescue Watch).